RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 346 - Testo della trasmissione di martedì 12 dicembre 2006

 

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Presentato stamane il messaggio del Papa per la Giornata mondiale della pace 2007: per Benedetto XVI solo rispettando i diritti di ogni persona in ogni fase della vita è possibile un’autentica pace

 

Il Papa convoca la V Conferenza generale dell’Episcopato Latino-Americano che si terrà in Brasile nel maggio 2007

 

L’Olocausto resta un monito per le coscienze, che non può lasciare indifferenti: in un comunicato, la Sala Stampa vaticana ribadisce la posizione della Santa Sede sulla Shoah, in relazione alla conferenza in corso a Teheran

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

In Iran, nuove critiche al regime dopo le proteste di ieri degli studenti contro il presidente Ahmadinejad. Ce ne parla Alberto Zanconato

 

“La carità intellettuale, via per una nuova cooperazione Europa-Asia”: è il tema scelto dal Vicariato di Roma per la V Convention degli studenti universitari: con noi, padre Ludovico Tedeschi e Anna Lakubiak

 

CHIESA E SOCIETA’:

Kofi Annan accusa gli USA di aver sacrificato i principi democratici nella lotta al terrorismo

 

Oggi, 475.mo anniversario delle apparizioni a Città del Messico di Nostra Signora di Guadalupe

 

Stamani nel Parlamento di Strasburgo la consegna del Premio Sacharov ad Alexander Milinkevich, leader dell’opposizione in Bielorussia

 

In Egitto, gli Ulema dell’Università di al-Azhar, al Cairo, chiedono l’imposizione per legge del velo islamico

 

Secondo l’UNICEF è scesa a quasi 12 anni l’età media dei bambini-soldato in Colombia

 

24 ORE NEL MONDO:

Almeno 70 morti in Iraq per un duplice attacco suicida a Baghdad

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

12 dicembre 2006

 

PRESENTATO STAMANI NELLA SALA STAMPA VATICANA IL MESSAGGIO DEL PAPA

PER LA GIORNATA MONDIALE DELLA PACE 2007:

LA PERSONA UMANA, CUORE DELLA PACE”

 

“La persona umana, cuore della pace”: è il titolo del Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Pace del 1° gennaio 2007 presentato stamani nella Sala Stampa vaticana dal cardinale Renato Raffaele Martino  e da mons. Giampaolo Crepaldi, rispettivamente presidente e segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Ce ne parla Sergio Centofanti:

 

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Il Papa spiega di aver scelto il tema del messaggio pensando in particolare ai bambini “il cui futuro è compromesso dallo sfruttamento e dalla cattiveria degli adulti senza scrupoli”: solo “rispettando la persona – scrive -  si promuove la pace”. Ricorda che la dignità dell’uomo deriva dal fatto di essere stato creato a immagine e somiglianza di Dio: l’uomo, dunque,  “non è soltanto qualche cosa, ma qualcuno”.

 

“La pace – precisa -  è  dono di Dio”, ma è anche “un compito” dell’uomo, “un impegno che non conosce sosta”. La pace infatti  “si manifesta sia nella creazione di un universo ordinato e armonioso come anche nella redenzione dell’umanità bisognosa di essere recuperata dal disordine del peccato”. C’è dunque un ordine nel mondo che non è “irrazionale o privo di senso”, perché “all’origine c’è il Verbo eterno, la Ragione e non l’Irrazionalità”:  c’è “una logica morale” da rispettare, una “grammatica” comune, cioè “l’insieme di regole dell’agire … secondo giustizia e solidarietà …iscritta nelle coscienze” di tutti. E proprio il rispetto di questa “legge naturale” è “la grande base per il dialogo” tra  gli uomini e il “fondamentale presupposto per un’autentica pace”.

 

 “La pace – prosegue il Pontefice - ha bisogno che si stabilisca” con chiarezza “quel patrimonio di valori che è proprio dell’uomo in quanto tale”. “E’ infatti sul rispetto dei diritti di tutti che si fonda la pace”: la Chiesa, che “si fa paladina dei diritti fondamentali di ogni persona”, in particolare “rivendica il rispetto della vita e della libertà religiosa di ciascuno. Il rispetto del diritto alla vita in ogni sua fase stabilisce un punto fermo di decisiva importanza: la vita è un dono di cui il soggetto non ha la completa disponibilità”. Il Papa denuncia “lo scempio” che si fa oggi del diritto alla vita: accanto alle vittime dei conflitti, del terrorismo e della violenza “ci sono le morti silenziose provocate dalla fame, dall’aborto, dalla sperimentazione sugli embrioni e dell’eutanasia”.

 

Sul fronte della libertà religiosa – sottolinea -  molti credenti  incontrano difficoltà “nel professare pubblicamente e liberamente le proprie convinzioni”. Il Pontefice rileva “con dolore” le persecuzioni contro i cristiani, ricordando  recenti “tragici episodi di efferata violenza”. “Vi sono – scrive – regimi a carattere confessionale che impongono a tutti un’unica religione, mentre regimi indifferenti alimentano non una persecuzione violenta, ma un sistematico dileggio culturale nei confronti delle credenze religiose. In ogni caso, non viene rispettato un diritto umano fondamentale, con gravi ripercussioni sulla convivenza pacifica”.

 

Minaccia costante alla pace sono anche “le tante ingiuste disuguaglianze ancora tragicamente presenti nel mondo”, soprattutto “nell’accesso a beni essenziali come il cibo, l’acqua, la casa, la salute”. Ingiustizie che colpiscono in particolare l’Africa. E minaccia alla pace sono “le persistenti disuguaglianze tra uomo e donna nell’esercizio dei diritti umani fondamentali”: il Papa denuncia lo sfruttamento delle donne e le “visioni antropologiche persistenti in alcune culture, che riservano alla donna una collocazione fortemente sottomessa all’arbitrio dell’uomo”.

 

Nel cammino verso la pace – afferma Benedetto XVI - c’è una stretta connessione tra ecologia della natura ed ecologia umana, cioè tra rispetto dell’ambiente e rispetto della struttura naturale e morale dell’uomo. In questo contesto si inserisce il problema dei rifornimenti energetici: oggi – nota -  si assiste ad una corsa alle risorse disponibili senza precedenti nella storia che provoca ingiustizie, antagonismi, nuove povertà ed esclusioni. “La distruzione dell’ambiente – leggiamo nel messaggio pontificio - un suo uso improprio o egoistico e l’accaparramento violento delle risorse della terra generano lacerazioni, conflitti e guerre, proprio perché sono frutto di un concetto disumano di sviluppo”.

Per il Papa occorre superare le “visioni riduttive dell’uomo”, i “pregiudizi ideologici e culturali”, gli “interessi politici ed economici” e quelle “inaccettabili” concezioni di Dio che incitano all’odio e alla violenza. Il Pontefice ribadisce “con chiarezza: una guerra in nome di Dio non è mai accettabile!”.


Ma la pace è messa in questione “anche dall’indifferenza per ciò che costituisce la vera natura dell’uomo”. Molti contemporanei negano infatti  l’esistenza di una specifica natura umana e rendono così possibili le più stravaganti interpretazioni” di ciò che è l’essere umano. “Anche qui – afferma il Papa – è necessaria la chiarezza: una visione debole della persona, che lasci spazio ad ogni anche eccentrica concezione, solo apparentemente favorisce la pace. In realtà impedisce il dialogo autentico ed apre la strada all’intervento di imposizioni autoritarie”. Ad una visione debole della persona corrispondono diritti umani “indeboliti”. Il Papa indica la contraddizione interna al pensiero relativistico: “i diritti vengono proposti come assoluti, ma il fondamento che per essi si adduce è solo relativo”. E dunque quando quei diritti ad alcuni paiono scomodi possono essere anche accantonati. “Solo facendo chiarezza”  sul fatto che i diritti sono “radicati in oggettive istanze della natura” quei diritti “possono essere adeguatamente difesi” ed essere “validi sempre, dovunque e per chiunque”. Peraltro va da sé – aggiunge Benedetto XVI, citando il mahatma Gandhi, che i diritti dell'uomo implicano a suo carico dei doveri: “Il Gange dei diritti discende dall'Himalaia dei doveri”.


Il Papa parla poi del “diritto internazionale umanitario” che “purtroppo non ha trovato coerente attuazione”: è il caso della recente guerra del Libano del Sud “dove l’obbligo di proteggere e aiutare  le vittime innocenti e di non coinvolgere la popolazione civile è stato in gran parte disatteso”. Denuncia ancora una volta “la piaga del terrorismo” e nello stesso tempo sottolinea la necessità che la comunità internazionale si dia “delle regole più  chiare, capaci di contrastare efficacemente la drammatica deriva a cui stiamo assistendo. La guerra rappresenta sempre un insuccesso per la comunità internazionale ed una grave perdita di umanità”.


Del resto “ombre minacciose continuano ad addensarsi all’orizzonte dell’umanità”: suscita infatti “grande inquietudine” – scrive Benedetto XVI - la volontà di alcuni Stati di dotarsi di armi nucleari: ciò fa crescere la “paura per una possibile catastrofe atomica”. Il Papa auspica che si proceda verso una diminuzione delle armi nucleari sino al “loro definitivo smantellamento”. Obiettivi – precisa – da conseguire “con la trattativa”.


“Ogni cristiano – conclude il Papa – si senta impegnato ad essere infaticabile operatore di pace e strenuo difensore della dignità della persona umana e dei suoi inalienabili diritti” testimoniando, secondo quanto ha rivelato Gesù, “che Dio è amore e che la vocazione più grande di ogni persona è l’amore”.

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I diversi ambiti nei quali Benedetto XVI ha declinato il valore della pace nel suo Messaggio per il 2007 hanno suscitato molte domande da parte dei giornalisti oggi presenti nella Sala Stampa vaticana, per la presentazione del documento pontificio. Nel servizio di Alessandro De Carolis, ecco una carrellata delle varie questioni poste all’attenzione dei due relatori:

 

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Pace si traduce in rispetto della fede che si professa, nell’equanime possibilità di accedere alle risorse della terra o ad una ridistribuzione che tenga conto dei bisogni dei Paesi più poveri. Pace vuol dire cancellare dall’orizzonte dell’umanità la minaccia della guerra nucleare o predisporre nuovi strumenti giuridici che mettano al sicuro gli innocenti dall’orrore del terrorismo. Il Messaggio per la Giornata della pace 2007 ha suscitato come sempre molto interesse, domande e richieste di chiarimenti nei giornalisti. Tra le prime questioni poste all’attenzione del cardinale Reanto  Raffaele Martino e del vescovo Giampaolo Crepaldi hanno riguardato la libertà di culto. Esistono oggi “regimi indifferenti che alimentano un sistematico dileggio culturale nei confronti delle credenze religiose”, recita un brano del Messaggio. Il presidente di Giustizia e Pace ha rimarcato con queste parole la portata di tale denuncia:

 

“Quegli stessi regimi che si fanno paladini della libertà di espressione, della libertà di pensiero, di cultura, negano spazio al fatto religioso. E dico ancora che questi regimi si mettono sullo stesso piano dei fondamentalisti, perché i fondamentalisti dicono: la mia religione è quella vera e nessun altro ha diritto di esprimere un’altra religione”.

 

Molto dibattuta la parte centrale del Messaggio del Papa che si sofferma sul concetto di “ecologia della pace”. Il cardinale Martino ha ricordato, tra l’altro, come la Santa Sede sia tra i fondatori dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), che afferma nel suo statuto il principio dell’uso pacifico del nucleare. Parlando della decisione di Russia e Stati Uniti di smantellare rispettivamente 20 mila e 8 mila testate nucleari, il cardinale Martino ha ipotizzato uno scenario di riutilizzo positivo di tale risorsa:

 

“Una volta smantellate queste testate nucleari, resta l’energia che potrebbe essere usata nelle centrali nucleari. Ci sono delle organizzazioni che suggeriscono che questa energia sia venduta a beneficio dei Paesi poveri, o con la costruzione di centrali basate sul nucleare, vendute o destinando il ricavato della vendita alla crescita dei Paesi in via di sviluppo”.

 

Il rovescio della medaglia è rappresentato da chi ancora basa la forza di un Paese sulla potenza dei suoi arsenali nucleari. Ma “la deterrenza non può continuare all’infinito”, ha ripetuto il cardinale Martino. E mons. Crepaldi ha spiegato quale sia l’attuale posizione in merito della Santa Sede:

 

“La preoccupazione della Santa Sede è soprattutto legata al fallimento della Conferenza che c’è stata nel 2005, quella di riesame del Trattato di non proliferazione nucleare, che si è conclusa senza un documento comune. La Santa Sede è preoccupata soprattutto per due questioni: una, perché non è stato ben chiarita la relazione tra uso ostile e uso pacifico dell’energia nucleare. L’altra perché non è ancora stata sciolta la questione della legalità dell’uso o della minaccia di uso delle armi nucleari, secondo il diritto internazionale: si tratta di una questione tecnica, ma che ha dietro di sé implicazioni di carattere politico e di carattere morale, che certamente fanno parte del bagaglio di preoccupazioni della Santa Sede su questa questione specifica”.

 

Parlando di terrorismo, Benedetto XVI invita nel suo Messaggio la comunità internazionale a riflettere sui limiti che oggi sconta il diritto internazionale rispetto ad un fenomeno che, ha detto il cardinale Martino, “ha cambiato la natura della guerra”. Un fenomeno, secondo il porporato, che ora chiede di essere combattuto con strumenti diversi:

 

“Non so se ricordate che io dissi che oggi noi siamo nella ‘quarta guerra mondiale’, perché dopo le due guerre mondiali c’è stata la Guerra fredda, la terza, e adesso, col terrorismo, siamo alla quarta. Ma la quarta non ha parametri assimilabili alla guerra così come l’abbiamo vista nella storia, e quindi questo dovrebbe spingere i Paesi ad elaborare delle regole, delle intese, che possano servire in questo frangente”.

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IL PAPA CONVOCA LA V CONFERENZA GENERALE DELL’EPISCOPATO

LATINO-AMERICANO CHE SI TERRA’ IN BRASILE NEL MAGGIO 2007

 

Il Santo Padre, accogliendo il desiderio espresso dal CELAM, ha convocato la V Conferenza Generale dell’Episcopato Latino-Americano, che avrà luogo ad Aparecida, in Brasile, dal 13 al 31 maggio 2007 e che avrà come tema: "Discepoli e missionari di Gesù Cristo perché i nostri popoli abbiano in Lui la vita” ("Io sono la via, la verità e la vita” Gv 14,6). Il Papa ha nominato presidenti della Quinta Conferenza dell’Episcopato Latino-Americano: il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi e presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina; il cardinale Francisco Javier Errázuriz Ossa, arcivescovo di Santiago del Cile e presidente del CELAM; il cardinale Geraldo Majella Agnelo, arcivescovo di São Salvador da Bahia e presidente della Conferenza Episcopale Brasiliana. Il Santo Padre ha inoltre nominato segretario generale della medesima Conferenza Generale mons. Andrés Stanovnik, vescovo di Reconquista e segretario del CELAM; e segretario aggiunto mons. Odilo Scherer, vescovo ausiliare di São Paulo e segretario della Conferenza Episcopale del Brasile.

 

NOMINE

 

Il Santo Padre ha nominato amministratore apostolico di Prizren, in Kosovo, mons. Dodë Gjergji, trasferendolo dalla diocesi di Sapë, in Albania. Mons. Dodë Gjergji  è nato a Stublla, in Kosovo, il 16 gennaio 1963. Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 15 agosto 1989 per la diocesi di Skopje-Prizren. Ha lavorato nella redazione della rivista Drita ed ha curato, come responsabile, la pubblicazione dei libri liturgici in lingua albanese nella sua diocesi d’origine. Dal 1991 al 1994 è stato cappellano degli Albanesi in Croazia; ha svolto quindi l’ufficio di parroco a Kallmet, nella diocesi di Lezhë (Albania), dove è rimasto come fidei donum dal 1994 al 2000. Il 5 febbraio 2000 è stato nominato amministratore apostolico della diocesi di Sapë. Il 25 novembre 2005 è stato eletto vescovo di Sapë e ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 5 gennaio 2006. Durante il precedente quinquennio  è stato segretario generale della Conferenza Episcopale Albanese.

 

Il Papa ha quindi nominato vescovo di Sapë mons. Lucjan Augustini, finora vicario generale dell’arcidiocesi metropolitana di Shkodrë-Pult (Albania). Mons. Lucjan Augustini è nato a Ferizaj, in Kosovo, il 28 agosto 1963. E’ stato ordinato sacerdote il 15 agosto 1989  per la diocesi di Skopje-Prizren. Nella diocesi d’origine ha prestato il suo servizio come segretario del vescovo ausiliare, mons. Niko Prela, e, dal 1992, ha svolto contemporaneamente gli uffici di parroco della Parrocchia degli Angeli Custodi a Ferizaj e responsabile di Caritas-Kosovo. Nel 1994 si è trasferito quale sacerdote fidei donum nell’arcidiocesi metropolitana di Shkodrë; dopo l’incardinazione in essa, è stato nominato parroco della Cattedrale nel 1996 e vicario generale nel 1998, insegnando nello stesso tempo Sacra Scrittura presso l’Istituto Catechistico Nazionale.

 

 

L’OLOCAUSTO RESTA UN MONITO PER LE COSCIENZE,

CHE NON PUO’ LASCIARE INDIFFERENTI:

IN UN COMUNICATO, LA SALA STAMPA VATICANA RIBADISCE LA POSIZIONE

 DELLA SANTA SEDE SULLA SHOAH, IN RELAZIONE ALLA CONFERENZA

IN CORSO A TEHERAN

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

“La Shoah è stata un’immane tragedia, dinanzi alla quale non si può restare indifferenti” e “la Chiesa si accosta con profondo rispetto e con grande compassione all’esperienza del popolo ebraico durante la Seconda Guerra Mondiale”. Con queste parole la Santa Sede ha preso posizione nei confronti della Conferenza in corso a Teheran, intenzionata a mettere in discussione l’orrore dell’Olocausto. “Il secolo scorso - si legge in un comunicato della Sala Stampa vaticana – è stato testimone del tentativo di sterminare il popolo ebraico, con la conseguente uccisione di milioni di ebrei, di tutte le età e le categorie sociali, per il solo fatto di appartenere a tale popolo”.

 

“Il ricordo di quei terribili fatti - prosegue il comunicato - deve rimanere un monito per le coscienze, al fine di eliminare i conflitti, rispettare i legittimi diritti di tutti i popoli, esortare alla pace, nella verità e nella giustizia”. La Sala Stampa della Santa Sede ricorda che la posizione della Chiesa sull’Olocausto è contenuta in un documento della Commissione per i Rapporti religiosi con l’Ebraismo, dal titolo: “Noi ricordiamo: una riflessione sulla Shoah. Lo stesso Giovanni Paolo II, conclude il comunicato, riaffermò questo pensiero il 23 marzo del 2000 quando si recò in visita al Memoriale dello Yad Vashem di Gerusalemme. E lo stesso Benedetto XVI lo ha ribadito il 28 marzo di quest’anno, durante il suo pellegrinaggio ad Auschwitz.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Servizio vaticano – “La persona umana, cuore della pace”: messaggio di Benedetto XVI per la Giornata mondiale della pace, che sarà celebrata il 1° gennaio 2007.  

 

Servizio estero - In evidenza l'Iraq: Baghdad segnata da un'altra carneficina.

 

Servizio culturale - Un articolo di Andrea Fagioli dal titolo “Il grande 'polittico dorato' di Giovanni Pisano”: il restauro della facciata del Duomo di Siena.

Per l' "Osservatore libri" un articolo di Franco Lanza dal titolo “Il ‘maledettismo’ di un'ispirazione improntata all’autocompatimento”: “Liriche e poemi” di Michail Lermontov, pubblicate dalla Biblioteca Adelphi.

 

Servizio italiano - In primo piano il tema del fisco.

In rilievo il tema dell'immigrazione.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

12 dicembre 2006

 

GLI STATI UNITI CHIEDONO NUOVAMENTE SANZIONI CONTRO L’IRAN.

NELLA REPUBBLICA ISLAMICA, INTANTO, NUOVE CRITICHE AL REGIME

DOPO LE PROTESTE DI IERI DEGLI STUDENTI CONTRO IL PRESIDENTE

- Intervista con Alberto Zanconato -

 

Crescono le preoccupazioni della Comunità internazionale, ed in particolare di Stati Uniti ed Israele, sulle ambizioni atomiche dell’Iran. Il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, si è detta comunque ottimista sull’adozione, da parte dell’ONU, di una risoluzione che imponga sanzioni alla Repubblica islamica. Il premier dello Stato ebraico, Ehud Olmert, ha detto inoltre che “se non si ferma il governo di Teheran, si rischia un nuovo Olocausto”. In Iran, intanto, “serie critiche al governo” sono state espresse dall’Associazione islamica degli studenti dell’Università dopo le prime, dure proteste di ieri contro il presidente Ahmadinejad. Ma quali sono le cause di queste proteste? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto al corrispondente dell’Ansa a Teheran, Alberto Zanconato:

 

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R. – Le cause sembrano essere quelle che hanno indicato oggi diversi giornali ed esponenti politici riformisti che, pur condannando la forma delle proteste e gli insulti ad Ahmadinejad, hanno però sottolineato come si tratti di un fatto che doveva essere previsto. Doveva essere previsto perché nell’ultimo anno e mezzo, cioè da quando Ahmadinejad è diventato presidente, sono state gradualmente chiuse tutte le possibilità di espressione per studenti, intellettuali e giornalisti. Quindi, prima o poi, doveva succedere un episodio come quello di ieri, che, per il momento, sembra uno sfogo ed un caso isolato. Sembra comunque essere il segnale di un malcontento diffuso.

 

D. – Da quando è stato eletto Ahmadinejad come presidente, come si vive dal punto di vista sociale, politico ed economico in Iran?

 

R. – Ahmadinejad, che pure rappresenta la fazione ultra conservatrice del regime, non ha portato cambiamenti dal punto di vista del costume e della società. Sotto il profilo politico, però, c’è stato un gito di vite nei confronti dei dissidenti, degli esponenti riformisti di punta, dei giornali, delle università. E, infine, c’è un malcontento dovuto all’aspetto economico. I prezzi continuano a salire e l’economia risente anche del duro confronto con l’Occidente sul nucleare, con il rallentamento degli investimenti stranieri. Quindi, anche da questo punto di vista c’è un malcontento.

 

D. – Perchè Ahmadinejad sta spingendo su tesi che confutano l’Olocausto?

 

R. – Ahmadinejad è tornato a parlarne apertamente e ripetutamente nell’ultimo anno e questo fa pensare ad una strategia ben meditata da parte della dirigenza iraniana. Questa oligarchia si è resa conto che Ahmadinejad, propugnando queste tesi radicali su Israele e rimanendo fermo, incrollabile sulla questione nucleare, è diventato un personaggio molto popolare nella regione mediorientale. Quindi, da questo punto di vista, le posizioni radicali di Ahmadinejad hanno rafforzato la posizione iraniana nella regione.

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“LA CARITÀ INTELLETTUALE, VIA PER UNA NUOVA COOPERAZIONE EUROPA-ASIA”:

 È IL TEMA SCELTO DAL VICARIATO DI ROMA PER LA V CONVENTION

DEGLI STUDENTI UNIVERSITARI

- Con noi, padre Ludovico Tedeschi e Anna Lakubiak -

 

Erasmus, il programma di cooperazione internazionale universitaria, apre anche agli studenti iraniani e iracheni con 110 borse di studio: lo ha annunciato la Commissione Europea, presentando la nuova applicazione della nota borsa, destinata in questo caso ai Paesi vicini dell’UE. Sono la Spagna, la Francia e la Germania i Paesi più ambiti dagli oltre 16 mila universitari italiani che decidono di studiare all’estero con il programma Erasmus, promosso dalla Commissione Europea per favorire lo scambio di studenti tra gli atenei d’Europa. E oggi questi ragazzi sono tra i protagonisti della V Convention degli studenti universitari, sul tema: “La carità intellettuale, via per una nuova cooperazione Europa-Asia”. L’iniziativa è promossa dal Vicariato di Roma presso la Link Campus University of Malta. Il servizio di Marina Tomarro:

 

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Sono oltre 13 mila gli studenti europei che arrivano in Italia per seguire il Programma Erasmus, e la maggior parte di loro arriva dalla Germania, dalla Francia e dall’Inghilterra. Questi sono gli ultimi dati forniti dalla Commissione Europea riguardo ad un fenomeno sempre più diffuso tra i giovani. E proprio a loro è dedicata la V Convention degli Studenti Universitari che quest’anno guarda però oltre l’Europa, cercando vie di cooperazione anche con le università asiatiche. Ma in che modo è possibile trovare strade da percorrere insieme? Padre Ludovico Tedeschi, cappellano della Link Campus University of Malta:

 

“Io penso che bisogna partire dal mondo della fede, da quello che abbiamo in comune. Se parliamo con i non cristiani, quello che è comune è il mondo di Dio. Siamo esseri umani, chiamati ad amarci gli uni gli altri. Unito a questo è il rispetto di credere che l’altro può dare qualcosa a me, e io posso imparare dall’altro, io ho bisogno anche dell’altro e per questo mi apro alla diversità”.

 

E la carità intellettuale è il tema principale di questa Convention. Ma in che modo i ragazzi cercano di portare la Parola di Dio all’interno degli atenei? Ascoltiamo Anna Lakubiak, studentessa Erasmus, proveniente dall’università di Lodz, in Polonia:

 

“Con il mio comportamento e la mia vita cerco di dare testimonianza all’università. Ma non è facile per niente, perché all’università si incontrano persone diverse, giovani diversi che spesso non vogliono ascoltare il messaggio di Dio. Secondo me è molto importante sapere che Dio è capace di unire davvero tutti. Ognuno può offrire il suo dono. Per me, Gesù è la roccia su cui posso edificare tutta la mia vita!”.

 

Quindi, oltre alla loro cultura questi ragazzi portano nel mondo il dono prezioso della loro fede. Ma ascoltiamo ancora Anna Lakubiak:

 

“Noi abbiamo ottenuto questa grazia di Dio, cioè questa vera gioia di essere cristiani. Ma davanti a noi c’è una sfida e noi dobbiamo dire a tutti il messaggio di Cristo”.

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E rimanendo in ambito accademico, l’Orchestra del Conservatorio di Santa Cecilia e del Coro Interuniversitario di Roma, insieme ai cori dei conservatori e delle università del Lazio, diretti da mons. Valentín Miserachs Grau, eseguiranno questa sera alle 20.30, nella Basilica romana di Santa Maria Maggiore, l’Oratorio “Il Natale del Redentore”, di Lorenzo Perosi. Il concerto verrà trasmesso in diretta dalla nostra emittente sull’onda media di 585 kHz e in modulazione di frequenza di 105 MHz.

 

 

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CHIESA E SOCIETA’

12 dicembre 2006

 

DISCORSO D’ADDIO ALLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE DEL SEGRETARIO GENERALE

DELL'ONU, KOFI ANNAN, CHE HA ACCUSATO GLI STATI UNITI DI AVER SACRIFICATO I PRINCIPI DEMOCRATICI SULL’ALTARE DELLA LOTTA AL TERRORISMO

- A cura di Roberta Gisotti -

 

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NEW YORK. = Una reggenza, quella di Annan al Palazzo di Vetro, contrassegnata negli ultimi quattro anni da relazioni conflittuali con la Casa Bianca. Per questo il segretario generale uscente dell’ONU ha scelto un luogo simbolico per passare il timone al suo successore, il diplomatico sudcoreano, Ban Ki Moon: ha parlato infatti nella Biblioteca Harry Truman a Independence, nel Missouri, intitolata a quel presidente tra i padri fondatori dell’ONU, in carica dal ’45 al ’53, che fece abbandonare all’America le vocazioni unilateralista e isolazionista per una nuova alleanza universale. Oggi come allora – ha ricordato Annan – il sistema delle Nazioni Unite “ha bisogno di una leadership americana lungimirante, nella tradizione di Truman”, che aveva proclamato: “Per quanto siamo potenti, dobbiamo tutti negarci la licenza di fare quel che ci pare”. Un messaggio che – secondo Annan – non potrebbe essere più attuale: “I governi devono essere responsabili delle loro azioni, sull’arena internazionale e non solo sul fronte interno”. I diritti umani sono il cardine dei buoni rapporti tra nazioni ma possono essere diffusi in tutto il mondo “solo se l’America resta fedele ai suoi principi anche nella lotta al terrorismo”, ha ammonito Annan, riferendosi all’invasione dell’Iraq: quando “viene usata la forza militare, il mondo la considererà legittima solo se sarà convinto che è per la giusta causa, in accordo con norme largamente accettate”. Un discorso, severo senza precedenti nella storia dei rapporti tra ONU e USA. Alla scadenza del suo mandato decennale, Annan ha prospettato anche un Consiglio di sicurezza che “non sia un palcoscenico come un altro su cui far valere gli interessi nazionali”, e che sia allargato a nuovi membri “per dare maggior voce” a chi non ce l’ha. Annan, 68 anni, ghanese, settimo segretario generale nella storia dell’ONU, eletto nel 1996, lascerà il Palazzo di Vetro il 31 dicembre.

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OGGI, 475.MO ANNIVERSARIO DELLE APPARIZIONI A CITTA’ DEL MESSICO DI NOSTRA

SIGNORA DI GUADALUPE, REGINA DEL CONTINENTE AMERICANO E DELLE FILIPPINE

- A cura di Roberta Moretti -

 

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CITTA’ DEL MESSICO. = Gratitudine verso Colei che riuscì a unire fraternamente in un’unica Patria due popoli con culture lontane: quella spagnola e quella indigena. Con questo spirito, la Chiesa messicana celebra oggi i 475 anni dalle apparizioni di Nostra Signora di Guadalupe, regina del continente americano e delle Filippine, al povero indio Juan Diego, proclamato Santo da Giovanni Paolo II nel 2002. Il volto nobile, di colore bruno, le mani giunte, il manto azzurro mare trapuntato di stelle dorate, alle spalle il sole che splende con i suoi cento raggi: la celebre immagine della Madonna di Guadalupe, venerata da milioni di fedeli nella Cattedrale di Città del Messico, rimase impressa sul mantello di Juan Diego il 12 dicembre del 1531. Qualche giorno prima, la Vergine, detta “Morenita”, era apparsa al povero indio sulla collina del Tepeyac, chiedendogli di recarsi dal vescovo locale perché le venisse eretto un tempio ai piedi del colle. Il vescovo non gli credette e gli chiese un segno, ma l’indomani Juan Diego non poté recarsi all’appuntamento con la Signora, perché suo zio si era ammalato gravemente. Fu la Vergine allora ad andargli incontro, rassicurandolo sulla guarigione dello zio e invitandolo a cogliere dei “fiori di Castiglia” sulla cima del Tepeyac, nonostante fossero fuori stagione. Ma quando Juan Diego presentò al vescovo i fiori custoditi nel mantello, come prova delle apparizioni, all’istante sulla tilma si impresse l’immagine della Vergine. La figura, che rappresenta una donna incinta, non è né una pittura, né un disegno, e non è fatta da mani umane. Un vero rompicapo per gli studiosi, che con sofisticate apparecchiature hanno scoperto 13 persone riflesse nelle pupille della Madonna: sarebbero lo stesso Juan Diego, con il vescovo e altri ignoti personaggi, presenti quel giorno di dicembre di 475 anni fa al prodigioso evento.

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STAMANE NEL PARLAMENTO DI STRASBURGO LA CONSEGNA DEL PREMIO SACHAROV

AD ALEXANDER MILINKEVICH, LEADER DELL’OPPOSIZIONE A LUKASHENKO

IN BIELORUSSIA. IL RICONOSCIMENTO, ISTITUITO NEL 1988, INTITOLATO

AL PIÙ FAMOSO DEI DISSIDENTI SOVIETICI, VA A CHI SI È DISTINTO PER LA DIFESA

DEI DIRITTI UMANI, IN PARTICOLARE DELLA LIBERTÀ DI ESPRESSIONE

- A cura di Fausta Speranza -

 

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STRASBURGO. = “Questo premio non va solo a me, ma a quanti sono nelle prigioni, a quanti sono stati espulsi dalle università o dai posti di lavoro, a quanti sono scesi in piazza”: è quanto ha detto Alexander Milinkevich, annunciando che consegnerà i 50 mila euro di premio ai perseguitati politici e alle loro famiglie. Ha parlato ai giornalisti stamani, dopo la solenne cerimonia nell’emiciclo, durante la quale ha ricevuto un lunghissimo applauso. Tra tanti, ha citato Alexander Kasulin, in prigione e in pericolo di vita dopo aver perso 40 kg. Questo riconoscimento, ha affermato Milinkevich, è il segno della presa di coscienza in Europa della situazione in Bielorussia, che ha sintetizzato affermando che sopravvivono le più significative tradizioni del sistema sovietico. Ha affermato di non chiedere all’Europa sanzioni economiche, perché le pagherebbe il popolo, ma di giudicare invece positivamente l’interdizione dell’ingresso in Europa decisa mesi fa dall’Unione, per chi partecipa a misure repressive. Borrell, da parte sua, ha sottolineato che i rappresentanti di 27 Paesi d’Europa hanno reso omaggio all’impegno di Milinkevich per un futuro democratico nel suo Paese, dicendo che questa è la speranza dell’Unione Europea di fronte all’ultima dittatura in Europa. Il leader dell’opposizione, che era visibilmente commosso e che ha detto di essere più libero di altri solo perché molto conosciuto all’estero, lo scorso aprile è stato condannato a 15 giorni di prigione per aver preso parte a manifestazioni di protesta, peraltro senza precedenti in Bielorussia, per la vittoria alle presidenziali di marzo, di Lukashenko, alla guida del Paese dal 1994: un voto giudicato dall’Occidente “non regolare”. E a chi ha chiesto a Milinkevich delle prossime elezioni locali di gennaio, ha risposto di non poterle chiamare “elezioni”. Resta da dire che è la seconda volta che il Premio Sacharov va ad una personalità Bielorussa: nel 2004 era stata premiata Zanna Litvina, presidente dell’Associazione dei giornalisti bielorussi.

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ANCORA POLEMICHE IN EGITTO SUL VELO ISLAMICO: GLI ULEMA DELL’UNIVERSITA’

DI AL-AZHAR AL CAIRO CHIEDONO L’IMPOSIZIONE PER LEGGE

DI QUESTO TRADIZIONALE ACCESSORIO FEMMINILE

 

IL CAIRO. = Il velo islamico continua ad accendere polemiche in Egitto, dopo le recenti dichiarazioni del ministro della Cultura, Faruk Hosni, contrario all’imposi-zione per legge di questo accessorio tradizionale di abbigliamento femminile. In risposta gli ulema, studiosi di scienze religiose, dell’Università di Al-Azhar, al Cairo, principale centro religioso sannita, hanno emesso una fatwa, ovvero una sentenza di condanna contro le donne che si rifiutano di indossare lo hijab, ovvero il foulard che copre i capelli. Il provvedimento, che è stato ratificato dall’imam di Al-Azhar, Mohamed Al-Tantawi, potrebbe presto trasformarsi in Legge dello Stato egiziano, violando i diritti fondamentali della persona sanciti dalle Carte dell’ONU. (R.G.)

 

 

E’ SCESA A QUASI 12 ANNI L’ETA’ MEDIA DEI BAMBINI-SOLDATO IN COLOMBIA.

LO HA RIVELATO L’ULTIMO RAPPORTO EFFETTUATO

 DALL’ORGANIZZAZIONE “DEFENSORÌA DEL PUEBLO” E DALL’UNICEF

 

BOGOTA’. = Si è abbassata da 13 anni e 8 mesi a 12 anni e 8 mesi l’età media dei bambini-soldato in Colombia; è quanto si legge nel rapporto stilato congiuntamente dall’organizzazione colombiana “Defensorìa del Pueblo” e dall’UNICEF. Lo studio, relativo al periodo che va dal 2001 al 2005, si basa sulle dichiarazioni di 329 minori, ex-combattenti. Le interviste effettuate dalle due Organizzazioni hanno rilevato che il 39% dei bambini è stato costretto ad uccidere, il 19% di loro a mutilare, il 16% a torturare. Ben il 55% delle bambine, invece, ha subìto violenze sessuali. Le stime parlano di circa 14.000 bambini-soldato ancora presenti all’interno dei gruppi armati e forzati ad una vita sanguinaria fatta di sequestri ed eccidi. (A.D.F.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

12 dicembre 2006

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

        

 

In Iraq, un duplice attentato suicida compiuto a Baghdad da ribelli ha provocato la morte di almeno 70 persone. Secondo le prime ricostruzioni, un kamikaze a bordo di un camion bomba si è fatto esplodere in mezzo ad una folla di disoccupati in cerca di lavoro. Successivamente, è esploso un secondo ordigno. Le vittime di questo doppio, drammatico attacco sono in maggioranza sciiti.

 

Nei Territori Palestinesi, dopo l’uccisione ieri dei tre figli di un ufficiale dei servizi di intelligence, il presidente Abu Mazen ha dato ordine di schierare le forze di sicurezza in tutta la Striscia di Gaza. Fonti locali hanno riferito che almeno due persone sono rimaste ferite in seguito a scontri tra sostenitori di Fatah e Hamas. Alcuni osservatori internazionali parlano di una possibilità concreta di guerra civile interpalestinese. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Nemmer Hammad, consigliere politico del presidente Abu Mazen:

 

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R. – Io credo che la maggior parte del popolo palestinese sia consapevole che la guerra civile danneggia la nostra causa, soprattutto dopo tutta la sofferenza del popolo palestinese, dopo i tantissimi morti dell’occupazione. Sicuramente dobbiamo cercare di evitare questo pericolo.

 

D. – Anche dal punto di vista politico, ovviamente ci sono delle difficoltà. Il presidente Abu Mazen ha annunciato l’intenzione di indire elezioni per uscire da questa fase di stallo. Si potrà giungere nel giro di poco tempo ad un governo di unità nazionale, così come auspicato in precedenza?

 

R. – La priorità del presidente è stata sempre quella di un governo di unità nazionale sulla base di un programma che può mettere fine alla sanzione dell’isolamento. Noi siamo riusciti a convincere Hamas ad accettare questo programma. E’ rimasta ora l’alternativa di tornare al popolo, perché nel momento in cui ci sono due programmi – uno del presidente e l’altro del governo – è l’unica via per evitare uno scontro, una guerra civile, quella di tornare nuovamente al popolo.

 

D. – Non c’è il rischio che in questo contesto possano prendere piede anche i gruppi estremisti, legati – per esempio – ad al Qaeda?

 

R. – Sicuramente se rimangono i disordini, c’è il rischio che possano crescere diversi gruppi legati ad al Qaeda ed altri tipi di criminalità. Per evitare questo abbiamo bisogno di un governo con un programma chiaro, che risolva finalmente questo conflitto israelo-palestinese. Se non faremo tutto questo io credo che non solo in Palestina, ma in tutto il Medio Oriente, c’è il pericolo di un deterioramento della situazione.

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Trasferiamoci in Cile, dove si terranno nel pomeriggio i funerali dell’ex presidente, Augusto Pinochet, deceduto domenica scorsa all’età di 91 anni per una crisi cardiaca. Le esequie saranno celebrate con gli onori militari ma senza il rituale di Stato. Oltre 13 mila persone hanno già sfilato davanti al feretro e le spoglie dell’ex generale saranno trasferite in una località segreta. Il bilancio degli scontri avvenuti nelle strade di Santiago, subito dopo l’annuncio della sua morte, è di almeno 43 agenti feriti. Il regime di Pinochet è tristemente noto per la scomparsa di oltre 2 mila persone e più di 27 mila torturati.

 

Il premier turco, Recep Tayyip Erdogan, ha definito “ingiusta” la decisione, presa ieri dall’Unione Europea, di sospendere i negoziati per l’adesione della Turchia ed ha aggiunto che sulla questione cipriota “serve un intervento dell’ONU”. I Paesi membri dell’Unione Europea hanno anche raggiunto un’intesa per porre fine all’isolamento commerciale di Cipro. Il servizio di Giovanni Del Re:

 

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I 25 sono riusciti a trovare l’unanimità sul congelamento dei negoziati con la Turchia, accordandosi proprio sulla raccomandazione pubblicata lo scorso 29 novembre dalla Commissione Europea. Come sanzione per il rifiuto di Ankara di aprire porti ed aeroporti alle merci greco-cipriote, come invece imposto dall’Unione doganale fra UE e Turchia, saranno 8 su 35 i capitoli negoziali congelati proprio come aveva chiesto l’esecutivo comunitario. Un’intesa su questo punto non è stata certo una passeggiata: all’inizio c’era, infatti, un vero muro contro muro fra chi - anzitutto Grecia, Cipro, Olanda ed Austria – volevano congelare più capitoli e chi, invece, come Italia, Gran Bretagna, Svezia, Spagna e Repubbliche Baltiche, volevano invece congelarne di meno. Non è inoltre passata l’ipotesi di un ultimatum, richiesto sempre dai Paesi più rigidi, e c’è una cosiddetta clausola di revisione: entro 18 mesi si dovrà verificare se la Turchia avrà ottemperato o meno ai suoi obblighi. Nessun ultimatum – ha spiegato il commissario all’Allargamento, Olli Rehn – ma la Commissione dovrà semplicemente prestare particolare attenzione alle relazioni fra Ankara e Cipro nei suoi regolari rapporti sulla Turchia nel 2007, nel 2008 e nel 2009. Infine, a gennaio, sarà approvata una Dichiarazione in cui si ribadisce la promessa del dicembre 2004 dell’Unione Europea di alleviare l’isolamento commerciale di Cipro Nord e, dunque, la parte turca dell’isola. E’ una soluzione molto equilibrata – ha detto il commissario Rehn, riguardo alla decisione presa dai ministri – perché, da una parte, si segnala alla Turchia che la violazione dei Trattati non resta senza conseguenze, ma al tempo stesso si dà un indirizzo chiaro ai negoziati”.

 

Da Bruxelles, per la Radio Vaticana, Giovanni Del Re, AKI.

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Il Parlamento europeo ha dato oggi, con un’ampia maggioranza, via libera alla nomina dei due nuovi commissari che, dal 1° gennaio, rappresenteranno la Bulgaria e la Romania dell’eurogoverno. La bulgara Meglena Kuneva è stata designata commissario alla protezione dei consumatori ed il romeno Leonard Orban a commissario del multilinguismo.

 

In Italia l’ex numero due del SISMI, Marco Mancini, è stato arrestato nell’ambito dell’inchiesta  sulle intercettazioni illegali Telecom. L’accusa è di associazione a delinquere e corruzione. Mancini era già stato arrestato la scorsa estate con l’accusa di concorso in sequestro di persona nell’indagine sul rapimento dell'ex imam di Milano, Abu Omar. Per questa prima indagine, conclusa da pochi giorni, i procuratori hanno chiesto di processare Mancini insieme con altri funzionari del SISMI.

 

 

 

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