RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 355 - Testo della trasmissione di giovedì 21 dicembre 2006

 

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Natale ci invita a riconoscere il Bambino Gesù in tutti i bambini, gioia della Chiesa e speranza del mondo: così, Benedetto XVI nell’udienza di stamani ai giovani dell’Azione Cattolica Ragazzi

 

Ieri pomeriggio, la cerimonia di accensione dell’albero di Natale in Piazza San Pietro: presente l’arcivescovo Giovanni Lajolo, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano

 

Note di solidarietà della Sala Stampa Vaticana e della Conferenza episcopale polacca al nuovo arcivescovo di Varsavia, circa le accuse rivoltegli dalla stampa di aver collaborato con i servizi segreti del passato regime comunista

           

Al Pontificio Consiglio “Cor unum” il premio “Oswald von Nell-Breuning 2007”. La consegna al suo presidente, l’arcivescovo Paul Josef Cordes, avverrà il 16 marzo prossimo

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

A parte la partecipazione umana per la scomparsa di una persona che molto ha sofferto, la morte, indotta, di Welby suscita riflessioni: con noi mons. Elio Sgreccia e Francesco D’Agostino

 

Sempre più difficile la situazione in Somalia: dopo mesi di forti tensioni si teme un conflitto aperto. Ai nostri microfoni Irene Panozzo

 

E’ morto in Turkmenistan il presidente Saparmourat Niazov che guidava l’ex Repubblica sovietica da 21 anni: il commento di Mohammad-Reza Djalili

 

La Messa e lo scambio di auguri: alla nostra emittente, in un momento di festa per il Natale, il direttore padre Federico Lombardi ha ricordato il ruolo della radio, centro multiculturale a servizio del messaggio del Papa al mondo

 

CHIESA E SOCIETA’:

“Famiglia Cristiana” festeggia i suoi 75 anni con un numero speciale

 

Consenso politico e sindacale per la riforma dell’ente pubblico radiotelevisivo in Spagna

 

Allarme demografico in Giappone: tra 100 anni la sua popolazione da oltre 125 milioni scenderà sotto i 45 milioni

 

Speciale Natale di Rai.it dedicato a bambini e ragazzi

 

E’ stato inaugurato il secondo “Ponte dell’amicizia” che collega Thailandia e Laos

 

Viene consegnato in questi giorni alle 26 mila parrocchie italiane il kit illustrativo del progetto Agorà che durerà tre anni ed è dedicato ai giovani italiani

 

24 ORE NEL MONDO:

Il presidente palestinese Abu Mazen chiede ad al Fatah di rilanciare il dialogo con Hamas

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

21 dicembre 2006

 

 

IL NATALE CI INVITA A RICONOSCERE IL BAMBINO GESU’ IN TUTTI I BAMBINI,

GIOIA DELLA CHIESA E SPERANZA DEL MONDO: COSI’, BENEDETTO XVI

 NELL’UDIENZA DI STAMANI AI GIOVANI DELL’AZIONE CATTOLICA RAGAZZI

 

A Natale, siamo invitati a riconoscere il Bambino Gesù in tutti i bambini del mondo: è la riflessione offerta da Benedetto XVI ai giovani dell’ACR, l’Azione Cattolica Ragazzi, ricevuti stamani in udienza in Vaticano. Il Papa ha sottolineato che il Natale è il grande “mistero della Verità e della Bellezza di Dio che viene in mezzo a noi”. Ad accompagnare i giovani di ACR c’erano l’assistente generale, mons. Francesco Lambiasi, ed il presidente dell’associazione, il prof. Luigi Alici. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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Testimoniate che Gesù non toglie nulla alla vostra gioia, ma vi rende più umani, più veri e più belli: è l’esortazione di Benedetto XVI ai giovani dell’ACR, l’Azione Cattolica Ragazzi, invitati dal Papa ad essere “amici di Gesù”, a farlo conoscere sempre più “nelle città, nelle parrocchie e nelle famiglie”. La nascita di Gesù, ha sottolineato, “non è una fiaba”, ma “una storia realmente accaduta, avvenuta a Betlemme duemila anni fa”. E’ “il mistero della Verità e della Bellezza di Dio che viene in mezzo a noi per la salvezza di tutti”. Si è così soffermato sul significato più profondo del Natale:

 

“Insieme a tanti papà e mamme che si affaticano ogni giorno affrontando continui sacrifici, assieme ai piccoli, ai malati, ai poveri facciamo festa, perché con la nascita di Gesù il Padre celeste ha risposto al desiderio di verità, di perdono e di pace del nostro cuore. E ha risposto con un amore così grande da sorprenderci: nessuno avrebbe mai potuto immaginarlo, se Gesù non ce lo avesse rivelato!”

 

Proprio “nel volto del piccolo Gesù”, è stata la riflessione del Papa, “contempliamo il volto di Dio che non si rivela nella forza o nella potenza, ma nella debolezza e nella fragile costituzione di un bambino”. Avvolto in fasce e posto nella mangiatoia “con materna attenzione dalla Madre”, ha proseguito il Pontefice, questo Bambino divino “rivela tutta la bontà e l’infinita bellezza di Dio”. Mostra la fedeltà e la tenerezza dell’amore sconfinato con cui Dio circonda ciascuno di noi. Per questo facciamo festa a Natale”. Benedetto XVI ha così rivolto il pensiero allo stupore che si prova di fronte alla nascita di ogni bambino:

 

“Lo stupore che proviamo davanti all’incanto del Natale si riflette in qualche misura nella meraviglia di ogni nascita e ci invita a riconoscere il Bambino Gesù in tutti i bambini, che sono la gioia della Chiesa e la speranza del mondo”.

 

Il Neonato che viene al mondo a Betlemme, ha detto ancora, “è lo stesso Gesù che camminava per le strade della Galilea e che ha donato la vita per noi sulla Croce” e che, dopo la sua ascesa al Cielo, “continua a guidare la sua Chiesa con la forza del suo Spirito”. Questa, ha concluso il Papa, “è la verità bella e grande della nostra fede cristiana!”.

 

(Cori)

 

L’udienza si è svolta in un clima particolarmente festoso. Prima del discorso del Santo Padre, una bambina ha manifestato i propositi dei giovani dell’ACR per questo Natale:

 

“Vorremmo dire a tutti che essere artefici di pace è il dono più bello, che sogniamo per questo Natale. Ti chiediamo di benedire questi nostri propositi e di accompagnarci con il tuo sorriso, la tua benedizione ed il tuo affetto. Padre Santo noi ragazzi dell’ACR, ti diciamo con forza Buon Natale, Benedetto!”

 

(Applausi)

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IERI POMERIGGIO, LA SUGGESTIVA CERIMONIA DI ACCENSIONE DELL’ALBERO DI NATALE IN PIAZZA SAN PIETRO, ALLA PRESENZA DELL’ARCIVESCOVO GIOVANNI LAJOLO, PRESIDENTE DEL GOVERNATORATO DELLO STATO DELLA CITTÀ DEL VATICANO. DONATO DALLA REGIONE CALABRIA L’ABETE BIANCO ALTO QUASI 33 METRI

- Con noi l’arcivescovo Giovanni Lajolo e Agazio Loiero -

 

“Evviva il Papa! Evviva la Calabria!”: così il presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, l’arcivescovo Giovanni Lajolo, intervenendo ieri pomeriggio alla cerimonia di accensione dell’albero di Natale, allestito in Piazza San Pietro accanto al Presepe, secondo una tradizione che si rinnova dal 1982. Il grande abete bianco – di quasi 33 metri di altezza e del peso di 9 tonnellate – è stato offerto quest’anno dalla Regione Calabria e prelevato dal Monte Gariglione, nella Presila catanzarese. Per noi, c’era Roberta Moretti:

 

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(Musica)

 

Canti e danze della tradizione folkloristica calabrese hanno allietato la cerimonia ai piedi dell’abete, il più alto tra gli alberi di Natale mai donati al Vaticano, come ha precisato l’arcivescovo Lajolo:

 

“E’ significativo che questo splendido abete, proveniente dalla Calabria, parli di essa al mondo proprio a fianco del presepe di Piazza San Pietro. Valga esso come testimonianza della vocazione della Calabria ad essere, nel contesto globalizzato del mondo di oggi, un elemento attivo di civiltà contrassegnata dalla grande tradizione ellenica e bizantina e dalla linfa forte sempre di nuova vita del Cristianesimo”.

 

Insieme al maestoso abete, la Calabria ha offerto anche 30 piante più piccole per la decorazione dell’appartamento apostolico e di alcuni ambienti della Curia Romana. L’albero dell’Aula Paolo VI è stato ornato con oggetti in ceramica tipici dell’artigianato calabrese; quello della Sala Clementina ha decorazioni in seta e fiori di bergamotto essiccati. Con questi doni, ha spiegato il presidente della Ragione Calabria, Agazio Loiero, “i calabresi vogliono offrire un segno della loro devozione filiale al Santo Padre, auspicando un suo messaggio di pace e di speranza per il popolo della Calabria”:

 

“La nostra regione infatti sta vivendo un particolare momento di travaglio ma i calabresi di buona volontà sono tanti. Hanno raggiunto la consapevolezza della necessità di reagire e di costruire giorno dopo giorno un futuro diverso sulla base dei nobili valori che vogliamo si radichino sempre di più nei nostri giovani, speranza del domani”.

 

Un sussulto di meraviglia ha sottolineato l’accensione dell’abete da parte di un bimbo della Calabria. Venti mila luci bianche e gialle, un luccichio di sfere d’oro e d’argento e in cima una grande stella, simbolo della luce che avvolge il mondo con la nascita del Salvatore.

 

(musica)

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NOTE DI SOLIDARIETA’ DELLA SALA STAMPA VATICANA E

DELLA CONFERENZA EPISCOPALE POLACCA AL NUOVO ARCIVESCOVO DI VARSAVIA,

CIRCA LE ACCUSE RIVOLTEGLI DALLA STAMPA DI AVER COLLABORATO

CON I SERVIZI SEGRETI DEL PASSATO REGIME COMUNISTA

        

Il nuovo arcivescovo di Varsavia, mons. Stanisław Wielgus, respinge con decisione l’addebito di aver collaborato con i Servizi segreti comunisti, dalla fine degli anni Sessanta al 1990, rivoltogli dal settimanale“Gazeta Polska”. Mons. Wielgus considera tali accuse un “attacco pianificato”, programmato forse “in previsione dell’assunzione del nuovo incarico”.

        

In relazione a tali accuse la presidenza della Conferenza episcopale polacca “richiama l’attenzione sul pubblico nocumento reso al buon nome della persona”. La situazione creatasi – si legge in una nota pubblicata ieri - è “particolarmente offensiva nei confronti di un ecclesiastico”, laddove “il semplice verificarsi di una conversazione tra un sacerdote ed esponenti dei Servizi del regime comunista non può in sé attestare una collaborazione immorale, dato che non di rado tale conversazione aveva carattere di ufficio o doveva esser svolta per ragioni pastorali o  per  compiere studi, con  il consenso del  vescovo”. Da qui la richiesta - espressa nella nota - di rispettare la decisione del Papa che “ha riposto fiducia nella persona dell’arcivescovo designato conferendogli l’ufficio di arcivescovo metropolita di Varsavia”. “Esprimendo solidarietà a mons. Wielgus, mons. Józef Michalik, mons. Stanisław Gądecki e mons. Piotr Libera, rispettivamente presidente, vice presidente e segretario generale della Conferenza episcopale polacca, affidano “a Dio la sua persona nonché il servizio a Lui affidato” e restano “fiduciosi che la confusione mediatica creatasi non disturberà l’atmosfera religiosa e familiare” del Santo Natale.

 

In merito alla vicenda, la Santa Sede chiarisce stamane - in un comunicato della Sala Stampa - che “nel decidere la nomina del nuovo arcivescovo metropolita di Varsavia, ha preso in considerazione tutte le circostanze della sua vita, tra cui anche quelle riguardanti il suo passato. Ciò significa che il Santo Padre nutre verso mons. Stanislaw Wielgus piena fiducia e, con piena consapevolezza, gli ha affidato la missione di pastore dell’arcidiocesi di Varsavia”.

 

Da rilevare che da tempo in Polonia si dibatte sulla necessità di fare chiarezza sulle possibili ‘infiltrazioni’ dei Servizi segreti comunisti nei vari ambienti sociali del Paese, senza avere finora raccolto riscontri adeguati. A fronte di ciò si sono creati degli ‘eventi mediatici’ sulla presunta collaborazione di preti. Senza escludere alcuni fatti reali, per la massima parte tali incontri tra esponenti del clero e dei Servizi segreti riguardavano contatti di routine propri dei tempi del socialismo reale, imposti dal regime comunista alla Chiesa che cercava di realizzare la sua missione pastorale pure nelle condizioni esistenti.

 

 

AL PONTIFICIO CONSIGLIO “COR UNUM” IL PREMIO

“OSWALD VON NELL-BREUNING 2007”.

 LA CONSEGNA AL SUO PRESIDENTE, L’ARCIVESCOVO PAUL JOSEF CORDES,

 AVVERRA’ IL 16 MARZO PROSSIMO

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

Importante riconoscimento per il dicastero vaticano “Cor Unum”. La città tedesca di Treviri ha, infatti, conferito al Pontificio Consiglio, rappresentato dal suo presidente, l'arcivescovo tedesco Paul Josef Cordes, il premio “Oswald von Nell-Breuning 2007”. Con tale premio, la città natale del padre gesuita grande studioso di etica sociale - riconosciuto come “mentore della Dottrina sociale della Chiesa” e scomparso nel 1991 all'età di 101 anni - ha voluto onorare Cor Unum quale “istituzione, che si impegna in modo convincente a rinsaldare i legami tra la dottrina sociale e la carità della Chiesa”.

 

Nella motivazione del premio, si sottolinea che mons. Cordes, presidente di “Cor Unum” dal 1995, è “rappresentante solerte, avveduto ed attivo della carità cristiana”. I membri della giuria scrivono, inoltre, che “l'arcivescovo Cordes ha saputo mediare tra la preoccupazione per una giusta struttura sociale e la permanente necessità di opere caritative”. La consegna ufficiale del premio, con dotazione di 10.000 Euro, avverrà venerdì 16 marzo 2007, alle ore 17.00, nell’aula delle promozioni del seminario  vescovile. In questo  luogo, all’età di 18 anni, Oswald von Nell-Breuning superò l’esame  di  maturità  come  allievo del “Friedrich-Wilhelm-Gymnasium”.

 

A partire dal 2003, il premio “Oswald von Nell-Breuningviene assegnato ogni due anni come segno dell’attaccamento della città al suo compianto cittadino onorario. Il premio vuole, inoltre, ricordare l’opera epocale realizzata dal padre gesuita e contribuire alla diffusione della sua eredità culturale. Finora sono stati insigniti del premio il giudice emerito della corte costituzionale tedesca, professor Paul Kirchhof (2003), e l’ex cancelliere tedesco, Helmut Schmidt (2005).

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Servizio vaticano - L'udienza di Benedetto XVI all'Azione Cattolica Italiana Ragazzi.

 

Servizio estero - Medio Oriente: ancora possibile un Governo unitario con Hamas.

 

Servizio culturale - Un articolo di Paolo Miccoli dal titolo "Alle soglie del Mistero": in cammino verso Natale.

 

Servizio italiano - In rilievo il tema della finanziaria.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

21 dicembre 2006

 

 

 

E’ MORTO PIERGIORGIO WELBY.

IL MEDICO HA STACCATO LA SPINA DEL RESPIRATORE ARTIFICIALE.

I COMMENTI DI MONS. ELIO SGRECCIA E DEL PROF. FRANCESCO D’AGOSTINO

 

Piergiorgio Welby è morto ieri sera poco prima della mezzanotte. Un medico-anestesista dell’ospedale di Cremona, Mario Riccio, dopo averlo sedato ha staccato la spina del respiratore artificiale che dal 1977 teneva in vita Welby, affetto da distrofia muscolare progressiva. L’annuncio della morte è stato dato questa mattina ai microfoni di Radio Radicale da Marco Pannella. In conferenza stampa il medico ha dichiarato di “aver rispettato la volontà di morire dell’uomo”. Piergiorgio Welby, 61 anni, che al momento del decesso aveva accanto la moglie, la sorella e alcuni esponenti del partito radicale, nel settembre scorso  si era rivolto al presidente della repubblica Napolitano chiedendo “di poter morire con dignità”. Il caso aveva suscitato numerosi interventi e polemiche, arrivando fino al tribunale di Roma al quale Welby si era rivolto per ottenere l’interruzione delle cure, un ricorso ritenuto però inammissibile. Di ieri, infine, il parere del Consiglio Superiore di Sanità per il quale le cure che lo tenevano in vita non erano da configurarsi come accanimento terapeutico. Paolo Ondarza ha raccolto il commento di mons. Elio Sgreccia, presidente dell’istituto di bioetica dell’Università cattolica del Sacro cuore:

 

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R. – La vicenda ha avuto una lunga polemica di carattere politico ed è stata anche caratterizzata da momenti giuridici. Dal punto di vista etico non si tratta – è stato detto – di accanimento terapeutico. Questo va ripetuto, perché lo ha stabilito una commissione medica pienamente competente su questo fatto. Si è, piuttosto, trattato di una richiesta di interruzione di cure. Quel trattamento lì viene abitualmente somministrato ai malati di quel tipo di malattia, la gran parte di essi lo sopportano e lo desiderano, mentre in questo caso c’è stata una richiesta esplicita di rifiuto delle cure. Il rifiuto delle cure giuridicamente è ammesso dalla Costituzione italiana, però, manca la legge applicativa. Dal punto di vista etico, rifiutare le cure, se le cure sono proporzionate, è una richiesta illecita; però se il paziente insiste e rifiuta queste cure non lo si può costringere. Il medico che stacca la spina, si espone al giudizio della legge. In questo caso è difficile capire: noi non possiamo sapere se il paziente ne ha fatto richiesta perché rifiutava questo trattamento per lui insopportabile, e in qual caso la richiesta poteva essere moralmente lecita, oppure il paziente ne ha fatto richiesta per farne una battaglia politica e, quindi, per ottenere una legge che spiani la strada all’eutanasia. Questo fatto di aver “politicizzato” il paziente, di averlo messo nelle condizioni di agganciare la sua richiesta ad una campagna pro-eutanasia, ha reso impossibile sapere se la sua richiesta era fondata sul suo bene o sul bene del suo partito.

 

D. – A questo punto, mons. Sgreccia, il dibattito sull’eutanasia come ne verrà influenzato, secondo lei?

 

R. – Certamente di fronte alle prese di posizioni ideologiche, è necessario stabilire dei criteri chiari sia per quanto riguarda l’accanimento terapeutico, sul quale in un primo tempo si era impostato tutta la discussione, sia per quanto riguarda il rifiuto delle cure. Devono essere dei percorsi non solo etici, ma anche giuridici, perché eticamente si deve sapere quando è lecito rifiutare le cure e quando è lecito per il medico accettare questo rifiuto. Si deve poi sapere da parte della legge cosa si deve fare quando il paziente rifiuta delle cure, anche in modo illecito e non motivato.

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Attonito il mondo politico italiano. Il centrodestra  parla di strumentalizzazione da parte dei radicali e chiede “l’arresto dei colpevoli dell’omicidio”. La maggioranza sollecita un confronto in parlamento sul tema eutanasia e il confine tra vita e morte. Il radicale Marco Cappato sottolinea come Welby abbia ottenuto ciò che aveva chiesto. In proposito il commento di Francesco D’Agostino, presidente dell’Unione dei Giuristi Cattolici:

 

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R. – Le dichiarazioni sulla fine di Piergiorgio Welby sono connotate da una certa intenzionale ambiguità ed è, quindi, difficile valutare quello che sia successo: se si sia trattato di eutanasia vera e propria o di altro tipo di intervento. Credo, però, che a poche ore dalla morte di quest’uomo, che ha sicuramente sofferto moltissimo, sarebbe molto bello che ci fosse un certo rilassamento sul piano mediatico e che questa vicenda inducesse tutti ad una riflessione profonda sul senso della morte, del dolore e della sofferenza.

 

D. – La morte di Welby può creare un precedente, secondo lei, da un punto di vista legislativo?

 

R. – Io ritengo che non ci sia alcuna ragione per parlare di precedenti. La legislazione italiana in materia è assolutamente chiara e completa e cioè “no” all’eutanasia,no’ all’accanimento terapeutico e ‘sì’ – anche se si tratta di un ‘sì’ tragico – al rifiuto di cure da parte dei pazienti. Quelli che auspicano nuovi interventi legislativi non si rendono conto - o purtroppo se ne rendono conto benissimo a seconda dei casi - che ciò che realmente stanno auspicando è la legalizzazione dell’eutanasia nel nostro Paese. E allora questo è un discorso che va fatto in modo esplicito e pubblico, senza partire da casi pietosi e tragici e soprattutto facendo riflettere il popolo italiano sulle conseguenze di immensa portata, a livello di tutela dei malati più deboli, che una legislazione sull’eutanasia potrebbe avere.  

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SEMPRE PIU’ DIFFICILE LA SITUAZIONE IN SOMALIA:

DOPO MESI DI FORTI TENSIONI SI TEME UN CONFLITTO APERTO

- Intervista con Irene Panozzo -

 

Rischia di precipitare la situazione in Somalia. Oggi Hassan Dahir Aweys, leader delle corti islamiche che controllano gran parte del Paese, ha detto che la Somalia è “in stato di guerra”, incitando tutta la popolazione a lottare contro l’Etiopia. Addis Abeba ha schierato proprie truppe a difesa del governo somalo di transizione, con sede a Baidoa. Soltanto ieri l’inviato europeo, Louis Michel, aveva annunciato la ripresa dei colloqui di pace. Ma con gli ultimi sviluppi, c’è il rischio concreto che le tensioni degli ultimi mesi possano sfociare in un conflitto aperto? Risponde Irene Panozzo, esperta di Africa per l’Agenzia giornalistica “Lettera 22”, intervistata da Salvatore Sabatino:

 

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R. – C’è questo rischio ed è stato ripetutamente sottolineato sia dai responsabili delle Corti islamiche, che da giugno controllano la capitale somala Mogadiscio e vaste aree del sud del Paese, sia dallo stesso governo di Meles Zenawi, il premier dell’Etiopia, che ha di fatto confermato nei mesi scorsi di dare ampio appoggio alle istituzioni transitorie somale. Quindi, questo pericolo effettivamente c’è e gli scontri di ieri sono nati alla scadenza dell’ultimatum lanciato dalle Corti islamiche all’Etiopia, in cui si davano sette giorni per lasciare il Paese, ritirare le proprie truppe da Baidoa. E’ il segno che lo scontro aperto è non soltanto un rischio, ma potrebbe diventare anche molto velocemente una realtà.

 

D. – Gli analisti temono che un conflitto tra Somalia ed Etiopia possa creare un pericoloso effetto domino, riaccendendo vecchie guerre in quell’area africana. Secondo lei è prospettabile una situazione del genere?

 

R. - Secondo quello che dicono alcuni rapporti internazionali - in particolare un rapporto delle Nazioni Unite, presentato a metà novembre - a fianco delle Corti islamiche ci sarebbero truppe e finanziamenti dell’Eritrea. Quindi, ci sarebbe il rischio che uno scontro tra Corti islamiche e istituzioni transitorie diventi di fatto una guerra per procura, se non addirittura una guerra frontale diretta tra Eritrea ed Etiopia.

 

D. – Una situazione dunque molto delicata. Ma quali potrebbero essere a questo punto le mosse della comunità internazionale per evitare il peggio?

R. – Le mosse essenzialmente potrebbero essere quelle di cercare di convincere entrambe le parti a riaprire i negoziati, cosa che però è estremamente difficile,  perché finora la comunità internazionale, a mio parere, ha sbagliato strategia. La risoluzione che il Consiglio di sicurezza ha adottato ad inizio dicembre sulla questione somala è una risoluzione adottata all’unanimità, che permette l’intervento di una forza militare dell’Igad, che è l’organizzazione regionale del Corno d’Africa, a fianco e a sostegno delle istituzioni transitorie somale, appunto rifugiate a Baidoa. E’ stata una mossa che, di fatto, nega la possibilità di una riapertura del dialogo, perché schiera la comunità internazionale, attraverso appunto il Consiglio di Sicurezza, a fianco delle istituzioni transitorie che sono estremamente deboli e che non rappresentano più – se mai hanno rappresentato - il popolo somalo. Questo mette le Corti islamiche dalla parte del torto ed impedisce quindi una ripresa del dialogo. Questa risoluzione può soltanto far peggiore la situazione, tanto più che permette ai Paesi che parteciperanno all’eventuale forza di interposizione dell’Igad di non sottostare all’embargo sulle armi.

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E’ MORTO IN TURKMENISTAN IL PRESIDENTE SAPARMOURAT NIAZOV

CHE GUIDAVA L’EX REPUBBLICA SOVIETICA DA 21 ANNI

- Intervista con Mohammad-Reza Djalili -

 

E' morto questa mattina il presidente del Turkmenistan, Saparmourat Niazov, che dirigeva  l'ex Repubblica Sovietica da più di 21 anni. Aveva 66 anni. Ma per saperne di più della sua figura, del suo ruolo nella storia recente del Paese e delle possibili ripercussioni alla sua scomparsa, Geremy Crossard ha intervistato  Mohammad-Reza Djalili, professore all’Istituto universitario di Alti Studi internazionali e dello sviluppo a Ginevra:

 

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R. – IL ETAIT AU POUVOIR DEPUIS…

Era al potere, in effetti, fin da 1985, quando è divenuto segretario generale del Partito Comunista del Turkmenistan. Successivamente, dopo l’indipen-denza dall’ex Unione Sovietica, è divenuto presidente e quindi dal 1991 è stato al potere come presidente fino alla sua morte, avvenuta ieri sera. Tra i dirigenti che caratterizzano la classe politica del centro Asia ce sono generalmente anche di autoritari, ma credo che Niyazov occupasse il primo posto, se facciamo una sorta di piccola scala riguardo ai regime locali. Potremmo, tra l’altro, dire che il regime del Turkmenistan, se vogliamo compararlo ad altri, credo che somigli molto a quello che esiste in Corea del Nord. Niyazov aveva un culto della sua persona, portato quasi all’estremo ed era solo lui che controllava tutti gli aspetti politici, economici e sociali del suo Paese.

 

D. – Come procederà ora la transizione politica?

 

R. – VOUS SAVEZ QUE TOUTES …

Voi sapete che tutti i tipi di opposizione sono stati eliminati e tutti gli oppositori sono stati esiliati. E’ probabile che alcuni di questi esiliati si trovino ora a Mosca e cercheranno di rientrare nel Paese. In questo delicato momento, ognuno cercherà di assicurarsi una parte del potere. Questo Paese non ha alcuna tradizione di tipo democratica, ancora meno dei Paesi vicini. In questa prospettiva, io credo che la transizione rischia di essere difficile e caratterizzata anche da avvenimenti imprevisti. In ogni modo, qualsiasi cosa succeda, io credo che, nelle prossime settimane, assisteremo ad una prima apertura, tanto più che il Turkmenistan è un Paese fortemente chiuso e estremamente lontano dalla scena internazionale. Niazov aveva proclamato il Turkmenistan uno Stato neutro, ma neutralità  significava – secondo lui -  la chiusura totale di questo Stato in se stesso.

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VEDERE, AL DI LA’ DELLE OMBRE DEL MONDO DI OGGI,

 I SEGNI DELLA SALVEZZA PORTATA DA CRISTO CHE NASCE:

 IL RUOLO DELLA RADIO VATICANA TRA I MEDIA RICORDATO

 DURANTE LA TRADIZIONALE FESTA DI AUGURI NATALIZI DELL’EMITTENTE PONTIFICIA

 

Una Radio che, dopo aver servito per 75 anni, guarda al futuro consapevole di continuare ad essere il centro multiculturale a servizio della diffusione mondiale del messaggio del Papa. Con queste parole, il direttore generale della Radio Vaticana, e direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha ricordato il ruolo della Radio Vaticana nel mondo attuale delle comunicazioni, parlando durante la tradizionale festa per gli auguri natalizi dell’emittente. A seguirla per noi c’era Alessandro De Carolis:

 

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(canto)

 

Lavorare come se il racconto degli eventi della Chiesa e del mondo fosse un pellegrinaggio verso Betlemme. E, dunque, cogliere nella filigrana, spesso drammatica, della cronaca i segni della salvezza annunciata a Maria e al mondo duemila anni fa. E’ stato questo l’augurio che la Radio Vaticana ha, per così dire, fatto a se stessa, questa mattina, durante la Messa con la quale responsabili e dipendenti dell’emittente pontificia celebrano tradizionalmente il “loro” Natale, qualche giorno prima del 25 dicembre. Alla presenza, tra gli altri concelebranti, del direttore generale, padre Federico Lombardi, e del cardinale Roberto Tucci, p. José Maria Pacheco Goncalves, del nostro Programma portoghese, si è ispirato alla lettura del Vangelo che mostra Maria in viaggio verso la cugina Elisabetta. Mi piace immaginarla, ha detto p. José Maria all’omelia della Messa, mentre cammina e canta verso la sua meta:

 

“Da giornalisti e da gente che lavora qui alla Radio, io penso che siano due le caratteristiche che ci devono distinguere: da una parte, vivere in questo ‘cantare e camminare’ il nostro lavoro di ogni giorno, raccogliere nel cuore, cercare di vedere al di là delle ombre, gli spiragli di luce e l’attesa della salvezza che viene malgrado tutto e in mezzo a tutto.  Un’altra caratteristica poi, in un mondo ogni volta più globalizzato e interculturale, è quella di vivere, di integrare in una visione ogni volta più aperta le diversità e cercare non soltanto di “tollerarle”, neanche soltanto di rispettarle, ma coglierle e promuoverle nella certezza che questo fa parte del Regno di Dio in crescita”.

 

Alla Messa è seguito il consueto scambio di auguri personale e collettivo, tra volti che hanno fatto la storia della Radio Vaticana e giovani che la stanno scrivendo. Storia aperta quest’anno, nel 75.mo della Radio del Papa, dalla visita di Benedetto XVI alla sede di Palazzo Pio e chiusa da una rinnovata consapevolezza, espressa da padre Lombardi:

 

“Anche se abbiamo 75 anni, ci sentiamo molto giovani, ci sentiamo assolutamente convinti dell’importanza della nostra missione, che riteniamo assolutamente attuale e siamo anche convinti - non per vantarci, ma si tratta di un fatto oggettivo – di costituire un po’ il nucleo multiculturale e multilinguistico a disposizione della Santa Sede per la comunicazione del messaggio del Vangelo e del Papa in tutte le direzioni. Questa è una grande responsabilità ed una ricchezza assolutamente unica, diretta verso tutte le parti del mondo e verso tutte le culture, in un modo straordinario”.

 

Un contesto multiculturale non poteva non avere un momento di auguri di ampio respiro. Attraverso le parole del collega del Programma arabo, Antoine Layek, l’augurio è diventato poesia e preghiera:

 

“La pace non nasce all’ombra dei generali, non nasce nelle firme dei Trattati, non nasce dalle strette di mano dei potenti, ma nasce sempre da un cuore libero, da un cuore rinnovato, da un cuore aperto all’amore. Lascia, fratello mio, che la pace ti tocchi con una piuma delle sue ali. Il mondo intorno a te avrà i colori più semplici e più belli. La pace, se la vuoi e se ci credi, nasce anche oggi, in ogni bimbo che nasce, che vede il primo raggio di luce. Ma oggi nasce il Principe della pace, in una terra sempre in guerra. Apri, dunque, il cuore a questo piccolo uomo, portatore di una speranza per ogni uomo, grande e piccolo”.

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CHIESA E SOCIETA’

21 dicembre 2006

 

 

“FAMIGLIA CRISTIANA” FESTEGGIA I SUOI 75 ANNI CON UN NUMERO SPECIALE.

IL CARDINALE BERTONE PARLA DI “PROFUMO DI VANGELO NELLE CASE”

 

MILANO. = Compie 75 anni il  settimanale “Famiglia Cristiana” e, da oggi, è in edicola un numero con il quale si festeggia la ricorrenza e che presenta articoli del direttore don Antonio Sciortino, dal padre generale dei Paolini, don Silvio Sassi, e dal superiore dei Paolini italiani, don Ampelio Crema. Tra gli interventi, pubblicati anche on line, sul sito www.famigliacristiana.it, – riferisce l’agenzia SIR – vi sono anche quelli di Ferruccio De Bortoli, Susanna Tamaro, Alberto Monticone, Igor Man, del vescovo di Alba, mons. Sebastiano Dho, e dell’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi. Riferendosi al settimanale, il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, sottolinea che “Famiglia cristiana offre, con il suo stesso esserci, il buon sapore del Vangelo”. In tutti questi anni, per il cardinale Bertone la rivista non ha fatto altro che “tentare di farci udire la voce di Dio”: “Che cosa dovrebbe fare questo settimanale che abbiamo tra le mani – si è domandato Bertone – se non farci sentire che la sua voce è adatta al nostro tempo e risponde pienamente alle attese dell’intelligenza e del cuore umano?”. Di qui l’augurio che il cardinale Bertone rivolge a Famiglia Cristiana: “Che sia sempre capace di portare nelle case di tutti gli italiani il buon profumo del Vangelo, così che la ragione sia illuminata, che la vita si apra alla libertà, che tutti sperimentino, proprio a partire da questo Natale, la gioia di un incontro che rinnova e salva e rende la vita bella e degna di essere vissuta”. (A.D.F.)

 

 

CONSENSO POLITICO E SINDACALE PER LA RIFORMA

DELL’ENTE PUBBLICO RADIOTELEVISIVO IN SPAGNA

 - A cura di padre Ignacio Arregui -

 

MADRID. = Con un ampio consenso politico e sindacale, è stata approvata in Spagna una nuova riforma dell’intero Servizio pubblico di Radio e Televisione. In mancanza di alcuni requisiti formali, ormai si può assicurare che il prossimo 2 gennaio entrerà in carica il nuovo Consiglio di Amministrazione, eletto democraticamente e quasi all’unanimità dal Parlamento. La riforma comporta, tra l’altro una riduzione del personale di circa un 50%, che vuol dire che 4.150 impiegati lasceranno l’impresa e che d’ora in poi il totale degli impiegati sarà di 6.400 persone. L’ente denominato Radiotelevisione spagnola aveva accumulato un deficit di 7.800 milioni di euro, che per ora assume il Governo. Ma per la nuova società c’è il divieto di fare altri debiti. D’altra parte, la creazione delle emittenti radiotelevisive pubbliche nelle diverse regioni aveva ridotto sensibilmente l’ascolto dell’Ente centrale che in passato aveva sfruttato una situazione di monopolio. Di conseguenza, la riduzione dell’ascolto per la radiotelevisione centrale ha richiesto un forte ridimensionamento secondo la nuova realtà dei mezzi pubblici.

 

 

ALLARME DEMOGRAFICO IN GIAPPONE: TRA 100 ANNI LA SUA POPOLAZIONE

DA OLTRE 125 MILIONI SCENDERA’ SOTTO I 45 MILIONI.

PREOCCUPAZIONE NEL GOVERNO PER I RISVOLTI SOCIO-PREVIDENZIALI

 

TOKYO. = Allarme demografico in Giappone, dove nei prossimi cento anni la propria popolazione calerà di un terzo rispetto a quella attuale. Lo riportano oggi a Tokyo tutti i principali quotidiani, che, sotto titoli cubitali, riferiscono i dettagli dell'ultimo rapporto demografico  nazionale. Lo studio, condotto dal ministero della Salute, proietta le stime della popolazione nei prossimi decenni in base ai dati più recenti relativi alla fertilità femminile: con l'attuale rapporto di 1,26 bambini per donna, la popolazione nipponica è destinata a scendere, dagli odierni 127,8 milioni di persone, a 100 nel 2046, a meno di 90 nel 2055, e addirittura a 44,5 milioni nel 2105. Gravissime, tra l’altro, le possibili ripercussioni sul sistema pensionistico: con una popolazione composta per il 41 per cento da ultra 65enni e solo per l'8 per cento da persone sotto i 14 anni, i lavoratori in supporto di ogni pensionato passeranno dagli attuali 3,3 a 1,3; un fenomeno che i media nipponici definiscono  'piramide previdenziale rovesciata'.  Forte  preoccupazione viene espressa dalle massime cariche del Governo, tra cui il premier Shinzo Abe, che hanno ribadito il massimo impegno istituzionale per tentare di invertire la tendenza negativa in corso. Il tasso delle nascite in Giappone è in ribasso ormai da decenni, da quando nel 1975 l'indice di natalità scese sotto il  2,00. Gli esperti tendono a indicare come potenzialmente in declino le società che facciano registrare un rapporto di nascite inferiore al 2,08.(R.G.)

 

 

SPECIALE NATALE DI RAI.IT DEDICATO A BAMBINI E RAGAZZI. SUL SITO INTERNET

DEL SERVIZIO PUBLICO IL CALENDARIO DELL’AVVENTO E TANTI ALTRI CONTENUTI

PER GIOCARE, IMPARARE E TRASCORRERE GIOIOSAMENTE LE FESTIVITA’ NATALIZIE

 

ROMA. = Anche quest'anno Rai.it dedica ai bambini e ai ragazzi uno speciale Natale all'interno dell'offerta dell'area Junior (www.junior.rai.it/natale2006). Lo speciale è molto ricco di contenuti divertenti e originali. Una navigazione chiara e sicura consente ai bambini di giocare ed imparare on line con decorazioni 'fai da te’ da stampare, colorare e ritagliare; golose ricette; video per scoprire l'arte e la scienza fin da piccoli; le canzoni per l’infanzia; speciali dedicati ai film per bambini; giochi e cartoni. In particolare il Calendario dell’Avvento ogni giorno sorprenderà i bambini con un nuovo regalo. Ovviamente le sorprese sono 24: i cartoni del simpatico Orso Balosso, le storie animate dell'Albero Azzurro, le divertenti manualità di Fusako, le nuove canzoni dell'Albero Azzurro e 10 storie originali di Roberto Piumini, narrate dalla calda voce del famoso autore. Nello speciale viene data ampia visibilità anche a tutta la programmazione delle tre reti Rai dedicata ai ragazzi per il periodo delle Feste. (R.G.)

 

 

E’ STATO INAUGURATO IL SECONDO “PONTE DELL’AMICIZIA” CHE COLLEGA THAILANDIA

E LAOS. LA NUOVA STRUTTURA PERMETTERA’ AI DUE PAESI ASIATICI

DI SVILUPPARE LE ATTIVITA’ COMMERCIALI E PROMUOVERE IL TURISMO

 

BANGKOK. = In migliaia si sono raccolti lungo le rive del fiume Mekong per festeggiare l’inaugurazione del secondo ‘ponte dell’amicizia’ tra Thailandia e Laos. La struttura, ampia 12 metri e lunga 1600, collega la provincia nord-orientale thailandese Mukdahan alla provincia meridionale laotiana Savannakhet. La targa - riferisce l’agenzia MISNA - con inciso il nome del ponte, è stata scoperta, alla presenza dei primi ministri e di 250 delegati dei rispettivi Paesi. Alla cerimonia hanno partecipato anche la principessa thailandese Maha Chakri Sirindhorn e il vicepresidente del Laos, Boungnang Vorachit. “Questo ponte è di particolare importanza per un Paese senza sbocco sul mare come il Laos, in quanto può promuovere i servizi di trasporto e l’espansione di commercio e turismo”, ha affermato il primo ministro laotiano Bouasone Bouphavanh. Anche per il suo omologo thailandese Surayad Chulanont, il collegamento “incoraggerà lo sviluppo, il commercio e gli investimenti nella regione”. Gli scambi transnazionali attraverso il ponte non saranno tuttavia autorizzati sino al prossimo mese: i due Paesi devono prima siglare un accordo bilaterale per stabilirne le regole, tra cui i pedaggi per i diversi tipi di veicoli. Per costruire la struttura ampia, ci sono voluti oltre tre anni e circa 53 milioni di euro, stanziati in buona parte dalla Banca per lo sviluppo asiatico. Il primo ponte dell’amicizia – aperto nel 1994 grazie a finanziamenti australiani – collega invece la provincia nord-orientale Nong Khai, in Thailandia, con la capitale del Laos, Vientiane.(A.D.F.)

 

 

VIENE CONSEGNATO IN QUESTI GIORNI ALLE 26 MILA PARROCCHIE ITALIANE

IL KIT ILLUSTRATIVO DEL PROGETTO AGORA’: DURERA’ TRE ANNI

ED E’ DEDICATO AI GIOVANI ITALIANI

 

ROMA.= E’ stato redatto ed è in distribuzione il kit di presentazione del progetto Agorà dei giovani italiani, promosso dal coordinamento della Pastorale giovanile ed approvato dal Consiglio permanente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI). Oltre ad un opuscolo illustrativo il kit dell’Agorà contiene anche un espositore per tutti i materiali promozionali, 150 volantini e 150 depliant relativi al progetto, in consegna questi giorni alle 26 mila parrocchie italiane. Il progetto prevede un percorso triennale (2006 – 2009) che, su proposta di Benedetto XVI, ha lo scopo di avvicinare la Chiesa alle nuove generazioni per stabilire relazioni propositive e nuove aperture verso la vita missionaria. Il tema che verrà affrontato nell’arco dei tre anni riguarda lo Spirito Santo e la missione. A fare da collante nel triennio dedicato ai giovani, due importanti appuntamenti con il Papa: uno previsto per l’1 e il 2 settembre 2007 a Loreto e l’altro fissato per luglio del 2008 a Sidney. Nell'opuscolo dal titolo "Tre anni giovani nella Chiesa italiana"- come riferisce l’agenzia SIR - si legge: "L'obiettivo è quello di promuovere un nuovo slancio della pastorale giovanile, una sempre maggiore soggettività delle nuove generazioni nella missione della Chiesa ed un crescente coinvolgimento dei giovani nel cammino della Chiesa". Tra i depliant anche il progetto "Sms08: Save Money for Sydney", che ha l'obiettivo di favorire la più ampia partecipazione italiana alla prossima Gmg di Sydney 2008, incoraggiando a risparmiare la cifra necessaria per iscrizione e viaggio. (A.D.F.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

21 dicembre 2006

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

 

Nei Territori Palestinesi il presidente Abu Mazen ha chiesto ai sostenitori del suo partito, al Fatah, di “non opporsi” a rilanciare il dialogo con Hamas per la formazione di un governo di unità nazionale. Abu Mazen, che nei giorni scorsi aveva annunciato elezioni anticipate, ha poi diramato un appello ai concittadini affinché diano “prova di responsabilità” per consolidare la fragile tregua nei Territori.

 

In Iraq, un kamikaze ha provocato la morte di almeno undici aspiranti poliziotti in un centro di reclutamento nella zona orientale di Baghdad. Lo riferiscono fonti di polizia precisando che l’attentatore suicida si è fatto esplodere mentre era in fila davanti ad un posto di controllo. Tre militari statunitensi sono rimasti uccisi, poi, in seguito a nuovi attacchi perpetrati da ribelli. E’ così salito ad oltre 70 il numero delle vittime americane nel Paese del Golfo dall’inizio di dicembre. Negli Stati Uniti, intanto, il presidente americano Bush ha ammesso ieri, nella conferenza stampa di fine anno, che gli Stati Uniti in Iraq non stanno vincendo.

 

Ancora un attentato in Afghanistan: una bomba piazzata sul ciglio di una strada, nei  pressi dell’aeroporto di Herat, nella parte occidentale del Paese, è esplosa uccidendo almeno 4 civili. Poco prima, era passato il comandante della polizia locale, Mohammad Ayub.

 

Nulla fermerà il governo di Teheran nel proseguire il proprio programma nucleare. Sono le ultime dichiarazioni del presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, alla vigilia della riunione, fissata per domani, del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Il Consiglio delle Nazioni Unite potrebbe anche decidere di imporre sanzioni alla Repubblica islamica.

 

E’ forte la polemica tra Europa e Libia dopo la condanna a morte emessa dal tribunale di Tripoli a carico di cinque infermiere bulgare e un medico palestinese ritenuti colpevoli di aver inoculato volontariamente il virus dell’aids ad oltre 400 bambini dell’ospedale di Bengasi, 52 dei quali successivamente morti. Una posizione durissima contro la sentenza è stata espressa dall’Unione Europea    che sta portando avanti un negoziato politico con la Libia. Francesca Sabatinelli ha intervistato Franco Frattini, vicepresidente della commissione UE.

 

 

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R. – E’ un atto grave questa sentenza di condanna a morte che colpisce l’Europa, perchè la Bulgaria è membro dell’Unione Europea; lo sarà formalmente tra alcuni giorni. La condanna a morte è sempre da respingere e in questo caso c’è una doppia aggravante: non vi sono motivazioni persuasive e da molto tempo si sta lavorando su questo caso. Quindi, ci sarebbe stato tutto il tempo per chiuderlo positivamente.

 

D. – Lei ha però ribadito come, nonostante tutto questo, il negoziato con la Libia debba continuare…

 

R. – Il negoziato comprende molti argomenti: le politiche migratorie, la necessità di garantire maggiormente i diritti umani in Libia, temi che ci interessano moltissimo. Questo io l’ho detto proprio nella convinzione che la sentenza di ieri non sia definitiva. Il fatto di continuare un negoziato, però, non vuol dire concludere il negoziato. E’ una valutazione, quindi, di incoraggiamento alla Libia, affinché questa sentenza sia cancellata nel più breve tempo possibile.

 

D. – Quindi, c’è dell’ottimismo. Lei ritiene che alla fine la Libia ritornerà sulla decisione?

 

R. – La mia conoscenza, che è piuttosto buona, mi porta a dire che il pragmatismo libico alla fine porterà ad un cambiamento della decisione. Se così non fosse, la reazione europea sarebbe una reazione ancor più severa. Non solo noi non accettiamo il principio della pena di morte, ma, meno che meno, la pena di morte comminata in un caso in cui i dubbi sono estremamente consistenti.

 

D. – Che ci dice sui dubbi della colpevolezza di queste persone?

 

R. – La mia personale convinzione è che gli infermieri bulgari siano totalmente estranei a questa vicenda. Confido che la Corte di grado superiore della Libia voglia cancellare rapidamente tutto questo.

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La crescita economica è solida ma è anche forte il pericolo di inflazione. E’ quanto ha detto il presidente della banca Centrale europea, Jean Claude Trichet, nell’audizione davanti alla Commissione economica e monetaria del Parlamento europeo. Unione Europea e Russia hanno siglato, intanto, un accordo per evitare, dal primo gennaio 2007, l’embargo sulle esportazioni di prodotti europei di origine animale verso la Federazione. L’ipotesi di un embargo era stata ventilata dopo l’ingresso, nell’Unione Europea, di Bulgaria e Romania. A rischio c’erano esportazioni per un valore complessivo di  2,8 miliardi di euro. Sempre a Bruxelles, è stata siglata un’altra importante intesa: i ministri della Pesca dell’Unione Europea hanno raggiunto a Bruxelles un accordo, ad unanimità, sulla fissazione dei quantitativi autorizzati di pesca per il 2007.

 

In Nigeria, i ribelli hanno attaccato un impianto petrolifero della compagnia Total, uccidendo tre guardie della sicurezza. La compagnia Shell ha iniziato, inoltre, a far partire i dipendenti stranieri dal Paese africano. La decisione è stata presa in seguito allo scoppio di una bomba contro una struttura residenziale nella zona del Delta del Niger. Ieri sono stati minacciati di morte, inoltre, i tre tecnici italiani rapiti lo scorso 7 dicembre.

 

Due militari senegalesi sono stati uccisi e dieci feriti nel sud del Paese in seguito ad un attacco condotto da ribelli contro un convoglio militare senegalese. Lo hanno riferito, stamani, agenzie di stampa precisando che l’agguato è avvenuto ieri nella regione di Casamance.

 

 

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