RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 345 - Testo
della trasmissione di lunedì 11 dicembre 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
La
biodiversità al centro dell’odierna Giornata
internazionale della montagna: con noi, Thomas Hofer
CHIESA E SOCIETA’:
A Pompei,
giornalisti a convegno su minori e comunicazione
Scontri a Santiago del Cile dopo la morte di Pinochet: domani i funerali
11 dicembre 2006
UN PASTORE CHE CONTRASTO’ LA MAFIA CON
LA FORZA DEL VANGELO:
IL CORDOGLIO DI BENEDETTO XVI PER LA MORTE DEL CARDINALE
SALVATORE PAPPALARDO, ARCIVESCOVO EMERITO DI PALERMO. LA TESTIMONIANZA
DEL SUO SUCCESSORE ALLA SEDE PALERMITANA,
IL CARDINALE SALVATORE DE
GIORGI
Benedetto XVI ricorda
con “ammirazione” la figura del cardinale Salvatore Pappalardo,
arcivescovo emerito di Palermo, spentosi ieri all’età di 88 anni. In un
telegramma di cordoglio indirizzato all’arcivescovo di Palermo, Salvatore de Giorgi, il Papa definisce il porporato un pastore “zelante
e generoso” la cui “feconda e molteplice attività apostolica” fu animata “dal
desiderio di annunciare Cristo e di accompagnare con il suo illuminato
magistero il cammino di crescita morale e culturale della società palermitana”.
In un telegramma inviato alla sorella del cardinale, la signora Maria Pappalardo, il Papa assicura la sua vicinanza ai familiari
e ai fedeli palermitani e ricorda con “stima e affetto” il porporato siciliano
che, sottolinea, “ha saputo servire generosamente e sapientemente la Chiesa”.
Nato nell’agrigentino
nel 1918, ha prestato la sua opera nella diplomazia vaticana fino al 1969.
L’anno dopo, Paolo VI lo ha nominato arcivescovo di
Palermo e lo stesso Papa Montini lo ha creato
cardinale nel 1973. In tutti, credenti e non, resta il ricordo dei suoi
coraggiosi sforzi per sconfiggere la mafia. Un impegno che gli valse l’onoreficienza di Cavaliere di Gran Croce al merito della
Repubblica Italiana, conferitagli dal presidente Sandro Pertini.
Scalpore destò il suo atto d’accusa contro l’immobilità dello Stato,
pronunciato durante l’omelia al funerale del generale Carlo Alberto Dalla
Chiesa. Sulla figura del cardinale Pappalardo, il
servizio di Alessandro Gisotti:
**********
“Il Natale è una festa di vita. Il mio augurio è che i
siciliani sostengano la vita, in tutti i suoi aspetti”: è un passaggio
dell’ultima intervista del cardinale Salvatore Pappalardo,
rilasciata nei giorni scorsi ad un mensile siciliano. Parole da cui traspare
tutto quell’amore per la sua terra, che ha
contraddistinto la vita e il servizio pastorale del cardinale Pappalardo. Coraggioso nella sua instancabile lotta alla
mafia, si è distinto anche per il servizio e la pastorale fra gli emarginati.
Nei suoi 26 anni alla guida dell’arcidiocesi palermitana, ha riformato la curia
vescovile e promosso una migliore preparazione teologica del clero e del
laicato siciliano. In migliaia, in queste ore, si stanno recando alla camera
ardente allestita nella sede arcivescovile. Domani, poi, l’ultimo saluto dei
fedeli al funerale, che verrà celebrato alle ore 16
nella Cattedrale palermitana. A presiedere la funzione funebre sarà
l’arcivescovo di Palermo, il cardinale Salvatore De Giorgi,
che tratteggia, con emozione, la figura e l’eredità spirituale del suo predecessore:
R. - Ha lasciato un’eredità che la
Chiesa di Palermo deve valorizzare sempre di più. Anzitutto l’incremento della
vita cristiana che lui ha fatto con tante iniziative e proprio perché la vita
cristiana non può essere collusa con le forme di violenza, particolarmente
quella mafiosa, egli ha voluto prendere una posizione chiara. Non voleva essere chiamato “il vescovo antimafia”,
egli era un evangelizzatore e proprio perchè la mafia è una realtà
antievangelica, egli ha saputo dire al suo popolo come l’aggressione mafiosa
debba essere continuamente non soltanto contenuta ma anche eliminata come
mentalità.
D. - Il cardinale Pappalardo non si proponeva come “vescovo antimafia” però è sicuramente vero che è stato un fulgido
testimone di quella speranza cristiana che spesso veniva mortificata dalla
mafia…
R. – Esatto, proprio questo! Ha
dato un contributo notevolissimo al cambiamento di mentalità, specialmente
nelle nuove generazioni, predicando la coerenza evangelica e denunciando con
molto coraggio e con molta fermezza l’opera nefasta della mafia. Ha dato
indubbiamente una svolta e nella Chiesa e nella società, tanto è vero che con
la sua azione sono state portate avanti delle iniziative sacerdotali di grande
rilievo, che poi hanno avuto l’espressione più alta in padre Pino Puglisi che è stato ucciso dalla mafia proprio in odio
contro la fede, perché la mafia è una struttura di peccato che è contro l’uomo.
E’ significativo che la mafia abbia ucciso padre Puglisi
dopo che il Papa ad Agrigento ha avuto parole fortissime contro i mafiosi,
ricordando loro il giudizio di Dio ma anche esortandoli al pentimento sincero e
al ritorno a Dio. E’ quello che noi cerchiamo di fare continuamente, tutti i
vescovi siciliani, proprio perché, come il cardinale Pappalardo
ha detto tante volte, non si pensi alla Sicilia unicamente come alla terra della
mafia perché le luci sono tante, a Palermo come in Sicilia.
Come
ricordato dal cardinale De Giorgi, il cardinale Pappalardo trovò in Giovanni Paolo II uno straordinario
sostegno nella sua lotta contro la mafia. Indimenticabile resta l’accorato appello
del Papa alla conversione dei mafiosi, pronunciato nella Valle dei Templi ad
Agrigento, durante il suo viaggio apostolico in Sicilia del maggio 1993. Ecco,
in una dichiarazione rilasciata alla nostra emittente, come il cardinale Pappalardo sottolineò l’importanza di quell’evento,
proprio al termine della visita pastorale di Giovanni Paolo II:
“Il Papa è stato dovunque
portatore di fiducia, di coraggio, di speranza; ha richiamato anche
all’adempimento di quella che deve essere la responsabilità, la partecipazione
di ognuno perché ci sia questa ripresa, questo rinnovamento
che tutti desideriamo. Ha avuto parole anche forti per i crimini e per le
sofferenze che vengono inflitte alla nostra
popolazione dalla mafia, dalla delinquenza, dalla criminalità organizzata. Ha
avuto un richiamo forte anche per quelli che si macchiano di atroci delitti, di
assassinio. E’ chiaro che il suo era un invito a
quella conversione, a quel ritorno all’osservanza delle leggi umane, ma più
ancora delle leggi divine”.
E quell’impegno
contro la mafia del cardinale Pappalardo viene onorato oggi
anche dal presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, che
in messaggio di cordoglio ricorda, accanto al suo “grande magistero”, anche il
“forte impegno civile” nel contrastare la criminalità mafiosa.
**********
Il
cardinale Salvatore Pappalardo, essendo
ultraottantenne, non era cardinale elettore. Con la morte del porporato
siciliano, il collegio cardinalizio risulta ora composto complessivamente da
186 porporati, dei quali 114 elettori e 72 non elettori.
BENEDETTO XVI RICEVE I PRESULI DELLA REGIONE ECCLESIASTICA CALABRESE
-
Intervista con mons. Vittorio Luigi Mondello -
Il
Papa ha ricevuto stamani il primo gruppo di presuli della Regione ecclesiastica
calabrese, in visita “ad Limina”,
guidati dal loro presidente mons. Vittorio Luigi Mondello,
arcivescovo metropolita di Reggio Calabria-Bove.
Nella Regione vivono oltre 2 milioni di abitanti: 12 le diocesi, le parrocchie
sono 974, più di 1400 i sacerdoti tra secolari e regolari.
**********
R. – Io ritengo che sia una grazia
del Signore. E’ l’occasione in cui
D. – Si pensa alla Calabria e si
pensa alla sue ferite, alla criminalità organizzata,
alla violenza, alla disoccupazione, al sottosviluppo. In più occasioni è stato
ripetuto che occorre, prima di tutto, sconfiggere una mentalità mafiosa. Cosa
si intende?
R. – Si intende quella mentalità
che non porta a delinquere, ma che si esprime nel dare quasi come un beneficio
ciò che bisogna dare per diritto, per dovere, per legge. Se noi riusciamo a
formare una mentalità nuova, partendo soprattutto dai giovani, già nelle scuole
e nelle nostre parrocchie, potremmo allora sperare un domani di svuotare dall’interno questa mentalità mafiosa, di svuotare anche
questa mafiosità anche delinquenziale, ancora
presente nella nostra Regione.
D. – Eccellenza, negli ultimi
tempi in Calabria si respira il pessimismo di chi, pur essendo da sempre
impegnato nello sviluppo della Regione, vede una terra abbandonata e, per
quanto forte da dire, priva di speranza. In questi suoi 16 anni di guida come arcivescovo
di Reggio, ha visto qualche sviluppo?
R. – Un progresso c’è stato ed è
stato enorme. Ci sono ancora quelle manifestazioni di delinquenza, che sono la palla al piede di questa Regione, che le
impedisce uno sviluppo. Ma ci vuole anche la collaborazione dello Stato. Se noi
in Regione manchiamo di infrastrutture, non è certo colpa tutta della Regione.
Molto spesso lo Stato si è dimenticato di noi! L’autostrada Salerno-Reggio
Calabria, per esempio, doveva essere conclusa nel 2004, mentre sarà finita nel 2011: questa non è forse una situazione di
disagio per tutta
**********
NOMINE
In Australia, il Santo Padre ha
accettato la rinuncia all’ufficio di ausiliare dell’arcidiocesi di Melbourne
presentata da mons. Joseph Peter
O’Connell, per raggiunti limiti di età.
In Angola, il Papa ha nominato
arcivescovo coadiutore dell’arcidiocesi di Lubango
mons. Gabriel Mbilingi, della Congregazione dello
Spirito Santo, finora vescovo di Lwena.
INIZIATO STAMANI A ROMA L’INCONTRO DI STUDIO
DEI DIRETTORI NAZIONALI
PER LA
PASTORALE DEGLI ZINGARI
-
Intervista con l’arcivescovo Agostino Marchetto -
I direttori nazionali della Pastorale per gli Zingari sono
riuniti da oggi a Roma per approfondire il documento “Orientamenti per una
Pastorale degli Zingari”, al fine di incoraggiarne un’appropriata applicazione.
Si tratta del primo documento della Chiesa, nella sua dimensione universale,
dedicato agli Zingari e pubblicato dal Pontificio Consiglio per la Pastorale
dei Migranti e degli Itineranti l’8 dicembre dello scorso anno. Questa mattina
a rivolgere il saluto ai partecipanti all’incontro è stato il presidente del
dicastero, il cardinale Renato Raffaele Martino. Il
servizio di Tiziana Campisi:
**********
Occorre
riconoscere i valori della cultura degli Zingari, custodirne
la dignità e rispettarne l’identità, incoraggiando iniziative per la promozione
e per la difesa dei loro diritti, ha detto nel suo intervento il
cardinale Martino. Il porporato ha sottolineato quanto importante sia rispondere alle aspettative degli Zingari nella loro
ricerca di Dio, orientando i loro passi secondo l’insegnamento di Cristo ed ha
ricordato inoltre che la pastorale per i nomadi esorta tutto il popolo
cristiano ad una conversione della mente e degli atteggiamenti, al fine di
instaurare con gli Zingari un rapporto positivo. Nonostante la loro storia faccia ormai parte integrante di quella dei
Paesi in cui vivono e la loro cultura abbia pure arricchito notevolmente un
gran numero di Paesi ospitanti, ha proseguito il porporato, non sempre la loro
vita risulta tranquilla. Spesso gli Zingari vengono
visti e considerati come “altri”, stranieri, mendicanti insistenti, discriminati
ed emarginati; per tale motivo diversi organismi
si sono impegnati in programmi d’aiuto, assicurando alle comunità
zingare i valori fondamentali della democrazia e dell’eguaglianza, soprattutto in materia di sanità, impiego, alloggio e accesso agli studi.
“Essendo la Chiesa segno dell’amore di Dio per gli uomini e della
vocazione dell’intero genere umano a trovare unità in Cristo – ha affermato il
cardinale Martino – essa non può, né deve accettare situazioni di emarginazione
in cui versano intere popolazioni”. Il porporato ha evidenziato che l’itinerario da percorrere è quello
della predicazione della Parola di Dio e dell’evangelizzazione. Ma è necessario
uno sforzo congiunto da parte di diversi operatori pastorali per rendere sempre più visibile il volto di
Cristo attraverso un incisivo annuncio corroborato da una coerente
testimonianza. Ma qual è oggi la situazione degli Zingari: quanti sono, dove sono e in
quante comunità si suddividono? Giovanni Peduto lo ha chiesto all’arcivescovo
Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i
Migranti e gli Itineranti:
R. - Sono circa 36 milioni gli
Zingari sparsi in tutto il mondo, in Europa, poi in tutte e due le Americhe e
in alcuni Paesi dell’Asia. Diciotto milioni si pensa vivano in India, terra
originaria di quella popolazione. Per quanto riguarda l’Europa, le stime
ufficiali del Consiglio d’Europa presentano un numero che oscilla tra 9 e 12
milioni, con rilevante concentrazione nell’Est europeo. Il Paese con la
maggiore presenza di Zingari è la Romania (secondo le stime essi variano dal
1.800.000 ai 2.500.000 e oltre), al secondo e al terzo
posto vi sono la Bulgaria e la Spagna, con circa 800.000 Zingari ciascuna. In
Italia tale popolazione rappresenta lo 0,16% circa dell’intera popolazione
nazionale. Negli Stati Uniti, invece, vive quasi un milione di Zingari. Considerando
che la realtà zingara è costituita da vari gruppi ed etnie, quali i Rom, Sinti, Manousche,
Kalé, Yéniches, Romanichals, Xoraxané, Kanjarija, Rudari,
Arl, ecc., è davvero difficile dire in quante
comunità si suddividano. Spesso si parla anche di comunità zingare riferendosi
a quelle formate da piccoli clan familiari.
D. - Come si fa oggi pastorale fra
gli Zingari: quante persone vi sono coinvolte e come portano avanti il loro
lavoro?
R. - La Chiesa è presente tra gli
Zingari specialmente per mezzo delle specifiche strutture pastorali, con i suoi
sacerdoti, religiosi e religiose responsabili. A livello nazionale vi sono i
Direttori Nazionali, i quali svolgono il loro compito in stretta collaborazione
con il Vescovo Promotore, incaricato per un certo Paese. Essi sono coadiuvati
dagli Operatori pastorali, in maggioranza laici. Il loro numero varia da un
Paese all’altro: in Francia abbiamo un centinaio di Operatori pastorali, mentre
in Germania solo in 4 diocesi (su 27) vi è un sacerdote incaricato di tale
pastorale. Essi svolgono il loro servizio adattandosi alle particolari esigenze
e alla cultura di queste persone. Ci sono anche Operatori pastorali che vivono
con gli Zingari, all’interno di campi sosta, e che formano le cosiddette
“comunità ponte”.
D. - Quali difficoltà incontrano
gli operatori pastorali?
R. - I problemi e le difficoltà
che gli Operatori pastorali devono affrontare non sono pochi. In gran parte si
manifestano nell’incontro con gli Zingari, a causa di culture, mentalità e
convinzioni diverse. Il Documento “Orientamenti
per una Pastorale degli Zingari” tratta largamente questo argomento. Chi
lavora per, con e tra gli Zingari, deve tener conto della loro identità e
cultura peculiari. Infatti, la scarsa conoscenza di queste loro caratteristiche
sta alla base di atti discriminatori e aggressivi nei confronti della
popolazione zingara. Un altro problema, sul quale la Chiesa non può tacere, è
la violazione dei loro fondamentali diritti all’alloggio, alla scolarizzazione
dei bambini e all’impiego. Inoltre, il lavoro degli operatori pastorali è reso
difficile da atteggiamenti negativi assunti dagli stessi Zingari e anche
dall’immagine non positiva che ne offrono i mezzi di comunicazione sociale.
Invito tutti a leggere il nostro Documento per conoscere e comprendere meglio
la realtà zingara, i suoi valori, accanto agli aspetti stereotipi che di loro
in generale abbiamo nelle nostre società.
**********
PER
L’ASSISTENZA AI MALATI DI AIDS, SOPRATTUTTO IN AFRICA, CON LO SLOGAN
“ACCENDI
UNA CANDELA SULL’ALBERO DI NATALE”
-
Intervista con il cardinale Javier Lozanon Barragán -
“Accendi una candela sull’Albero
di Natale”: è lo slogan della campagna lanciata dalla Fondazione “Il Buon
Samaritano” per una raccolta straordinaria di fondi con l’obiettivo di fornire
cura e medicine ai malati di AIDS, soprattutto in Africa.
**********
R. – Perché uno accende una
candela sull’albero di Natale? Perché ci piace tanto che gli Alberi di Natale
siano bene illuminati! Però, vogliamo che siano bene illuminati, per l’Africa
specialmente. E perché 10 euro? Perché abbiamo bisogno di 220 dollari all’anno per poter somministrare ad un malato di AIDS gli antiretrovirali
più essenziali. Dunque, se noi abbiamo a disposizione 10 euro, abbiamo già un
inizio, ma se abbiamo 220 euro abbiamo la possibilità di curare un paziente di
AIDS per tutto il corso dell’anno 2007. Dunque, diciamo 10 euro, e magari
qualcuno dice: “Perché non accendere 22 lampadine nell’Albero di Natale e farlo
più splendente con una vita umana salvata in Africa?”
D. – Eminenza, chi aiutate
concretamente?
R. –
D. –
R. –
D. – Eminenza, ci può raccontare qualche
fatto concreto di questo impegno della Fondazione?
R. – Il nunzio in Ghana ci ha
riferito alcuni mesi fa che, prima del nostro aiuto, cioè del Vostro aiuto
mediante la fondazione del “Buon Samaritano”, c’era un centro sanitario nel
Paese in cui morivano per l’AIDS 22 persone al mese.
Invece, dopo l’acquisto degli antiretrovirali grazie
ai nostri fondi, le vittime sono scese a due al mese:
cioè, grazie all’aiuto di tante persone buone siamo riusciti a salvare 20 persone
ogni mese.
**********
Le offerte possono essere
effettuate in vari modi:
1.
Con
Assegno bancario internazionale intestato al “Cardinale Javier
Lozano Barragán, Presidente
della Fondazione ‘Il Buon Samaritano’, Città del Vaticano”.
2. Con Bonifico bancario sul conto
corrente presso l’“Istituto per le Opere di Religione – I.O.R.”
della Santa Sede, intestato a “Fondazione Il Buon Samaritano, Città del
Vaticano” per valuta in dollari USA n. 14825.007, per valuta in euro n.
14825.008.
3.Solo per l’Italia: su cc/postale
63353007, intestato a “Pontificio Consiglio per la Pastorale degli Operatori
Sanitari, Via della Conciliazione, 3 – 00193 Roma”, specificando la causale:
“Fondazione ‘Il Buon Samaritano’ per i malati di
AIDS”.
TORNA ALLA LUCE LA TOMBA DELL’APOSTOLO
DELLE GENTI: GLI SCAVI SOTTO L’ALTARE DELLA BASILICA DI S. PAOLO FUORI LE MURA
HANNO PERMESSO DI ESPORNE ALLA VISTA IL SARCOFAGO. I LAVORI PRESENTATI IN SALA
STAMPA VATICANA
Presentazione a sfondo archeologico e
religioso di grande importanza, questa mattina, nella Sala Stampa vaticana. Ai
molti giornalisti presenti è stata illustrata la lunga serie di lavori che, dal
2002, ha permesso di riportare alla luce, tra l’altro, il sarcofago
dell’Apostolo San Paolo. Il cardinale Andrea Cordero
Lanza di Montezemolo, tra i
relatori presenti in Sala Stampa, ha introdotto la presentazione spiegando per
quale motivo Benedetto XVI abbia voluto che le quattro Basiliche maggiori,
finora chiamate “patriarcali”, si definiscano col titolo di “papali”. Per gli
altri particolari, il servizio di Alessandro De Carolis:
**********
Strati di malta e calcestruzzo,
altari votivi o altri reperti “cresciuti” attorno al fulcro che da 20 secoli dà
senso all’immenso edificio sacro che vi è stato costruito sopra: la tomba di
Paolo di Tarso, l’Apostolo delle Genti. Il semplice sarcofago di marmo grezzo
che la contiene, nascosto alla vista per un lunghissimo arco di tempo, è
tornato alla luce grazie agli scavi condotti sotto l’altare maggiore della
Basilica di S. Paolo fuori le Mura. Prima di affrontare la parentesi
storico-archeologica, il principale relatore in conferenza stampa – il
cardinale Andrea Cordero Lanza
di Montezemolo, arciprete della Basilica paolina – ha fornito un chiarimento di carattere
religioso-istituzionale riguardante lo status attuale delle 4 Basiliche
maggiori:
“Molti interpretavano che il
titolo di Patriarcale volesse alludere al fatto che il
Papa esercitasse, mediante queste, un suo titolo di Patriarca d’Occidente, in
contrasto al Patriarca d’Oriente, cosa che non è per niente vera, perché le
quattro Basiliche erano state date nei tempi passati, dai Papi, come base in
Roma per i Patriarchi orientali cattolici, non come titolo ufficiale. Quindi,
il Papa ha deciso che d’ora in poi le quattro Basiliche maggiori si chiamino ‘Basiliche papali’”.
Il cardinale Lanza
Cordero di Montezemolo ha
descritto anche i passaggi che hanno portato ai lavori sulla tomba paolina, favoriti dal Motu Proprio di Benedetto XVI, che nel maggio dello scorso anno aveva
anzitutto istituito la figura dell’arciprete per la Basilica di S. Paolo,
assegnandogli competenze amministrative e gestionali distinte da qualle dell’abate benedettino alla cui tutela fino ad
allora la Basilica era tradizionalmente affidata. Nel contesto del rinnovo
giurisdizionale e logistico - molti, ha spiegato ancora il porporato sono i
lavori di restauro e ammodernamento in corso di realizzazione, tra cui un nuovo
percorso per i turisti - si colloca anche il rinnovato interesse per la tomba
dell’Apostolo Paolo. Nel corso delle vicende storiche che dalla Basilica teodosiana del quarto secolo hanno portato all’attuale e
celebre edificio di architettura ottocentesca, la tomba di S. Paolo era
praticamente scomparsa alla vista. Per riportarla alla luce, ha spiegato il
cardinale Cordero Lanza di Montezemolo, è stato necessario rimuovere parte di un
altare dedicato a un martire del IV secolo, tale S. Timoteo. Una finestra di 70
cm. aperta in questa struttura sepolcrale ha permesso di affacciare su un lato
del sarcofago. Ecco alcuni dati offerti dall’archeologo dei Musei Vaticani,
Giorgio Filippi:
“Il sarcofago è alto circa un metro e 20 e lungo due e 55; poggia su un livello
pavimentale formato da uno strato di coccio pisto,
che costituisce il massetto, il sottofondo sul quale erano collocate le lastre
della pavimentazione della Basilica dei Tre Imperatori, nel 390. Quindi, il
sarcofago attualmente poggia su questo livello, un metro e 30 sotto l’attuale
pavimentazione”.
Con molto interesse i giornalisti
hanno seguito la presentazione, accompagnata dalla proiezione di alcune foto.
Una questione su tutte ha riguardato le loro domande: se il sarcofago e quindi
la tomba di S. Paolo siano autentici. L’arciprete della Basilica paolina ha risposto in questo modo:
“La tomba di San Paolo non è mai
stata toccata. Erano stati fatti dei riempimenti in calcestruzzo, di materiale
simile, per cui questo sarcofago era chiuso e non si
poteva vedere. Sopra il sarcofago, a circa 40-45 centimetri, c’è una lastra di
marmo, purtroppo a pezzi, ma sulla quale c’è scritto ‘Paolo Apostolo Martire’, che dà la sicurezza che quella è la tomba (...)
C’è una concordanza, senza nessuna discordanza, per venti secoli, che la tomba
è quella, che la tomba è lì: si poteva vedere o non vedere, in tempi
precedenti, poi è stata coperta da varie cose, ma il fatto che la tomba sia lì
e sia quella, direi che nessuno, oggi, lo mette in dubbio. Cosa faremo in
futuro? Stiamo studiando la possibilità eventuale - bisognerà fare i passi necessari
– di procedere anche a una esplorazione interna.
Sentiremo se il Papa l’autorizza e vedremo come dovremo fare.
**********
=======ooo=======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio vaticano –
“Individuare le urgenti soluzioni pacifiche ed eque, necessarie per il Libano e
per l’intero Medio Oriente”: all’Angelus Benedetto XVI esprime viva preoccupazione
per le crisi che travagliano la regione, dove si alternano tensioni e
difficoltà che fanno temere nuove violenze.
Una pagina dedicata alla figura
del compianto cardinale Salvatore Pappalardo.
Servizio estero - Iraq: il
presidente Talabani boccia il rapporto della
Commissione Baker.
Servizio culturale - Un
articolo di Marco Impagliazzo dal titolo “Per lui il
problema non era schierarsi ma ‘convertirsi’”: “Don Andrea Santoro” di Augusto
D’Angelo.
Servizio italiano - In rilievo
il tema della finanziaria.
=======ooo=======
11 dicembre 2006
DELL’ODIERNA
GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA MONTAGNA
- Con
noi, Thomas Hofer -
“Preservare
la biodiversità delle montagne per una vita
migliore”: è questo il tema scelto dalle Nazioni Unite per l’odierna Giornata
internazionale della montagna. I rilievi montuosi conservano
infatti un quarto della diversità biologica terrestre, come spiega, al
microfono di Roberta Moretti, Thomas Hofer, responsabile del Programma di sviluppo sostenibile
delle montagne per la FAO:
**********
R. - La biodiversità in montagna
è importante per la sicurezza alimentare, perchè tanti prodotti come i cereali,
come la patata, hanno origine nelle zone di montagne e lì la biodiversità di questi prodotti è molto alta. Un altro
aspetto è che tante piante con importanza medicinale sono disponibili solamente
in zone di montagna. Così è importante per l’ecosistema montagna e anche per
evitare la migrazione della popolazione di montagna verso le zone di pianura.
D. - Quali sono nel mondo le catene montuose più a
rischio?
R. – La deforestazione, le miniere, il turismo, i rischi
sono un po’ dappertutto ma soprattutto le zone
tropicali di montagna, per esempio alcune zone andine,
l’Asia sud orientale, sopratutto l’Himalaya dell’est,
dove la biodiversità è molto alta ma anche le
pressioni per l’utilizzo su questa biodiversità sono
alte.
D. - Cosa viene fatto e
soprattutto cosa andrebbe fatto a livello internazionale per preservare
l’integrità delle montagne?
R. - E’ fondamentale la collaborazione tra governi e
comunità locali, la ricerca, e poi un utilizzo adattato e sostenibile delle
risorse. Ci sono già tanti esempi di aree protette dove la popolazione locale
si impegna per proteggere la biodiversità naturale ma
anche culturale. Per esempio il cibo, la religione, i vestiti, anche questo fa
parte della diversità delle zone di montagna.
D. - In che modo il paesaggio di montagna può avvicinare a
Dio?
R. - L’Olimpo, la montagna del Sinai, il Mount Kailash, queste sono tutte
montagne famose che hanno avuto un’importanza specifica nelle religioni, perché
le zone di montagna sono zone di origine dell’acqua e l’acqua è fondamentale
per l’uomo, infatti ha sempre avuto un aspetto
spirituale. Poi sappiamo tutti che se siamo in alta montagna c’è un sentimento
di pace, di riflessione e di silenzio che ci avvicina a Dio.
**********
=======ooo=======
11 dicembre 2006
RILASCIATO IN IRAQ, DOPO SEI GIORNI DI SEQUESTRO, PADRE
SAMY AL RAIYS,
RETTORE DEL SEMINARIO
MAGGIORE DEL PATRIARCATO CALDEO A BAGHDAD
BAGHDAD. = Dopo 6
giorni di sequestro, ieri è tornato a casa p. Samy Al
Raiys, rettore del Seminario maggiore del Patriarcato
caldeo a Baghdad, in Iraq. Ne ha dato notizia il sito
Internet ufficiale dello steso Patriarcato, citato dall’agenzia del PIME, AsiaNews. Si attendono i particolari, ma
fonti vicine alla comunità caldea riferiscono che il
sacerdote sta bene. Padre Samy era stato rapito la
mattina del 4 dicembre mentre si recava nella sua
parrocchia di Mar Khorkhis (San Giorgio), a Baghdad Jadida (Nuova Baghdad), zona est della capitale, e da
allora se ne erano perse le tracce. Due giorni dopo, avrebbe dovuto presenziare
all’apertura del nuovo anno accademico del Seminario “Simon Pietro”, dove
dall’estate scorsa erano state sospese le lezioni per motivi di sicurezza. Per
il suo rilascio, il Patriarca della Chiesa caldea,
Emmanuel III Delly, aveva lanciato un “appello urgente”,
in cui invitava alla “carità e alla fraternità”. Nel testo, il massimo
rappresentante dei caldei spiegava che i sacerdoti in
Iraq “non trattano con la politica, ma condividono il dolore della gente che
soffre, il loro compito è pregare e servire le anime, e Dio è la loro forza e
loro appoggio”. A Baghdad Jadida sono stati
trasferiti, dal quartiere troppo “caldo” di Dora, il seminario maggiore ed il Babel College (la Facoltà di teologia). Qui vivono e si
sono trasferiti molti cristiani. Fonti locali di AsiaNews
riferiscono che nella zona si sono intensificati gli atti di violenza e le
minacce verso i cristiani. (R.M.)
NEL MONDO, 150 MILIONI DI BAMBINE E 73 MILIONI DI BAMBINI SONO VITTIME
DI
VIOLENZE FISICHE O SESSUALI: È QUANTO EMERGE DALL’ULTIMO RAPPORTO UNICEF SULLA
CONDIZIONE DELL’INFANZIA,
DEDICATO
QUEST’ANNO A “DONNE E BAMBINE”
- A cura di Roberta Moretti -
**********
ROMA. = Secondo l’Organizzazione
mondiale della Sanità (OMS), 150 milioni di bambine e 73 milioni di bambini
sono vittime di violenze fisiche o sessuali. I dati si riferiscono al 2002 e
sono riportati nel Rapporto annuale dell’UNICEF sulla condizione dell’infanzia,
dedicato quest’anno a “Donne e bambine”. L’uguaglianza di genere ha il doppio
vantaggio di produrre benefici sia per le donne che per i
bambini, e ha una funzione cardine per la salute e lo sviluppo di famiglie,
comunità e nazioni: è questo il messaggio di fondo del Rapporto, che auspica un
maggiore coinvolgimento in politica delle donne, considerate particolarmente efficaci
nella tutela dell’infanzia, ma ferme a
meno del 17 per cento dei parlamentari nel mondo. Largo, dunque, alle quote di
rappresentanza, come anche a normative che incoraggino genitori e comunità
locali a investire nell’istruzione delle bambine, che garantirebbe migliori
prospettive di sopravvivenza per l’infanzia. Nei Paesi in via di sviluppo,
infatti, quasi una bambina su 5 iscritta alla scuola
primaria non completa gli studi. Discriminate, inoltre, sul posto di lavoro, le
donne guadagnano in media dal 30 al 60% in meno rispetto ai colleghi maschi. Ne
deriva un minore investimento di risorse a disposizione per i diritti
fondamentali dei bambini. E c’è da dire che le discriminazioni di
genere nascono in famiglia:
secondo uno studio dell’International Food Policy
Research Institute,
se donne e uomini avessero un eguale influsso sulle
decisioni familiari, in Asia meridionale l’incidenza dei bambini sottopeso con
meno di 3 anni scenderebbe di oltre 13 punti percentuali,
mentre nell’Africa subsahariana 1
milione e 700 mila bambini in più risulterebbero adeguatamente nutriti.
Ogni anno, inoltre, non meno di 275 milioni di minori si trovano nel fuoco
incrociato della violenza domestica. Tra i dati più
significativi, infine, quello delle mutilazioni genitali
femminili: la subiscono in 130 milioni. “Oggi
come mai nel passato – ha commentato il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan – la costruzione di un
futuro migliore comincia dai bambini, comincia dall’assicurare che siano in salute,
istruiti, al sicuro e amati”.
**********
OLTRE 100 MORTI E 3300 CIVILI IN FUGA: È IL
DRAMMATICO BILANCIO
DEL FINE SETTIMANA DI SCONTRI TRA SEPARATISTI TAMIL ED ESERCITO GOVERNATIVO NEL NORD-EST DELLO
SRI LANKA, SECONDO LA
CROCE ROSSA LOCALE
COLOMBO. = Sono circa 3300 i
civili fuggiti ieri agli scontri tra separatisti Tamil
ed esercito governativo a Trincomalee e Batticaloa, nel nord-est dello Sri Lanka,
in cui sono rimaste uccise 110 persone. Lo denuncia la Croce Rossa locale, che
ha chiesto a militari e Tigri di rispettare le convenzioni umanitarie internazionali.
Intanto, i ribelli riferiscono dell’uccisione di 41
civili in seguito a due giorni di bombardamenti dell’esercito nell’area di Vakarai, sotto il loro controllo. Come afferma l’agenzia
del PIME, AsiaNews, le forze governative negano di
avere attaccato civili e di rimando accusano le Tigri di servirsi di scudi
umani. Il Ministero della difesa spiega che i guerriglieri hanno dato il via
all’offensiva provocando la risposta dei militari, i quali hanno inflitto gravi
perdite ai ribelli. Ma come sempre in questo scenario, ormai da aperta guerra
civile, le parti in lotta si smentiscono a vicenda in un gioco volto a
screditare il rispettivo nemico. Secondo Colombo, il bilancio delle vittime di
ieri conta 12 militari uccisi, mentre le Tigri parlano di 30 soldati caduti
solo nella giornata del 9 dicembre. L’esercito vanta 40 ribelli morti sotto il
suo fuoco, mentre la controparte ne denuncia solo tre. (R.M.)
“SÌ” DI GIORDANIA, ISRAELE E AUTORITÀ
NAZIONALE PALESTINESE
ALLO STUDIO DI FATTIBILITA’ DI UN CANALE CHE COLLEGHI MAR ROSSO E
MAR MORTO
SHOUNEH. = Rappresentanti di Giordania,
Israele e Autorità nazionale palestinese (ANP) hanno deciso ieri di procedere
allo studio di fattibilità propedeutico alla costruzione del canale dei due
mari, destinato a unire il Mar Rosso al Mar Morto per portare acqua a
quest’ultimo, che rischia di prosciugarsi completamente entro il 2050. Nel
comunicato congiunto in cui si annuncia la decisione, viene
precisato che la Francia, l’Olanda, il Giappone e gli USA finanzieranno lo studio,
della durata prevista di due anni e che costerà circa 15 milioni di dollari.
“Questo progetto aiuterà a superare la penuria d’acqua per tutti noi”, ha
commentato il ministro israeliano per le Infrastrutture, Benjamin
Ben Eliezer, precisando che “un accordo di pace è
solo un pezzo di carta che può essere cementato solo attraverso progetti
economici”. “Noi abbiamo una pace stabile con la Giordania e l’Egitto –
ha aggiunto – e spero che potremo dire molto presto la stessa cosa dei palestinesi”.
Secondo Mohammad Mustafa,
consigliere economico del presidente palestinese, Abu
Mazen, “questa cooperazione porterà benessere ai
popoli della regione, in particolare in Palestina, in Giordania e in Israele”.
“Preghiamo – ha esortato – perché questo tipo di collaborazione costituisca
un’esperienza positiva per approfondire (...) il dialogo e arrivare a soluzioni
anche su altri piani”. Da parte sua, il ministro giordano all’Acqua, Mohammad Zafer al-Alem, ha parlato di “occasione unica” di “lavorare per
il bene dei nostri popoli”. Il Mar Morto, punto più basso della superficie
terrestre, si sta progressivamente abbassando di livello a causa del sempre
maggior prelievo di acqua dal fiume Giordano, suo principale adduttore. Lo
studio di fattibilità per la gigantesca opera di ingegneria, della lunghezza di
180 chilometri, prevede anche quello dell’impatto ambientale. Il Mar Morto ha
una salinità elevatissima che consente la vita solo a un limitato numero di
specie di microrganismi. Non è chiaro quanto l’introduzione delle acque relativamente
meno salate del Mar Rosso possano modificarne
l’ecosistema. (R.M.)
A
POMPEI, GIORNALISTI A CONVEGNO SU MINORI E COMUNICAZIONE
- A
cura di Giovanni Peduto -
POMPEI. = “Minori e comunicazione”
è il tema della tavola rotonda, organizzata dal Santuario Pontificio di Pompei,
in collaborazione con l’Associazione Napoletana della Stampa, che si terrà
domani, martedì 12 dicembre 2006, alle ore 10.30, nel Teatro ‘Di Costanzo – Mattiello’, in Pompei. Al convegno
prenderanno parte illustri rappresentanti della carta stampata e della tv:
Lorenzo Del Boca, presidente dell’Ordine Nazionale
dei Giornalisti; Marco Politi, vaticanista de “
IL
PROCURATORE CHIEDE
A
CARICO DI DUE DIRIGENTI DELLA RADIO VATICANA
PER
GETTO PERICOLOSO DI COSE
- A
cura di Giacomo Ghisani -
ROMA. = Si è svolta questa mattina presso la Corte
d’Appello di Roma la prima udienza nell’ambito del procedimento di secondo
grado a carico di due dirigenti della Radio Vaticana (il cardinale Roberto Tucci e padre Pasquale Borgomeo)
imputati del reato di getto pericoloso di cose per le emissioni
elettromagnetiche del Centro Trasmittente di Santa Maria di Galeria.
Nell’udienza odierna il Procuratore Generale della Repubblica pur sostenendo la
sussistenza del reato di getto pericolo di cose, ha rilevato, nel corso della
sua requisitoria, che l’ultimo dei fatti contestati ai dirigenti dell’Emittente
Pontificia risale all’aprile del 2002. Di conseguenza sarebbe maturata la
prescrizione nei confronti degli imputati. Nella prossima udienza, fissata per
il 4 giugno, interverranno i difensori della Radio Vaticana, i quali
chiederanno l’assoluzione degli imputati con formula piena per l’insussistenza
del reato contestato, dopodiché la Corte si ritirerà in Camera di Consiglio per
la sentenza.
=======ooo=======
11 dicembre 2006
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Nei Territori Palestinesi, è
degenerato in un nuovo assalto alla sede del Parlamento palestinese, il corteo
funebre per le esequie di tre bambini rimasti uccisi in una sparatoria,
avvenuta stamani a Gaza. Il nostro servizio:
**********
Una miscela esplosiva, alimentata
da un sanguinoso blitz e da violente manifestazioni di protesta davanti al
Parlamento, ha inasprito nei Territori Palestinesi le già forti tensioni tra
sostenitori del partito radicale al governo, Hamas, e quello moderato del presidente
Abu Mazen, al Fatah. La causa scatenante di questo ulteriore,
preoccupante deterioramento della situazione è stato un drammatico agguato
compiuto, stamani, davanti ad una scuola a Gaza: uomini armati hanno sparato e
ucciso tre bambini, figli di un funzionario dell’intelligence palestinese, vicino al
presidente Abu Mazen.
Secondo gli inquirenti si è trattato di un attacco, ancora non rivendicato, che
non aveva come bersaglio i figli dell’alto dirigente. In base alle prime
ricostruzioni, i bambini sarebbero stati raggiunti, infatti, da colpi di arma
da fuoco che avevano in realtà, come obiettivo, gli agenti di guardia
dell’istituto scolastico, appartenenti ad Hamas.
L’orrore e lo sdegno che hanno accompagnato, poco dopo, i funerali delle
piccole vittime è degenerato in rabbia. Una rabbia che ha portato centinaia di
persone a manifestare, a Gaza, davanti al Parlamento palestinese. La sede
dell’Assemblea è stata quindi raggiunta da diversi spari ma
non è chiaro, al momento, se ci siano state vittime. Nei Territori crescono,
intanto, le polemiche per la decisione di Israele di non concedere ad una
delegazione dell’ONU, guidata dal vescovo anglicano e premio Nobel per la pace Desmond Tutu, il visto per entrare a Gaza. La delegazione
avrebbe dovuto indagare sul drammatico attacco, sferrato per errore
dall’artiglieria israeliana lo scorso 8 novembre a Beit
Hanun e costato la vita a 19 civili palestinesi.
**********
In Libano, si è svolta
fortunatamente senza incidenti l’imponente manifestazione promossa, ieri a
Beirut, dall’opposizione per chiedere le dimissioni del premier Fuad Siniora. Dalla Siria
arrivano, intanto, rassicurazioni di autentici sforzi per la pace: incontrando
a Damasco l’inviato della Lega araba, il presidente siriano, Bashar Assad, ha garantito il proprio
“impegno per la stabilità del Libano”. Nel Paese dei Cedri, poi, il premier Siniora ha messo in guardia dal rischio di una escalation delle violenze. Nei giorni scorsi, anche i vescovi
maroniti libanesi hanno espresso timori per nuovi scontri e hanno lanciato un
appello chiedendo una soluzione della crisi attraverso le istituzioni.
Si è aperta oggi in Iran, a Teheran, la controversa Conferenza internazionale
sull’Olocausto. All’incontro partecipano storici e studiosi provenienti da 30
Paesi e anche 5 rabbini. “Lo scopo di questa iniziativa – ha detto il ministro
degli Esteri iraniano, Manouchehr Mottaki,
inaugurando
Ha
spaccato il Cile anche al momento della sua scomparsa. L’ex generale Augusto Pinochet
è morto ieri – all’età di 91 anni - all’ospedale militare di Santiago, dopo l’infarto che lo aveva colpito il 3
dicembre. Domani i funerali.
Al momento della notizia della morte di Pinochet, per
le strade di Santiago si sono riversati i suoi sostenitori, ma anche i parenti
delle vittime della dittatura. Le forze dell’ordine hanno presidiato il centro,
ma ne sono nati degli scontri, che hanno portato a diversi arresti e al
ferimento di almeno 6 persone. Salito al potere nel ’73, dopo il colpo di Stato
che portò alla morte del presidente Savador Allende, Pinochet ha mantenuto la guida del Paese fino al ’90. Il suo
regime rimane tristemente famoso nella storia per la durissima repressione nei
confronti dell’opposizione democratica, con la scomparsa di oltre 2.000 persone
e più di 27 mila torturati. Il servizio di Maurizio Salvi:
**********
L’annuncio della morte di Pinochet
ha avuto nell’opinione pubblica cilena un effetto ancora più suggestivo per
essere coinciso, il 10 dicembre, con la Giornata internazionale commemorativa
dei diritti umani. Ed è stato subito chiaro che lo scontro tra sostenitori ed
avversari dell’ex generale sarebbe avvenuto sul terreno del riconoscimento o
meno del suo carattere di statista se non addirittura, come hanno sostenuto i
suoi sostenitori, di salvatore del Cile dagli artigli del comunismo mondiale. I
membri della Fondazione Pinochet e gli uomini che gli
sono stati fedeli anche nei momenti più difficili, hanno insistito per
l’ottenimento dei massimi riconoscimenti civili e militari. Un’ipotesi
ovviamente avversata da numerosi esponenti della sinistra, da vasti settori
della società e dagli avvocati delle famiglie e dai parenti delle vittime della
dittatura. Ponendo fine comunque alle incertezze, la presidente Michelle Bachelet ha annunciato
che per il decesso non sarà decretato alcun lutto nazionale e che i funerali
riconosceranno solo il suo rango di comandante dell’esercito e non quello di
presidente de facto.
Dall’America Latina, Maurizio Salvi, ANSA, per la Radio
Vaticana.
**********
Fonti governative cinesi hanno
rivelato che riprenderanno il prossimo 18 dicembre, a Pechino, i colloqui sul
programma nucleare della Corea del Nord. Alle
trattative, sospese nel 2005, partecipano le due Coree, Stati Uniti, Cina,
Giappone e Russia. Il governo di Pyongyang insiste,
intanto, per l’uscita dal tavolo dei negoziati della delegazione giapponese.
E’ di tre morti e quattro dispersi
il bilancio del passaggio del tifone ‘Utor’ nelle
Filippine. Sono circa 90 mila le persone evacuate per sicurezza. Il tifone adesso
si dirige verso
La Corea del Sud ha
annunciato un nuovo focolaio di influenza aviaria isolato in un allevamento nel
Sudovest del Paese. Si tratta del terzo in meno di un mese. Negli ultimi
quattro giorni - ha reso noto il ministero della Sanità - un migliaio di
quaglie sono morte in un allevamento di Gimjae,
cittadina a
In Indonesia, si sono aperte
stamani, nella provincia di Aceh, le urne per le prime
libere elezioni dopo il trentennale conflitto tra indipendentisti e soldati
indonesiani. Sono chiamati al voto oltre 2 milioni e mezzo di persone per
scegliere il governatore, il vice governatore e 19 sindaci della regione. Tra i
candidati indipendenti ci sono anche esponenti del ‘Movimento
per Aceh libera’,
l’organizzazione che ha dato inizio, nel 1976, alla guerriglia separatista. Il
conflitto tra ribelli indipendentisti ed esercito indonesiano ha provocato almeno
15 mila morti ed è terminato nel 2005 con uno storico accordo di pace, poco
dopo il devastante tsunami del 2004.
In Bangladesh,
si sono dimessi quattro ministri del governo ad interim, nominato per traghettare
il Paese fino alle parlamentari del prossimo 21 gennaio. I ministri hanno
criticato, in particolare, la decisione del premier e capo di Stato, Iajuddin Ahmed, di utilizzare
l’esercito per il mantenimento dell’ordine pubblico fino alle elezioni.
=======ooo=======