RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 344 - Testo della trasmissione di domenica 10  dicembre 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

L’appello per il Medio Oriente con una speciale menzione per il Libano: nelle parole del Papa all’Angelus. Ha espresso anche la gioia per la nuova chiesa parrocchiale a Roma

 

La vera giustizia non può essere inventata dall’uomo, deve venire da Dio: così il Papa all’inaugurazione della nuova parrocchia al Torrino a Roma

 

Si è spento a Palermo il cardinale Salvatore Pappalardo

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Nell’odierna Giornata mondiale per i diritti umani, Kofi Annan chiede di combattere la povertà, e Amnesty sottolinea il legame tra diritti umani e sicurezza: intervista con Riccardo Noury

 

Al santuario di Loreto si celebra oggi la festa della Venuta della Santa Casa: con noi il rettore padre Marzio Celletti

 

In un libro-intervista, il cardinale Ersilio Tonini racconta l’impegno per l’Africa e lancia una campagna per la realizzazione di nuovi progetti in Burundi: ai nostri microfoni, il porporato

 

CHIESA E SOCIETA’:

Nelle Filippine, condizioni disperate per i sopravvissuti al tifone Durian

 

Una legge finanziaria equa e una maggiore attenzione per i settori poveri e meno protetti: è quanto chiede l’episcopato messicano al Parlamento del Paese

 

E’ in orbita lo shuttle Discovery, decollato nella notte da Cape Canaveral, in Florida

 

La preghiera per gli “operai delle messe” e la sua attualizzazione sono stati al centro del Convegno rogazionista chiuso oggi al Salesianum di Roma

 

Il cinema aiuti gli uomini a sognare un mondo migliore”: così il rettore dell’UPS, prof. Mario Toso, al Convegno “Cinema ed educazione”

 

24 ORE NEL MONDO:

In Libano c’è tensione per la manifestazione di Hezbollah contro il governo prevista nel pomeriggio a Beirut

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

10 dicembre 2006

 

 

 

L’APPELLO PER IL MEDIO ORIENTE CON UNA SPECIALE MENZIONE PER IL LIBANO:

NELLE PAROLE DEL PAPA ALL’ANGELUS. HA ESPRESSO ANCHE

LA GIOIA PER LA NUOVA CHIESA PARROCCHIALE A ROMA

 

“Seguo con viva preoccupazione quanto sta accadendo in Medio Oriente”: il Papa stamane all’Angelus è tornato a parlare di Medio Oriente e in particolare di Libano. Dopo aver espresso la sua gioia per la nuova chiesa parrocchiale a Roma. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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“A spiragli di soluzione delle crisi che travagliano la regione si alternano tensioni e difficoltà che fanno temere nuove violenze”: lo sottolinea il Papa affermando che “una speciale menzione merita il Libano”. Lì, oggi come ieri, - ricorda il papa - sono chiamati a “vivere insieme uomini differenti sul piano culturale e religioso, per edificare una nazione di ‘dialogo e di convivenza’ e per concorrere al bene comune”.

 

E Benedetto XVI afferma di condividere “le forti apprensioni espresse dal Patriarca, Sua Beatitudine il cardinale Nasrallah Boutros Sfeir, e dai Vescovi maroniti nel Comunicato che hanno reso pubblico mercoledì scorso”.

 

Insieme a loro, chiede “ai libanesi e ai loro responsabili politici di avere a cuore esclusivamente il bene del Paese e l’armonia tra le sue comunità, ispirando il loro impegno a quell’unità che è responsabilità di tutti e di ciascuno e richiede sforzi pazienti e perseveranti, insieme a un dialogo fiducioso e permanente”. Con un auspicio:

 

“Auspico anche che la Comunità internazionale aiuti ad individuare le urgenti soluzioni pacifiche ed eque necessarie per il Libano e per l’intero Medio Oriente, mentre invito tutti alla preghiera in questo grave momento”.

 

Prima del significativo appello per il Medio Oriente, parole di gioia per la una nuova chiesa parrocchiale  nel quartiere del Torrino Nord di Roma. “E’ un avvenimento che, pur riguardando di per sé quel quartiere, - sottolinea - acquista un significato simbolico all’interno del tempo liturgico dell’Avvento”. Il Papa ricorda che “Dio viene”, viene “a visitare il suo popolo, per dimorare in mezzo agli uomini e formare con loro una comunione di amore e di vita, cioè una famiglia”. Per poi affermare che la costruzione di una chiesa fra le case di un paese o di un quartiere d’una città evoca questo grande dono e mistero”.

 

“La chiesa-edificio è segno concreto della Chiesa-comunità, formata dalle “pietre vive” che sono i credenti”, dice Benedetto XVI aggiungendo che “se dunque è Dio che prende l’iniziativa di venire ad abitare in mezzo agli uomini, ed è sempre Lui l’artefice principale di questo progetto, è vero anche che Egli non vuole realizzarlo senza la nostra attiva collaborazione”.

 

“Prepararsi al Natale significa impegnarsi a costruire la “dimora di Dio con gli uomini”. Nessuno è escluso; ciascuno può e deve contribuire a far sì che questa casa della comunione sia più spaziosa e bella”.

 

 “L’Avvento – spiega- ci invita a volgere lo sguardo verso la “Gerusalemme celeste”, che è il fine ultimo del nostro pellegrinaggio terreno. Al tempo stesso, ci esorta ad impegnarci con la preghiera, la conversione e le buone opere, ad accogliere Gesù nella nostra vita, per costruire insieme a Lui questo edificio spirituale del quale ognuno di noi - le nostre famiglie e le nostre comunità - è pietra preziosa”.

 

E per intercessione di Maria, “la più splendente e pregiata tra tutte le pietre che formano la Gerusalemme celeste”, il Papa prega “affinché questo Avvento sia per tutta la Chiesa un tempo di edificazione spirituale e così si affretti la venuta del Regno di Dio”.

 

Tra i saluti rivolti in molte lingue, il Papa annuncia in italiano che giovedì 14 dicembre, nella Basilica di San Pietro, incontrerà gli universitari degli Atenei romani, “invocando dal Signore Gesù il dono della carità intellettuale per tutta la comunità universitaria”.

 

In francese saluta in particolare i rappresentanti della Comunità di Sant’Egidio provenienti da 21 Paesi africani e riuniti a Roma per un tempo di formazione.

 

In inglese, spagnolo, tedesco, polacco e croato, un pensiero al tempo di Avvento, tempo di preparazione al Natale. In albanese un pensiero agli alunni del Seminario Redemptoris Mater di Lezhë, in Albania, accompagnati dal Vescovo diocesano, Mons. Ottavio Vitale. A loro l’augurio di “ogni bene per il cammino verso il sacerdozio” e l’invocazione: “Maria, Madre dei sacerdoti, vi protegga sempre!”.

 

In lingua italiana anche parole per i fedeli provenienti da Poggiardo, Piancamuno, Napoli, Palermo, Caltanissetta, Messina e Delianuova, come pure il Corpo bandistico di Veronella e il gruppo di ragazzi di Roseto degli Abruzzi.

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LA PARROCCHIA, FARO CHE IRRADIA LA LUCE DELLA FEDE, DOVE POTER CONOSCERE LA VERA GIUSTIZIA, CIOÈ DIO STESSO. COSÌ IL PAPA ALL’INAUGURAZIONE DELLA NUOVA CHIESA ROMANA DEDICATA A SANTA MARIA STELLA DELL’EVANGELIZZAZIONE

 

“La vera giustizia non può essere inventata dall’uomo, deve piuttosto essere scoperta, deve venire da Dio”; la si conosce attraverso la sua Parola, nelle parrocchie, che come fari irradiano la luce della fede andando incontro ai desideri più profondi e veri del cuore dell’uomo. Questa la sintesi dell’omelia di Benedetto XVI che oggi, a Roma, all’Eur, al Torrino Nord, ha inaugurato la chiesa di Santa Maria Stella dell’Evangelizzazione. La parrocchia è stata realizzata grazie anche al contributo delle offerte che da 16 anni, nel periodo dell’Avvento, vengono raccolte dalla diocesi di Roma per la costruzione di nuovi edifici di culto, soprattutto nelle periferie. Il servizio di Tiziana Campisi:

 

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(musica)

        

Una casa che riunisce e in cui si è attratti verso Dio: questa è la Chiesa, il luogo dove la Parola di Dio può essere ascoltata e spiegata, e dove può operare, in mezzo agli uomini, come forza che crea giustizia ed amore. Benedetto XVI spiega con queste parole ai fedeli in che modo deve essere guardata una parrocchia ma sottolinea che la costruzione dell’edificio deve essere accompagnata da una ricostruzione interiore. L’uomo, ha affermato il Papa, deve anzitutto trovare una legge fondamentale per la sua vita e questa deve condurlo alla giustizia. Poi ha aggiunto:

 

La vera giustizia non può essere inventata dall'uomo: essa deve piuttosto essere scoperta. Deve venire da Dio”.

 

È la Parola di Dio che indica agli uomini la via della giustizia, ha proseguito il Santo Padre, essa è forza di rinnovamento che dà senso ed ordine al nostro tempo, dà gioia e conduce ad edificare, costruisce. Ma la chiesa non è solo un edificio di pietra; fatta di pietre vive forma un solo corpo con Cristo ed è per gli uomini un punto di riferimento:

 

Soprattutto nel nostro contesto sociale largamente secolarizzato, la parrocchia è un faro che irradia la luce della fede e viene incontro così ai desideri più profondi e veri del cuore dell’uomo, dando significato e speranza alla vita delle persone e delle famiglie.

 

È stato il Papa stesso, prima della liturgia della Parola, a consacrare l’altare della nuova chiesa ungendolo con olio. Altare dove sono state murate le reliquie di San Bernardo di Chiaravalle, San Francesco Saverio, San Gaspare del Bufalo e Santa Caterina Labourè, figure che richiamano alla evangelizzazione. Il rito della dedicazione è proseguito con l’unzione delle pareti, per indicare la destinazione esclusiva e permanente dell’edificio al culto cristiano, e ancora con due gesti sull’altare: l’incensazione e l’accensione delle luci. Luci, ha detto Benedetto XVI, che richiamano alla fede degli Apostoli: la vera luce che illumina la Chiesa. Poi il Papa ha spiegato ancora:

 

Questo è lo scopo più profondo dell'esistenza di questo edificio sacro: la chiesa esiste perché in essa incontriamo Cristo, il Figlio del Dio vivente. Dio ha un volto. Dio ha un nome. In Cristo, Dio si è fatto carne e si dona a noi nel mistero della santissima Eucaristia … La chiesa è il luogo d'incontro con il Figlio del Dio vivente e così è il luogo d'incontro tra di noi. È questa la gioia che Dio ci dà: che Egli si è fatto uno di noi, che noi possiamo toccarlo e che Egli vive con noi. La gioia di Dio è la nostra forza.

 

E al termine della celebrazione Benedetto XVI ha rivolto questo saluto ai fedeli che durante l’offertorio hanno donato la somma di diecimila euro da destinare alla costruzione di una nuova parrocchia:

 

Il Signore ci ha dato la gioia di celebrare la sua casa e la sua presenza, abbiamo sentito questa presenza che ci unisce e così preghiamo adesso che questa gioia rimanga in noi, che ci aiuti a collaborare per la giustizia e la pace nel mondo”.

 

Poi si è intrattenuto con i bambini spiegando loro il senso del Natale:

 

Natale è il giorno in cui Dio stesso ci ha fatto un grande dono, non ci ha donato qualcosa, ma il suo dono era donare se stesso. Ci ha dato il Suo Figlio, e così Natale è divenuta la festa dei doni. Vogliamo imitare Dio, non vivere solo per noi, ma pensare all’altro, fare un dono all’altro. Il più bel dono è essere buono per gli altri, mostrare bontà, giustizia, amore”.

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SI E’ SPENTO IL CARDINALE SALVATORE PAPPALARDO

ARCIVESCOVO EMERITO DI PALERMO

 

         Si è spento, all’età di 88 anni, il cardinale Salvatore Pappalardo, dal 1996 arcivescovo emerito di Palermo. Nato nel 1918 a Villafranca Sicula, in provincia di Agrigento, fu ordinato sacerdote nel 1941 ed incaricato alla diocesi di Catania. Tra il ’47 e il ’65, lavorò in Segreteria di Stato come Addetto alla sezione degli affari ecclesiastici straordinari. Paolo VI lo nominò Pro-Nunzio apostolico in Indonesia nel 1965 e a Jakarta rimase per quattro anni. Il 7 ottobre 1970 fu nominato arcivescovo di Palermo, città in cui si dedicò con particolare attenzione alla pastorale degli emigranti. Riformò inoltre la curia vescovile, con la costituzione di cinque vicariati episcopali e promosse la fondazione dell'istituto filosofico-teologico di San Giovanni Evangelista per una migliore preparazione teologica del clero e del laicato della Sicilia occidentale.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

10 dicembre 2006

 

 

      

NELL’ODIERNA GIORNATA MONDIALE PER I DIRITTI UMANI, APPELLO DI KOFI ANNAN

A COMBATTERE LA POVERTA’, MENTRE AMNESTY INTERNATIONAL SOTTOLINEA

CHE DIRITTI UMANI E SICUREZZA VANNO DI PARI PASSO

 - Intervista con Riccardo Noury -

        

La povertà al centro della Giornata mondiale per i diritti umani: sono infatti i poveri i più esposti ai soprusi e quelli che rischiano di più il venir meno dei diritti fondamentali. Diritti che sono: cibo, acqua potabile, medicine e libertà da ogni discriminazione, come ricorda Kofi Annan, segretario generale dell’ONU, nel suo Messaggio per la Giornata. Roberta Gisotti ha intervistato Riccardo Noury portavoce in Italia di Amnesty International:

 

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D. - Parlare di diritti umani in Occidente e nei Paesi industrializzati è certamente diverso che parlarne in Paesi in via di sviluppo, in regioni povere dove la miseria condiziona ogni altro diritto, come appunto evidenzia Kofi Annan, nel suo messaggio. E’ importante questa sottolineatura?

 

R. – E’ importante, perché l’obiettivo della Dichiarazione universale dei diritti umani, adottata nel ’48 dall’ONU, era proprio quello di ribadire l’assoluta interdipendenza tra diritti civili e politici e diritti economici e sociali. Ci sono Paesi nei quali il livello di vita è infimo per ragioni legate al mancato accesso alle risorse, ma anche per una situazione di discriminazione, di mancata accettazione della libertà di espressione, che condiziona quotidianamente la vita di milioni di persone, se non miliardi di persone. Il tutto accade in un clima di violenza, di impunità e di sottrazione di risorse ai budget dei vari Governi. C’è un tema che riguarda sia l’Occidente che i Paesi in via di sviluppo ed è, ad esempio, quello del commercio delle armi. Quanti Paesi si arricchiscono, vendendo armi, e quanti si impoveriscono acquistandole? Alcuni Paesi destinano parti del loro budget sempre più consistenti alla difesa e in questo fanno venir meno risorse preziose per la sanità, per l’educazione, in poche parole per lo sviluppo di un Paese.

 

D. – Quindi, è importante avere questo quadro di insieme. Come scrive Kofi Annan, “sviluppo, sicurezza e diritti umani sono oggi interdipendenti”. Lui osserva pure che nessuno di questi tre aspetti “può raggiungere un vero progresso, indipendentemente dagli altri due”. Per cui, chi si impegna su un solo fronte – ammonisce il segretario generale dell’ONU – pregiudica sia la propria credibilità che la causa stessa. Bisogna, dunque, unire le forze di chi opera in campo umanitario?

 

R. – Non c’è dubbio che il coordinamento operativo tra organismi non governativi e istituzioni sovranazionali sia fondamentale. Vediamo oggi in Darfur quanto questo collegamento manchi, perchè le organizzazioni non governative stanno lì ed una missione di pace dell’ONU stenta ancora ad arrivarci. Chi afferma oggi che due di questi tre temi, ad esempio, sicurezza e diritti umani, non vadano d’accordo, si rende responsabile di una potenziale catastrofe dei diritti umani su scala mondiale. Cinque anni di guerra al terrore, combattuti considerando i diritti umani come un ostacolo, anziché come requisito della sicurezza autentica, hanno dimostrato quanto il mondo oggi sia più insicuro che mai e come questa insicurezza globale domini la vita di miliardi di persone. Un mondo che è in guerra è un mondo che non si sviluppa, è un mondo che pensa solo alle armi e a come sconfiggere il terrore; è un mondo che non pensa a rendere potabile l’acqua, a costruire case, a costruire servizi sanitari, a costruire quelle condizioni, per cui il mondo non sia una fabbrica di rancore, di persone impoverite e diseredate, ma sia un mondo nel quale invece i diritti siano veramente diritti umani per tutti.

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AL SANTUARIO DI LORETO OGGI DOMENICA DIECI DICEMBRE

LA FESTA DELLA VENUTA DELLA SANTA CASA

- Intervista con il rettore padre Marzio Celletti -

 

Si celebra oggi a Loreto, in Italia, la solennità della Venuta della Santa Casa. Stamattina nel Santuario mariano il delegato pontificio, l’arcivescovo Gianni Danzi, ha celebrato una Messa solenne. Ieri sera, invece, dopo una veglia di preghiera il cardinale Sergio Sebastiani, Presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede, ha presieduto una celebrazione eucaristica alla quale ha preso parte l’Arma dell’Aeronautica, di cui la Vergine di Loreto è patrona. “La Santa Casa di Loreto non è solo il luogo dove si conserva una rara e sacra reliquia – ha detto nella sua omelia il cardinale Sebastiani – ma risveglia e ravviva in noi il mistero dei misteri, il principio basilare della nostra fede: l’incarnazione. Essa – ha proseguito il porporato – è fonte di sano ottimismo cristiano poiché Gesù, Verbo incarnato, vince tutte le nostre paure e con lui vinceremo la disperazione generata nella nostra anima da tante miserie che ci avvolgono”. E sempre ieri sera, al termine della celebrazione, è partita una processione con l’immagine della Vergine Lauretana. La casa della Madonna a Nazareth era costituita di tre povere pareti in pietra addossate e poste come a chiusura di una grotta scavata nella roccia. La grotta è tuttora venerata a Nazareth, nella basilica dell’Annunciazione, mentre le tre pareti di pietra, dopo la cacciata dei cristiani dalla Palestina da parte dei Musulmani, sono state salvate dalla sicura rovina e trasportate prima a Tersatto, nell’odierna Croazia, nel 1291, e poi a Loreto il 10 dicembre 1294. Il Santuario è affidato ai Padri Cappuccini. Al rettore, padre Marzio Celletti, Giovanni Peduto ha chiesto quali sono le prove storiche del trasferimento della Santa Casa di Nazareth a Loreto:

 

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R. - Da secoli, nella tradizione, si parla di volo angelico, del cosiddetto ministero angelico. I risultati, però, di tante ricerche scientifiche e anche filologiche, riguardo alla Santa Casa, ci hanno portato a dare un volto umano a questi angeli. Innanzitutto, si pensa ai Crociati, perchè tra le tante denominazioni con cui ci si rivolgeva ai Crociati c’era anche quella di angeli, custodi della Terra Santa, dei luoghi santi, coloro che hanno cercato in tutti i modi di salvaguardare i ricordi del Signore. Poi, inerente a questo, c’è anche un’altra ipotesi, supportata da documenti ritrovati di una certa famiglia Angeli, che era imparentata con i D’Angiò di Napoli, che per il matrimonio della figlia di Micefro Angeli, avvenuto nel settembre-ottobre del 1294, nell’elenco della dote ricevuta, proprio in riferimento a questo matrimonio, parlava anche delle pietre della casa della Beata Vergine Maria di Nazareth.

 

D. - Tutto quanto c'è di bello e di artistico a Loreto si è sviluppato intorno a queste umili pareti di pietra ristrutturate a modo di casetta o piccola chiesa. Cosa trovano in questo luogo i tanti pellegrini che giungono da tutto il mondo a Loreto?

 

R. - Raccogliendo le testimonianze dirette, a viva voce, dei pellegrini, trovano la pace. Dicono che entrando nella Casa di Maria, varcando le soglie di questo luogo santo, sentono come una pace interiore, sono come abbracciati da una serenità che entra proprio nel profondo e ristora l’anima.

 

D. - Qual è il messaggio spirituale di Loreto?

 

R. – Sicuramente non è un messaggio devozionale, ma è un messaggio che ci fa risalire alle sorgenti della nostra esperienza di fede cristiana, perchè tra quelle mura il Verbo si è incarnato, tanto è vero che nell’altare della Santa Casa leggiamo una scritta latina: “Hic Verbum caro factum est”, qui il Verbo si è fatto carne. Per cui è un tuffo nella genuinità, nella originarietà della nostra esperienza di vita cristiana.

 

D. - Con quale spirito è opportuno venire in pellegrinaggio a Loreto?

 

R. – Io penso che sia lo spirito che ci viene testimoniato e proposto da Maria: uno spirito di grande umiltà che leggiamo anche nella semplicità, nella povertà di quelle pietre che – ripeto - racchiudono l’esperienza dell’umiltà di Maria. Un atteggiamento di grande apertura al mistero di Dio, perchè il Verbo, la Parola, anche oggi si vuol far carne dentro di noi. Un’apertura, quindi, semplice, umile, ma a 360 gradi. 

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IN UN LIBRO INTERVISTA, IL CARDINALE ERSILIO TONINI RACCONTA IL SUO IMPEGNO

 PER L’AFRICA E LANCIA UNA CAMPAGNA DI SENSIBILIZZAZIONE

PER LA REALIZZAZIONE DI NUOVI PROGETTI UMANITARI IN BURUNDI

- Ai nostri microfoni, il porporato -

 

Una campagna di sensibilizzazione contro la povertà in Africa: a lanciarla, nei giorni scorsi, è stato il cardinale Ersilio Tonini che, in un libro, racconta le gioie, i drammi e le sfide del continente africano. Il porporato, che da anni promuove opere per il Burundi, invita ad una raccolta di fondi per i nuovi progetti della Fondazione Pro-Africa da lui stesso voluta tre anni fa. Il servizio di Fabio Brenna:

 

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Un particolarissimo mal d’Africa quello che da 15 anni lega il cardinale Ersilio Tonini al Burundi. Qui attraverso la Fondazione per il sostegno all’Africa, da lui fondata nel 2003, ha realizzato un ospedale modello, ma anche abitazioni e scuole. La storia di questo rapporto e dei viaggi umanitari, compiuti nel continente africano dall’arcivescovo emerito di Ravenna, è raccontata nel libro intervista “Le ragioni del cuore”, curato da Pier Franco Rossetti ed edito dal Touring Club italiano. L’impegno per l’Africa è il compimento di una vita fatta per essere spesa per gli altri, come ci ricorda il cardinale Ersilio Tonini:

 

“Io devo restituire quel che ho ricevuto. Sono figlio di contadini, però ho imparato da mio padre e mia madre che si può far del bene anche da poveri. E quando poi il Signore ti mette in una condizione particolare, allora dici ‘perché no’. La vita è un dono da spendere, insomma, non soltanto una pena. E’ un fiore nel vaso da innaffiare, perchè diventi sempre più bella”.

 

Prendere a cuore le sorti dell’Africa significa anche investire sul futuro dell’Europa, cui il cardinale Tonini rivolge il suo appello:

 

“Gli immigrati arrivano non più sulle coste dell’Adriatico, come fino a dieci anni fa, ma sulle coste della Sicilia. L’Africa si riverserà sull’Europa. Il grande problema politico dell’Europa sarà proprio la situazione dell’Africa. Deve intervenire unappassionamento’ della coscienza. Bisogna che gli europei non demandino al mondo politico, ai Parlamenti, responsabilità importanti ma le riservino a sé: sono ‘io’ che devo fare, ‘noi’ come comunità”.

 

La nuova sfida per la Fondazione per il sostegno all’Africa è rappresentata dalla realizzazione di un centro ospedaliero universitario ancora in Burundi:

 

“200 universitari da Verona vanno sette, otto volte all’anno, dei mesi lì ad insegnare, gratuitamente, a rischio anche della vita. Hanno preparato un primo corso pre-universitario per i paramedici, essenziali là in Africa”.

 

Il cardinale Tonini ha annunciato il passaggio della sua Fondazione sotto l’egida della diocesi di Milano, che l’affiderà alle cure della Fondazione don Gnocchi. Alla presentazione del volume, anche il nunzio apostolico del Burundi, mons. Paul Richard Gallagher.

 

Da Milano, Fabio Brenna, per la Radio Vaticana.

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CHIESA E SOCIETA’

10 dicembre 2006

 

 

NELLE FILIPPINE, CONDIZIONI DISPERATE PER I SOPRAVVISSUTI AL TIFONE DURIAN.

ALTO IL RISCHIO DI INFEZIONI, MENTRE UN SECONDO URAGANO, DENOMINATO ‘UTOR,’ HA PROVOCATO ALMENO 4  MORTI E COSTRETTO

ALL’EVACUAZIONE 67 MILA PERSONE

 

MANILA. = Mancanza di ogni genere di prima necessità; alto rischio di infezioni; impossibilità di ricostruire le abitazioni a causa degli strati di fango: queste le condizioni disperate in cui si trovano i sopravvissuti a ‘Durian’, il tifone che ha flagellato le Filippine la settimana scorsa, uccidendo oltre 1.300 persone. L’allarme è stato lanciato dai gruppi di primo soccorso che solo ieri sono riusciti a raggiungere le zone più colpite. Secondo un primo bilancio, gli sfollati sarebbero un milione e mezzo, 2500 le case distrutte, mentre i danni ammonterebbero a 5 milioni e mezzo di dollari. Come riferisce l’agenzia AsiaNews, il tifone Durian si è abbattuto con particolare violenza sui villaggi che circondano il monte Mayon, un vulcano attivo a circa 320 km a sud di Manila: qui si sono scatenate piogge torrenziali che hanno provocato frane di fango e la caduta di grandi macigni. I detriti hanno sepolto più di 700 villaggi. Cruciale la mancanza di acqua potabile e di servizi sanitari chimici, che hanno già raggiunto il limite massimo, aumentando il rischio di infezioni. Per questo, il ministero della Sanità filippino ha inviato un’equipe speciale che somministri vaccini contro la poliomielite e garantisca le cure minime a tutti gli sfollati. Nel frattempo, il lavoro di ricostruzione dei villaggi colpiti procede con molta lentezza: le strade sono distrutte oppure risultano sommerse dal fango, sotto il quale giacciono ancora molte vittime. Intanto, un secondo tifone, denominato ‘Utor’, si è abbattuto ieri nelle Filippine orientali, in particolare nella regione di Bicol, causando almeno 4 morti e costringendo all’evacuazione circa 67 mila persone. Come Durian, anche questo secondo uragano si presenta con forza 5, il massimo della potenza dei tifoni. (I.P.)

 

 

UNA LEGGE FINANZIARIA EQUA E UNA MAGGIORE ATTENZIONE PER I SETTORI POVERI

E MENO PROTETTI: È QUANTO CHIEDE L’EPISCOPATO MESSICANO

 AL PARLAMENTO DEL PAESE

- A cura di Luis Badilla -

 

CITTÀ DEL MESSICO. = "È necessario dare ulteriore importanza alla lotta contro la povertà estrema e contro la disuguaglianza economica, realtà deleterie che lacerano e danneggiano milioni di messicani, in particolare, indigeni e lavoratori rurali". Questo è l'appello centrale del recente Comunicato della Conferenza Episcopale del Messico, alla vigilia dell'apertura delle discussioni legislative sulla Finanziaria 2007 e che da giorni anima un ampio dibattito nazionale. I nostri rappresentanti, aggiungono i vescovi, "dovranno tenere conto della nostra attuale realtà e dovranno cercare di dare risposte, in primo luogo, ai gruppi meno protetti e più poveri. Queste persone sono tuttora un ampio settore della popolazione nazionale, vittime di ritardi sociali storici".  Per i presuli messicani, dunque, "è necessaria una discussione responsabile sulla Finanziaria" ed essa dovrà avere "sempre una visione del futuro per consentire di alleggerire i bisogni più gravi, individuando le loro radici, proponendo misure che diano alle strutture sociali, politiche ed economiche una conformazione più equa e solidale; sradicando al tempo stesso tutto ciò che ostacola lo sviluppo integrale della persona, base fondamentale di uno Stato di diritto pieno. “È necessario dare ulteriore importanza”, sottolinea l'Episcopato, “ alla lotta contro la povertà estrema e contro la disuguaglianza economica, realtà deleterie che lacerano e danneggiano milioni di messicani, in particolare, indigeni e lavoratori rurali". Infine, i presuli del Messico concludono: "La tradizione cristiana ha dato sempre grande importanza alla preghiera per i governanti e per gli amministratori della cosa pubblica poiché è convinta dell’importanza, della delicatezza e del valore del servizio pubblico che prestano a tutta la comunità. Oggi preghiamo per i nostri deputati nella speranza che possano raggiungere accordi che beneficino il Paese nel suo insieme, oltre gli interessi di gruppi e partiti". Il Messico rientra in quella categoria di Paesi che gli studiosi chiamano “sviluppo con miseria”, definizione schematica con la quale si vuole sottolineare una caratteristica centrale di certe economie: vale a dire sistemi economici sostanzialmente arretrati o sottosviluppati all’interno dei quali s’inseriscono strutture di modernità e progresso materiale avanzato. Infatti, quella messicana è un’economia piena di risorse molto solide, tra cui il petrolio, ma governate in un modo anacronistico e corporativo che determina un’enorme disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza. Perciò, accanto a realizzazioni molto avanzate, vivono enorme fasce sociali di miseria estrema che, secondo la Banca Mondiale, colpisce almeno il 58% della popolazione.

 

 

È IN ORBITA LO SHUTTLE DISCOVERY, DECOLLATO NELLA NOTTE DA CAPE CANAVERAL, IN FLORIDA. RESTERÀ NELLO SPAZIO PER 12 GIORNI.

7 I MEMBRI DELL’EQUIPAGGIO, TRA CUI 2 DONNE

 

CAPE CANAVERAL. = Una luce ha illuminato la notte della Florida: quella dello Shuttle Discovery, decollato alle 20.47 ora locale dal centro spaziale ‘Kennedy’, a Cape Canaveral. Nonostante i timori per il maltempo, che già giovedì scorso aveva fatto rinviare il lancio, la navetta è partita regolarmente e resterà in orbita per 12 giorni. Si tratta del primo lancio notturno dal febbraio 2003, quando lo shuttle Columbia si disintegrò al rientro dallo spazio, a causa di un problema al rivestimento termico. Il Discovery trasporta 7 membri dell’equipaggio, tra cui 2 donne, che domani raggiungeranno la Stazione Spaziale Internazionale (ISS) dove svolgeranno gran parte della loro missione. Gli astronauti dovranno installare un nuovo pezzo del rivestimento esterno dell’ISS e sostituire l’impianto elettrico. Quest’ultimo compito si preannuncia particolarmente difficile, poiché la Stazione spaziale non può mai restare al buio. Attualmente, la costruzione dell’ISS è arrivata a metà percorso; la NASA dovrà completarla entro il 2010, anno in cui, per decisione del governo, termineranno le missioni degli shuttle. (I.P.)

 

 

 

 

LA PREGHIERA PER GLI “OPERAI DELLE MESSE” E LA SUA ATTUALIZZAZIONE SONO STATI AL CENTRO DEL CONVEGNO ROGAZIONISTA CHIUSO OGGI AL SALESIANUM

 DI ROMA

- A cura di Vito Magno -

 

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ROMA. = “La messe è molta, ma gli operai sono pochi; pregate dunque il Padrone della messe perché mandi operai nella sua messe”: il comando di Gesù non è una pagina di storia passata, ma un impulso impresso alla vita della Chiesa di sempre. Come poi esso si traduca in attualità se lo è chiesto il convegno celebrato dai Rogazionisti, dalle Figlie del Divino Zelo e da 5 Associazioni laicali che insieme formano la “Famiglia Rogazionista”. Chiuso questa mattina al Salesianum di Roma, il convegno ha esaminato i concetti di ‘messe’, di ‘preghiera’, di ‘operai’ alla luce delle vorticose trasformazioni in atto. In particolare padre Bartolomeo Sorge, direttore di Aggiornamenti Sociali, ha detto che di fronte ai fenomeni del secolarismo, del relativismo e della globalizzazione, va affermato il coinvolgimento di tutti, in quanto “buoni operai” non sono soltanto i sacerdoti e i religiosi, ma anche i laici.  “Il fatto poi che la Chiesa stia vivendo uno stato di purificazione, come dimostrano il calo di vocazioni, l’abbandono della pratica religiosa e una crescente indifferenza sia religiosa sia morale, non deve essere motivo di scoraggiamento, perché accanto al grano buono della messe non manca mai la zizzania, e i tempi di Dio non sono i nostri”. Enzo Bianchi, fondatore e priore della Comunità di Bose, parlando della preghiera, ha invitato a guardare alla pastorale vocazionale ed ai suoi frutti con ottica soprannaturale. “Senza preghiera”, ha detto, “non possono aversi vocazioni, ma la risposta di Dio può essere del tutto inedita e non sempre riconducibile alle nostre statistiche”. Mons. Angelo Comastri, arciprete della Basilica di San Pietro, ha richiamato l’efficacia della devozione mariana, mentre mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti, guardando al futuro ha detto: “O gli operai della messe saranno dei mistici, degli uomini di carità, dei testimoni di speranza, o non saranno!”. Concetti ribaditi da esperienze toccanti come quelle di Ernesto Olivero, Suor Maria Pia Giudici ed Alessandra Borghese. Il contributo, invece, della Famiglia Rogazionista, sintetizzato a conclusione dei lavori da Padre Giorgio Nalin, superiore generale, abbraccia la riflessione teologica, il servizio della carità, la missione evangelizzatrice soprattutto attraverso gli strumenti della comunicazione sociale, i Centri vocazionali e di spiritualità.

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“IL CINEMA AIUTI GLI UOMINI A SOGNARE UN MONDO MIGLIORE”: COSÌ IL RETTORE DELL’UPS, PROF. MARIO TOSO, AL CONVEGNO “CINEMA ED EDUCAZIONE” ORGANIZZATO NEI GIORNI SCORSI DALL’ATENEO SALESIANO

 

ROMA. = I mass media, il cinema in particolare, devono trasformarsi in strumenti che aiutino gli uomini a “sognare un mondo migliore, aperto alla Trascendenza”: è stato questo l’invito rivolto dal Rettore della Pontificia Università Salesiana (UPS), prof. don Mario Toso, ai partecipanti al convegno “Cinema ed educazione. Esperienze delle Associazioni Italiane del Cinema, dall’impegno nel passato alle sfide del futuro”. E’ stato organizzato nei giorni scorsi a Roma dalla Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Ateneo salesiano. Nel suo intervento introduttivo, il Rettore ha sottolineato il valore educativo del cinema, ma allo stesso tempo ha evidenziato che “sono ancora in minoranza gli scrittori e i registi che descrivono il mondo come luogo ove sono sconfitti la barbarie, il terrore e l’odio, e vincono la civiltà dell’amore, l’amicizia, la solidarietà e la giustizia”. Don Toso ha quindi fatto notare la latitanza di “una critica efficace” verso alcuni media, tra cui il cinema, che, “con la loro preponderanza e il loro fascino”, effettivamente “rattrappiscono la capacità di pensare e di volere il bene dell’uomo”. Il Prof. Toso ha poi invitato tutti a prendere coscienza del presente per organizzare un futuro più aperto alla speranza, in cui trovino spazio “associazioni, centri cinematografici, Università e luoghi di educazione” per animare “reti di mass media che promuovano il diritto alla vita, il diritto di sognare e visioni della società come comunione e comunicazione nella libertà, verità, giustizia ed amore, e non solo come intreccio di transazioni mercantili”. Il Rettore ha quindi concluso descrivendo il grande ruolo che ancora oggi continua a svolgere l’educazione, che “non può avere come obiettivo fondamentale la crescita di sé limitandosi a non ledere il diritto altrui. È troppo poco. Attraverso i mass media occorre orientare la persona a prendersi cura dell’altro (...) Essere preparati, forti, competitivi è importante. Ma più importante è esserlo per gli altri, per Dio. Reimparare a considerarsi e ad essere fraterni e figli di uno stesso Dio: ecco, questo è il senso del ‘diritto di sognare’. (I.P.)

 

 

‘RAGAZZI…CHE SPETTACOLO!’: SI INTITOLA COSÌ IL CONVEGNO NAZIONALE

 DEGLI EDUCATORI ACR, CHE SI CHIUDE OGGI A ROMA

 

ROMA. = Sono più di 900 gli educatori dell’ACR–Azione Cattolica Ragazzi che oggi a Roma hanno concluso il convegno nazionale a loro dedicato e intitolato “Ragazzi…che spettacolo!”. “In una realtà complessa come quella che contraddistingue il nostro tempo”, ha affermato Mirko Campoli, responsabile dell’Acr, “i ragazzi continuano ad essere una grandissima ricchezza per tutta la Chiesa e per il mondo”. “L’Azione Cattolica Ragazzi”, ha aggiunto, “opera da sempre nelle parrocchie e nelle diocesi e oggi crede molto nella dimensione di ‘rete’, capace di mettere insieme tutti coloro che hanno a cuore la crescita e l’educazione dei piccoli”. Come riferisce il SIR, le giornate di lavoro sono state scandite da percorsi di approfondimento, con visite ad ambienti istituzionali, studi televisivi e incontro con giudici, giornalisti e pedagogisti. (I.P.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

10 dicembre 2006

 

 

- A cura di Eugenio Bonanata -

        

In Libano, Paese per il quale ha rivolto oggi un appello il papa all’Angelus, decine di migliaia di sostenitori dell’opposizione si stanno radunando nel centro di Beirut, dove nel pomeriggio è in programma la nuova manifestazione indetta dal movimento sciita Hezbollah per costringere alle dimissioni il governo del premier Fuad Siniora. Il nostro servizio:

 

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C’è preoccupazione per gli sviluppi di questa giornata. Le dichiarazioni della vigilia non sono state certo rassicuranti. “Lunedì sarà un nuovo giorno in Libano” - hanno detto attivisti Hezbollah che hanno avvertito: “Sappiamo come paralizzare le istituzioni, specialmente i porti, gli aeroporti e la pubblica amministrazione”.  L’obiettivo di Hezbollah e dei suoi alleati è – come noto – quello di sovvertire il governo Siniora ed eleggere un nuovo esecutivo di unità nazionale. Un obiettivo ostacolato invece dai sunniti che in questi giorni hanno parlato apertamente del rischio guerra civile. Seniora, che dal canto suo ha accusato Hezbollah di minacciare un golpe, resta trincerato con i suoi ministri nel palazzo del governo, assediato anche questa notte per il decimo giorno consecutivo dai manifestanti. Dalla parte del premier sembra si possano annoverare, oltre che gli occidentali, l’Egitto, la Giordania e l’Arabia Saudita, i drusi e gran parte dei cristiani libanesi. Appoggiano la maggioranza parlamentare antisiriana, raccolta nella coalizione delle 'Forze del 14 Marzo', che peraltro stamani ha aperto le manifestazioni in memoria di Gibran Tueni, deputato e giornalista ucciso il 12 dicembre di un anno fa. Intanto, mentre le strade della capitale sono presidiate da carri armati e mezzi blindati di esercito e polizia, preoccupa anche la posizione del presidente libanese. Lahaoud, filosiriano anche lui, si è infatti rifiutato di controfirmare il decreto con cui il governo di Beirut, il 25 novembre scorso, aveva recepito la proposta delle Nazioni Unite di istituire un tribunale internazionale per indagare sulla morte dell’ex premier Rafic Hariri, ucciso in un attentato nel febbraio 2005. Questo in pratica sottolinea ancora una volta la scarsa volontà dei vertici libanesi di istituire un processo internazionale che rischia di incriminare apertamente la Siria.

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Ancora sangue in Iraq. Uomini armati hanno fatto irruzione nelle case di due famiglie sciite, in un quartiere di Baghdad abitato prevalentemente da sunniti, uccidendo nove persone. Intanto, mentre Donald Rumsfeld, il ministro americano della Difesa uscente, ha fatto visita a sorpresa ai soldati di stanza nel Paese per ringraziarli del loro lavoro, il presidente iracheno Talabani ha respinto il rapporto Baker, il documento che propone un'inversione di rotta della politica statunitense in Iraq. Talabani ha precisato che il rapporto è “ingiusto e contiene articoli pericolosi che pregiudicano la sovranità dell’Iraq e la sua Costituzione". In particolare il presidente iracheno si è detto contrario al coinvolgimento nel processo politico del Paese degli ex membri del disciolto partito Baath, al potere con Saddam.

 

“L’Iran per adesso non pensa ad alcuna trattativa bilaterale con gli USA” sulla situazione in Iraq. E’ quanto ribadito dal ministero degli Esteri di Teheran che ha aggiunto: “Quello che devono fare gli americani è ritirare le loro truppe, ciò porterà la calma nel Paese”.

 

L’Iraq e la Siria riapriranno le rispettive ambasciate nei due Paesi. Lo ha annunciato ieri il politico iracheno Amad Chalabi dopo un incontro a Damasco con il ministro degli Esteri siriano Walid al Muallem. Iraq e Siria il mese scorso hanno deciso di riallacciare le relazioni diplomatiche interrotte da più di 25 anni.

 

L’Iran sostiene il governo palestinese di Hamas. E’ quanto affermato dall’ayatollah Ali Khamenei, la guida suprema iraniana, che oggi a Teheran ha ricevuto il premier palestinese Haniyeh. Khamenei ha elogiato “la resistenza e la lotta” di Hamas, sottolineando che queste sono “le ragioni che stanno dietro ai progressi fatti dai Palestinesi”, nonostante il mancato appoggio dei Paesi arabi. Dal canto suo, il premier palestinese ha ribadito che il suo governo “non riconoscerà mai” Israele, aggiungendo che “la resistenza è l’unica via per la liberazione della Palestina”.

 

Un’altra strage ha funestato la regione sudanese del Darfur. Ventidue civili sono stati uccisi nei pressi del villaggio di Sirba, da un gruppo di uomini armati di cui ancora non è stata chiarita l’identità. Altre dieci persone sono rimaste ferite nell’attacco, che, secondo fonti dell'Unione Africana, è avvenuto ieri.

 

Resta alta la tensione in Somalia dopo i violenti combattimenti tra truppe regolari e milizie fedeli alle Corti Islamiche scoppiati ieri nei pressi di Baidoa, dove ha sede il fragile governo transitorio. Sulla situazione nel Paese africano, Mathilde Auvillain ha intervistato Giorgio Bertin, Amministratore apostolico di Mogadiscio:

 

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Ho l’impressione che questi scontri possano essere anche stati causati dalla decisione recente del Consiglio di sicurezza dell’ONU di aprire la possibilità a un intervento di una forza di pace. Ho un po’ quest’impressione anche se, da mesi ormai, le forze dei tribunali islamici e le forze governative si fronteggiavano. Il linguaggio usato in questi ultimi 5 o 6 mesi è sempre stato un linguaggio molto infiammatorio e quindi è probabile che questa decisione delle Nazioni Unite sia stato quel qualcosa in più che ha portato a questi scontri. E’ probabile anche che gli scontri possano proseguire e allargarsi. Per quanto riguarda la Chiesa, in questo momento in Somalia, direi quasi che il problema non si pone, perché anche in passato, prima di questi 16 anni di guerra civile, la Chiesa era composta soprattutto da stranieri, i quali all’inizio dei combattimenti contro il regime di Mohamed Siad Barre sono tutti partiti: Anche la minuscola comunità cattolica si è decimata. Quello che rimane sono una quarantina di cristiani somali attorno alla zona di Mogadiscio, i quali sono di fatto costretti a vivere in una situazione di catacombe, non possono chiaramente esprimere la loro fede, la loro identità, in un contesto del genere.

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Storiche elezioni locali domani per gli oltre 2 milioni di elettori della provincia indonesiana di Aceh, teatro di trent’anni di lotta armata da parte del movimento separatista GAM, con un bilancio di almeno 15 mila morti. Soltanto nell’agosto del 2005 - dopo la catastrofe dello tsunami che colpì il sud est asiatico - a Helsinki, in Finlandia, i ribelli siglarono un accordo con le autorità di Jakarta e l’esercito regolare si ritirò dal nord dell’Isola di Sumatra. Al microfono di Giada Aquilino, ce ne parla mons. Anicetus Sinaga, vescovo coadiutore di Mèdan, da cui dipende Aceh:

 

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R. – C’è stata la ribellione del gruppo GAM di Aceh, che voleva staccarsi dall’Indonesia. Alla riunione di Helsinki è stato raggiunto un accordo a collaborare per Aceh, accettando che il movimento separatista si trasformasse in partito. Al momento si sta vivendo un momento di pace e, quindi, per le elezioni non c’è paura: speriamo davvero che il voto si svolga tranquillamente.

 

D. – La pace è stata trattata nel difficile periodo dopo lo tsunami. Proprio in occasione dello tsunami le comunità cattoliche indonesiane si mobilitarono a favore delle popolazioni locali, a maggioranza musulmana…

 

R. – Al tempo dello tsunami i gruppi religiosi erano distaccati ed i cattolici erano molto pochi. Ma dopo la catastrofe dello tsunami c’è stato un riavvicinamento generale. I musulmani hanno accettato molto cordialmente gli aiuti provenienti dall’estero. E i cristiani sono diventati sempre più amici di Aceh.

 

D. – Quali sono i rapporti tra cristiani e musulmani oggi?

 

R. – Molto buoni. Adesso ci è stato chiesto di rimanere a Banda Aceh e stiamo pensando di costruire un piccolo ospedale che rimanga dopo questa emergenza dello tsunami. I musulmani ci hanno dato un grande aiuto. Ho visitato un gruppo di capi musulmani e mi hanno detto che non ci sono difficoltà fra noi.  

 

D. – Qual è l’auspicio della Chiesa locale per il futuro di Aceh?

 

R. – Speriamo, nel futuro, in una collaborazione amichevole tra la gente di Aceh.

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Nuovi scontri armati tra ribelli tamil e forze governative hanno lasciato sul terreno più di 40 morti nella regione orientale dello Sri Lanka. Secondo fonti del ministero della Difesa, sono stati uccisi una quarantina di guerriglieri delle ‘Tigri del Tamil’ e due soldati. Diversa la versione degli indipendentisti che parlano di 30 soldati uccisi assieme a 15 civili e a 7militanti tamil.

 

Due soldati nordcoreani alla deriva su una piccola imbarcazione sono stati tratti in salvo da una motovedetta della Corea del Sud al largo di Sokcho, lungo la costa nordorientale della penisola. Benché non sia chiaro perché i due soldati siano finiti in acque sudcoreane, il gesto conferma il generale processo di distensione fra i due Paesi. Le due Coree infatti sono tecnicamente ancora in guerra dal momento che al conflitto del 1950-53 non è mai seguito un trattato di pace. Negli ultimi anni però la collaborazione si è fatta sempre più stretta e Seul è uno dei mediatori del cosiddetto ‘negoziato a sei’ avviato per convincere Pyongyang a rinunciare al suo programma nucleare.

 

 

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