RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 340 - Testo
della trasmissione di mercoledì 6 dicembre
2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Rinnovata
ieri in Bolivia la Convenzione fra Stato e Chiesa cattolica sul sistema educativo
privato
Nuovi
missionari in partenza dalla Spagna per l’evangelizzazione nei territori di missione
In corso a Città del Capo, in Sudafrica, la 19.ma Convention mondiale sul diabete
Negli Stati Uniti si discute per un cambio di
strategia in Iraq. Rapito a Mosul un responsabile
della locale comunità cristiana
6 dicembre 2006
LA
GRATITUDINE A DIO DI BENEDETTO XVI PER GLI ESITI
DEL
VIAGGIO APOSTOLICO IN TURCHIA. ALL’UDIENZA GENERALE,
IL PAPA HA DEFINITO UNA “NUOVA PENTECOSTE”
L’ESPERIENZA VISSUTA
CON LE
CHIESE ORTODOSSE E HA RIBADITO LA NECESSITA’
CHE IN
TURCHIA SIA GARANTITA L’EFFETTIVA LIBERTA’ DI CULTO
A
CITTADINI E COMUNITA’ RELIGIOSE
-
Intervista con il cardinale Paul Poupard
-
L’udienza generale di questa mattina, come preannunciato
all’Angelus di domenica scorsa, è stata dedicata da Benedetto XVI al racconto
dei momenti salienti che hanno caratterizzato il suo recente viaggio in
Turchia. Prima di condividerne le impressioni con le persone radunate in Aula
Paolo VI, il Papa ha incontrato nella Basilica di San Pietro migliaia di fedeli
italiani, in particolare quelli delle diocesi del Lazio, guidati dai loro
vescovi in visita ad Limina. Il servizio di Alessandro De Carolis.
**********
Un viaggio apostolico giocato su tre livelli, “non facile sotto diversi aspetti” ma “accompagnato da Dio fin
dal suo inizio” e alla fine arricchito da fondamentali momenti di fraternità
ecumenica e di dialogo con l’islam. Benedetto XVI ha spiegato con un’immagine
la particolare “geometria” del viaggio apostolico in Turchia, una visita
svoltasi, ha detto, secondo quei tre “cerchi concentrici” che caratterizzano il
ministero di un Papa: la conferma nella fede della comunità cattolica al cerchio
più interno, il dialogo con gli altri cristiani nel cerchio intermedio,
l’incontro con i non cristiani al più esterno. E da questo cerchio, dal
confronto con l’islam, Benedetto XVI è partito con le sue personali
valutazioni. Ribadendo la propria stima per le autorità turche, per la
“cordialità” e la “simpatia” dimostrategli dalla popolazione, il Papa è andato
al cuore di una delle questioni affrontate durante il viaggio - quella
“dell’effettiva libertà di culto” da garantire a cittadini e comunità religiose
- che proprio la Turchia, con la laicità dello Stato garantita per
Costituzione, fa risaltare in modo paradigmatico:
“E’ dunque un Paese
emblematico in riferimento alla grande sfida che si
gioca oggi a livello mondiale: da una parte, cioè, occorre riscoprire la realtà
di Dio e la rilevanza pubblica della fede religiosa, e dall’altra assicurare
che l’espressione di tale fede sia libera, priva di degenerazioni
fondamentaliste, capace di ripudiare fermamente ogni forma di violenza”.
Tra gli appuntamenti, densi, di quei giorni, Benedetto XVI
ha definito provvidenziale, anche perché inizialmente non preventivato, quello
trascorso alla Moschea Blu di Istanbul, uno dei centri più celebri della
religione musulmana:
“Sostando qualche
minuto in raccoglimento in quel luogo di preghiera, mi sono rivolto all’unico
Signore del cielo e della terra, Padre misericordioso dell’intera umanità.
Possano tutti i credenti riconoscersi sue creature e dare testimonianza di vera
fraternità”.
Anche le vicende che hanno interessato il cerchio
intermedio hanno fatto risaltare l’importanza del viaggio in Turchia. In rapida
successione, il Papa ha rammentato le immagini dei suoi incontri con i capi
delle Chiese ortodosse, suggellati dall’abbraccio di pace scambiato a Istanbul
con il Patriarca Ecumenico, Bartolomeo I, nel giorno
della festa di Sant’Andrea:
“Sulle orme di Paolo
VI, che incontrò il Patriarca Atenagora, e di
Giovanni Paolo II, che fu accolto dal successore di Atenagora,
Dimitrios I, ho rinnovato
con Sua Santità Bartolomeo I questo gesto di grande valore simbolico, per
confermare l’impegno reciproco di proseguire sulla strada verso il
ristabilimento della piena comunione tra cattolici ed ortodossi”.
“A sancire tale fermo proposito ho sottoscritto insieme
con il Patriarca Ecumenico una Dichiarazione Congiunta, che costituisce
un’ulteriore tappa in questo cammino”, ha affermato il Papa, che pensando alla
presenza dei Patriarchi ortodossi alla Messa conclusiva del viaggio, nella
Cattedrale dello Spirito Santo a Istanbul, ha soggiunto: “Abbiamo vissuto
l’esperienza di una rinnovata Pentecoste”. Della liturgia eucaristica finale e più ancora
della Messa celebrata a Efeso, nel gradino antistante il Santuario della Casa
di Maria Madre –
ovvero, i momenti del viaggio dedicati al cerchio più interno – Benedetto XVI
ha ricordato soprattutto la semplicità del piccolo e antichissimo centro di
culto mariano:”Presso la ‘Casa di Maria’ – ha detto -
ci siamo sentiti davvero ‘a casa’”.
Nel tornare in Vaticano, il Papa ha affidato a Dio i
frutti del viaggio apostolico, levando una preghiera e insieme un auspicio che
ne riassumono il senso:
“Aiuti Iddio
onnipotente e misericordioso il popolo turco, i suoi governanti e i rappresentanti
delle diverse religioni, a costruire insieme un futuro di pace, sì che la
Turchia possa essere un ‘ponte’ di amicizia e di
fraterna collaborazione fra l’Occidente e l’Oriente. Preghiamo inoltre perché,
per intercessione di Maria Santissima, lo Spirito Santo renda fecondo questo
viaggio apostolico, e animi nel mondo intero la missione della Chiesa, istituita
da Cristo per annunciare a tutti i popoli il vangelo della verità, della pace e
dell’amore”.
Prima di rivolgersi ai fedeli nell’Aula Paolo VI,
Benedetto XVI, verso le 10.30, aveva salutato brevemente i numerosi gruppi di
fedeli italiani radunatisi nella Basilica di San Pietro. Rivolgendosi in
particolare a quelli delle diocesi del Lazio – i cui vescovi sono in questi
giorni impegnati nella visita ad Limina – il Papa li
ha incoraggiati “ad approfondire sempre
di più” la vita di fede, “tenendo ben presenti gli orientamenti emersi dal
recente incontro della Chiesa Italiana a Verona”. “Una coraggiosa azione
evangelizzatrice, ne siamo certi, susciterà – ha concluso - l’auspicato
rinnovamento dell’impegno dei cattolici nella società, anche nel Lazio. Compito
primario dell’evangelizzazione è indicare in Cristo Gesù il Salvatore di ogni
uomo. Non stancatevi di affidarvi a Lui e di annunciarlo con la vostra vita in
famiglia e in ogni ambiente. È questo che gli uomini anche oggi attendono dalla
Chiesa”.
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Nel suo viaggio apostolico in Turchia, il Papa è stato
accompagnato anche dal cardinale Paul Poupard, nella sua veste di presidente del Pontificio
Consiglio per il dialogo interreligioso. Giovanni Peduto gli ha chiesto le sue
impressioni sulla visita:
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R. – E’ stato per me un privilegio e una gioia
accompagnare il Papa in questo viaggio, un viaggio descritto da tutti i mezzi
di comunicazione sociale nel mondo come difficile. Dal primo momento, quando
siamo saliti sull’aereo, ci siamo trovati con un Santo Padre sereno. Il suo
volto già rifletteva questa semplicità di cuore e di amore. Ha saputo partecipare
al tutto in modo stupendo ed è stato dal primo momento fino all’ultimo un
viaggio di serenità, di pace e – aggiungerei anche – di pacificazione.
D. – Eminenza, per quanto riguarda più specificatamente il
dialogo interreligioso, secondo lei quali frutti ha portato questo viaggio?
R. – Il frutto essenziale è stata la fiducia. Come lei sa,
in ogni dialogo si possono scambiare diverse parole, ma se non c’è la fiducia e
il rispetto reciproco questo non può portare frutti. Sappiamo tutti qual era il
terreno sul quale ha avuto luogo il viaggio. E’ stato importante, prima di
tutto, il fatto – che non era affatto scontato per il Papa – di andare proprio
alla presidenza per gli Affari Religiosi. E’ stato un segno forte. Io ho avuto
il privilegio di partecipare a questa conversazione del Papa con il presidente
per gli Affari Religiosi. Sono stato toccato dalla cordialità, con il quale si
è espresso il Santo Padre, che è stato a sua volta
cordialmente accolto dal suo interlocutore e da tutti i presenti.
Ripeto, dunque, che il frutto essenziale - e ne sono testimonianza
tutti i messaggi che mi pervengono anche dal mondo musulmano – è stata
questa accoglienza cordiale reciproca e di questo rendo grazie al Signore.
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MARTEDI’ 12 DICEMBRE LA
PRESENTAZIONE DEL MESSAGGIO DEL PAPA
PER
“PERSONA UMANA: CUORE DELLA PACE”
Martedì prossimo 12 dicembre sarà presentato nella
Sala Stampa vaticana, alle 11.30, il Messaggio del Papa per
IL
PAPA HA ACCETTATO
DELL’ARCIDIOCESI
DI VARSAVIA PRESENTATA DAL CARDINALE JÓZEF GLEMP,
PER
RAGGIUNTI LIMITI DI ETÀ. GLI SUCCEDE MONS. STANISŁAW WOJCIECH WIELGUS, FINORA
VESCOVO DI PŁOCK
Il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale
dell’arcidiocesi di Varsavia presentata dal cardinale Józef
Glemp, per raggiunti limiti di età. Il porporato
compirà 77 anni il prossimo 18 dicembre. Come nuovo arcivescovo metropolita di
Varsavia il Papa ha nominato mons. Stanisław Wojciech Wielgus, 67 anni, finora
vescovo di Płock. Mons.
Wielgus è stato ordinato sacerdote a 23 anni. E’
stato rettore dell’Università Cattolica di Lublino: suoi ambiti di
specializzazione sono la storia della filosofia medioevale e la storia della filosofia
in Polonia. Consacrato vescovo nel 1999, è presidente, per parte ecclesiastica,
della “Commissione Congiunta dei Rappresentanti del Governo e della Conferenza
Episcopale polacca” e presidente del “Consiglio Scientifico” che si occupa della istituzioni accademiche ecclesiastiche. È Consultore
della Congregazione per l’Educazione Cattolica. Il Papa, in una Lettera in
latino inviata nell’occasione al Cardinale Józef Glemp, informa il porporato che conserverà il titolo di
Primate di Polonia fino all'ottantesimo anno di età. Benedetto XVI esprime
quindi il suo apprezzamento per l’opera svolta dal cardinale Glemp per molti anni “con sollecitudine instancabile” in
favore dell’arcidiocesi di Varsavia e “con grande affetto” gli impartisce
l’apostolica benedizione.
NOMINE
E CREAZIONE DI DIOCESI
In Brasile, Benedetto XVI ha eretto la diocesi di São José dos Pinhais con
territorio risultante dalla ripartizione dall’arcidiocesi di Curitiba, rendendola suffraganea
della medesima Chiesa metropolitana. Come primo Vescovo di São
José dos Pinhais, il Papa ha nominato mons. Ladislau Biernaski, dei Padri Lazzaristi, finora ausiliare di Curitiba. Settant’anni, originario
dello Stato del Paraná, il presule ha compiuto gli studi filosofici e teologici
presso lo Studium Theologicum
dei Padri Claretiani. Ordinato sacerdote, ha studiato
a Parigi ottenendo la licenza in Filosofia presso l’Institut
Catholic. Rientrato in patria, è stato tra l’altro
professore e rettore del seminario della sua Congregazione a Curitiba, provinciale e membro del Consiglio presbiterale
dell’arcidiocesi. Il 27 maggio 1979 è stato ordinato vescovo da Giovanni Paolo
II nella Basilica di San Pietro. La nuova diocesi si estende per 7 mila Kmq., conta 650 mila abitanti, dei quali 500 mila cattolici. Le
parrocchie sono 31, i sacerdoti 58, 15 i seminaristi e 45 le religiose.
Il Pontefice ha nominato membri
ordinari della Pontificia Accademia per la Vita l’ausiliare e vicario generale
dell'Arcidiocesi di Kinshasa Daniel Nlandu Mayi (Repubblica Democratica del Congo),
oltre al prof. John Haas (U.S.A.), al prof. Alejandro César Serani Merlo (Cile) e alla prof.ssa Mónica
López Barahona (Spagna).
MONS. MAMBERTI ALL’OSCE: RELIGIONI IN PERICOLO SE NON SONO
RICONOSCIUTE
E SONO VITTIME DI
STEREOTIPI E PREGIUDIZI
- A cura di Sergio Centofanti -
“Tutte le religioni sono in pericolo
quando una di esse è vittima di
stereotipi e pregiudizi”. E’ quanto ha affermato mons. Dominique
Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati,
nel suo primo intervento al Consiglio ministeriale dell’OSCE, l’Organizzazione
per
Mons. Mamberti ha sottolineato come nell’attuale mondo che cambia
siano sempre più necessari il dialogo e la tolleranza: per questo – ha detto –
“tutte le religioni sono in pericolo finchè non sono
riconosciute o si relativizzano le intolleranze subite da una di esse”. In questo senso – ha aggiunto – “non si può
dimenticare che nella zona dell’OSCE un sacerdote cattolico è stato assassinato
e che dei cristiani sono stati vittime di violenze o aggressioni”. “Come
possono le religioni promuovere il rispetto e la comprensione con autorità ed
efficacia – si è chiesto – se esse stesse sono vittime di stereotipi e pregiudizi?”.
Occorre dunque evitare ogni forma di disprezzo delle religioni – ha affermato
mons. Mamberti che, citando un discorso di Benedetto
XVI in Turchia - ha detto che “il riconoscimento del ruolo positivo che svolgono le religioni in
seno al corpo sociale può e deve spingere le nostre società ad approfondire
sempre di più la loro conoscenza dell’uomo e a rispettarne sempre meglio la
dignità”.
Il presule ha quindi invitato l’OSCE a dare risposte
efficaci alla minaccia del terrorismo e ai problemi delle migrazioni e della
sicurezza energetica che sono causa di ingiustizie economiche e sociali. Ha
esortato a “intensificare la lotta contro la tratta delle persone, con un
approccio che si focalizzi sulle vittime”. “Attenzione speciale” – ha detto –
merita anche “la piaga dello sfruttamento sessuale dei bambini, che è spesso
legato alla tratta delle persone”. Mons. Mamberti auspica un rafforzamento della cooperazione tra i
Paesi dell’OSCE per la piena realizzazione di un’area di pace e di stabilità.
Con una precisazione: “per avere delle democrazie
‘efficaci’, è necessario un multilateralismo
efficace”.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio vaticano - All'udienza generale Benedetto
XVI ripercorre le diverse tappe dello storico pellegrinaggio compiuto in
Turchia dal 28 novembre al 1° dicembre.
Servizio estero - Anticipazioni dell'atteso
rapporto dell' "Iraqi Study Group": tra le raccomandazioni,
le truppe Usa evitino le operazioni di combattimento.
Servizio culturale - Un articolo di Gaetano Vallini dal titolo "Una delicata missione affrontata
con sofferenza e dedizione": il volume di Monica Maria Biffi "Il
cavalletto per la tortura Cesare Orsenigo,
ambasciatore del Papa nella Germania di Hitler".
Servizio italiano - In rilievo il tema della
finanziaria.
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Radiogiornale
6 dicembre 2006
L’ONU CHIEDE LA FINE DELLE VIOLENZE
IN DARFUR E L’AVVIO DI NEGOZIATI
- Intervista con padre Carmine Curci
-
L’ONU stringe i tempi per interrompere
la drammatica spirale di violenza che dal 2003 ha provocato oltre 200 mila
vittime in Darfur, la martoriata regione del Sudan
occidentale. Il responsabile delle operazioni di “peace-keeping” delle Nazioni
Unite, Jean Marie Guehenno, ha chiesto un immediato cessate-il-fuoco e
l’avvio di negoziati, prima che i caschi blu possano
garantire la sicurezza nella regione, insieme con la forza dell’Unione
Africana, che già vi opera. Sulla possibilità concreta di realizzare questa
tregua, sentiamo padre Carmine Curci, direttore della
rivista dei Missionari Comboniani “Nigrizia”,
intervistato telefonicamente da Giancarlo La Vella:
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R. – In questo momento, è
difficile che ci possa essere un cessate-il-fuoco
perché le milizie janjaweed,
appoggiate dal governo centrale di Khartoum, stanno lentamente prendendo sempre
più possesso del territorio. Dobbiamo anche dire che le forze dell’Unione
Africana, che sono 7 mila persone, non hanno né la forza di fuoco, né la
volontà politica di contrastare le forze dei janjaweed.
Per cui, l’affermazione di Jean-Marie Guehenno sono solo affermazioni retoriche che nella pratica
non hanno alcun senso, oggi.
D. – Per quale motivo il governo
di Khartoum ha rifiutato la presenza di una forza internazionale di pace nella
regione?
R. – Innanzitutto, perché vuole
affermare sempre più la sua forza all’interno del Darfur.
Teniamo presente che stanno sempre più andando compagnie petrolifere per fare
sopralluoghi per vedere il petrolio che è presente. Vorrei anche aggiungere che
il conflitto in Darfur, ormai, oltre ad essersi
esteso in Ciad, si è esteso anche in Centrafrica, per cui la situazione sta diventando preoccupante. E’
evidente che se si vuole una pace in Darfur bisogna
interessare anche il Ciad e il Centrafrica. Noi lo
sapevamo! Parliamo di centinaia di migliaia di profughi che ancora si
muoveranno da una parte all’altra; l’ONU ha già richiamato i suoi
rappresentanti umanitari, e questo significa che non ci sarà un controllo sul
posto da parte della Comunità internazionale.
D. – L’esiguo numero di
missionari che c’è in Sudan come sta vivendo questa situazione?
R. – Noi abbiamo esattamente a el Fasher una comunità di comboniani; le notizie che noi riceviamo sono veramente
drammatiche. Una lettera diceva: “Noi condividiamo, diamo speranza, ma è dura
vivere in queste condizioni”. E’ importante sottolineare che quel poco che
hanno, lo danno senza distinzioni a cristiani e musulmani, perché la presenza comboniana vuole essere un segno di condivisione. Sono più
di 30 anni che siamo presenti qui.
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RISVOLTI GEOPOLITICI E
GEOECONOMICI DELLA ORMAI PROSSIMA ADESIONE ALL’UE
DI BULGARIA E ROMANIA:
AL CENTRO DEL RAPPORTO ANNUALE
DELLA
SOCIETA’ GEOGRAFICA ITALIANA PRESENTATO
IERI AL SENATO
- Con noi Tullio D’Aponte -
Il 1° gennaio 2007 il confine orientale dell’Unione
Europea raggiungerà il Mar Nero: con l’adesione di Bulgaria e Romania. Si
tratta di una nuova tappa dell’allargamento che avrà risvolti geopolitici e geoeconomici
significativi. Li spiega e riassume l’annuale rapporto che la Società
Geografica Italiana ha presentato ieri al Senato, con la partecipazione, oltre
che del presidente della Società stessa, Franco Salvatori, del vice premier
Francesco Rutelli e del senatore Marcello Pera. Il
servizio di Fausta Speranza:
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Una crescita territoriale di circa
350mila chilometri quadrati e un incremento di popolazione che porta l’Unione,
con 27 Paesi membri, molto vicina ai 500 milioni di abitanti. Dati di fatto,
intorno ai quali si discute: tra il bisogno di chiarezza di identità, ricordato
dal senatore Pera, e la consapevolezza della grandezza del progetto europeo di
pace, sviluppo e di equilibrio nelle relazioni internazionali, sottolineato dal
vice premier Rutelli. La ricerca,
tra tabelle, cartine e schede di approfondimento, porta alla luce altri dati
concreti: i Paesi che lasciano intravedere maggiori possibilità di sviluppo
sono i nuovi partner dell’ampliamento più recente, come spiega il curatore del
rapporto Tullio D’Aponte:
“Se mi confronto con quelle che
sono state le esperienze recenti, vedo l’impulso che la partecipazione
all’Unione Europea ha dato al sistema produttivo dei diversi Paesi in termini
di propulsione della ricerca, di atteggiamenti innovativi nei confronti della
finanza, dei mercati vasti. Ritengo che l’allargamento sempre più ampio fornirà
occasioni e stimoli che porteranno l’industria europea, l’industria moderna a
conquistare spazi sempre più significativi per la competizione globale”.
E c’è poi l’evidente valenza
geopolitica ancora prima che geoeconomica
dell’ingresso di Bulgaria e Romania. Ancora Tullio D’Aponte:
“E’ la saldatura estrema ad Est
ed è la saldatura sull’area del Mar Caspio. Parliamo
del grande, nuovo serbatoio energetico che la Federazione russa mette sul
piatto della bilancia per contrastare le tendenze centrifughe che sono
intervenute dopo la scissione, dopo la caduta dell’impero sovietico. Ora,
questo elemento - per qualcuno attraverso il ricatto, per altri attraverso il
mezzo energetico – riesce a ricompattare e a restituire potere contrattuale
alla Federazione russa stessa. Bulgaria e Romania sono il confine estremo, il ‘limes’ attraverso il quale passa questo
grosso flusso energetico, sia di gas sia di petrolio, che poi si dirige verso la
Turchia – e quindi qui si apre nuovamente il capitolo della necessarietà del
raccordo di un’Europa più ampia con la Turchia
e dall’altro un interesse di bilanciamento per quelle che sono le
attenzioni americane verso i Paesi della nuova indipendenza nell’area caspica –. Allora si capisce che l’adesione all’UE ha
valenza geopolitica: questa capacità dell’Europa di essere interlocutore e
contemporaneamente un mediatore sul piano dell’energia, o mediatore tra Est ed
Ovest, ha una rilevanza di grande significato contemporaneista”.
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UN MALE OSCURO CHE COINVOLGE MILIONI DI PERSONE:
L’ANORESSIA, PRIMA CAUSA DI
MORTE TRA LE MALATTIE PSICHIATRICHE
- Interviste con Fabiola De Clerq
e Maria Grazia Rubeo -
Una muta richiesta di aiuto che
può portare alla morte. Questa è l’anoressia e lo sono in generale tutti i
disturbi dell’alimentazione come anche la bulimia. Si parla di vero e proprio
allarme sociale, che riguarda soprattutto le adolescenti, spesso vittime di
modelli distorti contrabbandati da moda, televisione e internet. Il servizio di
Francesca Sabatinelli:
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Anni di digiuni o di grandi
mangiate, comunque sia, anni di buio e sofferenza, perché anoressia e bulimia a
questo portano. Sotto accusa oggi le passerelle, la tristemente famosa taglia
38, ma anche internet, sono quasi 300 mila i siti che arrivano ad esaltare
queste patologie. Le modelle sono il caso più visibile ed eclatante, ma in
Italia sono oltre due milioni le persone che soffrono di disturbi alimentari,
tra i 12 e i 25 anni, di tutte le fasce sociali, per lo
più donne, ma è in aumento anche il dato maschile.
L’anoressia è la prima causa di
morte tra le malattie psichiatriche. Ma combattere gli stereotipi delle modelle
filiformi non basta, sono i disturbi della sfera affettiva che generano in
molti casi i problemi dell’alimentazione. Fabiola De Clerq
è la fondatrice dell’ABA, Associazione bulimia-anoressia, nonché autrice di
diversi libri sull’argomento, per molti anni ha sofferto di anoressia:
“L’anoressica normale non mette
in parole il suo disagio, utilizza il suo corpo per dire quello che non ha
ricevuto in termini di amore, molto banalmente. Sono guarita, perché ho
intrapreso un percorso psicoterapico, soprattutto staccandomi dall’ossessione
continua del cibo, che per 20 anni ha abitato le mie giornate, le mie notti. Il
cibo è l’unico interlocutore affidabile che un soggetto sofferente di questa
patologia può pensare di avere accanto: non giudica, non abbandona e non
tradisce”.
Se nell’anoressia i segni sono
evidenti, non così è per la bulimia, ma le conseguenze sono gravissime comunque. Il rischio è legato anche alle diete. Maria Grazia Rubeo, psichiatra, psicoterapeuta è responsabile dell’unità
operativa del Lazio dell’AIDAP, Associazione italiana disturbi dell’alimentazione
e del peso:
“Le persone che sono a dieta ferrea sviluppano un tipo di mentalità ‘o tutto o niente’, che può nel tempo innescare il circolo vizioso di
abbuffate e dieta ferrea, di abbuffate e vomito autoindotto,
che è quello tipico della bulimia nervosa. Il 50 per cento
delle persone che si fanno curare risolvono il loro problema; il 25 per cento
migliora; il 20 per cento cronicizza; il 5 per cento
muore per le complicanze fisiche della denutrizione o sfiora il suicidio, che è
molto frequente nelle persone che soffrono di disturbi dell’alimentazione”.
800165616 è il
numero verde dell’ABA, una delle tante realtà che cercano di aiutare e
sostenere pazienti e famiglie in un lungo e difficile cammino verso la
guarigione fisica e soprattutto mentale. Ancora Fabiola De Clerq:
“Si guarisce e come! Mi rivolgo
alle famiglie che spesso girano la testa altrove, sperando che le figlie
ritornino a mangiare e a funzionare. Ricominciare a mangiare è una parte del
problema, ma non è l’unico”.
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6 dicembre 2006
RINNOVATA
IERI IN BOLIVIA LA CONVENZIONE FRA STATO E CHIESA CATTOLICA
SUL
SISTEMA EDUCATIVO PRIVATO E LE SCUOLE PARIFICATE
LA PAZ. = Il presidente della Bolivia, Evo Morales, e l’arcivescovo di Santa Cruz
de la Sierra, il cardinale Julio Terrazas,
hanno firmato ieri il rinnovo del “Convenio
educativo” che garantisce il funzionamento delle scuole parificate sotto la
guida e l’amministrazione della Conferenza episcopale. La stampa locale, nonché
il sito dell’episcopato, riferiscono che il governo si è impegnato, ancora una
volta, a far inserire nel testo della nuova Carta costituzionale (in
elaborazione dal 6 agosto presso l’Assemblea costituente) le adeguate garanzie
per il buon funzionamento delle scuole e dei licei parificati e del sistema
educativo privato. Mentre il presidente Morales ha
dichiarato che quest’atto smentisce quanti periodicamente annunciano che il suo
governo si propone di porre fine all’insegnamento privato, il cardinale Terrazas ha sottolineato che questa firma darà tranquillità
a migliaia di docenti e studenti. In Bolivia le “escuelas
y liceos de convenio”
(parificate) sono circa 1.500, tutte costruite con il sostegno della Chiesa
cattolica che le amministra, mentre è lo Stato che provvede al pagamento degli
stipendi di maestri e insegnanti. Intanto i lavori dell’Assemblea costituente
sono stati sospesi in attesa di un accordo sul sistema
di voto per l’approvazione della nuova Carta costituzionale. Il presidente Evo Morales, che nelle ultime settimane ha adottato un tono
conciliante nei riguardi dell’opposizione, ha convinto i costituenti del suo
partito (Movimiento al Socialismo, Mas) ad aprire un
dialogo con gli esponenti degli altri partiti. Il Mas e l’opposizione non
sembrano però molto disposti ad attenuare le critiche reciproche e ad entrare
nel clima conciliante proposto dal governo. Come aveva sempre sostenuto Morales, i costituenti del Mas affermano che la maggioranza
di due terzi per l’approvazione degli articoli della nuova Costituzione costituisce
un freno ai lavori e chiedono che si passi alla maggioranza semplice, più agile
e “più democratica”. L’opposizione esige invece il rispetto della Costituzione
vigente che prevede una maggioranza di due terzi. Nel frattempo prosegue lo
sciopero della fame contro il governo Morales portato
avanti da 591 persone in tutto il Paese “per la difesa della legge, della
democrazia e dei diritti dei cittadini”. All’iniziativa hanno aderito altre
centinaia di persone che non condividono la politica del presidente. (L.B. – T.C.)
NON ANCORA SUPERATE IN SPAGNA LE DIFFICOLTÀ FRA
STATO E CHIESA SULL’INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE NELLE SCUOLE:
LO
AFFERMANO I VESCOVI AL TERMINE DI UN INCONTRO DELLA COMMISSIONE MISTA
STATO-CHIESA SULLA NUOVA LEGGE IN MATERIA DI EDUCAZIONE
MADRID. = “È stato fatto
uno sforzo affinché lo sviluppo della Legge organica di educazione (LOE) -
respinta a suo tempo dalla Conferenza episcopale - si adattasse il più
possibile ai diritti ed obblighi di tutte le parti implicate”: così in una nota
i vescovi spagnoli dopo un incontro in materia di educazione, ieri a Madrid, in
Spagna, della Commissione mista Chiesa-Stato. Nel corso della riunione, scrive
l’agenzia SIR, sono state discusse le bozze dei Reali Decreti che regolano
l’insegnamento della religione cattolica ed il regime lavorativo dei professori
che la impartiscono. Sebbene “si riconoscano gli sforzi fatti nel campo della
regolamentazione”, si legge nel documento della Conferenza episcopale,
“rimangono fino ad oggi difficoltà fondamentali che non hanno potuto essere
superate”. L’episcopato aveva già manifestato il suo parere sulla Loe, che, a detta dei vescovi, “non rispetta adeguatamente
i patti degli Accordi tra la Santa Sede e lo Stato Spagnolo”. A loro avviso, è
in gioco “il diritto costituzionale di libertà religiosa per i cattolici”. La
Conferenza episcopale ha annunciato che farà presente la sua “valutazione
dettagliata su questi temi quando il Governo approverà
i testi legali, che potranno essere studiati con precisione dal Comitato
esecutivo”. (T.C.)
FILIPPINE:
PER FAR FRONTE AI DANNI PROVOCATI DAL TIFONE DURIAN POTREBBERO ESSERE NECESSARI
ANNI. LA CROCE ROSSA CHIEDE AIUTI PER LA POPOLAZIONE
MANILA. = Dopo il passaggio nelle Filippine del tifone
Durian, nella provincia
orientale di Albay, oggi i negozi cominciano a
riaprire, alcune linee telefoniche sono state ripristinate, ma i lavori per
riparare i danni procedono con lentezza. Le autorità del Paese, scrive
l’agenzia AsiaNews, hanno annunciato che potrebbero essere necessari anni per
ripristinare infrastrutture e servizi. Durian si è abbattuto nelle Filippine
orientali fra il 30 novembre e l’1 dicembre. Secondo l’ultimo bilancio si
contano 1.200 tra morti e dispersi, mentre le persone colpite dalle violenti piogge si aggirano intorno al milione e
mezzo, con 2.500 case distrutte e danni alla proprietà per circa 5 milioni e
mezzo di dollari. Il tifone si è abbattuto con particolare violenza sui villaggi
che circondano il monte Mayon, un vulcano attivo a
circa 320 km a sud di Manila: qui si sono scatenate precipitazioni torrenziali
che hanno provocato frane di fango e la caduta di grandi macigni. I detriti
hanno sepolto più di 700 villaggi. Lunedì scorso il tifone si è spostato nel
sud del Vietnam ma con una minore intensità. Al momento gli operatori dei
soccorsi sono alla ricerca di circa 50 persone disperse
mentre i morti sono 54. La Federazione internazionale della Croce Rossa
e della Mezzaluna rossa ha lanciato ieri a Ginevra un appello per raccogliere
fondi da destinare alle operazioni di soccorso e assistenza. Servono oltre 5
milioni di euro per circa 200 mila persone delle 600 mila colpite dal tifone
Durian e da altri tre uragani di forte intensità che dalla fine di settembre
hanno causato, come riferisce la Croce Rossa, “distruzioni e desolazione”. Sono
completamente fuori uso numerose strutture sanitarie e l’Organizzazione
mondiale della sanità (OMS) ha previsto l’invio di pasticche per depurare
l’acqua. Fadela Chaib,
portavoce dell’OMS, ha dichiarato che si teme lo scoppio di malattie legate
all’assenza d’acqua pulita come colera e diarrea. (T.C.)
NUOVI
MISSIONARI IN PARTENZA DALLA SPAGNA
PER
L’EVANGELIZZAZIONE NEI TERRITORI DI MISSIONE
- A
cura di padre Ignacio Arregui
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JAVIER. = Trentuno nuovi missionari partiranno,
prossimamente, dalla Spagna destinati a diversi
territori di missione. Con questo invio la Conferenza episcopale vuole
confermare la vocazione missionaria della Spagna. I componenti di questo gruppo
hanno ricevuto una preparazione specializzata in una Scuola di formazione
creata da diversi istituti missionari. I nuovi missionari riceveranno oggi
pomeriggio, nel Santuario di San Francesco Saverio, il crocefisso che
rappresenta il segno del mandato apostolico per l’evangelizzazione del mondo e
che accompagna il gesuita nella sua predicazione ai popoli del Continente
asiatico. Nel gruppo dei 31 nuovi missionari, le religiose sono 16, 2 i religiosi,
12 in tutto i laici, 10 donne e 2 uomini, e un
sacerdote appartiene al clero diocesano. La cerimonia di consegna del
crocefisso missionario avrà luogo questo pomeriggio nel Castello-Santuario di Javier e sarà presieduta dal presidente della Conferenza
episcopale spagnola e vescovo di Bilbao, mons. Ricardo Blazquez.
Il presule sarà accompagnato dai responsabili delle opere missionarie
nazionali. Sono circa 17 mila i missionari e le missionarie provenienti dalla
Spagna che esercitano il loro apostolato nei cinque continenti.
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NEL 2025 IL DIABETE POTREBBE COLPIRE
NEL MONDO 300 MILIONI DI PERSONE
E L’ONU HA GIÀ APPROVATO UNA RISOLUZIONE PER LIMITARE I DANNI.
SE NE PARLA ALLA 19.MA CONVENTION MONDIALE SUL DIABETE
IN CORSO A CITTÀ DEL CAPO, IN SUDAFRICA
- A cura di Andrea Rustichelli -
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CITTA’ DEL CAPO. =
Frutto della campagna “Uniti contro il diabete”, la presentazione all’Assemblea
dell’ONU di una proposta di risoluzione è il dato più significativo della diciannovesima
Convention sul diabete che si sta svolgendo in Sudafrica, a Città del Capo. Il
congresso è stato organizzato dalla Federazione internazionale per il diabete,
l’organismo mondiale che raggruppa le associazioni di malati e di medici, e vi
stanno prendendo parte migliaia di delegati da tutto il mondo. Sono 246 milioni
le persone affette oggi dalla malattia e le proiezioni parlano di 380 milioni
tra 20 anni. L’80 per cento vive nei Paesi poveri. In molte aree, per esempio
in Asia e in Medio Oriente, il diabete riguarda il 20 per cento della
popolazione. In Italia si parla attualmente del 5-6 per cento. Di diabete si
muore soprattutto nei Paesi in cui l’accesso alle cure, in particolare
all’insulina, è difficile. La mortalità infantile nei Paesi più poveri è
elevatissima, come ha denunciato recentemente anche la rivista scientifica Lancet. La
malattia miete però vittime in tutto il mondo, molto più dell’AIDS. Le cause sono dovute soprattutto agli effetti collaterali del deficit
di insulina, cioè l’ormone che permette il corretto metabolismo degli zuccheri.
Il diabete, spesso diagnosticato molto tardi, produce, infatti, invalidanti
problemi cardiovascolari, cecità, disturbi ai reni, ulcere. Sono 3,8 milioni gli
adulti che muoiono ogni anno nel mondo. Oltre agli ingenti costi sociali, ci
sono poi quelli strettamente economici della malattia, che incidono fortemente
sulle spese sanitarie dei vari Paesi.
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SONO OLTRE 500 MILA GLI SFOLLATI IN LIBANO CHE HANNO
TROVATO ASSISTENZA
NEI 10 CENTRI DELL’ORDINE
DI MALTA. SONO I DATI EMERSI IERI NELL’ANNUALE
CONFERENZA DEI MEMBRI DELL’ORDINE
ROMA. = Libano, Congo, Est europeo: un trittico di esempi
eccellenti, selezionati dall’immenso database
di progetti umanitari dell’Ordine di Malta, ha animato ieri a
Palazzo Marini, nelle pertinenze della Camera dei Deputati, l’annuale
conferenza che a beneficio del Corpo diplomatico accreditato presso l’Ordine,
nonché di alte personalità della Santa
Sede e delle istituzioni italiane, riassume le principali iniziative portate
avanti nel mondo dal millenario sodalizio melitense.
All’incontro era presente tra gli altri il cardinale Pio Laghi, cardinalis patronus –
cioè diretto rappresentante del Papa – presso l’Ordine di Malta, il gran
maestro dell’Ordine fra’ Andrew Bertie ed il gran
cancelliere Jean-Pierre Mazery.
Gli interventi dei relatori si sono concentrati sulla situazione nella “terra
dei cedri”, devastata dalla guerra e ancora a lutto per l’omicidio del ministro
Pierre Gemayel. Uno scenario difficile, dove i dieci
centri gestiti dall’Ordine operano in condizioni da “prima linea” recando aiuto
ad oltre 500 mila sfollati. Il simposio si è poi concentrato sulla Repubblica
Democratica del Congo, in cui i dispensari dello SMOM
curano le ferite della guerra civile ed un vasto spettro di malattie, che
include addirittura nuovi focolai di peste. Spazio infine all’Europa orientale,
dove l’Ordine è attivo complessivamente in 17 Paesi, con iniziative che vanno
dagli interventi di emergenza per le recenti alluvioni della primavera 2005 in
Romania, Serbia e Ungheria, fino a progetti permanenti, come l’avveniristico
centro per bambini disabili inaugurato in Polonia. Accenti di soddisfazione,
infine, per un importante anniversario che riguarda la presenza dell’Ordine
nella penisola: i 130 anni di vita del Corpo militare dell’Acismom,
l’Associazione dei Cavalieri italiani dell’Ordine, inquadrato come unità
ausiliaria dell’esercito e resosi più volte benemerito
per l’assistenza umanitaria prodigata. (A.M.B.)
APRE A ROMA, NEL QUARTIERE DI TRASTEVERE LA NUOVA
DIMORA PER I SENZATETTO, VOLUTA DALLA COMUNITÀ DI SANT’EGIDIO,
PER FAR FRONTE AL FREDDO INVERNALE
ROMA. = Si trova nel quartiere di Trastevere,
a Roma, all’interno di palazzo Leopardi, in piazza
Santa Maria in Trastevere, il nuovo spazio di
accoglienza per i poveri voluto dalla Comunità di Sant’Egidio. Da tanti anni,
la Comunità, con i suoi volontari, è impegnata in svariate attività di carità
ed assistenza. Il nuovo centro, riferisce l’agenzia SIR, che dispone di una decina di posti letto, è destinato ad ospitare quanti
vivono in strada e non possono difendersi dal freddo. Il numero di coperte è
ancora insufficiente a soddisfare i poveri che entreranno nella struttura, così
la Comunità di S. Egidio ha fatto appello alla solidarietà di tutti per dotare
il centro dei comfort necessari ai senzatetto. L’apertura di uno spazio di
questo tipo “ha l’obiettivo immediato di evitare rischi per la sopravvivenza e
la salute di persone già indebolite dalle condizioni precarie alle quali
costringe la vita senza fissa dimora”, hanno affermato alcuni dei promotori del
centro. La struttura può funzionare da supporto all’iniziativa della Comunità
di Sant’Egidio volta ad offrire assistenza ai senza dimora, già sperimentata
l’anno scorso e che ha avuto buoni esiti con più di 50 persone. (A.D.F.)
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6 dicembre 2006
- A cura di Amedeo Lomonaco -
In Iraq, almeno 12 persone sono rimaste uccise in due
distinti attacchi sferrati da guerriglieri a Baghdad. Negli Stati Uniti,
intanto, la CNN anticipa un rapporto della commissione bipartisan
sul Paese arabo, che sarà presentato al presidente Bush.
Il nostro servizio:
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L’Iraq continua ad essere sconvolto dal consueto dramma
degli attentati: almeno 8 persone sono morte stamani, nel centro di Baghdad, in
seguito ad un ennesimo attacco da parte di ribelli. Sempre nella capitale, un
attacco kamikaze compiuto a bordo di un autobus ha provocato 4 morti. Al Qaeda ha chiesto poi, in un comunicato, la chiusura
delle università di Bagdad minacciando di uccidere
chi frequenterà gli atenei. Gli attacchi e le minacce dunque continuano,
ma la tragica situazione del Paese arabo potrebbe essere caratterizzata,
nell’immediato futuro, da un sostanziale cambiamento. Nel rapporto della
Commissione bipartisan ‘Iraq
Study Group’, che sarà
presentato nel pomeriggio al presidente americano Bush,
si suggerisce un cambio di ruolo delle truppe statunitensi in Iraq. Nello
studio si propone, infatti, una nuova strategia che possa sollevare i soldati americani dalle operazioni militari nell’arco di un anno e promuovere
l’addestramento delle truppe irachene. Intanto, negli Stati Uniti, è stata
approvata ieri ad unanimità la nomina di Robert Gates, già direttore della CIA, come nuovo ministro della
Difesa. Sostituisce Donald Rumsfeld,
che si è dimesso dopo la sconfitta dei repubblicani nelle elezioni di medio
termine dello scorso 7 novembre. Il premier britannico, Tony Blair, ha poi condiviso stamani le dichiarazioni rilasciate
ieri da Gates, secondo cui gli Stati Uniti non stanno
vincendo in Iraq. C’è il rischio – ha aggiunto Gates - di una
disfatta che innescherebbe una “conflagrazione regionale” in Medio Oriente. In
Iraq si registra infine un nuovo sequestro di un cristiano, un responsabile
della comunità cristiana di Mosul. Non si hanno
inoltre notizie del sacerdote caldeo, padre Samy al Rays, rapito lunedì
scorso da uomini armati. Nel Paese arabo, a partire da luglio, sono stati
sequestrati 5 sacerdoti. Uno di questi, padre Paul Iskandar, è stato ucciso ad ottobre a Mosul.
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Un nuovo attacco suicida nel sud dell’Afghanistan ha
provocato la morte di almeno 8 persone. Lo hanno riferito fonti locali
aggiungendo che nell’attentato hanno perso la vita cinque afghani e tre
stranieri, probabilmente americani. Si tratta del sesto attacco suicida in nove
giorni nella provincia afghana di Kandahar, da mesi
teatro di un’offensiva lanciata da ribelli talebani.
Violenze anche in Turchia: l’esplosione di due
bombe ha ucciso tre soldati e ne ha feriti altri quattordici nella provincia di
Sirnak. L’attentato è stato rivendicato dal “Partito
dei lavoratori del Kurdistan” che ad ottobre si era dichiarato disponibile per
un cessate il fuoco unilaterale, respinto però dal governo turco.
E’ “urgente” adottare delle sanzioni contro
l’Iran per non minare “la credibilità del Consiglio di Sicurezza dell’ONU”. Lo
ha detto il ministro degli Esteri francese, Philippe Douste-Blazy, durante una conferenza stampa a Parigi con il
collega israeliano, la signora Tzipi Livni. Ieri, i rappresentanti della Germania e
dei cinque Paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si sono riuniti a Parigi
senza trovare un accordo sulle sanzioni contro il governo di Teheran.
Ed è sempre più intricato anche il capitolo relativo al
programma nucleare nordcoreano: il governo di Pyongyang ritiene, infatti, che la ripresa
dei negoziati a 6 con Corea del Sud, Cina, Stati Uniti, Russia e Giappone sia
“impossibile” fin quando l’amministrazione americana
“non cambierà la propria posizione”. L’esecutivo nordcoreano
critica, poi, il governo giapponese accusato di aver sabotato il
rilancio della trattativa. Dopo aver compiuto un esperimento nucleare lo scorso
9 ottobre, la Corea del Nord ha accettato di riprendere i colloqui a sei,
partiti nel 2003 ma interrotti da circa un anno.
Caso ‘Litvinenko’: l’ex agente
dei servizi segreti russi, Andrei Lugovoi, sarà ascoltato
nel pomeriggio a Mosca dagli uomini di Scotland Yard,
nel quadro dell’inchiesta sulla morte a Londra dell’ex spia russa. Intanto,
tracce di polonio, il veleno che ha provocato la morte di Litvinenko,
sono state trovate anche nei pressi di uno stadio di Londra.
Rapporto sulla povertà in Germania: secondo uno studio
dell’Ufficio federale tedesco per la lotta alla povertà, sono circa 11 milioni
su una popolazione di oltre 80 milioni le persone sulla soglia dell’indigenza.
Le situazioni più difficili sono quelle delle regioni orientali. Il rapporto
sostiene che i “nuovi poveri” sono il risultato di un basso livello di
istruzione, unito ad una prolungata disoccupazione.
Nelle isole Fiji è stato
proclamato lo stato di emergenza all’indomani del golpe militare incruento con
cui è stato deposto il governo del premier Laisenia Qarase.
Stamani, un medico senza esperienza politica, Jona Semilagakali, ha giurato come primo ministro ad interim. Il
servizio di Maria Grazia Coggiola:
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Una volta deposto il primo ministro, Laisenia Qarase, la nuova giunta
ha dissolto il Parlamento e imposto il posto di blocco intorno alla capitale Suva. Si tratta del quarto colpo di Stato in 20 anni per le
isole del Pacifico del Sud ed è stato duramente condannato sia dalle Nazioni
Unite che dalla comunità internazionale. Regno Unito e Stati Uniti hanno sospeso
gli aiuti alla cooperazione. La crisi allarma, in particolare, anche l’India,
preoccupata per la sorte di circa mezzo milione di indiani che vivono
sull’arcipelago. Il capo delle forze armate, l’ammiraglio Frank Bainimarama, che ora guida il Paese attraverso le
leggi di emergenza, ha promesso la nomina di un nuovo governo provvisorio in attesa delle elezioni. Ma la situazione è ancora confusa.
Stamattina sono stati interrogati i responsabili della polizia, che sono stati
accompagnati sotto scorta nella principale caserma della capitale. All’origine
della crisi vi sarebbero anche ragioni etniche. L’ammiraglio golpista fa parte
della minoranza di origine indiana, mentre il premier Qarase
appartiene al partito di maggioranza, che difende gli interessi della comunità
indigena.
Per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.
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Il governo dello Sri Lanka ha deciso di reintrodurre misure di emergenza e di ripristinare
l’Atto di prevenzione del terrorismo per arginare gli attacchi dei ribelli
indipendentisti delle Tigri Tamil. Il provvedimento
era stato sospeso nel febbraio del 2002, quando era stato siglato un cessate il
fioco, ripetutamente violato, tra governo e ribelli.
In Ciad, il Programma
alimentare mondiale (PAM) ha tagliato aiuti a circa 5.600 persone, a causa
delle crescenti violenze nell’est del Paese. Da diverse settimane, le zone di Guereda e di Abeché sono teatro
di attacchi da parte di gruppi ribelli che vogliono rovesciare il presidente
eletto Idriss Deby. Il PAM
ha comunque precisato che garantirà la distribuzione di cibo ai rifugiati
provenienti dalla martoriata regione sudanese occidentale del Darfur.
Le Nazioni Unite vogliono proteggere i
giornalisti inviati nelle zone di guerra. Francia e Grecia hanno presentato al
Consiglio di Sicurezza dell’ONU un progetto di risoluzione con questo
obiettivo. La bozza prevede, tra l’altro, la condanna degli attacchi contro i
giornalisti e chiede alle fazioni in lotta di rispettarne i diritti e
l’indipendenza. Sono 75 i reporter uccisi quest’anno mentre
seguivano i diversi conflitti nel mondo.
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