RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 349 - Testo della trasmissione di venerdì 15 dicembre 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

L’importante incarico delle Chiese orientali cattoliche nel cammino verso l’unità dei cristiani e nel dialogo interreligioso con i musulmani: sottolineato dal Papa nell’incontro con il nuovo patriarca di Alessandria dei Copti e la sua comunità

 

Prima predica d’Avvento alla presenza di Benedetto XVI e della famiglia pontificia. Padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa pontificia, ha proposto una meditazione sul pianto

 

Natale è il giorno in cui Dio ha donato se stesso all’umanità: lo ha ricordato il Papa ieri pomeriggio al termine della celebrazione eucaristica per gli studenti universitari

 

Torniamo a riflettere sullo storico incontro ieri tra Benedetto XVI e l’arcivescovo ortodosso di Atene e di tutta la Grecia: con noi il cardinale Walter Kasper per i 500 anni dei Musei Vaticani. Ai nostri microfoni il porporato

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Da oggi a domenica la XVII edizione di Telethon, la maratona televisiva RAI per finanziare la ricerca contro la distrofia muscolare e le malattie genetiche: con noi Niccolò Cantucci, Angelo Maramai e Milly Carlucci

 

Questa sera, IX edizione del premio letterario a sfondo solidale dell’associazione “Amici di Totò”. La Radio Vaticana ‘sponsor’ per la sezione del “Premio bontà”: intervista con Alberto De Marco

 

CHIESA E SOCIETA’:

Relazione al clero locale ieri, presso la Pontificia Università Lateranense, del cardinale Camillo Ruini

 

“La meglio gioventù. Ora come allora”: è il tema dell’odierna Giornata nazionale italiana del servizio civile, dedicata al lavoro dei giovani volontari nelle grandi tragedie che hanno colpito l’Italia

 

Cultura della vita e dialogo interreligioso nel piano pastorale di mons. Oswald Gracias, insediatosi ieri come nuovo arcivescovo di Mumbai, in India

 

“La pace prevarrà sui popoli”: così, il custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, che nel suo messaggio di Natale fa un appello a “tornare al Vangelo”

 

Nel suo messaggio natalizio, il sindaco di Betlemme, Bataresh, denuncia i gravi effetti del muro costruito da Israele in Cisgiordania: “E’ un Natale in prigione”

 

A Sumatra, in Indonesia, una frana di fango e detriti sommerge una moschea e uccide 18 persone. Almeno 11 i dispersi

 

Riconosciute dal Parlamento del New Jersey, negli Stati Uniti, le unioni civili tra persone dello stesso sesso il processo di pace in Spagna tra lo scetticismo e la speranza

 

Il processo di pace in Spagna tra lo scetticismo e la speranza

 

24 ORE NEL MONDO:

Nei Territori Palestinesi una persona è morta in nuovi scontri tra sostenitori di Fatah e Hamas

 

 

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

15 dicembre 2006

 

 

L’IMPORTANTE INCARICO DELLE CHIESE ORIENTALI CATTOLICHE NEL CAMMINO

VERSO L’UNITA’ DEI CRISTIANI E NEL DIALOGO INTERRELIGIOSO CON I MUSULMANI:

LO HA SOTTOLINEATO IL PAPA NELL’INCONTRO IN VATICANO

CON IL NUOVO PATRIARCA DI ALESSANDRIA DEI COPTI E LA SUA COMUNITA

 

“Un grande momento di comunione fraterna e di unità della Chiesa copto cattolica con la Sede apostolica”. Con queste parole Benedetto XVI ha suggellato l’incontro stamane in Vaticano con il nuovo patriarca di Alessandria dei Copti, Antonios Naguib, accompagnato dal patriarca emerito, cardinale Stephanos II e da un centinaio di sacerdoti, religiosi, religiose e laici. Il servizio di Roberta Gisotti.

 

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Una comunità patriarcale quella dei copti cattolici “portatrice di una ricca tradizione spirituale, liturgica e teologica – la tradizione alessandrina – i cui tesori sono parte del patrimonio della Chiesa”.

        

Benedetto XVI ha ricordato l’incarico particolare che il Concilio Vaticano II ha affidato alle Chiese orientali cattoliche: far progredire l’unità di tutti i cristiani, soprattutto dei cristiani orientali, in particolare nel caso dei copti cattolici con i fratelli copti ortodossi, ma anche di sviluppare il dialogo interreligioso tra cristiani e musulmani. Musulmani che in Egitto sono il 90 per cento della popolazione - ha ricordato il patriarca Naguib, nel suo indirizzo di saluto al Papa - “con i quali – ha detto – condividiamo la vita di tutti i giorni”. E per questo – ha rassicurato il patriarca – “noi proviamo a sviluppare il dialogo interreligioso, soprattutto quello della vita, nel rispetto delle differenze, e in opposizione a tutte le forme di intolleranza e a tutte le manifestazioni di violenza. Noi moltiplichiamo – ha aggiunto – le occasioni di contatto e di incontro. Interveniamo nella stampa e nei media, quando è possibile. Tentiamo pure di essere presenti nei grandi avvenimenti che toccano la vita religiosa e sociale del Paese”. Ma non ha nascosto il patriarca Naguib la sua preoccupazione per il Medio Oriente, laddove “gli avvenimenti politici e la mancata pace in numerose parti della regione hanno un’influenza deleteria sulle relazioni tra le persone di diverse religioni”.

        

Tanto più nel mondo attuale – ha sottolineato Benedetto XVI rivolto alla comunità copto cattolica d’Egitto – la vostra missione è di una grande importanza per i vostri fedeli e per tutti gli uomini, ai quali l’amore di Cristo impone d’annunciare la Buona Novella. In special modo il Papa ha raccomandato di curare l’educazione dei giovani perché “possano divenire uomini e donne responsabili nelle loro famiglie e nella società, desiderosi di costruire una più grande solidarietà e una più ardente fraternità tra tutte le componenti della Nazione”.

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QUESTA MATTINA DAL PAPA UN ALTRO GRUPPO DI VESCOVI DELLA CALABRIA

IN VISITA AD LIMINA

 

Il Papa ha ricevuto stamani un altro gruppo di presuli della Calabria, in questi giorni a Roma in visita “ad Limina”: si tratta di mons. Ercole Lupinacci, vescovo Lungro degli Italo-albanesi; di mons. Luigi Antonio Cantafora, vescovo di Lamezia Terme;  di mons. Domenico Graziani, vescovo di Cassano all’Jonio; di mons. Domenico Crusco, vescovo di San Marco Argentano-Scalea.

 

 

NOMINA

        

Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Zamora, in Spagna, il sacerdote Gregorio Martínez Sacristán, del clero dell’arcidiocesi di Madrid, finora delegato diocesano per la catechesi. Mons. Martínez Sacristán è nato il 19 dicembre 1946 a Villarejo de Salvanés, provincia di Madrid e diocesi di Alcalá de Henares. E’ stato ordinato sacerdote il 20 maggio 1971 per l’arcidiocesi di Madrid. Dal 1995 è delegato diocesano per la catechesi e professore di Catechetica nella Facoltà di Teologia San Dámaso. Dal 2003 è anche membro del Consiglio presbiterale di Madrid. 

 

 

PRIMA PREDICA D’AVVENTO QUESTA MATTINA ALLA PRESENZA DI BENEDETTO XVI

E DELLA FAMIGLIA PONTIFICIA. PADRE RANIERO CANTALAMESSA,

PREDICATORE DELLA CASA PONTIFICIA, HA PROPOSTO UNA MEDITAZIONE SUL PIANTO

 

“Beati gli afflitti perché saranno consolati”: su questa beatitudine si è articolata stamani, alla presenza del Santo Padre e della Famiglia Pontificia la prima predica di Avvento del predicatore della Casa Pontificia padre Raniero Cantalamessa. La meditazione, che ha toccato i temi del pianto e della gioia, è stata proposta nella Cappella “Redemptoris Mater” del Palazzo Apostolico. Il servizio di Tiziana Campisi:

 

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Le beatitudini oggi devono essere lette “alla luce delle situazioni nuove che ci troviamo a vivere”, ha detto padre Raniero Cantalamessa, e il pianto degli afflitti, nei giorni nostri, è quello che scaturisce dall’impotenza sperimentata di fronte alla domanda:Dov’è il tuo Dio?’, e dal “rifiuto sistematico del Cristo della fede, in nome di una ricerca storica obiettiva” che, in certe forme, si riduce a soggettivismo.

 

“La nostra epoca, ossessionata di sesso, non riesce a pensarlo che alle prese con problemi sentimentali. Stiamo assistendo ad un ritorno di fiamma di un ateismo militante e aggressivo, di marca in genere scientifica o scientistica ... Il fatto è che la prova dell’esistenza di Dio non si trova nei libri e nei laboratori di biologia, dove la cercano questi nostri fratelli, ma nella vita. Nella vita di Cristo, prima di tutto!”.

 

E l’esistenza di Dio, ha proseguito padre Cantalamessa, è testimoniata anche nella vita “dei santi e degli innumerevoli testimoni della fede”. E si trova pure nei “miracoli, che Gesù stesso dava come prova della sua verità e che Dio continua a dare, ma che gli atei rigettano a priori senza neppure darsi pena di esaminarla”.

 

“Assistiamo ad una gara a chi riesce a presentare un Cristo più a misura dell’uomo d’oggi, spogliandolo di ogni prerogativa trascendente. Un Gesù, cioè, propagatore di idee morali, di una sapienza spicciola, di portata sociologica: non teologica. Gesù è liberato non più solo dai dogmi della Chiesa, ma anche dalle Scritture e dai Vangeli! E quali fonti restano a questo punto per parlare di Lui, che non sia la pura e semplice fantasia? Naturalmente, gli Apocrifi!”.

 

         Ed è motivo di pianto, ha aggiunto il religioso cappuccino, il “piacere disordinato … scelto contro la legge di Dio”, che si ritorce contro l’uomo stesso e “si trasforma in sofferenza” poiché è transitorio per se stesso e “genera stanchezza e nausea”. Poi il predicatore della Casa pontificia ha proseguito:

 

“La Chiesa ha pianto e sospirato, in tempi recenti, per gli abomini commessi nel suo seno da alcuni dei suoi stessi ministri e pastori. E’ venuto il momento di fare la cosa più importante di tutte: piangere davanti a Dio, affliggersi come si affligge Dio. E’ la condizione perché da tutto questo male possa davvero venire del bene. C’è però una cosa che questi nostri fratelli sventurati dovrebbero assolutamente evitare di fare: approfittare del clamore per trarre vantaggi anche dalla propria colpa, rilasciando interviste, scrivendo memoriali nel tentativo di far ricadere la colpa sui superiori o sulla comunità ecclesiale”.

 

“Si può piangere di dolore, ma anche di commozione - ha detto ancora padre Cantalamessa – le lacrime più belle, infatti, sono quelle che ci riempiono gli occhi quando, illuminati dallo Spirito Santo, ‘gustiamo e vediamo quanto è buono il Signore’”:

 

“Lacrime di questo tipo io penso dovessero scendere dagli occhi di Sant’Agostino quando scriveva nelle “Confessioni”: Quanto ci hai amato, Padre buono, che non hai risparmiato il tuo unico Figlio ma lo hai dato per tutti noi! Quanto ci hai amato!”.

 

“Nell’ordine proposto da Gesù”, dunque, non è “la sofferenza ad avere l’ultima parola”, ma la gioia di una vita piena in Dio.

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NATALE È IL GIORNO IN CUI DIO HA DONATO SE STESSO ALL’UMANITÀ:

LO HA RICORDATO IL PAPA IERI POMERIGGIO AL TERMINE DELLA CELEBRAZIONE

PER GLI STUDENTI UNIVERSITARI, PARLANDO POI DEL VALORE DELL’EUCARISTIA

 

Il Papa ribadisce la centralità dell’Eucaristia. Al termine della celebrazione per gli studenti universitari, ieri pomeriggio a San Pietro, il santo Padre ha affermato che “Il Santissimo Sacramento è il centro qualitativo del cosmo e della storia”. Durante la messa, celebrata dal cardinale Camillo Ruini, il rettore di Roma Tor Vergata e una studentessa hanno parlato dell’importanza dell’università nel formare le coscienze. Alessandro Guarasci:

 

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La Chiesa ha sempre guardato con grande interesse al mondo dell’Università. Gli atenei sono infatti non solo scuole dove apprendere le più svariate discipline, ma anche scuole di valori. Agli universitari arrivati a San Pietro, il Santo Padre, che ha parlato a fine celebrazione, ha detto che il Natale “è la festa dei doni”:

 

“E’ importante, però, che non si dimentichi il dono principale di cui gli altri doni non sono che un simbolo: Natale è il giorno in cui Dio ha donato se stesso all’umanità, e questo suo dono diventa – per così dire – perfetto nell’Eucaristia”.

 

 Dunque, nell’Eucaristia Cristo è realmente presente e la Santa Messa è vivo memoriale della Sua Pasqua:

 

“E’ per così dire un concentrato di verità e di amore. Illumina non solo la conoscenza, ma anche e soprattutto l’agire dell’uomo, il suo vivere secondo la verità nella carità, come dice San Paolo, nel quotidiano impegno di comportarsi come Gesù stesso si è comportato”.

 

  Benedetto XVI ha poi notato che alla Sedes Sapientiae è dedicata una speciale icona, che da Roma ha visitato vari Paesi e che ieri sera era di nuovo a San Pietro. Anche nella sua omelia, il presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Camillo Ruini ha rimarcato l’importanza del Natale:

 

“Il Natale dunque è l’unione, quasi lo sposalizio, tra la ragione umana e la rivelazione di Dio. Quel Dio che, liberamente, gratuitamente, esce da sé per venire incontro al piccolo uomo”.

 

 Le università sono quindi luoghi di ricerca di Dio, come ha affermato una studentessa dell’università romana di Tor Vergata, che ha letto un messaggio a nome di tutti gli universitari:

 

“In esse, siamo aiutati ad affrontare la fatica dello studio e della ricerca, come itinerario spirituale, a maturare una sintesi personale tra fede, ragione e vita”.

 

 Per il rettore dell’università Roma Tre, Guido Fabiani, l’università ha un grande ruolo nell’educare alla pace e al dialogo:

 

“L’incontro con gli ideali e i grandi valori del cristianesimo è alimento fecondo per una valorizzazione piena del ruolo dell’istituzione università”.

 

Dunque le università tra i luoghi d’elezione per rafforzare i valori fondanti della persona.

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TORNIAMO A RIFLETTERE SULLO STORICO INCONTRO IERI

TRA BENEDETTO XVI E L’ARCIVESCOVO ORTODOSSO DI ATENE E DI TUTTA LA GRECIA

CON IL CARDINALE WALTER KASPER, PRESIDENTE DEL

PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA PROMOZIONE DELL’UNITÀ DEI CRISTIANI

- Intervista con il porporato -

 

Ieri, in Vaticano, si era svolto lo storico incontro tra Benedetto XVI e l’arcivescovo ortodosso di Atene e di tutta la Grecia, per la prima volta in visita ufficiale al Papa e alla Chiesa di Roma. Il Pontefice e l’arcivescovo Christodoulos hanno sottoscritto una dichiarazione comune in cui si sottolinea la necessità di perseverare nel cammino di un dialogo teologico costruttivo per ristabilire la piena unità dei cristiani. Per tornare a riflettere sullo storico incontro Giovanni Peduto ha intervistato il cardinale Walter Kasper presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’Unità dei Cristiani:

 

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R. – Direi che questa è la seconda tappa dopo la storica visita di Giovanni Paolo II ad Atene nel 2001: questo è dunque una conferma di quel passo e al contempo un passo avanti. Nel frattempo, esiste la Commissione mista teologica. Ne abbiamo parlato e oggi vogliamo parlare soprattutto di cooperazione concreta a livello di Europa ma anche a livello pastorale e culturale, e tutto questo è un progresso!

 

D. – Cosa cambia dopo questo incontro?

 

R. – Cambia la conoscenza personale: questo è sempre essenziale. Cambia anche che vogliamo intensificare la nostra collaborazione pratica, soprattutto a livello europeo, a Bruxelles, in campo politico, in favore dei valori cristiani dell’Europa.

 

D. – Quali sono le parole o le frasi che più l’hanno colpita nei discorsi sia del Papa, sia di Christodoulos?

 

R. – E’ difficile da dire, ma i Greci sono stati molto contenti, e anche colpiti, dal discorso del Papa, in particolare di ciò che il Papa ha detto sulla salvaguardia dei valori cristiani dell’Europa e della collaborazione tra tutte le Chiese in Europa in questo ambito. Di Christodoulos ha molto colpito e anche commosso ciò che ha detto su San Paolo ad Atene, della tradizione comune: ha detto che Pietro e Paolo sono stati qui a Roma, che Paolo prima era stato ad Atene e che ciò costituisce un legame molto antico. Nel mio piccolo discorso, durante la cena ufficiale, ho ricordato che sì, Paolo e Pietro si sono incontrati, si sono dati la mano dopo un conflitto che c’era stato tra di loro, e così dev’essere anche tra Pietro e Paolo e le Chiese di Pietro e Paolo, oggi e in futuro.

 

D. – Eminenza, a suo parere qual è l’elemento più importante della Dichiarazione comune?

 

R. – Il punto più importante nella Dichiarazione comune è la volontà di avanzare nel dialogo ecumenico e teologico e la collaborazione nelle cose pratiche in Europa: questo mi sembra ora il prossimo passo che si debba fare. Tramite la collaborazione cresce anche la mutua conoscenza e la via verso la piena comunione.

 

D. – Qual è il significato del dono all’arcivescovo Christodoulos di due anelli della catena che, secondo la tradizione, tenne prigioniero San Paolo a Roma?

 

R. – Le reliquie sono molto importanti per gli ortodossi, perché le reliquie sono un segno visibile, materiale, sono quasi una ‘communicatio in sacris’. E perciò la consegna delle reliquie indica una comunione spirituale, nel Vangelo di Paolo ma anche nella fede di oggi.

 

D. – Si aprono adesso nuove prospettive, a livello ecumenico?

 

R. – Con ogni passo si apre una nuova possibilità. Penso che questo incontro avrà anche conseguenze per le altre Chiese ortodosse: è un invito a tutte le altre Chiese ortodosse ad avanzare su questa via, su questo pellegrinaggio dell’unità nel quale siamo impegnati.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Servizio vaticano - L'incontro di Benedetto XVI con gli studenti universitari di Roma nella Basilica Vaticana.

 

Servizio estero - Medio Oriente: forte tensione nei Territori palestinesi. Violenti scontri a Ramallah.

 

Servizio culturale - Un articolo di Pasquale Tuscano dal titolo "Corrado Alvaro e l'Emilia Romagna": un legame che emerge da tutta la sua produzione. 

 

Servizio italiano - In rilievo il tema della finanziara.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

15 dicembre 2006

 

 

DA OGGI A DOMENICA LA XVII EDIZIONE DI TELETHON, L’ANNUALE MARATONA

 TELEVISIVA DELLA RAI PER FINANZIARE LA RICERCA SCIENTIFICA

CONTRO LA DISTROFIA MUSCOLARE E LE MALATTIE GENETICHE

- Con noi Niccolò Cantucci, Angelo Maramai e Milly Carlucci -

 

E’ partita stamattina la XVII edizione di Telethon, l’annuale maratona televisiva della Rai per finanziare la ricerca scientifica contro la distrofia muscolare e le malattie genetiche. Quest’anno Telethon si presenta all’appuntamento da oggi a domenica sera con risultati scientifici significativi, raggiunti negli ultimi mesi nel campo della distrofia muscolare. Molti beniamini del video si passano il testimone lungo una tre-giorni che ha l’ambizione di superare la cifra raccolta l’anno scorso. Il servizio di Andrea Rustichelli:

 

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Per la prima volta sembra molto vicina la sperimentazione terapeutica sull’uomo. Le oltre 60 ore consecutive di programmazione, preparate con grande cura, fanno sperare agli organizzatori un risultato di eccezione: superare cioè la cifra raggiunta nel 2005, oltre 29 milioni di euro. Ma come sarà possibile effettuare le donazioni? Risponde il direttore organizzativo di Telethon, Niccolò Contucci:

 

“Se il radio ascoltatore in questo momento volesse fare la donazione, potrebbe andare al telefono fisso di casa sua e fare il 48548 e potrà fare una donazione col telefono oppure mandare un sms a questo stesso numero, scrivendo qualunque messaggio, possibilmente un messaggio di augurio. Può fare una donazione con carta di credito ad un numero verde che viene segnalato durante tutta la maratona televisiva, l’800 11  33 77. Però poi i cittadini ci incontrano in tanti luoghi: dalla Banca Nazionale del Lavoro, a tutti gli uffici postali, alle casse di Oviesse, di Sma, di Auchan. Sul treno chi viaggia può fare la sua donazione, può farla mentre paga, se la paga, l’assicurazione alla RAS. Addirittura quest’anno saremmo nella sala d’aspetto di 21000 medici di famiglia”.

 

Ma come vengono assegnati i fondi alla ricerca? Angelo Maramai, direttore amministrativo di Telethon:

 

Vengono assegnati con commissioni scientifiche internazionali che valutano ogni progetto di ricerca scientifica e selezionano soltanto quelli che hanno un valore qualitativo veramente di eccellenza”.

 

Quale contributo porta nel mondo dello spettacolo televisivo, che non sempre brilla per rigore etico, un tema impegnato come quello della lotta contro le malattie genetiche? Milly Carlucci, conduttrice di punta della maratona:

 

“Per noi che siamo la Rai e che quindi abbiamo una missione di servizio pubblico, penso che sia importantissimo dedicare spazio alla missione sociale che poi ha la rete. Telethon fa raccolta per aiutare la scienza ad aiutarci. Quindi più missione sociale, più servizio pubblico di così veramente non c’è! Oltretutto avere un obiettivo così importante serve anche a fare famiglia, a fare squadra, a dare il senso della compattezza di un network, verso un obiettivo che non è il solito obiettivo di share, di ascolto, di incasso. Facciamo anche qualche cosa di più significativo”.

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CERIMONIA DI PREMIAZIONE, QUESTA SERA, ALLA BIBLIOTECA

DELLA CAMERA DEI DEPUTATI PER I VINCITORI DELLA NONA EDIZIONE

 DEL PREMIO LETTERARIO A SFONDO SOLIDALE

ORGANIZZATO DALL’ASSOCIAZIONE “AMICI DI TOTO”. LA RADIO VATICANA “SPONSOR”

DEL CONCORSO, PER LA SEZIONE DEL “PREMIO BONTA”’

- Intervista con Alberto De Marco -

 

C’è un concorso letterario e artistico in Italia che da nove anni celebra un grande attore, unendo all’intento culturale un grande impegno nel campo della solidarietà. A promuoverlo è l’Associazione “Amici di Totò… a prescindere”, il cui presidente onorario è Liliana De Curtis, figlia della ‘maschera’ cinematografica napoletana più famosa del Novecento. Partner di questa Associazione sono diverse sigle del volontariato, tra cui l’Associazione “Peter Pan”, una onlus che accoglie i bambini onco-ematologici in cura presso l’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. Il fine ultimo del concorso letterario è quello di sensibilizzare gli Enti ed il mondo dell’arte alle iniziative sociali e di questo si parlerà stasera, durante la cerimonia di premiazione, che si terrà alla Biblioteca della Camera dei Deputati, a Roma. La Radio Vaticana è da anni sponsor del Concorso nella sezione chiamata “Premio bontà”. Alessandro De Carolis ne ha parlato con il presidente dell’Associazione “Amici di Totò… a prescindere”, Alberto De Marco:

 

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R. – Questo concorso ha varie sezioni. Tra queste, la sezione più importante è quella della Sezione Bontà, che ha il nome di Giuliano Montelatici, che curava alcune trasmissioni per Radio Vaticana e presiedeva questa Commissione. Attraverso questa Commissione attribuiamo la medaglia d’argento della Presidenza della Repubblica alle Associazioni o alle persone che si sono distinte nel campo sociale ed hanno manifestato una grande sensibilità per il prossimo.

 

D. – C’è un’iniziativa recente che la vostra associazione ha deciso di realizzare per contribuire al problema dei diversamente abili: di che cosa si tratta?

 

R. – Abbiamo acquistato, ad un prezzo simbolico, dal ministero dell’Interno un pullman dismesso, facendo in modo che questo fosse funzionale al massimo, e lo utilizziamo per il trasporto dei portatori di handicap. Questo rappresenta, infatti, un grande problema perché, purtroppo, le pedane negli autobus il più delle volte non funzionano, nonostante le continue sollecitazioni e, per di più, non riusciamo a capire perché quando si chiama il minibus bisogna pagare 25 euro all’andata e 25 euro per il ritorno e, tra l’altro, non è collegato in certi orari della sera. Sinceramente, quando ho avuto contatti con questa Associazione Peter Pan, tutto quello che ho fatto mi è sembrato quasi inutile rispetto alla grande sensibilità, al grande interesse che loro hanno ed ho anche compreso che queste associazioni vanno sostenute. Purtroppo, ne parlavo anche con i responsabili, non arrivano grossi aiuti economici da parte delle istituzioni, ma arrivano invece da privati. Devono, tra l’altro, lottare quotidianamente per poter svolgere questa loro funzione, che è veramente essenziale per il nostro Paese.

 

D. – La vostra Associazione porta il nome di uno dei grandi attori comici del cinema italiano, Antonio De Curtis, in arte Totò. Anche Roma adesso lo ricorderà  grazie a voi…

 

R. – Dopo aver fatto realizzare questa statua dalla scultrice Maria Stifini ed aver ottenuto i permessi, grazie sia al Comune per le autorizzazioni che al Municipio, il Campidoglio ha finanziato il progetto di Piazza Cola di Rienzo. In quella occasione di riqualificazione di questa statua, faremo un grande spettacolo con una serie di personaggi della cultura ed artisti, che si esibiranno in una serata di solidarietà.

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CHIESA E SOCIETA’

15 dicembre 2006

 

NELL’OCCIDENTE, “VITTIMA DI UNO STRANO ODIO IN SÉ”, IL CRISTIANESIMO NON SIA “UN SEMPLICE MORALISMO”, MA “AMORE DONATO A DIO”:

COSÌ, IL CARDINALE VICARIO PER LA DIOCESI DI ROMA, CAMILLO RUINI,

NELLA SUA RELAZIONE AL CLERO LOCALE,

SVOLTASI IERI ALLA PONTIFICIA UNIVERSITÀ LATERANENSE

 

ROMA. = Divisa in due parti non comunicanti: così appare la morale cristiana nella situazione attuale dell’Occidente, “vittima di uno ‘strano odio in sé’ che va di pari passo con il suo allontanarsi dal Cristianesimo”: è quanto ha affermato il vicario del Papa per la diocesi di Roma, il cardinale Camillo Ruini, nella sua Relazione al clero locale, svoltasi ieri presso la Pontificia Università Lateranense. Una delle due parti riguarda i grandi temi della pace, della non violenza, della giustizia per tutti, della sollecitudine per i poveri del mondo e del rispetto del Creato. “Questa parte – ha spiegato il porporato – gode di un grande apprezzamento pubblico, anche se rischia di essere inquinata da un moralismo di stampo politico”. “L’altra parte – ha proseguito – è quella che si riferisce alla vita umana, alla famiglia e al matrimonio: essa è assai meno accolta a livello pubblico, anzi, costituisce un ostacolo molto grave nel rapporto tra la Chiesa e la gente”. In tale contesto, ha affermato il cardinale Ruini, il “nostro compito è anzitutto far apparire il Cristianesimo non come un semplice moralismo, ma come amore che ci è donato da Dio e che ci dà forza perperdere la propria vita’ e anche per accogliere e vivere quella legge di vita che è l’intero Decalogo”. Il porporato si è lungamente richiamato, con numerose citazioni, all’insegnamento di Benedetto XVI e del cardinale Joseph Ratzinger, osservando che “le due parti della morale cristiana potranno essere ricongiunte, rafforzandosi reciprocamente, e così i ‘no’ della Chiesa a forme deboli e deviate di amore potranno essere compresi come dei ‘sì’ all’amore autentico, alla realtà dell’uomo come è stata creata da Dio”. (R.M.)

 

 

“LA MEGLIO GIOVENTÙ. ORA COME ALLORA”: È IL TEMA DELL’ODIERNA GIORNATA

NAZIONALE ITALIANA DEL SERVIZIO CIVILE, DEDICATA AL LAVORO

DEI GIOVANI VOLONTARI NELLE GRANDI TRAGEDIE CHE HANNO COLPITO L’ITALIA

 

ROMA.= Celebrare il valore della solidarietà e della partecipazione spontanea di giovani volontari nelle grandi tragedie che in passato hanno colpito l’Italia, come il terremoto di Molise, Puglia e Sicilia nel 2002: con questo intento, viene celebrata oggi, presso la Fiera di Roma, la Giornata nazionale del servizio civile. Tema di quest’anno: “La meglio gioventù. Ora come allora”. La manifestazione, cui partecipa il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, esponenti politici, obiettori e rappresentanti di enti, vuole celebrare i 34 anni del servizio civile in Italia. Il 15 dicembre del 1972, infatti, veniva emanata in Italia la prima legge che riconosceva il diritto all’obiezione di coscienza rispetto al servizio militare obbligatorio e la possibilità di un servizio civile sostitutivo. A partire dal 2001, il servizio civile è diventato di natura esclusivamente volontaria e coinvolge circa 50 mila ragazzi e ragazze tra i 18 e i 28 anni che hanno scelto di dedicare un anno di vita ad attività sociali. Il 60% dei volontari è stato finora impiegato nel settore dell’assistenza, il 30% in quello culturale, l’8% in progetti per la salvaguardia dell’ambiente e il 2% in organismi di protezione civile. La maggiore presenza si registra in Sicilia, Campania e Puglia. (A.D.F.)

 

 

CULTURA DELLA VITA E DIALOGO INTERRELIGIOSO NEL PIANO PASTORALE

DI MONS. OSWALD GRACIAS, INSEDIATOSI IERI COME NUOVO ARCIVESCOVO DI MUMBAI, IN INDIA. IL PRESULE SUCCEDE AL CARDINALE IVAN DIAS,

NOMINATO DA BENEDETTO XVI

PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE PER L’EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI

MUMBAI. = Famiglia, laici, emarginati, ma soprattutto dialogo interreligioso, ponte fondamentale fra culture e religioni, che può essere costruito solo tenendo sempre presente la propria identità cristiana: è questo il piano pastorale di mons. Oswald Gracias, nuovo arcivescovo di Mumbai, insediatosi ieri pomeriggio con una funzione solenne, dopo la messa nella Cattedrale del Santo Nome. Il presule succede al cardinale Ivan Dias, nominato da Benedetto XVI prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Il neo arcivescovo spiega ad AsiaNews che il suo impegno “si focalizza su quei temi fondamentali per la promozione della cultura della vita”. Occorre, ad esempio, dare “nuova vita e nuova forza alla famiglia”, che “è uno degli agenti più attivi dell’evangelizzazione, uno dei testimoni più importanti del potere del Vangelo”. Rientra in questo contesto anche il ruolo dei laici: “La diocesi – afferma il presule – deve partecipare di più alle loro vite”. La chiesa di Mumbai “ha sempre espresso preoccupazione particolare per i poveri e gli emarginati”. “Ora più che mai – sottolinea – bisogna ascoltare le loro richieste e aiutarli a ottenere giustizia”. Tuttavia, secondo il presule, “il bisogno più attuale dei cristiani, in questo momento, è il dialogo fra le religioni”. “Mantenere una forte identità cristiana – afferma – è fondamentale per costruire un ponte di dialogo fra pensieri ed ideologie, religioni e culture. Il dialogo è essenziale e appartiene all’essenza e alla missione della Chiesa, ma questo deve avvenire tenendo sempre presente la nostra identità cattolica”. Il motto del neo arcivescovo è “Riconciliare tutto in Cristo” e proprio questa riconciliazione sarà il “faro” cui si rivolgerà mons. Gracias per affrontare questo nuovo compito. (R.M.)

 

 

“LA PACE PREVARRÀ SUI POPOLI”: COSÌ, IL CUSTODE DI TERRA SANTA,

PADRE PIERBATTISTA PIZZABALLA, CHE NEL SUO MESSAGGIO DI NATALE

FA UN APPELLO A “TORNARE AL VANGELO”

 

GERUSALEMME. = “Torniamo al Vangelo, perché significa accogliere Gesù, l’unico che può giustificare la nostra vita, ridarle la poesia, la bellezza e l’incanto delle origini”: è l’appello che il Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, lancia nel suo messaggio di Natale, citato dall’agenzia SIR. Il Custode parla del “faticoso cammino di quest’ultimo anno” che, afferma, “ha appesantito il nostro cuore, ci ha resi sordi alla premura del Signore”. Con le parole dell’apostolo Paolo, padre Pizzaballa invita a essere “lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera, solleciti per le necessità dei fratelli, premurosi nell’ospitalità”. “Vogliamo avere il coraggio della speranza e la forza del perdono – aggiunge il Custode di Terra Santa – vogliamo credere, nonostante tutto, che la pace prevarrà sui popoli che vivono in Terra Santa”. Il Natale “è la voce degli uomini delle beatitudini, di coloro che hanno fame e sete di giustizia, di chi sa usare misericordia. A noi, il dovere di renderne testimonianza”. (R.M.)

 

 

NEL SUO MESSAGGIO NATALIZIO, IL SINDACO DI BETLEMME, BATARESH,

DENUNCIA I GRAVI EFFETTI DEL MURO COSTRUITO DA ISRAELE IN CISGIORDANIA:

“E’ UN NATALE IN PRIGIONE”

 

BETLEMME.= “È un Natale in prigione” a Betlemme: così, il sindaco della città palestinese, Victor Bataresh, che nel suo messaggio natalizio denuncia i gravi effetti del muro costruito da Israele. La barriera di separazione eretta in Cisgiordania e le severe misure di sicurezza hanno infatti seriamente colpito e isolato la città. Secondo il primo cittadino di Betlemme, citato dall’agenzia SIR, la città “vive uno dei periodi più difficili della sua storia”. “L’ingresso di turisti e pellegrini – spiega Bataresh – è notevolmente ridotto e reso molto più difficile dalle misure di sicurezza imposte da Israele al posto di blocco per l’accesso verso la nostra città. Di solito, col Natale Betlemme si riempie di gente”. "Molti agricoltori palestinesi – ha aggiunto – non hanno accesso ai mercati per vendere i prodotti agricoli che producono. La disoccupazione è salita al 65%”. La situazione è resa ancora più critica dalle inadempienze da parte del Comune, che da tre mesi non paga gli stipendi ai suoi impiegati. Davanti a questa crisi, sottolinea Batarseh, “è l'intera popolazione a soffrire, senza distinzione di religione. Preghiamo che la stella cometa possa splendere su Betlemme ancora una volta”. Già nei giorni scorsi il sindaco aveva chiesto aiuto, denunciando che “il blocco dei fondi della comunità internazionale impedisce al Governo palestinese di far arrivare 50 mila dollari stanziati per le feste di Natale”. Un tempo città a maggioranza cristiana, Betlemme accusa una forte emigrazione da parte dei cristiani, che oggi rappresentano meno del 12% della popolazione, a fronte di un 65% del 1965. (A.D.F.)

 

 

A SUMATRA, IN INDONESIA, UNA FRANA DI FANGO E DETRITI

SOMMERGE UNA MOSCHEA E UCCIDE 18 PERSONE. ALMENO 11 I DISPERSI

 

SUMATRA.= Almeno 18 morti, 25 feriti e 11 dispersi: è questo il primo drammatico bilancio della frana di fango e detriti che si è abbattuta questa mattina sulla moschea di Air Ding, un piccolo villaggio nell’isola di Sumatra, in Indonesia. La slavina si è staccata dalle falde delle montagne circostanti a causa delle intense piogge degli ultimi giorni. Come riferisce l’agenzia Misna, al momento dell’impatto, la maggior parte delle vittime si trovava all’interno della moschea per recitare la prima preghiera del venerdì. Ogni anno centinaia di persone perdono la vita in Indonesia in incidenti simili, che gli ambientalisti attribuiscono alla cattiva gestione del territorio e alla deforestazione. (A.D.F.)

 

 

RICONOSCIUTE DAL PARLAMENTO DEL NEW JERSEY, NEGLI STATI UNITI,

LE UNIONI CIVILI TRA PERSONE DELLO STESSO SESSO

 

TRENTON. = Il New Jersey ha ufficialmente riconosciuto le unioni civili tra persone dello stesso sesso in modo da garantire loro gli stessi diritti delle coppie eterosessuali. Il via libera è avvenuto ieri sera a Trenton, dopo che i due rami del Parlamento locale hanno approvato a larga maggioranza un progetto di legge sulle unioni omosessuali. Il governatore, il democratico Jon Corzine, ha fatto sapere di avere l'intenzione di firmare la legge. Il New Jersey, insieme al Vermont e al Connecticut, riconoscono le unioni civili, ma non quelle matrimoniali, riconosciute negli USA solo dal Massachusetts. Lo scorso 25 ottobre, la Corte Suprema del New Jersey aveva stabilito che le coppie omosessuali hanno gli stessi diritti di quelle eterosessuali, ma aveva anche chiesto al Parlamento locale di varare, entro sei mesi, una legge che stabilisse se consentire i matrimoni tra persone dello stesso sesso o altre forme di unione civile.

 

 

IL PROCESSO DI PACE IN SPAGNA TRA LO SCETTICISMO E LA SPERANZA

- A cura di padre Ignazio Arregui -

 

BILBAO. = E’ sempre più forte lo scetticismo attorno all’esito dell’attuale processo di pace tra il governo spagnolo e il gruppo armato indipendentista ETA. Alcuni esperti che hanno seguito in qualche modo i negoziati di pace in diversi Paesi hanno ricordato in questi giorni i requisiti indispensabili per il raggiungimento di una vera pace negoziata, aggiungendo che, nel caso della Spagna, sia il governo sia l’ETA, oggi come oggi, non compiono i passi necessari in questo genere di trattative. Sono invece i cittadini che, attraverso alcuni movimenti, al margine degli schieramenti politici, vogliono appoggiare con forza la causa della pace e fanno appello al senso di responsabilità delle parti impegnate nel dialogo. Da parte sua, il presidente della regione basca, sempre in favore del processo, si è lamentato del peso esagerato che hanno assunto in questa materia i mezzi di comunicazione. Intanto, il vescovo di Bilbao, mons. Ricardo Blazquez Pérez, presidente della Conferenza episcopale, ha fatto alcune dichiarazioni, invitando alla moderazione e alla perseveranza in questo processo. Senza drammatizzare e senza entrare in particolari, ha usato l’espressione “un certo grigiore” per definire l’attuale situazione nel negoziato. E ha auspicato un gesto concreto di riconciliazione in questi termini: “Credo che la società saprà essere generosa esercitando misure di grazia, se veramente l’organizzazione (l’ETA) depone definitivamente le armi”.

 

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

15 dicembre 2006

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

        

Sembra precipitare la situazione nei Territori Palestinesi, dopo il fallito attentato di ieri contro il premier Ismail Hanyeh, costato la vita ad una sua guardia del corpo. Le forze di sicurezza hanno aperto stamani il fuoco su dimostranti di Hamas scesi in strada in Cisgiordania. E a Ramallah è morta una persona. A Gaza, c'è stata poi una sparatoria tra forze che fanno capo a Fatah ed esponenti del Movimento di resistenza islamico. Sull’inasprimento della crisi all’interno dell’Autorità nazionale palestinese, ascoltiamo al microfono di Salvatore Sabatino l’inviato del Corriere della Sera, Lorenzo Cremonesi:

 

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R. - Si tratta di una situazione gravissima. Bisogna sottolineare, però, che non sono state certamente “squadracce” ad attaccare ieri il premier Hanieh al passaggio di Rafah. Questo, paradossalmente, è ancora più grave, nel senso che è sintomo della situazione di degrado in cui è precipitata Gaza negli ultimi dieci mesi, a partire dalle elezioni dello scorso 28 gennaio che hanno visto la vittoria di Hamas. Siamo davanti a bande armate che agiscono in modo totalmente anarchico. Siamo di fronte a quella che è stata definita una ‘tribalizzazione’ della società palestinese in Cisgiordania, ma soprattutto a Gaza, chiusa dall’embargo internazionale. Basti pensare che i circa 165 mila dipendenti pubblici dell’Autorità nazionale Palestinese, che con il governo dell’OLP venivano pagati regolarmente ogni mese tra i 500 ed i 1.000 dollari, hanno preso 1.500 dollari dal marzo scorso ad oggi.

 

D. – Abu Mazen cerca di spingere verso elezioni per un governo di unità nazionale. E’ auspicabile una normalizzazione?

 

R. – Abu Mazen certamente è esaltato dall’Occidente come alternativa di Hamas, come l’uomo della pace, ma attenzione: Abu Mazen non ha un grande peso politico nei Territori. Contava poco ai tempi di Arafat. Ha avuto difficoltà a traghettare il governo Fatah dalla morte di Arafat alle elezioni ed è stato totalmente snobbato da Israele. Oggi è ritenuto una grande alternativa. Nulla ci fa pensare che se dovessero esserci queste elezioni anticipate, Abu Mazen possa prendere davvero più voti dei suoi avversari.

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La Siria cessi ogni ingerenza negli affari interni libanesi e Israele metta fine alle violazioni dello spazio aereo del Libano. Sono alcune delle raccomandazioni contenute, secondo anticipazioni di stampa, nella bozza del Consiglio Europeo incentrata sulla situazione in Libano. Intervenendo al Consiglio, il presidente francese, Jacques Chirac, ha dichiarato che in Libano è in atto “una vera offensiva di destabilizzazione” contro il governo legittimo che fa fronte alla contestazione delle forze oppositrici pro-siriane. Il nostro servizio:

 

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La bozza del documento finale del Consiglio di sicurezza europeo, che si tiene oggi a Bruxelles, affronta la difficile situazione del Libano, sottolineando le priorità per uscire dallo stallo politico: nel testo – rivelano diverse agenzie di stampa - si chiede alle milizie del partito sciita Hezbollah il rilascio dei soldati israeliani catturati e la cessazione di ogni ingerenza siriana sul governo di Beirut. La Siria – avverte l’UE – deve impegnarsi attivamente nella stabilizzazione del Paese dei cedri se vuole “instaurare normali relazioni con la comunità internazionale”. I capi di Stato e di governo dei Venticinque manifestano inoltre preoccupazione per il deterioramento della situazione nella regione mediorientale. Il Consiglio europeo conferma, poi, “il pieno sostegno agli sforzi compiuti dal premier Fuad Siniora e dal governo democraticamente eletto per proseguire il dialogo” con tutte le forze politiche libanesi. Nella bozza si condanna quindi senza riserve l’omicidio del ministro dell’Industria libanese, Pierre Gemayel. Ad Israele l’Europa chiede, in particolare, di “mettere fine alle violazioni dello spazio aereo libanese compiute dall’aviazione dello Stato ebraico. Il Consiglio Europeo propone poi che “le Fattorie di Shebaa”, un fazzoletto di terra rivendicato dal governo di Beirut al confine tra Libano, Siria ed Israele, siano poste temporaneamente sotto il controllo delle Nazioni Unite.

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Il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, ha respinto la proposta di cercare la collaborazione di Iran e Siria per stabilizzare l’Iraq, contenuta nel recente rapporto della Commissione bipartisanIraq Study Group’ sul Paese arabo. Il prezzo che i governi di Teheran e Damasco potrebbero chiedere in cambio del loro aiuto – ha spiegato la signora Rice in un’intervista rilasciata al quotidiano ‘Washington Post’ - potrebbe risultare troppo alto per Washington. Sulla difficile situazione dell’Iraq, l’arcivescovo caldeo di Kirkuk, mons. Luois Sako, ha dichiarato intanto che è necessario promuovere “la cultura della vita e della convivialità”. Le differenze tra cristiani, musulmani, sciiti, sunniti, cattolici e ortodossi – ha aggiunto il presule – devono creare ricchezza e armonia, non divisioni e problemi.

 

Un test che rivelerà se i riformisti sono in grado di rialzare la testa e contrastare la linea radicale del presidente Ahmadinejad. Questo, secondo molti osservatori, il significato delle consultazioni cominciate stamani in Iran per eleggere i consigli comunali e l’Assemblea degli esperti. Quarantatre milioni di cittadini sono chiamati alle urne per le municipali e 46 milioni per l’organismo che ha il compito di nominare la Guida suprema della Repubblica islamica. I riformisti, dunque, vorrebbero proporsi nuovamente come forza di contrasto all’attuale regime. Ascoltiamo, al microfono di Giada Aquilino, il giornalista iraniano Ahmad Rafat, già presidente della stampa estera in Italia:

 

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R. – Questo è quello che i riformisti vorrebbero in quanto, attraverso un loro forte ingresso soprattutto nei consigli comunali, non tanto nell’assemblea degli esperti, dimostrerebbero che ancora hanno un futuro. Ma il pericolo vero che minaccia queste elezioni è la forte astensione perché la gente non crede più nella strada riformista per cambiare le cose, dopo il fallimento dell’esperienza del moderato Khatami. La gente non sente alcun interesse per queste elezioni; l’ayatollah Khamenei e tutte le autorità iraniane stanno lanciando appelli alla partecipazione, ma sono sicuri che la gente non parteciperà.

 

D. – Si vota anche per l’assemblea degli esperti, che ha il compito di eleggere, assistere ed eventualmente anche rimuovere la guida suprema. Quale influenza reale ha in Iran?

 

R. – Nelle liste dei riformisti ci sono il procuratore capo militare, il capo dell’autorità giudiziaria, eccetera. La gente sicuramente non andrà a votare quelle persone anche se oggi sposano tesi riformiste.

 

D. – In questi giorni ci sono state le contestazioni al presidente Ahmadinejad. L’Iran, intanto, continua sul nucleare la sua linea dura con l’Occidente. Quale percezione ha la gente?

 

R. – La gente, in linea di massima, rivendica il diritto dell’Iran ad un nucleare pacifico e militare; però, teme fortemente ogni giorno di più le conseguenze che questa scelta potrebbe avere per la popolazione. E teme l’influenza che potrebbe avere sui rapporti con la comunità internazionale.

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I servizi segreti americani sono certi che Fidel Castro stia per morire. Lo ha rivelato John Negroponte, direttore della National Intelligence, in un'intervista al Washington Post. Castro ha ceduto temporaneamente i poteri al fratello Raul il 31 luglio, quando si è sottoposto a un intervento all'intestino. Da allora non è più apparso in pubblico, neppure alla recente parata militare per il suo ottantesimo compleanno.

 

Giuramento ieri al Palazzo di Vetro di New York per Ban-Ki-Moon, nuovo segretario generale delle Nazioni Unite. Il successore di Kofi Annan, salutato con un’ovazione, assumerà formalmente l’incarico a partire dal primo gennaio. Ban-Ki-Moon ha sottolineato che “rafforzando i tre pilastri delle Nazioni Unite, sicurezza sviluppo e diritti umani, la comunità internazionale potrà costruire un mondo più pacifico”. Dopo aver espresso l’auspicio di creare una nuova fiducia intorno all’ONU, l’ex ministro sud-coreano ha anche lanciato un appello per la martoriata regione sudanese del Darfur definendo “inaccettabile” la crisi nell’area.

 

Il Gruppo di Contatto per la Somalia si è riunito per la prima volta a New York con l’obiettivo di rafforzare il dialogo tra le istituzioni transitorie e altre parti attualmente in conflitto: in particolare, i “signori della guerra” e le corti islamiche che negli ultimi giorni hanno conquistato Mogadiscio e Jowhar, nel nord della Somalia'. Sulla situazione in Somalia ascoltiamo, al microfono di Christopher Altieri, il vescovo di Gibuti e amministratore apostolico di Mogadiscio, mons. Giorgio Bertin:

 

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R. - Quello che è aumentato è senz’altro la propaganda e la battaglia verbale che, in un contesto del genere, potrebbe provocare anche un conflitto militare. A livello della comunità internazionale, sulla decisione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU di inviare una forza di mantenimento della pace o di ricerca della pace, bisognerà vedere se sarà capace, e quando, di inviarla. Potrebbe prefiggersi almeno due obiettivi chiari: quello di mantenere gli attuali confini sicuri verso il Kenya e verso l’Etiopia; e, dall’altra parte, assicurare quell’autonomia che il Puntland e il Somaliland hanno avuto. E’ necessario assicurare questa autonomia perché un’espansione più forte dei tribunali    islamici in quelle zone porterebbe a scontri in terra somala molto gravi. L’altro aspetto è che un’eventuale presenza delle forze africane sostenute dall’ONU potrebbe favorire il ritiro di tutte le truppe straniere presenti. E quando dico truppe straniere penso agli etiopici, agli eritrei e ad altre forze, in modo che un eventuale scontro sia limitato ad un affare soprattutto intersomalo, senza coinvolgere la comunità internazionale.

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Circa 25 milioni di dollari sono stati finanziati in favore di Sierra e Leone e Burundi nel primo programma di assistenza della nuova Commissione dell’ONU di sostegno alla pace, nata per sostenere i Paesi usciti da un conflitto. Gli aiuti per la Sierra Leone hanno come obiettivo il contrasto alla piaga della disoccupazione giovanile e la promozione di una più adeguata gestione del settore giudiziario. Il sostegno al Burundi è finalizzato al miglioramento del bilancio dopo il dramma di 12 anni di guerra civile, terminata con le elezioni del 2005.

 

Uomini armati hanno attaccato un impianto petrolifero della Shell, nel sud della Nigeria ed hanno preso in ostaggio tre operai nigeriani. Otto giorni fa, in un episodio analogo, sono stati rapiti tre tecnici italiani e un libanese, non ancora rilasciati.

 

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