RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 350 - Testo
della trasmissione di sabato 16 dicembre 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Santa Sede e
Repubblica di Montenegro stabiliscono relazioni diplomatiche
OGGI IN PRIMO PIANO:
Convegno a Budapest su Europa
e cristianesimo: intervista con il cardinale Paul Poupard
Il commento di padre Ivan Marko Rupnik al Vangelo di domani
CHIESA E SOCIETA’:
Il dramma dei profughi nella
guerra civile srilankese: le parole del nunzio, mons. Mario Zenari
I vescovi argentini in
disaccordo con un Protocollo governativo sulla questione femminile
Da oggi fino al 23 dicembre gli ebrei celebrano la festività
di “Hanoukka”
Il presidente palestinese Abu
Mazen annuncia elezioni anticipate
Spiragli di pace in Iraq: aperta a Baghdad
16 dicembre 2006
I
MUSEI LUOGHI DI DIALOGO E AMICIZIA TRA TUTTI
PER
DIFFONDERE UNA CULTURA DI PACE: L’AUSPICIO DI BENEDETTO XVI
IN
CHIUSURA DEL V CENTENARIO DEI MUSEI VATICANI
Musei veicolo di dialogo,
amicizia, pace: ne ha parlato oggi il Papa ricevendo nella Sala Clementina i
partecipanti al Convegno internazionale su “L’idea del Museo: identità, ruolo e
prospettive”, promosso in chiusura delle manifestazioni per il Quinto
Centenario dei Musei Vaticani. Il servizio di Roberta Gisotti.
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“Una sintesi meravigliosa di Vangelo e cultura”, il
patrimonio museale custodito in Vaticano. Per questo
i Musei Vaticani “possono rappresentare – ha sottolineato Benedetto XVI – una
straordinaria opportunità di evangelizzazione perché, attraverso le varie opere
esposte, offrono ai visitatori una testimonianza eloquente dell’intreccio
continuo che esiste tra il divino e l’umano nella vita e nella storia dei
popoli”:
“La Chiesa da sempre
sostiene e promuove il mondo dell’arte considerandone il linguaggio un
privilegiato veicolo di progresso umano e spirituale.
Il Papa ha ricordato l’iscrizione apposta da Benedetto XIV
sulla porta d’ingresso del Museo Cristiano “Ad
augendum Urbis splendorem et asserendam religionis
veritatem
- Per promuovere lo splendore della città di Roma e affermare la verità
della religione cristiana”. “Lo sviluppo nel tempo dei Musei Vaticani – ha
aggiunto – sta a dimostrare come queste finalità siano sempre rimaste ben
presenti nell’impegno dei Pontefici”.
Riflettendo
sul ruolo futuro del Museo, Benedetto XVI ha osservato che già oggi la funzione
del Museo è cambiata: “da privilegio il Museo è
diventato diritto”, da centro riservato ad artisti, specialisti e uomini di
cultura a ‘casa’ aperta a tutti:
“Ogni opportunità per favorire
l’integrazione e l’incontro tra gli individui e i popoli è senza dubbio da incoraggiare”.
Dunque
anche i Musei, “possono diventare luoghi di mediazione artistica”, “cantieri di
ricerca e fucine di arricchimento culturale e spirituale”.
“I Musei potranno contribuire a
diffondere la cultura della pace se, conservando la loro natura di templi della
memoria storica, saranno anche luoghi di dialogo e di amicizia tra tutti”.
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IL
PAPA AUTORIZZA
La Chiesa avrà presto 4 nuovi Santi, 78 nuovi Beati e
altri 4 Venerabili Servi di Dio. Il Papa, che ha incontrato stamani in udienza
privata il cardinale José Saraiva Martins,
prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, ha autorizzato il dicastero
a promulgare i relativi Decreti. Ce ne
parla Sergio Centofanti.
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Tra i 4 prossimi nuovi Santi figura il Frate Minore
polacco Simone da Lipnica, vissuto nel 1400: fu
grande predicatore e devoto del nome di Gesù. Sapeva comunicare con grande
semplicità le più difficili questioni di fede. Ma amava non solo a parole: nel
1482 scoppia a Cracovia una terribile epidemia di peste. E’ in prima linea nel
curare i malati e nel prestare loro conforto spirituale, incurante del
contagio. Cosa che avviene. Muore di peste in quello stesso anno. Sul letto di morte
formula una richiesta singolare: essere sepolto sotto l’ingresso di una Chiesa
per essere calpestato da tutti i fedeli. Sarà proclamato Santo anche il
sacerdote Passionista olandese Carlo di Sant’Andrea, vissuto nel 1800, apostolo
dell’ecumenismo e infaticabile confessore. Portava sempre in mano il crocifisso
per ricordare continuamente che l’amore gratuito di Dio passa
attraverso
Ma vediamo nel dettaglio i Decreti, che riguardano:
- un miracolo,
attribuito all’intercessione del Beato Simone da Lipnica,
sacerdote professo dell’Ordine dei Frati Minori, nato attorno al
- un miracolo,
attribuito all’intercessione del Beato Antonio di Sant’Anna (al secolo: Antonio
Galvão de França), sacerdote professo dell’Ordine dei
Frati Minori Alcantarini o Scalzi e
Fondatore del Monastero delle Suore Concezioniste,
nato nel
- un miracolo,
attribuito all’intercessione del Beato Carlo di Sant’Andrea (al secolo:
Giovanni Andrea Houben), sacerdote professo della
Congregazione della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, nato l’11 dicembre
- un miracolo,
attribuito all’intercessione della Beata Maria Eugenia di Gesù (al secolo: Anna
Eugenia Milleret de Brou),
fondatrice dell’Istituto delle Suore dell’Assunzione della Beata Vergine Maria,
nata il 26 agosto
- un miracolo,
attribuito all’intercessione del venerabile Servo di Dio Carlo Liviero, vescovo
di Città di Castello e fondatore della Congregazione delle Suore Piccole
Ancelle del Sacro Cuore, nato il 29 maggio
- un miracolo, attribuito
all’intercessione del venerabile Servo di Dio Stanislao di Gesù Maria (al
secolo: Giovanni Papczyński), sacerdote e
fondatore della Congregazione dei Chierici Mariani sotto il titolo
dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, nato il 18 maggio
- un miracolo,
attribuito all’intercessione della venerabile Serva di Dio Celina Chludzińska v. Borzęcka,
fondatrice della Congregazione delle Suore della Risurrezione di Nostro Signore
Gesù Cristo, nata il 29 ottobre 1833 ad Antowil, in
Polonia, e morta il 26 ottobre
- un miracolo,
attribuito all’intercessione della venerabile Serva di Dio Maria Celina della
Presentazione (al secolo: Giovanna Germana Castang),
monaca professa del Second’Ordine di San Francesco,
nata il 24 maggio
- il martirio
dei Servi di Dio Emanuele Gómez González,
sacerdote diocesano, nato il 29 maggio
- il martirio della
Serva di Dio Albertina Berkenbrock, laica, nata l’11
aprile
- il martirio del
Servo di Dio Eufrasio di Gesù Bambino (al secolo: Eufrasio Barredo
Fernández), sacerdote professo dell’Ordine dei
Carmelitani Scalzi, nato l’8 febbraio
- il martirio
dei Servi di Lorenzo, Virgilio e 44 compagni, dell’Istituto dei Fratelli Maristi delle Scuole, uccisi in odio alla fede durante la
persecuzione religiosa in Spagna nel 1936;
- il martirio
dei Servi di Dio Enrico Izquierdo Palacios
e 13 compagni, dell’Ordine dei Frati Predicatori, uccisi in odio alla fede
durante la persecuzione religiosa in Spagna nel 1936;
- il martirio
dei Servi di Dio Ovidio Bertrando, Ermenegildo Lorenzo, Luciano Paolo,
Stanislao Vittore e Lorenzo Giacomo, membri dell’Istituto dei Frati delle
Scuole Cristiane, nonché Giuseppe Maria Cánovas Martínez, coadiutore parrocchiale, uccisi in odio alla fede
durante la persecuzione religiosa in Spagna nel 1936;
- il martirio
dei Servi di Dio Maria del Monte Carmelo, Rosa e Maddalena Fradera
Ferragutcasas, religiose professe della Congregazione
delle Figlie del Santissimo e Immacolato Cuore di Maria, uccise in odio alla
fede durante la persecuzione religiosa in Spagna nel 1936;
- il martirio della
Serva di Dio Lindalva Justo
de Oliveira, della Società delle Figlie della Carità
di San Vincenzo de Paul, nata il 20 ottobre 1953 nel Sitio Malhada da Areia, in Brasile, e uccisa in odio alla fede il 9 aprile
- le virtù eroiche
del Servo di Dio Mamerto Esquiú,
dell’Ordine dei Frati Minori, vescovo di Cordoba in Argentina, nato l’11 maggio
- le virtù eroiche
del Servo di Dio Salvatore Micalizzi, sacerdote
professo della Congregazione della Missione, nato il 5 novembre
- le virtù eroiche
del Servo di Dio Giuseppe Olallo Valdés,
religioso professo dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio, nato il 12
febbraio
- le virtù eroiche
del Servo di Dio Stefano Kaszap, candidato
della Compagnia di Gesù, nato il 25 marzo
ALTRE UDIENZE
Il
Santo Padre ha ricevuto questa mattina Nikola Gruevski, primo ministro della ex-Repubblica Jugoslava di
Macedonia, accompagnato da un seguito.
Questo
pomeriggio il Papa riceverà il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della
Congregazione per i Vescovi.
NOMINE
In Canada il Santo Padre ha accettato la rinuncia al
governo pastorale dell’arcidiocesi metropolitana di Toronto presentata dal
cardinale Aloysius Matthew Ambrozic, per raggiunti limiti di età.
Il Papa ha nominato nuovo arcivescovo metropolita di
Toronto mons. Thomas Christopher
Collins, finora arcivescovo metropolita di Edmonton. Mons. Thomas Christopher Collins è nato a Guelph, Ontario,
nella diocesi di Hamilton, il 16 gennaio
Il Santo Padre ha nominato membro ordinario della
Pontificia Accademia delle Scienze il prof. Krishnaswamy
Kasturirangan, docente di Fisica al Phisical Research Laboratory di Ahmedabad, in
India. Nato a Ernakulam (Kerala)
il 24 ottobre 1940, il prof. Krishnaswamy Kasturirangan si è laureato in scienze presso l’Università
di Bombay ed ha conseguito nel 1971 un dottorato in astronomia sperimentale
d’alta energia presso il Physical Research
Laboratory di Ahmedabad.
Attualmente è direttore del National Institute of Advanced Studies (NIAS) a Bangalore, docente
onorario di fisica presso il Physical Research Laboratory di Ahmedabad e deputato alla Camera Alta del Parlamento
indiano. Per oltre 9 anni ha guidato il programma spaziale indiano ed ha
sovrinteso allo sviluppo ed al lancio di satelliti destinati ad un uso civile,
telecomunicazioni ed osservazione oceanica. Il prof. Kasturirangan
ha pubblicato oltre 200 trattati nel campo dell’astronomia, delle scienze
spaziali e delle relative applicazioni. È membro dell'Accademia Internazionale
di Astronautica e membro associato della Indian National Academy of Engineering, dove attualmente ricopre la carica di
presidente. Fra i numerosi riconoscimenti che ha ricevuto, si segnalano
Salgono così a 175
gli Stati che intrattengono piene relazioni diplomatiche con
Prima di
oggi gli ultimi Stati con cui
“LA DIGNITA’ INFINITA
DELL’UOMO”,
AL
CENTRO DEL MESSAGGIO DEL PAPA PER
IL
COMMENTO DI MONS. BRUNO FORTE
Tanti i commenti in questi giorni al Messaggio del Papa
per
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R. - La dignità infinita di ogni essere umano, quella
dignità che noi esprimiamo con il concetto di persona, un concetto che si è
andato definendo proprio attraverso l’approfondimento del mistero
dell’Incarnazione. Se il figlio di Dio è diventato uno di noi ed è entrato
nella Storia, Egli ha affermato l’assoluta singolarità di ogni essere umano,
senza alcuna riserva, che gli spetta. Sia che le sue condizioni di vita, di
età, di salute, siano favorevoli agli occhi del mondo, sia che siano svantaggiate.
E’ un punto fondamentale che appartiene ormai all’intera cultura dell’Occidente
e, attraverso di essa, dell’umanità intera, ma che
viene nella sua genesi proprio dal Vangelo cristiano e dalla tradizione biblica
che vede l’uomo come partner di Dio.
D. - Per il Papa occorre superare le visioni riduttive
dell’uomo e i pregiudizi ideologici e l’indifferenza per ciò che costituisce la
vera natura dell’uomo: ad una visione debole della persona - scrive -
corrispondono diritti umani indeboliti…
R. - E’ evidente. Questo significa che questa dignità
della persona non è il frutto di una convenzione ma è
qualcosa che è scritto nel profondo della realtà. Il Papa dice una cosa molto
bella in questo testo, quando parla di una grammatica scritta nel cuore
dell’uomo, dal suo Divino Creatore. Questa grammatica ci fa capire che l’essere
umano personale cioè il soggetto libero e consapevole è qualcosa di assoluto,
di cui non si può disporre a piacimento: Benedetto XVI ama precisare che ci
sono delle realtà e dei valori che sono indisponibili, che non possono essere
manipolati a piacimento ma che devono essere accolti e rispettati. Qui il Papa
si fa giustamente portavoce di un appello rivolto dalla coscienza dell’essere
umano a ogni uomo e a ogni cultura, perché si converga nel sì alla dignità
della persona umana e quindi alla giustizia e alla pace, all’uguaglianza tra
tutti gli uomini e nel no a ogni forma di manipolazione e di violenza, a
cominciare dalla violenza esercitata in nome di Dio, che è assolutamente
inaccettabile, per andare al non riconoscimento della dignità di ogni essere
umano, al rispetto della condizione femminile, al rispetto dell’ambiente, che è
condizione per un’ordinata convivenza umana e al no
deciso alla guerra. Naturalmente tutta questo sistema
di valori fondato sul valore assoluto della dignità della persona umana
comporta diritti e doveri. Il Papa cita una bella frase del Mahatma Gandhi che dice “il Gange dei diritti discende dall’Himalaya dei doveri” e questo sembra un punto bello perché
ci fa capire come la diaconia della verità, l’obbedienza a questi valori
assoluti, non sia un gioco, un’opzione lasciata all’arbitrio soggettivo ma sia
qualcosa che mentre ti libera ti impegna.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio vaticano - Un articolo di Franco Patruno dal titolo "Ben oltre la siepe che tutto
rinvia in modo chiassoso": il viaggio di Benedetto XVI in
Turchia.
Servizio estero - Iraq: a Baghdad i lavori della
Conferenza di riconciliazione.
Servizio culturale - Un elzeviro di Mario Gabriele
Giordano dal titolo "Il Natale e i tradizionali simboli religiosi".
Servizio italiano - In rilievo il tema della
finanziaria.
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16 dicembre 2006
DOPO LA DRAMMATICA ESECUZIONE DI ANGEL DIAZ,
NEGLI
USA SI RIACCENDE IL DIBATTITO SULLA PENA DI MORTE
-
Intervista con Mario Marazziti -
Florida e California hanno
deciso di sospendere le esecuzioni capitali con l’utilizzo di iniezione letale.
La decisione è arrivata in seguito al decesso per agonia di Angel
Diaz, condannato a morte per omicidio. Durante l’esecuzione, infatti, è stato
commesso un errore, lasciando che il condannato spirasse dopo 34 minuti di
atroci sofferenze. La vicenda negli Stati Uniti ha riaperto le polemiche sulla
pena di morte. Ma spostare il dibattito su “come morire” non rischia di
allontanare quello sulla definitiva eliminazione della pena capitale nel mondo?
Giancarlo La Vella lo ha
chiesto a Mario Marazziti, portavoce della Comunità
di Sant’Egidio:
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R. – Tutti i modi per dare la morte, anche questa
iniezione letale, sono un modo crudele e inusuale: questo può creare delle
contraddizioni anche per la legge costituzionale americana. Di certo
corrisponde al fatto che non esiste la morte pulita ed è, quindi, in qualche
misura, anche un’ipocrisia della società quella di andare a cercare il modo
pulito per dare la morte. In ogni caso è un varco che si apre, è un varco che inquieta
l’opinione pubblica e ci sono degli slittamenti, in questo senso, anche negli
Stati mantenitori.
D. – Il fatto che in Florida e in California abbiano
sospeso le esecuzioni con iniezione letale è, secondo te, un fatto positivo, un
primo passo verso una – sia pur lontana – eliminazione della pena capitale?
R. – E’ un fatto positivo perché indica la debolezza del
potere politico che intende utilizzare questo a motivi di consenso sociale:
l’orrore non si riesce a nascondere ed è quindi bene utilizzare varchi che si
creano in questo caso. Se questo rappresenta poi il passo per fermare la pena
di morte negli Stati Uniti, non lo so ancora. Di certo credo che l’anno
prossimo arriveranno buone notizie dal Maryland o dal
New Jersey, vale a dire che la moratoria potrebbe diventare definitiva e
potrebbero lì fermarsi davvero le esecuzioni e questo non per il problema delle
iniezioni letali o del metodo. Sta certamente cambiando qualcosa, sta cambiando
in profondità. Io credo che i tempi siano maturi per classi politiche incerte
che cavalcano l’opinione pubblica e la voglia di giustizialismo.
D. – Opporsi alla pena di morte è solo uno degli aspetti
per affermare l’indispo-nibilità della vita umana, che proprio in questi giorni
coinvolge anche il discorso sull’eutanasia. E’ opportuno a questo punto, a
difesa della vita, muoversi in modo comune, in modo coordinato?
R. – Io ritengo che avrebbe più forza proporre una difesa
della vita integrale, senza alcuna eccezione, dal suo inizio
alla sua conclusione naturali. Ritengono che oggi questo discorso
rappresenti un bisogno del nostro mondo per non scendere sotto una soglia di civiltà
che, per fortuna, in gran parte non accettiamo più.
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CONVEGNO
IERI A ROMA SU “FEMMINISMO E CHIESA CATTOLICA”
- Intervista con Lucetta Scaraffia
e Mary Ann Glendon -
Femminismo e Chiesa cattolica:
ne hanno parlato ieri a Roma la professoressa Mary Ann
Glendon, presidente della Pontificia Accademia delle
scienze sociali e la professoressa Lucetta Scaraffia,
vicepresidente di Scienza e Vita, in un convegno organizzato dal Centro di
orientamento politico. Il servizio di Fausta Speranza:
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Lunghi excursus storici per capire se “Femminismo e Chiesa cattolica” sono
destinati ad essere contrapposti. Mary Ann Glendon ricorda reciproche incomprensioni e Lucetta Scaraffia sottolinea quella che definisce un’evidenza
storica inoppugnabile:
“Noi dobbiamo vedere la Chiesa
come una storia e nella storia c’è il seme dell’emancipazione femminile. Non
dobbiamo dimenticare che l’emancipa-zione femminile si è affermata e si è
realizzata solo nei Paesi di matrice cristiana, fa parte consustanziale del
cristianesimo”.
Per poi pronunciarsi sull’oggi:
“Mi sembra molto importante che
oggi parli di uguaglianza nella specificità, faccia una proposta che è diversa
da quella del femminismo radicale. Dire che le donne devono essere considerate
uguali agli uomini nella loro diversità, non solo diventando uguali agli uomini
nel modo di essere, di vivere”.
A chi sottolinea che le donne
all’interno della Chiesa non hanno posizione di potere, Mary Ann Glendon risponde così:
R. – When you speak of women
in the Church ...
Quando parliamo della Chiesa
ricordiamo che una cosa è una definizione più ristretta del termine Chiesa,
ossia l’Istituzione, altra cosa è l’Ecclesia, la comunità
di persone, questa enorme realtà. Ecco, in questa accezione un po’ più ampia
del termine Chiesa, vediamo una situazione completamente opposta a quella che è
stata tratteggiata. Qui vediamo che le donne sono a capo del secondo sistema
sanitario al mondo in ordine di grandezza, sono a capo del secondo sistema di istruzione e scolastico più grande al mondo. Ci sono
350.000 sistemi scolastici e sociali all’interno della Chiesa cattolica in ogni
angolo del mondo, la maggior parte dei quali è sotto la direzione di una donna
e non di un uomo che a volte ha la percezione che la religione è una cosa da
donne, che la religione è appannaggio delle donne, che le attività che possono
essere svolte all’interno della Chiesa Cattolica non sono attività virili, da
uomo. Basti citare un vostro compatriota, Machiavelli,
il quale ha parlato del Cristianesimo come qualche cosa di effeminato, di debole,
e questo è stato un messaggio che anzi il Papa Benedetto XVI ha respinto con forza,
proprio in occasione del Messaggio per la Giornata mondiale della pace.
E proprio sul fatto che
Benedetto XVI abbia denunciato con forza le discriminazioni contro le donne nel
messaggio per la prossima Giornata della pace, Mary Glendon
dice:
R. – When I heard that the
Pope had mentioned women ...
Sono rimasta molto lieta di aver
sentito queste parole che sono state pronunciate nel Messaggio che il Papa ha scritto
in occasione della Giornata mondiale della pace e diciamo che qui risaliamo la
tradizione che era stata fissata da Alexis de Tocqueville che ha espresso il seguente pensiero: non sottovalutare
mai l’importanza politica delle donne. Ecco, in questo filone e in questa scia
si colloca anche il Papa. Benedetto XVI è un grande e coraggioso intellettuale,
che è il successore di un altro coraggioso intellettuale, ed entrambi hanno
quindi dato molta attenzione alle donne.
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IN
UN’EUROPA CHE STA VIVENDO MOLTI CAMBIAMENTI, L’ANNUNCIO EVANGELICO
PUÒ FAR
SCOPRIRE ALL’UOMO QUEI VALORI ETICI NECESSARI AD UNA PACIFICA
CONVIVENZA. COSÌ IL CARDINALE PAUL POUPARD AD
UN CONVEGNO IN UNGHERIA
-
Intervista con il porporato -
Si è concluso stamattina a Budapest, in Ungheria, il
convegno internazionale sul tema: “Europa in un mondo in trasformazione”. Alla
presenza del capo dello Stato ungherese, Làszlo Sòlyom, del presidente dell’Accademia delle Scienze, Sylvester Vizi, e del primate della Chiesa ungherese,
cardinale Peter Erdö, il simposio
è stato aperto dalla relazione introduttiva del cardinale Paul
Poupard, presidente del Pontificio Consiglio della cultura
e del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso. Al microfono di Viktoria Somogyi, il porporato
spiega in che modo il convegno abbia messo in risalto
la dimensione etica, senza la quale l’Europa rischia di immergersi in nuovi
conflitti e ingiustizie:
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R. – L’Europa sta vivendo diversi processi di trasformazione,
ma questi non possono sostituire la nostra missione di cristiani di annunciare
il messaggio di Cristo che fa dell’uomo un essere etico. L’annunzio evangelico
oggi richiede nuovo coraggio ed entusiasmo, ma è la vera strada che porta al
ritrovamento, anche nella vita pubblica e politica dell’intero Continente.
Proprio questo annuncio ci conduce alla scoperta dell’uomo di coscienza, che è
uomo di etica. Senza le persone disposte ad aprire il proprio cuore ad un
rinnovamento interiore, l’etica rischia di essere un elemento marginale della
vita considerata un fastidioso fardello, anziché un importante fattore.
D. – Molti commentatori tendono a vedere nel rapporto tra
civiltà occidentale ed Islam come uno scontro tra una civiltà secolarizzata e
un mondo ancora intriso di sacro. Se la sentirebbe di dare credito a questa
ricostruzione?
R. – Ci sono delle situazioni molto diverse nel mondo,
anche a maggioranza musulmana. È importante non avere una visione univoca
perché si tratterebbe di un’ingiusta proiezione che non corrisponde ai fatti e
che contribuisce a creare tensioni. Chi ha seguito le notizie diffuse dai media, prima del pellegrinaggio papale in Turchia, poteva
farsi un’idea di un viaggio accompagnato da sentimenti di paura, preoccupazione
e sospetti da entrambe le parti. Ma la realtà dei fatti ha smentito le voci allarmistiche.
Questo viaggio è stato colmo di vera cordialità, con un’accoglienza amichevole
accompagnata da un clima di dialogo e di apertura reciproca cui si sono aggiunti
commenti molto positivi trasmessi dai media turchi.
Così questo evento che alcuni avevano presentato in un’ottica di scontro tra le
civiltà, ancor prima che esso avvenisse, è stato, di fatto, un incontro, un
segno profetico di reciproca accoglienza, tanto che il Santo Padre non ha
esitato ad auspicare che la Turchia possa diventare un ponte di incontro e di
dialogo tra Oriente e Occidente.
D. – A suo avviso, in che modo la
vita pubblica, sia politica che istituzionale, potrebbe permearsi di una solida
visione etica?
R. – La risposta è riconducibile all’imperscrutabile
mistero del cuore umano che soffre un’inquietudine – come già diceva Sant’Agostino – finché non trova Dio. Ed è questo stato di
inquietudine che, se non viene indirizzato verso una
scoperta di Dio Amore, crea anche disordine, discrepanze tra popoli, culture e
religioni, segnate poi dalle violenze e dalle guerre. La vita pubblica, in
questo senso, rispecchia spesso lo stato del cuore degli uomini: dei semplici
cittadini e dei governanti. Ecco perché Giovanni Paolo II richiamava spesso
l’attenzione dei politici, dei pastori, dei docenti universitari e dei giovani,
sull’esigenza di essere uomini di coscienza.
D. – Diversi Paesi dell’Europa stanno vivendo una fase di
transizione che coinvolge anche le direttrici del loro sistema educativo: quale
il messaggio che la Chiesa dovrebbe trasmettere per agevolare la diffusione
delle sue tesi nel dibattito politico dei singoli Paesi?
R. – La Chiesa ha un ruolo importante nella formazione e
nella strutturazione dei sistemi educativi, ma non come parte del dibattito
politico. Penso alle attività delle scuole cattoliche, delle università, ma
anche alle realtà degli oratori, ai gruppi sportivi, alla formazione degli
scout, ecc. Tutto ciò, insomma, che può offrire alla gioventù ragioni di vita e
di speranza.
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CON LA
QUINTA MISSIONE DEL PROGETTO MISSIONARIO “RIDARE LA LUCE”,
REALIZZATA
NELLA REPUBBLICA DEL MALI, SONO OLTRE MILLE GLI
INTERVENTI
CHIRURGICI
REALIZZATI DAI MEDICI DEGLI OSPEDALI FATEBENEFRATELLI
E DELL’AERONAUTICA MILITARE
-
Intervista con fra Gerardo D’Auria
e il dott. Manlio Carboni -
Si è
conclusa nella Repubblica del Mali la quinta missione dell’Afmal,
l’Associazione con i Fetebenefratelli per i Malati
Lontani, e dell’Aeronautica militare organizzata nell’ambito del progetto umanitario
“Ridare la luce”. Il progetto si propone di combattere la cecità e quelle
malattie agli occhi che nell’Africa sub-sahariana colpiscono circa due milioni
di persone. Con quest’ultima missione sono circa 1.150 le operazioni di
cataratta ed oltre 5.500 le visite oculistiche complessivamente realizzate. Al
microfono di Tiziana Campisi fra Gerardo D’Auria, direttore dell’ospedale San Pietro di Roma, racconta
la storia di una bambina di 7 anni, Aminta, che leggeva e scriveva in Braille e
che ha recuperato la vista grazie ai medici di “Ridare la luce”:
**********
R. –
Aminta viveva ormai nell’istituto per ciechi, lontano dalla famiglia, lontano
dal suo villaggio, ma la sua insegnante si è presa cura di lei, si è fatta dare
delle deleghe dai suoi genitori, visto che stavano in un villaggio molto distante
da qui, e l’ha portata qui, seguendola per tutto il giorno dell’intervento. Il
giorno dopo, quando è stata visitata, gli abbiamo messo davanti uno specchio e
lei ha avuto la possibilità di guardarsi e di capire che effettivamente ci
vedeva. Abbiamo anche avuto modo di poter togliere definitivamente
dall’istituto per ciechi alcuni bambini e di raccomandare ai loro genitori ed
insegnanti di fargli frequentare una scuola normale.
D. –
Cosa colpisce di più di questa gente?
R. –
Soprattutto la solidarietà tra di loro. Ognuno dà una
mano all’altro e si ha la possibilità di constatare che, nonostante tutto, pur
essendo un Paese con pochi mezzi, che non ha grandi risorse, questo supporto,
questa solidarietà li aiuta tantissimo.
Ma
quali realtà si incontrano nel Mali? Ci risponde il capo del Corpo sanitario
dell’Aeronautica militare, il dott. Manlio Carboni:
R. –
Qui, purtroppo, ci sono due milioni di persone che hanno problemi oftalmologici, che poi sfociano tutti nella cecità. La cataratta
per noi è un intervento veramente banale, che si risolve in dieci minuti, dopo
il quale si torna tranquillamente a vedere. Qui, invece, è una situazione
drammatica, perchè non hanno assolutamente nessuno che li possa
visitare. Qui non esistono oculisti e si affidano molto spesso a delle pseudo terapie che praticano i pastori. Questi pastori con
alcune spine di piante entrano nell’occhio e con un movimento verso l’indietro
e in basso lussano il cristallino e, quindi, la cataratta nel vitro. Permettono
così di rivedere. Non agendo però in un ambiente sterile, le infezioni secondarie
sono la norma. Queste persone, quindi, perdono completamente la vista e poi,
cosa drammatica, non c’è più nulla da fare.
D. –
Che rapporti si instaurano con le persone che curate?
R. –
Tantissime persone esternano in maniera più forte le loro sensazioni. Ho visto
persone gettare via il bastone e ho visto persone iniziare delle danze tribali.
D. – Di
queste storie che lei vive in Africa che cosa riporta in Italia nel cuore?
R. – Il
rammarico, la sensazione forte di non aver finito il proprio lavoro. Quello che
porto a Roma è il rammarico di non essere venuto qui
prima. Io ho 62 anni e ho capito che se fossi arrivato
qui a 20 anni i valori della mia vita e, come penso, quella di tutti sarebbero
stati diversi.
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Domani, 17 dicembre, 3a domenica di Avvento,
“Io vi battezzo con
acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son
degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in
Spirito Santo e fuoco”.
Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del
teologo gesuita, padre Marko Ivan Rupnik:
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La predicazione di Giovanni è stata molto efficace. Lo si vede dal fatto che ha suscitato nella gente una giusta
disposizione dell’attesa. Quando l’uomo si chiede cosa deve fare, si è già
creata in lui quell’apertura necessaria per
l’accoglienza della salvezza. Fin quando l’uomo da solo consiglia se stesso e
suggerisce che cosa è bene per lui, il cammino spirituale è praticamente
impossibile secondo i Padri. L’uomo può rimanere chiuso in se stesso, benché si
stia dando propositi santi e buoni, ma l’attesa significa tener conto di Colui
che si attende. L’attesa ora è diventata così forte che il Battista stesso poteva
essere scambiato per il Messia, ma precisa che lui battezza lavando i peccati.
Quello cui lui prepara la strada, invece, non solo laverà, ma impregnerà
l’umanità con lo Spirito Santo. Proprio a questa accoglienza della vita nuova
che viene donata, Giovanni chiama anche noi oggi.
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16 dicembre 2006
“ANCHE NELLE DIFFICOLTÀ, NON SMETTIAMO DI PREGARE E SPERARE IN UN FUTURO
DI PACE”; COSÌ, MONS. MARIO ZENARI,
NUNZIO APOSTOLICO IN SRI LANKA,
DI RITORNO DALLA PENISOLA DI JAFFNA, DOVE LA POPOLAZIONE E’ STRETTA
TRA IL FUOCO DELL’ESERCITO E DEI SEPARATISTI TAMIL
COLOMBO. = Numerose incognite incombono sul
futuro dello Sri Lanka e della sua gente, ma con
l’approssimarsi del Natale “è necessario non smettere di pregare e sperare per
un domani di pace”: è quanto afferma il nunzio apostolico nell’ex Ceylon, mons. Mario Zenari,
intervistato da AsiaNews al ritorno dalla sua recente visita nella provincia di
Jaffna (6-7 dicembre), dove la popolazione civile
affronta una grave crisi umanitaria, stretta tra il fuoco dell’esercito e
quello della guerriglia separatista Tamil. Il presule
ha ancora fiducia che il Paese riacquisti la pace e la serenità dopo aver
visto, solo negli ultimi tre anni, la devastazione dello tsunami,
l’uccisione a Natale di un politico cattolico nella cattedrale di Batticaloa e la ripresa della guerra civile nel nord-est.
“Il nucleo del problema – dice il diplomatico vaticano – è che c’è bisogno di
un radicale cambiamento, una conversione dei cuori di tutti coloro che sono
coinvolti in questo doloroso conflitto, inclusi noi cristiani”. Il nunzio ha
incontrato il vescovo locale, mons. Thomas Savundranayagam, e alcuni sacerdoti della diocesi, che gli
hanno illustrato la drammatica situazione in cui versa la popolazione. Durante
la Santa Messa celebrata il 7 dicembre, mons. Zenari
ha invitato i religiosi presenti a “sperimentare e comunicare la compassione di
Gesù a tutti i nostri fratelli e sorelle in Sri Lanka,
a vedere e amare il prossimo con gli occhi e il cuore di Gesù”. “Con tutta la
nostra carità e le nostre opere di aiuto – spiega l’arcivescovo – non dobbiamo
smettere di esprimere il nostro profondo amore per la gente, dando nuova enfasi
al valore e alla dignità della persona”. Mons. Zenari ha potuto incontrare anche la moglie di Vimalathas, l’uomo sparito ad agosto nei pressi di un check point
militare ad Allaipiddy, insieme al sacerdote
cattolico, p. Jim Brown.
“Il Pontefice – ricorda il diplomatico vaticano – si è detto allarmato dalla
notizia e dagli altri numerosi casi di violazioni di diritti umani e civili in
Sri Lanka.
(R.M.)
I VESCOVI DELL’ARGENTINA IN DISACCORDO
CON LA RECENTE RATIFICA,
DA PARTE DEL GOVERNO, DEL “PROTOCOLLO FACOLTATIVO DELLA
CONVENZIONE
PER L’ELIMINAZIONE DI OGNI DISCRIMINAZIONE CONTRO LA DONNA”
- A cura di Luis Balilla -
BUENOS AIRES. = “Il proposito
lodevole di lottare contro ogni discriminazione che colpisca la dignità e i
diritti della donna non può servire di copertura per promuovere cambiamenti
negativi nella cultura del nostro popolo, contro i valori fondamentali che sono
apprezzati dalla maggioranza degli argentini”: con queste parole, i vescovi
dell’Argentina esprimono, in un comunicato, il loro disaccordo
rispetto alla recente ratifica, da parte del Governo e del Parlamento, del
“Protocollo facoltativo della Convenzione per l’eliminazione di ogni
discriminazione contro la donna” (CEDAW). “La nostra
inquietudine – spiega l’episcopato – riguarda l’autorità legale che il
Protocollo della CEDAW concede a un Comitato Internazionale, organo preposto a
ricevere denunce e a fare raccomandazioni ai Paesi firmatari; quindi, titolare
della capacità di chiedere che si introducano dei cambiamenti nelle leggi e nei
costumi”. “Abbiamo potuto verificare – continuano – che già sono state avanzate
delle raccomandazioni, da parte di questo Comitato, a diversi Paesi in favore
della legalizzazione dell’aborto e contro l’obiezione di coscienza dei
professionisti della salute”. Questo organismo, secondo i presuli argentini, ha
anche “considerato la maternità come uno stereotipo culturale, arrivando
addirittura a proporre l’eliminazione del ‘Giorno
della mamma’ e delle politiche dello Stato che
proteggono la gravidanza e la maternità”. “Presentiamo questa nostra
riflessione al popolo e alle autorità – concludono – con la speranza che
l’identità culturale dell’Argentina e l’esigenza morale dei valori in gioco non
vengano compromesse con le medesime conseguenze già
sperimentate da parte di altri Paesi”.
LA CONFERENZA EPISCOPALE DEL BRASILE CRITICA LA
DECISIONE DEL PARLAMENTO
DI RADDOPPIARE LO STIPENDIO
A DEPUTATI E SENATORI:
“AUMENTA IL FOSSO CHE SEPARA I LEGISLATORI DAL
POPOLO”
BRASILIA. = “Questa
decisione aumenta il fosso che separa i legislatori dal popolo”: è quanto
afferma la Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (CNBB), che in una nota
firmata dal suo presidente, il cardinale Geraldo Majella
Agnelo, critica l’aumento del 91% dei salari di
senatori e deputati, deciso giovedì dal Parlamento di Brasilia. L’incremento,
dagli attuali 12.847 reais mensili (4.550 euro) a
24.600 reais (8.714 euro), scatterà il prossimo
febbraio, quando entreranno in carica gli eletti alle ultime legislative del
primo ottobre scorso. “Un salario di 24.600 reais
contro un salario minimo di appena 350 reais (124
euro) segnala più gli interessi particolari che la difesa della giustizia o la
condivisione in solidarietà con la popolazione povera”, aggiungono i vescovi,
chiedendo “un’urgente riforma politica”. “Occorrono strumenti legali –
concludono – per impedire decisioni come questa che oscurano la dignità della
politica”. (R.M.)
GRANDE
MANIFESTAZIONE DOMANI A MANILA, NELLE FILIPPINE,
PROMOSSA DAI VESCOVI LOCALI IN DIFESA DELLA COSTITUZIONE, DELLA DEMOCRAZIA,
DELLA TRASPARENZA E DEI VALORI MORALI NEL PAESE
MANILA. = Sarà una
giornata di mobilitazione nazionale quella di domani nelle Filippine: i vescovi
del Paese hanno indetto una grande manifestazione nel Luneta
Park di Manila, in difesa dei valori della Costituzione, della democrazia e
della trasparenza nell’agire politico. Da mesi, infatti, il partito del Lakas, cui appartiene la presidente in carica, Gloria Macapagal Arroyo, ha messo in
atto una manovra per poter emendare la Costituzione solo attraverso decisioni
della Camera dei Rappresentanti (uno dei due rami del Parlamento, in cui il Lakas ha la maggioranza assoluta), senza il consenso del
Senato e senza il voto popolare. La Camera ha infatti
approvato una risoluzione che cambia le regole vigenti e trasforma se stessa in
una Assemblea Costituente. La Chiesa e numerose associazioni della società
civile hanno protestato contro questa mozione, chiedendo invece la formazione
di una Costituente eletta per l’occasione e formata da politici, accademici,
esponenti della società civile, giuristi. Nel messaggio per mobilitazione di
domani, cui si prevedono almeno 500 mila persone, mons. Angel
N. Lagdameo, presidente della Conferenza episcopale
filippina, afferma: “Crediamo che cambiare le regole e trasformare la Camera in
una Assemblea Costituente, senza l’assenso del Senato,
sia un atto vergognoso di manipolazione e un atto di auto-tutela da parte dei
promotori dei cambiamenti della Carta”. Definendo la mossa della Camera
“fraudolentemente illegittima a scandalosamente immorale” il presule definisce
l’invito a scendere in piazza “una chiamata a purificare la ragione, un
risveglio dei valori morali, per costruire una società giusta e ordinata”.
(R.M.)
DA OGGI FINO AL 23 DICEMBRE GLI EBREI
CELEBRANO
LA FESTIVITÀ DI “HANOUKKA”,
LA FESTA DELLE NOVE LUCI
GERUSALEMME. = Si celebra ogni anno “con gioia
e allegria” e ricorda un momento importante della “storia santa”: si tratta
della festività ebraica di “Hanoukka”, la festa delle
nove luci, che viene celebrata da oggi fino al 23
dicembre. La festa commemora la purificazione e la dedicazione (Hanoukka in ebraico) del tempio di Gerusalemme e del suo altare
dopo la vittoria dei Maccabei, ai tempi della
persecuzione di Antioco IV Epifanio, nel II secolo a.C.. Oggi, l’essenziale del rituale consiste nell’illuminazione
delle luci di Hanoukka, candele o lampade ad olio. A
partire dal 25 del mese di Kislev, se ne accende una
la prima sera, due la seconda e così di seguito fino ad otto. La lampada di Hanoukka, la “hanoukiyya”, deve
essere collocata in ogni casa in un luogo visibile dall’esterno, presso una
finestra o addirittura all’esterno della casa, se essa è protetta dal vento.
Non bisogna usare la hanoukiyya
per l’illuminazione: essa deve dare la sua luce in modo assolutamente gratuito
e non utilitario. La festività è chiamata “festa delle luci” forse non tanto
per le lampade, ma in ricordo delle luci che un tempo illuminavano Gerusalemme
durante la festa delle tende (Souccot) e che sono
state trasposte a Hanoukka. (R.M.)
250
OPERATORI UMANITARI COSTRETTI A LASCIARE
LA
MARTORIATA REGIONE SUDANESE DEL DARFUR
A CAUSA DEI CRESCENTI ATTACCHI CONTRO PERSONALE E VEICOLI DELLE
ONG
DARFUR.= A causa di “difficoltà senza precedenti
in un momento in cui la richiesta di aiuto aumenta rapidamente”, 250 dipendenti
di sei agenzie umanitarie sono stati costretti a lasciare la martoriata regione
sudanese del Darfur, teatro dal 2003 di una sanguinosa guerra civile. Lo ha
reso noto l’ONG inglese, OXFAM. “Ancorché temporanee, queste evacuazioni del
personale sono diventate sempre più necessarie”, si legge in un comunicato,
citato dall’agenzia MISNA, secondo cui gli operatori trasferiti lavoravano in
due località strategiche del Darfur a favore di circa 480 mila civili. In
aggiunta alla perdurante insicurezza della regione, si sono intensificati gli attacchi contro personale e veicoli delle ONG. Le
associazioni umanitarie hanno anche lanciato un appello congiunto per una
tregua immediata, affermando che l’eventuale abbandono totale della zona da
parte dell’ONU e delle organizzazioni internazionali “lascerebbe la strada
aperta a violenze incontrollate nella regione”. Secondo stime ONU, il conflitto
ha finora provocato 200 mila morti e più di due milioni di profughi, di cui circa 250 mila
rifugiati nel vicino Ciad, dove nelle ultime settimane sono avvenuti violenti
scontri tra ribelli e forze governative. Il Sudan accusa il Ciad di sostenere i
ribelli del Darfur, mentre il governo di N’djamena
denuncia l’appoggio di Khartoum alle milizie anti-governative nell’est del Ciad. (R.M.)
AL VIA
OGGI, NELLE CHIESE DI ROMA E DEL LAZIO,
LA 17.MA EDIZIONE DI “GRANDE MUSICA IN CHIESA”.
22
CONCERTI GRATUITI DI MUSICA SACRA PER RISCOPRIRE
IL
PIACERE DELL’ASCOLTO DAL VIVO
- A cura di Roberta Moretti -
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ROMA. = Fornire una panoramica
dell’evoluzione attraverso i secoli della musica sacra, colta e popolare, nelle
diverse parti del mondo: con questo intento, prende il via oggi, nelle più
antiche chiese di Roma e del Lazio, la 17.ma edizione
del festival “Grande musica in chiesa”, con un programma ricco di eventi e
concerti spettacolari. Primo appuntamento, questa sera alle 19.30 nella chiesa
romana della Natività di Nostro Signore Gesù Cristo, con musiche di Brahms, Durante e Vivaldi, eseguite dai cori “Enrico” e
“Ottava Nota” e dall’orchestra “Refice”, diretti dal
maestro Antonio D’Antò. Nell’epoca degli MP3, dei CD
audio, e del digitale a tutto campo, “Grande musica in Chiesa” vuole essere
un’occasione per riscoprire il piacere dell’ascolto dal vivo. 22 concerti
gratuiti nelle chiese più significative del cuore della cristianità, che
attraversano vari generi musicali del repertorio sacro. Un viaggio lungo la
linea del tempo: dal canto gregoriano, alla polifonia, alla musica per organo;
dagli spartiti del periodo barocco, del classicismo e del romanticismo dei
grandi compositori del ‘700 e dell’‘800, agli spirituals e ai gospel; dagli
autori del ‘900 fino ai contemporanei. Poi canti natalizi della tradizione
popolare internazionale. I concerti propongono fioriture di brani di autori
vari e di media durata. Unica eccezione: il concerto finale, in programma il 6
gennaio alle 21 nella michelangiolesca Basilica romana di Santa Maria degli
Angeli, con uno spartito unitario e di grande respiro. Si tratta della “Petite
Messe Solennelle” di Gioachino Rossini,
pagina di innegabile spiritualità, pur nella sua audacia armonica e
nell’originalissima struttura.
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16 dicembre 2006
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Nei Territori Palestinesi si acuiscono le tensioni tra al Fatah ed Hamas: il presidente
Abu Mazen, del partito
moderato di al Fatah, ha pronunciato un discorso
rivolto alla nazione annunciando elezioni anticipate e sottolineando le
responsabilità di Hamas nell’attuale crisi politica. Abu
Mazen ha anche ventilato l’ipotesi di dimettere il
governo formato da ministri del gruppo radicale. Il nostro servizio:
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Nell’odierno discorso alla nazione Abu
Mazen ha annunciato due mosse per uscire dalla crisi
politica: l’intenzione di convocare elezioni anticipate entro tre mesi e la
possibilità di dimettere il governo del premier Haniyeh.
Il presidente palestinese ha spiegato che intende fissare elezioni anticipate
sia per il Parlamento sia per la Presidenza. Hamas ha subito respinto questa
ipotesi e reso noto di ritenere un’eventuale votazione anticipata un colpo di
stato. Il presidente palestinese ha accusato inoltre Hamas di essere
responsabile della crisi nei Territori sottolineando che “il movimento di
resistenza islamico si è rifiutato di accogliere le richieste della comunità
internazionale di riconoscere Israele e cessare le violenze”. Abu Mazen ha poi negato che siano
state ordite trame per uccidere il premier palestinese Ismail
Haniyeh, esponente di Hamas sfuggito giovedì scorso
ad un attentato. “I fatti - ha detto - sono stati distorti per sostenere che vi
è stato un complotto”. Il presidente palestinese ha auspicato, quindi, un
“accordo politico”, necessario per porre fine all’attuale, grave crisi interna
palestinese. “Senza un’intesa politica – ha precisato - la sicurezza rimarrà perturbata”. E sul
terreno, intanto, soldati israeliani hanno ucciso un presunto membro delle
Brigate dei martiri di Al Aqsa
a Nablus, in Cisgiordania. Da Israele arrivano,
comunque, nuove garanzie per assicurare la pace nella regione: il premier israeliano,
Ehud Olmert, ha dichiarato
infatti che lo Stato ebraico è pronto a ritirarsi “da molti territori” e ad
avviare negoziati bilaterali con il presidente Abu Mazen.
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In Iraq, si è aperta questa
mattina a Baghdad la Conferenza di riconciliazione nazionale con l’obiettivo di
ricomporre le laceranti divisioni tra le diverse comunità del Paese. Partecipano
all’incontro centinaia di politici appartenenti soprattutto a movimenti curdi e
sciiti. Molti politici sunniti hanno già annunciato, invece, di voler
boicottare la conferenza. Fonti locali hanno rivelato che all’incontro partecipano
anche rappresentanti di gruppi armati irregolari che combattono contro le
truppe della coalizione ed esponenti del disciolto partito Baath,
al potere durante il regime di Saddam Hussein. Aprendo i lavori, il premier Al Maliki ha invitato quanti erano nell’esercito all’epoca del
regime dell’ex dittatore ad entrare nelle nuove Forze Armate. Il primo ministro
ha sottolineato, poi, l’urgenza di rivedere gli articoli della Costituzione
riguardanti le commissioni di inchiesta sul partito Baath
e chiesto di applicare, in alcuni casi, “il principio del perdono”.
In Iran cominciano ad arrivare
i primi risultati delle elezioni amministrative di ieri per il rinnovo
dell’Assemblea degli Esperti. In base ai primi dati, i conservatori pragmatici
sono in vantaggio sugli ultra conservatori vicini al presidente Ahmadinejad.
Contrariamente alle previsioni, è alta l’affluenza alle urne: secondo fonti locali, avrebbe partecipato al voto il 60 per
cento degli elettori, oltre 46 milioni. I risultati definitivi saranno diffusi
lunedì prossimo.
La crisi nucleare iraniana, la sempre più complessa
questione mediorientale, l’allargamento e la Costituzione europea sono stati al
centro del Consiglio europeo tenutosi, ieri, a Bruxelles. Il servizio di
Giovanni Del Re:
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Allargamento e Costituzione, quasi come due facce della
stessa medaglia: sono questi i due aspetti che hanno dominato questo Vertice prenatalizio. Un vertice, a dire il vero, piuttosto
interlocutorio, di routine, ma non privo di spunti importanti, in vista soprattutto
dell’avvio dell’attesa presidenza tedesca dal prossimo gennaio. In effetti,
come ha spiegato la futura presidente di turno, il cancelliere tedesco, Angela Merkel, vi è il generale sentimento che la situazione
istituzionale attuale dell’UE – ha detto – non sia sufficiente per procedere a
nuovi allargamenti. E questo è un ottimo ponte – ha concluso la Merkel – per riflettere sulla Costituzione. I prossimi
appuntamenti in proposito saranno la Dichiarazione per i 50 anni dell’UE, il 25
marzo a Berlino, e poi soprattutto il Consiglio europeo di giugno a Bruxelles,
che dovrà stilare una road map per un Trattato entro la fine del 2008, sotto
presidenza francese. Del resto qualcosa già comincia a muoversi. Il Lussemburgo
e la Spagna hanno proposto per il prossimo gennaio, forse a Madrid, un Vertice
di tutti e 16 gli Stati membri che hanno già ratificato la Costituzione, in
vista poi di un secondo incontro a febbraio, allargato
anche agli altri, incluso Francia e Olanda, i cui cittadini hanno respinto il
Trattato nei rispettivi referendum della primavera del 2005. Non sono, però,
mancati in questo Vertice anche temi di politica estera. Così i leader hanno
espresso preoccupazione per il rischio di impatto negativo della politica
iraniana nucleare sulla stabilità e la sicurezza della regione. Ed i leader
hanno inoltre esortato la Siria a non interferire nelle vicende interne del
Libano e infine Israele a cessare le violazioni dello spazio aereo del Paese
dei cedri.
Da Bruxelles, per Radio Vaticana, Giovanni Del Re, AKI.
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Urne aperte stamani, negli Emirati Arabi Uniti, per la
prima consultazione nella storia del Paese: limitata, però, a soli circa 7 mila
aventi diritto, tra cui il 18 per cento donne, sono chiamati ad eleggere 20 dei
40 membri del Consiglio federale nazionale, organismo soltanto consultivo. Il
presidente, lo sceicco Khalifa ben Zayed al-Nahiyan, ha promesso in futuro elezioni legislative a suffragio universale. Negli
Emirati Arabi Uniti, uno dei Paesi più ricchi al mondo, gli abitanti sono oltre
4 milioni ma sono poco più di 825 mila le persone che
hanno la cittadinanza.
In Nepal, i maoisti ed il governo hanno
raggiunto un accordo su una Costituzione provvisoria. Il testo resterà in
vigore fino alla stesura della Costituzione definitiva da parte della nuova
Assemblea nazionale che sarà eletta il prossimo anno. L’accordo prevede un ulteriore riduzione di poteri per re Gyanendra,
che ha recentemente ripristinato le funzioni del Parlamento dopo le proteste
popolari di aprile, e l’ingresso dei maoisti nel governo nepalese. L’intesa
arriva dopo lo storico accordo di pace, firmato lo scorso mese di novembre dal
primo ministro Girija Prasad
Koirala e dal leader dei maoisti Prachanda,
che ha formalmente posto fine a dieci anni di scontri e violenze, costati la
vita ad oltre 13 mila persone.
Si riaccendono le speranze di pace in Somalia dopo
l’accordo, raggiunto stamani, per colloqui nello Yemen
tra il debole governo transitorio somalo e le Corti Islamiche, che controllano
ormai Mogadiscio e gran parte del centro e del sud del Paese. Le Corti islamiche,
si legge in un comunicato congiunto, “si impegnano a dialogare con l’esecutivo
somalo ad interim per risolvere le reciproche divergenze e fermare ulteriori
mosse che, da qualsiasi versante, potrebbero condurre a scontri sul piano
militare”. L’obiettivo – si sottolinea
nel documento – è di giungere ad un accordo politico globale che garantisca la partecipazione al governo di tutte le parti in
causa.
L’Unione Africana sta facendo
pressioni sulle autorità sudanesi per risolvere la situazione in Darfur. Ieri è
stato chiesto ufficialmente all’esecutivo di Karthoum il disarmo immediato
delle milizie arabe filogovernative dei janjaweed, i famigerati predoni che stanno mettendo a ferro
e fuoco la martoriata regione occidentale ed il vicino
Ciad.
In Italia, con 162 voti a
favore e 157 contrari, il Senato ha concesso ieri sera la fiducia al Governo
sul maxiemendamento alla legge finanziaria. Durissimi gli interventi
dell’opposizione che chiedono le dimissioni del premier, ma è polemica anche
all'interno della maggioranza.
Restiamo in Italia,
dove il Tribunale civile di Roma ha respinto la richiesta inoltrata da
Piergiorgio Welby, malato terminale di distrofia
muscolare, di interrompere la terapia cui è sottoposto. Secondo il giudice, che
martedì scorso aveva rimandato il pronunciamento, il ricorso è “inammissibile”.
Il presidente venezuelano Hugo Chàvez ha affermato che Fidel
Castro “non ha il cancro”, ma che sta combattendo una “grande battaglia” contro
una malattia “molto grave”. Chàvez ha anche rivelato
di aver parlato due volte al telefono con Castro, che si è congratulato con lui
per la sua rielezione dello scorso 3 dicembre. Il leader cubano ha ceduto il potere
al fratello Raul dopo essersi sottoposto ad un intervento chirurgico.
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