RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 342 - Testo della trasmissione di venerdì 8 dicembre 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

“L’Immacolata Concezione è una delle feste della Beata Vergine più belle e popolari”: così Benedetto XVI all’Angelus, rivolgendo l’invito ad unirsi nel pomeriggio al tradizionale atto di omaggio a Maria in Piazza di Spagna

 

L’Immacolata nella parola del Papa e il suo messaggio all’uomo d’oggi: intervista con padre Ermanno Toniolo

 

Il 17 giugno 2007 il Papa si recherà ad Assisi, nell’VIII centenario di conversione di San Francesco

 

Habemus Papam. Le elezioni dei Pontefici Romani: è il titolo dell’esposizione allestita a Roma a cura dei Musei Vaticani: ai nostri microfoni il cardinale Tarcisio Bertone e Francesco Buranelli

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Concluse ieri presso la chiesa di Sant’Ignazio a Roma le celebrazioni per il 25mo anniversario del Centro Astalli,  sede italiana del Jesuit Refugee Service: ai nostri microfoni padre Giovanni La Manna e Laura Boldrini

 

Con una Messa presieduta dal cardinale Ivan Dias,  la Società delle Missioni Africane ha celebrato stamani a Roma i 150 anni dalla fondazione: ce ne parla padre Renzo Mandirola

 

Si è inaugurata a Torino la chiesa del Santo Volto, una nuova parrocchia sorta nell'ex-area industriale della città: con noi l’architetto Mario Botta e il cardinale Severino Poletto

 

“Emporio cattolico” è il titolo dell’ultimo libro di Vittorio Messori. Intervista con l’autore  

 

CHIESA E SOCIETA’:

“Porre fine alla vita di un neonato è gravemente ingiusto, sempre e comunque”: così l’arcivescovo di Bologna, cardinale Carlo Caffarra, intervenendo ieri al Convegno “Decidere in neonatologia”, promosso dall’Azienda ospedaliera e universitaria felsinea

 

Nel sud delle Filippine, ancora atti di terrorismo e sequestri contro i cristiani. La denuncia del vescovo di Jolo, mons. Angelito Lampon: “La nostra comunità è relegata nell’oblio”

 

L’età del consenso ai rapporti sessuali per gli adolescenti, la violenza sociale e la tratta delle donne: questi i temi dell’Assemblea generale della Conferenza episcopale irlandese, svoltasi nei giorni scorsi a Maynooth

 

E’ entrata nel vivo oggi a Rimini la 30.ma  Conferenza animatori del Rinnovamento nello Spirito Santo. Tema dell’incontro: il servizio ecclesiale

 

Oltre dodici minuti di applausi per l’“Aida” che ieri ha inaugurato la stagione della Scala di Milano. Un’ opera all’insegna dello sfarzo, diretta dal maestro Riccardo Chailly, per la regia di Franco Zeffirelli

 

24 ORE NEL MONDO:

Per gli Stati Uniti, uccisi venti presunti terroristi di al Qaeda in un raid aereo nei pressi di Baghdad, mentre la Polizia irachena parla  di 32 morti, tra cui donne e bambini

 

In Libano, migliaia di sciiti e sunniti riuniti in preghiera congiunta a Beirut, mentre continuano le polemiche a livello politico

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

8 dicembre 2006

 

“L’Immacolata Concezione e’ una delle feste

della Beata Vergine più belle e popolari”:

 così il Papa all’Angelus, rivolgendo l’invito ad unirsi nel pomeriggio

al tradizionale atto di omaggio a Maria in Piazza di Spagna

 

L’Immacolata Concezione è una delle feste della Beata Vergine più belle e popolari: è quanto ha affermato il Papa stamani all’Angelus, rivolgendo l’invito ad   unirsi nel pomeriggio al tradizionale atto di omaggio a Maria, in Piazza di Spagna. Precisamente il Papa farà una breve sosta poco prima delle 16.00 a Via Condotti,  davanti alla Chiesa della Santissima Trinità, per l'omaggio dell'Associazione dei Commercianti di Via Condotti. Poi l’omaggio all’Immacolata in Piazza di Spagna e più tardi alle 17.00 nella Basilica di Santa Maria Maggiore l’omaggio alla “Salus Populi Romani”. La nostra emittente seguirà,in radiocronaca diretta in lingua italiana  a partire dalla ore 16.00, sull’onda media di 585 kHz e in modulazione di frequenza di 105 MHz, la visita del Santo Padrea piazza di Spagna. Ma sulle parole dedicate stamani alla Vergine Maria, il servizio di Fausta Speranza:

 

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 “Non solo non ha commesso alcun peccato, ma è stata preservata persino da quella comune eredità del genere umano che è la colpa originale”, ricorda il Papa sottolineando la missione alla quale da sempre Dio l’ha destinata: essere la Madre del Redentore. Tutto questo è contenuto nella verità di fede dell’“Immacolata Concezione”, ricorda Benedetto XVI, affermando  che “Piena di grazia” – nell’originale greco kecharitoméne – è il nome più bello di Maria, nome che Le ha dato Dio stesso, per indicare che è da sempre e per sempre l’amata, l’eletta, la prescelta per accogliere il dono più prezioso, Gesù, “l’amore incarnato di Dio”, come il Papa ha scritto nella Enciclica  Deus caritas est.

 

 “Possiamo domandarci: perché, tra tutte le donne, Dio ha scelto proprio Maria di Nazareth”, sottolinea il Papa spiegando che “la risposta è nascosta nel mistero insondabile della divina volontà” ma che c’è “una ragione che il Vangelo pone in evidenza: la sua umiltà”. E Benedetto XVI cita Dante Alighieri nell’ultimo Canto del Paradiso: “Vergine Madre, figlia del tuo Figlio, / umile ed alta più che creatura, / termine fisso d’eterno consiglio”. E ricorda che la Vergine stessa nel “Magnificat” dice: “L’anima mia magnifica il Signore… perché ha guardato l’umiltà della sua serva”. E Benedetto XVI dice che “ sì, Dio è stato attratto dall’umiltà di Maria, che ha trovato grazia ai suoi occhi”. (cfr Lc 1,30).

 

“E’ diventata così la Madre di Dio, immagine e modello della Chiesa, eletta tra i popoli per ricevere la benedizione del Signore e diffonderla sull’intera famiglia umana”.

        

Il Papa parla della missione del cristiano ribadendo che “Maria ha accolto con fede Gesù e con amore l’ha donato al mondo”.

 

“Questa è anche la nostra vocazione e la nostra missione, la vocazione e la missione della Chiesa: accogliere Cristo nella nostra vita e donarlo al mondo, “perché il mondo si salvi per mezzo di Lui” (Gv 3,17).

 

In definitiva il Papa invita a considerare che “l’odierna festa dell’Immacolata illumina come un faro il tempo dell’Avvento, che è tempo di vigilante e fiduciosa attesa del Salvatore” e che Maria “brilla come segno di sicura speranza e di consolazione per il popolo di Dio in cammino” (Lumen gentium, 68).

 

Tra i saluti nelle varie lingue, un pensiero ai membri della Pontificia Accademia dell’Immacolata, guidati dal presidente, cardinale Andrea Maria Deskur, con i migliori auguri “per l’attività dell’Accademia e per il benemerito servizio che svolge”.

 

E un pensiero alla Presidenza Nazionale e agli educatori dell’Azione Cattolica Ragazzi, riuniti a Roma per il convegno annuale, nel giorno che  l’Azione Cattolica Italiana tradizionalmente dedica al rinnovo dell’adesione. Con l’incoraggiamento del Papa all’Azione Cattolica a “sviluppare sempre più l’impegno formativo, affinché i suoi soci crescano in santità di vita e comunione ecclesiale e siano testimoni credibili di Gesù risorto, speranza dell’umanità”. 

 

In polacco la preghiera che Maria susciti in noi la fervente attesa del Redentore che viene. A tutti l’augurio di  una buona festa.

 

 

L’IMMACOLATA NELLA PAROLA DEL PAPA E IL SUO MESSAGGIO ALL’UOMO D’OGGI

- Intervista con padre Ermanno Toniolo -

 

All’inizio dell’Avvento la Chiesa ci fa contemplare il mistero di Maria concepita senza colpa originale, come radicale preparazione alla venuta del Signore. Di Maria ci parla, nell’intervista di Giovanni Peduto,  padre Ermanno Toniolo, dei Servi di Maria, noto mariologo, docente alla Pontificia Facoltà teologica ‘Marianum’:

 

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R. – Il Signore ha creato l’Universo per effondere il suo amore su tutte le creature e allietarle con gli splendori della sua luce. La Vergine Maria è il sogno di Dio, nella sua purezza e nella sua bellezza intatta: come dice Paolo VI, è “il ritratto stesso di Dio, perché è l’Uomo fatto ad immagine e somiglianza, nella sua bellezza originaria, non di forme esterne, ma nella sua essenza”. Maria è l’Immacolata, radicalmente tale, progetto di Dio realizzato in vista di tutto il suo amore da effondere su ogni creatura.

 

D. – Qual è il rapporto fra l’Immacolata e Cristo Salvatore?

 

R. – Cristo è il centro: centro in quanto ricapitola in sé tutte le cose, sia quelle del cielo come quelle della terra, e l’Uomo è diventato il microcosmo per portare a Dio, attraverso il Figlio, tutto il Creato, riempito della sua luce, oggi, e domani della sua gloria. Cristo è il centro, con la sua Incarnazione. Tutte le creature si sono raccolte in Lui. Ma chi gliele ha donate? Maria. Tutte le creature hanno quasi teso le mani verso il Verbo, perché discendesse e si vestisse di noi, del mondo, del creato, lo riportasse all’origine, al Creatore. Maria è l’immacolata bellezza che ridona a Dio l’originale splendore del Creato.

 

D. – Che senso ha la verità di fede dell’Immacolata Concezione per l’uomo d’oggi?

 

R. – Possiamo dire che l’Uomo, specchiandosi in Maria, può trovare i veri valori di sé. Prima di tutto, fatto ad immagine e somiglianza di Dio: un’immagine e somiglianza che deve camminare progressivamente, come in Maria, la quale è diventata la collaboratrice di Dio con il suo “sì” all’Annunciazione, quel suo “sì” mantenuto tale fino ai piedi della Croce, con la sua totale presenza di “sì” d’amore, e il suo regale servizio, oggi in cielo, a favore di tutta l’umanità. Maria è la “serva di Dio”, l’umile, lo splendore, l’icona della bellezza divina e del suo eterno amore.

 

D. – Quale speranza proietta questa verità per il futuro dell’uomo?

 

R. – Se l’Uomo vuol vivere d’amore, Maria è la realizzazione dell’amore. Nella sua vita evangelica, umile e povera, primeggia tra gli umili e i poveri, nella sua attuale gloria del cielo. Serva ancora di tutti, è diventata il modello di come si vive l’un per l’altro, in modo da costruire anche sulla terra la civiltà e il mondo dell’amore, preludio del grande mondo che Dio prepara per noi. In cielo.

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DOMENICA 17 GIUGNO 2007, IL PAPA SI RECHERÀ IN VISITA PASTORALE AD ASSISI, NELL’OTTAVO CENTENARIO DELLA CONVERSIONE DI SAN FRANCESCO.

GRANDE ATTESA PER L’INCONTRO CHE IL SANTO PADRE TERRÀ CON I GIOVANI

- A cura di Isabella Piro -

 

Si svolgerà domenica 17 giugno 2007 la visita pastorale di Benedetto XVI alla città e alla comunità diocesana di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino. L’annuncio arriva dalla Diocesi umbra, guidata dall’arcivescovo Domenico Sorrentino, che ha espresso il suo ringraziamento al Santo Padre “per il suo affetto e la sua speciale attenzione per la missione di Assisi, la città del Poverello, nella Chiesa e nel mondo”.

 

La visita del Papa si svolgerà nell’anno in cui ricorre l’ottavo centenario della conversione di San Francesco. Benedetto XVI partirà in elicottero alle ore 8.00 dalla Città del Vaticano ed atterrerà ad Assisi alle ore 8.50, nel piazzale dell’Istituto del Serafico. Da lì, il Santo Padre proseguirà in auto per San Damiano e Santa Chiara, dove sosterà privatamente in preghiera. Alle 10.30, Benedetto XVI, insieme a tutti i vescovi dell’Umbria, celebrerà l’Eucaristia nella Basilica Superiore di San Francesco. Nel primo pomeriggio, è previsto il saluto del Santo Padre alle suore cappuccine tedesche del Sacro Convento. Alle 16.30, invece, nella cattedrale di San Rufino, il Papa incontrerà il clero e i religiosi della Diocesi umbra; quindi si sposterà nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, dove sosterà in preghiera all’interno della Porziuncola. Subito dopo, nel piazzale antistante la Basilica, il Papa incontrerà i giovani della regione. Infine, alle 19.00, Benedetto XVI ripartirà per Roma, sempre in elicottero. L’arrivo in Vaticano è previsto per le 19.50.

 

 

“Habemus Papam. Le elezioni dei Pontefici Romani”:

e’ IL TITOLO DELl’esposizione allestita a Roma nell’appartamento pontificio di rappresentanza del Palazzo del Laterano, A CURA DEI Musei Vaticani

- Ai nostri microfoni il cardinale Tarcisio Bertone e Francesco Buranelli -

 

Una mostra che vuole aiutare a comprendere come, pur attraverso circostanze talora segnate da umane fragilità e da interessi politici, a guidare la scelta dei Sommi Pontefici è il Signore. Questo vuole essere Habemus Papam. Le elezioni dei Pontefici Romani, l’esposizione allestita a Roma nell’appartamento pontificio di rappresentanza del Palazzo del Laterano inaugurata ieri. Aperta al pubblico, fino al 9 aprile, è stata curata dai Musei Vaticani. Il servizio di Tiziana Campisi:

 

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Annuntio vobis gaudium magnum: Habemus Papam

 

(applausi e campane)

 

Ripercorrere il passato per prendere coscienza del presente, per riscoprire che la storia della Chiesa è una storia di fede, di amore e di zelo, una storia che a partire da Pietro ci dice che il Papa è la roccia su cui poggia l’edificio spirituale della comunità ecclesiale. Una storia narrata attraverso più di 160 opere d’arte, documenti e suppellettili, che fanno conoscere le elezioni dei Pontefici. “Muore un Papa, ma non il Papa” ha detto ieri, all’inaugurazione della mostra, il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e la splendida esposizione del Laterano vuole raccontare i riti, il cerimoniale, ma sottolineare anche la continuità della successione nella cattedra di Pietro. Ma ascoltiamo il commento del cardinale Bertone subito dopo aver visitato la mostra:

 

“Una mostra splendida, che merita di essere visitata proprio perché ricostruisce storicamente, in un percorso espositivo affascinante, la storia delle elezioni dei Papi, che come sappiamo sono il fondamento, la roccia su cui si fonda la Chiesa che permane attraverso i secoli”.

 

L’affascinante percorso dell’esposizione, mentre lascia scoprire al visitatore particolari che sfuggono ai media e preziosi oggetti di culto, vuol far capire che è Cristo a condurre la Chiesa, affidandola al suo vicario in terra, il Papa. Così come ci spiega il direttore dei Musei Vaticani, Francesco Buranelli:

 

R. - Vivendo un aprile del 2005 unico dalle emozioni più forti e contrastanti, perché siamo passati da un dolore profondo per la perdita di Giovanni Paolo II alla gioia senza pari per l’elezione di Benedetto XVI. Nel vedere la partecipazione a questi eventi e non solo dei cristiani ma di tutte le razze e di tutte le religioni, abbiamo pensato che valeva la pena di offrire un ulteriore momento di meditazione e di presentazione di quello che è e quello che significa il Conclave per la Chiesa cattolica.

 

D. -  Che tipo di percorso avete pensato?

 

R. – Un percorso indubbiamente storico e poi abbiamo presentato la sede vacante, dalla morte del Papa all’elezione del suo successore, includendo anche l’incoronazione e la presa di possesso. Si tratta di un periodo di tempo ben definito tra un Papa e l’altro, che determina la continuità di una dinastia che non è di questo mondo, come dicono appunto i Testi Sacri.

 

“E io ti dico che tu sei Kefa e su questa pietra edificherò la mia Chiesa”: ha detto Gesù a Pietro. La mostra Habemus Papam vuole testimoniare come questa promessa si sia realizzata nel corso dei secoli.

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OGGI IN PRIMO PIANO

8 dicembre 2006

 

concluse ieri presso la Chiesa di Sant’Ignazio a Roma

le celebrazioni per il 25mo anniversario del Centro Astalli,

 sede italiana del Jesuit Refugee Service

- Con noi padre Giovanni La Manna e Laura Boldrini -

 

Si sono concluse ieri presso la Chiesa di Sant’Ignazio a Roma le celebrazioni per il 25mo anniversario del Centro Astalli, sede italiana del Jesuit Refugee Service (JRS), il servizio dei Padri Gesuiti per i Rifugiati presente in circa 50 Paesi nel mondo. Al convegno svoltosi presso la Pontificia Università Gregoriana per fare il punto sulla situazione dei rifugiati in Italia e sulle capacità del sistema di accoglienza, hanno preso parte anche padre Enzo Bianchi, priore della Comunità di Bose, il giornalista Gad Lerner e  padre Federico Lombardi, direttore generale della nostra emittente e direttore della Sala Stampa Vaticana. A seguire i lavori c’era Stefano Leszczynski:

 

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La lunga avventura del Centro Astalli, operativo a Roma dal 1981, è strettamente legata a quella del JRS fondato nel 1980 da Padre Pedro Arrupe, allora Preposito generale della Compagnia di Gesù. Di fronte ai drammi dei profughi del Vietnam in fuga su piccole imbarcazioni e alle grandi diaspore africane, lo scopo di questo organismo della Compagnia di Gesù era quello di dare risposta concreta alle sofferenze di chi fuggiva da guerre, persecuzioni e miseria. In Italia l’Associazione Centro Astalli vede ogni anno accedere ai propri servizi circa 10 mila persone. L’attuale direttore è padre Giovanni La Manna:

 

“Il nostro primo impegno - e ce lo diciamo spesso - è quello di accogliere le persone. La persona, poi, ci dà il privilegio di condividerne la storia, la propria esperienza, senza però perdere mai di vista i bisogni che rimangono concreti e reali. Con i servizi si cerca di darne risposta. Le persone, soprattutto giovani, donne con bambini e nuclei familiari, arrivano e continuano ad arrivare dal sud dell’Africa: Eritrea, Etiopia, Somalia, Costa d’Avorio, Congo, Rwanda. Questo ci dice che nel corso degli anni la situazione non è cambiata. Basta vedere le persone che arrivano e ci si rende conto che sono di carne ed ossa, che sono la stessa umanità. Noi cerchiamo di mettere in comunicazione l’umanità di chi ha bisogno con l’umanità di chi vuole dare aiuto, e quindi la relazione è fra volontari e persone che ci chiedono aiuto”.

 

Nel solo 2005 sono stati oltre 4.600 i rifugiati in Italia, la maggior parte dei quali provenienti dal Corno d’Africa. Ma qual è la situazione attuale e cosa manca ancora? Lo abbiamo chiesto a Laura Boldrini, portavoce dell’Alto Commissariato per i Rifugiati in Itala (UNHCR):

 

R. – Il numero delle domande di asilo in Italia è in diminuzione da circa tre anni, ma questo riflette un po’ anche la tendenza più generale, la tendenza globale. Le ultime statistiche di cui noi siamo in possesso  ci indicano chiaramente che da gennaio ad ottobre in Italia hanno fatto domanda più o meno 8 mila persone. La cosa interessante è che, di queste 8 mila persone, circa il 10 per cento ha avuto il riconoscimento dello stato di rifugiati ai sensi della Convenzione di Ginevra. Per quanto riguarda, poi, la concessione di protezione umanitaria, c’è stato un aumento: dal 45 per cento si è passati al 47 per cento.

D. – Tuttavia, per arrivare in Italia le barriere da superare sono molte…

 

R. – Intanto la dinamica dei flussi nel Mediterraneo è diventata sempre più spietata e quindi è sempre più alto il rischio delle persone di non farcela. Il problema sussiste poi al livello di integrazione. In Italia c’è un sistema di accoglienza che è  limitato a circa 2.000-2.200 persone. Gli altri ancora oggi debbono far ricorso ai propri contatti personali e a volte questo crea delle enormi difficoltà.

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CON UNA MESSA PRESIEDUTA DAL CARDINALE IVAN DIAS,

PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE PER L’EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI,

 LA SOCIETÀ DELLE MISSIONI AFRICANE (SMA)

 HA CELEBRATO STAMANI A ROMA I 150 ANNI DALLA FONDAZIONE

- Con noi, padre Renzo Mandirola -

 

Annunciare il Vangelo in Africa condividendo la vita, la cultura e la religione degli africani: è questo il carisma della Società delle missioni africane (SMA), che stamani a Roma ha celebrato i 150 anni dalla fondazione con una Messa presieduta dal cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. All’Istituto, fondato l’8 dicembre del 1856 a Lione, in Francia, da Melchior Marie Joseph de Marion Brésillac, appartengono circa mille missionari provenienti dai cinque continenti. Roberta Moretti ha intervistato il vicario generale, padre Renzo Mandirola:

 

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R. – Il nostro fondatore insisteva: quando ci sono cento cristiani in un posto fondate un’altra comunità. Per cui in questi anni il nostro compito è  sempre stato quello di fondare comunità cristiane e appena fondate lasciarle alla Chiesa locale e andare più avanti. Poi l’inculturazione del Vangelo e quindi conoscere Vangelo e culture perché ci sia una compenetrazione possibile e poi anche continuare a far conoscere l’Africa nel nord  del mondo. Già dal 1860 abbiamo costruito un museo a Lione proprio per far conoscere l’Africa attraverso i manufatti che ci arrivavano dall’Africa. E poi l’impegno per giustizia e pace, salvaguardia del creato, e dunque scuole, maternità, cooperative, problema dell’Aids.

 

D. – Come sta cambiando l’Africa in questi anni e come cambia il modo di fare missione?

 

R. – L’Africa sta cambiando enormemente. Nei primi 50 anni dell’Istituto noi abbiamo perso 400 tra padri e suore sulle coste dell’Africa occidentale uccisi dalla malaria e dalla febbre gialla. Oggi ci sono le guerre e dove c’è la guerra c’è la miseria, la malattia, la mancanza di scuola. Questo obbliga i missionari a riconvertire la loro presenza e una delle cose che la gente apprezza molto nei missionari in tempo di guerra è il fatto che non abbandonino il campo.

 

D. – Un anniversario è tempo di bilanci. Quali risultati sono stati raggiunti in questi 150 di storia della Società delle Missioni Africane?

 

R. - Penso che il bilancio più bello sia che là dove siamo stati, soprattutto nei primi 120 anni, dunque nell’Africa occidentale dalla Liberia fino alla Nigeria, abbiamo una gerarchia locale. Poi lo sviluppo del carisma per cui l’Istituto ha potuto fondare 10 istituti, soprattutto in Africa dove suore africane si impegnano per l’evangelizzazione. Poi una Congregazione negli Stati Uniti che si impegna per l’evangelizzazione degli afro-americani e questo è qualcosa di cui siamo fieri.

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SI È INAUGURATA A TORINO LA CHIESA DEL SANTO VOLTO,

UNA NUOVA PARROCCHIA SORTA NELL'EX-AREA INDUSTRIALE DELLA CITTÀ.

UN'OPERA IMPONENTE, CHE VERRÀ CONSACRATA

OGGI POMERIGGIO, NEL CORSO DI UNA CELEBRAZIONE

 PRESIEDUTA DAL CARDINALE SAVERINO POLETTO.

- Servizio di Fabrizio Accatino -

 

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         Orientata verso il cuore della città, con una pianta regolare a sette lati, sovrastati ognuno da una torre, alta 35 metri. Così si presenta agli occhi dei torinesi il complesso del Santo Volto, opera architettonica fortemente voluta dall’arcivescovo di Torino, il cardinale Severino Poletto, e realizzata dall’architetto Mario Botta. Ci sono voluti due anni e mezzo per completarla, 16 mila metri cubi di solai per edificarla e 2 milioni di mattoni rossi per rivestirla. Non sarà una parrocchia qualunque: dei 12 mila metri quadrati del complesso, 2.700 saranno destinati agli uffici della Curia (in fuga da un centro città sempre più congestionato), mentre il resto dell’opera sarà al servizio dei 15 mila parrocchiani. A vederla esternamente, la chiesa non si presenta immediatamente come tale e anche internamente si affida a canoni estetici assai poco classici, ai confini con il post-moderno. Una scelta di stile che l’architetto Botta spiega così:

 

“La Chiesa varia con il variare della nostra sensibilità e del nostro tempo. La Chiesa del Medio Evo aveva una certa configurazione, quella del Barocco era ancora diversa e quella del moderno accoglie la cultura estetica delle avanguardie del Novecento”.

 

L’area è quella della cosiddetta Spina 3, fino a vent’anni fa dominata dagli edifici scuri delle acciaierie. Oggi di quella Torino siderurgica rimane poco. Per ricordare il lavoro di milioni di operai si è scelto di erigere l’altare nel punto esatto in cui una volta si trovava il basamento dell’altoforno, e di mantenere la svettante ciminiera di mattoni. Una scelta che il cardinal Poletto spiega così:

 

“Il motivo era proprio quello di ricordare che in questa zona della città, molti anni fa, esistevano ferriere e stabilimento e quindi il lavoro umano. Si tratta, quindi, di un atto di omaggio alla storia di una città industriale come Torino”.

 

Da Torino, Fabrizio Accatino, per la Radio Vaticana.

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“Emporio cattolico” è il titolo dell’ultimo libro di Vittorio Messori:

raccoglie articoli apparsi negli anni passati su mensili e quotidiani

toccando argomenti piu’ che attuali

- Intervista con l’autore -

 

Si intitola “Emporio cattolico” l’ultimo libro di Vittorio Messori, pubblicato dalle edizione Sugarco. Si tratta di articoli apparsi negli anni passati su mensili e quotidiani, il cui collante è la ricerca di un’apologetica cattolica per i nostri tempi, basata su una massa impressionante di dati, di notizie e di aneddoti. Padre Vito Magno ha intervistato l’autore:

 

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R. – Questo “Emporio Cattolico” è una raccolta di scritti che girano tutti quanti attorno ad una domanda: che cosa succede e che cosa è successo? Che cosa può dire un cristiano su quello che è avvenuto nel passato e che sta avvenendo oggi.

 

D. – Quindi l’attualità e, nello stesso tempo, eventi passati su cui si sono accumulate talvolta anche delle leggende ‘nere’: ecco, con quale criterio ha diviso questi argomenti?

 

R. – Il volume è diviso in quattro parti. Una prima parte, nella quale mi confronto soprattutto con i temi storici, da quelle leggende nere che, appunto, si sono accumulate sulla storia della Chiesa, cercando di vedere che cosa è successo davvero. Una parte è dedicata ad una sorta di piccolo dizionario: partendo da certe parole delle quali si parla molto oggi, ho cercato di vedere che cosa ci fosse dietro. Un’altra parte, dove ho presentato brevemente alcuni libri. E poi, infine, c’è una quarta parte dove ho raccontato che sono andato a trovare i superiori generali di alcuni ordini religiosi per vedere quale può essere oggi non solo il presente ma anche il possibile futuro della vita religiosa.

 

D. – Ecco, Vittorio Messori, colpiscono soprattutto – almeno a me – alcuni argomenti controversi: dal celibato dei preti, all’islam, al confronto tra cattolici ed ebrei, alla teologia della liberazione ... si vuole soffermare su uno di questi argomenti?

 

R. – Lei citava la questione  particolarmente calda – diciamo – del celibato cattolico. Io ho voluto vederci chiaro, partendo da molte affermazioni che si sentono in giro e secondo le quali il celibato legato allo stato clericale sarebbe una sorta di imposizione tardiva fatta soprattutto dalla Chiesa occidentale, che non era conosciuta nell’antichità. Allora, con l’aiuto  naturalmente di esperti, ai quali mi sono rifatto, ho voluto vedere come stessero le cose, scoprendo che in realtà le cose non stanno così, e cioè questa vocazione particolare al celibato risulta presente sin dai primissimi tempi della Chiesa. Mi sono confrontato con altre realtà, mi sono confrontato con la storia della Chiesa, tenendo sempre presente una cosa: che, innanzitutto, come è stato detto, Dio non ha bisogno delle nostre bugie, cioè il cristiano deve cercare sempre e comunque la verità dei fatti.

 

D. – Ecco, un altro argomento che mi ha colpito è la venerazione delle reliquie. Qui, i suoi giudizi sono positivi. Eppure, la venerazione popolare non sempre gode il piacimento degli intellettuali ...

 

R. – Per quello che riguarda la venerazione delle reliquie, certamente ci sono stati degli abusi; ci sono state delle cose che possono farci sorridere. Però, resta il fatto che il fondo è un fondo molto cristiano e che non dobbiamo mai dimenticare: cioè, la ricerca della materialità della fede. La consapevolezza cristiana che la carne, le ossa del nostro stesso corpo sono chiamate alla vita eterna, sono chiamate alla risurrezione. Quindi nella ricerca delle reliquie, che è stata qualche volta anche esagerata, in questa ricerca però io vedo questa consapevolezza cristiana della materialità della fede. La fede cristiana è una persona: Gesù di Nazareth. La fede cristiana non è innanzitutto una dottrina, una morale, un complesso di idee: è vita, è corpo, è sangue e così via. E quindi ho cercato, anche attraverso la rilettura del culto delle reliquie, di mostrare come dietro ci sia una consapevolezza cristiana che non dobbiamo abbandonare.

 

D. – Parte del libro tocca anche il tema della crisi delle vocazioni. Però,   c’è  anche la crescita dei movimenti. Pensa che i movimenti diventeranno alternativi agli antichi Istituti religiosi?

 

R. – Io sono convinto di una cosa: la cosiddetta crisi delle vocazioni in realtà è soltanto la ricaduta più visibile di una crisi più profonda, cioè la crisi di fede. La vita religiosa esige una scommessa, in qualche modo: sulla fede, sulla vita eterna e così via, ed è proprio ciò che probabilmente non siamo più in grado di fare. Quanto ai movimenti, alla vita religiosa tradizionale forse si stanno non direi sostituendo, ma si sta affiancando anche questa nuova linfa che viene dai movimenti. Accanto alla vita religiosa tradizionale deve affiancarsi appunto questa nuova vita, costituita dai movimenti. Però, uno non esclude l’altra. Così come la vita monastica non è stata soffocata o addirittura cancellata dalla storia dai nuovi Ordini mendicanti, così oggi la vita religiosa tradizionale deve affiancarsi e non certo essere sostituita da questa vampata dei movimenti.

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CHIESA E SOCIETA’

8 dicembre 2006

 

 

“PORRE FINE ALLA VITA DI UN NEONATO È GRAVEMENTE INGIUSTO,

SEMPRE E COMUNQUE”: COSÌ IERI L’ARCIVESCOVO DI BOLOGNA,

 CARDINALE CARLO CAFFARRA, INTERVENENDO AL CONVEGNO

 “DECIDERE IN NEONATOLOGIA”, PROMOSSO DALL’AZIENDA OSPEDALIERA

E UNIVERSITARIA FELSINEA

-Servizio di Stefano Andrini-

 

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BOLOGNA. = “Il problema dell’eutanasia neonatale è un grave campanello di allarme che deve risvegliare tutti: a cosa ci porta la strada che stiamo percorrendo? Penso che non sia esagerato rispondere: alla distruzione della persona umana come tale. In questa prospettiva i dogmi fondamentali della modernità – autonomia ed uguaglianza – non sono in grado, non hanno la forza teoretica e persuasiva di rifiutare ciò che ormai, senza più nessun pudore linguistico, viene chiamato neonaticidio”. Così l’arcivescovo di Bologna, cardinale Carlo Caffarra, ha concluso ieri la sua lezione magistrale al convegno scientifico “Decidere in neonatologia”, promosso dal Dipartimento salute della donna, del bambino e dell’adolescente dell’Azienda ospedaliera-universitaria di Bologna, in collaborazione con l’Associazione “Medicina e persona” e l’Associazione medici cattolici italiani. Alcune persone, ha ricordato il cardinale Caffarra, “hanno il diritto di pronunciare una sentenza di morte in base alla propria concezione di vita sensata o non sensata”. “Una persona”, ha aggiunto il porporato, “è giudicata meritevole o non di essere conservata in vita in base a criteri stabiliti da altri, sui quali essa non può pronunciarsi”. Il cardinale Caffarra ha poi invitato a riflettere “molto seriamente sul significato obiettivo che ha la rianimazione selettiva, sulla potenza devastante che essa può esercitare nella nostra coscienza di appartenere ad una comunità di persone autonome e libere”. La legittimazione dell’eutanasia neonatale, ha osservato ancora il porporato, “contribuirebbe ulteriormente a quella mutazione sostanziale della professione medica che sarebbe sempre meno univocamente finalizzata alla difesa della vita”. Ma questa non sarebbe la sola drammatica conseguenza: secondo l’arcivescovo di Bologna, “l’eutanasia neonatale a causa di previsti gravi handicap potrebbe, a lungo termine, demotivare la ricerca nei confronti della prevenzione e della terapia dell’handicap medesimo e potrebbe attenuare il dovere di solidarietà sociale verso i portatori di handicap e le loro famiglie”.

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NEL SUD DELLE FILIPPINE, ANCORA ATTI DI TERRORISMO E SEQUESTRI

 CONTRO I CRISTIANI. LA DENUNCIA DEL VESCOVO DI JOLO, MONS. ANGELITO LAMPON: “LA NOSTRA COMUNITÀ È RELEGATA NELL’OBLIO”

 

JOLO. = Nuovi atti di terrorismo e nuovi sequestri colpiscono i cristiani residenti nel sud delle Filippine: è la denuncia del vescovo di Jolo, mons. Angelito Lampon. Nei giorni scorsi, rivolgendosi all’Opera di Diritto Pontificio “Aiuto alla Chiesa che soffre”, il presule ha sottolineato come i cristiani della sua circoscrizione siano diventati “vittime di estorsioni e sequestri per motivi più economici che politici o religiosi”. Secondo mons. Lampon, la polizia delle province meridionali non agisce per paura di rappresaglie, mentre la legge ignora il problema: “Anche quando un caso arriva in tribunale, cosa che avviene raramente - afferma il presule - non c’è un giudice che se ne faccia carico”. Attualmente, sette militari fanno la guardia davanti alla residenza di mons. Lampon e molti altri presidiano la Cattedrale di Jolo 24 ore al giorno. (I.P.)

 

 

L’ETÀ DEL CONSENSO AI RAPPORTI SESSUALI PER GLI ADOLESCENTI,

LA VIOLENZA SOCIALE E LA TRATTA DELLE DONNE: QUESTI I TEMI

DELL’ASSEMBLEA GENERALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE IRLANDESE,

SVOLTASI NEI GIORNI SCORSI A MAYNOOTH

 

MAYNOOTH. = La tutela degli adolescenti e delle donne, la violenza nella società e il diaconato permanente: questi i temi analizzati dall’assemblea generale della Conferenza episcopale irlandese, svoltasi nei giorni scorsi a Maynooth. Con riferimento alla proposta di abbassare l'età del consenso legale ai rapporti sessuali a 16 anni, i presuli ribadiscono che “i bambini devono essere protetti non solo dagli adulti irresponsabili, ma anche da loro stessi, fino a che non raggiungono l'età della maturità, oggi fissata a 18 anni”. I vescovi irlandesi auspicano, inoltre, una legislazione contro la tratta delle donne, una norma che “anziché deportarle nuovamente nei Paesi d'origine”, sia in grado di “offrire loro permessi di soggiorno temporaneo e assistenza per aiutarle a superare il trauma subito”. Infine, i presuli si dicono preoccupati dalla diffusa cultura della violenza cha "sta lacerando il tessuto sociale” del Paese. (I.P.)

 

 

È ENTRATA NEL VIVO OGGI A RIMINI, NEL NORD ITALIA,

LA 30ESIMA CONFERENZA ANIMATORI DEL RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO SANTO.

TEMA DELL’INCONTRO: IL SERVIZIO ECCLESIALE

- Servizio di Luciano Castro -

 

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RIMINI - Il ricordo dell’incontro di Papa Benedetto XVI con i Movimenti Ecclesiali nella scorsa Pentecoste ha aperto la Conferenza Animatori del Rinnovamento nello Spirito Santo, in corso a Rimini. “Vogliamo accettare la sfida di collaborare ancora di più”, ha detto il Coordinatore Nazionale del movimento, Salvatore Martinez, “al grande disegno di rinnovamento e di diffusione della fede, per una nuova cultura della Pentecoste”. Una sfida che trova espressione proprio nell’impegno al servizio ecclesiale, alla vigilia del rinnovo – nel prossimo mese di febbraio – di tutti gli organi pastorali del Rinnovamento, a livello locale e nazionale. “È richiesta una grande docilità allo Spirito Santo”, ha scritto in un messaggio l’arcivescovo Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, “affinché sia la volontà di Dio a prevalere su tutto”. Stamattina, la Conferenza Animatori è entrata nel vivo con la relazione di mons. Piero Coda: “Occorre oggi una cultura, un pensare e un agire etico-sociale“, ha sottolineato il presidente dell’Associazione Teologica Italiana, “che trovi la sua espressione nella forza dello Spirito Santo”. La mattinata è poi proseguita con il “Roveto Ardente”, un intenso momento di lode e di adorazione eucaristica. Nel pomeriggio, è previsto un bilancio delle attività svolte nello scorso triennio e la concelebrazione eucaristica presieduta dal vescovo di Rimini, mons. Mariano De Nicolò. Domani poi sarà presentato il nuovo Statuto del Rinnovamento, che a fine gennaio verrà sottoposto all’approvazione da parte del Consiglio Permanente della CEI. “Questo Statuto”, ha detto ieri mons. Luciano Monari, arcivescovo di Piacenza-Bobbio e vicepresidente della CEI, “esprime la sintonia e il legame del Rinnovamento con la Chiesa”.

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OLTRE DODICI MINUTI DI APPLAUSI PER L’“AIDA” CHE IERI HA INAUGURATO

 LA STAGIONE DELLA SCALA DI MILANO. UN’ OPERA ALL’INSEGNA DELLO SFARZO,

 DIRETTA DAL MAESTRO RICCARDO CHAILLY, PER LA REGIA DI FRANCO ZEFFIRELLI

- Servizio di Fabio Brenna -

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MILANO – Oltre dodici minuti di applausi per l’“Aida” di Giuseppe Verdi, che ha inaugurato la stagione della Scala. Un’opera all’insegna dello sfarzo – eccessivo, secondo alcuni - frutto della regia e scenografia di Franco Zeffirelli, che si è imposta sull’ottima conduzione del Maestro Riccardo Chailly, al debutto scaligero, sull’applauditissimo ed ardito balletto di Roberto Bolle e Luciana Svignano. Sullo sfondo sono rimasti i cantanti, con Violeta Urmana nel ruolo di Aida. Come sempre, grande attenzione per il parterre, dominato dal mondo politico: nel palco reale, insieme al presidente della Repubblica Greca, Karolos Papoulias, e al sindaco di Milano, Letizia Moratti, erano presenti il premier italiano, Romano Prodi e il Cancelliere tedesco, Angela Merkel. I due capi di Governo, nell’incontro bilaterale precedente, avevano annunciato un manifesto di rinascita della politica europea. Tra gli altri temi in agenda, anche la Turchia, il rapporto Baker-Hamilton sull’Iraq, la missione in Libano e la questione israelo-palestinese. Tornando all’“Aida”, la maestosità di questa edizione viene confermata anche dai 310 figuranti entrati in scena per la marcia trionfale e dai 2 quintali di polvere d’oro utilizzata per realizzare le scene. I costi sono lievitati, generando qualche polemica soprattutto in relazione al fatto che di quest’opera saranno offerte solo 11 rappresentazioni. Al termine della prima, si è svolta a Palazzo Reale la cena di gala per 750 invitati del Comune di Milano, che punta anche su questi eventi e sulla Scala per conquistare l´Expo Universale del 2015, che si è candidata ad ospitare. Ma del resto nel 1871, quando venne rappresentata per la prima volta a Il Cairo, l’“Aida” servì a celebrare l’apertura del Canale di Suez.

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24 ORE NEL MONDO

8 dicembre 2006

 

- A cura di Roberta Moretti -

 

        

Ennesima strage in Iraq. In un raid aereo contro un edificio in una località a nord-ovest di Baghdad, le forze armate statunitensi hanno dichiarato di aver ucciso 20 presunti “terroristi di al Qaeda”. Da parte sua, la polizia irachena ha parlato invece di 32 morti, tra cui almeno sei bambini e otto donne. E nella capitale, ucciso ieri un soldato USA per l’esplosione di una bomba artigianale mentre pattugliava una strada. Intanto, più di mille soldati britannici e danesi sono entrati di forza in un quartiere di Bassora ed hanno arrestato cinque capi delle milizie sciite, legati al leader radicale Moqtada Al Sadr, accusati di aver organizzato attacchi contro la forza multinazionale. Immediata la reazione dell'Armata del Madhi, il movimento di Al Sadr, che ha minacciato rappresaglie. Infine, mentre il Giappone ha approvato l’estensione della propria presenza aerea in Iraq fino al 31 luglio 2007, il premier conservatore australiano, John Howard, fedele alleato militare dell’amministrazione Bush in Afghanistan e in Iraq, ha escluso ogni impegno a ritirare le truppe australiane dal Paese del Golfo entro l’inizio del 2008, nonostante le raccomandazioni in tal senso del gruppo di studio bipartisan USA sull’Iraq.

 

E sul cosiddetto Rapporto Baker circa la situazione in Iraq, soddisfazione del premier italiano, Prodi, che ieri a Milano ha incontrato il cancelliere tedesco, Merkel.  Sottolineando come nei fatti lo studio USA rappresenti “una posizione già presa” da Italia e Germania, Prodi ha annunciato che i due Paesi "lavoreranno insieme per un programma di ripresa della politica europea", considerando la “necessità di tenere conto, pur nell'assoluta difesa dei nostri principi – ha affermato – delle posizioni della Siria e di dialogare anche con l'Iran in posizione di fermezza”.

 

I Palestinesi continueranno nella loro “guerra santa” e non riconosceranno mai Israele: è quanto ha affermato il primo ministro palestinese di Hamas, Ismail Haniyeh, parlando a Teheran durante la preghiera collettiva del venerdì. In Iran, Haniyeh vedrà il presidente Ahmadinejad, l'ex capo dello Stato, Rafsanjani, e la guida suprema della Repubblica islamica, lo ayatollah Khamenei. Intanto, nei Territori, due civili palestinesi sono stati feriti in prossimità di Beit Lahya, nel nord della Striscia di Gaza, da spari esplosi probabilmente da soldati israeliani. In precedenza, dalla stessa zona era stato sparato un razzo Qassam verso il territorio israeliano, dove è esploso senza provocare vittime.

 

Le ''minacce'' del leader di Hezbollah, Nasrallah, ''non porteranno a una soluzione'' della crisi politica libanese: è quanto afferma il premier del Libano, Siniora, dopo che il capo di Stato maggiore dell’Esercito aveva già negato quanto affermato ieri sera da Nasrallah e cioè che l’esecutivo di Siniora avrebbe bloccato le forniture  di armi ai guerriglieri di Hezbollah, durante la  guerra d'estate con Israele. Intanto, a Beirut, migliaia di sciiti e sunniti si sono riuniti stamani per una preghiera congiunta. Roberta Moretti:

 

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Un incontro per “sottolineare l’unità tra i musulmani”: così, Fathi Yakan, leader del Fronte d’azione islamico, ha definito la preghiera congiunta di sciiti dell’opposizione e rivali sunniti filogovernativi, che stamani hanno affollato Piazza dei Martiri a Beirut, raccogliendo l’invito di Nasrallah. Parlando in collegamento video a decine di migliaia di seguaci riuniti nella capitale, ieri il leader del movimento sciita aveva affermato che i sostenitori del “governo fallimentare”' di Siniora “sono gli stessi che hanno appoggiato l’aggressione israeliana al Libano”. Hezbollah non teme sconfitta e l’esecutivo, a suo dire, non può aspettarsi l’aiuto di Stati Uniti ed Europa. Intanto, al governo libanese, il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, ha chiesto di tornare al dialogo con Hezbollah e con altri membri dell'opposizione filo-siriana. Il portavoce di Annan, Stephane Dujarric, ha parlato con i giornalisti dopo che il quotidiano francese, Le Monde, ha riferito che un alto funzionario ONU in Libano aveva messo in guardia il quartier generale su un presunto complotto di militanti legati ad al Qaeda per entrare nel Paese per  assassinare leader anti-siriani. Sul fronte delle forze internazionali, infine, i soldati del contingente spagnolo in Libano hanno evitato una carneficina disinnescando una serie di bombe-trappola poste dagli Hezbollah per impedire loro di accedere ad un deposito di armi.

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Il Pentagono ha cominciato a trasferire i detenuti a Guantanamo in un nuovo carcere di massima sicurezza costruito sempre all’interno della base statunitense a Cuba. Lo ha riferito un portavoce militare. La nuova prigione, dove sono stati finora portati 42 prigionieri, è costata 37 milioni di dollari ed  è attrezzata a ridurre il contatto tra detenuti e a prevenire le aggressioni nei confronti delle guardie.

 

La Corea del Sud ha negato l’esistenza di qualsiasi tipo di armamento nucleare statunitense sul proprio territorio. Lo riporta a Seul l’agenzia Yonhap, che cita le parole del presidente sudcoreano, Roh Moo-hyn, dalla Nuova Zelanda, dove si trova in visita ufficiale. Ieri, durante una conferenza stampa a Sydney, Roh Moo-hyn aveva detto che, “in caso di guerra, Pyongyang non può vincere” e che “"le forze militari del Sud non sono assolutamente inferiori a quelle del Nord”. Tali esternazioni avevano fatto pensare a una possibile parità in campo nucleare con la Nord Corea, entrata di recente nel ‘club’ delle potenze atomiche.

 

La scarcerazione di alcune persone detenute in Nigeria, tra cui l’ex
governatore dello Stato nigeriano di Bayelsa, Diepreye Alamieyeseigha, perseguito per corruzione, e del dirigente separatista Alhaji Dokubo Asari; il pagamento di risarcimenti da parte delle compagnie straniere e del governo nigeriano; la fine di quello che viene definito “il saccheggio e l’asservimento” a danno della popolazione locale: è quanto ha chiesto il Movimento di emancipazione del Delta del Niger (MEND) in cambio del rilascio dei tre italiani e del libanese rapiti ieri durante un attacco a una stazione di pompaggio dell’Agip a Brass, nel Delta del Niger. Nell’operazione è morto un bambino di otto anni, sembra colpito da un proiettile vagante. In un comunicato, il MEND, che si batte per una più equa distribuzione dei proventi dell’industria petrolifera a vantaggio delle comunità locali, ha annunciato nuovi attacchi e ha ricordato l’identità dei rapiti: gli italiani Francesco Arena, Cosma Russo e Roberto Dieghi, e il libanese Imad Saliba. 
La Farnesina è in contatto con l'Eni e le autorità locali, e punta per prima cosa all'incolumità degli ostaggi.

        

Primi combattimenti diretti, in Somalia, tra le Corti islamiche, che controllano Mogadiscio e gran parte del sud del Paese, e le truppe etiopi. A riferirlo, nella tarda mattinata, è stato il leader islamico, Sheik Sharif Sheik Ahmed, secondo cui gli scontri si stanno verificando nella località meridionale di Dinsor per iniziativa delle forze provenienti dall’Etiopia. 

 

Il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, si è detto “estremamente preoccupato” per il deterioramento della situazione nel Darfur e per le conseguenze sui Paesi vicini, tra cui il Ciad e la Repubblica Centroafricana. “Allarmato per l'impatto devastante delle violenze sui civili – ha detto il portavoce, Stephane DujarricAnnan condanna fermamente i recenti attacchi e la distruzione di villaggi nel nord del Darfur”.

 

Il capo di Stato maggiore delle forze armate turche, il generale Yasar Buyukanit, ha criticato il governo di Ankara per la proposta avanzata ieri all’Unione Europea di aprire per un anno un porto ed un aeroporto turchi alle merci greco-cipriote al fine di alleviare l’annunciata sospensione parziale del negoziato con l’UE. “Quella proposta si allontana dalla linea ufficiale dello Stato turco, che prevede una sistemazione globale della questione cipriota nell’ambito dell’ONU - ha dichiarato Buyukanit in una intervista al giornale Hurriyet, in cui ha lamentato che i militari non sono stati consultati preventivamente. Da parte sua, la posizione della Commissione europea è la stessa di ieri, e cioè di attesa per “conoscere esattamente qual è l’offerta della Turchia sul tavolo”: lo ha detto la portavoce del commissario UE all'allargamento, Olli Rehn.

 

In un'intervista al quotidiano britannico Daily Telegraph, il colonnello Valentin Velicko, capo del gruppo dei veterani del KGB, smentisce di aver avuto un ruolo nell’avvelenamento dell’ex spia Litvinenko. Accusato di aver stilato una lista di obiettivi da eliminare, tra cui, appunto, Litvinenko, Velicko ha definito quest'ultimo “un traditore”, ma ha aggiunto di essere “contro l'eliminazione di traditori” concludendo che tutto ciò è “un tentativo maldestro di intrappolarlo”. Intanto, dopo due rinvii, gli agenti di Scotland Yard in trasferta a Mosca dovrebbero interrogare ex agente del Kgb, Andrei Lugovoi, in ospedale per controlli. E' intanto giallo sulle condizioni di Dimitri Kotvun, altra ex spia contaminata dal polonio 210, già sentita dagli inquirenti britannici. Secondo fonti non confermate, sarebbe in fin di vita. La Procura generale di Mosca ha aperto un'inchiesta sull'omicidio di Litvinenko e l'avvelenamento di Kovtun. Probabile una missione dei giudici russi a Londra alla ricerca di prove: lo annuncia la portavoce della Procura, Gridneva.

 

Sono stati fermati in Francia gli otto presunti integralisti islamici espulsi ieri dall’Egitto che li ritiene militanti della jihad. Erano stati arrestati a metà novembre in un quartiere del Cairo, in compagnia di due cittadini belgi, poi espulsi e trasferiti ieri in aereo a Bruxelles. All'arrivo, è stato notificato loro il divieto di ingresso in Belgio. In nottata, gli otto sono stati accompagnati alla frontiera con la Francia e consegnati alla polizia francese.

 

Il Consiglio di sicurezza dell’ONU ha espresso grave preoccupazione per il colpo di Stato di martedì nelle Isole Figi e ha chiesto il reinsediamento del governo democraticamente eletto. Intanto, i militari golpisti, guidati dal commodoro Frank Voreqe Bainimarama, incontrano una crescente opposizione nel Paese e difficoltà nel trovare candidati per gli incarichi nel Governo provvisorio, tanto da pubblicare inserzioni sui giornali per invitare a presentare domande a far parte dell'esecutivo. Finora, l'unica nomina è quella a premier ad interim di Jona Senilagakali, un anziano medico militare senza esperienza politica.

 

Sono stati liberati per insufficienza di prove altri tre stranieri - un britannico, un danese e un australiano - in carcere nello Yemen dallo scorso ottobre insieme ad altri cinque, con l'accusa di aver fornito illegalmente armi a islamici somali e di avere legami con la rete terroristica al-Qaeida. Degli otto arrestati rimangono in prigione solo un somalo e un austriaco: due australiani erano stati liberati sabato scorso e un tedesco il 2 novembre.

 
 A causa dell’approssimarsi di un tifone, il governo delle Filippine ha annunciato il rinvio a gennaio dei vertici dell’Associazione dei Paesi del Sudest asiatico (ASEAN) e dell’Asia dell’Est, che avrebbero dovuto iniziare domenica nell’isola di Cebu. L’annuncio coincide tuttavia con la segnalazione di Gran Bretagna, Stati Uniti, Australia e di altre nazioni a evitare viaggi a Cebu per il rischio di attentati terroristici proprio in occasione dei due vertici.

 

Diciotto morti e 14 feriti: è il bilancio, ancora provvisorio, del grave incidente che ieri ha coinvolto un autobus e un camion nei pressi di Biala, in Bulgaria. Lo scontro sarebbe stato causato dalla nebbia intensa: i due automezzi sono finiti nel fiume Yantra. I sommozzatori hanno recuperato i corpi dei viaggiatori del bus di linea. Cinque dei feriti versano in gravi condizioni.

 

 

 

 

 

 

 

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