RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 350 - Testo della trasmissione di sabato 16  dicembre 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

I Musei luoghi di dialogo e amicizia tra tutti per diffondere una cultura di pace: l’auspicio di Benedetto XVI  in chiusura del V centenario dei Musei Vaticani

 

La Chiesa avrà presto 4 nuovi Santi e 78 nuovi Beati: il Papa approva la promulgazione dei relativi decreti

 

Santa Sede e Repubblica di Montenegro stabiliscono relazioni diplomatiche

 

L’infinita dignità dell’uomo al centro del messaggio di Benedetto XVI per la Giornata mondiale della Pace: il commento di mons. Bruno Forte

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Dopo la drammatica esecuzione di Angel Diaz, negli Stati Uniti si riaccende il dibattito sulla pena di morte: con noi Mario Marazziti

 

Convegno a Budapest su Europa e cristianesimo: intervista con il cardinale Paul Poupard

 

Dibattito ieri a Roma su “Femminismo e Chiesa cattolica”: ce ne parlano Lucetta Scaraffia e Mary Ann Glendon

 

Nuova missione congiunta dei Fatebenefratelli e dell’Aeronautica militare italiana per curare le malattie della vista in Africa: interviste con fra Gerardo D’Auria e il dott. Manlio Carboni

 

Il commento di padre Ivan Marko Rupnik al Vangelo di domani

 

CHIESA E SOCIETA’:

Il dramma dei profughi nella guerra civile srilankese:  le parole del nunzio, mons. Mario Zenari

 

I vescovi argentini in disaccordo con un Protocollo governativo sulla questione femminile

 

La Conferenza episcopale del Brasile critica la decisione del Parlamento di raddoppiare lo stipendio a deputati e senatori

 

Grande manifestazione domani a Manila, nelle Filippine, promossa dai vescovi locali in difesa della Costituzione e della democrazia

 

Da oggi fino al 23 dicembre gli ebrei celebrano la festività di “Hanoukka

 

250 operatori umanitari costretti a lasciare la martoriata regione sudanese del Darfur a causa dei crescenti attacchi contro il personale delle ONG

 

24 ORE NEL MONDO:

Il presidente palestinese Abu Mazen annuncia elezioni anticipate

 

Spiragli di pace in Iraq:  aperta a Baghdad la Conferenza di riconciliazione nazionale

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

16 dicembre 2006

 

I MUSEI LUOGHI DI DIALOGO E AMICIZIA TRA TUTTI

PER DIFFONDERE UNA CULTURA DI PACE: L’AUSPICIO DI BENEDETTO XVI

IN CHIUSURA DEL V CENTENARIO DEI MUSEI VATICANI

        

Musei veicolo di dialogo, amicizia, pace: ne ha parlato oggi il Papa ricevendo nella Sala Clementina i partecipanti al Convegno internazionale su “L’idea del Museo: identità, ruolo e prospettive”, promosso in chiusura delle manifestazioni per il Quinto Centenario dei Musei Vaticani. Il servizio di Roberta Gisotti.

 

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“Una sintesi meravigliosa di Vangelo e cultura”, il patrimonio museale custodito in Vaticano. Per questo i Musei Vaticani “possono rappresentare – ha sottolineato Benedetto XVI – una straordinaria opportunità di evangelizzazione perché, attraverso le varie opere esposte, offrono ai visitatori una testimonianza eloquente dell’intreccio continuo che esiste tra il divino e l’umano nella vita e nella storia dei popoli”:

        

La Chiesa da sempre sostiene e promuove il mondo dell’arte considerandone il linguaggio un privilegiato veicolo di progresso umano e spirituale.

 

Il Papa ha ricordato l’iscrizione apposta da Benedetto XIV sulla porta d’ingresso del Museo Cristiano “Ad augendum Urbis splendorem et asserendam religionis veritatem - Per promuovere lo splendore della città di Roma e affermare la verità della religione cristiana”. “Lo sviluppo nel tempo dei Musei Vaticani – ha aggiunto – sta a dimostrare come queste finalità siano sempre rimaste ben presenti nell’impegno dei Pontefici”.

 

Riflettendo sul ruolo futuro del Museo, Benedetto XVI ha osservato che già oggi la funzione del Museo è cambiata: “da privilegio il Museo è diventato diritto”, da centro riservato ad artisti, specialisti e uomini di cultura a ‘casa’ aperta a tutti:

        

“Ogni opportunità per favorire l’integrazione e l’incontro tra gli individui e i     popoli è senza dubbio da incoraggiare”.

 

Dunque anche i Musei, “possono diventare luoghi di mediazione artistica”, “cantieri di ricerca e fucine di arricchimento culturale e spirituale”.

 

“I Musei potranno contribuire a diffondere la cultura della pace se, conservando la loro natura di templi della memoria storica, saranno anche luoghi di dialogo e di amicizia tra tutti”.

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LA CHIESA AVRA’ PRESTO 4 NUOVI SANTI E 78 NUOVI BEATI:

IL PAPA AUTORIZZA LA PROMULGAZIONE DEI RELATIVI DECRETI

 

La Chiesa avrà presto 4 nuovi Santi, 78 nuovi Beati e altri 4 Venerabili Servi di Dio. Il Papa, che ha incontrato stamani in udienza privata il cardinale José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, ha autorizzato il dicastero a promulgare i relativi Decreti.  Ce ne parla Sergio Centofanti.

 

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Tra i 4 prossimi nuovi Santi figura il Frate Minore polacco Simone da Lipnica, vissuto nel 1400: fu grande predicatore e devoto del nome di Gesù. Sapeva comunicare con grande semplicità le più difficili questioni di fede. Ma amava non solo a parole: nel 1482 scoppia a Cracovia una terribile epidemia di peste. E’ in prima linea nel curare i malati e nel prestare loro conforto spirituale, incurante del contagio. Cosa che avviene. Muore di peste in quello stesso anno. Sul letto di morte formula una richiesta singolare: essere sepolto sotto l’ingresso di una Chiesa per essere calpestato da tutti i fedeli. Sarà proclamato Santo anche il sacerdote Passionista olandese Carlo di Sant’Andrea, vissuto nel 1800, apostolo dell’ecumenismo e infaticabile confessore. Portava sempre in mano il crocifisso per ricordare continuamente che l’amore gratuito di Dio passa attraverso la Croce di Gesù. Sopportò senza mai lamentarsi continue nevralgie di denti e fortissime emicranie. Altro prossimo Santo è il Frate Minore Scalzo brasiliano Antonio di Sant’Anna, vissuto tra il 1700 e il 1800, fondatore del Monastero delle Suore Concezioniste, stimato confessore e predicatore, strenuo difensore dell’Immacolata Concezione in un tempo in cui la dottrina era ancora controversa. Tra i prossimi quattro nuovi Santi figura anche la religiosa francese Maria Eugenia di Gesù, vissuta nel 1800, convertita da una predica di Lacordaire dopo aver ricevuto una duplice educazione dalla madre profondamente religiosa e dal padre, un liberale sprezzante di ogni fede. Ha fondato un Istituto in cui chiedeva alle suore di essere contemplative nell’azione, ponendo al centro della loro vita Gesù Eucaristia. Tra i 78 prossimi nuovi Beati figurano invece numerosi martiri uccisi in odio alla fede in Brasile e durante la persecuzione religiosa in Spagna negli anni ’30 del secolo scorso.

 

Ma vediamo nel dettaglio i Decreti, che riguardano:

- un miracolo, attribuito all’intercessione del Beato Simone da Lipnica, sacerdote professo dell’Ordine dei Frati Minori, nato attorno al 1439 a Lipnica, in Polonia, e morto il 18 luglio 1482 a Cracovia, in Polonia;

- un miracolo, attribuito all’intercessione del Beato Antonio di Sant’Anna (al secolo: Antonio Galvão de França), sacerdote professo dell’Ordine dei Frati Minori Alcantarini o Scalzi e Fondatore del Monastero delle Suore Concezioniste, nato nel 1739 a Guaratinguetá, in Brasile, e morto il 23 dicembre 1822 a San Paolo, in Brasile;

- un miracolo, attribuito all’intercessione del Beato Carlo di Sant’Andrea (al secolo: Giovanni Andrea Houben), sacerdote professo della Congregazione della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, nato l’11 dicembre 1821 a Munstergeleen, in Olanda, e morto il 5 gennaio 1893 a Dublino, in Irlanda;

- un miracolo, attribuito all’intercessione della Beata Maria Eugenia di Gesù (al secolo: Anna Eugenia Milleret de Brou), fondatrice dell’Istituto delle Suore dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, nata il 26 agosto 1817 a Metz, in Francia, e morta il 10 marzo 1898 ad Auteuil, in Francia;

- un miracolo, attribuito all’intercessione del venerabile Servo di Dio Carlo Liviero, vescovo di Città di Castello e fondatore della Congregazione delle Suore Piccole Ancelle del Sacro Cuore, nato il 29 maggio 1866 a Vicenza e morto il 7 luglio 1932 a Fano;

- un miracolo, attribuito all’intercessione del venerabile Servo di Dio Stanislao di Gesù Maria (al secolo: Giovanni Papczyński), sacerdote e fondatore della Congregazione dei Chierici Mariani sotto il titolo dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, nato il 18 maggio 1631 a Podegrodzie, in Polonia, e morto il 17 settembre 1701 Góra Kalwaria, in Polonia;

- un miracolo, attribuito all’intercessione della venerabile Serva di Dio Celina Chludzińska v. Borzęcka, fondatrice della Congregazione delle Suore della Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo, nata il 29 ottobre 1833 ad Antowil, in Polonia, e morta il 26 ottobre 1913 a Cracovia, in Polonia;

- un miracolo, attribuito all’intercessione della venerabile Serva di Dio Maria Celina della Presentazione (al secolo: Giovanna Germana Castang), monaca professa del Second’Ordine di San Francesco, nata il 24 maggio 1878 a Nojals, in Francia, e morta il 30 maggio 1897 a Bordeaux, in Francia;

- il martirio dei Servi di Dio Emanuele Gómez González, sacerdote diocesano, nato il 29 maggio 1877 a San José de Ribarteme, in Spagna, e Adilio Daronch, Laico, nato il 25 ottobre 1908 a Dona Francisca, in Brasile, uccisi in odio alla fede il 21 maggio 1924 nella foresta nei pressi di Feijão Miúdo, in Brasile;

- il martirio della Serva di Dio Albertina Berkenbrock, laica, nata l’11 aprile 1919 a São Luis, in Brasile, ed ivi uccisa in odio alla fede il 15 giugno 1931;

- il martirio del Servo di Dio Eufrasio di Gesù Bambino (al secolo: Eufrasio Barredo Fernández), sacerdote professo dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi, nato l’8 febbraio 1897 a Cancienes, in Spagna, e ucciso in odio alla fede durante la persecuzione religiosa in Spagna nel 1934;

- il martirio dei Servi di Lorenzo, Virgilio e 44 compagni, dell’Istituto dei Fratelli Maristi delle Scuole, uccisi in odio alla fede durante la persecuzione religiosa in Spagna nel 1936;

- il martirio dei Servi di Dio Enrico Izquierdo Palacios e 13 compagni, dell’Ordine dei Frati Predicatori, uccisi in odio alla fede durante la persecuzione religiosa in Spagna nel 1936;

- il martirio dei Servi di Dio Ovidio Bertrando, Ermenegildo Lorenzo, Luciano Paolo, Stanislao Vittore e Lorenzo Giacomo, membri dell’Istituto dei Frati delle Scuole Cristiane, nonché Giuseppe Maria Cánovas Martínez, coadiutore parrocchiale, uccisi in odio alla fede durante la persecuzione religiosa in Spagna nel 1936;

- il martirio dei Servi di Dio Maria del Monte Carmelo, Rosa e Maddalena Fradera Ferragutcasas, religiose professe della Congregazione delle Figlie del Santissimo e Immacolato Cuore di Maria, uccise in odio alla fede durante la persecuzione religiosa in Spagna nel 1936;

- il martirio della Serva di Dio Lindalva Justo de Oliveira, della Società delle Figlie della Carità di San Vincenzo de Paul, nata il 20 ottobre 1953 nel Sitio Malhada da Areia, in Brasile, e uccisa in odio alla fede il 9 aprile 1993 a Salvador do Bahia, in Brasile;

- le virtù eroiche del Servo di Dio Mamerto Esquiú, dell’Ordine dei Frati Minori, vescovo di Cordoba in Argentina, nato l’11 maggio 1826 a San José de Pedra Blanca, in Argentina, e morto il 10 gennaio 1883 a Posta del Suncho, in Argentina;

- le virtù eroiche del Servo di Dio Salvatore Micalizzi, sacerdote professo della Congregazione della Missione, nato il 5 novembre 1856 a Napoli ed ivi morto il 14 ottobre 1937;       

- le virtù eroiche del Servo di Dio Giuseppe Olallo Valdés, religioso professo dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio, nato il 12 febbraio 1820 a L’Avana, Cuba, e morto il 7 marzo 1889 a Camagüey, a Cuba;

- le virtù eroiche del Servo di Dio Stefano Kaszap, candidato della Compagnia di Gesù, nato il 25 marzo 1916 a Szēkesfehērvár, in Ungheria, ed ivi morto il 17 dicembre 1935.

 

 

ALTRE UDIENZE

Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina Nikola Gruevski, primo ministro della ex-Repubblica Jugoslava di Macedonia, accompagnato da un seguito.

Questo pomeriggio il Papa riceverà il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi.

NOMINE

 

In Canada il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi metropolitana di Toronto presentata dal cardinale Aloysius Matthew Ambrozic, per raggiunti limiti di età.

 

Il Papa ha nominato nuovo arcivescovo metropolita di Toronto mons. Thomas Christopher Collins, finora arcivescovo metropolita di Edmonton. Mons. Thomas Christopher Collins è nato a Guelph, Ontario, nella diocesi di Hamilton, il 16 gennaio 1947. Ha frequentato il "Saint Jerome’s College" aggregato all’Università di Waterloo in Ontario (1965-1968), dove ha ottenuto il baccellierato in "Arts". Quindi, ha compiuto gli studi ecclesiastici presso il "St. Peter’s Seminary" di London, Ontario (1969-1973), dove gli è stato conferito il baccellierato in Teologia. Nel 1978 ha conseguito la Licenza in Sacra Scrittura a Roma, presso il Pontificio Istituto Biblico. Al rientro in Canada, ha conseguito il "Master of Arts in English" presso la "University of Western Ontario" di London. Infine, è ritornato a Roma (1983-1985), dove si è laureato in Teologia alla Pontificia Università Gregoriana. E’ stato ordinato sacerdote il 5 maggio 1973 per la diocesi di Hamilton. Dopo l’ordinazione sacerdotale, ha ricoperto i seguenti incarichi: vicario parrocchiale nella parrocchia "Holy Rosary" di Burlington (1973-1974); vicario parrocchiale della Cattedrale "Christ the King" di Hamilton (1974-1975); professore di Sacra Scrittura e Teologia dogmatica presso il "Saint Peter Seminary" di London (1978-1997); decano della Facoltà di Teologia, vice rettore del "Saint Peter Seminary" di London (1992-1995) e, quindi, rettore (1995-1997). Il 25 marzo 1997 è stato nominato vescovo coadiutore di Saint Paul in Alberta ed ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 14 maggio successivo. Il 30 giugno dello stesso anno ha assunto in pieno il governo pastorale di quella Sede. Il 18 febbraio 1999 è stato nominato arcivescovo coadiutore di Edmonton e ne è divenuto arcivescovo metropolita il 7 giugno successivo.

 

Il Santo Padre ha nominato membro ordinario della Pontificia Accademia delle Scienze il prof. Krishnaswamy Kasturirangan, docente di Fisica al Phisical Research Laboratory di Ahmedabad, in India. Nato a Ernakulam (Kerala) il 24 ottobre 1940, il prof. Krishnaswamy Kasturirangan si è laureato in scienze presso l’Università di Bombay ed ha conseguito nel 1971 un dottorato in astronomia sperimentale d’alta energia presso il Physical Research Laboratory di Ahmedabad. Attualmente è direttore del National Institute of Advanced Studies (NIAS) a Bangalore, docente onorario di fisica presso il Physical Research Laboratory di Ahmedabad e deputato alla Camera Alta del Parlamento indiano. Per oltre 9 anni ha guidato il programma spaziale indiano ed ha sovrinteso allo sviluppo ed al lancio di satelliti destinati ad un uso civile, telecomunicazioni ed osservazione oceanica. Il prof. Kasturirangan ha pubblicato oltre 200 trattati nel campo dell’astronomia, delle scienze spaziali e delle relative applicazioni. È membro dell'Accademia Internazionale di Astronautica e membro associato della Indian National Academy of Engineering, dove attualmente ricopre la carica di presidente. Fra i numerosi riconoscimenti che ha ricevuto, si segnalano la ISPRS Brock Medal (2004) e l’Allan D. Emil Memorial Award della Federazione Astronautica Internazionale (2004), oltre al Padma Vibhushan, la più alta onorificenza civile indiana, e la "Legion d’honneur" della Francia.

 

 

SANTA SEDE E REPUBBLICA DI MONTENEGRO

STABILISCONO RELAZIONI DIPLOMATICHE

 

La Santa Sede e la Repubblica di Montenegro, “desiderose di promuovere rapporti di mutua amicizia”, hanno deciso di comune accordo di stabilire tra di loro relazioni diplomatiche a livello di Nunziatura Apostolica da parte della Santa Sede e di Ambasciata da parte della Repubblica di Montenegro. Lo ha reso noto oggi la Sala Stampa vaticana. La Repubblica montenegrina, che nel processo di disgregazione della Jugoslavia era rimasta unita alla Serbia, è diventata indipendente il 3 giugno di quest’anno in seguito ad un referendum nazionale.  Il 19 giugno la Santa Sede ha riconosciuto ufficialmente la Repubblica di Montenegro. Il Paese, che si affaccia sul Mare Adriatico, conta oltre 600 mila abitanti al 74% cristiani ortodossi e al 17% musulmani. I cattolici, in gran parte di origine albanese e croata, sono oltre 20 mila.  Attualmente vi sono due circoscrizioni ecclesiastiche cattoliche: l’Arcidiocesi di Antivari (Bar), immediatamente soggetta alla Santa Sede, che conta 19 parrocchie, 12 sacerdoti e 34 religiose, e la diocesi di Cattaro (Kotor), suffraganea di Spalato (Split), che conta 23 parrocchie, 15 sacerdoti e 31 religiose. I due Ordinari appartengono alla Conferenza Episcopale Internazionale dei SS. Cirillo e Metodio.

 

Salgono così a 175 gli Stati che intrattengono piene relazioni diplomatiche con la Santa Sede: a questi vanno aggiunti le Comunità Europee ed il Sovrano Militare Ordine di Malta e due Missioni a carattere speciale: la Missione della Federazione Russa, retta da un ambasciatore, e l’Ufficio dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), guidata da un direttore.

 

Prima di oggi gli ultimi Stati con cui la Santa Sede ha stabilito relazioni diplomatiche sono il Qatar e Timor Est rispettivamente nel novembre e nel maggio del 2002.

 

 

LA DIGNITA’ INFINITA DELL’UOMO”,

AL CENTRO DEL MESSAGGIO DEL PAPA PER LA GIORNATA MONDIALE DELLA PACE:

IL COMMENTO DI MONS. BRUNO FORTE

 

Tanti i commenti in questi giorni al Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Pace del 1° gennaio 2007 intitolato “La persona umana, cuore della pace”. Il Messaggio, presentato martedì scorso nella Sala Stampa vaticana, afferma con forza che solo rispettando la persona, la sua dignità e i suoi diritti, si promuove la pace. Ascoltiamo in proposito la riflessione dell’arcivescovo di Chieti-Vasto Bruno Forte: Sergio Centofanti gli ha chiesto qual è, a suo avviso, l’idea principale del messaggio:

 

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R. - La dignità infinita di ogni essere umano, quella dignità che noi esprimiamo con il concetto di persona, un concetto che si è andato definendo proprio attraverso l’approfondimento del mistero dell’Incarnazione. Se il figlio di Dio è diventato uno di noi ed è entrato nella Storia, Egli ha affermato l’assoluta singolarità di ogni essere umano, senza alcuna riserva, che gli spetta. Sia che le sue condizioni di vita, di età, di salute, siano favorevoli agli occhi del mondo, sia che siano svantaggiate. E’ un punto fondamentale che appartiene ormai all’intera cultura dell’Occidente e, attraverso di essa, dell’umanità intera, ma che viene nella sua genesi proprio dal Vangelo cristiano e dalla tradizione biblica che vede l’uomo come partner di Dio.

 

D. - Per il Papa occorre superare le visioni riduttive dell’uomo e i pregiudizi ideologici e l’indifferenza per ciò che costituisce la vera natura dell’uomo: ad una visione debole della persona - scrive - corrispondono diritti umani indeboliti…

 

R. - E’ evidente. Questo significa che questa dignità della persona non è il frutto di una convenzione ma è qualcosa che è scritto nel profondo della realtà. Il Papa dice una cosa molto bella in questo testo, quando parla di una grammatica scritta nel cuore dell’uomo, dal suo Divino Creatore. Questa grammatica ci fa capire che l’essere umano personale cioè il soggetto libero e consapevole è qualcosa di assoluto, di cui non si può disporre a piacimento: Benedetto XVI ama precisare che ci sono delle realtà e dei valori che sono indisponibili, che non possono essere manipolati a piacimento ma che devono essere accolti e rispettati. Qui il Papa si fa giustamente portavoce di un appello rivolto dalla coscienza dell’essere umano a ogni uomo e a ogni cultura, perché si converga nel sì alla dignità della persona umana e quindi alla giustizia e alla pace, all’uguaglianza tra tutti gli uomini e nel no a ogni forma di manipolazione e di violenza, a cominciare dalla violenza esercitata in nome di Dio, che è assolutamente inaccettabile, per andare al non riconoscimento della dignità di ogni essere umano, al rispetto della condizione femminile, al rispetto dell’ambiente, che è condizione per un’ordinata convivenza umana e al no deciso alla guerra. Naturalmente tutta questo sistema di valori fondato sul valore assoluto della dignità della persona umana comporta diritti e doveri. Il Papa cita una bella frase del Mahatma Gandhi che dice “il Gange dei diritti discende dall’Himalaya dei doveri” e questo sembra un punto bello perché ci fa capire come la diaconia della verità, l’obbedienza a questi valori assoluti, non sia un gioco, un’opzione lasciata all’arbitrio soggettivo ma sia qualcosa che mentre ti libera ti impegna.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Servizio vaticano - Un articolo di Franco Patruno dal titolo "Ben oltre la siepe che tutto rinvia in modo chiassoso": il viaggio di Benedetto XVI in Turchia.  

 

Servizio estero - Iraq: a Baghdad i lavori della Conferenza di riconciliazione.

 

Servizio culturale - Un elzeviro di Mario Gabriele Giordano dal titolo "Il Natale e i tradizionali simboli religiosi".

 

Servizio italiano - In rilievo il tema della finanziaria.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

16 dicembre 2006

 

DOPO LA DRAMMATICA ESECUZIONE DI ANGEL DIAZ,

NEGLI USA SI RIACCENDE IL DIBATTITO SULLA PENA DI MORTE

- Intervista con Mario Marazziti -

 

Florida e California hanno deciso di sospendere le esecuzioni capitali con l’utilizzo di iniezione letale. La decisione è arrivata in seguito al decesso per agonia di Angel Diaz, condannato a morte per omicidio. Durante l’esecuzione, infatti, è stato commesso un errore, lasciando che il condannato spirasse dopo 34 minuti di atroci sofferenze. La vicenda negli Stati Uniti ha riaperto le polemiche sulla pena di morte. Ma spostare il dibattito su “come morire” non rischia di allontanare quello sulla definitiva eliminazione della pena capitale nel mondo? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Mario Marazziti, portavoce della Comunità di Sant’Egidio:

 

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R. – Tutti i modi per dare la morte, anche questa iniezione letale, sono un modo crudele e inusuale: questo può creare delle contraddizioni anche per la legge costituzionale americana. Di certo corrisponde al fatto che non esiste la morte pulita ed è, quindi, in qualche misura, anche un’ipocrisia della società quella di andare a cercare il modo pulito per dare la morte. In ogni caso è un varco che si apre, è un varco che inquieta l’opinione pubblica e ci sono degli slittamenti, in questo senso, anche negli Stati mantenitori.

 

D. – Il fatto che in Florida e in California abbiano sospeso le esecuzioni con iniezione letale è, secondo te, un fatto positivo, un primo passo verso una – sia pur lontana – eliminazione della pena capitale?

 

R. – E’ un fatto positivo perché indica la debolezza del potere politico che intende utilizzare questo a motivi di consenso sociale: l’orrore non si riesce a nascondere ed è quindi bene utilizzare varchi che si creano in questo caso. Se questo rappresenta poi il passo per fermare la pena di morte negli Stati Uniti, non lo so ancora. Di certo credo che l’anno prossimo arriveranno buone notizie dal Maryland o dal New Jersey, vale a dire che la moratoria potrebbe diventare definitiva e potrebbero lì fermarsi davvero le esecuzioni e questo non per il problema delle iniezioni letali o del metodo. Sta certamente cambiando qualcosa, sta cambiando in profondità. Io credo che i tempi siano maturi per classi politiche incerte che cavalcano l’opinione pubblica e la voglia di giustizialismo.

 

D. – Opporsi alla pena di morte è solo uno degli aspetti per affermare l’indispo-nibilità della vita umana, che proprio in questi giorni coinvolge anche il discorso sull’eutanasia. E’ opportuno a questo punto, a difesa della vita, muoversi in modo comune, in modo coordinato?

 

R. – Io ritengo che avrebbe più forza proporre una difesa della vita integrale, senza alcuna eccezione, dal suo inizio alla sua conclusione naturali. Ritengono che oggi questo discorso rappresenti un bisogno del nostro mondo per non scendere sotto una soglia di civiltà che, per fortuna, in gran parte non accettiamo più.

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CONVEGNO IERI A ROMA SU “FEMMINISMO E CHIESA CATTOLICA”

­- Intervista con Lucetta Scaraffia e Mary Ann Glendon -

 

Femminismo e Chiesa cattolica: ne hanno parlato ieri a Roma la professoressa Mary Ann Glendon, presidente della Pontificia Accademia delle scienze sociali e la professoressa Lucetta Scaraffia, vicepresidente di Scienza e Vita, in un convegno organizzato dal Centro di orientamento politico. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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Lunghi excursus storici per capire se “Femminismo e Chiesa cattolica” sono destinati ad essere contrapposti. Mary Ann Glendon ricorda reciproche incomprensioni e Lucetta Scaraffia sottolinea quella che definisce un’evidenza storica inoppugnabile:

 

“Noi dobbiamo vedere la Chiesa come una storia e nella storia c’è il seme dell’emancipazione femminile. Non dobbiamo dimenticare che l’emancipa-zione femminile si è affermata e si è realizzata solo nei Paesi di matrice cristiana, fa parte consustanziale del cristianesimo”.

 

Per poi pronunciarsi sull’oggi:

 

“Mi sembra molto importante che oggi parli di uguaglianza nella specificità, faccia una proposta che è diversa da quella del femminismo radicale. Dire che le donne devono essere considerate uguali agli uomini nella loro diversità, non solo diventando uguali agli uomini nel modo di essere, di vivere”.

 

A chi sottolinea che le donne all’interno della Chiesa non hanno posizione di potere, Mary Ann Glendon risponde così:

 

R. – When you speak of women in the Church ...

Quando parliamo della Chiesa ricordiamo che una cosa è una definizione più ristretta del termine Chiesa, ossia l’Istituzione, altra cosa è l’Ecclesia, la comunità di persone, questa enorme realtà. Ecco, in questa accezione un po’ più ampia del termine Chiesa, vediamo una situazione completamente opposta a quella che è stata tratteggiata. Qui vediamo che le donne sono a capo del secondo sistema sanitario al mondo in ordine di grandezza, sono a capo del secondo sistema di istruzione e scolastico più grande al mondo. Ci sono 350.000 sistemi scolastici e sociali all’interno della Chiesa cattolica in ogni angolo del mondo, la maggior parte dei quali è sotto la direzione di una donna e non di un uomo che a volte ha la percezione che la religione è una cosa da donne, che la religione è appannaggio delle donne, che le attività che possono essere svolte all’interno della Chiesa Cattolica non sono attività virili, da uomo. Basti citare un vostro compatriota, Machiavelli, il quale ha parlato del Cristianesimo come qualche cosa di effeminato, di debole, e questo è stato un messaggio che anzi il Papa Benedetto XVI ha respinto con forza, proprio in occasione del Messaggio per la Giornata mondiale della pace.

 

E proprio sul fatto che Benedetto XVI abbia denunciato con forza le discriminazioni contro le donne nel messaggio per la prossima Giornata della pace, Mary Glendon dice:

 

R. – When I heard that the Pope had mentioned women ...

Sono rimasta molto lieta di aver sentito queste parole che sono state pronunciate nel Messaggio che il Papa ha scritto in occasione della Giornata mondiale della pace e diciamo che qui risaliamo la tradizione che era stata fissata da Alexis de Tocqueville che ha espresso il seguente pensiero: non sottovalutare mai l’importanza politica delle donne. Ecco, in questo filone e in questa scia si colloca anche il Papa. Benedetto XVI è un grande e coraggioso intellettuale, che è il successore di un altro coraggioso intellettuale, ed entrambi hanno quindi dato molta attenzione alle donne.

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IN UN’EUROPA CHE STA VIVENDO MOLTI CAMBIAMENTI, L’ANNUNCIO EVANGELICO

PUÒ FAR SCOPRIRE ALL’UOMO QUEI VALORI ETICI NECESSARI AD UNA PACIFICA

 CONVIVENZA. COSÌ IL CARDINALE PAUL POUPARD AD UN CONVEGNO IN UNGHERIA

- Intervista con il porporato -

 

Si è concluso stamattina a Budapest, in Ungheria, il convegno internazionale sul tema: “Europa in un mondo in trasformazione”. Alla presenza del capo dello Stato ungherese, Làszlo Sòlyom, del presidente dell’Accademia delle Scienze, Sylvester Vizi, e del primate della Chiesa ungherese, cardinale Peter Erdö, il simposio è stato aperto dalla relazione introduttiva del cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio della cultura e del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso. Al microfono di Viktoria Somogyi, il porporato spiega in che modo il convegno abbia messo in risalto la dimensione etica, senza la quale l’Europa rischia di immergersi in nuovi conflitti e ingiustizie:

 

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R. – L’Europa sta vivendo diversi processi di trasformazione, ma questi non possono sostituire la nostra missione di cristiani di annunciare il messaggio di Cristo che fa dell’uomo un essere etico. L’annunzio evangelico oggi richiede nuovo coraggio ed entusiasmo, ma è la vera strada che porta al ritrovamento, anche nella vita pubblica e politica dell’intero Continente. Proprio questo annuncio ci conduce alla scoperta dell’uomo di coscienza, che è uomo di etica. Senza le persone disposte ad aprire il proprio cuore ad un rinnovamento interiore, l’etica rischia di essere un elemento marginale della vita considerata un fastidioso fardello, anziché un importante fattore.

 

D. – Molti commentatori tendono a vedere nel rapporto tra civiltà occidentale ed Islam come uno scontro tra una civiltà secolarizzata e un mondo ancora intriso di sacro. Se la sentirebbe di dare credito a questa ricostruzione?

 

R. – Ci sono delle situazioni molto diverse nel mondo, anche a maggioranza musulmana. È importante non avere una visione univoca perché si tratterebbe di un’ingiusta proiezione che non corrisponde ai fatti e che contribuisce a creare tensioni. Chi ha seguito le notizie diffuse dai media, prima del pellegrinaggio papale in Turchia, poteva farsi un’idea di un viaggio accompagnato da sentimenti di paura, preoccupazione e sospetti da entrambe le parti. Ma la realtà dei fatti ha smentito le voci allarmistiche. Questo viaggio è stato colmo di vera cordialità, con un’accoglienza amichevole accompagnata da un clima di dialogo e di apertura reciproca cui si sono aggiunti commenti molto positivi trasmessi dai media turchi. Così questo evento che alcuni avevano presentato in un’ottica di scontro tra le civiltà, ancor prima che esso avvenisse, è stato, di fatto, un incontro, un segno profetico di reciproca accoglienza, tanto che il Santo Padre non ha esitato ad auspicare che la Turchia possa diventare un ponte di incontro e di dialogo tra Oriente e Occidente.

 

D. – A suo avviso, in che modo la vita pubblica, sia politica che istituzionale, potrebbe permearsi di una solida visione etica?

 

R. – La risposta è riconducibile all’imperscrutabile mistero del cuore umano che soffre un’inquietudine – come già diceva Sant’Agostino – finché non trova Dio. Ed è questo stato di inquietudine che, se non viene indirizzato verso una scoperta di Dio Amore, crea anche disordine, discrepanze tra popoli, culture e religioni, segnate poi dalle violenze e dalle guerre. La vita pubblica, in questo senso, rispecchia spesso lo stato del cuore degli uomini: dei semplici cittadini e dei governanti. Ecco perché Giovanni Paolo II richiamava spesso l’attenzione dei politici, dei pastori, dei docenti universitari e dei giovani, sull’esigenza di essere uomini di coscienza.

 

D. – Diversi Paesi dell’Europa stanno vivendo una fase di transizione che coinvolge anche le direttrici del loro sistema educativo: quale il messaggio che la Chiesa dovrebbe trasmettere per agevolare la diffusione delle sue tesi nel dibattito politico dei singoli Paesi?

 

R. – La Chiesa ha un ruolo importante nella formazione e nella strutturazione dei sistemi educativi, ma non come parte del dibattito politico. Penso alle attività delle scuole cattoliche, delle università, ma anche alle realtà degli oratori, ai gruppi sportivi, alla formazione degli scout, ecc. Tutto ciò, insomma, che può offrire alla gioventù ragioni di vita e di speranza.

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CON LA QUINTA MISSIONE DEL PROGETTO MISSIONARIO “RIDARE LA LUCE”,

REALIZZATA NELLA REPUBBLICA DEL MALI, SONO OLTRE MILLE GLI INTERVENTI

CHIRURGICI REALIZZATI DAI MEDICI DEGLI OSPEDALI FATEBENEFRATELLI

 E DELL’AERONAUTICA MILITARE

- Intervista con fra Gerardo D’Auria e il dott. Manlio Carboni -

 

Si è conclusa nella Repubblica del Mali la quinta missione dell’Afmal, l’Associazione con i Fetebenefratelli per i Malati Lontani, e dell’Aeronautica militare organizzata nell’ambito del progetto umanitario “Ridare la luce”. Il progetto si propone di combattere la cecità e quelle malattie agli occhi che nell’Africa sub-sahariana colpiscono circa due milioni di persone. Con quest’ultima missione sono circa 1.150 le operazioni di cataratta ed oltre 5.500 le visite oculistiche complessivamente realizzate. Al microfono di Tiziana Campisi fra Gerardo D’Auria, direttore dell’ospedale San Pietro di Roma, racconta la storia di una bambina di 7 anni, Aminta, che leggeva e scriveva in Braille e che ha recuperato la vista grazie ai medici di “Ridare la luce”:

 

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R. – Aminta viveva ormai nell’istituto per ciechi, lontano dalla famiglia, lontano dal suo villaggio, ma la sua insegnante si è presa cura di lei, si è fatta dare delle deleghe dai suoi genitori, visto che stavano in un villaggio molto distante da qui, e l’ha portata qui, seguendola per tutto il giorno dell’intervento. Il giorno dopo, quando è stata visitata, gli abbiamo messo davanti uno specchio e lei ha avuto la possibilità di guardarsi e di capire che effettivamente ci vedeva. Abbiamo anche avuto modo di poter togliere definitivamente dall’istituto per ciechi alcuni bambini e di raccomandare ai loro genitori ed insegnanti di fargli frequentare una scuola normale.

 

D. – Cosa colpisce di più di questa gente?

 

R. – Soprattutto la solidarietà tra di loro. Ognuno dà una mano all’altro e si ha la possibilità di constatare che, nonostante tutto, pur essendo un Paese con pochi mezzi, che non ha grandi risorse, questo supporto, questa solidarietà li aiuta tantissimo.

 

Ma quali realtà si incontrano nel Mali? Ci risponde il capo del Corpo sanitario dell’Aeronautica militare, il dott. Manlio Carboni:

 

R. – Qui, purtroppo, ci sono due milioni di persone che hanno problemi oftalmologici, che poi sfociano tutti nella cecità. La cataratta per noi è un intervento veramente banale, che si risolve in dieci minuti, dopo il quale si torna tranquillamente a vedere. Qui, invece, è una situazione drammatica, perchè non hanno assolutamente nessuno che li possa visitare. Qui non esistono oculisti e si affidano molto spesso a delle pseudo terapie che praticano i pastori. Questi pastori con alcune spine di piante entrano nell’occhio e con un movimento verso l’indietro e in basso lussano il cristallino e, quindi, la cataratta nel vitro. Permettono così di rivedere. Non agendo però in un ambiente sterile, le infezioni secondarie sono la norma. Queste persone, quindi, perdono completamente la vista e poi, cosa drammatica, non c’è più nulla da fare.

 

D. – Che rapporti si instaurano con le persone che curate?

 

R. – Tantissime persone esternano in maniera più forte le loro sensazioni. Ho visto persone gettare via il bastone e ho visto persone iniziare delle danze tribali.

 

D. – Di queste storie che lei vive in Africa che cosa riporta in Italia nel cuore?

 

R. – Il rammarico, la sensazione forte di non aver finito il proprio lavoro. Quello che porto a Roma è il rammarico di non essere venuto qui prima. Io ho 62 anni e ho capito che se fossi arrivato qui a 20 anni i valori della mia vita e, come penso, quella di tutti sarebbero stati diversi.

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani, 17 dicembre, 3a domenica di Avvento, la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui Giovanni Battista annuncia al popolo la buona novella. In tanti gli chiedono: “Che cosa dobbiamo fare?”. Alla folla risponde: “Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha”; esorta poi i pubblicani a non esigere nulla di più di quanto è stato loro fissato e invita i soldati a non maltrattare nessuno e a contentarsi delle loro paghe. Quindi parla del Cristo:

 

“Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco”.

 

Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita, padre Marko Ivan Rupnik:

 

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La predicazione di Giovanni è stata molto efficace. Lo si vede dal fatto che ha suscitato nella gente una giusta disposizione dell’attesa. Quando l’uomo si chiede cosa deve fare, si è già creata in lui quell’apertura necessaria per l’accoglienza della salvezza. Fin quando l’uomo da solo consiglia se stesso e suggerisce che cosa è bene per lui, il cammino spirituale è praticamente impossibile secondo i Padri. L’uomo può rimanere chiuso in se stesso, benché si stia dando propositi santi e buoni, ma l’attesa significa tener conto di Colui che si attende. L’attesa ora è diventata così forte che il Battista stesso poteva essere scambiato per il Messia, ma precisa che lui battezza lavando i peccati. Quello cui lui prepara la strada, invece, non solo laverà, ma impregnerà l’umanità con lo Spirito Santo. Proprio a questa accoglienza della vita nuova che viene donata, Giovanni chiama anche noi oggi.

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CHIESA E SOCIETA’

16 dicembre 2006

 

 

“ANCHE NELLE DIFFICOLTÀ, NON SMETTIAMO DI PREGARE E SPERARE IN UN FUTURO

DI PACE”; COSÌ, MONS. MARIO ZENARI, NUNZIO APOSTOLICO IN SRI LANKA,

 DI RITORNO DALLA PENISOLA DI JAFFNA, DOVE LA POPOLAZIONE E’ STRETTA

TRA IL FUOCO DELL’ESERCITO E DEI SEPARATISTI TAMIL

COLOMBO. = Numerose incognite incombono sul futuro dello Sri Lanka e della sua gente, ma con l’approssimarsi del Natale “è necessario non smettere di pregare e sperare per un domani di pace”: è quanto afferma il nunzio apostolico nell’ex Ceylon, mons. Mario Zenari, intervistato da AsiaNews al ritorno dalla sua recente visita nella provincia di Jaffna (6-7 dicembre), dove la popolazione civile affronta una grave crisi umanitaria, stretta tra il fuoco dell’esercito e quello della guerriglia separatista Tamil. Il presule ha ancora fiducia che il Paese riacquisti la pace e la serenità dopo aver visto, solo negli ultimi tre anni, la devastazione dello tsunami, l’uccisione a Natale di un politico cattolico nella cattedrale di Batticaloa e la ripresa della guerra civile nel nord-est. “Il nucleo del problema – dice il diplomatico vaticano – è che c’è bisogno di un radicale cambiamento, una conversione dei cuori di tutti coloro che sono coinvolti in questo doloroso conflitto, inclusi noi cristiani”. Il nunzio ha incontrato il vescovo locale, mons. Thomas Savundranayagam, e alcuni sacerdoti della diocesi, che gli hanno illustrato la drammatica situazione in cui versa la popolazione. Durante la Santa Messa celebrata il 7 dicembre, mons. Zenari ha invitato i religiosi presenti a “sperimentare e comunicare la compassione di Gesù a tutti i nostri fratelli e sorelle in Sri Lanka, a vedere e amare il prossimo con gli occhi e il cuore di Gesù”. “Con tutta la nostra carità e le nostre opere di aiuto – spiega l’arcivescovo – non dobbiamo smettere di esprimere il nostro profondo amore per la gente, dando nuova enfasi al valore e alla dignità della persona”. Mons. Zenari ha potuto incontrare anche la moglie di Vimalathas, l’uomo sparito ad agosto nei pressi di un check point militare ad Allaipiddy, insieme al sacerdote cattolico, p. Jim Brown. “Il Pontefice – ricorda il diplomatico vaticano – si è detto allarmato dalla notizia e dagli altri numerosi casi di violazioni di diritti umani e civili in Sri Lanka.  (R.M.)

 

 

I VESCOVI DELL’ARGENTINA IN DISACCORDO CON LA RECENTE RATIFICA,

DA PARTE DEL GOVERNO, DEL “PROTOCOLLO FACOLTATIVO DELLA CONVENZIONE

PER L’ELIMINAZIONE DI OGNI DISCRIMINAZIONE CONTRO LA DONNA”

 - A cura di Luis Balilla -

 

BUENOS AIRES. = “Il proposito lodevole di lottare contro ogni discriminazione che colpisca la dignità e i diritti della donna non può servire di copertura per promuovere cambiamenti negativi nella cultura del nostro popolo, contro i valori fondamentali che sono apprezzati dalla maggioranza degli argentini”: con queste parole, i vescovi dell’Argentina esprimono, in un comunicato, il loro disaccordo rispetto alla recente ratifica, da parte del Governo e del Parlamento, del “Protocollo facoltativo della Convenzione per l’eliminazione di ogni discriminazione contro la donna” (CEDAW). “La nostra inquietudine – spiega l’episcopato – riguarda l’autorità legale che il Protocollo della CEDAW concede a un Comitato Internazionale, organo preposto a ricevere denunce e a fare raccomandazioni ai Paesi firmatari; quindi, titolare della capacità di chiedere che si introducano dei cambiamenti nelle leggi e nei costumi”. “Abbiamo potuto verificare – continuano – che già sono state avanzate delle raccomandazioni, da parte di questo Comitato, a diversi Paesi in favore della legalizzazione dell’aborto e contro l’obiezione di coscienza dei professionisti della salute”. Questo organismo, secondo i presuli argentini, ha anche “considerato la maternità come uno stereotipo culturale, arrivando addirittura a proporre l’eliminazione delGiorno della mamma’ e delle politiche dello Stato che proteggono la gravidanza e la maternità”. “Presentiamo questa nostra riflessione al popolo e alle autorità – concludono – con la speranza che l’identità culturale dell’Argentina e l’esigenza morale dei valori in gioco non vengano compromesse con le medesime conseguenze già sperimentate da parte di altri Paesi”.

 

 

LA CONFERENZA EPISCOPALE DEL BRASILE CRITICA LA DECISIONE DEL PARLAMENTO

DI RADDOPPIARE LO STIPENDIO A DEPUTATI E SENATORI:

“AUMENTA IL FOSSO CHE SEPARA I LEGISLATORI DAL POPOLO”

 

BRASILIA. = “Questa decisione aumenta il fosso che separa i legislatori dal popolo”: è quanto afferma la Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (CNBB), che in una nota firmata dal suo presidente, il cardinale Geraldo Majella Agnelo, critica l’aumento del 91% dei salari di senatori e deputati, deciso giovedì dal Parlamento di Brasilia. L’incremento, dagli attuali 12.847 reais mensili (4.550 euro) a 24.600 reais (8.714 euro), scatterà il prossimo febbraio, quando entreranno in carica gli eletti alle ultime legislative del primo ottobre scorso. “Un salario di 24.600 reais contro un salario minimo di appena 350 reais (124 euro) segnala più gli interessi particolari che la difesa della giustizia o la condivisione in solidarietà con la popolazione povera”, aggiungono i vescovi, chiedendo “un’urgente riforma politica”. “Occorrono strumenti legali – concludono – per impedire decisioni come questa che oscurano la dignità della politica”. (R.M.)

 

 

GRANDE MANIFESTAZIONE DOMANI A MANILA, NELLE FILIPPINE,

PROMOSSA DAI VESCOVI LOCALI IN DIFESA DELLA COSTITUZIONE, DELLA DEMOCRAZIA, DELLA TRASPARENZA E DEI VALORI MORALI NEL PAESE

 

MANILA. = Sarà una giornata di mobilitazione nazionale quella di domani nelle Filippine: i vescovi del Paese hanno indetto una grande manifestazione nel Luneta Park di Manila, in difesa dei valori della Costituzione, della democrazia e della trasparenza nell’agire politico. Da mesi, infatti, il partito del Lakas, cui appartiene la presidente in carica, Gloria Macapagal Arroyo, ha messo in atto una manovra per poter emendare la Costituzione solo attraverso decisioni della Camera dei Rappresentanti (uno dei due rami del Parlamento, in cui il Lakas ha la maggioranza assoluta), senza il consenso del Senato e senza il voto popolare. La Camera ha infatti approvato una risoluzione che cambia le regole vigenti e trasforma se stessa in una Assemblea Costituente. La Chiesa e numerose associazioni della società civile hanno protestato contro questa mozione, chiedendo invece la formazione di una Costituente eletta per l’occasione e formata da politici, accademici, esponenti della società civile, giuristi. Nel messaggio per mobilitazione di domani, cui si prevedono almeno 500 mila persone, mons. Angel N. Lagdameo, presidente della Conferenza episcopale filippina, afferma: “Crediamo che cambiare le regole e trasformare la Camera in una Assemblea Costituente, senza l’assenso del Senato, sia un atto vergognoso di manipolazione e un atto di auto-tutela da parte dei promotori dei cambiamenti della Carta”. Definendo la mossa della Camera “fraudolentemente illegittima a scandalosamente immorale” il presule definisce l’invito a scendere in piazza “una chiamata a purificare la ragione, un risveglio dei valori morali, per costruire una società giusta e ordinata”. (R.M.)

 

 

DA OGGI FINO AL 23 DICEMBRE GLI EBREI CELEBRANO

 LA FESTIVITÀ DI “HANOUKKA”, LA FESTA DELLE NOVE LUCI

 

GERUSALEMME. = Si celebra ogni anno “con gioia e allegria” e ricorda un momento importante della “storia santa”: si tratta della festività ebraica di “Hanoukka”, la festa delle nove luci, che viene celebrata da oggi fino al 23 dicembre. La festa commemora la purificazione e la dedicazione (Hanoukka in ebraico) del tempio di Gerusalemme e del suo altare dopo la vittoria dei Maccabei, ai tempi della persecuzione di Antioco IV Epifanio, nel II secolo a.C.. Oggi, l’essenziale del rituale consiste nell’illuminazione delle luci di Hanoukka, candele o lampade ad olio. A partire dal 25 del mese di Kislev, se ne accende una la prima sera, due la seconda e così di seguito fino ad otto. La lampada di Hanoukka, la “hanoukiyya”, deve essere collocata in ogni casa in un luogo visibile dall’esterno, presso una finestra o addirittura all’esterno della casa, se essa è protetta dal vento. Non bisogna usare la hanoukiyya per l’illuminazione: essa deve dare la sua luce in modo assolutamente gratuito e non utilitario. La festività è chiamata “festa delle luci” forse non tanto per le lampade, ma in ricordo delle luci che un tempo illuminavano Gerusalemme durante la festa delle tende (Souccot) e che sono state trasposte a Hanoukka. (R.M.)

 

 

250 OPERATORI UMANITARI COSTRETTI A LASCIARE

LA MARTORIATA REGIONE SUDANESE DEL DARFUR

 A CAUSA DEI CRESCENTI ATTACCHI CONTRO PERSONALE E VEICOLI DELLE ONG

 

DARFUR.= A causa di “difficoltà senza precedenti in un momento in cui la richiesta di aiuto aumenta rapidamente”, 250 dipendenti di sei agenzie umanitarie sono stati costretti a lasciare la martoriata regione sudanese del Darfur, teatro dal 2003 di una sanguinosa guerra civile. Lo ha reso noto l’ONG inglese, OXFAM. “Ancorché temporanee, queste evacuazioni del personale sono diventate sempre più necessarie”, si legge in un comunicato, citato dall’agenzia MISNA, secondo cui gli operatori trasferiti lavoravano in due località strategiche del Darfur a favore di circa 480 mila civili. In aggiunta alla perdurante insicurezza della regione, si sono intensificati gli attacchi contro personale e veicoli delle ONG. Le associazioni umanitarie hanno anche lanciato un appello congiunto per una tregua immediata, affermando che l’eventuale abbandono totale della zona da parte dell’ONU e delle organizzazioni internazionali “lascerebbe la strada aperta a violenze incontrollate nella regione”. Secondo stime ONU, il conflitto ha finora provocato 200 mila morti e più di due milioni di profughi, di cui circa 250 mila rifugiati nel vicino Ciad, dove nelle ultime settimane sono avvenuti violenti scontri tra ribelli e forze governative. Il Sudan accusa il Ciad di sostenere i ribelli del Darfur, mentre il governo di N’djamena denuncia l’appoggio di Khartoum alle milizie anti-governative nell’est del Ciad. (R.M.)

 

 

AL VIA OGGI, NELLE CHIESE DI ROMA E DEL LAZIO,

LA 17.MA EDIZIONE DI “GRANDE MUSICA IN CHIESA”.

22 CONCERTI GRATUITI DI MUSICA SACRA PER RISCOPRIRE

IL PIACERE DELL’ASCOLTO DAL VIVO

- A cura di Roberta Moretti -

 

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ROMA. = Fornire una panoramica dell’evoluzione attraverso i secoli della musica sacra, colta e popolare, nelle diverse parti del mondo: con questo intento, prende il via oggi, nelle più antiche chiese di Roma e del Lazio, la 17.ma edizione del festival “Grande musica in chiesa”, con un programma ricco di eventi e concerti spettacolari. Primo appuntamento, questa sera alle 19.30 nella chiesa romana della Natività di Nostro Signore Gesù Cristo, con musiche di Brahms, Durante e Vivaldi, eseguite dai cori “Enrico” e “Ottava Nota” e dall’orchestra “Refice”, diretti dal maestro Antonio D’Antò. Nell’epoca degli MP3, dei CD audio, e del digitale a tutto campo, “Grande musica in Chiesa” vuole essere un’occasione per riscoprire il piacere dell’ascolto dal vivo. 22 concerti gratuiti nelle chiese più significative del cuore della cristianità, che attraversano vari generi musicali del repertorio sacro. Un viaggio lungo la linea del tempo: dal canto gregoriano, alla polifonia, alla musica per organo; dagli spartiti del periodo barocco, del classicismo e del romanticismo dei grandi compositori del700 e dell’‘800, agli spirituals e ai gospel; dagli autori del ‘900 fino ai contemporanei. Poi canti natalizi della tradizione popolare internazionale. I concerti propongono fioriture di brani di autori vari e di media durata. Unica eccezione: il concerto finale, in programma il 6 gennaio alle 21 nella michelangiolesca Basilica romana di Santa Maria degli Angeli, con uno spartito unitario e di grande respiro. Si tratta della “Petite Messe Solennelle” di Gioachino Rossini, pagina di innegabile spiritualità, pur nella sua audacia armonica e nell’originalissima struttura.

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24 ORE NEL MONDO

16 dicembre 2006

 

- A cura di Amedeo Lomonaco  -

        

Nei Territori Palestinesi si acuiscono le tensioni tra al Fatah ed Hamas: il presidente Abu Mazen, del partito moderato di al Fatah, ha pronunciato un discorso rivolto alla nazione annunciando elezioni anticipate e sottolineando le responsabilità di Hamas nell’attuale crisi politica. Abu Mazen ha anche ventilato l’ipotesi di dimettere il governo formato da ministri del gruppo radicale. Il nostro servizio:

 

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Nell’odierno discorso alla nazione Abu Mazen ha annunciato due mosse per uscire dalla crisi politica: l’intenzione di convocare elezioni anticipate entro tre mesi e la possibilità di dimettere il governo del premier Haniyeh. Il presidente palestinese ha spiegato che intende fissare elezioni anticipate sia per il Parlamento sia per la Presidenza. Hamas ha subito respinto questa ipotesi e reso noto di ritenere un’eventuale votazione anticipata un colpo di stato. Il presidente palestinese ha accusato inoltre Hamas di essere responsabile della crisi nei Territori sottolineando che “il movimento di resistenza islamico si è rifiutato di accogliere le richieste della comunità internazionale di riconoscere Israele e cessare le violenze”. Abu Mazen ha poi negato che siano state ordite trame per uccidere il premier palestinese Ismail Haniyeh, esponente di Hamas sfuggito giovedì scorso ad un attentato. “I fatti - ha detto - sono stati distorti per sostenere che vi è stato un complotto”. Il presidente palestinese ha auspicato, quindi, un “accordo politico”, necessario per porre fine all’attuale, grave crisi interna palestinese. “Senza un’intesa politica – ha precisato - la sicurezza rimarrà  perturbata”. E sul terreno, intanto, soldati israeliani hanno ucciso un presunto membro delle Brigate dei martiri di Al Aqsa a Nablus, in Cisgiordania. Da Israele arrivano, comunque, nuove garanzie per assicurare la pace nella regione: il premier israeliano, Ehud Olmert,  ha dichiarato infatti che lo Stato ebraico è pronto a ritirarsi “da molti territori” e ad avviare negoziati bilaterali con il presidente Abu  Mazen.

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In Iraq, si è aperta questa mattina a Baghdad la Conferenza di riconciliazione nazionale con l’obiettivo di ricomporre le laceranti divisioni tra le diverse comunità del Paese. Partecipano all’incontro centinaia di politici appartenenti soprattutto a movimenti curdi e sciiti. Molti politici sunniti hanno già annunciato, invece, di voler boicottare la conferenza. Fonti locali hanno rivelato che all’incontro partecipano anche rappresentanti di gruppi armati irregolari che combattono contro le truppe della coalizione ed esponenti del disciolto partito Baath, al potere durante il regime di Saddam Hussein. Aprendo i lavori, il premier Al Maliki ha invitato quanti erano nell’esercito all’epoca del regime dell’ex dittatore ad entrare nelle nuove Forze Armate. Il primo ministro ha sottolineato, poi, l’urgenza di rivedere gli articoli della Costituzione riguardanti le commissioni di inchiesta sul partito Baath e chiesto di applicare, in alcuni casi, “il principio del perdono”.

 

In Iran cominciano ad arrivare i primi risultati delle elezioni amministrative di ieri per il rinnovo dell’Assemblea degli Esperti. In base ai primi dati, i conservatori pragmatici sono in vantaggio sugli ultra conservatori vicini al presidente Ahmadinejad. Contrariamente alle previsioni, è alta l’affluenza alle urne: secondo fonti locali, avrebbe partecipato al voto il 60 per cento degli elettori, oltre 46 milioni. I risultati definitivi saranno diffusi lunedì prossimo.

 

La crisi nucleare iraniana, la sempre più complessa questione mediorientale, l’allargamento e la Costituzione europea sono stati al centro del Consiglio europeo tenutosi, ieri, a Bruxelles. Il servizio di Giovanni Del Re:

 

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Allargamento e Costituzione, quasi come due facce della stessa medaglia: sono questi i due aspetti che hanno dominato questo Vertice prenatalizio. Un vertice, a dire il vero, piuttosto interlocutorio, di routine, ma non privo di spunti importanti, in vista soprattutto dell’avvio dell’attesa presidenza tedesca dal prossimo gennaio. In effetti, come ha spiegato la futura presidente di turno, il cancelliere tedesco, Angela Merkel, vi è il generale sentimento che la situazione istituzionale attuale dell’UE – ha detto – non sia sufficiente per procedere a nuovi allargamenti. E questo è un ottimo ponte – ha concluso la Merkel – per riflettere sulla Costituzione. I prossimi appuntamenti in proposito saranno la Dichiarazione per i 50 anni dell’UE, il 25 marzo a Berlino, e poi soprattutto il Consiglio europeo di giugno a Bruxelles, che dovrà stilare una road map per un Trattato entro la fine del 2008, sotto presidenza francese. Del resto qualcosa già comincia a muoversi. Il Lussemburgo e la Spagna hanno proposto per il prossimo gennaio, forse a Madrid, un Vertice di tutti e 16 gli Stati membri che hanno già ratificato la Costituzione, in vista poi di un secondo incontro a febbraio, allargato anche agli altri, incluso Francia e Olanda, i cui cittadini hanno respinto il Trattato nei rispettivi referendum della primavera del 2005. Non sono, però, mancati in questo Vertice anche temi di politica estera. Così i leader hanno espresso preoccupazione per il rischio di impatto negativo della politica iraniana nucleare sulla stabilità e la sicurezza della regione. Ed i leader hanno inoltre esortato la Siria a non interferire nelle vicende interne del Libano e infine Israele a cessare le violazioni dello spazio aereo del Paese dei cedri.

 

Da Bruxelles, per Radio Vaticana, Giovanni Del Re, AKI.

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Urne aperte stamani, negli Emirati Arabi Uniti, per la prima consultazione nella storia del Paese: limitata, però, a soli circa 7 mila aventi diritto, tra cui il 18 per cento donne, sono chiamati ad eleggere 20 dei 40 membri del Consiglio federale nazionale, organismo soltanto consultivo. Il presidente, lo sceicco Khalifa ben Zayed al-Nahiyan, ha promesso in futuro elezioni legislative a suffragio universale. Negli Emirati Arabi Uniti, uno dei Paesi più ricchi al mondo, gli abitanti sono oltre 4 milioni ma sono poco più di 825 mila le persone che hanno la cittadinanza.

 

In Nepal, i maoisti ed il governo hanno raggiunto un accordo su una Costituzione provvisoria. Il testo resterà in vigore fino alla stesura della Costituzione definitiva da parte della nuova Assemblea nazionale che sarà eletta il prossimo anno. L’accordo prevede un ulteriore riduzione di poteri per re Gyanendra, che ha recentemente ripristinato le funzioni del Parlamento dopo le proteste popolari di aprile, e l’ingresso dei maoisti nel governo nepalese. L’intesa arriva dopo lo storico accordo di pace, firmato lo scorso mese di novembre dal primo ministro Girija Prasad Koirala e dal leader dei maoisti Prachanda, che ha formalmente posto fine a dieci anni di scontri e violenze, costati la vita ad oltre 13 mila persone.

 

Si riaccendono le speranze di pace in Somalia dopo l’accordo, raggiunto stamani, per colloqui nello Yemen tra il debole governo transitorio somalo e le Corti Islamiche, che controllano ormai Mogadiscio e gran parte del centro e del sud del Paese. Le Corti islamiche, si legge in un comunicato congiunto, “si impegnano a dialogare con l’esecutivo somalo ad interim per risolvere le reciproche divergenze e fermare ulteriori mosse che, da qualsiasi versante, potrebbero condurre a scontri sul piano militare”.  L’obiettivo – si sottolinea nel documento – è di giungere ad un accordo politico globale che garantisca la partecipazione al governo di tutte le parti in causa.

 

L’Unione Africana sta facendo pressioni sulle autorità sudanesi per risolvere la situazione in Darfur. Ieri è stato chiesto ufficialmente all’esecutivo di Karthoum il disarmo immediato delle milizie arabe filogovernative dei janjaweed, i famigerati predoni che stanno mettendo a ferro e fuoco la martoriata regione occidentale ed il vicino Ciad.

 

In Italia, con 162 voti a favore e 157 contrari, il Senato ha concesso ieri sera la fiducia al Governo sul maxiemendamento alla legge finanziaria. Durissimi gli interventi dell’opposizione che chiedono le dimissioni del premier, ma è polemica anche all'interno della maggioranza.

 

Restiamo in Italia, dove il Tribunale civile di Roma ha respinto la richiesta inoltrata da Piergiorgio Welby, malato terminale di distrofia muscolare, di interrompere la terapia cui è sottoposto. Secondo il giudice, che martedì scorso aveva rimandato il pronunciamento, il ricorso è “inammissibile”.

 

Il presidente venezuelano Hugo Chàvez ha affermato che Fidel Castro “non ha il cancro”, ma che sta combattendo una “grande battaglia” contro una malattia “molto grave”. Chàvez ha anche rivelato di aver parlato due volte al telefono con Castro, che si è congratulato con lui per la sua rielezione dello scorso 3 dicembre. Il leader cubano ha ceduto il potere al fratello Raul dopo essersi sottoposto ad un intervento chirurgico.

 

 

 

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