RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 342 - Testo
della trasmissione di venerdì 8 dicembre
2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Il 17
giugno 2007 il Papa si recherà ad Assisi, nell’VIII centenario di conversione
di San Francesco
OGGI IN PRIMO PIANO:
“Emporio cattolico” è il titolo dell’ultimo libro di Vittorio Messori. Intervista con l’autore
CHIESA E SOCIETA’:
Per gli Stati Uniti,
uccisi venti presunti terroristi di al Qaeda in un
raid aereo nei pressi di Baghdad, mentre
In Libano, migliaia di
sciiti e sunniti riuniti in preghiera congiunta a Beirut, mentre continuano le
polemiche a livello politico
8 dicembre 2006
“L’Immacolata Concezione e’ una delle feste
della Beata Vergine più
belle e popolari”:
così il Papa
all’Angelus, rivolgendo l’invito ad unirsi nel pomeriggio
al tradizionale atto di omaggio a Maria in Piazza di
Spagna
L’Immacolata Concezione è una
delle feste della Beata Vergine più belle e popolari: è quanto ha affermato il
Papa stamani all’Angelus, rivolgendo l’invito ad unirsi nel pomeriggio al tradizionale
atto di omaggio a Maria, in Piazza di Spagna. Precisamente il Papa farà una
breve sosta poco prima delle 16.00 a Via Condotti, davanti alla Chiesa della Santissima
Trinità, per l'omaggio dell'Associazione dei Commercianti di Via Condotti. Poi
l’omaggio all’Immacolata in Piazza di Spagna e più tardi alle 17.00 nella
Basilica di Santa Maria Maggiore l’omaggio alla “Salus
Populi Romani”. La nostra emittente seguirà,in radiocronaca diretta in lingua italiana a partire dalla ore 16.00, sull’onda media di
585 kHz e in modulazione di frequenza di 105 MHz, la visita del Santo Padrea
piazza di Spagna. Ma sulle parole dedicate stamani alla Vergine Maria, il
servizio di Fausta Speranza:
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“Non solo non ha commesso alcun peccato, ma è
stata preservata persino da quella comune eredità del genere umano che è la
colpa originale”, ricorda il Papa sottolineando la missione alla quale da
sempre Dio l’ha destinata: essere
“Possiamo domandarci:
perché, tra tutte le donne, Dio ha scelto proprio Maria di Nazareth”,
sottolinea il Papa spiegando che “la risposta è nascosta nel mistero
insondabile della divina volontà” ma che c’è “una ragione che il Vangelo pone
in evidenza: la sua umiltà”. E Benedetto XVI cita Dante Alighieri
nell’ultimo Canto del Paradiso: “Vergine Madre, figlia del tuo Figlio, / umile
ed alta più che creatura, / termine fisso d’eterno consiglio”. E ricorda che
“E’ diventata così
Il Papa parla della missione del
cristiano ribadendo che “Maria ha accolto con fede Gesù e con amore l’ha donato
al mondo”.
“Questa è anche la nostra vocazione e la nostra missione, la vocazione
e la missione della Chiesa: accogliere Cristo nella nostra vita e donarlo al
mondo, “perché il mondo si salvi per mezzo di Lui” (Gv
3,17).
In definitiva il Papa invita a
considerare che “l’odierna festa dell’Immacolata illumina come un faro il tempo
dell’Avvento, che è tempo di vigilante e fiduciosa attesa del Salvatore” e che
Maria “brilla come segno di sicura speranza e di consolazione per il popolo di
Dio in cammino” (Lumen gentium, 68).
Tra i saluti nelle varie lingue,
un pensiero ai membri della Pontificia Accademia dell’Immacolata, guidati dal
presidente, cardinale Andrea Maria Deskur, con i
migliori auguri “per l’attività dell’Accademia e per il benemerito servizio che
svolge”.
E un pensiero alla Presidenza
Nazionale e agli educatori dell’Azione Cattolica Ragazzi, riuniti a Roma per il
convegno annuale, nel giorno che l’Azione Cattolica Italiana
tradizionalmente dedica al rinnovo dell’adesione. Con l’incoraggiamento del
Papa all’Azione Cattolica a “sviluppare sempre più l’impegno formativo,
affinché i suoi soci crescano in santità di vita e comunione ecclesiale e siano
testimoni credibili di Gesù risorto, speranza dell’umanità”.
In polacco la preghiera che Maria
susciti in noi la fervente attesa del Redentore che viene. A
tutti l’augurio di una buona
festa.
L’IMMACOLATA
NELLA PAROLA DEL PAPA E IL SUO MESSAGGIO ALL’UOMO D’OGGI
-
Intervista con padre Ermanno Toniolo
-
All’inizio dell’Avvento
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R. – Il Signore ha creato
l’Universo per effondere il suo amore su tutte le creature e allietarle con gli
splendori della sua luce.
D. – Qual è il rapporto fra
l’Immacolata e Cristo Salvatore?
R. – Cristo è il centro: centro in
quanto ricapitola in sé tutte le cose, sia quelle del cielo come quelle della
terra, e l’Uomo è diventato il microcosmo per portare a Dio, attraverso il
Figlio, tutto il Creato, riempito della sua luce, oggi, e domani della sua
gloria. Cristo è il centro, con la sua Incarnazione. Tutte le creature si sono
raccolte in Lui. Ma chi gliele ha donate? Maria. Tutte le creature hanno quasi
teso le mani verso il Verbo, perché discendesse e si vestisse di noi, del
mondo, del creato, lo riportasse all’origine, al Creatore. Maria è l’immacolata
bellezza che ridona a Dio l’originale splendore del Creato.
D. – Che senso ha la verità di
fede dell’Immacolata Concezione per l’uomo d’oggi?
R. – Possiamo dire che l’Uomo,
specchiandosi in Maria, può trovare i veri valori di sé. Prima di tutto, fatto
ad immagine e somiglianza di Dio: un’immagine e somiglianza che deve camminare
progressivamente, come in Maria, la quale è diventata la collaboratrice di Dio
con il suo “sì” all’Annunciazione, quel suo “sì” mantenuto tale fino ai piedi
della Croce, con la sua totale presenza di “sì” d’amore, e il suo regale
servizio, oggi in cielo, a favore di tutta l’umanità. Maria è la “serva di
Dio”, l’umile, lo splendore, l’icona della bellezza divina e del suo eterno
amore.
D. – Quale speranza proietta
questa verità per il futuro dell’uomo?
R. – Se l’Uomo vuol vivere
d’amore, Maria è la realizzazione dell’amore. Nella sua vita evangelica, umile
e povera, primeggia tra gli umili e i poveri, nella sua attuale gloria del
cielo. Serva ancora di tutti, è diventata il modello di come si vive l’un per
l’altro, in modo da costruire anche sulla terra la civiltà e il mondo
dell’amore, preludio del grande mondo che Dio prepara per noi. In cielo.
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DOMENICA
17 GIUGNO 2007, IL PAPA SI RECHERÀ IN VISITA PASTORALE AD ASSISI, NELL’OTTAVO
CENTENARIO DELLA CONVERSIONE DI SAN FRANCESCO.
GRANDE
ATTESA PER L’INCONTRO CHE IL SANTO PADRE TERRÀ CON I GIOVANI
- A
cura di Isabella Piro -
Si
svolgerà domenica 17 giugno 2007 la visita pastorale di Benedetto XVI alla
città e alla comunità diocesana di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino. L’annuncio
arriva dalla Diocesi umbra, guidata dall’arcivescovo Domenico Sorrentino, che ha espresso il suo ringraziamento al Santo
Padre “per il suo affetto e la sua speciale attenzione per la missione di
Assisi, la città del Poverello, nella Chiesa e nel
mondo”.
La
visita del Papa si svolgerà nell’anno in cui ricorre l’ottavo centenario della
conversione di San Francesco. Benedetto XVI partirà in elicottero alle ore 8.00
dalla Città del Vaticano ed atterrerà ad Assisi alle ore 8.50, nel piazzale
dell’Istituto del Serafico. Da lì, il Santo Padre proseguirà in auto per San
Damiano e Santa Chiara, dove sosterà privatamente in preghiera. Alle 10.30,
Benedetto XVI, insieme a tutti i vescovi dell’Umbria, celebrerà l’Eucaristia
nella Basilica Superiore di San Francesco. Nel primo pomeriggio, è previsto il
saluto del Santo Padre alle suore cappuccine tedesche del Sacro Convento. Alle
16.30, invece, nella cattedrale di San Rufino, il Papa incontrerà il clero e i
religiosi della Diocesi umbra; quindi si sposterà nella Basilica di Santa Maria
degli Angeli, dove sosterà in preghiera all’interno della Porziuncola.
Subito dopo, nel piazzale antistante la Basilica, il Papa incontrerà i giovani
della regione. Infine, alle 19.00, Benedetto XVI ripartirà per Roma, sempre in
elicottero. L’arrivo in Vaticano è previsto per le 19.50.
“Habemus Papam. Le elezioni dei Pontefici Romani”:
e’ IL TITOLO DELl’esposizione allestita a Roma nell’appartamento pontificio di
rappresentanza del Palazzo del Laterano, A CURA DEI Musei Vaticani
- Ai
nostri microfoni il cardinale Tarcisio Bertone e Francesco Buranelli
-
Una mostra che vuole aiutare a comprendere
come, pur attraverso circostanze talora segnate da umane fragilità e da
interessi politici, a guidare la scelta dei Sommi Pontefici è il Signore.
Questo vuole essere Habemus Papam. Le
elezioni dei Pontefici Romani, l’esposizione allestita a Roma
nell’appartamento pontificio di rappresentanza del Palazzo del Laterano
inaugurata ieri. Aperta al pubblico, fino al 9 aprile, è stata curata dai Musei
Vaticani. Il servizio di Tiziana Campisi:
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“Annuntio
vobis gaudium magnum: Habemus Papam”
(applausi e campane)
Ripercorrere il passato per
prendere coscienza del presente, per riscoprire che la storia della Chiesa è
una storia di fede, di amore e di zelo, una storia che a partire da Pietro ci
dice che il Papa è la roccia su cui poggia l’edificio spirituale della comunità
ecclesiale. Una storia narrata attraverso più di 160 opere d’arte, documenti e
suppellettili, che fanno conoscere le elezioni dei Pontefici. “Muore un Papa,
ma non il Papa” ha detto ieri, all’inaugurazione della mostra, il cardinale
segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e la splendida esposizione del Laterano
vuole raccontare i riti, il cerimoniale, ma sottolineare anche la continuità
della successione nella cattedra di Pietro. Ma ascoltiamo il commento del
cardinale Bertone subito dopo aver visitato la mostra:
“Una mostra splendida, che merita
di essere visitata proprio perché ricostruisce storicamente, in un percorso
espositivo affascinante, la storia delle elezioni dei Papi, che come sappiamo
sono il fondamento, la roccia su cui si fonda
L’affascinante percorso
dell’esposizione, mentre lascia scoprire al visitatore
particolari che sfuggono ai media e preziosi oggetti di culto, vuol far
capire che è Cristo a condurre
R. - Vivendo un aprile del 2005
unico dalle emozioni più forti e contrastanti, perché siamo passati da un
dolore profondo per la perdita di Giovanni Paolo II alla gioia senza pari per
l’elezione di Benedetto XVI. Nel vedere la partecipazione a questi eventi e non
solo dei cristiani ma di tutte le razze e di tutte le religioni, abbiamo
pensato che valeva la pena di offrire un ulteriore
momento di meditazione e di presentazione di quello che è e quello che
significa il Conclave per la Chiesa cattolica.
D. - Che tipo di percorso avete pensato?
R. – Un percorso indubbiamente
storico e poi abbiamo presentato la sede vacante, dalla morte del Papa
all’elezione del suo successore, includendo anche l’incoronazione e la presa di
possesso. Si tratta di un periodo di tempo ben definito tra un Papa e l’altro,
che determina la continuità di una dinastia che non è di questo mondo, come
dicono appunto i Testi Sacri.
“E io ti dico che tu sei Kefa e su questa pietra edificherò la mia Chiesa”: ha detto
Gesù a Pietro. La mostra Habemus Papam vuole
testimoniare come questa promessa si sia realizzata
nel corso dei secoli.
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8 dicembre 2006
concluse ieri
presso
le celebrazioni per il 25mo anniversario
del Centro Astalli,
sede italiana
del Jesuit Refugee Service
- Con
noi padre Giovanni La Manna e Laura Boldrini -
Si sono concluse ieri presso
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La lunga avventura del Centro Astalli, operativo a Roma dal 1981, è strettamente legata a
quella del JRS fondato nel 1980 da Padre Pedro Arrupe, allora Preposito generale della Compagnia di Gesù.
Di fronte ai drammi dei profughi del Vietnam in fuga su piccole imbarcazioni e
alle grandi diaspore africane, lo scopo di questo organismo della Compagnia di
Gesù era quello di dare risposta concreta alle sofferenze di chi fuggiva da
guerre, persecuzioni e miseria. In Italia l’Associazione Centro Astalli vede ogni anno accedere ai propri servizi circa 10
mila persone. L’attuale direttore è padre Giovanni
“Il nostro primo impegno - e ce lo diciamo spesso - è quello di accogliere le persone. La
persona, poi, ci dà il privilegio di condividerne la storia, la propria
esperienza, senza però perdere mai di vista i bisogni
che rimangono concreti e reali. Con i servizi si cerca di darne risposta. Le
persone, soprattutto giovani, donne con bambini e nuclei familiari, arrivano e
continuano ad arrivare dal sud dell’Africa: Eritrea, Etiopia, Somalia, Costa
d’Avorio, Congo, Rwanda. Questo ci dice che nel corso degli anni la situazione
non è cambiata. Basta vedere le persone che arrivano e ci si rende conto che
sono di carne ed ossa, che sono la stessa umanità. Noi cerchiamo di mettere in
comunicazione l’umanità di chi ha bisogno con l’umanità di chi vuole dare
aiuto, e quindi la relazione è fra volontari e persone che ci chiedono aiuto”.
Nel solo 2005 sono stati oltre 4.600 i rifugiati in Italia, la maggior parte
dei quali provenienti dal Corno d’Africa. Ma qual è la situazione attuale e
cosa manca ancora? Lo abbiamo chiesto a Laura Boldrini,
portavoce dell’Alto Commissariato per i Rifugiati in Itala (UNHCR):
R. – Il numero delle domande di asilo in Italia è in diminuzione
da circa tre anni, ma questo riflette un po’ anche la tendenza più generale, la
tendenza globale. Le ultime statistiche di cui noi siamo in possesso ci indicano
chiaramente che da gennaio ad ottobre in Italia hanno fatto domanda più o meno
8 mila persone. La cosa interessante è che, di queste 8 mila persone, circa il
10 per cento ha avuto il riconoscimento dello stato di rifugiati ai sensi della
Convenzione di Ginevra. Per quanto riguarda, poi, la concessione di protezione
umanitaria, c’è stato un aumento: dal 45 per cento si è passati al 47 per
cento.
D. – Tuttavia, per arrivare in Italia le barriere da superare sono
molte…
R. – Intanto la dinamica dei flussi nel Mediterraneo è diventata
sempre più spietata e quindi è sempre più alto il rischio delle persone di non
farcela. Il problema sussiste poi al livello di integrazione. In Italia c’è un
sistema di accoglienza che è
limitato a circa 2.000-2.200 persone. Gli altri ancora oggi
debbono far ricorso ai propri contatti personali e a volte questo crea delle
enormi difficoltà.
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CON UNA MESSA PRESIEDUTA DAL CARDINALE IVAN DIAS,
PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE
PER L’EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI,
LA SOCIETÀ DELLE
MISSIONI AFRICANE (SMA)
HA CELEBRATO STAMANI
A ROMA I 150 ANNI DALLA FONDAZIONE
- Con
noi, padre Renzo Mandirola -
Annunciare
il Vangelo in Africa condividendo la vita, la cultura e la religione degli
africani: è questo il carisma della Società delle missioni africane (SMA), che
stamani a Roma ha celebrato i 150 anni dalla fondazione con una Messa
presieduta dal cardinale Ivan Dias, prefetto della
Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. All’Istituto, fondato l’8
dicembre del 1856 a Lione, in Francia, da Melchior Marie
Joseph de Marion Brésillac,
appartengono circa mille missionari provenienti dai cinque continenti. Roberta Moretti ha intervistato il vicario generale, padre
Renzo Mandirola:
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R. – Il nostro fondatore
insisteva: quando ci sono cento cristiani in un posto fondate un’altra
comunità. Per cui in questi anni il nostro compito è sempre stato quello di fondare
comunità cristiane e appena fondate lasciarle alla Chiesa locale e andare più
avanti. Poi l’inculturazione del Vangelo e quindi conoscere Vangelo e culture
perché ci sia una compenetrazione possibile e poi anche continuare a far
conoscere l’Africa nel nord
del mondo. Già dal 1860 abbiamo costruito un museo a Lione
proprio per far conoscere l’Africa attraverso i manufatti che ci arrivavano
dall’Africa. E poi l’impegno per giustizia e pace, salvaguardia del creato, e
dunque scuole, maternità, cooperative, problema dell’Aids.
D. – Come sta cambiando l’Africa
in questi anni e come cambia il modo di fare missione?
R. – L’Africa sta cambiando
enormemente. Nei primi 50 anni dell’Istituto noi abbiamo perso 400 tra padri e
suore sulle coste dell’Africa occidentale uccisi dalla malaria e dalla febbre
gialla. Oggi ci sono le guerre e dove c’è la guerra c’è la miseria, la
malattia, la mancanza di scuola. Questo obbliga i missionari a riconvertire la
loro presenza e una delle cose che la gente apprezza molto nei missionari in
tempo di guerra è il fatto che non abbandonino il campo.
D. – Un anniversario è tempo di
bilanci. Quali risultati sono stati raggiunti in questi 150 di storia della
Società delle Missioni Africane?
R. - Penso che il bilancio più bello
sia che là dove siamo stati, soprattutto nei primi 120 anni, dunque nell’Africa
occidentale dalla Liberia fino alla Nigeria, abbiamo una gerarchia locale. Poi
lo sviluppo del carisma per cui l’Istituto ha potuto
fondare 10 istituti, soprattutto in Africa dove suore africane si impegnano per
l’evangelizzazione. Poi una Congregazione negli Stati Uniti che si impegna per
l’evangelizzazione degli afro-americani e questo è
qualcosa di cui siamo fieri.
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SI È
INAUGURATA A TORINO LA CHIESA DEL SANTO VOLTO,
UNA
NUOVA PARROCCHIA SORTA NELL'EX-AREA INDUSTRIALE DELLA CITTÀ.
UN'OPERA
IMPONENTE, CHE VERRÀ CONSACRATA
OGGI
POMERIGGIO, NEL CORSO DI UNA CELEBRAZIONE
PRESIEDUTA DAL CARDINALE SAVERINO POLETTO.
-
Servizio di Fabrizio Accatino -
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Orientata
verso il cuore della città, con una pianta regolare a sette lati, sovrastati
ognuno da una torre, alta
“La Chiesa varia con il variare
della nostra sensibilità e del nostro tempo. La Chiesa del Medio Evo aveva una
certa configurazione, quella del Barocco era ancora diversa e quella del
moderno accoglie la cultura estetica delle avanguardie del Novecento”.
L’area è quella della
cosiddetta Spina 3, fino a
vent’anni fa dominata dagli edifici scuri delle acciaierie. Oggi di quella Torino siderurgica rimane poco. Per ricordare il
lavoro di milioni di operai si è scelto di erigere l’altare nel punto esatto in
cui una volta si trovava il basamento dell’altoforno, e di mantenere la svettante
ciminiera di mattoni. Una scelta che il cardinal Poletto spiega così:
“Il motivo era proprio quello di
ricordare che in questa zona della città, molti anni fa, esistevano ferriere e
stabilimento e quindi il lavoro umano. Si tratta, quindi, di un atto di omaggio
alla storia di una città industriale come Torino”.
Da Torino, Fabrizio Accatino, per la Radio Vaticana.
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“Emporio cattolico” è il titolo dell’ultimo libro di
Vittorio Messori:
raccoglie articoli apparsi negli anni passati su mensili e quotidiani
toccando argomenti piu’ che attuali
-
Intervista con l’autore -
Si intitola “Emporio cattolico”
l’ultimo libro di Vittorio Messori, pubblicato dalle edizione Sugarco. Si tratta
di articoli apparsi negli anni passati su mensili e quotidiani, il cui collante
è la ricerca di un’apologetica cattolica per i nostri tempi, basata su una
massa impressionante di dati, di notizie e di aneddoti. Padre Vito Magno ha
intervistato l’autore:
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R. – Questo “Emporio Cattolico” è
una raccolta di scritti che girano tutti quanti attorno ad una domanda: che
cosa succede e che cosa è successo? Che cosa può dire un cristiano su quello
che è avvenuto nel passato e che sta avvenendo oggi.
D. – Quindi l’attualità e, nello
stesso tempo, eventi passati su cui si sono accumulate talvolta anche delle
leggende ‘nere’: ecco, con quale criterio ha diviso questi argomenti?
R. – Il volume è diviso in quattro
parti. Una prima parte, nella quale mi confronto soprattutto con i temi
storici, da quelle leggende nere che, appunto, si sono accumulate sulla storia
della Chiesa, cercando di vedere che cosa è successo davvero. Una parte è
dedicata ad una sorta di piccolo dizionario: partendo da certe parole delle
quali si parla molto oggi, ho cercato di vedere che cosa ci fosse dietro.
Un’altra parte, dove ho presentato brevemente alcuni libri. E poi, infine, c’è
una quarta parte dove ho raccontato che sono andato a trovare i superiori
generali di alcuni ordini religiosi per vedere quale può essere oggi non solo
il presente ma anche il possibile futuro della vita religiosa.
D. – Ecco, Vittorio Messori, colpiscono soprattutto – almeno a me – alcuni
argomenti controversi: dal celibato dei preti, all’islam, al confronto tra
cattolici ed ebrei, alla teologia della liberazione ... si vuole soffermare su
uno di questi argomenti?
R. – Lei citava la questione particolarmente
calda – diciamo – del celibato cattolico. Io ho voluto vederci chiaro, partendo
da molte affermazioni che si sentono in giro e secondo le quali il celibato
legato allo stato clericale sarebbe una sorta di imposizione tardiva fatta
soprattutto dalla Chiesa occidentale, che non era conosciuta nell’antichità.
Allora, con l’aiuto naturalmente
di esperti, ai quali mi sono rifatto, ho voluto vedere come stessero le cose,
scoprendo che in realtà le cose non stanno così, e cioè questa vocazione
particolare al celibato risulta presente sin dai primissimi tempi della Chiesa.
Mi sono confrontato con altre realtà, mi sono confrontato con la storia della
Chiesa, tenendo sempre presente una cosa: che,
innanzitutto, come è stato detto, Dio non ha bisogno delle nostre bugie, cioè
il cristiano deve cercare sempre e comunque la verità dei fatti.
D. – Ecco, un altro argomento che
mi ha colpito è la venerazione delle reliquie. Qui, i suoi giudizi sono
positivi. Eppure, la venerazione popolare non sempre gode il piacimento degli
intellettuali ...
R. – Per quello che riguarda la
venerazione delle reliquie, certamente ci sono stati degli abusi; ci sono state
delle cose che possono farci sorridere. Però, resta il fatto che il fondo è un
fondo molto cristiano e che non dobbiamo mai dimenticare: cioè, la ricerca
della materialità della fede. La consapevolezza cristiana che la carne, le ossa
del nostro stesso corpo sono chiamate alla vita eterna, sono chiamate alla
risurrezione. Quindi nella ricerca delle reliquie, che è stata qualche volta
anche esagerata, in questa ricerca però io vedo questa consapevolezza cristiana
della materialità della fede. La fede cristiana è una persona: Gesù di
Nazareth. La fede cristiana non è innanzitutto una dottrina, una morale, un
complesso di idee: è vita, è corpo, è sangue e così via. E quindi ho cercato,
anche attraverso la rilettura del culto delle reliquie, di mostrare come dietro
ci sia una consapevolezza cristiana che non dobbiamo
abbandonare.
D. – Parte del libro tocca anche
il tema della crisi delle vocazioni. Però, c’è
anche la crescita dei movimenti. Pensa che i movimenti diventeranno
alternativi agli antichi Istituti religiosi?
R. – Io sono convinto di una cosa:
la cosiddetta crisi delle vocazioni in realtà è soltanto la ricaduta più
visibile di una crisi più profonda, cioè la crisi di fede. La vita religiosa
esige una scommessa, in qualche modo: sulla fede, sulla vita eterna e così via,
ed è proprio ciò che probabilmente non siamo più in grado di fare. Quanto ai
movimenti, alla vita religiosa tradizionale forse si stanno non direi
sostituendo, ma si sta affiancando anche questa nuova linfa che viene dai
movimenti. Accanto alla vita religiosa tradizionale deve affiancarsi appunto
questa nuova vita, costituita dai movimenti. Però, uno non esclude l’altra.
Così come la vita monastica non è stata soffocata o addirittura cancellata
dalla storia dai nuovi Ordini mendicanti, così oggi la vita religiosa
tradizionale deve affiancarsi e non certo essere sostituita da questa vampata
dei movimenti.
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8 dicembre 2006
“PORRE
FINE ALLA VITA DI UN NEONATO È GRAVEMENTE INGIUSTO,
SEMPRE
E COMUNQUE”: COSÌ IERI L’ARCIVESCOVO DI BOLOGNA,
CARDINALE CARLO CAFFARRA, INTERVENENDO AL
CONVEGNO
“DECIDERE IN NEONATOLOGIA”, PROMOSSO
DALL’AZIENDA OSPEDALIERA
E
UNIVERSITARIA FELSINEA
-Servizio
di Stefano Andrini-
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BOLOGNA. = “Il problema
dell’eutanasia neonatale è un grave campanello di
allarme che deve risvegliare tutti: a cosa ci porta la strada che stiamo
percorrendo? Penso che non sia esagerato rispondere: alla distruzione della persona
umana come tale. In questa prospettiva i dogmi fondamentali della modernità –
autonomia ed uguaglianza – non sono in grado, non hanno la forza teoretica e
persuasiva di rifiutare ciò che ormai, senza più nessun pudore linguistico, viene chiamato neonaticidio”. Così
l’arcivescovo di Bologna, cardinale Carlo Caffarra,
ha concluso ieri la sua lezione magistrale al convegno scientifico “Decidere in
neonatologia”, promosso dal Dipartimento salute della
donna, del bambino e dell’adolescente dell’Azienda ospedaliera-universitaria
di Bologna, in collaborazione con l’Associazione “Medicina e persona” e
l’Associazione medici cattolici italiani. Alcune persone, ha ricordato il
cardinale Caffarra, “hanno il diritto di pronunciare
una sentenza di morte in base alla propria concezione di vita sensata o non
sensata”. “Una persona”, ha aggiunto il porporato, “è giudicata meritevole o
non di essere conservata in vita in base a criteri stabiliti da altri, sui
quali essa non può pronunciarsi”. Il cardinale Caffarra
ha poi invitato a riflettere “molto seriamente sul significato obiettivo che ha
la rianimazione selettiva, sulla potenza devastante che essa può esercitare
nella nostra coscienza di appartenere ad una comunità di persone autonome e
libere”. La legittimazione dell’eutanasia neonatale,
ha osservato ancora il porporato, “contribuirebbe ulteriormente a quella
mutazione sostanziale della professione medica che sarebbe sempre meno
univocamente finalizzata alla difesa della vita”. Ma questa non sarebbe la sola
drammatica conseguenza: secondo l’arcivescovo di Bologna, “l’eutanasia neonatale a causa di previsti gravi handicap potrebbe, a
lungo termine, demotivare la ricerca nei confronti della prevenzione e della
terapia dell’handicap medesimo e potrebbe attenuare il dovere di solidarietà
sociale verso i portatori di handicap e le loro famiglie”.
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NEL
SUD DELLE FILIPPINE, ANCORA ATTI DI TERRORISMO E SEQUESTRI
CONTRO I CRISTIANI. LA
DENUNCIA DEL VESCOVO DI JOLO, MONS. ANGELITO LAMPON: “LA NOSTRA COMUNITÀ È RELEGATA
NELL’OBLIO”
JOLO.
= Nuovi atti di terrorismo e nuovi sequestri colpiscono i cristiani residenti
nel sud delle Filippine: è la denuncia del vescovo di Jolo,
mons. Angelito Lampon. Nei
giorni scorsi, rivolgendosi all’Opera di Diritto Pontificio “Aiuto alla Chiesa
che soffre”, il presule ha sottolineato come i cristiani della sua
circoscrizione siano diventati “vittime di estorsioni e sequestri per motivi
più economici che politici o religiosi”. Secondo mons. Lampon,
la polizia delle province meridionali non agisce per paura di rappresaglie,
mentre la legge ignora il problema: “Anche quando un caso arriva in tribunale,
cosa che avviene raramente - afferma il presule - non c’è un giudice che se ne
faccia carico”. Attualmente, sette militari fanno la guardia davanti alla
residenza di mons. Lampon e molti altri presidiano la
Cattedrale di Jolo 24 ore al
giorno. (I.P.)
L’ETÀ
DEL CONSENSO AI RAPPORTI SESSUALI PER GLI ADOLESCENTI,
LA
VIOLENZA SOCIALE E LA TRATTA DELLE DONNE: QUESTI I TEMI
DELL’ASSEMBLEA
GENERALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE IRLANDESE,
SVOLTASI
NEI GIORNI SCORSI A MAYNOOTH
MAYNOOTH.
= La tutela degli adolescenti e delle donne, la violenza nella società e il
diaconato permanente: questi i temi analizzati dall’assemblea generale della
Conferenza episcopale irlandese, svoltasi nei giorni scorsi a Maynooth. Con riferimento alla proposta di abbassare l'età del consenso legale
ai rapporti sessuali a 16 anni, i presuli ribadiscono che “i bambini devono essere protetti
non solo dagli adulti irresponsabili, ma anche da loro stessi, fino a che non
raggiungono l'età della maturità, oggi fissata a 18 anni”. I vescovi irlandesi
auspicano, inoltre, una legislazione contro la tratta delle donne, una norma
che “anziché deportarle nuovamente nei Paesi d'origine”, sia
in grado di “offrire loro permessi di soggiorno temporaneo e assistenza per
aiutarle a superare il trauma subito”. Infine, i presuli si dicono preoccupati
dalla diffusa cultura della violenza cha "sta lacerando il tessuto
sociale” del Paese. (I.P.)
È
ENTRATA NEL VIVO OGGI A RIMINI, NEL NORD ITALIA,
LA
30ESIMA CONFERENZA ANIMATORI DEL RINNOVAMENTO NELLO
SPIRITO SANTO.
TEMA
DELL’INCONTRO: IL SERVIZIO ECCLESIALE
-
Servizio di Luciano Castro -
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RIMINI - Il ricordo dell’incontro
di Papa Benedetto XVI con i Movimenti Ecclesiali nella scorsa Pentecoste ha
aperto la Conferenza Animatori del Rinnovamento nello
Spirito Santo, in corso a Rimini. “Vogliamo accettare la sfida di collaborare
ancora di più”, ha detto il Coordinatore Nazionale del movimento, Salvatore Martinez, “al grande disegno di rinnovamento e di
diffusione della fede, per una nuova cultura della Pentecoste”. Una sfida che
trova espressione proprio nell’impegno al servizio ecclesiale, alla vigilia del
rinnovo – nel prossimo mese di febbraio – di tutti gli organi pastorali del
Rinnovamento, a livello locale e nazionale. “È richiesta una grande docilità
allo Spirito Santo”, ha scritto in un messaggio l’arcivescovo Stanislaw Rylko, presidente del
Pontificio Consiglio per i Laici, “affinché sia la volontà di Dio a prevalere
su tutto”. Stamattina, la Conferenza Animatori è
entrata nel vivo con la relazione di mons. Piero Coda: “Occorre oggi una
cultura, un pensare e un agire etico-sociale“, ha sottolineato
il presidente dell’Associazione Teologica Italiana, “che trovi la sua
espressione nella forza dello Spirito Santo”. La mattinata è poi proseguita con
il “Roveto Ardente”, un intenso momento di lode e di adorazione eucaristica.
Nel pomeriggio, è previsto un bilancio delle attività svolte nello scorso
triennio e la concelebrazione eucaristica presieduta dal vescovo di Rimini,
mons. Mariano De Nicolò. Domani poi sarà presentato il nuovo Statuto del
Rinnovamento, che a fine gennaio verrà sottoposto all’approvazione
da parte del Consiglio Permanente della CEI. “Questo Statuto”, ha detto ieri
mons. Luciano Monari, arcivescovo di Piacenza-Bobbio e vicepresidente della CEI, “esprime la
sintonia e il legame del Rinnovamento con la Chiesa”.
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OLTRE
DODICI MINUTI DI APPLAUSI PER L’“AIDA” CHE IERI HA INAUGURATO
LA STAGIONE DELLA SCALA DI MILANO.
UN’ OPERA ALL’INSEGNA DELLO SFARZO,
DIRETTA DAL MAESTRO RICCARDO CHAILLY, PER LA
REGIA DI FRANCO ZEFFIRELLI
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Servizio di Fabio Brenna -
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MILANO – Oltre dodici minuti di
applausi per l’“Aida” di Giuseppe Verdi, che ha inaugurato la stagione della
Scala. Un’opera all’insegna dello sfarzo – eccessivo, secondo alcuni - frutto
della regia e scenografia di Franco Zeffirelli, che
si è imposta sull’ottima conduzione del Maestro Riccardo Chailly,
al debutto scaligero, sull’applauditissimo ed ardito balletto di Roberto Bolle
e Luciana Svignano. Sullo sfondo sono rimasti i cantanti, con Violeta Urmana nel ruolo di Aida.
Come sempre, grande attenzione per il parterre, dominato dal mondo politico:
nel palco reale, insieme al presidente della Repubblica Greca, Karolos Papoulias, e al sindaco
di Milano, Letizia Moratti, erano presenti il premier
italiano, Romano Prodi e il Cancelliere tedesco, Angela Merkel.
I due capi di Governo, nell’incontro bilaterale precedente, avevano annunciato
un manifesto di rinascita della politica europea. Tra gli altri temi in agenda,
anche la Turchia, il rapporto Baker-Hamilton
sull’Iraq, la missione in Libano e la questione israelo-palestinese.
Tornando all’“Aida”, la maestosità di questa edizione viene
confermata anche dai 310 figuranti entrati in scena per la marcia trionfale e
dai 2 quintali di polvere d’oro utilizzata per realizzare le scene. I costi
sono lievitati, generando qualche polemica soprattutto in relazione al fatto
che di quest’opera saranno offerte solo 11 rappresentazioni. Al termine della
prima, si è svolta a Palazzo Reale la cena di gala per 750 invitati del Comune
di Milano, che punta anche su questi eventi e sulla Scala per conquistare l´Expo Universale del 2015, che si è candidata ad ospitare.
Ma del resto nel 1871, quando venne rappresentata per
la prima volta a Il Cairo, l’“Aida” servì a celebrare l’apertura del Canale di
Suez.
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8 dicembre 2006
- A cura di Roberta
Moretti -
Ennesima strage in
Iraq. In un raid aereo contro un edificio in una località a nord-ovest di
Baghdad, le forze armate statunitensi hanno dichiarato di aver ucciso 20
presunti “terroristi di al Qaeda”.
Da parte sua, la polizia irachena ha parlato invece di 32 morti, tra cui almeno
sei bambini e otto donne. E nella capitale, ucciso ieri un soldato USA per
l’esplosione di una bomba artigianale mentre
pattugliava una strada. Intanto, più di mille soldati britannici e danesi sono
entrati di forza in un quartiere di Bassora ed hanno arrestato cinque capi
delle milizie sciite, legati al leader radicale Moqtada
Al Sadr, accusati di aver organizzato attacchi contro
la forza multinazionale. Immediata la reazione dell'Armata del Madhi, il movimento di Al Sadr, che ha minacciato rappresaglie. Infine, mentre il
Giappone ha approvato l’estensione della propria presenza aerea in Iraq fino al
31 luglio 2007, il premier conservatore australiano, John
Howard, fedele alleato militare dell’amministrazione Bush in Afghanistan e in Iraq, ha escluso ogni impegno a
ritirare le truppe australiane dal Paese del Golfo entro l’inizio del 2008,
nonostante le raccomandazioni in tal senso del gruppo di studio bipartisan USA sull’Iraq.
E sul cosiddetto Rapporto Baker circa la situazione in Iraq, soddisfazione del
premier italiano, Prodi, che ieri a Milano ha incontrato il cancelliere
tedesco, Merkel.
Sottolineando come nei fatti lo studio USA rappresenti “una posizione
già presa” da Italia e Germania, Prodi ha annunciato
che i due Paesi "lavoreranno insieme per un programma di ripresa
della politica europea", considerando la “necessità
di tenere conto, pur nell'assoluta difesa dei nostri principi – ha affermato –
delle posizioni della Siria e di dialogare anche con l'Iran in posizione di
fermezza”.
I Palestinesi
continueranno nella loro “guerra santa” e non riconosceranno mai Israele: è
quanto ha affermato il primo ministro palestinese di Hamas, Ismail
Haniyeh, parlando a Teheran
durante la preghiera collettiva del venerdì. In Iran, Haniyeh vedrà il
presidente Ahmadinejad, l'ex capo dello Stato, Rafsanjani, e la guida suprema della Repubblica islamica, lo ayatollah Khamenei. Intanto, nei Territori, due civili palestinesi sono stati
feriti in prossimità di Beit Lahya,
nel nord della Striscia di Gaza, da spari esplosi probabilmente da soldati
israeliani. In precedenza, dalla stessa zona era stato sparato un razzo Qassam verso il territorio israeliano, dove è esploso senza
provocare vittime.
Le ''minacce'' del
leader di Hezbollah, Nasrallah, ''non porteranno a una soluzione''
della crisi politica libanese: è quanto afferma il premier del Libano, Siniora, dopo che il capo di Stato maggiore dell’Esercito
aveva già negato quanto affermato ieri sera da Nasrallah
e cioè che l’esecutivo di Siniora avrebbe bloccato le
forniture di armi ai guerriglieri di Hezbollah, durante la
guerra d'estate con Israele. Intanto, a Beirut, migliaia di sciiti e
sunniti si sono riuniti stamani per una preghiera congiunta. Roberta
Moretti:
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Un incontro per
“sottolineare l’unità tra i musulmani”: così, Fathi Yakan, leader del Fronte d’azione islamico, ha definito la
preghiera congiunta di sciiti dell’opposizione e rivali sunniti filogovernativi, che stamani hanno affollato Piazza dei
Martiri a Beirut, raccogliendo l’invito di Nasrallah.
Parlando in collegamento video a decine di migliaia di seguaci riuniti nella
capitale, ieri il leader del movimento sciita aveva affermato che i sostenitori
del “governo fallimentare”' di Siniora “sono gli
stessi che hanno appoggiato l’aggressione israeliana al Libano”. Hezbollah non teme sconfitta e l’esecutivo, a suo dire, non
può aspettarsi l’aiuto di Stati Uniti ed Europa. Intanto, al governo libanese,
il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, ha chiesto di tornare al dialogo con Hezbollah e con altri membri dell'opposizione filo-siriana.
Il portavoce di Annan, Stephane
Dujarric, ha parlato con i giornalisti dopo che il
quotidiano francese, Le Monde, ha riferito che un alto funzionario ONU in
Libano aveva messo in guardia il quartier generale su
un presunto complotto di militanti legati ad al Qaeda per entrare nel Paese per assassinare leader anti-siriani. Sul fronte
delle forze internazionali, infine, i soldati del contingente spagnolo in
Libano hanno evitato una carneficina disinnescando una serie di bombe-trappola
poste dagli Hezbollah per impedire loro di accedere
ad un deposito di armi.
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Il Pentagono ha
cominciato a trasferire i detenuti a Guantanamo in un
nuovo carcere di massima sicurezza costruito sempre all’interno della base
statunitense a Cuba. Lo ha riferito un portavoce militare. La nuova prigione,
dove sono stati finora portati 42 prigionieri, è costata 37 milioni di dollari
ed è attrezzata
a ridurre il contatto tra detenuti e a prevenire le aggressioni nei confronti
delle guardie.
La Corea del Sud ha
negato l’esistenza di qualsiasi tipo di armamento nucleare statunitense sul
proprio territorio. Lo riporta a Seul l’agenzia Yonhap,
che cita le parole del presidente sudcoreano, Roh Moo-hyn, dalla
Nuova Zelanda, dove si trova in visita ufficiale. Ieri, durante una
conferenza stampa a Sydney, Roh Moo-hyn
aveva detto che, “in caso di guerra, Pyongyang non
può vincere” e che “"le forze militari del Sud
non sono assolutamente inferiori a quelle del Nord”. Tali esternazioni avevano
fatto pensare a una possibile parità in campo nucleare con la
Nord Corea, entrata di recente nel ‘club’ delle potenze atomiche.
La scarcerazione di
alcune persone detenute in Nigeria, tra cui l’ex
governatore dello Stato nigeriano di Bayelsa, Diepreye Alamieyeseigha,
perseguito per corruzione, e del dirigente separatista Alhaji
Dokubo Asari; il pagamento
di risarcimenti da parte delle compagnie straniere e del governo nigeriano; la
fine di quello che viene definito “il saccheggio e
l’asservimento” a danno della popolazione locale: è quanto ha chiesto il
Movimento di emancipazione del Delta del Niger (MEND) in cambio del rilascio
dei tre italiani e del libanese rapiti ieri durante un attacco a una stazione
di pompaggio dell’Agip a Brass,
nel Delta del Niger. Nell’operazione è morto un bambino di otto anni, sembra
colpito da un proiettile vagante. In un comunicato, il MEND, che si batte per
una più equa distribuzione dei proventi dell’industria petrolifera a vantaggio
delle comunità locali, ha annunciato nuovi attacchi e ha ricordato l’identità
dei rapiti: gli italiani Francesco Arena, Cosma Russo
e Roberto Dieghi, e il libanese Imad
Saliba. La Farnesina
è in contatto con l'Eni e le autorità locali, e punta per prima cosa
all'incolumità degli ostaggi.
Primi combattimenti
diretti, in Somalia, tra le Corti islamiche, che controllano Mogadiscio e gran
parte del sud del Paese, e le truppe etiopi. A riferirlo, nella tarda
mattinata, è stato il leader islamico, Sheik Sharif Sheik Ahmed,
secondo cui gli scontri si stanno verificando nella località meridionale di Dinsor per iniziativa delle forze provenienti
dall’Etiopia.
Il segretario generale
dell’ONU, Kofi Annan, si è
detto “estremamente preoccupato” per il deterioramento della situazione nel Darfur e per le conseguenze sui Paesi vicini, tra cui il
Ciad e la Repubblica Centroafricana. “Allarmato per l'impatto
devastante delle violenze sui civili – ha detto il portavoce, Stephane Dujarric – Annan condanna fermamente i recenti attacchi e la
distruzione di villaggi nel nord del Darfur”.
Il capo di Stato
maggiore delle forze armate turche, il generale Yasar
Buyukanit, ha criticato il governo di Ankara per la
proposta avanzata ieri all’Unione Europea di aprire per un anno un porto ed un
aeroporto turchi alle merci greco-cipriote al fine di
alleviare l’annunciata sospensione parziale del negoziato con l’UE. “Quella
proposta si allontana dalla linea ufficiale dello Stato turco, che prevede una
sistemazione globale della questione cipriota nell’ambito dell’ONU - ha
dichiarato Buyukanit in una intervista
al giornale Hurriyet, in cui ha lamentato che i
militari non sono stati consultati preventivamente. Da parte sua, la posizione
della Commissione europea è la stessa di ieri, e cioè di attesa per “conoscere
esattamente qual è l’offerta della Turchia sul tavolo”: lo ha detto la
portavoce del commissario UE all'allargamento, Olli Rehn.
In un'intervista al
quotidiano britannico Daily Telegraph,
il colonnello Valentin Velicko, capo del gruppo dei
veterani del KGB, smentisce di aver avuto un ruolo nell’avvelenamento dell’ex
spia Litvinenko. Accusato di aver stilato una lista
di obiettivi da eliminare, tra cui, appunto, Litvinenko,
Velicko ha definito quest'ultimo “un traditore”, ma ha aggiunto di essere “contro l'eliminazione
di traditori” concludendo che tutto ciò è “un tentativo maldestro di
intrappolarlo”. Intanto, dopo due rinvii, gli agenti di Scotland Yard
in trasferta a Mosca dovrebbero interrogare ex agente del Kgb,
Andrei Lugovoi, in ospedale per controlli. E' intanto
giallo sulle condizioni di Dimitri Kotvun, altra ex spia contaminata dal polonio 210, già sentita dagli
inquirenti britannici. Secondo fonti non confermate,
sarebbe in fin di vita. La Procura generale di Mosca ha aperto un'inchiesta
sull'omicidio di Litvinenko e l'avvelenamento di Kovtun. Probabile una missione dei giudici russi a Londra
alla ricerca di prove: lo annuncia la portavoce della Procura, Gridneva.
Sono stati fermati in
Francia gli otto presunti integralisti islamici espulsi ieri dall’Egitto che li
ritiene militanti della jihad. Erano stati arrestati
a metà novembre in un quartiere del Cairo, in compagnia di due cittadini belgi,
poi espulsi e trasferiti ieri in aereo a Bruxelles. All'arrivo, è stato
notificato loro il divieto di ingresso in Belgio. In
nottata, gli otto sono stati accompagnati alla frontiera con la Francia e
consegnati alla polizia francese.
Il Consiglio di
sicurezza dell’ONU ha espresso grave preoccupazione per il colpo di Stato di
martedì nelle Isole Figi e ha chiesto il reinsediamento
del governo democraticamente eletto. Intanto, i militari golpisti, guidati dal
commodoro Frank Voreqe Bainimarama, incontrano una crescente opposizione nel Paese
e difficoltà nel trovare candidati per gli incarichi nel Governo provvisorio,
tanto da pubblicare inserzioni sui giornali per invitare a presentare domande a
far parte dell'esecutivo. Finora, l'unica nomina è quella a premier ad interim
di Jona Senilagakali, un
anziano medico militare senza esperienza politica.
Sono stati liberati
per insufficienza di prove altri tre stranieri - un britannico, un danese e un
australiano - in carcere nello Yemen dallo scorso
ottobre insieme ad altri cinque, con l'accusa di aver
fornito illegalmente armi a islamici somali e di avere legami con la rete
terroristica al-Qaeida. Degli otto arrestati
rimangono in prigione solo un somalo e un austriaco: due australiani erano
stati liberati sabato scorso e un tedesco il 2 novembre.
A causa dell’approssimarsi di un tifone,
il governo delle Filippine ha annunciato il rinvio a gennaio dei vertici
dell’Associazione dei Paesi del Sudest asiatico (ASEAN) e dell’Asia dell’Est,
che avrebbero dovuto iniziare domenica nell’isola di Cebu.
L’annuncio coincide tuttavia con la segnalazione di Gran Bretagna, Stati Uniti,
Australia e di altre nazioni a evitare viaggi a Cebu
per il rischio di attentati terroristici proprio in occasione dei due vertici.
Diciotto morti e 14
feriti: è il bilancio, ancora provvisorio, del grave incidente che ieri ha
coinvolto un autobus e un camion nei pressi di Biala,
in Bulgaria. Lo scontro sarebbe stato causato dalla nebbia intensa: i due
automezzi sono finiti nel fiume Yantra. I
sommozzatori hanno recuperato i corpi dei viaggiatori del bus di linea. Cinque
dei feriti versano in gravi condizioni.
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