RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 343 - Testo della trasmissione di sabato 9  dicembre 2006

 

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Papa ai giuristi cattolici: la Chiesa sostiene una "sana laicità". Ma oggi – afferma - c'è un laicismo che vuole escludere Dio da ogni ambito della vita e togliere ogni rilevanza politica e culturale alla religione

 

Ieri pomeriggio l’omaggio del Papa all'Immacolata in Piazza di Spagna: Benedetto XVI auspica che il “sì” di Maria a Dio incoraggi l’uomo a dire “no” agli inganni del potere, del denaro e del piacere

 

Benedetto XVI inaugura domani con una Messa la nuova chiesa parrocchiale romana di Santa Maria Stella dell’Evangelizzazione: con noi don Francesco De Franco

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Prosegue in Italia la polemica sulle coppie di fatto: intervista con Marco Tarquinio

 

Si è spento a Roma il maestro Alberico Vitalini, violinista e compositore, per quasi 40 anni alla Radio Vaticana dove fu primo responsabile dei Programmi musicali

 

Il commento di padre Marko Ivan Rupnik al Vangelo di domani

 

CHIESA E SOCIETA’:

Rogo a Mosca in un centro di cura per tossicodipendenti: morte 45 donne

 

Messaggio del presidente della Conferenza episcopale boliviana, cardinale Julio Terrazas, sulla situazione della Bolivia

 

Secondo l’ONU, il 10% della popolazione mondiale dispone dell’85% della ricchezza globale

 

In Pakistan libere 2 cristiane, torturate per mesi da un musulmano che voleva convertirle all’islam

 

Secondo l’ONU, sono necessari più di 450 milioni di dollari per aiutare i palestinesi nel 2007

 

24 ORE NEL MONDO:

Nuove stragi in Iraq

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

9 dicembre 2006

 

 

IL PAPA AI GIURISTI CATTOLICI: LA CHIESA SOSTIENE UNA "SANA LAICITÀ". MA OGGI – AFFERMA - C'È UN LAICISMO CHE VUOLE CONFINARE LA FEDE NEL PRIVATO

 E TOGLIERE OGNI RILEVANZA POLITICA E CULTURALE ALLA RELIGIONE

 

La Chiesa sostiene una “sana laicità” nel rapporto tra Stato e Chiesa: ma oggi esiste un laicismo che vuole “escludere Dio da ogni ambito della vita” e negare alla religione “ogni forma di rilevanza politica e culturale”. E’ quanto, in sintesi, ha affermato oggi il Papa ricevendo in Vaticano i partecipanti al Convegno nazionale dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani, in corso a Roma. La Chiesa – ha affermato Benedetto XVI – non compie alcuna “indebita ingerenza” quando proclama  “con fermezza i grandi valori che danno senso alla vita della persona e ne salvaguardano la dignità”.  Il servizio di Sergio Centofanti.

 

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Il Papa, sottolineando che oggi ci sono molteplici e a volte opposte e contraddittorie “maniere di intendere e di vivere la laicità”, ha illustrato lo sviluppo storico di questo concetto per arrivare a spiegarne l’autentico significato: la laicità – ha ricordato - è “nata come indicazione della condizione del semplice fedele cristiano, non appartenente né al clero né allo stato religioso” ma “durante il Medioevo ha rivestito il significato di opposizione tra i poteri civili e le gerarchie ecclesiastiche” mentre “nei tempi moderni ha assunto quello di esclusione della religione e dei suoi simboli dalla vita pubblica mediante il loro confinamento nell'ambito del privato e della coscienza individuale. È avvenuto così  - ha aggiunto - che al termine di laicità sia stata attribuita un’accezione ideologica opposta a quella che aveva all’origine” esprimendosi oggi “nella totale separazione tra lo Stato e la Chiesa”: questa, secondo un certo pensiero laico e una certa morale laica,  non avrebbe così “titolo alcuno ad intervenire su tematiche relative alla vita e al comportamento dei cittadini”:

 

In effetti, alla base di tale concezione c'è una visione a-religiosa della vita, del pensiero e della morale: una visione, cioè, in cui non c'è posto per Dio, per un Mistero che trascenda la pura ragione, per una legge morale di valore assoluto, vigente in ogni tempo e in ogni situazione. Soltanto se ci si rende conto di ciò, sì può misurare il peso dei problemi sottesi a un termine come laicità, che sembra essere diventato quasi l’emblema qualificante della post-modernità, in particolare della moderna democrazia”.

 

È compito di tutti i credenti – ha detto il Papa - contribuire ad elaborare un concetto di “sana laicità” che, da una parte, riconosca a Dio, alla sua legge morale e alla Chiesa, “il posto che ad essi spetta nella vita umana, individuale e sociale, e, dall'altra, affermi e rispetti la legittima autonomia delle realtà terrene”. Si tratta - precisa il Pontefice - di un’autonomia “dalla sfera ecclesiastica” e “non certo dall'ordine morale”:

 

“Non può essere pertanto la Chiesa a indicare quale ordinamento politico e sociale sia da preferirsi, ma è il popolo che deve decidere liberamente i modi migliori e più adatti di organizzare la vita politica. Ogni intervento diretto della Chiesa in tale campo sarebbe un'indebita ingerenza. D’altra parte, la «sana laicità» comporta che lo Stato non consideri la religione come un semplice sentimento individuale, che si potrebbe confinare al solo ambito privato. Al contrario, la religione, essendo anche organizzata in strutture visibili, come avviene per la Chiesa, va riconosciuta come presenza comunitaria pubblica”.

 

“Questo – ha proseguito il Papa - comporta inoltre che a ogni Confessione religiosa (purché non in contrasto con l'ordine morale e non pericolosa per l'ordine pubblico) sia garantito il libero esercizio delle attività di culto - spirituali, culturali, educative e caritative - della comunità dei credenti”.  Per questo – rileva  -  “non è certo espressione di laicità, ma sua degenerazione in laicismo, l'ostilità a ogni forma di rilevanza politica e culturale della religione; alla presenza, in particolare, di ogni simbolo religioso nelle istituzioni pubbliche. Come pure non è segno di sana laicità il rifiuto alla comunità cristiana, e a coloro che legittimamente la rappresentano, del diritto di pronunziarsi sui problemi morali che oggi interpellano la coscienza di tutti gli esseri umani, in particolare dei legislatori e dei giuristi”:

 

“Non si tratta, infatti, di indebita ingerenza della Chiesa nell'attività legislativa, propria ed esclusiva dello Stato, ma dell'affermazione e della difesa dei grandi valori che danno senso alla vita della persona e ne salvaguardano la dignità. Questi valori, prima di essere cristiani, sono umani, tali perciò da non lasciare indifferente e silenziosa la Chiesa, la quale ha il dovere di proclamare con fermezza la verità sull'uomo e sul suo destino”.

 

Benedetto XVI esalta “i progressi che l'umanità ha compiuto” in questo periodo storico ma nello stesso tempo avverte come da parte di alcuni ci sia oggi “il tentativo di escludere Dio da ogni ambito della vita, presentandolo come antagonista dell'uomo”:

 

“Sta a noi cristiani mostrare che Dio invece è amore e vuole il bene e la felicità di tutti gli uomini. E’ nostro compito far comprendere che la legge morale da Lui dataci, e che si manifesta a noi con la voce della coscienza, ha lo scopo, non di opprimerci, ma di liberarci dal male e di renderci felici. Si tratta di mostrare che senza Dio l'uomo è perduto e che l'esclusione della religione dalla vita sociale, in particolare la marginalizzazione del cristianesimo, mina le basi stesse della convivenza umana. Prima di essere di ordine sociale e politico, queste basi infatti sono di ordine morale”.

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ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Il Papa ha ricevuto questa mattina un altro gruppo di presuli della Conferenza Episcopale Italiana - Regione Lazio - in visita "ad Limina". Nel pomeriggio riceverà il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi. 

 

Il Santo Padre ha nominato arcivescovo di Kananga, nella Repubblica Democratica del Congo, mons. Marcel Madila Basanguka, finora vescovo titolare di Gigti e ausiliare della medesima arcidiocesi.

 

 

BENEDETTO XVI HA PREGATO IERI L’IMMACOLATA PERCHÈ GLI UOMINI RIPUDINO

OGNI FORMA DI VIOLENZA E DICANO NO AL MALE. RENDENDO OMAGGIO ALLA MADONNA IN PIAZZA DI SPAGNA IL PAPA HA ANCHE INVOCATO LA PROTEZIONE DI MARIA

SULL’ITALIA E L’EUROPA PERCHÉ RISCOPRANO LE LORO RADICI CRISTIANE

 

Nella sua preghiera rivolta a Maria, ieri pomeriggio a Roma, in Piazza di Spagna, Benedetto XVI ha chiesto una speciale protezione per l’Italia e l’Europa. Il Papa ha pregato perché ciascuno sappia trarre dalle antiche radici cristiane nuova linfa per costruire il presente ed il futuro. Ad accogliere il Santo Padre, che ha reso omaggio all’Immacolata, c’erano ventimila persone. Il servizio di Tiziana Campisi.

 

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(musica)

 

Ha implorato misericordia per l’umanità Benedetto XVI, ha pregato Maria per gli indifesi, gli emarginati e le vittime della società di oggi che troppo spesso sacrifica l’uomo ad altri scopi ed interessi. E perché il mondo conosca l’amore queste le parole che il Santo Padre ha rivolto all’Immacolata:

 

“Mostrati Madre provvida e misericordiosa per il mondo intero, perché nel rispetto dell’umana dignità e nel ripudio di ogni forma di violenza e di sfruttamento vengano poste basi salde per la civiltà dell’amore”.

 

Rendendo omaggio alla Vergine con un cesto di rose il Papa ha voluto sottolineare quanto il mistero dell’Immacolata Concezione sia fonte di gioia e di speranza per tutti i redenti. “Chi guarda a Maria – ha detto – non perde la serenità, per quanto dure possano essere le prove della vita”, quindi ha aggiunto:

 

Anche se triste è l’esperienza del peccato, che deturpa la dignità di figli di Dio, chi a Te ricorre riscopre la bellezza della verità e dell’amore, e ritrova il cammino che conduce alla casa del Padre.

 

Alla Madre di Dio Benedetto XVI ha chiesto di insegnare ai fedeli a pronunciare il proprio “sì” alla volontà del Signore, un “sì” senza riserve e senza ombre, poi ha proseguito:

 

“Dacci il coraggio di dire ‘no’ agli inganni del potere, del denaro, del piacere; ai guadagni disonesti, alla corruzione e all’ipocrisia, all’egoismo e alla violenza. ‘No’ al Maligno, principe ingannatore di questo mondo.

 

Il Papa ha spiegato che il “sì” a Cristo distrugge la potenza del male con l’onnipotenza dell’amore, quindi chiamando la Madonna “fontana vivace di speranza”, come la definì Dante, a lei ha domandato:

 

“Mostrati Madre e vigile custode per l’Italia e per l’Europa, affinché dalle antiche radici cristiane sappiano i popoli trarre nuova linfa per costruire il loro presente e il loro futuro”.

 

Al termine della sua preghiera, dopo aver salutato affettuosamente alcuni pazienti dell’ospedale pediatrico Bambin Gesù, il Papa ha raggiunto la basilica di Santa Maria Maggiore dove ha sostato dinanzi all’icona della “Salus populi romani”. 

 

(musica)

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BENEDETTO XVI INAUGURERA’ DOMANI CON UNA SANTA MESSA

LA NUOVA CHIESA PARROCCHIALE ROMANA DI SANTA MARIA STELLA DELL’EVANGELIZZAZIONE

- Intervista con il parroco, don Francesco De Franco -

 

          Sarà Benedetto XVI, domattina alle 9, a dedicare al nome di Santa Maria Stella dell’Evangelizzazione la nuova parrocchia romana sorta nel quartiere Torrino, nel settore sud della capitale. Il Papa presiederà la Santa Messa alla presenza del cardinale vicario Camillo Ruini, dei vescovi Paolino Schiavon ed Ernesto Mandara, rispettivamente ausiliare di Roma per il Settore sud e direttore dell’Ufficio diocesano per l’edilizia del culto. La nuova chiesa, informa il Vicariato di Roma, è la terza ad essere inaugurata nel 2006, e altri quattro complessi parrocchiali sono in costruzione. La cerimonia di dedicazione di domani sarà trasmessa in radiocronaca diretta dalla nostra emittente a partire dalle 8.50, con commento in italiano per la zona di Roma sulla modulazione di frequenza di 105 MHz e l’onda media di 585 kHz. Giovanni Peduto ha chiesto al parroco, don Francesco De Franco, in che modo la parrocchia si sia preparata ad accogliere Benedetto XVI:

 

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R. - Attendiamo il Papa con grande entusiasmo e soprattutto con un grande ringraziamento al Signore per il dono che ci ha fatto: già di per sé una nuova chiesa e un nuovo complesso parrocchiale sono un grandissimo dono del Signore - la parrocchia lo attendeva da circa 13 anni – ma che poi, a farne la consacrazione, sia proprio il nostro vescovo, questo rappresenta per noi un dono ancor più grande da parte del Signore. Nell’attesa, abbiamo cercato di porci in sintonia con lo spirito biblico, ciò che per intenderci fecero al tempo di Salomone, quando costruirono il tempio e si prepararono con una settimana di preghiera e di ringraziamento a Dio.

 

D. - Qual è la situazione ecclesiale della vostra parrocchia?

 

R. - La nostra parrocchia è stata eretta nel 1989. La vigilia di Natale del 1993, il primo parroco don Stefano Alberici vi celebrò la Santa Messa. Si tratta, quindi, di una parrocchia molto giovane, caratterizzata da famiglie molto giovani, che hanno prevalentemente intorno ai 40-45 anni di età, con almeno due figli. Sono circa 14 mila abitanti e come tutte le comunità giovani si tratta di una comunità che si sta strutturando.

 

D. - Quali sono le principali difficoltà?

 

R. - Se da un lato è vero che questa è la zona di Roma nella quale vi sono più nascite - celebriamo in media 100-110 Battesimi all’anno - è pur vero che essendoci molte persone giovani, ci sono anche delle difficoltà legate prevalentemente alle crisi matrimoniali. Un altro dato di rilievo è il fatto che circa 8 coppie su 10 che si avvicinano al Sacramento del matrimonio convivono da almeno un paio di anni. Essendo poi la zona del Torrino una zona dal costo abitativo molto elevato, è chiaro che le coppie lavorano tutto il giorno per poter pagare il muto alto della loro abitazione. 

 

D. -  Come raggiungete i lontani che vivono nel vostro territorio?

 

R. – Sulla base di quella che è la situazione a Roma, coloro che frequentano a livello di celebrazione eucaristica domenicale sono soltanto il 10 per cento. Tuttavia, abbiamo un’alta frequenza per quanto riguarda i Sacramenti di iniziazione cristiana. Il mezzo o meglio lo strumento più consono per avvicinare i lontani sono le benedizioni pasquali, le visite pasquali che facciamo tutto l’anno. Inoltre, da circa due anni e mezzo, abbiamo anche uno strumento culturale all’interno del quartiere: si tratta del nostro periodico parrocchiale, che si intitola “Lettera pastorale”, col quale cerchiamo, ogni tre mesi, di formare anche i lontani e di avvicinarli a quelli che sono i valori della Chiesa. Cerchiamo, quindi, attraverso la cultura di trovare un punto di incontro non solo con i lontani, ma anche con tutte le istituzioni che operano sul territorio.

 

D. - Come portare in modo incisivo il Vangelo nella società odierna?

 

R. - Penso che il modo migliore sia quello dell’avvicinare la persona. Credo che oggi il più grande merito che debba acquisire una parrocchia sia quello dell’accoglienza verso tutti. Penso soprattutto alla realtà che noi abbiamo della Caritas parrocchiale: pur non esercitando nel nostro territorio una forte azione, poiché non ci sono sacche di povertà, offre comunque la possibilità a tante persone benestanti - perché il nostro quartiere ha una popolazione medio-alta a livello economico - di andare verso gli ultimi, verso le persone che sono in difficoltà e questo può essere certamente un motivo per avvicinare le persone a Cristo attraverso la povertà. Se vogliamo veramente annunciare Cristo a tutti indistintamente, ritengo che bisogna uscire dall’ambito delle parrocchie ed instaurare un dialogo a livello personale, che possa essere un dialogo fruttuoso su quelle che sono le esigenze e i bisogni della gente. Quindi, ascoltare prima per poi dare.

 

D. - Cosa chiederete al Papa?

 

R. – Anzitutto, chiederemo ciò che, penso, ogni comunità farebbe al nostro posto, e dunque di confermarci nella fede. Ma la cosa più importante che gli chiederemo è di darci quegli stimoli e quegli spunti che possano servire alla nostra comunità parrocchiale per continuare nella linea intrapresa. Ricordo che quando, qualche anno fa, andammo in visita da Giovanni Paolo II la cosa che mi colpì di più fu il fatto che Giovanni Paolo II, rivolgendosi alle famiglie della nostra parrocchia, disse: “Voi dovete essere quel seme che può raggiungere tutti coloro che sono scettici, che sono in difficoltà e che non sentono il bisogno di Cristo”. Ecco, darci lo sprone - perché il resto sarà opera dello Spirito Santo – per fare in modo che la nostra comunità parrocchiale possa essere presenza viva e, soprattutto, presenza che accompagna tutti coloro che sono nel nostro territorio parrocchiale.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Servizio vaticano - La preghiera del Papa in Piazza di Spagna in occasione della solennità dell’Immacolata Concezione.

 

Servizio estero - In Iraq ancora strage di civili per il perdurare delle violenze.

 

Servizio culturale - Un articolo di Giovanni Marchi dal titolo “Quando Pirandello rifuggiva il pirandellismo”.

 

Servizio italiano - In evidenza l’articolo dal titolo “Natale nel 2006: sradicare la famiglia è la priorità della politica italiana. Spregevole volantinaggio durante il passaggio del Papa verso Piazza di Spagna”.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

9 dicembre 2006

 

 

FERVE, IN ITALIA, IL DIBATTITO SULLE UNIONI DI FATTO

- Intervista con Marco Tarquinio -

 

Il mondo politico italiano insieme con le realtà associative civili e di ispirazione ecclesiale sono in fibrillazione dopo l’annuncio dell’accordo raggiunto dall’Unione, giovedì scorso, sulle coppie di fatto, la cui posizione non avrà più riflessi nella prossima Finanziaria, ma riguarderà la discussione di un futuro e più complessivo disegno di legge. Su questa decisione, Adriana Masotti ha chiesto un commento a Marco Tarquinio, editorialista del quotidiano “Avvenire”:

 

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R. - E’ una notizia che ha due facce. L’aspetto positivo è che si è deciso di fermare un tentativo che ha lasciato davvero sconcertati e allarmati, vale  a dire utilizzare la Legge finanziaria per stabilire un principio che non è nel nostro ordinamento e che avrebbe prefigurato un’equiparazione piena tra la famiglia costituzionalmente definita e qualunque altra forma di unione su un piano preciso, che è quello della successione ereditaria. Il problema è che il diritto tributario è un diritto pubblico, e nel momento in cui si fosse fatto questo passo improprio, stabilendo una cosa che non c’è nel nostro ordinamento, si sarebbe creato di fatto uno status parafamiliare in una maniera veramente sconcertante e rischiosa. L’altro aspetto negativo o perlomeno preoccupante è quello che anche rispetto al programma dell’Unione nell’ordine del giorno che è stato predisposto al Senato dal governo e dai capigruppo della maggioranza si evoca una disciplina delle unioni di fatto complessive: questo significa, nel concreto, un passo avanti rispetto a quelle che erano le previsioni programmatiche dell’Unione, nelle quali si faceva riferimento a diritti delle persone che partecipano alle unioni di fatto.

 

D. - Quale la differenza tra riconoscimento dei diritti delle persone e quello delle unioni di fatto?

 

R. – Ad esempio, c’è stata una sentenza della Corte costituzionale negli anni scorsi che ha riconosciuto al convivente di un titolare di contratto di locazione il diritto di abitazione della casa, perché il diritto di abitazione di una casa è un diritto della persona in quanto tale. Nel momento in cui ci fossimo trovati davanti alla previsione di un privilegio sul piano della successione ereditaria, avremmo toccato un campo diverso e saremmo entrati in un campo di diritto pubblico - perché il diritto tributario, ribadisco, è un diritto di natura pubblica - e in questa maniera saremmo andati a toccare proprio lo status della convivenza, che nel nostro ordinamento è completamente inesistente. Nel momento in cui si dovesse davvero imboccare una strada attraverso la quale si arriva a disciplinare le unioni in quanto tali, è inutile che si dica che non è così, si paleserebbe l’intenzione di creare una sorta di piccolo matrimonio. Siamo su un crinale estremamente sottile, che rischia di diventare un vero e proprio spartiacque perché su questo si capirà che tipo di proposta culturale, che tipo di progetto c’è anche per la società italiana. Vorrei sottolineare che stiamo cercando di capire quali siano le priorità in questa fase di transizione complicata della nostra società e di assestamento su modelli diversi, e vediamo che la lista delle priorità non parte mai, o parte con uno sguardo distratto, da quella che è la cellula fondamentale della nostra società, che è la famiglia fondata sul matrimonio. La famiglia classica è e resta, secondo tutte le indagini sociologiche e secondo le rilevazioni periodiche dell’Istat, veramente la cellula antidisgregazione che c’è nella nostra società che è sottoposta a tante spinte. Il fatto che non ci si renda conto che andare a svuotare parzialmente di senso, con iniziative che possono rivelarsi anche dirompenti, questo ruolo o incentivare forme diverse meno stabili, meno capaci di garantire durata e solidarietà tra le persone, rischia di essere un investimento a perdere.

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SI E’ SPENTO A ROMA IL MAESTRO ALBERICO VITALINI,

VIOLINISTA E COMPOSITORE, PER QUASI 40 ANNI ALLA RADIO VATICANA

DOVE FU PRIMO RESPONSABILE DEI PROGRAMMI MUSICALI

 

Una triste notizia ha colpito la nostra emittente: quella della scomparsa, avvenuta stamattina a Roma, del Maestro Alberico Vitalini, il cui nome gli ascoltatori della Radio Vaticana ricorderanno per essere stato per ben 37 anni - dal 1950 al 1987 - vero e proprio pioniere e in seguito primo responsabile dei Programmi musicali dell’emittente. E’ dunque con particolare commozione che ricordiamo brevemente la figura e l’opera di un artista di grande caratura, anche umana, passando per le note di alcune sue composizioni ed esecuzioni musicali. Il servizio di Andrea Fasano.

 

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Violinista, direttore e, soprattutto, compositore, oltreché operatore molto attento a tutte le problematiche del “fare musica” attraverso i mezzi di comunicazione di massa, Alberico Vitalini compì i suoi studi musicali a Roma - dove era nato nel 1921 - diplomandosi in violino, composizione e direzione d’orchestra tra il 1940 e il ’45. L’ingresso alla Radio Vaticana, iniziato con la collaborazione sin dal 1948 per la creazione del segnale d’intervallo, gli consentì di abbinare l’attività di compositore e direttore - grandissimo, in particolare, nel lavoro con le orchestre d’archi - con quella di operatore nel campo dell’informazione e della produzione culturale attraverso il mezzo radiofonico, con particolare riguardo alla sua personale ispirazione religiosa che si concretizzò in opere musicali assai significative, tra cui Assisi (1949) e Le Sette parole di Cristo, per baritono e archi (1952). Ebbe una grande attenzione per la produzione di don Lorenzo Perosi del quale, tra l’altro, ricorre in questo 2006 il 50.mo anniversario della scomparsa e per il quale Vitalini diresse numerose partiture. Di alcune di esse, realizzò pure approfondite quanto eccellenti revisioni. In generale, nel suo modo di essere autore ed interprete il rispetto per la tradizione, l’autenticità delle ragioni creative, il magistero tecnico ed il virtuosismo esecutivo seppero sempre fondersi con grande coerenza, incrollabile umiltà ed un tratto di inconfondibile umanità che lo ricorderà sempre a noi tutti che abbiamo – anche grazie al suo incoraggiamento – scelto di “fare musica” attraverso la radio come un modello ed un esempio da non dimenticare.

 

Il suo lascito creativo comprende, inoltre, ulteriori opere importanti tra cui la “Fantasia” per pianoforte e orchestra (1949), “Tiberiade”, per piccola orchestra (1955), l’opera lirica “Davide Re” (1983) e pure la raccolta “Canti in italiano” (per la nuova liturgia in lingua italiana 1965 - 1971). Noi però scegliamo di chiudere questa nota a lui dedicata con un brevissimo estratto dalla registrazione delle sue “Le sette Parole di Cristo”, in cui lo stesso Vitalini dirige l’orchestra d’archi e la voce solista è quella del baritono Giuseppe Forgione, certi che tale ascolto - pur nella forzata brevità - restituisca l’autentica dimensione del suo modo di esprimere la fede attraverso la musica:

 

(brano da “Le sette parole di Cristo”)

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani, 10 dicembre, 2a domenica di Avvento, la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui San Giovanni Battista, percorrendo tutta la regione del Giordano, predica un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com'è scritto nel libro del profeta Isaia:

 

«Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! … Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!».

 

Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita, padre Marko Ivan Rupnik:

 

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In una cornice piena di riferimenti storici, si colloca la discesa della Parola sul più grande dei profeti, Giovanni il Battista. Quest’uomo, asciutto e asceta, uomo del deserto, predica un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Giovanni cerca di scuotere gli uomini affinché ciascuno si impegni per ottenere il perdono dei peccati. La conversione ha una meta precisa: non si tratta semplicemente di aggiustare e correggere qualche cosa della propria vita, non si tratta neanche di un diligente lavoro su se stessi con tutte le proprie forze. La conversione è un movimento che parte dalla solitudine e dall’isolamento, fino all’incontro e all’affidamento. Il segno che distingue una conversione spirituale è l’ultima parola del Vangelo di oggi: “Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio”. La conversione è un’esperienza della Redenzione. La Redenzione è la salvezza di tutto l’uomo e non solo di una sua parte.

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CHIESA E SOCIETA’

9 dicembre 2006

 

 

ROGO A MOSCA IN UN CENTRO DI CURA PER TOSSICODIPENDENTI: MORTE 45 DONNE

 

MOSCA. = Tragedia in Russia: 45 donne sono rimaste uccise in seguito ad un incendio, divampato nella notte a Mosca, in un centro per la riabilitazione di tossicodipendenti. Secondo le prime informazioni, il rogo sarebbe di natura dolosa. Le donne hanno cercato di uscire, ma c’era solo “un’uscita d’emergenza”, hanno riferito fonti governative aggiungendo che le pazienti sono state ostacolate nella fuga dalle sbarre alle finestre. E’ stato anche rivelato che gran parte delle vittime sono morte asfissiate dal fumo, reso tossico da pannelli di plastica collocati nelle stanze. Almeno dieci persone, che sono riuscite a raggiungere il cortile prima dell’arrivo delle fiamme, sono ricoverate in gravi condizioni in ospedale. In Russia, intanto, aumentano le polemiche sui soccorsi. Secondo un portavoce del ministero per le situazioni di emergenza, sono trascorsi solo sei minuti dalla segnalazione dell’incendio all’arrivo dei pompieri. Ma non è ancora chiaro dopo quanto tempo sia stato dato l’allarme. Si tratta di una delle peggiori tragedie provocate da incendi a Mosca. Un episodio simile risale al 1977, quando un rogo in un albergo in pieno centro cittadino è costato la vita a 42 persone. (A.L.)

 

 

“OCCORRE METTERE LA BOLIVIA AL DI SOPRA DEGLI INTERESSI PARTICOLARI”:

E’ QUANTO SCRIVE IL PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE BOLIVIANA,

CARDINALE JULIO TERRAZAS, IN UN RECENTE MESSAGGIO

SULLA SITUAZIONE DEL PAESE

- A cura di Luis Badilla -

 

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LA PAZ. = “Ogni giorno, la paura e l’insicurezza della popolazione aumentano e dunque esiste il rischio che diventino conflitto”, che si trasformino in “divisioni, dolore e morte”. Così si apre la dichiarazione dello scorso 7 dicembre, del presidente della Conferenza Episcopale boliviana, cardinale Julio Terrazas, sulla situazione del Paese. “Dietro questi conflitti – spiega il porporato - ci sono cause storiche e strutturali, aggravate dalla crisi dei valori, che abbiamo tentato di superare con il processo di cambiamento raggiunto tramite accordi politici importanti”, come la creazione dell’Assemblea costituente e le Autonomie delle regioni. Nell’Assemblea costituente, i boliviani hanno visto “una grande opportunità di apertura alla speranza”, al dialogo e alla riconciliazione. “Ma oggi - scrive il cardinale Terrazas - tutto questo è in pericolo”. “L’Assemblea costituente - precisa - deve tornare ad essere lo spazio per l’articolazione di un vero patto sociale, aperto a tutte le organizzazioni politiche del Paese”. “I costituenti – auspica poi il porporato - agiscano sulla base del giudizio ragionevole su ciò che è buono e possibile, superando così posizioni estreme”. “Con lo sguardo del Signore – prosegue il cardinale Terrazas - ho fiducia sul fatto che, come in precedenti situazioni difficili del nostro Paese, il carattere pacifico del popolo boliviano saprà far prevalere la sensatezza e la ragione sull’irragionevolezza e sull’intransigenza”. “Questa speranza – conclude - si consolida di più in questo tempo di Avvento; tempo durante il quale ci prepariamo a celebrare con gioia il Natale, la festa del Salvatore, che ci dona vita, pace e unità”.

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IL DIECI PER CENTO DELLA POPOLAZIONE MONDIALE DISPONE DELL’85 PER CENTO

DELLA RICCHEZZA GLOBALE. E’ UNO DEI DATI DI UNA RECENTE RICERCA CONDOTTA DALL’UNIVERSITÀ DELL’ONU CHE SUGGERISCE DI PUNTARE SU UNA CONVERGENZA

DELLA RICCHEZZA DELLE NAZIONI

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

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HELSINKI. = Lo studio, pubblicato nei giorni scorsi dall’Università dell’ONU, presenta dati allarmanti: le persone più indigenti vivono in condizioni sempre più difficili e non diminuisce il già enorme divario tra ricchi e poveri. Il due per cento della popolazione mondiale - si legge poi nel rapporto - possiede il 50 per cento della ricchezza globale, che comprende l’insieme di proprietà mobiliari e immobiliari, conti correnti e attività finanziarie. La ricchezza mondiale, che nel 2000 era di circa 125 trilioni di dollari, ammonta inoltre a 26 mila dollari pro capite se suddivisa per ogni abitante della terra. Ma la reale distribuzione della ricchezza non è, purtroppo, il risultato di questa ‘equanime’ divisione: il 56 per cento della popolazione mondiale vive, infatti, in condizioni di povertà ed oltre un miliardo di persone dispone di un dollaro al giorno. Altri due miliardi di persone, un po’ più fortunate, vivono con quasi due dollari al giorno. Le disparità sono dunque fortissime: il Giappone ha una media pro capite di 181 mila dollari, gli Stati Uniti di 144 mila, e l’Italia di 98 mila. Gli ultimi due posti di questa classifica sono occupati da Indonesia e India, rispettivamente con 1400 e 1100 dollari pro capite. Rilevando questi numeri, il rapporto sottolinea che la ricchezza tende a distribuirsi in maniera meno equa all’interno dei singoli Paesi che tra Stati. Per una riduzione delle ineguaglianze fra individui – si legge quindi nello studio – bisogna puntare più “su una progressiva convergenza della ricchezza delle nazioni” che su una migliore distribuzione in un singolo Paese.

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IN PAKISTAN LIBERE 2 CRISTIANE, TORTURATE PER MESI DA UN MUSULMANO

CHE VOLEVA FARLE CONVERTIRE ALL’ISLAM. LE DUE DONNE NON HANNO

MAI RINNEGATO LA LORO FEDE

 

ISLAMABAD. = In Pakistan sono state finalmente liberate due donne cristiane, rapite e torturate per 3 mesi da un musulmano e da sua moglie. Lo ha riferito all’Agenzia AsiaNews il direttore dell’organizzazione ‘All Pakistan Minorities Alliance’, Shabhaz Batti, precisando che le due cristiane, una donna di 40 anni e sua figlia di 13, sono state rilasciate anche grazie all’intervento dei giudici di Lahore. L’uomo e la moglie che le hanno rapiteha rivelato Batti - hanno chiesto alle donne di cambiare religione, di convertirsi all’islam. Ma le due cristiane – ha aggiunto – hanno sempre rifiutato di convertirsi e per questo sono state anche torturate. “Il crescente numero di attacchi contro i cristiani e le minoranze è allarmante”, ha poi osservato Batti che ha anche auspicato l’intervento del governo per fermare queste violenze. “I cristiani di tutto il mondo – ha detto infine il presidente di ‘All Pakistan Minorities Alliance’ - possono aiutarci con la preghiera: bisogna chiedere al Signore protezione e giustizia per tutti coloro che soffrono per la propria fede”. (A.L.)

 

 

SECONDO L’ONU, SONO NECESSARI PIÙ DI 450 MILIONI DI DOLLARI PER AIUTARE

 I PALESTINESI NEL 2007. LA SITUAZIONE, SI LEGGE IN UNA NOTA DELLE NAZIONI UNITE, È PEGGIORATA ANCHE A CAUSA DELL’EMBARGO DI STATI UNITI E UNIONE EUROPEA CONTRO IL GOVERNO DI HAMAS

 

NEW YORK. = Le agenzie umanitarie delle Nazioni Unite hanno fissato in 453,6 milioni di dollari l’ammontare di aiuti da destinare ai palestinesi nel 2007. Si tratta della richiesta più alta avanzata dall’ONU per sostenere i palestinesi nella striscia di Gaza e in Cisgiordania. Nel 2006 – riferisce, infatti, l’agenzia missionaria MISNA – la stima fornita era di 384 milioni di dollari. Nella nota delle Nazioni Unite si sottolinea poi che, a causa della grave crisi economica provocata dal deterioramento della situazione e dall’embargo di Stati Uniti e Unione Europea contro il governo di Hamas, “due terzi dei palestinesi vivono in povertà”. “Solo una soluzione politica può davvero migliorare le cose”, ha detto David Shearer, capo dell’ufficio per il coordinamento degli aiuti umanitari nei Territori Palestinesi. Si stima che circa 1,4 milioni di palestinesi vivano nella striscia di Gaza e 2,4 nei territori occupati in Cisgiordania. (A.L.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

9 dicembre 2006

 

 

- A cura di Fausta Speranza -

 

Ancora drammatiche ore di sangue in Iraq, mentre si continua a parlare del rapporto Baker. Il nostro servizio:

 

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Una pioggia di colpi di mortaio si è abbattuta in nottata in una piccola cittadina sciita a sud-ovest  di Baghdad, provocando almeno venti morti e quindici feriti, mentre altre persone hanno perso la vita nell’attentato suicida contro un posto di blocco dell'esercito governativo a Tel Afar, nel nord-ovest dell'Iraq. Ci sono poi due autobomba che hanno provocato almeno 11 morti. Una è esplosa nella città santa sciita di Kerbala, in un mercato vicino al mausoleo dell’imam Abbas,  fratello di Hussein e il figlio di Ali, le  figure più importanti dell'islam sciita. L’altra ha sparso sangue a Mosul. Intanto, il presidente statunitense  Bush ha ribadito, nel suo tradizionale discorso del sabato alla nazione, di essere contrario a qualsiasi ritiro prematuro delle truppe americane dall'Iraq, ed ha aggiunto che a  suo avviso “una vittoria” resta possibile.  Mentre si moltiplicano le indiscrezioni su un imminente cambio di rotta dell'amministrazione statunitense nei confronti  della crisi irachena, Bush si è comunque detto “incoraggiato” dal rapporto redatto dalla cosiddetta Commissione Baker, che esclude una partenza precipitosa delle truppe americane. Per la verità, il gruppo di studio - le cui conclusioni  hanno avuto un'enorme eco internazionale - raccomanda un cambio  radicale di strategia verso il problema “Iraq” e prospetta un  ritiro progressivo statunitense a partire dal 2008. 

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“Per 60 anni è stato proibito discutere dell'Olocausto, ma ora non lo è più”. Lo ha detto  oggi il presidente iraniano, Mahmud Ahmadinejad, citato dalla televisione, a proposito di una conferenza internazionale su questo tema organizzata per lunedì e martedì prossimi a  Teheran, con la partecipazione di storici negazionisti e  revisionisti.

 

L’iniziativa, promossa dal Ministero degli esteri iraniano,  ha suscitato le proteste di diverse cancellerie occidentali. In  una nota diffusa ieri, la Farnesina ha affermato che va respinto  con sdegno ogni tentativo di negare o minimizzare la  portata di tale immane tragedia storica e umana. Gli ambasciatori dei Paesi europei in Iran hanno declinato l’invito del governo a presenziare alla conferenza, che secondo  quanto annunciato dal Ministero degli esteri di Teheran vedrà  la partecipazione di “67 ricercatori da 30 Paesi”, tra i quali  l’Italia.

 

Sono riesplosi stamane violenti combattimenti tra truppe delle forze    islamiche e quelle del  governo nazionale federale di transizione, fortemente  appoggiate con uomini e mezzi dall’esercito etiopico. La  battaglia, come già ieri ed in parte l'altro ieri, si svolge in  un’area non lontana da Baidoa, sede provvisoria delle  istituzioni governative somale. Truppe governative ed etiopiche stanno cercando di  riconquistare la città di Moddoy, 40 km da Baidoa.  Per ora l'esito dei combattimenti – che continuano violenti –  è incerto, come il numero delle vittime.  Ieri,  c’erano stati scontri anche in altre aree. La situazione è tesissima: gli islamici hanno parlato ieri  dell’intenzione di puntare dritto verso Baidoa, ma per gli  osservatori si tratta più che altro di affermazioni propagandistiche. C’è sempre il timore di una guerra che avrebbe  effetti domino in tutto il Corno d'Africa, a cominciare da Etiopia ed Eritrea.             

 

La polizia turca, in  un’operazione condotta a Istanbul, Ankara e Smirne, ha arrestato il presunto capo della cellula turca di Al Qaeda e altri 9 sospetti terroristi. Il presunto capo di al Qaeda, un avvocato di cui non è specificata la nazionalità, avrebbe confessato. La Turchia è stata colpita sanguinosamente dal terrorismo  legato alla rete di Osama bin Laden: nel novembre 2003, una  serie di attentati a Istanbul contro due sinagoghe, il Consolato  britannico e la banca HSBC provocarono una  sessantina di  morti.

 

La dose mortale di polonio 210 fu  servita a Aleksander Litvinenko quasi sicuramente in una tazza di tè che l’ex agente Kgb prese al Pine Bar dell’Hotel  Millennium di Londra. Secondo il quotidiano Daily Mirror, ne sono certi gli  inquirenti britannici, dopo aver scoperto radiazioni  eccezionalmente forti in una tazza esaminata nel bar. Sette addetti del bar hanno mostrato segni di  contaminazione da polonio. Tuttavia, secondo i medici, non  corrono rischi immediati ma solo una possibilità leggermente  accresciuta di contrarre il cancro nel lungo termine.    Al Pine Bar, Litvinenko incontrò l’altro ex agente, Andrei Lugovoi e il suo socio in affari Dimitri Kovtun, anche loro  contaminati dal polonio, secondo informazioni che vengono dalla  Russia.

        

Intanto, la polizia tedesca ha dichiarato di aver scoperto “indizi di contaminazione radioattiva” nell'appartamento di Amburgo dove ha vissuto a lungo l'ex agente del Kgb e attuale uomo di affari russo, Dmitri Kovtun, coinvolto nell'inchiesta per la morte dell'ex spia sovietica, Alexandr Litvinenko. Kovtun si trova attualmente ricoverato in un ospedale a Mosca, per sintomi da avvelenamento per polonio 210.

Un immigrato di nazionalità bulgara, di 40 anni, si è suicidato nel Ctp di Lamezia Terme. A scoprire il corpo sono stati, stamani, gli operatori in servizio all'interno della struttura in cui sono ospitati gli immigrati in attesa di espulsione.   L'uomo, che si e' impiccato con la cintura dei pantaloni al passamano di una scala interna, si trovava nel Cpt da una decina di giorni.  L’immigrato, secondo quanto e' stato riferito, era stato condannato per reati connessi al traffico di droga e rinchiuso nel carcere di Milano. Successivamente, era stato scarcerato per l’indulto e subito dopo gli era stato notificato il provvedimento di espulsione. L'uomo era stato poi trasferito nel centro di Lamezia in attesa del rimpatrio.

 

 

I presidenti di Brasile e Bolivia, Lula da Silva ed Evo Morales, si sono detti convinti, ieri sera a Cochabamba, in occasione dell'inaugurazione del secondo Vertice della Confederazione sudamericana delle nazioni (CSN), che l'integrazione regionale deve essere realizzata per sconfiggere la povertà. Al vertice, che si conclude oggi, partecipano nove presidente sudamericani, con eccezione del colombiano Alvaro Uribe e dell'argentino Kirchner. A margine dell'incontro, il presidente venezuelano, Hugo Chavez, si è riferito alle forti tensioni esistenti in Bolivia fra governo ed opposizione chiedendo al popolo e all'esercito boliviani di difendere la democrazia insieme al presidente Morales. Insistendo sulle prospettive del processo di integrazione sudamericano, Lula ha detto che questo deve avvenire ''con la partecipazione dei movimenti sociali, dei popoli originari e dei lavoratori. Sono questi - ha sottolineato - gli attori che possono assicurare un futuro di speranza per la nostra regione”. Da parte sua, Morales si è detto d'accordo che “solo i movimenti sociali saranno capaci di garantire il processo di unità” e che ''questo processo non lo può fermare nessuno”. Questo risultato non è stato raggiunto nel corso di tutti gli anni passati, ha concluso il capo di Stato boliviano, perchè i movimento sociali sono stati traditi”. Impressionato per le forti pressioni esercitate dall'opposizione di centrodestra sul governo di Morales, Chavez ha detto che “quanto sta succedendo in questo Paese mi ricorda l'opposizione organizzata contro di me nel 2001 e 2002''.

 

I colloqui a sei sulla questione  nucleare della Corea del Nord potrebbero cominciare entro i  prossimi dieci giorni, ha confermato a Washington una fonte del  Dipartimento di Stato. L'accordo non è ancora sicuro ma appare probabile che i  colloqui a sei, che includono le due Coree, la Cina, il Giappone, la Russia e gli Stati Uniti, possano riprendere  continuando a perseguire il traguardo di convincere la Corea del  Nord a rinunciare alle sue ambizioni nucleari. Nel frattempo,  gli Stati Uniti hanno fatto scattare venerdì una serie di sanzioni economiche contro il regime di Pyongyang  in risposta ai test nucleari del 9 ottobre scorso.

 

 

Intanto, in tema di nucleare a scopo civile c’è il progetto relativo all’accordo di cooperazione tra India e Stati Uniti al quale la Camera  dei  rappresentanti degli Stati Uniti ha dato il via libera. L'accordo prevede e regolamenta, in sostanza, la fornitura di  reattori nucleari al grande Paese asiatico per la produzione di  energia. Il progetto, che dovrà essere prossimamente promulgato dal  presidente Bush dopo il voto del Senato, fissa le condizioni per la ratifica definitiva dell'accordo di  cooperazione nucleare a scopo civile con l'India, più di un anno  dopo l'annuncio di avvio del partenariato tra i due Paesi nel  luglio del 2005.

 

 

Da parte sua, il Pakistan annuncia di aver effettuato  “con successo” un nuovo test balistico lanciando un missile a potenziale testata nucleare a corto raggio.  Il nome del missile è “Hatf III Ghaznavi” ed ha una gittata di  290 chilometri.  Si tratta del terzo test effettuato in poche settimane dai militari pachistani. “Il lancio - ha spiegato un comunicato di Islamabad - fa parte di un programma di addestramento strategico e ha  confermato la valenza dei missili Ghaznav”.  Il Pakistan porta avanti questo tipo di test dal 1998, da quando anche l'India sviluppa questo tipo di tecnologia  militare.

 

 

Un nuovo tifone, Utor,  ha  colpito le Filippine centrali da stamani, con venti che soffiano  ad oltre 150 chilometri all'ora e violente piogge. Ieri, il  governo di Manila aveva dovuto precipitosamente cancellare un  incontro di leader asiatici che avrebbe dovuto svolgersi proprio  in un'isola al centro dell'arcipelago. Per le Filippine, è la  seconda emergenza nel giro di una settimana, dopo che un altro  uragano, Durian, aveva colpito la provincia di Albay,sempre a  sud della capitale e provocato, con lo smottamento del Vulcano  Mayon, centinaia di vittime. 

 

 

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