RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 353 - Testo
della trasmissione di martedì 19 dicembre 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Nuovi
massacri in Ciad. Ce ne parla Gigliola
Pantera
Polemiche
sul presepe: ma i musulmani non sono contrari. Il commento di padre Raniero Cantalamessa
CHIESA E SOCIETA’:
Aggredito in India l’arcivescovo di Bangalore,
Bernard Blasius Moras
In Libano, i vescovi maroniti invitano i leader politici
cristiani alla riconciliazione
Al via, domani in Terra Santa, il pellegrinaggio dei leader
cristiani di Inghilterra e Galles
Ancora scontri nelle
ultime ore a Gaza tra miliziani di Hamas e di Fatah,
nonostante la tregua annunciata domenica scorsa
19 dicembre 2006
PACE, DEMOCRAZIA, SVILUPPO ECONOMICO E PROMOZIONE
UMANA:
E’
QUANTO CHIEDE
IL
PAPA PER LA REGIONE DEI GRANDI LAGHI IN UN MESSAGGIO
ALLA CONFERENZA
INTERNAZIONALE SULLA MARTORIATA REGIONE AFRICANA,
SVOLTASI IN QUESTI GIORNI IN KENYA
Il negoziato e il dialogo sono
l’unica “alternativa umana alla guerra”: è quanto sottolinea Benedetto XVI in
un messaggio inviato, a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio
Bertone, al presidente del Kenya, Mwai Kibaki, in occasione del secondo vertice della Conferenza
internazionale sulla Regione dei Grandi Laghi, svoltasi in questi giorni a
Nairobi. La Santa Sede ha partecipato all’evento con una delegazione guidata
dall’Inviato speciale, mons. Luigi Travaglino, e dal nunzio in Kenya, mons. Alain Paul Lebeaupin.
Il servizio di Alessandro Gisotti:
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“Innumerevoli persone della
regione dei Grandi Laghi hanno sofferto troppo e per troppo tempo”: è il
richiamo di Benedetto XVI, che invita i leader politici della martoriata
regione africana a mettere in pratica l’impegno preso due anni fa a Dar-es-Salaam. E’ in tale
occasione, si ricorda, che è stata firmata una Dichiarazione centrata su 4
aspetti fondamentali: pace, democrazia, sviluppo economico e promozione umana e
sociale. Nel messaggio pontificio, si ribadisce che questi quattro elementi
devono sostenersi l’uno con l’altro. Per raggiungere tali obiettivi, si legge
ancora nel documento, servono “generosità, coraggio e perseveranza” da parte
delle autorità come da parte dei cittadini.
Il Papa assicura che la Chiesa
cattolica continuerà a impegnarsi per la pace cooperando “assieme ai fedeli
delle altre religioni e alle donne e agli uomini di buona volontà”. E aggiunge:
“Impegnandosi responsabilmente nella vita pubblica”, i cattolici “offriranno
una chiara manifestazione” di carità fraterna. Benedetto XVI auspica, quindi,
che i responsabili politici possano mettere in atto le misure atte a
scoraggiare il ricorso alla violenza. Rileva, infatti, che nella Regione dei
Grandi Laghi “tempo prezioso, energie e risorse sono state investite in
conflitti armati che hanno seminato devastazione”. Il Papa si dice, infine, convinto
che “sulla base di una pace stabile e genuina, la regione dei Grandi Laghi con
le sue risorse umane e naturali”, e con “il sostegno della comunità
internazionale, potrà superare le sue difficoltà presenti e offrire alla
propria gente la speranza di un futuro dignitoso”.
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Il messaggio per la Regione dei
Grandi Laghi è solo l’ultimo di una serie di interventi che il Papa ha
dedicato, in questi ultimi giorni, al continente africano. All’Angelus di
domenica scorsa, Benedetto XVI ha chiesto ai fedeli di riflettere sul modo in
cui il Natale verrà celebrato dagli africani, che
spesso vivono il dramma della guerra. D’altro canto, nel suo Messaggio per la
Giornata Mondiale della Pace per il primo gennaio 2007, il Pontefice dedica una
parte importante ai problemi dell’Africa. Un’attenzione, quella del Papa per il
continente africano, sulla quale riflette il padre comboniano,
Fabrizio Colombo, per anni missionario in Ciad e collaboratore della rivista Nigrizia, intervistato da Alessandro
Gisotti:
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R. – Il Papa ha centrato l’essenza
di questo Natale che dev’essere un Natale di gioia.
Purtroppo, però, in tante parti del Sud del mondo questo Natale sarà ancora un
Natale di guerra. Il Papa ci indica allora una strada per non dimenticare e
mette l’accento sul discorso della gioia. Secondo me, è molto importante in
questo momento in cui viviamo la speranza del Natale, di questo Bambino che
nasce, che riporta la vita, che riporta la speranza. E il fatto di aver scritto
anche questo messaggio come contributo alla pace per la Regione dei Grandi
Laghi è di un’importanza vitale proprio per dare una visione di speranza.
D. – Anche nel messaggio per la
Giornata Mondiale della Pace, del 1° gennaio 2007, il Papa dedica particolare
attenzione all’Africa e sottolinea come molte popolazioni, specialmente nel
continente africano, soffrano per le tremende ferite
inferte alla pace ...
R. – Il cuore della pace sta nel
cuore dell’uomo. Se ogni uomo è visto come fratello, come sorella, con uguale
dignità, con uguale libertà di espressione ma anche libertà religiosa, come il
Papa sottolinea molto bene, ecco, allora la pace è possibile!
D. – Benedetto XVI, come peraltro
già Giovanni Paolo II – lo ricordiamo – nella Centesimus Annus, chiede coraggio nel cambiare
stili di vita. In questo senso, il Natale può dire molto ...
R. – Ma certo! Credo che il Papa
abbia ripetuto quello che tanti documenti, ma tanti
missionari, tanti uomini di buona volontà stanno dicendo negli ultimi anni: che
se non cambia lo stile di vita del mondo, non solo uno stile di vita nella
piccola vita familiare, ma proprio anche lo stile di vita in campo economico,
politico, nel modo di organizzare il mondo, la politica del mondo, se non
cambia non c’è futuro per questo mondo. Quindi, il
cambiamento di questo stile di vita è diventato un imperativo: non possiamo
considerare l’Africa o il Sud del mondo da un punto di vista solo
paternalistico, dicendo la solita frase: “Poverini!”. Io sono un
missionario di una congregazione il cui fondatore diceva: “Bisogna salvare
l’Africa con l’Africa”, e credo che il Sud del mondo abbia le capacità di
salvarsi, di uscire dalla povertà, dall’ingiustizia, con le proprie forze, se
gli diamo la libertà.
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IL PAPA NOMINA MONS. PAOLO ROMEO NUOVO ARCIVESCOVO
METROPOLITA
DI
PALERMO. IL NUNZIO IN ITALIA E SAN MARINO SUCCEDE
AL
CARDINALE SALVATORE DE GIORGI,
CHE
LASCIA DOPO 10 ANNI DI SERVIZIO PASTORALE
Palermo ha da oggi un nuovo
arcivescovo metropolita: è mons. Paolo Romeo, finora arcivescovo titolare di Vulturia e nunzio apostolico in Italia e Repubblica di San
Marino, nominato da Benedetto XVI a succedere al cardinale Salvatore De Giorgi
che lascia l’incarico per raggiunti limiti d’età e dopo 10 anni di servizio
pastorale. Sulle prime reazioni alla notizia, il servizio da Palermo di
Alessandra Zaffiro:
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Un lungo applauso ha accolto la
notizia della nomina del nunzio apostolico in Italia, mons. Paolo Romeo, a
nuovo arcivescovo di Palermo. Davanti alla Sala riunioni dell’Oasi di Baida, in cui è stato invitato il clero di Palermo, il
cardinale Salvatore De Giorgi ha annunciato il nome del suo successore,
indicato da Papa Benedetto XVI: “mons. Romeo – ha
detto il cardinale De Giorgi – porta alla Chiesa di Palermo la ricchezza delle
sue doti di mente e di cuore e una molteplice esperienza pastorale vissuta e
maturata in vari continenti”. “A te, amatissima Palermo – ha concluso il
cardinale De Giorgi, con la voce rotta dalla commozione – rinnovo sincero il
mio grazie. Ti porterò sempre nel cuore”.
“Il successore di Pietro – ha detto mons. Romeo, in un
messaggio al cardinale De Giorgi – serve un popolo, quello di Palermo, ricco di
talenti, anche se travagliato da gravi e complesse problematiche”. Poi,
l’invito ai sacerdoti della città: “dobbiamo puntare alla predicazione,
all’Eucaristia, al Sacramento della riconciliazione, all’educazione dei fedeli,
alla preghiera, alla formazione degli operatori pastorali”. Il cardinale De
Giorgi, con molta probabilità, saluterà la Chiesa di Palermo il prossimo 5 febbraio.
Per l’insediamento di mons. Romeo bisognerà attendere, come previsto dal
Diritto canonico, due mesi.
Da Palermo, per la Radio Vaticana,
Alessandra Zaffiro.
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L’arcivescovo Paolo Romeo, finora
nunzio apostolico in Italia e Repubblica di San Marino, è nato ad Acireale, in
provincia di Catania, 68 anni fa. Inviato a Roma nel 1959 come alunno dell’Almo
Collegio Capranica, ha completato gli studi
accademici conseguendo la licenza in teologia presso
IL
PAPA NOMINA IL NUOVO VESCOVO DI MONTEREY IN CALIFORNIA
Negli Stati Uniti, il Papa ha
accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Monterey, in
California, presentata da mons. Sylvester D. Ryan, per raggiunti limiti di età. Il Santo Padre ha
nominato nuovo vescovo di Monterey mons. Richard J. Garcia, finora vescovo titolare di Bapara
ed ausiliare della diocesi di Sacramento. Nato a San Francisco il 24 aprile
1947 da genitori emigrati dal Messico, ha compiuto gli studi di preparazione al
sacerdozio nel “Saint Joseph College” in Mountain View e nel “St. Patrick Seminary” a Menlo Park. Ordinato sacerdote per l’arcidiocesi di San
Francisco il 13 maggio
IL
CARDINALE IGNACE MOUSSA I DAOUD HA PRESIEDUTO
PER
SIGNIFICARE PUBBLICAMENTE LA “COMMUNIO ECCLESIASTICA” CONCESSA
AL NUOVO PATRIARCA DELLA CHIESA DI ALESSANDRIA
DEI COPTI ANTONIOS NAGUIB
Domenica scorsa ha avuto luogo
nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, a Roma,
Il suggestivo rito si è tenuto
all’Altare Papale nel corso della Divina Liturgia, secondo il rito copto e in lingua araba, celebrata dal nuovo patriarca,
attorniato dai presuli copti che lo hanno
accompagnato nella prima visita ad Limina
e da trenta sacerdoti appartenenti a quella Chiesa patriarcale. Alla folta
delegazione di religiosi, religiose e fedeli laici provenienti dall’Egitto si
sono uniti i figli della Chiesa copta presenti a Roma
e in altre località. L’assemblea ha partecipato con grande commozione alle
liturgia, festeggiando con gioia il nuovo capo del Patriarcato di Alessandria,
che vanta le sue origini nella predicazione dell’evangelista Marco.
Ad accogliere il cardinale Daoud e il nuovo patriarca c’erano l’arciprete della
Basilica di San Paolo, il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, e l’abate,
padre Edmund Power con la comunità monastica
benedettina. Al sacro rito hanno preso parte lo stesso cardinale arciprete, il
patriarca emerito cardinale Stefano Ghattas,
l’arcivescovo segretario della Congregazione per le Chiese Orientali, mons.
Antonio Maria Vegliò, che ha dato lettura della Lettera pontificia autografa
per la nomina del Rappresentante del Santo Padre, l’arcivescovo Marco Brogi, già nunzio apostolico in Egitto, il sotto-segretario
mons. Krzysztof Nitkiewicz
e atri collaboratori del dicastero per le Chiese Orientali.
All’omelia, intervenendo in lingua
araba e in lingua italiana, il cardinale Daoud ha
sottolineato il significato simbolico dello scambio dei Divini Misteri tra il
rappresentante del Vescovo di Roma e il nuovo capo e padre della Chiesa copta cattolica. Il rito sostituisce opportunamente la
consegna del Pallio, in passato prevista anche per i patriarchi, ed intende
pubblicamente esprimere “che il nuovo patriarca è in piena comunione con il
Successore di Pietro e vuole attestare la sua fedeltà per essere in piena
comunione con il Signore Gesù e
Il cardinale Daoud
ha pure insistito sul tema dell’unità, riprendendo il principale auspicio
formulato da Benedetto XVI nell’udienza al nuovo patriarca. Unità nella
dimensione interna alla comunità cattolica e in quella ecumenica, ma anche come
base per quel cammino interreligioso che impegna dal vivo tutte le Chiese
Orientali Cattoliche. Dopo
CHIESA
E SPORT: NOSTRA INTERVISTA AL CARDINALE BERTONE CHE SMENTISCE L’IPOTESI DELLA
CREAZIONE DI UNA SQUADRA DI CALCIO DEL VATICANO
Chiesa e sport, un rapporto sempre
stretto e fecondo, volto allo sviluppo fisico e morale della persona in un
contesto agonistico fatto di amicizia e lealtà. Ne ha parlato ieri sera il
cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, intervenendo, presso l’Oratorio
di San Pietro, a Roma, al “Triangolare di calcio” tra dipendenti vaticani,
indetto per il V centenario della Basilica di San Pietro, della Guardia
Svizzera e dei Musei Vaticani. Nell’occasione il porporato ha bonariamente
smentito le recenti notizie sulla prossima costituzione di una squadra di
calcio di professionisti nella Città del Vaticano, che – secondo i giornali –
avrebbe dovuto essere allenata addirittura da Giovanni Trapattoni.
Ascoltiamo il cardinale Bertone nell’intervista realizzata da Luca Collodi:
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R. – E’ vero che Trapattoni adesso è un po’ disoccupato, ma ci sono anche
altri allenatori che sono disoccupati e che potremmo prendere come allenatori
della famosa, fantomatica squadra di calcio vaticana. In realtà, Trapattoni non ha firmato nessun contratto e credo che
nessun allenatore firmerà un contratto per allenare squadre di calcio vaticane,
perché è di là da venire ...
D. – Eminenza, i giornali hanno
scritto anche che l’UEFA è interessata a far partecipare una ideale squadra
vaticana alle competizioni internazionali ...
R. – Questa ipotesi, questa
eventualità non è stata per ora considerata da parte della Santa Sede e della
Chiesa e l’UEFA – direi, anche per cortesia – si è interessata di questa
ipotesi, ne hanno esaminato la fattibilità. E quindi, ringrazio l’UEFA anche di
questa attenzione. Però, a conti fatti, nessuno ha questa intenzione. E’
impossibile, e io ho ben altro da fare che prendermi cura di una squadra di
calcio del Vaticano; è irrealizzabile questa ipotesi che è stata così
enfatizzata ieri sui giornali, su quasi tutti i quotidiani. E’ vero che,
ricordando il mio passato sportivo, anche la CNN o una televisione turca,
anche, che è venuta ad intervistarmi dopo il viaggio del Papa in Turchia, ha
voluto farmi la domanda sulla quadra del cuore o su queste ipotesi. E quindi
sono, direi, dei divertimenti di fantasia che possono anche rallegrare, magari
riempire qualche mezza pagina dei giornali. Però, la verità è questa.
D. – La Chiesa non ha nessuna
intenzione di fare un passo indietro nel calcio, ma soprattutto fa pastorale
all’interno del calcio: basti pensare alle parrocchie, agli oratori ... Quindi,
c’è molto da fare, ma sempre con una ottica amatoriale ...
R. – La Chiesa, come si sa –
pensiamo solo ai campi sportivi degli oratori, parrocchiali, salesiani, dei
centri giovanili di tutto il mondo, in modo speciale qui, in Italia – la Chiesa
fa pastorale dello sport, anche pastorale e formazione dei giocatori delle
associazioni sportive – pensiamo al Centro Sportivo Italiano – dei giocatori di
ogni squadra, di ogni pratica sportiva, di ogni specialità dello sport e vuole
formare i giovani soprattutto all’autodisciplina, a crescere in umanità, a
crescere anche sani nella propria personalità fisica, spirituale e morale. Ieri
sera sono stato al campo dell’Oratorio San Pietro a premiare le squadre che
hanno partecipato al “triangolare” e anche tutte le squadre che hanno
partecipato alla prima fase dei tornei; sono squadre dilettantistiche, composte
da personale dei Musei Vaticani, della Fabbrica di San Pietro e delle Guardie
Svizzere, e da tutti gli altri dipendenti vaticani. Un bel numero di squadre
che si confrontano, che occupano così, lietamente e fraternamente il tempo
libero, che divertono anche i loro figli, i loro bambini o i loro parenti ... Quindi,
questo è un po’ il clima sportivo che si respira nella Città del Vaticano e che
vorremmo continuasse.
D. – La squadre per cui lei,
diciamo, in qualche modo ha attenzione, la Juventus, vive un momento difficile,
con due giovani calciatori che sono tragicamente scomparsi ...
R. – Questo è stato un evento
gravemente luttuoso che ha sconvolto tutti, non solo gli amici di questi
splendidi giovani, gli sportivi della Juventus, ma tutti gli sportivi d’Italia
e forse del mondo. Infatti, io ricordo quando in una palestra di un centro
sportivo di Roma è morto un ragazzo, un giocatore di pallacanestro per una
fatalità. Anche adesso non sappiamo ancora le cause precise della morte di
questi due giovani. Ma io direi, io stesso ho informato il Santo Padre, ho mandato
all’arcivescovo di Torino un telegramma di condoglianze a nome del Santo Padre
che vuole essere molto vicino alla famiglia, vicino anche agli sportivi in
questo momento di lutto. Affido al Signore questi due giovani e vorrei però
auspicare ed augurare che tutti gli operatori dello sport, i responsabili di
quel centro, di nuovo continuino ad operare in mezzo ai giovani, a formare i
giovani in modo che possano, anche attraverso lo sport, educarsi ad una vita
splendida, coerente, moralmente ineccepibile, ad una vita anche di fraternità,
di solidarietà, di amicizia. Ecco: educare tutti – come dicevo prima – a fare
un vero gioco di squadra. Mi dispiace che questo fatto sia accaduto proprio in
un momento in cui anche la squadra della Juventus manda in campo i più giovani:
questo è un segno bello, di valorizzare i più giovani, valorizzare i talenti.
E’ un insegnamento del Vangelo, di sfruttare tutti i talenti, di cui il Signore
ha dotato specialmente i più giovani. E questo mi sembra che sia anche un
insegnamento da portare avanti, da realizzare anche nelle grandi squadre, nelle
competizioni sportive.
D. – Eminenza, si sta avvicinando
il Natale ...
R. – Volentieri porgo i miei
auguri di buon Natale, di buone feste, di buon anno nuovo a tutti gli sportivi
italiani, a tutti i giocatori, allenatori delle grandi squadre di serie A, di
serie B o C o delle più piccole squadre dei nostri oratori. Per tutti,
l’auspicio della benedizione del Signore, l’auspicio di un anno nuovo sereno e
pacifico.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio vaticano -
L'intervento del cardinale Tarcisio Bertone in occasione dell'inaugurazione del
nuovo Anno di studi della Scuola di polizia tributaria della Guardia di
Finanza, ad Ostia.
Servizio estero - Medio
Oriente: scontri armati divampano a Gaza; a rischio la tregua tra Hamas e Al Fatah.
Servizio culturale - Un
articolo di Angelo Mundula dal titolo "Quando la
parola è specchio e medicina": riflessioni sulla scrittura.
Per l' "Osservatore
libri" un articolo di Armando Genovese dal titolo "Il profeta
chiamato a mediare la volontà di Dio": un volume di Giovanni Filoramo sulla nascita dell'identità cristiana.
Servizio italiano - In
primo piano il tema dei conti pubblici.
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19 dicembre 2006
NUOVI
MASSACRI IN CIAD:
IL
PAESE E’ DEVASTATO DA UNA RIBELLIONE ARMATA INTERNA
E
DALLE SCORRIBANDE DELLE MILIZIE
FILOSUDANESI DEL DARFUR
-
Intervista con Gigliola Pantera -
Situazione esplosiva in Ciad che,
oltre ad una ribellione armata interna, deve far fronte alle tensioni esistenti
sulle frontiere: nuovi massacri si registrano nell’est del Paese al confine con
la regione sudanese del Darfur. In questi giorni una quarantina di persone
hanno perso la vita in scontri tra esercito ciadiano
e milizie arabe janjaweed, sostenute dal governo di
Khartoum, dopo che queste ultime avevano attaccato due villaggi. Coinvolti
anche i campi profughi che si trovano nell’area. Secondo alcune testimonianze
sarebbero state compiute vere e proprie atrocità. Sono almeno 400 i morti in un
mese di violenze in Ciad. Sulla situazione Lucas Dùran ha raggiunto telefonicamente Gigliola Pantera, capomissione del COOPI, un’associazione presente da tempo in
Ciad dove, tra l’altro, sostiene l’ospedale di Goz Beida, un villaggio di 3 mila abitanti, ma “invaso” 15 mila
rifugiati sudanesi e 10 sfollati ciadiani:
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R. – C’è una situazione di crisi
della sicurezza e della stabilità politica, che riguar
da tutto il Paese. La parte est
del Paese risente della crisi del Darfur, quindi delle tensioni che ci sono tra
il governo ciadiano e il governo sudanese.
D. – COOPI sostiene in particolare
l’ospedale nel distretto di Goz Beida.
Ce ne parla?
D. – Quello che era un progetto di
sviluppo del distretto nell’est del Ciad, è diventato un progetto di aiuto, di
emergenza, per le popolazioni vittime delle incursioni sia dei ribelli, sia
delle popolazioni arabe. L’ospedale, quindi, lavora a pieno ritmo e lavora con
decine e decine di feriti che arrivano quotidianamente. Sono persone della
popolazione ciadiana, che subisce gli attacchi dei janjaweed e delle popolazioni arabe nei villaggi vicino
alla frontiera. La popolazione ciadiana civile sta
veramente ritirando dalla frontiera a causa di questi continui attacchi nei
villaggi, che vengono bruciati. Noi riceviamo quotidianamente una grandissima
quantità di feriti e oltre a questo ci sono decine di migliaia di sfollati. Le
popolazioni scappano dalle regioni di frontiera e si avvicinano alla parte
centrale del Paese. Noi a Goz Beida,
che comunque è distante dal confine più di
D. – In questo quadro, qual è la
situazione per gli espatriati?
R. – Noi ci atteniamo alle
procedure di emergenza delle Nazioni Unite, che sono quelle che regolamentano
tutto il personale umanitario presente nel Paese. Quindi, in questo momento
siamo nella fase 4, che prevede l’evacuazione di tutto lo staff non essenziale.
In realtà, trattandosi per noi di progetti sanitari, tutto lo staff è
considerato staff essenziale. I medici, gli infermieri, ed anche la logistica,
quindi il personale di supporto, in queste situazioni è essenziale che restino.
Per il momento, quindi, non abbiamo proceduto a nessuna evacuazione. Ma le
procedure di evacuazione sono pronte ad essere messe in atto, se ci fosse un
peggioramento della situazione.
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I
MARTIRI CATTOLICI IN CINA SOTTO IL REGIME MAOISTA:
IN UN
LIBRO IL RACCONTO DELLE PERSECUZIONI PERPETRATE DA MAO TSE
TONG
E
DELLE SCELLERATEZZE DEL SUO GOVERNO
“Il libro rosso dei martiri
cinesi”, è il titolo del volume curato da Gerolamo Fazzini,
condirettore della rivista “Mondo e Missione”, mensile del Pontificio Istituto
Missioni Estere. Un volume che raccoglie le storie e le testimonianze dei
cattolici perseguitati in Cina durante il regime comunista di Mao Tse Tong,
arricchita da una prefazione del cardinale Joseph Zen
Ze-kiun, arcivescovo di Hong Kong. Roberta Gisotti ha
intervistato l’autore del libro:
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D. – Il tema delle persecuzioni
perpetrate in Cina nella seconda metà del ‘900 è stato a lungo un tabù e a
tutt’oggi è stata fatta poca luce su questo periodo per tanti versi ‘buio’
della storia cinese. Lei, Gerolamo Fazzini, sostiene
che la dittatura maoista è addirittura responsabile di crimini pari o forse
superiori a quelli di Stalin e Hitler: su quali
elementi basa questa convinzione?
R. – Io faccio riferimento a degli
studi che sono stati fatti negli anni scorsi, in particolare un libro che si
intitola “La rivoluzione della fame”, all’interno del quale sono citate fonti
interne al Partito comunista cinese che quantificano, nell’ordine di alcune decine
di milioni di persone, le vittime del maoismo; laddove, quando parliamo di
vittime del maoismo, bisogna intendere sia quelli che sono morti, che sono
stati uccisi in quanto elementi controrivoluzionari, sia coloro che sono morti
a causa delle decisioni scellerate del maoismo dal punto di vista della
politica economica, agricola e quant’altro. Quindi,
alcune carestie – mega-carestie – provocate dall’insipienza di Mao, hanno causato milioni e milioni di morti.
D. – E’ importante ricostruire la
storia recente di questo immenso Paese che, uscito dall’isolamento culturale ed
economico di quegli anni, oggi si affaccia sulla scena internazionale con
grandi piani di modernizzazione, ma è guardato da molti con sospetto e
pregiudizio: a torto o a ragione – secondo lei – alla luce dell’attuale
situazione socio-politica della Cina?
R. – E’ vero che
D. – Però, è necessario che la
Cina faccia i conti anche con il suo recente passato per favorire, appunto,
questo processo di integrazione anche economica e culturale con il resto del
mondo ...
R. – Sì, sicuramente a tutt’oggi
in Cina Mao è una figura che da parte del potere non
è messa in discussione se non in minima parte, come se queste scelte politiche
assolutamente ‘allucinanti’ fossero – come dire – degli effetti collaterali
delle sue decisioni, e basta. Quindi, da un certo punto di vista c’è
sicuramente una de-mitizzazione di Mao che è stata
avviata ma è ancora lungi dall’essere compiuta. Questa de-mitizzazione in parte
sta avvenendo anche in Occidente e credo che quando la Cina saprà rileggere il
suo passato in chiave più serena e meno ideologizzata,
questo sicuramente darà un contributo unico al rapporto con il resto del mondo.
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POLEMICHE
SUL PRESEPE: MA I MUSULMANI NON SONO CONTRARI
- Intervista
con padre Raniero Cantalamessa
-
Canti natalizi vietati in una
scuola di Bolzano, discussione sull’allestimento del presepe nei luoghi
pubblici ed esposizione di simboli natalizi tutt’altro che ispirati al
significato di una festa che ricorda la nascita di Gesù. Continuano a far
discutere in Italia, Gran Bretagna e Stati Uniti gli interventi anti-natalizi
di autorità scolastiche, politiche e giuridiche, giustificati con l’intenzione
di non urtare la suscettibilità degli appartenenti alle altre religioni.
Sulla vicenda è intervenuto ieri
il vice-direttore del Corriere della Sera, Magdi Allam, di religione islamica, il quale in un lungo articolo sulle pagine
del suo giornale afferma: “Noi musulmani diciamo sì al presepe. Il Natale
unisce cristiani e musulmani. Per l’Islam – scrive Magdi
Allam – la figura di Gesù e quella di Maria sono
importantissime e più volte ricordate dal Corano stesso. Quindi non vedo perché
i bimbi musulmani non possano cantare i canti natalizi. Non strumentalizziamo
perciò la presenza islamica in Italia per una battaglia laicista, che non ci
riguarda e ci danneggia”. Ne è convinto anche il padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, al
microfono di Luca Collodi:
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R. – Io credo che sia chiaro che si
tratti di un pretesto. Si dice che è per non offendere gli islamici, ma in
realtà è perché un certo laicismo non vuole questi segni. I musulmani sono i
primi a protestare contro questo che danneggia la loro causa, perché nel Corano
c’è una pagina bellissima e poetica sulla nascita di Gesù. Per fortuna, però,
se la cronaca riporta questi fatti contrari al presepe e ai simboli religiosi,
riporta anche le reazioni a questi episodi che sta, ormai, raggiungendo anche
punte di ridicolo. Proprio sul Corriere della Sera, c’è l’articolo del suo vice
direttore, musulmano, che arriva a dire che non è musulmano chi non crede nella
nascita miracolosa di Gesù di Nazareth e che anzi molti di loro vogliono
proprio un presepe in casa. E’ ovvio che tutto questo è strumentale ed è una
campagna che non muove certo da loro.
D. – E questo è certamente un
punto importante, padre Cantalamessa, perché possiamo
ben dire che non sono gli islamici che non vogliono che i cristiani facciano i
presepi a casa e nei luoghi pubblici. Questo è un punto molto importante…
R. – Ma questo ormai salta agli
occhi di tutti. Anche nel suo articolo, Magdi Allam, che è uno scrittore molto noto, dice che lui stesso
vuole un presepe in casa e che bisogna finirla con questa deformazione dei
fatti che non fa che danneggiare effettivamente la convivenza pacifica fra le
religioni.
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19 dicembre 2006
Aggredito in india l’arcivescovo di Bangalore.
L’episodio è avvenuto
sotto gli occhi della polizia che non è intervenuta
BANGALORE. = Mons.
Bernard Moras, arcivescovo
di Bangalore, Stato indiano del Karnataka,
e alcuni sacerdoti Clarettiani della sua diocesi sono
stati aggrediti da una folla di fondamentalisti indù. L’episodio – riportato
dall’agenzia AsiaNews – è avvenuto ieri mattina quando il presule si è recato
in una scuola gestita dai Clarettiani, che il giorno
prima aveva subito un attacco da parte di estremisti. E’ stato lo stesso mons. Moras attraverso il sito internet della Conferenza
episcopale indiana (CBCI) a raccontare la dinamica dell’aggressione. “Una volta
davanti all’ingresso della scuola - racconta – hanno attaccato l’auto su cui
viaggiavamo: hanno provato a colpirmi, ma non sono riusciti a ferirmi”. Con
l’arcivescovo viaggiava anche il suo segretario, padre Anthony
Samy, che aggiunge: “La polizia era lì davanti a noi
ed è rimasta a guardare in silenzio, nonostante ci fosse un numero sufficiente
di agenti per intervenire o almeno avvertirci di non arrivare fino al cancello
della scuola”. L’attacco è stato fortemente condannato dal segretario generale
della CBCI, mons. Stanislaus Fernandes,
dall’arcivescovo di Mumbai, mons. Oswald
Gracias e da quello di New Delhi, mons. Vincent Concessao. Tutti e tre
hanno chiesto al governo del Karnataka di garantire
la debita sicurezza e protezione ai suoi cittadini, specialmente alle
minoranze. (E.B)
IN LIBANO i vescovi maroniti invitano i leader
politici cristiani
alla riconciliazione. Prevista una commissione e
diversi incontri
BEIRUT. = La Chiesa libanese offre
il suo aiuto ai leader politici cristiani, divisi tra governo ed opposizione,
per avviare un processo di conciliazione. Fonti ecclesiastiche hanno confermato
all’agenzia AsiaNews la formazione di una commissione tripartita, nel seno del
Sinodo dei vescovi maroniti, che sarà incaricata di cominciare le riunioni con
i leader cristiani. Composta da mons Samir Mazloum, vicario generale
del Patriarcato maronita, mons Yousef
Bechara, arcivescovo di Antelias
dei maroniti e mons Paul Matar, arcivescovo maronita di Beirut, la commissione avrà
incontri con i vari responsabili maroniti, a cominciare dal generale Aoun, dal dirigente delle Forze libanesi, Samir Geagea e dal leader del
partito El Marada,
l'ex-ministro Souleiman Frangieh.
I vescovi si sforzeranno di realizzare una prima conciliazione tra Geagea e Frangieh, prima di
convocare tutti ad una riunione che sarà presieduto dal patriarca maronita il
cardinale Nasrallah Sfeir,
alla presenza di tutti i vescovi maroniti e dei superiori generali degli Ordini
religiosi. (E. B.)
Al via domani in terra santa il pellegrinaggio dei
leader cristiani
di inghilterra e galles. Il viaggio è una
dimostrazione di solidarietà
verso i cristiani della regione
GERUSALEMME. = Un pellegrinaggio
di solidarietà con le Chiese della Terra Santa. E’ l’obiettivo della visita
pastorale a Betlemme e a Gerusalemme dei leader cristiani di Inghilterra e
Galles, che inizierà domani. Guida delle loro rispettive Chiese locali, i
pellegrini sono il cardinale Cormac Murphy-O'Connor – arcivescovo cattolico di Westminster –, il reverendo dr. Rowan
Williams – arcivescovo di Canterbury, alla guida della Comunione anglicana
mondiale –, il reverendo David Coffey – ministro
battista, moderatore delle “Free Churches”
– e il vescovo Nathan Hovhannisian
– primate della Chiesa Armena di Gran Bretagna. L’arrivo del gruppo in Terra
Santa è previsto per domani. I pellegrini – conferma l’ufficio per i rapporti
con i media della Conferenza episcopale cattolica di Inghilterra e Galles - si
dirigeranno subito a Gerusalemme per unirsi ai leader ecclesiali locali, mentre
il giorno dopo – secondo le informazioni diffuse dall’agezia
Zenit - si recheranno a Betlemme, dove visiteranno la Grotta della Natività e
celebreranno un servizio ecumenico. Il rientro nel Regno Unito è previsto per
il 23 dicembre. Le basi del pellegrinaggio saranno quindi la preghiera e la
riflessione sulle Scritture, così come le opportunità di culto condiviso con
membri delle comunità cristiane locali. (E. B.)
Restituite il presepe, Fatelo per i bambini: E’
l’appello del parroco
della chiesa napoletana di san nicola della carità,
all’indomani del furto di 300 statuette avvenuto
nella sua parrocchia
NAPOLI. = Restituite il presepe,
non tanto per il valore che ha, ma per i bambini della parrocchia che sono
affezionati a quelle statuine. E’ l’appello di don Mario Rega,
parroco della chiesa di San Nicola alla Carità, nel centro di Napoli, che ieri
mattina ha scoperto il furto di 300 statuine dell’antico presepe. Il valore
commerciale delle statuette dovrebbe aggirarsi attorno al milione di euro,
visto che si tratta vere e proprie opere d’arte, fatte con preziosissimi
tessuti e risalenti al 17esimo e al 18esimo secolo. Ma non esiste un valore
commerciale – ha affermato dispiaciuto il parroco – “perché con questo furto
sono stati rovinati dei valori ben più grandi, come la gioia dei bambini che da
sempre venivano a vedere i pastori”. I ladri sono entrati nella chiesa da un
ingresso laterale dopo aver rimosso la serratura con la fiamma ossidrica. Meta
di fedeli e turisti, il presepe è realizzato in sei scene, ricavate in
altrettante nicchie, coperte da un vetro e chiuse nella parte alta da una rete.
Ancora da stabilire perché non sia entrato in funzione l’antifurto.
Sull’accaduto proseguono le indagini dei carabinieri. (E. B.)
Il parlamento europeo ha approvato il programma di
ricerca scientifica dell’Unione per i prossimi 7 anni: stanziati 54 miliardi di
euro anche
per ricerche che fanno uso di cellule staminali
tratte da embrioni
BRUXELLES. = Approvato ieri in via
definitiva a Bruxelles il settimo programma quadro per la ricerca europea, con
la firma del presidente del Parlamento europeo, Josep
Borrel. Il principale strumento dell’Unione per
finanziare la ricerca scientifica, prevede lo stanziamento di 54 miliardi di
euro per un periodo di sette anni. All’interno del programma si trovano anche
le norme che consentono il finanziamento a ricerche che facciano uso di cellule
staminali tratte da embrioni umani. Sebbene le UE si sia impegnata a non
finanziare direttamente la distruzione degli embrioni, la mancata apposizione
di una data limite successivamente alla quale non si possano più estrarre
staminali dagli embrioni, rappresenta di fatto una incentivazione a distruggere
nuovi embrioni a fine di ricerca.
Proprio contro questa possibilità nei mesi scorsi al Parlamento europeo
si era svolto un intenso dibattito, ma alla fine non c’è stata la possibilità
di sbarrare il passo ad un utilizzo degli embrioni come materia prima per la
ricerca. (E. B).
“BHAILPEVACO”,
L’OPERA ROCK DEL MAESTRO ANTONIO PAPPALARDO
SUL
DIALOGO INTERRELIGIOSO, PRESENTATA IERI
AL
TEATRO COLOSSEO DI ROMA
ROMA. =
Musica, canto, recitazione e ballo per rappresentare sul palcoscenico
l’obiettivo di chiunque aspiri ad un mondo di pace e di fratellanza: il dialogo
sincero tra religioni, culture ed etnie diverse. Il titolo del lavoro,
definito, dallo stesso autore, “un’opera rock”, ma che percorre esperienze
musicali variegate ed impegnative, è costituito da un acronimo formato dalle
prime cinque sillabe di cinque testi sacri e tradizionali a cui l’opera
musicale si ispira: il Bhagavadgita della religione
indù, l’Iliade della tradizione omerica, il Pentateuco della religione ebraica,
il Vangelo, di quella cristiana, ed il Corano dei musulmani. “Il mondo sta
vivendo momenti di particolare tensione – afferma il maestro Pappalardo – e, mai come adesso, è indispensabile
dialogare, superando le divisioni politiche, etniche e religiose”. L’opera Bhailpevaco, promossa dalla Provincia di Roma, in
collaborazione con il Comune della capitale e con la Regione Lazio, è stata
realizzata in memoria di Giovanni Paolo II, che tanto intensamente spese il suo
ministero petrino proprio a favore del dialogo interreligioso. Il lavoro si
conclude con alcuni momenti di particolare ed emozionante intensità: il brano
“Iddio sia con voi”, tratto dalla “Vita Nova” composta da Pappalardo
in occasione della beatificazione di Madre Teresa di Calcutta, ed il “Padre
Nostro”, cantato in varie lingue, la preghiera per eccellenza di invocazione al
Creatore. (G.L.V.)
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19 dicembre 2006
- A cura di Fausta Speranza -
Ancora scontri nelle ultime ore a
Gaza tra miliziani di Hamas e di Fatah, nonostante la
tregua annunciata domenica scorsa. Intanto a Nablus,
in Cisgiordania, un attivista palestinese delle Brigate dei martiri di Al Aqsa, un gruppo legato al
partito Fatah
del presidente Abu Mazen, è
stato ucciso da soldati israeliani. Il
nostro servizio:
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Un palestinese ucciso e altri otto
feriti in scontri armati tra miliziani di Hamas e di Fatah
nel centro della città di Gaza, vicino all’ospedale Shifa.
Scontri a fuoco di fronte alla sede dell’intelligence
generale di Gaza, uno dei punti di forza delle unità che dipendono dal
presidente Abu Mazen. Colpi
d’arma da fuoco di carattere intimidatorio contro l’abitazione di Khaled Abu Hillal,
portavoce del ministero degli Interni. Disordini anche nei pressi della residenza
del presidente Abu Mazen. E’ il bilancio delle ultime ore, che sembra
far vacillare la tregua. Sabato scorso Abu Mazen (Mahmud Abbas)
ha indetto elezioni politiche e presidenziali e Hamas ha risposto accusando il
presidente di un colpo di Stato. Poi domenica le due
fazioni si sono impegnate per una tregua, allarmate dal rischio di una guerra
civile. Ieri sera sono stati liberati gli ostaggi catturati poche ore prima da
entrambe le fazioni. Resta da dire che Hamas ha indetto una manifestazione per
oggi a Gaza al termine delle preghiere del primo pomeriggio, mentre il premier
palestinese, Ismail Haniyeh
(Hamas), parlerà stasera alla nazione. Il discorso dovrebbe iniziare alle ore
18 locali, le 17 in Italia.
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L’organismo umanitario Mezzaluna Rossa ha chiuso i battenti in
Iraq per motivi di sicurezza, dopo il sequestro a Baghdad di 42 membri. In mattinata ne sono stati rilasciati dieci, mentre 16 erano
stati rilasciati fra domenica e ieri. E per quanto riguarda l’Iraq, il
presidente russo Putin ha detto che la situazione in Iraq “resta
difficile e non dà segni di miglioramento”. Ricevendo al Cremlino il collega
siriano Assad, Putin ha
parlato anche di Medio Oriente, dicendosi “preoccupato” per la “tensione
continua, che passa da un conflitto all’altro”. Assad
per parte sua si è detto “pronto a sviluppare i rapporti con Mosca e a
trasformare gli accordi in progetti concreti”. Quanto al Medio Oriente, “la
Siria ha un ruolo importante nella regione, e ci adopereremo al massimo per
garantire stabilità. Vogliamo anche incentivare le altre parti perché si
muovano nella stessa direzione”.
La giustizia libica ha condannato
a morte le cinque infermiere bulgare e il medico palestinese accusati di aver
inoculato nel 1998 il virus dell’AIDS a centinaia di bambini libici
nell’ospedale Al Fateh di Bengasi, 52 dei quali sono
poi morti. Sono in carcere da sette anni a Tripoli, accusati in pratica di aver
usato i bambini come cavie per sperimentare su di loro il virus dell’AIDS
prodotto in laboratorio. Le perizie di esperti hanno dimostrato che le
infezioni sono solo la conseguenza delle pessime condizioni igienico-sanitarie della struttura. Sulla vicenda
sono intervenuti famosi scienziati, che dalle pagine delle più prestigiose
riviste hanno spiegato che si tratta piuttosto di un errore giudiziario e che
il virus HIV in quell’ospedale era già diffuso prima
dell’epidemia del 1998. Il servizio di Amina Belkassem:
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Mentre per le strade di Tripoli
continuano i festeggiamenti delle famiglie delle vittime per la condanna a
morte delle cinque infermiere bulgare e del medico palestinese accusati di aver
contagiato volontariamente con il virus dell’AIDS, 426 bambini dell’ospedale
pediatrico di Bengasi, cresce lo sdegno nella comunità internazionale per la decisione
presa dalla giustizia libica. “Sono molto deluso e shoccato”,
ha detto il vice presidente della Commissione Europea, Franco Frattini, invitando le autorità libiche a rivedere la loro
decisione. “Questa sentenza sarebbe un ostacolo alla nostra cooperazione - ha
sottolineato Frattini – perché con una condanna a
morte non c’è mai possibilità di praticare il dialogo”. Le infermiere e il
medico, in carcere dal 1999, sono già stati condannati a morte nel 2004, ma la
Corte Suprema aveva annullato la sentenza, ordinando un nuovo processo,
iniziato nel maggio del 2006. Gli avvocati della Difesa hanno già annunciato
che ricorreranno in appello. Bisognerà vedere se le autorità libiche
decideranno di rivedere anche la condanna capitale di oggi, un verdetto che rischia
di compromettere gli sforzi compiuti dal colonnello Gheddafi
per trasformare l’immagine della Libia sul panorama internazionale.
Amina Belkassem,
per la Radio Vaticana.
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In particolare, è forte la
condanna alla sentenza da parte di Sofia. Iva Michailova:
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Molto preoccupate le reazioni dei
politici bulgari, dopo la sentenza di morte per le cinque infermiere.
“Esprimiamo il nostro sdegno”, dicono in una dichiarazione comune il presidente
della Repubblica, Georgi Parvanov, e il primo ministro, Sergej Stanisev. “Condanniamo severamente ed
assolutamente rigettiamo questa sentenza”. Purtroppo non sono state prese in
considerazione – aggiungono il presidente e il primo ministro – le prove
incontestabili della comunità scientifica mondiale. E’ stato un processo
viziato, che nasconde le vere cause dell’epidemia dell’AIDS”: è la conclusione
del presidente bulgaro e del primo ministro. “Auspichiamo che le autorità
libiche intervengano immediatamente per liberare le infermiere bulgare”. Alla
fine si leva un appello alla comunità internazionale, affinché prema sul
governo libico per arrivare ad una sentenza veloce e giusta. “Siamo sconvolti –
dice il presidente del Parlamento, Geor-gi Pirinski – perché la decisione della Corte
è assurda e il processo è stato fortemente politicizzato”. Il ministro degli
Esteri, Ivailo Georgiev Kalfin, definisce invece “la sentenza deludente e
scandalosa”. “Il governo di Sofia – ha detto il ministro - continuerà gli
sforzi per liberare le bulgare. Dopo otto anni di prigione, i medici bulgari
meritano giustizia”.
Per la Radio Vaticana, da Sofia,
Iva Michailova.
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Sono complessivamente 593 i
clandestini giunti a Licata con un barcone, intercettato nella serata di ieri a
largo del litorale agrigentino. Tra
di loro anche 21 donne, una delle quali incinta, e sette bambini. Si
tratta di uno degli sbarchi numericamente più consistenti mai registrati sulle
coste siciliane. La “carretta”, un vecchio peschereccio in
ferro di circa 30 metri, è stata trainata
in porto da un rimorchiatore sotto la scorta di nove motovedette della Guardia
Costiera e della Guardia di Finanza.
Gran parte degli extracomunitari, a parte le donne e i bambini ospitati
nel piccolo centro di accoglienza di Licata, è stata trasferita con numerosi
pullman nel CPT di Pian del Lago a Caltanissetta.
Il segretario generale uscente
dell’ONU, Kofi Annan, invia
a Khartoum un suo consigliere speciale per discutere con il presidente sudanese
Omar el Bashir il possibile
dispiegamento nel Darfur di una Forza mista ONU-UA (Unione Africana). Lo ha
annunciato il suo portavoce. L’emissario consegnerà domani un messaggio di Annan e cercherà di “avere più indicazioni possibili” sulla
posizione di Khartoum riguardo alla possibilità e ai modi di una
integrazione della Forza africana in una congiunta con l'’ONU.
Il Partito del popolo di tutta la
Nigeria (ANPP), principale formazione dell’opposizione, ha scelto Muhammadu Buhari, che governò il
Paese alla guida di una
giunta militare tra il 1983 e il 1985, come suo candidato alle elezioni
presidenziali del 2007, dopo che gli altri sei concorrenti si erano ritirati.
La sua designazione, in un congresso del partito svoltosi ieri nella capitale Abuja, è avvenuta all’indomani delle primarie del Partito
Democratico del Popolo (PDP), la formazione al potere, che ha scelto come
proprio candidato Umaru Yar'Adua,
governatore dello Stato di Katsina. Nelle elezioni
del 2003 Buhari era stato sconfitto dall’attuale
presidente Obasanjo, in una consultazione elettorale
caratterizzata da violenze e accuse di brogli. Il suo ricorso contro il
risultato del voto era stato definitivamente respinto dalla Corte suprema
l’anno scorso. Obasanjo deve lasciare il potere nel
2007, non essendo riuscito a riformare la Costituzione in modo tale da poter
concorrere per un terzo mandato. Buhari governò con
pugno di ferro la Nigeria dal 1983 al 1985, imponendo misure di austerità
economica, incarcerando politici accusati di corruzione e mettendo a morte trafficanti di droga.
I militari dell’ISAF hanno
compiuto un nuovo attacco aereo poco prima dell’alba contro una presunta
postazione di comando della guerriglia talebana nella
provincia di Kandahar, nel sud dell’Afghanistan,
causando un “numero imprecisato” di vittime. Lo annuncia un portavoce della
forza NATO, precisando che si è trattato del secondo “attacco chirurgico”
contro i ribelli negli ultimi cinque giorni nel distretto di Panjwayi, dove è in corso una vasta operazione nel
tentativo di sradicare la resistenza dei Taleban.
Domenica il governatore della provincia di Kandahar
aveva affermato che l’ultimo raid della NATO nel
distretto di Panjwayi, il 13 dicembre scorso, aveva
ucciso una trentina di persone fra i ribelli, fra cui un comandante. Un
bilancio non confermato dall’ISAF.
Gli Stati Uniti e la Corea del
Nord hanno cominciato oggi a Pechino gli incontri bilaterali sulle sanzioni
finanziarie, che si svolgono contemporaneamente ai colloqui a sei sul disarmo nucleare
di Pyongyang. Alle trattative a sei, in corso da
ieri, partecipano le due Coree, gli USA, la Cina, il
Giappone e la Russia. Le sanzioni finanziarie sono state imposte
unilateralmente dagli USA alla Corea del Nord più di un anno fa: accusando il
governo di Pyongyang di usare la Banca Delta Asia di
Macao per riciclare denaro ottenuto col contrabbando e per diffondere i dollari
falsi chiamati “supernotes”, Washington ha imposto il congelamento dei conti
del governo nordcoreano per un totale di 24 milioni
di dollari. In seguito alle pressioni degli USA, nessun’altra
banca internazionale ha voluto sostituire la Banca Delta Asia come gestore
delle operazioni finanziarie del governo nordico-reano
le cui operazioni finanziarie internazionali sono bloccate. Ai colloqui di
Pechino gli USA sono rappresentati dal vicesegretario al Tesoro, Daniel Glaser, e la Corea del Nord dal banchiere Oh Gwang-chul, ritenuto vicino al leader supremo Kim Jong-il.
Un ex mercenario è stato
condannato in Svezia per crimini contro l’umanità commessi nel 1993 in Bosnia-Erzegovina, nel primo caso del genere nella storia
del Paese scandinavo. Jackie Arklov,
già condannato in Svezia all’ergastolo per l’uccisione di due poliziotti nel
1999, è stato ieri riconosciuto colpevole, dal tribunale distrettuale di
Stoccolma, di aver torturato a aggredito undici musulmani bosniaci
quando combatteva come mercenario in una milizia croata.
Un sociologo cinese accusato di
aver rivelato segreti di Stato è stato condannato a 20 anni di carcere, secondo
un gruppo umanitario di Hong Kong. Il “Centro d’informazione sulla democrazia e
i diritti umani” afferma che Lu Jianhua,
un sociologo di 46 anni, è stato processato nella Corte Intermedia del Popolo
n. 2 di Pechino. Lu è accusato di aver aiutato il
giornalista Ching Cheong,
cittadino di Hong Kong e reporter per un giornale di Singapore, nel suo
tentativo di ottenere una copia degli scritti inediti di Zhao
Ziyang, il leader riformista caduto in disgrazia nel
1989. Cheong è stato condannato a cinque anni di
prigione.
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