RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 345 - Testo della trasmissione di lunedì 11  dicembre 2006

 

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il cordoglio del Papa per la morte del cardinale Salvatore Pappalardo, arcivescovo emerito di Palermo. La testimonianza del cardinale Salvatore De Giorgi

 

Benedetto XVI riceve i presuli della Regione ecclesiastica calabrese: intervista con mons. Vittorio Luigi Mondello

 

Al via oggi a Roma l’incontro di studio dei direttori nazionali per la pastorale degli zingari: ce ne parla l’arcivescovo Agostino Marchetto

 

“Accendi una candela sull’Albero di Natale”: è lo slogan della campagna lanciata dalla Fondazione “Il Buon Samaritano” per una raccolta di fondi in favore dei malati di AIDS, soprattutto in Africa. Ai nostri microfoni il cardinale Javier Lozano Barragán

 

Torna alla luce la Tomba dell’Apostolo delle Genti: gli scavi sotto l’altare della Basilica di San Paolo fuori le Mura hanno permesso di esporne alla vista il sarcofago. I lavori presentati in Sala Stampa vaticana

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

La biodiversità al centro dell’odierna Giornata internazionale della montagna: con noi, Thomas Hofer

 

CHIESA E SOCIETA’:

Rilasciato in Iraq, dopo sei giorni di sequestro, padre Samy al Raiys, rettore del Seminario maggiore del Patriarcato caldeo a Baghdad

 

Nel mondo, 150 milioni di bambine e 73 milioni di bambini sono vittime di violenze fisiche o sessuali: è quanto emerge dall’ultimo Rapporto UNICEF sulla condizione dell’infanzia

 

110 morti e 3300 civili in fuga: è il drammatico bilancio del fine settimana di scontri tra separatisti Tamil ed esercito governativo nel nord-est dello Sri Lanka, secondo la Croce Rossa

 

“Sì” di Giordania, Israele e Autorità Nazionale Palestinese allo studio di fattibilità di un canale che colleghi Mar Rosso e Mar Morto

 

A Pompei, giornalisti a convegno su minori e comunicazione

 

Il procuratore chiede la prescrizione nell’ambito del procedimento a carico di due dirigenti della Radio Vaticana per getto pericoloso di cose

 

24 ORE NEL MONDO:

Scontri a Santiago del Cile dopo la morte di Pinochet: domani i funerali

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

11 dicembre 2006

 

 

UN PASTORE CHE CONTRASTO’ LA MAFIA CON LA FORZA DEL VANGELO:

IL CORDOGLIO DI BENEDETTO XVI PER LA MORTE DEL CARDINALE

SALVATORE PAPPALARDO, ARCIVESCOVO EMERITO DI PALERMO. LA TESTIMONIANZA

DEL SUO SUCCESSORE ALLA SEDE PALERMITANA,

 IL CARDINALE SALVATORE DE GIORGI

 

Benedetto XVI ricorda con “ammirazione” la figura del cardinale Salvatore Pappalardo, arcivescovo emerito di Palermo, spentosi ieri all’età di 88 anni. In un telegramma di cordoglio indirizzato all’arcivescovo di Palermo, Salvatore de Giorgi, il Papa definisce il porporato un pastore “zelante e generoso” la cui “feconda e molteplice attività apostolica” fu animata “dal desiderio di annunciare Cristo e di accompagnare con il suo illuminato magistero il cammino di crescita morale e culturale della società palermitana”. In un telegramma inviato alla sorella del cardinale, la signora Maria Pappalardo, il Papa assicura la sua vicinanza ai familiari e ai fedeli palermitani e ricorda con “stima e affetto” il porporato siciliano che, sottolinea, “ha saputo servire generosamente e sapientemente la Chiesa”.

 

Nato nell’agrigentino nel 1918, ha prestato la sua opera nella diplomazia vaticana fino al 1969. L’anno dopo, Paolo VI lo ha nominato arcivescovo di Palermo e lo stesso Papa Montini lo ha creato cardinale nel 1973. In tutti, credenti e non, resta il ricordo dei suoi coraggiosi sforzi per sconfiggere la mafia. Un impegno che gli valse l’onoreficienza di Cavaliere di Gran Croce al merito della Repubblica Italiana, conferitagli dal presidente Sandro Pertini. Scalpore destò il suo atto d’accusa contro l’immobilità dello Stato, pronunciato durante l’omelia al funerale del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Sulla figura del cardinale Pappalardo, il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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  “Il Natale è una festa di vita. Il mio augurio è che i siciliani sostengano la vita, in tutti i suoi aspetti”: è un passaggio dell’ultima intervista del cardinale Salvatore Pappalardo, rilasciata nei giorni scorsi ad un mensile siciliano. Parole da cui traspare tutto quell’amore per la sua terra, che ha contraddistinto la vita e il servizio pastorale del cardinale Pappalardo. Coraggioso nella sua instancabile lotta alla mafia, si è distinto anche per il servizio e la pastorale fra gli emarginati. Nei suoi 26 anni alla guida dell’arcidiocesi palermitana, ha riformato la curia vescovile e promosso una migliore preparazione teologica del clero e del laicato siciliano. In migliaia, in queste ore, si stanno recando alla camera ardente allestita nella sede arcivescovile. Domani, poi, l’ultimo saluto dei fedeli al funerale, che verrà celebrato alle ore 16 nella Cattedrale palermitana. A presiedere la funzione funebre sarà l’arcivescovo di Palermo, il cardinale Salvatore De Giorgi, che tratteggia, con emozione, la figura e l’eredità spirituale del suo predecessore:

 

R. - Ha lasciato un’eredità che la Chiesa di Palermo deve valorizzare sempre di più. Anzitutto l’incremento della vita cristiana che lui ha fatto con tante iniziative e proprio perché la vita cristiana non può essere collusa con le forme di violenza, particolarmente quella mafiosa, egli ha voluto prendere una posizione chiara.  Non voleva essere chiamato “il vescovo antimafia”, egli era un evangelizzatore e proprio perchè la mafia è una realtà antievangelica, egli ha saputo dire al suo popolo come l’aggressione mafiosa debba essere continuamente non soltanto contenuta ma anche eliminata come mentalità.

 

D. - Il cardinale Pappalardo non si proponeva come “vescovo antimafia” però è sicuramente vero che è stato un fulgido testimone di quella speranza cristiana che spesso veniva mortificata dalla mafia…

 

R. – Esatto, proprio questo! Ha dato un contributo notevolissimo al cambiamento di mentalità, specialmente nelle nuove generazioni, predicando la coerenza evangelica e denunciando con molto coraggio e con molta fermezza l’opera nefasta della mafia. Ha dato indubbiamente una svolta e nella Chiesa e nella società, tanto è vero che con la sua azione sono state portate avanti delle iniziative sacerdotali di grande rilievo, che poi hanno avuto l’espressione più alta in padre Pino Puglisi che è stato ucciso dalla mafia proprio in odio contro la fede, perché la mafia è una struttura di peccato che è contro l’uomo. E’ significativo che la mafia abbia ucciso padre Puglisi dopo che il Papa ad Agrigento ha avuto parole fortissime contro i mafiosi, ricordando loro il giudizio di Dio ma anche esortandoli al pentimento sincero e al ritorno a Dio. E’ quello che noi cerchiamo di fare continuamente, tutti i vescovi siciliani, proprio perché, come il cardinale Pappalardo ha detto tante volte, non si pensi alla Sicilia unicamente come alla terra della mafia perché le luci sono tante, a Palermo come in Sicilia.

 

  Come ricordato dal cardinale De Giorgi, il cardinale Pappalardo trovò in Giovanni Paolo II uno straordinario sostegno nella sua lotta contro la mafia. Indimenticabile resta l’accorato appello del Papa alla conversione dei mafiosi, pronunciato nella Valle dei Templi ad Agrigento, durante il suo viaggio apostolico in Sicilia del maggio 1993. Ecco, in una dichiarazione rilasciata alla nostra emittente, come il cardinale Pappalardo sottolineò l’importanza di quell’evento, proprio al termine della visita pastorale di Giovanni Paolo II:

 

“Il Papa è stato dovunque portatore di fiducia, di coraggio, di speranza; ha richiamato anche all’adempimento di quella che deve essere la responsabilità, la partecipazione di ognuno perché ci sia questa ripresa, questo rinnovamento che tutti desideriamo. Ha avuto parole anche forti per i crimini e per le sofferenze che vengono inflitte alla nostra popolazione dalla mafia, dalla delinquenza, dalla criminalità organizzata. Ha avuto un richiamo forte anche per quelli che si macchiano di atroci delitti, di assassinio. E’ chiaro che il suo era un invito a quella conversione, a quel ritorno all’osservanza delle leggi umane, ma più ancora delle leggi divine”.

 

E quell’impegno contro la mafia del cardinale Pappalardo viene onorato oggi  anche dal presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, che in messaggio di cordoglio ricorda, accanto al suo “grande magistero”, anche il “forte impegno civile” nel contrastare la criminalità mafiosa.

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  Il cardinale Salvatore Pappalardo, essendo ultraottantenne, non era cardinale elettore. Con la morte del porporato siciliano, il collegio cardinalizio risulta ora composto complessivamente da 186 porporati, dei quali 114 elettori e 72 non elettori.

 

 

BENEDETTO XVI RICEVE I PRESULI DELLA REGIONE ECCLESIASTICA CALABRESE

- Intervista con mons. Vittorio Luigi Mondello -

 

  Il Papa ha ricevuto stamani il primo gruppo di presuli della Regione ecclesiastica calabrese, in visita “ad Limina”, guidati dal loro presidente mons. Vittorio Luigi Mondello, arcivescovo metropolita di Reggio Calabria-Bove. Nella Regione vivono oltre 2 milioni di abitanti: 12 le diocesi, le parrocchie sono 974, più di 1400 i sacerdoti tra secolari e regolari. La Calabria è la regione italiana con il più basso reddito pro-capite ed ha visto in passato una forte emigrazione. Su questa visita “ad Limina” ascoltiamo mons. Mondello, intervistato da Francesca Sabatinelli:

 

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R. – Io ritengo che sia una grazia del Signore. E’ l’occasione in cui la Regione ecclesiastica calabrese può presentare al Santo Padre la situazione in cui si trova la Chiesa in Calabria. Ma per noi è anche l’occasione in cui il Santo Padre può dirci una parola di incoraggiamento, può toccare alcuni problemi vitali e indicarci come muoverci nel futuro cammino delle nostre Chiese.

 

D. – Si pensa alla Calabria e si pensa alla sue ferite, alla criminalità organizzata, alla violenza, alla disoccupazione, al sottosviluppo. In più occasioni è stato ripetuto che occorre, prima di tutto, sconfiggere una mentalità mafiosa. Cosa si intende?

 

R. – Si intende quella mentalità che non porta a delinquere, ma che si esprime nel dare quasi come un beneficio ciò che bisogna dare per diritto, per dovere, per legge. Se noi riusciamo a formare una mentalità nuova, partendo soprattutto dai giovani, già nelle scuole e nelle nostre parrocchie, potremmo allora sperare un domani di svuotare dall’interno questa mentalità mafiosa, di svuotare anche questa mafiosità anche delinquenziale, ancora presente nella nostra Regione.

 

D. – Eccellenza, negli ultimi tempi in Calabria si respira il pessimismo di chi, pur essendo da sempre impegnato nello sviluppo della Regione, vede una terra abbandonata e, per quanto forte da dire, priva di speranza. In questi suoi 16 anni di guida come arcivescovo di Reggio, ha visto qualche sviluppo?

 

R. – Un progresso c’è stato ed è stato enorme. Ci sono ancora quelle manifestazioni di delinquenza, che sono la palla al piede di questa Regione, che le impedisce uno sviluppo. Ma ci vuole anche la collaborazione dello Stato. Se noi in Regione manchiamo di infrastrutture, non è certo colpa tutta della Regione. Molto spesso lo Stato si è dimenticato di noi! L’autostrada Salerno-Reggio Calabria, per esempio, doveva essere conclusa nel 2004, mentre sarà finita nel 2011: questa non è forse una situazione di disagio per tutta la Regione? Sì, un enorme disagio. Ma questo dipende anche da una assenza dello Stato. Per quanto riguarda la disoccupazione qualcosa si è fatto, ma ancora non siamo al livello in cui dovremmo essere. Con una parola allora dico, ci sono luci ed ombre. Grazie a Dio le luci sono maggiori delle ombre.

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NOMINE

 

In Australia, il Santo Padre ha accettato la rinuncia all’ufficio di ausiliare dell’arcidiocesi di Melbourne presentata da mons. Joseph Peter O’Connell, per raggiunti limiti di età.

 

In Angola, il Papa ha nominato arcivescovo coadiutore dell’arcidiocesi di Lubango mons. Gabriel Mbilingi, della Congregazione dello Spirito Santo, finora vescovo di Lwena.

 

 

INIZIATO STAMANI A ROMA L’INCONTRO DI STUDIO DEI DIRETTORI NAZIONALI

PER LA PASTORALE DEGLI ZINGARI

- Intervista con l’arcivescovo Agostino Marchetto -

 

I direttori nazionali della Pastorale per gli Zingari sono riuniti da oggi a Roma per approfondire il documento “Orientamenti per una Pastorale degli Zingari”, al fine di incoraggiarne un’appropriata applicazione. Si tratta del primo documento della Chiesa, nella sua dimensione universale, dedicato agli Zingari e pubblicato dal Pontificio Consiglio per la Pastorale dei Migranti e degli Itineranti l’8 dicembre dello scorso anno. Questa mattina a rivolgere il saluto ai partecipanti all’incontro è stato il presidente del dicastero, il cardinale Renato Raffaele Martino. Il servizio di Tiziana Campisi:

 

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Occorre riconoscere i valori della cultura degli Zingari, custodirne la dignità e rispettarne l’identità, incoraggiando iniziative per la promozione e per la difesa dei loro diritti, ha detto nel suo intervento il cardinale Martino. Il porporato ha sottolineato quanto importante sia rispondere alle aspettative degli Zingari nella loro ricerca di Dio, orientando i loro passi secondo l’insegnamento di Cristo ed ha ricordato inoltre che la pastorale per i nomadi esorta tutto il popolo cristiano ad una conversione della mente e degli atteggiamenti, al fine di instaurare con gli Zingari un rapporto positivo. Nonostante la loro storia faccia ormai parte integrante di quella dei Paesi in cui vivono e la loro cultura abbia pure arricchito notevolmente un gran numero di Paesi ospitanti, ha proseguito il porporato, non sempre la loro vita risulta tranquilla. Spesso gli Zingari vengono visti e considerati come “altri”, stranieri, mendicanti insistenti, discriminati ed emarginati; per tale motivo diversi organismi si sono impegnati in programmi d’aiuto, assicurando alle comunità zingare i valori fondamentali della democrazia e dell’eguaglianza, soprattutto in materia di sanità, impiego, alloggio e accesso agli studi. “Essendo la Chiesa segno dell’amore di Dio per gli uomini e della vocazione dell’intero genere umano a trovare unità in Cristo – ha affermato il cardinale Martino – essa non può, né deve accettare situazioni di emarginazione in cui versano intere popolazioni”. Il porporato ha evidenziato che l’itinerario da percorrere è quello della predicazione della Parola di Dio e dell’evangelizzazione. Ma è necessario uno sforzo congiunto da parte di diversi operatori pastorali per rendere sempre più visibile il volto di Cristo attraverso un incisivo annuncio corroborato da una coerente testimonianza. Ma qual è oggi la situazione degli Zingari: quanti sono, dove sono e in quante comunità si suddividono? Giovanni Peduto lo ha chiesto all’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti:

 

R. - Sono circa 36 milioni gli Zingari sparsi in tutto il mondo, in Europa, poi in tutte e due le Americhe e in alcuni Paesi dell’Asia. Diciotto milioni si pensa vivano in India, terra originaria di quella popolazione. Per quanto riguarda l’Europa, le stime ufficiali del Consiglio d’Europa presentano un numero che oscilla tra 9 e 12 milioni, con rilevante concentrazione nell’Est europeo. Il Paese con la maggiore presenza di Zingari è la Romania (secondo le stime essi variano dal 1.800.000 ai 2.500.000 e oltre), al secondo e al terzo posto vi sono la Bulgaria e la Spagna, con circa 800.000 Zingari ciascuna. In Italia tale popolazione rappresenta lo 0,16% circa dell’intera popolazione nazionale. Negli Stati Uniti, invece, vive quasi un milione di Zingari. Considerando che la realtà zingara è costituita da vari gruppi ed etnie, quali i Rom, Sinti, Manousche, Kalé, Yéniches, Romanichals, Xoraxané, Kanjarija, Rudari, Arl, ecc., è davvero difficile dire in quante comunità si suddividano. Spesso si parla anche di comunità zingare riferendosi a quelle formate da piccoli clan familiari.

 

D. - Come si fa oggi pastorale fra gli Zingari: quante persone vi sono coinvolte e come portano avanti il loro lavoro?

 

R. - La Chiesa è presente tra gli Zingari specialmente per mezzo delle specifiche strutture pastorali, con i suoi sacerdoti, religiosi e religiose responsabili. A livello nazionale vi sono i Direttori Nazionali, i quali svolgono il loro compito in stretta collaborazione con il Vescovo Promotore, incaricato per un certo Paese. Essi sono coadiuvati dagli Operatori pastorali, in maggioranza laici. Il loro numero varia da un Paese all’altro: in Francia abbiamo un centinaio di Operatori pastorali, mentre in Germania solo in 4 diocesi (su 27) vi è un sacerdote incaricato di tale pastorale. Essi svolgono il loro servizio adattandosi alle particolari esigenze e alla cultura di queste persone. Ci sono anche Operatori pastorali che vivono con gli Zingari, all’interno di campi sosta, e che formano le cosiddette “comunità ponte”.

 

D. - Quali difficoltà incontrano gli operatori pastorali?

 

R. - I problemi e le difficoltà che gli Operatori pastorali devono affrontare non sono pochi. In gran parte si manifestano nell’incontro con gli Zingari, a causa di culture, mentalità e convinzioni diverse. Il Documento “Orientamenti per una Pastorale degli Zingari” tratta largamente questo argomento. Chi lavora per, con e tra gli Zingari, deve tener conto della loro identità e cultura peculiari. Infatti, la scarsa conoscenza di queste loro caratteristiche sta alla base di atti discriminatori e aggressivi nei confronti della popolazione zingara. Un altro problema, sul quale la Chiesa non può tacere, è la violazione dei loro fondamentali diritti all’alloggio, alla scolarizzazione dei bambini e all’impiego. Inoltre, il lavoro degli operatori pastorali è reso difficile da atteggiamenti negativi assunti dagli stessi Zingari e anche dall’immagine non positiva che ne offrono i mezzi di comunicazione sociale. Invito tutti a leggere il nostro Documento per conoscere e comprendere meglio la realtà zingara, i suoi valori, accanto agli aspetti stereotipi che di loro in generale abbiamo nelle nostre società. 

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LA FONDAZIONE “IL BUON SAMARITANO” LANCIA UNA RACCOLTA FONDI

PER L’ASSISTENZA AI MALATI DI AIDS, SOPRATTUTTO IN AFRICA, CON LO SLOGAN

“ACCENDI UNA CANDELA SULL’ALBERO DI NATALE”

- Intervista con il cardinale Javier Lozanon Barragán -

 

“Accendi una candela sull’Albero di Natale”: è lo slogan della campagna lanciata dalla Fondazione “Il Buon Samaritano” per una raccolta straordinaria di fondi con l’obiettivo di fornire cura e medicine ai malati di AIDS, soprattutto in Africa. La Fondazione, istituita da Giovanni Paolo II due anni fa e affidata al Pontificio Consiglio per la pastorale della salute, chiede ai donatori un contributo di 10 euro. Ce ne parla il presidente della Fondazione, il cardinale Javier Lozano Barragán, al microfono di Giovanni Peduto:

 

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R. – Perché uno accende una candela sull’albero di Natale? Perché ci piace tanto che gli Alberi di Natale siano bene illuminati! Però, vogliamo che siano bene illuminati, per l’Africa specialmente. E perché 10 euro? Perché abbiamo bisogno di 220 dollari all’anno per poter somministrare ad un malato di AIDS  gli antiretrovirali più essenziali. Dunque, se noi abbiamo a disposizione 10 euro, abbiamo già un inizio, ma se abbiamo 220 euro abbiamo la possibilità di curare un paziente di AIDS per tutto il corso dell’anno 2007. Dunque, diciamo 10 euro, e magari qualcuno dice: “Perché non accendere 22 lampadine nell’Albero di Natale e farlo più splendente con una vita umana salvata in Africa?”

 

D. – Eminenza, chi aiutate concretamente?

 

R. – La Fondazione “Il Buon Samaritano” non è in concorrenza con nessun’altra organizzazione che aiuta i malati di AIDS. Infatti, là dove nessuno aiuta, aiuta il Papa, perché il Papa è per tutti.

 

D. – La Chiesa è dunque fortemente impegnata nella lotta all’AIDS …

 

R. – La Chiesa sta sempre accanto ai malati più bisognosi e il Papa ci ha detto di aiutare i malati che non hanno risorse. Ci sono altri malati che, magari, sono in condizioni peggiori, però spesso hanno le risorse. Invece, l’AIDS in particolare si presenta nella maniera peggiore nei Paesi più poveri. E nei Paesi più poveri c’è tanta gente abbandonata di cui nessuno si cura, se non la Chiesa cattolica. E queste persone sono quelle che noi vogliamo aiutare con la Fondazione “Il Buon Samaritano”.

 

D. – Eminenza, ci può raccontare qualche fatto concreto di questo impegno della Fondazione?

 

R. – Il nunzio in Ghana ci ha riferito alcuni mesi fa che, prima del nostro aiuto, cioè del Vostro aiuto mediante la fondazione del “Buon Samaritano”, c’era un centro sanitario nel Paese in cui morivano per l’AIDS 22 persone al mese. Invece, dopo l’acquisto degli antiretrovirali grazie ai nostri fondi, le vittime sono scese a due al mese: cioè, grazie all’aiuto di tante persone buone siamo riusciti a salvare 20 persone ogni mese.

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Le offerte possono essere effettuate in vari modi:

 

1.                 Con Assegno bancario internazionale intestato al “Cardinale Javier Lozano Barragán, Presidente della Fondazione ‘Il Buon Samaritano’, Città del Vaticano”.

 

2. Con Bonifico bancario sul conto corrente presso l’“Istituto per le Opere di Religione – I.O.R.” della Santa Sede, intestato a “Fondazione Il Buon Samaritano, Città del Vaticano” per valuta in dollari USA n. 14825.007, per valuta in euro n. 14825.008.

 

3.Solo per l’Italia: su cc/postale 63353007, intestato a “Pontificio Consiglio per la Pastorale degli Operatori Sanitari, Via della Conciliazione, 3 – 00193 Roma”, specificando la causale: “Fondazione ‘Il Buon Samaritano’ per i malati di AIDS”.

 

 

TORNA ALLA LUCE LA TOMBA DELL’APOSTOLO DELLE GENTI: GLI SCAVI SOTTO L’ALTARE DELLA BASILICA DI S. PAOLO FUORI LE MURA HANNO PERMESSO DI ESPORNE ALLA VISTA IL SARCOFAGO. I LAVORI PRESENTATI IN SALA STAMPA VATICANA

 

  Presentazione a sfondo archeologico e religioso di grande importanza, questa mattina, nella Sala Stampa vaticana. Ai molti giornalisti presenti è stata illustrata la lunga serie di lavori che, dal 2002, ha permesso di riportare alla luce, tra l’altro, il sarcofago dell’Apostolo San Paolo. Il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, tra i relatori presenti in Sala Stampa, ha introdotto la presentazione spiegando per quale motivo Benedetto XVI abbia voluto che le quattro Basiliche maggiori, finora chiamate “patriarcali”, si definiscano col titolo di “papali”. Per gli altri particolari, il servizio di Alessandro De Carolis:

 

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Strati di malta e calcestruzzo, altari votivi o altri reperti “cresciuti” attorno al fulcro che da 20 secoli dà senso all’immenso edificio sacro che vi è stato costruito sopra: la tomba di Paolo di Tarso, l’Apostolo delle Genti. Il semplice sarcofago di marmo grezzo che la contiene, nascosto alla vista per un lunghissimo arco di tempo, è tornato alla luce grazie agli scavi condotti sotto l’altare maggiore della Basilica di S. Paolo fuori le Mura. Prima di affrontare la parentesi storico-archeologica, il principale relatore in conferenza stampa – il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, arciprete della Basilica paolina – ha fornito un chiarimento di carattere religioso-istituzionale riguardante lo status attuale delle 4 Basiliche maggiori:

 

“Molti interpretavano che il titolo di Patriarcale volesse alludere al fatto che il Papa esercitasse, mediante queste, un suo titolo di Patriarca d’Occidente, in contrasto al Patriarca d’Oriente, cosa che non è per niente vera, perché le quattro Basiliche erano state date nei tempi passati, dai Papi, come base in Roma per i Patriarchi orientali cattolici, non come titolo ufficiale. Quindi, il Papa ha deciso che d’ora in poi le quattro Basiliche maggiori si chiamino ‘Basiliche papali’”.

 

Il cardinale Lanza Cordero di Montezemolo ha descritto anche i passaggi che hanno portato ai lavori sulla tomba paolina, favoriti dal Motu Proprio di Benedetto XVI, che nel maggio dello scorso anno aveva anzitutto istituito la figura dell’arciprete per la Basilica di S. Paolo, assegnandogli competenze amministrative e gestionali distinte da qualle dell’abate benedettino alla cui tutela fino ad allora la Basilica era tradizionalmente affidata. Nel contesto del rinnovo giurisdizionale e logistico - molti, ha spiegato ancora il porporato sono i lavori di restauro e ammodernamento in corso di realizzazione, tra cui un nuovo percorso per i turisti - si colloca anche il rinnovato interesse per la tomba dell’Apostolo Paolo. Nel corso delle vicende storiche che dalla Basilica teodosiana del quarto secolo hanno portato all’attuale e celebre edificio di architettura ottocentesca, la tomba di S. Paolo era praticamente scomparsa alla vista. Per riportarla alla luce, ha spiegato il cardinale Cordero Lanza di Montezemolo, è stato necessario rimuovere parte di un altare dedicato a un martire del IV secolo, tale S. Timoteo. Una finestra di 70 cm. aperta in questa struttura sepolcrale ha permesso di affacciare su un lato del sarcofago. Ecco alcuni dati offerti dall’archeologo dei Musei Vaticani, Giorgio Filippi:

 

“Il sarcofago è alto circa un metro e 20 e lungo due e 55; poggia su un livello pavimentale formato da uno strato di coccio pisto, che costituisce il massetto, il sottofondo sul quale erano collocate le lastre della pavimentazione della Basilica dei Tre Imperatori, nel 390. Quindi, il sarcofago attualmente poggia su questo livello, un metro e 30 sotto l’attuale pavimentazione”.

 

Con molto interesse i giornalisti hanno seguito la presentazione, accompagnata dalla proiezione di alcune foto. Una questione su tutte ha riguardato le loro domande: se il sarcofago e quindi la tomba di S. Paolo siano autentici. L’arciprete della Basilica paolina ha risposto in questo modo:

 

“La tomba di San Paolo non è mai stata toccata. Erano stati fatti dei riempimenti in calcestruzzo, di materiale simile, per cui questo sarcofago era chiuso e non si poteva vedere. Sopra il sarcofago, a circa 40-45 centimetri, c’è una lastra di marmo, purtroppo a pezzi, ma sulla quale c’è scritto ‘Paolo Apostolo Martire’, che dà la sicurezza che quella è la tomba (...) C’è una concordanza, senza nessuna discordanza, per venti secoli, che la tomba è quella, che la tomba è lì: si poteva vedere o non vedere, in tempi precedenti, poi è stata coperta da varie cose, ma il fatto che la tomba sia lì e sia quella, direi che nessuno, oggi, lo mette in dubbio. Cosa faremo in futuro? Stiamo studiando la possibilità eventuale - bisognerà fare i passi necessari – di procedere anche a una esplorazione interna. Sentiremo se il Papa l’autorizza e vedremo come dovremo fare.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

Servizio vaticano – “Individuare le urgenti soluzioni pacifiche ed eque, necessarie per il Libano e per l’intero Medio Oriente”: all’Angelus Benedetto XVI esprime viva preoccupazione per le crisi che travagliano la regione, dove si alternano tensioni e difficoltà che fanno temere nuove violenze.

 

Una pagina dedicata alla figura del compianto cardinale Salvatore Pappalardo.

 

Servizio estero - Iraq: il presidente Talabani boccia il rapporto della Commissione Baker.

 

Servizio culturale - Un articolo di Marco Impagliazzo dal titolo “Per lui il problema non era schierarsi ma ‘convertirsi’”: “Don Andrea Santoro” di Augusto D’Angelo.

 

Servizio italiano - In rilievo il tema della finanziaria.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

11 dicembre 2006

 

       

LA BIODIVERSITÀ AL CENTRO

DELL’ODIERNA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA MONTAGNA

- Con noi, Thomas Hofer -

 

“Preservare la biodiversità delle montagne per una vita migliore”: è questo il tema scelto dalle Nazioni Unite per l’odierna Giornata internazionale della montagna. I rilievi montuosi conservano infatti un quarto della diversità biologica terrestre, come spiega, al microfono di Roberta Moretti, Thomas Hofer, responsabile del Programma di sviluppo sostenibile delle montagne per la FAO:

 

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R. - La biodiversità in montagna è importante per la sicurezza alimentare, perchè tanti prodotti come i cereali, come la patata, hanno origine nelle zone di montagne e lì la biodiversità di questi prodotti è molto alta. Un altro aspetto è che tante piante con importanza medicinale sono disponibili solamente in zone di montagna. Così è importante per l’ecosistema montagna e anche per evitare la migrazione della popolazione di montagna verso le zone di pianura.

 

D. - Quali sono nel mondo le catene montuose più a rischio?

 

R. – La deforestazione, le miniere, il turismo, i rischi sono un po’ dappertutto ma soprattutto le zone tropicali di montagna, per esempio alcune zone andine, l’Asia sud orientale, sopratutto l’Himalaya dell’est, dove la biodiversità è molto alta ma anche le pressioni per l’utilizzo su questa biodiversità sono alte.

 

D. - Cosa viene fatto e soprattutto cosa andrebbe fatto a livello internazionale per preservare l’integrità delle montagne?

 

R. - E’ fondamentale la collaborazione tra governi e comunità locali, la ricerca, e poi un utilizzo adattato e sostenibile delle risorse. Ci sono già tanti esempi di aree protette dove la popolazione locale si impegna per proteggere la biodiversità naturale ma anche culturale. Per esempio il cibo, la religione, i vestiti, anche questo fa parte della diversità delle zone di montagna.

 

D. - In che modo il paesaggio di montagna può avvicinare a Dio?

 

R. - L’Olimpo, la montagna del Sinai, il Mount Kailash, queste sono tutte montagne famose che hanno avuto un’importanza specifica nelle religioni, perché le zone di montagna sono zone di origine dell’acqua e l’acqua è fondamentale per l’uomo, infatti ha sempre avuto un aspetto spirituale. Poi sappiamo tutti che se siamo in alta montagna c’è un sentimento di pace, di riflessione e di silenzio che ci avvicina a Dio.

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CHIESA E SOCIETA’

11 dicembre 2006

 

RILASCIATO IN IRAQ, DOPO SEI GIORNI DI SEQUESTRO, PADRE SAMY AL RAIYS,

 RETTORE DEL SEMINARIO MAGGIORE DEL PATRIARCATO CALDEO A BAGHDAD

 

BAGHDAD. = Dopo 6 giorni di sequestro, ieri è tornato a casa p. Samy Al Raiys, rettore del Seminario maggiore del Patriarcato caldeo a Baghdad, in Iraq. Ne ha dato notizia il sito Internet ufficiale dello steso Patriarcato, citato dall’agenzia del PIME, AsiaNews. Si attendono i particolari, ma fonti vicine alla comunità caldea riferiscono che il sacerdote sta bene. Padre Samy era stato rapito la mattina del 4 dicembre mentre si recava nella sua parrocchia di Mar Khorkhis (San Giorgio), a Baghdad Jadida (Nuova Baghdad), zona est della capitale, e da allora se ne erano perse le tracce. Due giorni dopo, avrebbe dovuto presenziare all’apertura del nuovo anno accademico del Seminario “Simon Pietro”, dove dall’estate scorsa erano state sospese le lezioni per motivi di sicurezza. Per il suo rilascio, il Patriarca della Chiesa caldea, Emmanuel III Delly, aveva lanciato un “appello urgente”, in cui invitava alla “carità e alla fraternità”. Nel testo, il massimo rappresentante dei caldei spiegava che i sacerdoti in Iraq “non trattano con la politica, ma condividono il dolore della gente che soffre, il loro compito è pregare e servire le anime, e Dio è la loro forza e loro appoggio”. A Baghdad Jadida sono stati trasferiti, dal quartiere troppo “caldo” di Dora, il seminario maggiore ed il Babel College (la Facoltà di teologia). Qui vivono e si sono trasferiti molti cristiani. Fonti locali di AsiaNews riferiscono che nella zona si sono intensificati gli atti di violenza e le minacce verso i cristiani. (R.M.)

 

 

NEL MONDO, 150 MILIONI DI BAMBINE E 73 MILIONI DI BAMBINI SONO VITTIME

DI VIOLENZE FISICHE O SESSUALI: È QUANTO EMERGE DALL’ULTIMO RAPPORTO UNICEF SULLA CONDIZIONE DELL’INFANZIA,

DEDICATO QUEST’ANNO A “DONNE E BAMBINE”

- A cura di Roberta Moretti -

 

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ROMA. = Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), 150 milioni di bambine e 73 milioni di bambini sono vittime di violenze fisiche o sessuali. I dati si riferiscono al 2002 e sono riportati nel Rapporto annuale dell’UNICEF sulla condizione dell’infanzia, dedicato quest’anno a “Donne e bambine”. L’uguaglianza di genere ha il doppio vantaggio di produrre benefici sia per le donne che per i bambini, e ha una funzione cardine per la salute e lo sviluppo di famiglie, comunità e nazioni: è questo il messaggio di fondo del Rapporto, che auspica un maggiore coinvolgimento in politica delle donne, considerate particolarmente efficaci nella tutela dell’infanzia, ma ferme a meno del 17 per cento dei parlamentari nel mondo. Largo, dunque, alle quote di rappresentanza, come anche a normative che incoraggino genitori e comunità locali a investire nell’istruzione delle bambine, che garantirebbe migliori prospettive di sopravvivenza per l’infanzia. Nei Paesi in via di sviluppo, infatti, quasi una bambina su 5 iscritta alla scuola primaria non completa gli studi. Discriminate, inoltre, sul posto di lavoro, le donne guadagnano in media dal 30 al 60% in meno rispetto ai colleghi maschi. Ne deriva un minore investimento di risorse a disposizione per i diritti fondamentali dei bambini. E c’è da dire che le discriminazioni di genere nascono in famiglia: secondo uno studio dell’International Food Policy Research Institute, se donne e uomini avessero un eguale influsso sulle decisioni familiari, in Asia meridionale l’incidenza dei bambini sottopeso con meno di 3 anni scenderebbe di oltre 13 punti percentuali, mentre nell’Africa subsahariana 1 milione e 700 mila bambini in più risulterebbero adeguatamente nutriti. Ogni anno, inoltre, non meno di 275 milioni di minori si trovano nel fuoco incrociato della violenza domestica. Tra i dati più significativi, infine, quello delle mutilazioni genitali femminili: la subiscono in 130 milioni. “Oggi come mai nel passato – ha commentato il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan – la costruzione di un futuro migliore comincia dai bambini, comincia dall’assicurare che siano in salute, istruiti, al sicuro e amati”.

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OLTRE 100 MORTI E 3300 CIVILI IN FUGA: È IL DRAMMATICO BILANCIO

DEL FINE SETTIMANA DI SCONTRI TRA SEPARATISTI TAMIL ED ESERCITO GOVERNATIVO NEL NORD-EST DELLO SRI LANKA, SECONDO LA CROCE ROSSA LOCALE

 

COLOMBO. = Sono circa 3300 i civili fuggiti ieri agli scontri tra separatisti Tamil ed esercito governativo a Trincomalee e Batticaloa, nel nord-est dello Sri Lanka, in cui sono rimaste uccise 110 persone. Lo denuncia la Croce Rossa locale, che ha chiesto a militari e Tigri di rispettare le convenzioni umanitarie internazionali. Intanto, i ribelli riferiscono dell’uccisione di 41 civili in seguito a due giorni di bombardamenti dell’esercito nell’area di Vakarai, sotto il loro controllo. Come afferma l’agenzia del PIME, AsiaNews, le forze governative negano di avere attaccato civili e di rimando accusano le Tigri di servirsi di scudi umani. Il Ministero della difesa spiega che i guerriglieri hanno dato il via all’offensiva provocando la risposta dei militari, i quali hanno inflitto gravi perdite ai ribelli. Ma come sempre in questo scenario, ormai da aperta guerra civile, le parti in lotta si smentiscono a vicenda in un gioco volto a screditare il rispettivo nemico. Secondo Colombo, il bilancio delle vittime di ieri conta 12 militari uccisi, mentre le Tigri parlano di 30 soldati caduti solo nella giornata del 9 dicembre. L’esercito vanta 40 ribelli morti sotto il suo fuoco, mentre la controparte ne denuncia solo tre. (R.M.)

 

“SÌ” DI GIORDANIA, ISRAELE E AUTORITÀ NAZIONALE PALESTINESE

ALLO STUDIO DI FATTIBILITA’ DI UN CANALE CHE COLLEGHI MAR ROSSO E MAR MORTO

 

SHOUNEH. = Rappresentanti di Giordania, Israele e Autorità nazionale palestinese (ANP) hanno deciso ieri di procedere allo studio di fattibilità propedeutico alla costruzione del canale dei due mari, destinato a unire il Mar Rosso al Mar Morto per portare acqua a quest’ultimo, che rischia di prosciugarsi completamente entro il 2050. Nel comunicato congiunto in cui si annuncia la decisione, viene precisato che la Francia, l’Olanda, il Giappone e gli USA finanzieranno lo studio, della durata prevista di due anni e che costerà circa 15 milioni di dollari. “Questo progetto aiuterà a superare la penuria d’acqua per tutti noi”, ha commentato il ministro israeliano per le Infrastrutture, Benjamin Ben Eliezer, precisando che “un accordo di pace è solo un pezzo di carta che può essere cementato solo attraverso progetti economici”. “Noi abbiamo una pace stabile con la Giordania e l’Egitto – ha aggiunto – e spero che potremo dire molto presto la stessa cosa dei palestinesi”. Secondo Mohammad Mustafa, consigliere economico del presidente palestinese, Abu Mazen, “questa cooperazione porterà benessere ai popoli della regione, in particolare in Palestina, in Giordania e in Israele”. “Preghiamo – ha esortato – perché questo tipo di collaborazione costituisca un’esperienza positiva per approfondire (...) il dialogo e arrivare a soluzioni anche su altri piani”. Da parte sua, il ministro giordano all’Acqua, Mohammad Zafer al-Alem, ha parlato di “occasione unica” di “lavorare per il bene dei nostri popoli”. Il Mar Morto, punto più basso della superficie terrestre, si sta progressivamente abbassando di livello a causa del sempre maggior prelievo di acqua dal fiume Giordano, suo principale adduttore. Lo studio di fattibilità per la gigantesca opera di ingegneria, della lunghezza di 180 chilometri, prevede anche quello dell’impatto ambientale. Il Mar Morto ha una salinità elevatissima che consente la vita solo a un limitato numero di specie di microrganismi. Non è chiaro quanto l’introduzione delle acque relativamente meno salate del Mar Rosso possano modificarne l’ecosistema. (R.M.)

 

 

A POMPEI, GIORNALISTI A CONVEGNO SU MINORI E COMUNICAZIONE

- A cura di Giovanni Peduto -

 

POMPEI. = “Minori e comunicazione” è il tema della tavola rotonda, organizzata dal Santuario Pontificio di Pompei, in collaborazione con l’Associazione Napoletana della Stampa, che si terrà domani, martedì 12 dicembre 2006, alle ore 10.30, nel Teatro ‘Di Costanzo – Mattiello’, in Pompei. Al convegno prenderanno parte illustri rappresentanti della carta stampata e della tv: Lorenzo Del Boca, presidente dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti; Marco Politi, vaticanista de “La Repubblica”; Angelo Scelzo, sottosegretario del Pontificio delle Comunicazioni Sociali; Massimo Milone, presidente Nazionale UCSI; Ermanno Corsi, presidente dell’Ordine dei giornalisti della Campania; Gianni Ambrosino, presidente dell’Associazione napoletana della stampa; e Donatella Trotta, presidente UCSI Campania. I minori, target privilegiato di media sempre più invasivi e meno rispettosi e di spot pubblicitari sempre meno veritieri e spesso veicoli di messaggi violenti, saranno analizzati durante il dibattito, nel quale si parlerà anche dell’influenza esercitata dalla rivoluzione tecnologica sulle forme di comunicazione e sull’effetto che queste avranno sulla definizione del sé e dell’ambiente circostante. Da sempre in prima linea nella difesa dei minori e dei loro diritti, il Santuario di Pompei, che ha anche una lunga tradizione informativa, continuamente aggiornata e migliorata nel corso degli anni, ha promosso questa iniziativa, assieme all’Associazione Napoletana della Stampa, per creare un momento di riflessione e di analisi su un argomento così delicato. Sarà il vescovo prelato dei Pompei, mons. Carlo Liberati, ad esprimere, durante la tavola rotonda, il proprio punto di vista sulla comunicazione che ha per oggetto e per soggetto i minori, e a proporre le proprie iniziative a difesa dei bambini e degli adolescenti.

 

 

IL PROCURATORE CHIEDE LA PRESCRIZIONE NELL’AMBITO DEL PROCEDIMENTO

A CARICO DI DUE DIRIGENTI DELLA RADIO VATICANA

PER GETTO PERICOLOSO DI COSE 

- A cura di Giacomo Ghisani -

 

ROMA. = Si è svolta questa mattina presso la Corte d’Appello di Roma la prima udienza nell’ambito del procedimento di secondo grado a carico di due dirigenti della Radio Vaticana (il cardinale Roberto Tucci e padre Pasquale Borgomeo) imputati del reato di getto pericoloso di cose per le emissioni elettromagnetiche del Centro Trasmittente di Santa Maria di Galeria. Nell’udienza odierna il Procuratore Generale della Repubblica pur sostenendo la sussistenza del reato di getto pericolo di cose, ha rilevato, nel corso della sua requisitoria, che l’ultimo dei fatti contestati ai dirigenti dell’Emittente Pontificia risale all’aprile del 2002. Di conseguenza sarebbe maturata la prescrizione nei confronti degli imputati. Nella prossima udienza, fissata per il 4 giugno, interverranno i difensori della Radio Vaticana, i quali chiederanno l’assoluzione degli imputati con formula piena per l’insussistenza del reato contestato, dopodiché la Corte si ritirerà in Camera di Consiglio per la sentenza.

 

 

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24 ORE NEL MONDO

11 dicembre 2006

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

        

Nei Territori Palestinesi, è degenerato in un nuovo assalto alla sede del Parlamento palestinese, il corteo funebre per le esequie di tre bambini rimasti uccisi in una sparatoria, avvenuta stamani a Gaza. Il nostro servizio:

 

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Una miscela esplosiva, alimentata da un sanguinoso blitz e da violente manifestazioni di protesta davanti al Parlamento, ha inasprito nei Territori Palestinesi le già forti tensioni tra sostenitori del partito radicale al governo, Hamas, e quello moderato del presidente Abu Mazen, al Fatah. La causa scatenante di questo ulteriore, preoccupante deterioramento della situazione è stato un drammatico agguato compiuto, stamani, davanti ad una scuola a Gaza: uomini armati hanno sparato e ucciso tre bambini, figli di un funzionario dell’intelligence palestinese, vicino al presidente Abu Mazen. Secondo gli inquirenti si è trattato di un attacco, ancora non rivendicato, che non aveva come bersaglio i figli dell’alto dirigente. In base alle prime ricostruzioni, i bambini sarebbero stati raggiunti, infatti, da colpi di arma da fuoco che avevano in realtà, come obiettivo, gli agenti di guardia dell’istituto scolastico, appartenenti ad Hamas. L’orrore e lo sdegno che hanno accompagnato, poco dopo, i funerali delle piccole vittime è degenerato in rabbia. Una rabbia che ha portato centinaia di persone a manifestare, a Gaza, davanti al Parlamento palestinese. La sede dell’Assemblea è stata quindi raggiunta da diversi spari ma non è chiaro, al momento, se ci siano state vittime. Nei Territori crescono, intanto, le polemiche per la decisione di Israele di non concedere ad una delegazione dell’ONU, guidata dal vescovo anglicano e premio Nobel per la pace Desmond Tutu, il visto per entrare a Gaza. La delegazione avrebbe dovuto indagare sul drammatico attacco, sferrato per errore dall’artiglieria israeliana lo scorso 8 novembre a Beit Hanun e costato la vita a 19 civili palestinesi.

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In Libano, si è svolta fortunatamente senza incidenti l’imponente manifestazione promossa, ieri a Beirut, dall’opposizione per chiedere le dimissioni del premier Fuad Siniora. Dalla Siria arrivano, intanto, rassicurazioni di autentici sforzi per la pace: incontrando a Damasco l’inviato della Lega araba, il presidente siriano, Bashar Assad, ha garantito il proprio “impegno per la stabilità del Libano”. Nel Paese dei Cedri, poi, il premier Siniora ha messo in guardia dal rischio di una escalation delle violenze. Nei giorni scorsi, anche i vescovi maroniti libanesi hanno espresso timori per nuovi scontri e hanno lanciato un appello chiedendo una soluzione della crisi attraverso le istituzioni.

 

Si è aperta oggi in Iran, a Teheran, la controversa Conferenza internazionale sull’Olocausto. All’incontro partecipano storici e studiosi provenienti da 30 Paesi e anche 5 rabbini. “Lo scopo di questa iniziativa – ha detto il ministro degli Esteri iraniano, Manouchehr Mottaki, inaugurando la Conferenza - non è di negare o di confermare l’Olocausto, ma di creare un’opportunità per gli studiosi che in Europa non possono esprimere liberamente le loro opinioni”. Ma l’incontro, incentrato principalmente su teorie revisionistiche, è stato aspramente criticato dalla comunità internazionale. Il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, ha più volte sostenuto in passato che lo sterminio degli ebrei compiuto dal regime nazista fosse solo un “mito storiografico”, costruito appositamente per giustificare la nascita dello Stato di Israele. Intanto, in una delle università più importanti del Paese, il capo di Stato iraniano è stato duramente contestato stamani, durante un comizio, da un gruppo di studenti che hanno anche bruciato alcuni suoi ritratti.

 

Ha spaccato il Cile anche al momento della sua scomparsa. L’ex generale Augusto Pinochet è morto ieri – all’età di 91 anni - all’ospedale militare di Santiago, dopo l’infarto che lo aveva colpito il 3 dicembre. Domani i funerali. Al momento della notizia della morte di Pinochet, per le strade di Santiago si sono riversati i suoi sostenitori, ma anche i parenti delle vittime della dittatura. Le forze dell’ordine hanno presidiato il centro, ma ne sono nati degli scontri, che hanno portato a diversi arresti e al ferimento di almeno 6 persone. Salito al potere nel ’73, dopo il colpo di Stato che portò alla morte del presidente Savador Allende, Pinochet ha mantenuto la guida del Paese fino al ’90. Il suo regime rimane tristemente famoso nella storia per la durissima repressione nei confronti dell’opposizione democratica, con la scomparsa di oltre 2.000 persone e più di 27 mila torturati. Il servizio di Maurizio Salvi:

 

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L’annuncio della morte di Pinochet ha avuto nell’opinione pubblica cilena un effetto ancora più suggestivo per essere coinciso, il 10 dicembre, con la Giornata internazionale commemorativa dei diritti umani. Ed è stato subito chiaro che lo scontro tra sostenitori ed avversari dell’ex generale sarebbe avvenuto sul terreno del riconoscimento o meno del suo carattere di statista se non addirittura, come hanno sostenuto i suoi sostenitori, di salvatore del Cile dagli artigli del comunismo mondiale. I membri della Fondazione Pinochet e gli uomini che gli sono stati fedeli anche nei momenti più difficili, hanno insistito per l’ottenimento dei massimi riconoscimenti civili e militari. Un’ipotesi ovviamente avversata da numerosi esponenti della sinistra, da vasti settori della società e dagli avvocati delle famiglie e dai parenti delle vittime della dittatura. Ponendo fine comunque alle incertezze, la presidente Michelle Bachelet ha annunciato che per il decesso non sarà decretato alcun lutto nazionale e che i funerali riconosceranno solo il suo rango di comandante dell’esercito e non quello di presidente de facto.

 

Dall’America Latina, Maurizio Salvi, ANSA, per la Radio Vaticana.

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Fonti governative cinesi hanno rivelato che riprenderanno il prossimo 18 dicembre, a Pechino, i colloqui sul programma nucleare della Corea del Nord. Alle trattative, sospese nel 2005, partecipano le due Coree, Stati Uniti, Cina, Giappone e Russia. Il governo di Pyongyang insiste, intanto, per l’uscita dal tavolo dei negoziati della delegazione giapponese.

 

E’ di tre morti e quattro dispersi il bilancio del passaggio del tifone ‘Utor’ nelle Filippine. Sono circa 90 mila le persone evacuate per sicurezza. Il tifone adesso si dirige verso la Cina meridionale. Nelle Filippine, il passaggio, la scorsa settimana, del tifone ‘Durian’ ha già provocato oltre 1300 morti e più di un milione e mezzo di sfollati.

 

La Corea del Sud ha annunciato un nuovo focolaio di influenza aviaria isolato in un allevamento nel Sudovest del Paese. Si tratta del terzo in meno di un mese. Negli ultimi quattro giorni - ha reso noto il ministero della Sanità - un migliaio di quaglie sono morte in un allevamento di Gimjae, cittadina a 260 km da Seul.

 

In Indonesia, si sono aperte stamani, nella provincia di Aceh, le urne per le prime libere elezioni dopo il trentennale conflitto tra indipendentisti e soldati indonesiani. Sono chiamati al voto oltre 2 milioni e mezzo di persone per scegliere il governatore, il vice governatore e 19 sindaci della regione. Tra i candidati indipendenti ci sono anche esponenti delMovimento per Aceh libera’, l’organizzazione che ha dato inizio, nel 1976, alla guerriglia separatista. Il conflitto tra ribelli indipendentisti ed esercito indonesiano ha provocato almeno 15 mila morti ed è terminato nel 2005 con uno storico accordo di pace, poco dopo il devastante tsunami del 2004.

 

In Bangladesh, si sono dimessi quattro ministri del governo ad interim, nominato per traghettare il Paese fino alle parlamentari del prossimo 21 gennaio. I ministri hanno criticato, in particolare, la decisione del premier e capo di Stato, Iajuddin Ahmed, di utilizzare l’esercito per il mantenimento dell’ordine pubblico fino alle elezioni.

 

 

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