RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 349 - Testo
della trasmissione di venerdì 15 dicembre
2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Il
processo di pace in Spagna tra lo scetticismo e la speranza
Nei Territori Palestinesi una persona è morta in
nuovi scontri tra sostenitori di Fatah e Hamas
15 dicembre 2006
L’IMPORTANTE INCARICO DELLE CHIESE ORIENTALI
CATTOLICHE NEL CAMMINO
VERSO
L’UNITA’ DEI CRISTIANI E NEL DIALOGO INTERRELIGIOSO CON I MUSULMANI:
LO HA
SOTTOLINEATO IL PAPA NELL’INCONTRO IN VATICANO
CON IL
NUOVO PATRIARCA DI ALESSANDRIA DEI COPTI E
“Un grande momento di comunione fraterna e di unità della
Chiesa copto cattolica con
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Una comunità patriarcale quella dei copti
cattolici “portatrice di una ricca tradizione spirituale, liturgica e teologica
– la tradizione alessandrina – i cui tesori sono parte del patrimonio della
Chiesa”.
Benedetto XVI ha ricordato l’incarico particolare che il
Concilio Vaticano II ha affidato alle Chiese orientali cattoliche: far
progredire l’unità di tutti i cristiani, soprattutto dei cristiani orientali,
in particolare nel caso dei copti cattolici con i
fratelli copti ortodossi, ma anche di sviluppare il
dialogo interreligioso tra cristiani e musulmani. Musulmani che in Egitto sono
il 90 per cento della popolazione - ha ricordato il patriarca Naguib, nel suo indirizzo di saluto al Papa - “con i quali – ha detto – condividiamo la vita di tutti i
giorni”. E per questo – ha rassicurato il patriarca – “noi proviamo a
sviluppare il dialogo interreligioso, soprattutto quello della vita, nel
rispetto delle differenze, e in opposizione a tutte le forme di intolleranza e
a tutte le manifestazioni di violenza. Noi moltiplichiamo – ha aggiunto – le
occasioni di contatto e di incontro. Interveniamo nella stampa e nei media, quando è possibile. Tentiamo pure di essere presenti nei grandi avvenimenti che toccano la
vita religiosa e sociale del Paese”. Ma non ha nascosto il patriarca Naguib la sua preoccupazione per il Medio Oriente, laddove
“gli avvenimenti politici e la mancata pace in numerose parti della regione
hanno un’influenza deleteria sulle relazioni tra le persone di diverse
religioni”.
Tanto più nel mondo attuale – ha sottolineato Benedetto
XVI rivolto alla comunità copto cattolica d’Egitto –
la vostra missione è di una grande importanza per i vostri fedeli e per tutti
gli uomini, ai quali l’amore di Cristo impone d’annunciare
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QUESTA
MATTINA DAL PAPA UN ALTRO GRUPPO DI VESCOVI DELLA CALABRIA
IN
VISITA AD LIMINA
Il Papa ha ricevuto stamani un altro gruppo di presuli
della Calabria, in questi giorni a Roma in visita “ad Limina”: si tratta di mons. Ercole Lupinacci,
vescovo Lungro degli Italo-albanesi;
di mons. Luigi Antonio Cantafora, vescovo di Lamezia Terme; di
mons. Domenico Graziani, vescovo di Cassano all’Jonio; di mons. Domenico Crusco,
vescovo di San Marco Argentano-Scalea.
NOMINA
Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Zamora,
in Spagna, il sacerdote Gregorio Martínez Sacristán, del clero dell’arcidiocesi di Madrid, finora
delegato diocesano per la catechesi. Mons. Martínez Sacristán è nato il 19
dicembre
PRIMA PREDICA D’AVVENTO QUESTA
MATTINA ALLA PRESENZA DI BENEDETTO XVI
E
DELLA FAMIGLIA PONTIFICIA. PADRE RANIERO CANTALAMESSA,
PREDICATORE
DELLA CASA PONTIFICIA, HA PROPOSTO UNA MEDITAZIONE SUL PIANTO
“Beati gli afflitti perché saranno consolati”: su questa
beatitudine si è articolata stamani, alla presenza del Santo Padre e della
Famiglia Pontificia la prima predica di Avvento del predicatore della Casa Pontificia padre Raniero Cantalamessa.
La meditazione, che ha toccato i temi del pianto e della gioia, è stata
proposta nella Cappella “Redemptoris Mater” del Palazzo Apostolico. Il servizio di Tiziana Campisi:
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Le beatitudini oggi devono essere lette “alla luce delle
situazioni nuove che ci troviamo a vivere”, ha detto padre Raniero Cantalamessa, e il pianto degli afflitti, nei giorni
nostri, è quello che scaturisce dall’impotenza sperimentata di fronte alla
domanda: ‘Dov’è il tuo
Dio?’, e dal “rifiuto sistematico del Cristo della fede, in nome di una ricerca
storica obiettiva” che, in certe forme, si riduce a soggettivismo.
“La nostra epoca, ossessionata di sesso, non riesce a
pensarlo che alle prese con problemi sentimentali. Stiamo assistendo ad un
ritorno di fiamma di un ateismo militante e aggressivo, di marca in genere
scientifica o scientistica ... Il fatto è che la
prova dell’esistenza di Dio non si trova nei libri e nei laboratori di
biologia, dove la cercano questi nostri fratelli, ma
nella vita. Nella vita di Cristo, prima di tutto!”.
E l’esistenza di Dio, ha proseguito padre Cantalamessa, è testimoniata anche nella vita “dei santi e
degli innumerevoli testimoni della fede”. E si trova pure nei “miracoli, che
Gesù stesso dava come prova della sua verità e che Dio continua a dare, ma che
gli atei rigettano a priori senza neppure darsi pena di esaminarla”.
“Assistiamo ad una gara a chi riesce a presentare un
Cristo più a misura dell’uomo d’oggi, spogliandolo di ogni prerogativa
trascendente. Un Gesù, cioè, propagatore di idee morali, di una sapienza
spicciola, di portata sociologica: non teologica. Gesù è liberato non più solo
dai dogmi della Chiesa, ma anche dalle Scritture e dai Vangeli! E quali fonti
restano a questo punto per parlare di Lui, che non sia la pura e semplice
fantasia? Naturalmente, gli Apocrifi!”.
Ed è motivo
di pianto, ha aggiunto il religioso cappuccino, il “piacere disordinato …
scelto contro la legge di Dio”, che si ritorce contro l’uomo stesso e “si
trasforma in sofferenza” poiché è transitorio per se
stesso e “genera stanchezza e nausea”. Poi il predicatore della Casa pontificia
ha proseguito:
“La Chiesa ha pianto e sospirato, in tempi recenti, per
gli abomini commessi nel suo seno da alcuni dei suoi stessi ministri e pastori.
E’ venuto il momento di fare la cosa più importante di tutte: piangere davanti
a Dio, affliggersi come si affligge Dio. E’ la condizione perché da tutto
questo male possa davvero venire del bene. C’è però una cosa che questi nostri fratelli sventurati dovrebbero assolutamente evitare
di fare: approfittare del clamore per trarre vantaggi anche dalla propria
colpa, rilasciando interviste, scrivendo memoriali nel tentativo di far
ricadere la colpa sui superiori o sulla comunità ecclesiale”.
“Si può piangere di dolore, ma anche di commozione - ha
detto ancora padre Cantalamessa – le lacrime più
belle, infatti, sono quelle che ci riempiono gli occhi quando,
illuminati dallo Spirito Santo, ‘gustiamo e vediamo quanto è buono il Signore’”:
“Lacrime di questo tipo io penso dovessero scendere dagli
occhi di Sant’Agostino quando
scriveva nelle “Confessioni”: Quanto ci hai amato, Padre buono, che non hai
risparmiato il tuo unico Figlio ma lo hai dato per tutti noi! Quanto ci hai amato!”.
“Nell’ordine proposto da Gesù”, dunque, non è “la
sofferenza ad avere l’ultima parola”, ma la gioia di una vita piena in Dio.
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NATALE È IL GIORNO IN CUI DIO HA
DONATO SE STESSO ALL’UMANITÀ:
LO HA RICORDATO IL PAPA IERI POMERIGGIO AL TERMINE DELLA
CELEBRAZIONE
PER
GLI STUDENTI UNIVERSITARI, PARLANDO POI DEL VALORE DELL’EUCARISTIA
Il Papa ribadisce la centralità
dell’Eucaristia. Al termine della celebrazione per gli studenti universitari,
ieri pomeriggio a San Pietro, il santo Padre ha affermato che “Il Santissimo
Sacramento è il centro qualitativo del cosmo e della storia”. Durante la messa,
celebrata dal cardinale Camillo Ruini, il rettore di
Roma Tor Vergata e una studentessa hanno parlato
dell’importanza dell’università nel formare le coscienze. Alessandro Guarasci:
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La Chiesa ha sempre guardato con
grande interesse al mondo dell’Università. Gli atenei sono
infatti non solo scuole dove apprendere le più svariate discipline, ma
anche scuole di valori. Agli universitari arrivati a San Pietro, il Santo
Padre, che ha parlato a fine celebrazione, ha detto che il Natale “è la festa dei doni”:
“E’ importante, però, che non si dimentichi il dono
principale di cui gli altri doni non sono che un simbolo: Natale è il giorno in
cui Dio ha donato se stesso all’umanità, e questo suo dono diventa – per così
dire – perfetto nell’Eucaristia”.
Dunque, nell’Eucaristia Cristo è realmente presente e la
Santa Messa è vivo memoriale della Sua Pasqua:
“E’ per così dire un concentrato di verità e di amore. Illumina non
solo la conoscenza, ma anche e soprattutto l’agire dell’uomo, il suo vivere
secondo la verità nella carità, come dice San Paolo, nel quotidiano impegno di
comportarsi come Gesù stesso si è comportato”.
Benedetto XVI ha poi notato che alla Sedes Sapientiae è dedicata una speciale
icona, che da Roma ha visitato vari Paesi e che ieri sera era di nuovo a San
Pietro. Anche nella sua omelia, il presidente della Conferenza episcopale italiana,
il cardinale Camillo Ruini ha rimarcato l’importanza
del Natale:
“Il Natale dunque è l’unione, quasi lo sposalizio, tra la ragione
umana e la rivelazione di Dio. Quel Dio che, liberamente, gratuitamente, esce
da sé per venire incontro al piccolo uomo”.
Le università sono quindi luoghi di ricerca di
Dio, come ha affermato una studentessa dell’università romana di Tor Vergata, che ha letto un messaggio a
nome di tutti gli universitari:
“In esse,
siamo aiutati ad affrontare la fatica dello studio e della ricerca, come
itinerario spirituale, a maturare una sintesi personale tra fede, ragione e
vita”.
Per il rettore dell’università Roma Tre, Guido
Fabiani, l’università ha un grande ruolo nell’educare
alla pace e al dialogo:
“L’incontro con gli ideali e i
grandi valori del cristianesimo è alimento fecondo per una valorizzazione piena
del ruolo dell’istituzione università”.
Dunque le università tra i luoghi
d’elezione per rafforzare i valori fondanti della persona.
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TORNIAMO A RIFLETTERE SULLO STORICO INCONTRO IERI
TRA
BENEDETTO XVI E L’ARCIVESCOVO ORTODOSSO DI ATENE E DI TUTTA
CON IL
CARDINALE WALTER KASPER, PRESIDENTE DEL
PONTIFICIO
CONSIGLIO PER
-
Intervista con il porporato -
Ieri, in Vaticano, si era svolto lo storico incontro tra Benedetto XVI e l’arcivescovo ortodosso di
Atene e di tutta
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R. – Direi che questa è la seconda tappa dopo la storica
visita di Giovanni Paolo II ad Atene nel 2001: questo è dunque una conferma di
quel passo e al contempo un passo avanti. Nel frattempo, esiste
D. – Cosa cambia dopo questo incontro?
R. – Cambia la conoscenza personale: questo è sempre
essenziale. Cambia anche che vogliamo intensificare la nostra collaborazione
pratica, soprattutto a livello europeo, a Bruxelles, in campo politico, in
favore dei valori cristiani dell’Europa.
D. – Quali sono le parole o le frasi che più l’hanno
colpita nei discorsi sia del Papa, sia di Christodoulos?
R. – E’ difficile da dire, ma i Greci sono stati molto
contenti, e anche colpiti, dal discorso del Papa, in particolare di ciò che il
Papa ha detto sulla salvaguardia dei valori cristiani dell’Europa e della
collaborazione tra tutte le Chiese in Europa in questo ambito. Di Christodoulos ha molto colpito e anche commosso ciò che ha
detto su San Paolo ad Atene, della tradizione comune: ha detto che Pietro e
Paolo sono stati qui a Roma, che Paolo prima era stato
ad Atene e che ciò costituisce un legame molto antico. Nel mio piccolo
discorso, durante la cena ufficiale, ho ricordato che sì, Paolo e Pietro si
sono incontrati, si sono dati la mano dopo un conflitto che c’era stato tra di loro, e così dev’essere
anche tra Pietro e Paolo e le Chiese di Pietro e Paolo, oggi e in futuro.
D. – Eminenza, a suo parere qual è l’elemento più
importante della Dichiarazione comune?
R. – Il punto più importante nella Dichiarazione comune è
la volontà di avanzare nel dialogo ecumenico e teologico e la collaborazione
nelle cose pratiche in Europa: questo mi sembra ora il prossimo passo che si
debba fare. Tramite la collaborazione cresce anche la mutua conoscenza e la via
verso la piena comunione.
D. – Qual è il significato del dono all’arcivescovo Christodoulos di due anelli della catena che, secondo la
tradizione, tenne prigioniero San Paolo a Roma?
R. – Le reliquie sono molto importanti per gli ortodossi,
perché le reliquie sono un segno visibile, materiale, sono quasi una ‘communicatio in sacris’. E perciò la consegna delle
reliquie indica una comunione spirituale, nel Vangelo di Paolo ma anche nella
fede di oggi.
D. – Si aprono adesso nuove prospettive, a livello
ecumenico?
R. – Con ogni passo si apre una nuova possibilità. Penso
che questo incontro avrà anche conseguenze per le altre Chiese ortodosse: è un
invito a tutte le altre Chiese ortodosse ad avanzare su questa via, su questo
pellegrinaggio dell’unità nel quale siamo impegnati.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio vaticano - L'incontro di
Benedetto XVI con gli studenti universitari di Roma nella Basilica Vaticana.
Servizio estero - Medio Oriente: forte tensione nei
Territori palestinesi. Violenti scontri a Ramallah.
Servizio culturale - Un articolo di Pasquale Tuscano dal titolo "Corrado Alvaro e l'Emilia
Romagna": un legame che emerge da tutta la sua produzione.
Servizio italiano - In rilievo il tema della finanziara.
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15 dicembre 2006
DA
OGGI A DOMENICA
TELEVISIVA DELLA RAI
PER FINANZIARE
CONTRO
- Con
noi Niccolò Cantucci, Angelo Maramai e Milly Carlucci -
E’ partita stamattina
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Per la prima volta sembra molto vicina la sperimentazione
terapeutica sull’uomo. Le oltre 60 ore consecutive di programmazione, preparate
con grande cura, fanno sperare agli organizzatori un risultato di eccezione:
superare cioè la cifra raggiunta nel 2005, oltre 29 milioni di euro. Ma come
sarà possibile effettuare le donazioni? Risponde il direttore organizzativo di Telethon, Niccolò
Contucci:
“Se il radio ascoltatore in questo momento volesse fare la
donazione, potrebbe andare al telefono fisso di casa sua e fare il 48548 e
potrà fare una donazione col telefono oppure mandare un
sms a questo stesso numero, scrivendo qualunque
messaggio, possibilmente un messaggio di augurio. Può fare una donazione con
carta di credito ad un numero verde che viene
segnalato durante tutta la maratona televisiva, l’800 11 33 77. Però poi i cittadini ci incontrano in
tanti luoghi: dalla Banca Nazionale del Lavoro, a tutti gli uffici postali,
alle casse di Oviesse, di Sma,
di Auchan. Sul treno chi viaggia può fare la sua
donazione, può farla mentre paga, se la paga,
l’assicurazione alla RAS. Addirittura quest’anno saremmo nella sala d’aspetto
di 21000 medici di famiglia”.
Ma come vengono assegnati i fondi
alla ricerca? Angelo Maramai, direttore amministrativo
di Telethon:
“Vengono assegnati con
commissioni scientifiche internazionali che valutano ogni progetto di ricerca
scientifica e selezionano soltanto quelli che hanno un valore qualitativo veramente
di eccellenza”.
Quale contributo porta nel mondo dello spettacolo
televisivo, che non sempre brilla per rigore etico, un tema impegnato come
quello della lotta contro le malattie genetiche? Milly Carlucci,
conduttrice di punta della maratona:
“Per noi che siamo
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CERIMONIA DI PREMIAZIONE, QUESTA SERA, ALLA
BIBLIOTECA
DELLA
CAMERA DEI DEPUTATI PER I VINCITORI DELLA NONA EDIZIONE
DEL PREMIO LETTERARIO A SFONDO SOLIDALE
ORGANIZZATO
DALL’ASSOCIAZIONE “AMICI DI TOTO”. LA RADIO VATICANA “SPONSOR”
DEL
CONCORSO, PER LA SEZIONE DEL “PREMIO BONTA”’
-
Intervista con Alberto De Marco -
C’è un concorso letterario e artistico in Italia che da
nove anni celebra un grande attore, unendo all’intento culturale un grande
impegno nel campo della solidarietà. A promuoverlo è l’Associazione “Amici di
Totò… a prescindere”, il cui presidente onorario è Liliana De Curtis, figlia della ‘maschera’ cinematografica napoletana
più famosa del Novecento. Partner di questa Associazione sono diverse sigle del
volontariato, tra cui l’Associazione “Peter Pan”, una onlus che accoglie i bambini onco-ematologici in cura presso l’ospedale pediatrico
Bambino Gesù di Roma. Il fine ultimo del concorso letterario è quello di
sensibilizzare gli Enti ed il mondo dell’arte alle iniziative sociali e di
questo si parlerà stasera, durante la cerimonia di premiazione, che si terrà
alla Biblioteca della Camera dei Deputati, a Roma.
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R. – Questo concorso ha varie sezioni. Tra queste, la
sezione più importante è quella della Sezione Bontà, che ha il nome di Giuliano
Montelatici, che curava alcune trasmissioni per Radio
Vaticana e presiedeva questa Commissione. Attraverso questa Commissione
attribuiamo la medaglia d’argento della Presidenza della Repubblica alle
Associazioni o alle persone che si sono distinte nel campo sociale ed hanno manifestato
una grande sensibilità per il prossimo.
D. – C’è un’iniziativa recente che la vostra associazione
ha deciso di realizzare per contribuire al problema dei diversamente abili: di
che cosa si tratta?
R. – Abbiamo acquistato, ad un prezzo simbolico, dal
ministero dell’Interno un pullman dismesso, facendo
in modo che questo fosse funzionale al massimo, e lo utilizziamo per il
trasporto dei portatori di handicap. Questo rappresenta, infatti, un grande
problema perché, purtroppo, le pedane negli autobus il più delle volte non
funzionano, nonostante le continue sollecitazioni e, per di più, non riusciamo
a capire perché quando si chiama il minibus bisogna pagare 25 euro all’andata e
25 euro per il ritorno e, tra l’altro, non è collegato in certi orari della
sera. Sinceramente, quando ho avuto contatti con questa Associazione Peter Pan, tutto quello che ho fatto mi è
sembrato quasi inutile rispetto alla grande sensibilità, al grande interesse
che loro hanno ed ho anche compreso che queste associazioni vanno sostenute.
Purtroppo, ne parlavo anche con i responsabili, non arrivano grossi aiuti
economici da parte delle istituzioni, ma arrivano invece da privati. Devono,
tra l’altro, lottare quotidianamente per poter svolgere questa loro funzione,
che è veramente essenziale per il nostro Paese.
D. – La vostra Associazione porta il nome di uno dei
grandi attori comici del cinema italiano, Antonio De Curtis,
in arte Totò. Anche Roma adesso lo ricorderà grazie a voi…
R. – Dopo aver fatto realizzare questa statua dalla
scultrice Maria Stifini ed aver ottenuto i permessi,
grazie sia al Comune per le autorizzazioni che al Municipio, il Campidoglio ha
finanziato il progetto di Piazza Cola di Rienzo. In quella occasione di
riqualificazione di questa statua, faremo un grande spettacolo con una serie di
personaggi della cultura ed artisti, che si esibiranno in una serata di
solidarietà.
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15 dicembre 2006
NELL’OCCIDENTE, “VITTIMA DI UNO STRANO ODIO IN SÉ”, IL
CRISTIANESIMO NON SIA “UN SEMPLICE MORALISMO”, MA “AMORE DONATO A DIO”:
COSÌ, IL CARDINALE VICARIO PER LA DIOCESI DI ROMA, CAMILLO RUINI,
NELLA SUA RELAZIONE AL CLERO LOCALE,
SVOLTASI IERI ALLA PONTIFICIA UNIVERSITÀ LATERANENSE
ROMA. = Divisa in due parti
non comunicanti: così appare la morale cristiana nella situazione attuale
dell’Occidente, “vittima di uno ‘strano odio in sé’
che va di pari passo con il suo allontanarsi dal Cristianesimo”: è quanto ha
affermato il vicario del Papa per la diocesi di Roma, il cardinale Camillo Ruini, nella sua Relazione al clero locale, svoltasi ieri
presso la Pontificia Università Lateranense.
Una delle due parti riguarda i grandi temi della pace, della non violenza,
della giustizia per tutti, della sollecitudine per i poveri del mondo e del
rispetto del Creato. “Questa parte – ha spiegato il porporato – gode di un
grande apprezzamento pubblico, anche se rischia di essere inquinata da un
moralismo di stampo politico”. “L’altra parte – ha proseguito – è quella che si
riferisce alla vita umana, alla famiglia e al matrimonio: essa è assai meno
accolta a livello pubblico, anzi, costituisce un ostacolo molto grave nel
rapporto tra la Chiesa e la gente”. In tale contesto, ha affermato il cardinale
Ruini, il “nostro compito è anzitutto far apparire il
Cristianesimo non come un semplice moralismo, ma come amore che ci è donato da
Dio e che ci dà forza per ‘perdere la propria vita’ e anche per accogliere e vivere quella legge di vita
che è l’intero Decalogo”. Il porporato si è lungamente richiamato, con numerose
citazioni, all’insegnamento di Benedetto XVI e del cardinale Joseph Ratzinger, osservando che
“le due parti della morale cristiana potranno essere ricongiunte, rafforzandosi
reciprocamente, e così i ‘no’ della Chiesa a forme deboli e deviate di amore
potranno essere compresi come dei ‘sì’ all’amore autentico, alla realtà
dell’uomo come è stata creata da Dio”. (R.M.)
“LA MEGLIO GIOVENTÙ. ORA COME ALLORA”: È IL TEMA
DELL’ODIERNA GIORNATA
NAZIONALE
ITALIANA DEL SERVIZIO CIVILE, DEDICATA AL LAVORO
DEI
GIOVANI VOLONTARI NELLE GRANDI TRAGEDIE CHE HANNO COLPITO L’ITALIA
ROMA.= Celebrare il valore della solidarietà e della
partecipazione spontanea di giovani volontari nelle grandi tragedie che in
passato hanno colpito l’Italia, come il terremoto di Molise, Puglia e Sicilia
nel 2002: con questo intento, viene celebrata oggi,
presso la Fiera di Roma, la Giornata nazionale del servizio civile. Tema di
quest’anno: “La meglio gioventù. Ora come allora”. La manifestazione, cui partecipa il capo dello
Stato, Giorgio Napolitano, esponenti politici, obiettori e rappresentanti di
enti, vuole celebrare i 34 anni del servizio civile in Italia. Il 15 dicembre
del 1972, infatti, veniva emanata in Italia la prima
legge che riconosceva il diritto all’obiezione di coscienza rispetto al
servizio militare obbligatorio e la possibilità di un servizio civile
sostitutivo. A partire dal 2001, il servizio civile è diventato di natura
esclusivamente volontaria e coinvolge circa 50 mila ragazzi e ragazze tra i 18
e i 28 anni che hanno scelto di dedicare un anno di vita ad attività sociali.
Il 60% dei volontari è stato finora impiegato nel settore dell’assistenza, il
30% in quello culturale, l’8% in progetti per la salvaguardia dell’ambiente e
il 2% in organismi di protezione civile. La maggiore presenza si registra in
Sicilia, Campania e Puglia. (A.D.F.)
CULTURA DELLA VITA E DIALOGO INTERRELIGIOSO NEL PIANO PASTORALE
DI MONS. OSWALD GRACIAS, INSEDIATOSI
IERI COME NUOVO ARCIVESCOVO DI MUMBAI, IN INDIA. IL PRESULE SUCCEDE AL
CARDINALE IVAN DIAS,
NOMINATO DA BENEDETTO XVI
PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE PER L’EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI
MUMBAI. = Famiglia, laici,
emarginati, ma soprattutto dialogo interreligioso, ponte fondamentale fra
culture e religioni, che può essere costruito solo tenendo sempre presente la
propria identità cristiana: è questo il piano pastorale di mons. Oswald Gracias, nuovo arcivescovo
di Mumbai, insediatosi ieri pomeriggio con una
funzione solenne, dopo la messa nella Cattedrale del Santo Nome. Il presule
succede al cardinale Ivan Dias, nominato da Benedetto
XVI prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Il neo
arcivescovo spiega ad AsiaNews che
il suo impegno “si focalizza su quei temi fondamentali per la promozione della
cultura della vita”. Occorre, ad esempio, dare “nuova vita e nuova forza alla
famiglia”, che “è uno degli agenti più attivi dell’evangelizzazione, uno dei testimoni
più importanti del potere del Vangelo”. Rientra in questo contesto anche il
ruolo dei laici: “La diocesi – afferma il presule – deve partecipare di più
alle loro vite”. La chiesa di Mumbai “ha sempre
espresso preoccupazione particolare per i poveri e gli emarginati”. “Ora più
che mai – sottolinea – bisogna ascoltare le loro richieste e aiutarli a
ottenere giustizia”. Tuttavia, secondo il presule, “il bisogno più attuale dei
cristiani, in questo momento, è il dialogo fra le religioni”. “Mantenere una
forte identità cristiana – afferma – è fondamentale per costruire un ponte di
dialogo fra pensieri ed ideologie, religioni e culture. Il dialogo è essenziale
e appartiene all’essenza e alla missione della Chiesa, ma questo deve avvenire
tenendo sempre presente la nostra identità cattolica”.
Il motto del neo arcivescovo è “Riconciliare tutto in Cristo” e proprio questa
riconciliazione sarà il “faro” cui si rivolgerà mons. Gracias
per affrontare questo nuovo compito. (R.M.)
“LA
PACE PREVARRÀ SUI POPOLI”: COSÌ, IL CUSTODE DI TERRA SANTA,
PADRE
PIERBATTISTA PIZZABALLA, CHE NEL SUO MESSAGGIO DI NATALE
FA UN
APPELLO A “TORNARE AL VANGELO”
GERUSALEMME. = “Torniamo al Vangelo, perché significa
accogliere Gesù, l’unico che può giustificare la nostra vita, ridarle la
poesia, la bellezza e l’incanto delle origini”: è l’appello che il Custode di
Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa,
lancia nel suo messaggio di Natale, citato dall’agenzia SIR. Il Custode parla
del “faticoso cammino di quest’ultimo anno” che, afferma, “ha appesantito il
nostro cuore, ci ha resi sordi alla premura del Signore”. Con le parole
dell’apostolo Paolo, padre Pizzaballa invita a essere
“lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera,
solleciti per le necessità dei fratelli, premurosi nell’ospitalità”. “Vogliamo
avere il coraggio della speranza e la forza del perdono – aggiunge il Custode
di Terra Santa – vogliamo credere, nonostante tutto, che la pace prevarrà sui
popoli che vivono in Terra Santa”. Il Natale “è la voce degli uomini delle
beatitudini, di coloro che hanno fame e sete di giustizia, di chi sa usare
misericordia. A noi, il dovere di renderne testimonianza”. (R.M.)
NEL
SUO MESSAGGIO NATALIZIO, IL SINDACO DI BETLEMME, BATARESH,
DENUNCIA
I GRAVI EFFETTI DEL MURO COSTRUITO DA ISRAELE IN CISGIORDANIA:
“E’ UN
NATALE IN PRIGIONE”
BETLEMME.=
“È un Natale in prigione” a Betlemme: così, il sindaco della città palestinese,
Victor Bataresh, che nel suo messaggio natalizio
denuncia i gravi effetti del muro costruito da Israele. La barriera di
separazione eretta in Cisgiordania e le severe misure di sicurezza hanno infatti seriamente colpito e isolato la città. Secondo il
primo cittadino di Betlemme, citato dall’agenzia SIR, la città “vive uno dei
periodi più difficili della sua storia”. “L’ingresso di turisti e pellegrini –
spiega Bataresh – è notevolmente ridotto e reso molto
più difficile dalle misure di sicurezza imposte da Israele al posto di blocco
per l’accesso verso la nostra città. Di solito, col Natale Betlemme si riempie
di gente”. "Molti agricoltori palestinesi – ha aggiunto – non hanno
accesso ai mercati per vendere i prodotti agricoli che producono. La
disoccupazione è salita al 65%”. La situazione è resa ancora più critica dalle
inadempienze da parte del Comune, che da tre mesi non paga gli stipendi ai suoi
impiegati. Davanti a questa crisi, sottolinea Batarseh,
“è l'intera popolazione a soffrire, senza distinzione di religione. Preghiamo
che la stella cometa possa splendere su Betlemme ancora una volta”. Già nei
giorni scorsi il sindaco aveva chiesto aiuto, denunciando che “il blocco dei
fondi della comunità internazionale impedisce al Governo palestinese di far
arrivare 50 mila dollari stanziati per le feste di Natale”. Un tempo città a
maggioranza cristiana, Betlemme accusa una forte emigrazione da parte dei cristiani,
che oggi rappresentano meno del 12% della popolazione, a fronte di un 65% del
1965. (A.D.F.)
A
SUMATRA, IN INDONESIA, UNA FRANA DI FANGO E DETRITI
SOMMERGE
UNA MOSCHEA E UCCIDE 18 PERSONE. ALMENO 11 I DISPERSI
SUMATRA.= Almeno 18 morti, 25 feriti e 11 dispersi: è
questo il primo drammatico bilancio della frana di fango e detriti che si è
abbattuta questa mattina sulla moschea di Air Ding,
un piccolo villaggio nell’isola di Sumatra, in
Indonesia. La slavina si è staccata dalle falde delle
montagne circostanti a causa delle intense piogge degli ultimi giorni. Come
riferisce l’agenzia Misna, al momento dell’impatto,
la maggior parte delle vittime si trovava all’interno della moschea per
recitare la prima preghiera del venerdì. Ogni anno
centinaia di persone perdono la vita in Indonesia in incidenti simili, che gli
ambientalisti attribuiscono alla cattiva gestione del territorio e alla
deforestazione. (A.D.F.)
RICONOSCIUTE
DAL PARLAMENTO DEL NEW JERSEY, NEGLI STATI UNITI,
LE UNIONI CIVILI TRA PERSONE DELLO STESSO SESSO
TRENTON. = Il New Jersey ha ufficialmente
riconosciuto le unioni civili tra persone dello stesso sesso in modo da
garantire loro gli stessi diritti delle coppie eterosessuali. Il via libera è
avvenuto ieri sera a Trenton, dopo che i due rami del
Parlamento locale hanno approvato a larga maggioranza un progetto di legge
sulle unioni omosessuali. Il governatore, il democratico Jon
Corzine, ha fatto sapere di avere l'intenzione di
firmare la legge. Il New Jersey, insieme al Vermont e al Connecticut,
riconoscono le unioni civili, ma non quelle matrimoniali, riconosciute negli
USA solo dal Massachusetts. Lo scorso 25 ottobre, la
Corte Suprema del New Jersey aveva stabilito che le coppie omosessuali hanno
gli stessi diritti di quelle eterosessuali, ma aveva anche chiesto al
Parlamento locale di varare, entro sei mesi, una legge che stabilisse
se consentire i matrimoni tra persone dello stesso sesso o altre forme di
unione civile.
IL
PROCESSO DI PACE IN SPAGNA TRA LO SCETTICISMO E LA SPERANZA
- A
cura di padre Ignazio Arregui -
BILBAO. = E’ sempre più forte lo scetticismo attorno
all’esito dell’attuale processo di pace tra il governo spagnolo e il gruppo
armato indipendentista ETA. Alcuni esperti che hanno seguito in qualche modo i
negoziati di pace in diversi Paesi hanno ricordato in questi giorni i requisiti
indispensabili per il raggiungimento di una vera pace negoziata, aggiungendo
che, nel caso della Spagna, sia il governo sia l’ETA, oggi come oggi, non
compiono i passi necessari in questo genere di trattative. Sono invece i
cittadini che, attraverso alcuni movimenti, al margine degli schieramenti
politici, vogliono appoggiare con forza la causa della pace e fanno appello al
senso di responsabilità delle parti impegnate nel dialogo. Da parte sua, il
presidente della regione basca, sempre in favore del processo, si è lamentato
del peso esagerato che hanno assunto in questa materia i mezzi di comunicazione.
Intanto, il vescovo di Bilbao, mons. Ricardo Blazquez
Pérez, presidente della Conferenza episcopale, ha
fatto alcune dichiarazioni, invitando alla moderazione e alla perseveranza in
questo processo. Senza drammatizzare e senza entrare in particolari, ha usato
l’espressione “un certo grigiore” per definire l’attuale situazione nel
negoziato. E ha auspicato un gesto concreto di riconciliazione in questi
termini: “Credo che la società saprà essere generosa esercitando misure di
grazia, se veramente l’organizzazione (l’ETA) depone definitivamente le armi”.
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15 dicembre 2006
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Sembra precipitare
la situazione nei Territori Palestinesi, dopo il fallito attentato di ieri
contro il premier Ismail Hanyeh,
costato la vita ad una sua guardia del corpo. Le forze di sicurezza hanno
aperto stamani il fuoco su dimostranti di Hamas scesi in strada in Cisgiordania.
E a Ramallah è morta una persona. A Gaza, c'è stata
poi una sparatoria tra forze che fanno capo a Fatah
ed esponenti del Movimento di resistenza islamico. Sull’inasprimento della
crisi all’interno dell’Autorità nazionale palestinese, ascoltiamo al microfono
di Salvatore Sabatino l’inviato del Corriere della Sera, Lorenzo Cremonesi:
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R. - Si tratta di una situazione gravissima.
Bisogna sottolineare, però, che non sono state certamente “squadracce” ad
attaccare ieri il premier Hanieh al passaggio di Rafah. Questo,
paradossalmente, è ancora più grave, nel senso che è sintomo della situazione
di degrado in cui è precipitata Gaza negli ultimi dieci mesi, a partire dalle
elezioni dello scorso 28 gennaio che hanno visto la vittoria di Hamas. Siamo
davanti a bande armate che agiscono in modo totalmente anarchico. Siamo di
fronte a quella che è stata definita una ‘tribalizzazione’
della società palestinese in Cisgiordania, ma soprattutto a Gaza, chiusa
dall’embargo internazionale. Basti pensare che i circa 165 mila dipendenti
pubblici dell’Autorità nazionale Palestinese, che con il governo dell’OLP venivano pagati regolarmente ogni mese tra i 500 ed i 1.000
dollari, hanno preso 1.500 dollari dal marzo scorso ad oggi.
D. – Abu Mazen cerca di spingere verso elezioni per un governo di
unità nazionale. E’ auspicabile una normalizzazione?
R. – Abu Mazen certamente è esaltato dall’Occidente come alternativa
di Hamas, come l’uomo della pace, ma attenzione: Abu Mazen non ha un grande peso
politico nei Territori. Contava poco ai tempi di Arafat.
Ha avuto difficoltà a traghettare il governo Fatah dalla
morte di Arafat alle elezioni ed è stato totalmente snobbato da Israele. Oggi è ritenuto una grande alternativa.
Nulla ci fa pensare che se dovessero esserci queste
elezioni anticipate, Abu Mazen
possa prendere davvero più voti dei suoi avversari.
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La Siria cessi ogni ingerenza negli affari interni
libanesi e Israele metta fine alle violazioni dello spazio aereo del Libano.
Sono alcune delle raccomandazioni contenute, secondo anticipazioni
di stampa, nella bozza del Consiglio Europeo incentrata sulla situazione in Libano.
Intervenendo al Consiglio, il presidente francese, Jacques Chirac, ha dichiarato che in Libano è in atto “una vera offensiva di destabilizzazione” contro il
governo legittimo che fa fronte alla contestazione delle forze oppositrici
pro-siriane. Il nostro servizio:
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La bozza del documento finale del Consiglio di sicurezza
europeo, che si tiene oggi a Bruxelles, affronta la difficile situazione del
Libano, sottolineando le priorità per uscire dallo stallo politico: nel testo –
rivelano diverse agenzie di stampa - si chiede alle milizie del partito sciita Hezbollah il rilascio dei soldati israeliani catturati e la
cessazione di ogni ingerenza siriana sul governo di Beirut. La Siria – avverte
l’UE – deve impegnarsi attivamente nella stabilizzazione del Paese dei cedri se
vuole “instaurare normali relazioni con la comunità internazionale”. I capi di
Stato e di governo dei Venticinque manifestano inoltre preoccupazione per il
deterioramento della situazione nella regione mediorientale. Il Consiglio
europeo conferma, poi, “il pieno sostegno agli sforzi compiuti dal premier Fuad Siniora e dal governo
democraticamente eletto per proseguire il dialogo” con tutte le forze politiche
libanesi. Nella bozza si condanna quindi senza riserve l’omicidio del ministro
dell’Industria libanese, Pierre Gemayel.
Ad Israele l’Europa chiede, in particolare, di “mettere fine alle violazioni
dello spazio aereo libanese compiute dall’aviazione dello Stato ebraico. Il
Consiglio Europeo propone poi che “le Fattorie di Shebaa”,
un fazzoletto di terra rivendicato dal governo di Beirut al confine tra Libano,
Siria ed Israele, siano poste temporaneamente sotto il controllo delle Nazioni
Unite.
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Il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, ha respinto la
proposta di cercare la collaborazione di Iran e Siria per stabilizzare l’Iraq,
contenuta nel recente rapporto della Commissione bipartisan ‘Iraq Study Group’ sul Paese arabo. Il
prezzo che i governi di Teheran e Damasco potrebbero
chiedere in cambio del loro aiuto – ha spiegato la signora Rice
in un’intervista rilasciata al quotidiano ‘Washington Post’ - potrebbe risultare
troppo alto per Washington. Sulla difficile situazione dell’Iraq, l’arcivescovo
caldeo di Kirkuk, mons. Luois Sako, ha dichiarato intanto
che è necessario promuovere “la cultura della vita e della convivialità”.
Le differenze tra cristiani, musulmani, sciiti, sunniti, cattolici e ortodossi
– ha aggiunto il presule – devono creare ricchezza e armonia, non divisioni e
problemi.
Un test che rivelerà se i riformisti sono in
grado di rialzare la testa e contrastare la linea radicale del presidente Ahmadinejad. Questo, secondo molti osservatori, il
significato delle consultazioni cominciate stamani in Iran per eleggere i
consigli comunali e l’Assemblea degli esperti. Quarantatre milioni di cittadini
sono chiamati alle urne per le municipali e 46 milioni per l’organismo che ha
il compito di nominare la Guida suprema della Repubblica islamica. I riformisti, dunque, vorrebbero
proporsi nuovamente come forza di contrasto all’attuale regime. Ascoltiamo, al
microfono di Giada Aquilino, il giornalista iraniano Ahmad
Rafat, già presidente della stampa estera in Italia:
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R. – Questo è quello che i riformisti vorrebbero in
quanto, attraverso un loro forte ingresso soprattutto nei consigli comunali,
non tanto nell’assemblea degli esperti, dimostrerebbero che ancora hanno un futuro.
Ma il pericolo vero che minaccia queste elezioni è la forte astensione perché
la gente non crede più nella strada riformista per cambiare le cose, dopo il
fallimento dell’esperienza del moderato Khatami. La
gente non sente alcun interesse per queste elezioni; l’ayatollah Khamenei e tutte le autorità iraniane stanno lanciando
appelli alla partecipazione, ma sono sicuri che la gente non parteciperà.
D. – Si vota anche per l’assemblea degli esperti, che ha
il compito di eleggere, assistere ed eventualmente anche rimuovere la guida
suprema. Quale influenza reale ha in Iran?
R. – Nelle liste dei riformisti ci sono il procuratore
capo militare, il capo dell’autorità giudiziaria, eccetera. La gente
sicuramente non andrà a votare quelle persone anche se
oggi sposano tesi riformiste.
D. – In questi giorni ci sono state le contestazioni al
presidente Ahmadinejad. L’Iran, intanto, continua sul
nucleare la sua linea dura con l’Occidente. Quale percezione ha la gente?
R. – La gente, in linea di massima, rivendica il diritto
dell’Iran ad un nucleare pacifico e militare; però, teme fortemente
ogni giorno di più le conseguenze che questa scelta potrebbe avere per la
popolazione. E teme l’influenza che potrebbe avere sui rapporti con la comunità
internazionale.
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I servizi segreti americani
sono certi che Fidel Castro stia per morire. Lo ha
rivelato John Negroponte,
direttore della National Intelligence, in
un'intervista al Washington Post. Castro
ha ceduto temporaneamente i poteri al fratello Raul il 31 luglio, quando si è
sottoposto a un intervento all'intestino. Da allora non è più apparso in
pubblico, neppure alla recente parata militare per il suo ottantesimo
compleanno.
Giuramento ieri al Palazzo di Vetro di New
York per Ban-Ki-Moon, nuovo
segretario generale delle Nazioni Unite. Il successore di Kofi
Annan, salutato con un’ovazione, assumerà formalmente
l’incarico a partire dal primo gennaio. Ban-Ki-Moon
ha sottolineato che “rafforzando i tre pilastri delle Nazioni Unite, sicurezza
sviluppo e diritti umani, la comunità internazionale potrà costruire un mondo
più pacifico”. Dopo aver espresso l’auspicio di creare una nuova fiducia
intorno all’ONU, l’ex ministro sud-coreano ha anche lanciato un appello per la
martoriata regione sudanese del Darfur definendo
“inaccettabile” la crisi nell’area.
Il Gruppo di Contatto per la
Somalia si è riunito per la prima volta a New York con l’obiettivo di
rafforzare il dialogo tra le istituzioni transitorie e altre parti attualmente
in conflitto: in particolare, i “signori della guerra” e le corti islamiche che
negli ultimi giorni hanno conquistato Mogadiscio e Jowhar,
nel nord della Somalia'. Sulla situazione in Somalia
ascoltiamo, al microfono di Christopher Altieri, il vescovo di Gibuti e amministratore apostolico di Mogadiscio, mons. Giorgio Bertin:
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R. - Quello che è aumentato è senz’altro la propaganda e
la battaglia verbale che, in un contesto del genere, potrebbe provocare anche
un conflitto militare. A livello della comunità internazionale, sulla decisione
del Consiglio di Sicurezza dell’ONU di inviare una forza di mantenimento della
pace o di ricerca della pace, bisognerà vedere se sarà capace, e quando, di
inviarla. Potrebbe prefiggersi almeno due obiettivi chiari: quello di mantenere
gli attuali confini sicuri verso il Kenya e verso l’Etiopia; e, dall’altra
parte, assicurare quell’autonomia che il Puntland e il Somaliland hanno avuto.
E’ necessario assicurare questa autonomia perché un’espansione più forte dei
tribunali islamici
in quelle zone porterebbe a scontri in terra somala molto gravi. L’altro
aspetto è che un’eventuale presenza delle forze africane sostenute dall’ONU
potrebbe favorire il ritiro di tutte le truppe straniere presenti. E quando
dico truppe straniere penso agli etiopici, agli eritrei e ad altre forze, in
modo che un eventuale scontro sia limitato ad un affare soprattutto intersomalo,
senza coinvolgere la comunità internazionale.
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Circa 25 milioni di
dollari sono stati finanziati in favore di Sierra e Leone e Burundi nel primo
programma di assistenza della nuova Commissione dell’ONU di sostegno alla pace,
nata per sostenere i Paesi usciti da un conflitto. Gli aiuti per la Sierra
Leone hanno come obiettivo il contrasto alla piaga della disoccupazione
giovanile e la promozione di una più adeguata gestione del settore giudiziario.
Il sostegno al Burundi è finalizzato al miglioramento del bilancio dopo il
dramma di 12 anni di guerra civile, terminata con le elezioni del 2005.
Uomini armati hanno attaccato un impianto petrolifero
della Shell, nel sud della Nigeria ed hanno preso in
ostaggio tre operai nigeriani. Otto giorni fa, in un episodio analogo, sono
stati rapiti tre tecnici italiani e un libanese, non ancora rilasciati.
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