RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 343 - Testo
della trasmissione di sabato 9 dicembre 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Prosegue in Italia la
polemica sulle coppie di fatto: intervista con Marco Tarquinio
Il commento di padre Marko Ivan Rupnik al Vangelo di
domani
CHIESA E SOCIETA’:
Rogo
a Mosca in un centro di cura per tossicodipendenti: morte 45 donne
Secondo
l’ONU, il 10% della popolazione mondiale dispone dell’85% della ricchezza
globale
In Pakistan libere 2 cristiane, torturate
per mesi da un musulmano che voleva convertirle all’islam
Secondo l’ONU, sono necessari più di 450 milioni di dollari
per aiutare i palestinesi nel 2007
Nuove stragi in Iraq
9 dicembre 2006
IL PAPA AI GIURISTI CATTOLICI: LA CHIESA SOSTIENE
UNA "SANA LAICITÀ". MA OGGI – AFFERMA - C'È UN LAICISMO CHE VUOLE
CONFINARE
E TOGLIERE OGNI RILEVANZA POLITICA E CULTURALE
ALLA RELIGIONE
La Chiesa sostiene una “sana laicità” nel rapporto tra
Stato e Chiesa: ma oggi esiste un laicismo che vuole “escludere Dio da ogni
ambito della vita” e negare alla religione “ogni forma di rilevanza politica e
culturale”. E’ quanto, in sintesi, ha affermato oggi il Papa ricevendo in
Vaticano i partecipanti al Convegno nazionale dell’Unione Giuristi Cattolici
Italiani, in corso a Roma.
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Il Papa, sottolineando che oggi ci sono molteplici e a
volte opposte e contraddittorie “maniere di intendere e di vivere la laicità”,
ha illustrato lo sviluppo storico di questo concetto per arrivare a spiegarne
l’autentico significato: la laicità – ha ricordato - è “nata come indicazione
della condizione del semplice fedele cristiano, non appartenente né al clero né
allo stato religioso” ma “durante il Medioevo ha rivestito il significato di
opposizione tra i poteri civili e le gerarchie ecclesiastiche” mentre “nei
tempi moderni ha assunto quello di esclusione della religione e dei suoi
simboli dalla vita pubblica mediante il loro confinamento
nell'ambito del privato e della coscienza individuale. È avvenuto così - ha aggiunto - che
al termine di laicità sia stata attribuita un’accezione ideologica opposta a
quella che aveva all’origine” esprimendosi oggi “nella totale separazione tra
lo Stato e
“In effetti, alla
base di tale concezione c'è una visione a-religiosa della vita, del pensiero e
della morale: una visione, cioè, in cui non c'è posto per Dio, per un Mistero
che trascenda la pura ragione, per una legge morale di valore assoluto, vigente
in ogni tempo e in ogni situazione. Soltanto se ci si rende conto di ciò, sì
può misurare il peso dei problemi sottesi a un termine come laicità, che sembra
essere diventato quasi l’emblema qualificante della
post-modernità, in particolare della moderna democrazia”.
È compito di tutti i credenti – ha detto il Papa -
contribuire ad elaborare un concetto di “sana laicità” che, da una parte, riconosca a Dio, alla sua legge morale e alla Chiesa, “il
posto che ad essi spetta nella vita umana, individuale e sociale, e,
dall'altra, affermi e rispetti la legittima autonomia delle realtà terrene”. Si
tratta - precisa il Pontefice - di un’autonomia “dalla sfera ecclesiastica” e
“non certo dall'ordine morale”:
“Non può essere
pertanto
“Questo – ha proseguito il Papa - comporta inoltre che a
ogni Confessione religiosa (purché non in contrasto con
l'ordine morale e non pericolosa per l'ordine pubblico) sia garantito il
libero esercizio delle attività di culto - spirituali, culturali, educative e
caritative - della comunità dei credenti”.
Per questo – rileva
- “non è certo espressione
di laicità, ma sua degenerazione in laicismo, l'ostilità a ogni forma di
rilevanza politica e culturale della religione; alla presenza, in particolare,
di ogni simbolo religioso nelle istituzioni pubbliche. Come pure non è segno di
sana laicità il rifiuto alla comunità cristiana, e a coloro che legittimamente
la rappresentano, del diritto di pronunziarsi sui problemi morali che oggi
interpellano la coscienza di tutti gli esseri umani, in particolare dei
legislatori e dei giuristi”:
“Non si tratta,
infatti, di indebita ingerenza della Chiesa nell'attività legislativa, propria
ed esclusiva dello Stato, ma dell'affermazione e della difesa dei grandi valori
che danno senso alla vita della persona e ne salvaguardano la dignità. Questi
valori, prima di essere cristiani, sono umani, tali perciò da non lasciare
indifferente e silenziosa
Benedetto XVI esalta “i progressi che l'umanità ha
compiuto” in questo periodo storico ma nello stesso
tempo avverte come da parte di alcuni ci sia oggi “il tentativo di escludere
Dio da ogni ambito della vita, presentandolo come antagonista dell'uomo”:
“Sta a noi cristiani
mostrare che Dio invece è amore e vuole il bene e la felicità di tutti gli
uomini. E’ nostro compito far comprendere che la legge morale da Lui dataci, e
che si manifesta a noi con la voce della coscienza, ha lo scopo, non di
opprimerci, ma di liberarci dal male e di renderci felici. Si tratta di
mostrare che senza Dio l'uomo è perduto e che l'esclusione della religione
dalla vita sociale, in particolare la marginalizzazione
del cristianesimo, mina le basi stesse della convivenza umana. Prima di essere
di ordine sociale e politico, queste basi infatti sono
di ordine morale”.
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ALTRE
UDIENZE E NOMINE
Il Papa ha ricevuto questa mattina un altro gruppo di
presuli della Conferenza Episcopale Italiana - Regione Lazio - in visita "ad Limina". Nel pomeriggio riceverà il cardinale
Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi.
Il Santo Padre ha nominato arcivescovo di Kananga, nella Repubblica Democratica del
Congo, mons. Marcel Madila
Basanguka, finora vescovo titolare di Gigti e ausiliare della medesima arcidiocesi.
BENEDETTO
XVI HA PREGATO IERI L’IMMACOLATA PERCHÈ GLI UOMINI RIPUDINO
OGNI
FORMA DI VIOLENZA E DICANO NO AL MALE. RENDENDO OMAGGIO ALLA MADONNA IN PIAZZA
DI SPAGNA IL PAPA HA ANCHE INVOCATO LA PROTEZIONE DI MARIA
SULL’ITALIA
E L’EUROPA PERCHÉ RISCOPRANO LE LORO RADICI CRISTIANE
Nella sua preghiera rivolta a Maria, ieri pomeriggio a
Roma, in Piazza di Spagna, Benedetto XVI ha chiesto una speciale protezione per
l’Italia e l’Europa. Il Papa ha pregato perché ciascuno sappia trarre dalle
antiche radici cristiane nuova linfa per costruire il presente ed il futuro. Ad
accogliere il Santo Padre, che ha reso omaggio all’Immacolata, c’erano
ventimila persone. Il servizio di Tiziana Campisi.
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(musica)
Ha implorato misericordia per l’umanità Benedetto XVI, ha
pregato Maria per gli indifesi, gli emarginati e le vittime della società di
oggi che troppo spesso sacrifica l’uomo ad altri scopi ed interessi. E perché
il mondo conosca l’amore queste le parole che il Santo Padre ha rivolto
all’Immacolata:
“Mostrati Madre
provvida e misericordiosa per il mondo intero, perché nel rispetto dell’umana
dignità e nel ripudio di ogni forma di violenza e di sfruttamento vengano poste basi salde per la civiltà dell’amore”.
Rendendo omaggio alla Vergine con un cesto di rose il Papa
ha voluto sottolineare quanto il mistero dell’Immacolata Concezione sia fonte di gioia e di speranza per tutti i redenti. “Chi
guarda a Maria – ha detto – non perde la serenità, per quanto dure possano
essere le prove della vita”, quindi ha aggiunto:
“Anche se triste è l’esperienza del peccato, che deturpa la dignità di
figli di Dio, chi a Te ricorre riscopre la bellezza della verità e dell’amore,
e ritrova il cammino che conduce alla casa del Padre”.
Alla Madre di Dio Benedetto XVI ha
chiesto di insegnare ai fedeli a pronunciare il proprio “sì” alla volontà del
Signore, un “sì” senza riserve e senza ombre, poi ha proseguito:
“Dacci il coraggio di dire ‘no’ agli inganni del potere, del denaro, del
piacere; ai guadagni disonesti, alla corruzione e all’ipocrisia, all’egoismo e
alla violenza. ‘No’ al Maligno, principe ingannatore
di questo mondo”.
Il Papa ha spiegato che il “sì” a
Cristo distrugge la potenza del male con l’onnipotenza dell’amore, quindi
chiamando la Madonna “fontana vivace di speranza”, come la definì Dante, a lei
ha domandato:
“Mostrati Madre e vigile custode per l’Italia e per l’Europa, affinché
dalle antiche radici cristiane sappiano i popoli trarre nuova linfa per
costruire il loro presente e il loro futuro”.
Al termine della sua preghiera,
dopo aver salutato affettuosamente alcuni pazienti dell’ospedale pediatrico Bambin Gesù, il Papa ha raggiunto la basilica di Santa
Maria Maggiore dove ha sostato dinanzi all’icona della “Salus
populi romani”.
(musica)
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BENEDETTO
XVI INAUGURERA’ DOMANI CON UNA SANTA MESSA
LA
NUOVA CHIESA PARROCCHIALE ROMANA DI SANTA MARIA STELLA DELL’EVANGELIZZAZIONE
-
Intervista con il parroco, don Francesco De Franco -
Sarà
Benedetto XVI, domattina alle 9, a dedicare al nome di Santa Maria Stella
dell’Evangelizzazione la nuova parrocchia romana sorta nel quartiere Torrino, nel settore sud della capitale. Il Papa presiederà
la Santa Messa alla presenza del cardinale vicario Camillo Ruini,
dei vescovi Paolino Schiavon ed Ernesto Mandara, rispettivamente ausiliare di Roma per il Settore
sud e direttore dell’Ufficio diocesano per l’edilizia del culto. La nuova
chiesa, informa il Vicariato di Roma, è la terza ad essere inaugurata nel 2006,
e altri quattro complessi parrocchiali sono in costruzione. La cerimonia di
dedicazione di domani sarà trasmessa in radiocronaca diretta dalla nostra
emittente a partire dalle 8.50, con commento in italiano per la zona di Roma
sulla modulazione di frequenza di 105 MHz
e l’onda media di 585 kHz. Giovanni Peduto ha chiesto
al parroco, don Francesco De Franco, in che modo la parrocchia si sia preparata ad accogliere Benedetto XVI:
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R. - Attendiamo il Papa con grande entusiasmo e
soprattutto con un grande ringraziamento al Signore per il dono che ci ha
fatto: già di per sé una nuova chiesa e un nuovo complesso parrocchiale sono un
grandissimo dono del Signore - la parrocchia lo attendeva da circa 13 anni – ma
che poi, a farne la consacrazione, sia proprio il nostro vescovo, questo rappresenta per noi un dono ancor più grande da parte del
Signore. Nell’attesa, abbiamo cercato di porci in sintonia con lo spirito
biblico, ciò che per intenderci fecero al tempo di Salomone, quando costruirono
il tempio e si prepararono con una settimana di preghiera e di ringraziamento a
Dio.
D. - Qual
è la situazione ecclesiale della vostra parrocchia?
R. - La nostra parrocchia è stata eretta nel 1989. La
vigilia di Natale del 1993, il primo parroco don Stefano Alberici
vi celebrò la Santa Messa. Si tratta, quindi, di una parrocchia molto giovane,
caratterizzata da famiglie molto giovani, che hanno prevalentemente intorno ai
40-45 anni di età, con almeno due figli. Sono circa 14 mila abitanti e come
tutte le comunità giovani si tratta di una comunità che si sta strutturando.
D. -
Quali sono le principali difficoltà?
R. - Se da un lato è vero che questa è la zona di Roma
nella quale vi sono più nascite - celebriamo in media 100-110 Battesimi all’anno - è pur vero che essendoci molte persone giovani,
ci sono anche delle difficoltà legate prevalentemente alle crisi matrimoniali.
Un altro dato di rilievo è il fatto che circa 8 coppie su 10 che si avvicinano
al Sacramento del matrimonio convivono da almeno un paio di anni. Essendo poi
la zona del Torrino una zona dal costo abitativo
molto elevato, è chiaro che le coppie lavorano tutto il giorno per poter pagare
il muto alto della loro abitazione.
D. - Come raggiungete i
lontani che vivono nel vostro territorio?
R. – Sulla base di quella che è la situazione a Roma,
coloro che frequentano a livello di celebrazione eucaristica domenicale sono
soltanto il 10 per cento. Tuttavia, abbiamo un’alta frequenza per quanto
riguarda i Sacramenti di iniziazione cristiana. Il mezzo o meglio lo strumento
più consono per avvicinare i lontani sono le benedizioni pasquali, le visite
pasquali che facciamo tutto l’anno. Inoltre, da circa due anni e mezzo, abbiamo
anche uno strumento culturale all’interno del quartiere: si tratta del nostro
periodico parrocchiale, che si intitola “Lettera pastorale”, col quale
cerchiamo, ogni tre mesi, di formare anche i lontani e di avvicinarli a quelli
che sono i valori della Chiesa. Cerchiamo, quindi, attraverso la cultura di
trovare un punto di incontro non solo con i lontani, ma anche con tutte le
istituzioni che operano sul territorio.
D. - Come
portare in modo incisivo il Vangelo nella società odierna?
R. - Penso che il modo migliore sia quello dell’avvicinare
la persona. Credo che oggi il più grande merito che debba
acquisire una parrocchia sia quello dell’accoglienza verso tutti. Penso
soprattutto alla realtà che noi abbiamo della Caritas parrocchiale: pur non
esercitando nel nostro territorio una forte azione, poiché non ci sono sacche
di povertà, offre comunque la possibilità a tante persone benestanti - perché
il nostro quartiere ha una popolazione medio-alta a
livello economico - di andare verso gli ultimi, verso le persone che sono in
difficoltà e questo può essere certamente un motivo per avvicinare le persone a
Cristo attraverso la povertà. Se vogliamo veramente annunciare Cristo a tutti
indistintamente, ritengo che bisogna uscire dall’ambito delle parrocchie ed
instaurare un dialogo a livello personale, che possa essere un dialogo
fruttuoso su quelle che sono le esigenze e i bisogni della gente. Quindi, ascoltare
prima per poi dare.
D. - Cosa
chiederete al Papa?
R. – Anzitutto, chiederemo ciò che, penso, ogni comunità
farebbe al nostro posto, e dunque di confermarci nella fede. Ma la cosa più
importante che gli chiederemo è di darci quegli stimoli
e quegli spunti che possano servire alla nostra comunità parrocchiale per
continuare nella linea intrapresa. Ricordo che quando, qualche anno fa, andammo
in visita da Giovanni Paolo II la cosa che mi colpì di più fu il fatto che
Giovanni Paolo II, rivolgendosi alle famiglie della nostra parrocchia, disse:
“Voi dovete essere quel seme che può raggiungere tutti coloro che sono
scettici, che sono in difficoltà e che non sentono il bisogno di Cristo”. Ecco,
darci lo sprone - perché il resto sarà opera dello Spirito Santo – per fare in
modo che la nostra comunità parrocchiale possa essere presenza viva e,
soprattutto, presenza che accompagna tutti coloro che sono nel nostro
territorio parrocchiale.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio vaticano - La preghiera del Papa in Piazza di
Spagna in occasione della solennità dell’Immacolata Concezione.
Servizio estero - In Iraq ancora strage di civili per il
perdurare delle violenze.
Servizio culturale - Un articolo di Giovanni Marchi dal titolo “Quando Pirandello
rifuggiva il pirandellismo”.
Servizio italiano - In evidenza l’articolo dal titolo
“Natale nel 2006: sradicare la famiglia è la priorità della politica italiana.
Spregevole volantinaggio durante il passaggio del Papa verso Piazza di Spagna”.
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9 dicembre 2006
FERVE, IN ITALIA, IL DIBATTITO SULLE UNIONI DI
FATTO
-
Intervista con Marco Tarquinio -
Il mondo politico italiano insieme con le realtà
associative civili e di ispirazione ecclesiale sono in fibrillazione dopo
l’annuncio dell’accordo raggiunto dall’Unione, giovedì scorso, sulle coppie di
fatto, la cui posizione non avrà più riflessi nella
prossima Finanziaria, ma riguarderà la discussione di un futuro e più
complessivo disegno di legge. Su questa decisione, Adriana Masotti ha
chiesto un commento a Marco Tarquinio, editorialista del quotidiano “Avvenire”:
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R. - E’ una notizia che ha due facce. L’aspetto positivo è
che si è deciso di fermare un tentativo che ha lasciato davvero sconcertati e
allarmati, vale a
dire utilizzare la Legge finanziaria per stabilire un principio che non è nel
nostro ordinamento e che avrebbe prefigurato un’equiparazione piena tra la
famiglia costituzionalmente definita e qualunque altra forma di unione su un
piano preciso, che è quello della successione ereditaria. Il problema è che il
diritto tributario è un diritto pubblico, e nel momento in cui si fosse fatto
questo passo improprio, stabilendo una cosa che non c’è nel nostro ordinamento,
si sarebbe creato di fatto uno status parafamiliare in una maniera veramente sconcertante e
rischiosa. L’altro aspetto negativo o perlomeno preoccupante è quello che anche
rispetto al programma dell’Unione nell’ordine del giorno che è stato
predisposto al Senato dal governo e dai capigruppo della maggioranza si evoca
una disciplina delle unioni di fatto complessive: questo significa, nel
concreto, un passo avanti rispetto a quelle che erano le previsioni
programmatiche dell’Unione, nelle quali si faceva riferimento a diritti delle
persone che partecipano alle unioni di fatto.
D. - Quale la differenza tra riconoscimento dei diritti
delle persone e quello delle unioni di fatto?
R. – Ad esempio, c’è stata una sentenza della Corte
costituzionale negli anni scorsi che ha riconosciuto al convivente di un
titolare di contratto di locazione il diritto di abitazione della casa, perché
il diritto di abitazione di una casa è un diritto della persona in quanto tale.
Nel momento in cui ci fossimo trovati davanti alla previsione di un privilegio
sul piano della successione ereditaria, avremmo toccato un campo diverso e
saremmo entrati in un campo di diritto pubblico - perché il diritto tributario,
ribadisco, è un diritto di natura pubblica - e in questa maniera saremmo andati
a toccare proprio lo status della
convivenza, che nel nostro ordinamento è completamente inesistente. Nel momento
in cui si dovesse davvero imboccare una strada attraverso la quale si arriva a
disciplinare le unioni in quanto tali, è inutile che si dica che non è così, si
paleserebbe l’intenzione di creare una sorta di piccolo matrimonio. Siamo su un
crinale estremamente sottile, che rischia di diventare un vero e proprio
spartiacque perché su questo si capirà che tipo di proposta culturale, che tipo
di progetto c’è anche per la società italiana. Vorrei sottolineare che stiamo
cercando di capire quali siano le priorità in questa fase di transizione
complicata della nostra società e di assestamento su modelli diversi, e vediamo
che la lista delle priorità non parte mai, o parte con uno sguardo distratto,
da quella che è la cellula fondamentale della nostra società, che è la famiglia
fondata sul matrimonio. La famiglia classica è e resta, secondo
tutte le indagini sociologiche e secondo le rilevazioni periodiche dell’Istat, veramente la cellula antidisgregazione che c’è nella
nostra società che è sottoposta a tante spinte. Il fatto che non ci si renda
conto che andare a svuotare parzialmente di senso, con iniziative che possono
rivelarsi anche dirompenti, questo ruolo o incentivare
forme diverse meno stabili, meno capaci di garantire durata e solidarietà tra
le persone, rischia di essere un investimento a perdere.
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SI E’ SPENTO A ROMA IL MAESTRO ALBERICO VITALINI,
VIOLINISTA
E COMPOSITORE, PER QUASI 40 ANNI ALLA RADIO VATICANA
DOVE
FU PRIMO RESPONSABILE DEI PROGRAMMI MUSICALI
Una triste notizia ha colpito la nostra emittente: quella
della scomparsa, avvenuta stamattina a Roma, del Maestro Alberico Vitalini, il cui nome gli
ascoltatori della Radio Vaticana ricorderanno per essere stato per ben 37 anni -
dal 1950 al 1987 - vero e proprio pioniere e in seguito primo responsabile dei
Programmi musicali dell’emittente. E’ dunque con particolare commozione che
ricordiamo brevemente la figura e l’opera di un artista di grande caratura,
anche umana, passando per le note di alcune sue composizioni ed esecuzioni
musicali. Il servizio di Andrea Fasano.
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Violinista, direttore e, soprattutto, compositore, oltreché operatore molto attento a tutte le problematiche
del “fare musica” attraverso i mezzi di comunicazione di massa, Alberico Vitalini compì i suoi studi musicali a Roma - dove era nato
nel 1921 - diplomandosi in violino, composizione e direzione d’orchestra tra il
1940 e il ’45. L’ingresso alla Radio Vaticana, iniziato con la collaborazione
sin dal 1948 per la creazione del segnale d’intervallo, gli consentì di
abbinare l’attività di compositore e direttore - grandissimo, in particolare,
nel lavoro con le orchestre d’archi - con quella di operatore nel campo
dell’informazione e della produzione culturale attraverso il mezzo radiofonico,
con particolare riguardo alla sua personale ispirazione religiosa che si
concretizzò in opere musicali assai significative, tra cui Assisi (1949) e Le Sette
parole di Cristo, per baritono e archi (1952). Ebbe una grande attenzione
per la produzione di don Lorenzo Perosi del quale,
tra l’altro, ricorre in questo 2006 il 50.mo anniversario della scomparsa e
per il quale Vitalini diresse numerose partiture. Di
alcune di esse, realizzò pure approfondite quanto
eccellenti revisioni. In generale, nel suo modo di essere autore ed interprete
il rispetto per la tradizione, l’autenticità delle ragioni creative, il
magistero tecnico ed il virtuosismo esecutivo seppero sempre fondersi con
grande coerenza, incrollabile umiltà ed un tratto di inconfondibile umanità che
lo ricorderà sempre a noi tutti che abbiamo – anche grazie al suo
incoraggiamento – scelto di “fare musica” attraverso la radio come un modello
ed un esempio da non dimenticare.
Il suo lascito creativo comprende, inoltre, ulteriori
opere importanti tra cui la “Fantasia” per pianoforte e orchestra (1949),
“Tiberiade”, per piccola orchestra (1955), l’opera lirica “Davide Re” (1983) e
pure la raccolta “Canti in italiano” (per la nuova liturgia in lingua italiana
1965 - 1971). Noi però scegliamo di chiudere questa nota a lui dedicata con un
brevissimo estratto dalla registrazione delle sue “Le sette Parole di Cristo”,
in cui lo stesso Vitalini dirige l’orchestra d’archi
e la voce solista è quella del baritono Giuseppe Forgione,
certi che tale ascolto - pur nella forzata brevità - restituisca l’autentica
dimensione del suo modo di esprimere la fede attraverso la musica:
(brano da “Le sette parole di Cristo”)
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Domani, 10 dicembre, 2a domenica di Avvento,
«Voce di uno che
grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! …
Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!».
Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del
teologo gesuita, padre Marko Ivan Rupnik:
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In una cornice piena di riferimenti storici, si colloca la
discesa della Parola sul più grande dei profeti, Giovanni il Battista.
Quest’uomo, asciutto e asceta, uomo del deserto, predica un battesimo di
conversione per il perdono dei peccati. Giovanni cerca di scuotere gli uomini
affinché ciascuno si impegni per ottenere il perdono dei peccati. La
conversione ha una meta precisa: non si tratta semplicemente di aggiustare e
correggere qualche cosa della propria vita, non si tratta neanche di un
diligente lavoro su se stessi con tutte le proprie forze. La conversione è un
movimento che parte dalla solitudine e dall’isolamento, fino all’incontro e
all’affidamento. Il segno che distingue una conversione spirituale è l’ultima
parola del Vangelo di oggi: “Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio”. La
conversione è un’esperienza della Redenzione. La Redenzione è la salvezza di
tutto l’uomo e non solo di una sua parte.
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9 dicembre 2006
ROGO A
MOSCA IN UN CENTRO DI CURA PER TOSSICODIPENDENTI: MORTE 45 DONNE
MOSCA. = Tragedia in Russia: 45 donne sono
rimaste uccise in seguito ad un incendio, divampato nella notte a Mosca, in un
centro per la riabilitazione di tossicodipendenti. Secondo le prime informazioni, il rogo sarebbe di natura dolosa.
Le donne hanno cercato di uscire, ma c’era solo “un’uscita d’emergenza”, hanno
riferito fonti governative aggiungendo che le pazienti sono state ostacolate
nella fuga dalle sbarre alle finestre. E’ stato anche rivelato che gran parte delle vittime
sono morte asfissiate dal fumo, reso tossico da pannelli di plastica collocati
nelle stanze. Almeno dieci persone, che sono riuscite a raggiungere il cortile prima dell’arrivo delle fiamme, sono ricoverate
in gravi condizioni in ospedale. In Russia, intanto, aumentano le polemiche sui
soccorsi. Secondo un portavoce del ministero per le situazioni di emergenza,
sono trascorsi solo sei minuti dalla segnalazione dell’incendio all’arrivo dei
pompieri. Ma non è ancora chiaro dopo quanto tempo sia stato
dato l’allarme. Si tratta di una delle peggiori tragedie provocate da incendi a
Mosca. Un episodio simile risale al 1977, quando un rogo in un albergo in pieno
centro cittadino è costato la vita a 42 persone. (A.L.)
“OCCORRE METTERE LA BOLIVIA AL DI SOPRA DEGLI
INTERESSI PARTICOLARI”:
E’ QUANTO SCRIVE IL PRESIDENTE DELLA CONFERENZA
EPISCOPALE BOLIVIANA,
CARDINALE JULIO TERRAZAS, IN UN RECENTE MESSAGGIO
SULLA SITUAZIONE DEL PAESE
- A cura di Luis Badilla -
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LA PAZ. = “Ogni giorno, la paura
e l’insicurezza della popolazione aumentano e dunque esiste il rischio che
diventino conflitto”, che si trasformino in “divisioni, dolore e morte”. Così
si apre la dichiarazione dello scorso 7 dicembre, del presidente della
Conferenza Episcopale boliviana, cardinale Julio Terrazas, sulla situazione del Paese. “Dietro questi
conflitti – spiega il porporato - ci sono cause storiche e strutturali,
aggravate dalla crisi dei valori, che abbiamo tentato di superare con il
processo di cambiamento raggiunto tramite accordi politici importanti”, come la
creazione dell’Assemblea costituente e le Autonomie delle regioni.
Nell’Assemblea costituente, i boliviani hanno visto “una grande opportunità di
apertura alla speranza”, al dialogo e alla riconciliazione. “Ma oggi - scrive
il cardinale Terrazas - tutto questo è in pericolo”.
“L’Assemblea costituente - precisa - deve tornare ad essere lo spazio per
l’articolazione di un vero patto sociale, aperto a tutte le organizzazioni
politiche del Paese”. “I costituenti – auspica poi il porporato - agiscano
sulla base del giudizio ragionevole su ciò che è buono e possibile, superando
così posizioni estreme”. “Con lo sguardo del Signore – prosegue il cardinale Terrazas - ho fiducia sul fatto che, come in precedenti
situazioni difficili del nostro Paese, il carattere pacifico del popolo
boliviano saprà far prevalere la sensatezza e la ragione sull’irragionevolezza
e sull’intransigenza”. “Questa speranza – conclude - si consolida di più in
questo tempo di Avvento; tempo durante il quale ci prepariamo a celebrare con
gioia il Natale, la festa del Salvatore, che ci dona vita, pace e unità”.
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IL
DIECI PER CENTO DELLA POPOLAZIONE MONDIALE DISPONE DELL’85 PER CENTO
DELLA
RICCHEZZA GLOBALE. E’ UNO DEI DATI DI UNA RECENTE RICERCA CONDOTTA
DALL’UNIVERSITÀ DELL’ONU CHE SUGGERISCE DI PUNTARE SU UNA CONVERGENZA
DELLA
RICCHEZZA DELLE NAZIONI
- A
cura di Amedeo Lomonaco -
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HELSINKI. = Lo studio, pubblicato nei giorni scorsi
dall’Università dell’ONU, presenta dati allarmanti: le persone più indigenti
vivono in condizioni sempre più difficili e non diminuisce il già enorme
divario tra ricchi e poveri. Il due per cento della popolazione mondiale - si
legge poi nel rapporto - possiede il 50 per cento della ricchezza globale, che
comprende l’insieme di proprietà mobiliari e immobiliari, conti correnti e
attività finanziarie. La ricchezza mondiale, che nel 2000 era di circa 125
trilioni di dollari, ammonta inoltre a 26 mila dollari pro capite se suddivisa
per ogni abitante della terra. Ma la reale distribuzione della ricchezza non è,
purtroppo, il risultato di questa ‘equanime’ divisione: il 56 per cento della
popolazione mondiale vive, infatti, in condizioni di povertà ed oltre un
miliardo di persone dispone di un dollaro al giorno.
Altri due miliardi di persone, un po’ più fortunate, vivono con quasi due
dollari al giorno. Le disparità sono dunque fortissime:
il Giappone ha una media pro capite di 181 mila dollari, gli Stati Uniti di 144
mila, e l’Italia di 98 mila. Gli ultimi due posti di questa classifica sono
occupati da Indonesia e India, rispettivamente con 1400 e 1100 dollari pro
capite. Rilevando questi numeri, il rapporto sottolinea che la ricchezza tende
a distribuirsi in maniera meno equa all’interno dei singoli Paesi che tra Stati.
Per una riduzione delle ineguaglianze fra individui – si legge quindi nello
studio – bisogna puntare più “su una progressiva convergenza della ricchezza
delle nazioni” che su una migliore distribuzione in un singolo Paese.
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IN PAKISTAN LIBERE 2 CRISTIANE, TORTURATE PER MESI DA UN MUSULMANO
CHE VOLEVA FARLE CONVERTIRE ALL’ISLAM. LE DUE DONNE NON HANNO
MAI RINNEGATO LA LORO FEDE
ISLAMABAD.
= In Pakistan sono state finalmente liberate due donne cristiane, rapite e
torturate per 3 mesi da un musulmano e da sua moglie. Lo ha riferito
all’Agenzia AsiaNews il direttore
dell’organizzazione ‘All Pakistan Minorities Alliance’,
Shabhaz Batti, precisando che le due cristiane, una donna di 40 anni e sua figlia di
13, sono state rilasciate anche grazie all’intervento dei giudici di Lahore. L’uomo e la moglie che le hanno rapite – ha rivelato Batti - hanno chiesto alle donne di cambiare
religione, di convertirsi all’islam. Ma le due cristiane – ha aggiunto – hanno
sempre rifiutato di convertirsi e per questo sono state anche torturate. “Il
crescente numero di attacchi contro i cristiani e le minoranze è allarmante”,
ha poi osservato Batti che ha anche auspicato l’intervento del governo per
fermare queste violenze. “I cristiani di tutto il mondo – ha detto infine il
presidente di ‘All Pakistan Minorities Alliance’ - possono
aiutarci con la preghiera: bisogna chiedere al Signore protezione e giustizia
per tutti coloro che soffrono per la propria fede”. (A.L.)
SECONDO L’ONU, SONO NECESSARI PIÙ DI 450 MILIONI DI DOLLARI PER AIUTARE
I PALESTINESI NEL 2007. LA
SITUAZIONE, SI LEGGE IN UNA NOTA DELLE NAZIONI UNITE, È PEGGIORATA ANCHE A
CAUSA DELL’EMBARGO DI STATI UNITI E UNIONE EUROPEA CONTRO IL GOVERNO DI HAMAS
NEW YORK. = Le agenzie umanitarie delle
Nazioni Unite hanno fissato in 453,6 milioni di dollari l’ammontare di aiuti da
destinare ai palestinesi nel 2007. Si tratta della richiesta più alta avanzata
dall’ONU per sostenere i palestinesi nella striscia di Gaza e in Cisgiordania.
Nel 2006 – riferisce, infatti, l’agenzia missionaria MISNA – la stima fornita
era di 384 milioni di dollari. Nella nota delle Nazioni Unite si sottolinea poi
che, a causa della grave crisi economica provocata dal deterioramento della
situazione e dall’embargo di Stati Uniti e Unione Europea contro il governo di Hamas, “due terzi dei palestinesi vivono in povertà”. “Solo
una soluzione politica può davvero migliorare le cose”, ha detto David Shearer, capo dell’ufficio per il coordinamento degli aiuti
umanitari nei Territori Palestinesi. Si stima che circa 1,4 milioni di
palestinesi vivano nella striscia di Gaza e 2,4 nei territori occupati in
Cisgiordania. (A.L.)
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9 dicembre 2006
- A cura di Fausta Speranza -
Ancora drammatiche ore di sangue in Iraq, mentre si
continua a parlare del rapporto Baker. Il nostro
servizio:
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Una pioggia di colpi di mortaio si è abbattuta in nottata in una piccola cittadina sciita a sud-ovest di Baghdad, provocando almeno venti morti e
quindici feriti, mentre altre persone hanno perso la vita nell’attentato
suicida contro un posto di blocco dell'esercito governativo a Tel Afar, nel nord-ovest dell'Iraq. Ci sono poi due autobomba
che hanno provocato almeno 11 morti. Una è esplosa nella città santa sciita di Kerbala, in un mercato vicino al mausoleo dell’imam Abbas, fratello di Hussein e il figlio di
Ali, le figure più importanti dell'islam
sciita. L’altra ha sparso sangue a Mosul. Intanto, il
presidente statunitense
Bush ha ribadito, nel suo tradizionale
discorso del sabato alla nazione, di essere contrario a qualsiasi ritiro
prematuro delle truppe americane dall'Iraq, ed ha aggiunto che a suo avviso “una vittoria” resta
possibile. Mentre si moltiplicano le
indiscrezioni su un imminente cambio di rotta dell'amministrazione statunitense
nei confronti della
crisi irachena, Bush si è comunque detto
“incoraggiato” dal rapporto redatto dalla cosiddetta Commissione Baker, che esclude una partenza precipitosa delle truppe
americane. Per la verità, il gruppo di studio - le cui conclusioni hanno avuto
un'enorme eco internazionale - raccomanda un cambio radicale di strategia verso il problema
“Iraq” e prospetta un ritiro progressivo
statunitense a partire dal 2008.
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“Per 60 anni è stato proibito discutere dell'Olocausto, ma ora non lo è più”. Lo ha detto oggi il presidente
iraniano, Mahmud Ahmadinejad, citato dalla
televisione, a proposito di una conferenza internazionale su questo tema
organizzata per lunedì e martedì prossimi a
Teheran, con la partecipazione di storici negazionisti e
revisionisti.
L’iniziativa, promossa dal Ministero degli
esteri iraniano, ha suscitato le
proteste di diverse cancellerie occidentali. In una nota diffusa ieri, la Farnesina ha affermato che va respinto con sdegno ogni tentativo di negare o
minimizzare la portata di tale immane
tragedia storica e umana. Gli ambasciatori dei Paesi europei in Iran hanno
declinato l’invito del governo a presenziare alla conferenza, che secondo quanto annunciato
dal Ministero degli esteri di Teheran vedrà la partecipazione di “67 ricercatori da 30
Paesi”, tra i quali l’Italia.
Sono riesplosi stamane violenti combattimenti tra truppe delle forze islamiche e quelle
del governo nazionale federale di
transizione, fortemente appoggiate con
uomini e mezzi dall’esercito etiopico. La battaglia, come già ieri ed in parte
l'altro ieri, si svolge in un’area non
lontana da Baidoa, sede provvisoria delle istituzioni governative somale. Truppe
governative ed etiopiche stanno cercando di riconquistare la città di Moddoy, 40 km da Baidoa. Per ora l'esito dei combattimenti – che
continuano violenti – è
incerto, come il numero delle vittime.
Ieri, c’erano
stati scontri anche in altre aree. La situazione è tesissima: gli islamici
hanno parlato ieri dell’intenzione
di puntare dritto verso Baidoa, ma per gli osservatori si tratta più che altro di
affermazioni propagandistiche. C’è sempre il timore di una guerra che avrebbe effetti domino in
tutto il Corno d'Africa, a cominciare da Etiopia ed Eritrea.
La polizia turca, in un’operazione condotta a Istanbul,
Ankara e Smirne, ha arrestato il presunto capo della cellula turca di Al Qaeda
e altri 9 sospetti terroristi. Il presunto capo di al
Qaeda, un avvocato di cui non è specificata la nazionalità, avrebbe confessato.
La Turchia è stata colpita sanguinosamente dal terrorismo legato alla rete di Osama bin Laden:
nel novembre 2003, una serie di
attentati a Istanbul contro due sinagoghe, il Consolato britannico e la banca HSBC provocarono
una sessantina di morti.
La dose mortale di polonio 210 fu servita a Aleksander
Litvinenko quasi sicuramente in una tazza di tè che
l’ex agente Kgb prese al Pine Bar dell’Hotel Millennium di
Londra. Secondo il quotidiano Daily Mirror, ne sono certi gli inquirenti britannici, dopo aver
scoperto radiazioni eccezionalmente
forti in una tazza esaminata nel bar. Sette addetti del bar hanno mostrato
segni di contaminazione da polonio.
Tuttavia, secondo i medici, non corrono rischi immediati ma solo una
possibilità leggermente accresciuta di
contrarre il cancro nel lungo termine.
Al Pine Bar, Litvinenko
incontrò l’altro ex agente, Andrei Lugovoi e il suo
socio in affari Dimitri Kovtun, anche loro contaminati dal polonio, secondo informazioni
che vengono dalla Russia.
Intanto, la polizia tedesca ha dichiarato di aver scoperto
“indizi di contaminazione radioattiva” nell'appartamento di Amburgo dove ha
vissuto a lungo l'ex agente del Kgb
e attuale uomo di affari russo, Dmitri Kovtun, coinvolto nell'inchiesta per la morte dell'ex spia
sovietica, Alexandr Litvinenko.
Kovtun si trova attualmente ricoverato in un ospedale
a Mosca, per sintomi da avvelenamento per polonio 210.
Un immigrato di nazionalità bulgara, di 40 anni, si è suicidato nel Ctp di Lamezia Terme. A scoprire il corpo sono stati, stamani, gli
operatori in servizio all'interno della struttura in cui sono ospitati gli
immigrati in attesa di espulsione. L'uomo, che si e' impiccato con la cintura
dei pantaloni al passamano di una scala interna, si trovava nel Cpt da una decina di giorni. L’immigrato, secondo quanto e' stato
riferito, era stato condannato per reati connessi al traffico di droga e
rinchiuso nel carcere di Milano. Successivamente, era stato scarcerato per
l’indulto e subito dopo gli era stato notificato il
provvedimento di espulsione. L'uomo era stato poi trasferito nel centro di Lamezia in attesa del rimpatrio.
I presidenti di Brasile e Bolivia, Lula
da Silva ed Evo Morales, si sono detti convinti, ieri
sera a Cochabamba, in occasione dell'inaugurazione
del secondo Vertice della Confederazione sudamericana delle nazioni (CSN), che
l'integrazione regionale deve essere realizzata per sconfiggere la povertà. Al
vertice, che si conclude oggi, partecipano nove presidente sudamericani,
con eccezione del colombiano Alvaro Uribe e
dell'argentino Kirchner. A margine dell'incontro, il
presidente venezuelano, Hugo Chavez,
si è riferito alle forti tensioni esistenti in Bolivia fra governo ed
opposizione chiedendo al popolo e all'esercito boliviani di difendere la
democrazia insieme al presidente Morales. Insistendo
sulle prospettive del processo di integrazione sudamericano, Lula ha detto che questo deve avvenire ''con la
partecipazione dei movimenti sociali, dei popoli originari e dei lavoratori. Sono
questi - ha sottolineato - gli attori che possono assicurare un futuro di speranza
per la nostra regione”. Da parte sua, Morales si è
detto d'accordo che “solo i movimenti sociali saranno capaci di garantire il
processo di unità” e che ''questo processo non lo può fermare nessuno”. Questo
risultato non è stato raggiunto nel corso di tutti gli anni passati, ha
concluso il capo di Stato boliviano, perchè i movimento
sociali sono stati traditi”. Impressionato per le forti pressioni esercitate
dall'opposizione di centrodestra sul governo di Morales,
Chavez ha detto che “quanto sta succedendo in questo
Paese mi ricorda l'opposizione organizzata contro di me nel 2001 e 2002''.
I colloqui a sei sulla questione nucleare della Corea del Nord potrebbero
cominciare entro i prossimi dieci
giorni, ha confermato a Washington una fonte del Dipartimento di Stato. L'accordo non è ancora
sicuro ma appare probabile che i colloqui a sei, che includono le due Coree,
la Cina, il Giappone, la Russia e gli Stati Uniti, possano riprendere continuando a perseguire il traguardo di
convincere la Corea del Nord a rinunciare
alle sue ambizioni nucleari. Nel frattempo, gli Stati Uniti hanno fatto scattare
venerdì una serie di sanzioni economiche contro il regime di Pyongyang in
risposta ai test nucleari del 9 ottobre scorso.
Intanto, in tema di nucleare a scopo civile c’è il
progetto relativo all’accordo di cooperazione tra India e Stati Uniti al quale
la Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti ha dato il
via libera. L'accordo prevede e regolamenta, in sostanza, la fornitura di reattori nucleari al
grande Paese asiatico per la produzione di
energia. Il progetto, che dovrà essere prossimamente promulgato dal presidente Bush dopo il voto del Senato, fissa le condizioni per la
ratifica definitiva dell'accordo di
cooperazione nucleare a scopo civile con l'India, più di un anno dopo l'annuncio di avvio del partenariato tra
i due Paesi nel luglio del 2005.
Da parte sua, il Pakistan annuncia di aver effettuato “con successo” un
nuovo test balistico lanciando un missile a potenziale testata nucleare a corto
raggio. Il nome del missile è “Hatf III Ghaznavi” ed ha una
gittata di 290
chilometri. Si tratta del terzo test
effettuato in poche settimane dai militari pachistani. “Il lancio - ha spiegato
un comunicato di Islamabad - fa parte di un programma
di addestramento strategico e ha confermato la valenza dei missili Ghaznav”. Il
Pakistan porta avanti questo tipo di test dal 1998, da quando anche l'India sviluppa
questo tipo di tecnologia
militare.
Un nuovo tifone, Utor, ha colpito le Filippine centrali da stamani, con
venti che soffiano ad oltre 150
chilometri all'ora e violente piogge. Ieri, il governo di Manila aveva dovuto
precipitosamente cancellare un incontro
di leader asiatici che avrebbe dovuto svolgersi proprio in un'isola al centro dell'arcipelago. Per le
Filippine, è la seconda
emergenza nel giro di una settimana, dopo che un altro uragano, Durian, aveva colpito la provincia
di Albay,sempre a
sud della capitale e provocato, con lo smottamento del Vulcano Mayon, centinaia di
vittime.
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