RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 336 - Testo della trasmissione di sabato 2 dicembre 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

All’indomani della conclusione del viaggio apostolico di Benedetto XVI in Turchia: le testimonianze del cardinale Walter Kasper, di mons. Luigi Padovese e Maria Grazia Zambon

 

Il profondo dolore del Papa per l’ordinazione episcopale del sacerdote Giovanni Wang Renlei, avvenuta a Xuzhou, nella Cina continentale, espresso nella dichiarazione della Sala Stampa della Santa Sede

 

Il Papa presiederà nel pomeriggio i Primi Vespri della prima Domenica di Avvento: Sui significati del tempo che prepara al Natale, l’arcivescovo Angelo Comastri

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Ricorre oggi la Giornata internazionale per l’abolizione della schiavitù: intervista con José Maria Ramirez

 

“La tecnologia al servizio dell’evangelizzazione”: è lo slogan della nuova webtvcn lanciata a Roma, dopo una prima esperienza di informazione religiosa in Brasile ed America Latina: ce la illustra Sergio da Silva Coutinho

 

“Vegliate e pregate in ogni momento”: sull’esortazione di Gesù nel Vangelo di domani la riflessione di padre Marko Ivan Rupnik

 

CHIESA E SOCIETA’:

Almeno 200 gli attacchi ai cristiani in India, nel 2006: manifestazione oggi a Bangalore, promossa dal consiglio globale dei cristiani indiani

 

Domani la chiusura ufficiale del V  centenario della nascita di San Francesco Saverio

 

“Boicottare lo shopping domenicale”: così, il vescovo di Padova, mons. Antonio Mattiazzo, nel suo messaggio per l’Avvento

 

L’impegno dell’ONU per assicurare alla giustizia gli operatori di pace, che sotto le insegne delle Nazioni Unite si sono macchiati di abusi sessuali

 

Ritrovata, in Botswana, “la più antica testimonianza” di pratiche religiose del mondo

 

Concerto di solidarietà questo pomeriggio nella parrocchia di Sant’Anna in Vaticano

 

24 ORE NEL MONDO:

Almeno 27 morti in Iraq per una serie di attacchi. Le vittime, in gran parte civili  - Sale a   470 morti il bilancio delle vittime provocate dal tifone nelle Filippine

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

2 dicembre 2006

 

ALL’INDOMANI DELLA CONCLUSIONE DEL VIAGGIO APOSTOLICO

DEL PAPA IN TURCHIA, LE TESTIMONIANZE DEL CARDINALE WALTER KASPER,

 MONS. LUIGI PADOVESE E MARIA GRAZIA ZAMBON

 

Benedetto XVI ha fatto breccia nel cuore dei turchi: questo il commento che prevale all’indomani della conclusione del viaggio apostolico del Papa in Turchia. Un viaggio, il quinto internazionale di Benedetto XVI, che si è caratterizzato per le sue diverse dimensioni: pastorale, ecumenica e di dialogo interreligioso. Un evento che ha anche regalato immagini emozionanti a suggello di gesti di particolare significato. Ripercorriamo, dunque, i momenti forti di questo pellegrinaggio apostolico di Benedetto XVI nel servizio di uno dei nostri inviati, Sergio Centofanti:

 

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Il Papa stringe la mano al premier turco Erdogan, in un incontro che sembrava non doverci essere: e la Turchia si sente più vicina all'Europa. Stringe con forza le mani alla massima autorità islamica del Paese Ali Bardakoglu, e il Gran Muftì e l'Imam non nascondono il loro sincero entusiasmo nell'accogliere il Papa   nella  storica visita alla Moschea Blu. Le previsioni vengono solennemente rovesciate: il sorriso riservato  e gioioso del Papa e i volti luminosi dei leader turchi mostrano al mondo che il dialogo tra cristianesimo e islam non solo è possibile, ma è doveroso, per collaborare insieme per il bene dell'umanità. Oltre qualche sparuto gruppo di manifestanti che vuol fare notizia quando la notizia non c'è.

 

Nella Cattedrale dello Spirito Santo i giovani accolgono  in successione il Patriarca Ecumenico Bartolomeo, il Patriarca armeno apostolico Mesrob II e poi il Pontefice: acclamano i loro nomi, unendoli insieme in un unico grido. C'è chi dice: "Unione, unione!" La comunità cattolica e tutti i cristiani toccano il cielo con un dito. Si sentivano una minoranza abbandonata, dimenticata. Ora sanno di esistere. Il Papa pellegrino ha consolato, ha incoraggiato, ha invocato la libertà religiosa. Una cristiana armena racconta: dopo tanti anni un'amica musulmana mi ha chiesto: "ma cosa è la tua fede?"

 

Entrare in Santa Sofia è uno spettacolo incredibile: è tutto un perdersi negli spazi infiniti di luci e ombre che attraggono verso l'Alto, verso l'Assoluto. Ma è un tuffo al cuore. Per mille anni è stata una splendida Basilica cristiana. Per cinque secoli è stata una Moschea. Soffrono i cristiani, soffrono i musulmani. Oggi è un museo: ma la fede non è archeologia. Qui tutto parla di Dio.

 

A Efeso c'è il più piccolo Santuario del mondo: Meryem Ana Evì, la Casa di Maria Madre, dove la Vergine, secondo un'antica tradizione, ha vissuto gli ultimi anni della sua vita e da qui è stata assunta in cielo. Tutto stupisce per la povertà, per la piccolezza. La Casa sorge in mezzo a un bosco, in gran parte bruciato da un incendio che si è fermato proprio davanti alle mura del Santuario. Dentro c'è la statua di Maria: tanti anni fa era stata trafugata e gettata in un burrone. L'hanno ritrovata con le mani tagliate. La Madre di Dio continua a portare il dolore dell'umanità. Il Papa è andato via: due ragazze continuano a pregare, inginocchiate, nel piccolo spazio del Santuario:  due strette stanze. Il poco per l'uomo è tanto per Dio.

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Intanto, stamani in Vaticano, il cardinale Walter Kasper, presidente del pontificio consiglio per la promozione dell’Unità dei Cristiani ha tenuto una conferenza stampa per tracciare un bilancio del viaggio apostolico del Papa in Turchia. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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Il cardinale Walter Kasper ha ribadito che il viaggio è andato ben al di là delle aspettative della vigilia. “La persona del Papa – ha sottolineato – è diventata simpatica ai musulmani turchi, e questo è un fatto molto importante”. Il porporato ha aggiunto che questo viaggio ha dimostrato la volontà del Pontefice di lavorare per “una cooperazione delle civiltà”. Per la Santa Sede, ha proseguito, “uno scontro delle civiltà sarebbe una catastrofe per l’umanità intera, perciò si deve fare tutto il possibile per superare i pregiudizi”. Come Giovanni Paolo II, ha proseguito, anche Benedetto XVI vuole promuovere l’amicizia, ma “senza sincretismi”. Il capo dicastero è poi tornato sulle affermazioni del premier turco Erdogan, che dopo l’incontro all’aeroporto di Ankara con il Papa, aveva affermato che Benedetto XVI è in favore dell’adesione della Turchia nell’Unione Europea. In realtà, ha chiarito il cardinale Kasper, il Pontefice “ha risposto che la Santa Sede non è una forza politica e non fa parte della Comunità Europea, perciò la Santa Sede non interviene direttamente nella questione dell’adesione”. D’altro canto, ha affermato il cardinale Kasper, il Papa si è detto in favore “di un cammino di riavvicinamento nei valori tra l’Europa e la Turchia”. Il cardinale ha anche sottolineato che la visita del Papa ha dato visibilità alle minoranze cristiane e si è potuto vedere che queste Chiese vogliono contribuire alla vita della Turchia.

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         E il cardinale Walter Kasper ha anche sottolineato il successo del viaggio sotto il profilo ecumenico. Ma quali possono essere ora i frutti dell’incontro tra Benedetto XVI e il Patriarca ecumenico Bartolomeo I? Ecco l’opinione dello stesso cardinale Kasper, raccolta a margine della conferenza stampa da Giovanni Peduto: 

 

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R. - Abbiamo confermato ciò che avevamo già raggiunto riguardo alla questioni fondamentali della fede. C’è una comunanza tra Roma e Costantinopoli, nei Sacramenti, nelle strutture episcopali della Chiesa. Vogliamo ora continuare questo dialogo e soprattutto vogliamo parlare di ciò che rappresenta il problema centrale da affrontare e cioè il Primato del Papa. Nella sua stessa omelia, il Papa ha ribadito l’invito di Giovanni Paolo II affinché le altre Chiese facciano delle proposte su come poter esercitare il Primato in una forma che possa di conseguenza essere anche accettabile per le altre Chiese.

 

D. – Un viaggio, questo, che al di là delle parole ha avuto molta importanza per i gesti …

 

R. – Ci sono stati soprattutto due gesti di grande importanza. Il primo è stato l’abbraccio durante la Divina Liturgia, il segno della pace fra il Patriarca Bartolomeo I e Benedetto XVI; il secondo gesto è stato quando hanno impartito assieme la benedizione dalla Loggia del Patriarcato e hanno insieme alzato le mani unite. Questo è stato un gesto veramente molto apprezzato e che è molto piaciuto alla gente. I due sono uno accanto all’altro e con questo vogliono dire che sono insieme per un ravvicinamento delle loro Chiese e che ora si può già collaborare per la pace, per la giustizia, per la solidarietà, per la salvaguardia del Creato…

 

D. – Questa visita del Papa in Turchia è servita a dare sostegno ed incoraggiamento alle piccole comunità cristiane presenti nel Paese?

 

R. – Certamente e questo perché le piccole comunità cristiane normalmente non sono visibili, mentre l’incontro con Benedetto XVI ha dato loro visibilità. Questo viaggio potrà aiutare la libertà religiosa, il rispetto per le minoranze nella società: questo aspetto era molto presente nelle sue affermazioni. Penso che questo possa aiutare. Non mi aspetto certo dei cambiamenti da un giorno all’altro, ma a lungo termine – speriamo – che possa portare a dei risultati.

 

D. – La Dichiarazione congiunta tra Bartolomeo I e Benedetto XVI apre la strada a nuove speranze per il futuro del dialogo ecumenico tra Roma e Costantinopoli?

 

R. - Sì e non soltanto fra Roma e Costantinopoli, ma anche fra Roma e tutte le altre Chiese ortodosse. Il nostro desiderio è quello di avanzare sulla strada del dialogo. Abbiamo già in mente di fare un incontro il prossimo anno, nel prossimo autunno, probabilmente a Ravenna. Anche questo rappresenta certamente un luogo simbolico, molto simbolico perché Ravenna ha questa forte tradizione bizantina. Vogliamo così avanzare, nella speranza che, con l’aiuto di Dio, riusciremo a raggiungere qualcosa.

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Un viaggio, dunque, che non è esagerato definire di portata storica. Grande è poi la soddisfazione della piccola comunità cattolica di Turchia, come sottolinea mons. Luigi Padovese, vicario apostolico latino di Anatolia, intervistato da Sergio Centofanti:

 

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R. – Il commento va al di là di ogni aspettativa positiva, perché non ci si sarebbe attesi, né da parte delle autorità, né da parte della stampa, un’attenzione così grande al Santo Padre. Un’attenzione che, peraltro, è stata ricambiata, perché il Papa ha mostrato tutta la sua umanità e il suo interesse per questa terra, per questo popolo e per le realtà religiose presenti.

 

D. – Il dialogo con l’islam?

 

R. – Il dialogo con l’islam mi pare si sia espresso in modo veramente stupendo, in quanto il Santo Padre nella Moschea Blu ha avuto anche un momento di riflessione. Il Santo Padre ha voluto in un certo senso entrare in comunione con tutte le persone sincere che pregano verso la Mecca. Questo è l’aspetto positivo.

 

D. – La comunità cattolica è più incoraggiata?

 

R. – Certamente. Dopo questo viaggio credo che abbiamo tanti motivi di riprendere il nostro cammino con più serenità, con più forza, rafforzati un po’ anche nella nostra identità. Io credo che anche il mondo turco adesso si renda sempre più conto che esistono i cristiani in Turchia, esistono i cristiani che devono essere rispettati anche nelle loro esigenze. La Turchia deve tornare ad essere il Paese del pluralismo religioso.

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Il viaggio di Benedetto XVI ha suscitato grande emozione in molti fedeli che aspettavano con trepidazione la visita del Santo Padre. Ecco la testimonianza di Maria Grazia Zambon, missionaria laica italiana, collaboratrice del quotidiano “Avvenire” e dell’agenzia “AsiaNews”, da 5 anni residente ad Antiochia. L’intervista è di Fabio Colagrande:

 

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R. – Riuscire a vedere il Papa è stato veramente emozionante. Ci portiamo nel cuore una grande gioia. Siamo molto contenti che sia venuto. Ci ha veramente incoraggiato tanto. Soprattutto, il suo essere venuto qua ci ha dato una libertà incredibile. Io ho potuto parlare personalmente con lui e in quel momento l’emozione era tanta e gli ho solamente detto: “Grazie per essere venuto, perchè il suo coraggio ci ha incoraggiato”.  Vederlo qui ci ha dimostrato la sua grande libertà e il suo grande desiderio di essere qui con noi. Ci ha fatto un piacere immenso sentircelo dire.

 

D. – Quali frutti potrà portare questo viaggio, per quanto riguarda i rapporti tra la maggioranza musulmana del Paese e la piccola comunità cristiana?

 

R. – Sicuramente adesso i turchi in generale avranno un’altra immagine del Papa. Averlo visto, aver visto i suoi gesti, è stato molto significativo. Anche il suo essere entrato in Moschea è stato un gesto molto apprezzato. E davvero credo che da oggi in poi i turchi avranno un’altra immagine del Papa. Penso che questo sia il risultato migliore.

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RINUNCE E NOMINE

        

In Italia, il Santo Padre ha nominato stamane arcivescovo di Monreale mons. Salvatore Di Cristina, finora vescovo titolare di Bilta, ausiliare dell’arcidiocesi Palermo ed amministratore apostolico della medesima arcidiocesi di Monreale. Il Papa ha inoltre accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Como, presentata da mons. Alessandro Maggiolini, per raggiunti limiti di età ed ha nominato allo stesso incarico mons. Diego Coletti, finora vescovo di Livorno.

 

In Angola il Pontefice ha nominato vescovo coadiutore della diocesi di Uíje il reverendo Emílio Sumbelelo, vicario giudiziale della diocesi di Benguela.

 

Benedetto XVI ha anche accettato la rinuncia al governo pastorale dell'arcidiocesi di Malta, presentata da mons. Giuseppe Mercieca, per raggiunti limiti di età, ed ha nominato allo stesso incarico il reverendo Padre Paul Cremona, finora parroco della Chiesa di Gesù Nazareno.

 

In India, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Chikmagalur, presentata da mons. John Baptist Sequeira, per raggiunti limiti di età, ed ha nominato allo stesso incarico il reverendo Anthony Swamy Thomasappa, del clero di Bangalore, professore del St. Peter’s Pontifical Seminary a Bangalore.

 

Il Santo Padre ha infine accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di São Tomé e Príncipe, presentata da mons. Abílio Rodas de Sousa Ribas, per raggiunti limiti di età ed ha nominato allo stesso incarico padre Manuel António Mendes dos Santos, superiore provinciale della Congregazione dei Missionari Figli del Cuore Immacolato di Maria.

 

 

IL PROFONDO DOLORE DEL PAPA PER L’ORDINAZIONE EPISCOPALE DEL SACERDOTE

GIOVANNI WANG RENLEI, AVVENUTA A XUZHOU, NELLA CINA CONTINENTALE:

ESPRESSO, CON ALTRE CONSIDERAZIONI,

NELLA DICHIARAZIONE DELLA SALA STAMPA DELLA SEDE

- Il servizio di Fausta Speranza -

 

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Benedetto XVI ha appreso con “profondo dolore” la notizia dell’ordinazione. E’ quanto si legge nella dichiarazione diffusa dalla Sala Stampa della Santa Sede, dove si spiega che “l’ordinazione episcopale è stata conferita senza il mandato pontificio, vale a dire senza rispettare la disciplina della Chiesa cattolica circa la nomina dei Vescovi” (cfr. canone 377, § 1, del Codice di Diritto Canonico).

 

Si ricorda che “quella di Xuzhou è l’ultima – in ordine di tempo – delle ordinazioni episcopali illegittime, che travagliano la Chiesa cattolica in Cina ormai da alcune decine di anni, creando divisioni nelle comunità diocesane e tormentando la coscienza di molti ecclesiastici e fedeli”. La dichiarazione dunque sottolinea che “questa serie di atti estremamente gravi, che offendono i sentimenti religiosi di ogni cattolico in Cina e nel resto del mondo, è frutto e conseguenza di una visione della Chiesa, che non corrisponde alla dottrina cattolica e sovverte principi fondamentali della sua struttura gerarchica”. E ricorda quanto precisato dal Concilio Vaticano II: “uno è costituito membro del Corpo episcopale in virtù della consacrazione sacramentale e mediante la comunione gerarchica col Capo del Collegio e con le membra” (Lumen gentium, n. 22, primo capoverso).

 

Inoltre, viene reso noto che “la Santa Sede, venuta a conoscenza all’ultimo momento della progettata ordinazione episcopale nella diocesi di Xuzhou, non ha mancato di fare quei passi, che erano possibili nel breve tempo a disposizione, affinché non si arrivasse a un atto che avrebbe prodotto una nuova lacerazione della comunione ecclesiale.” Ricordando che “un’ordinazione episcopale illegittima è un atto oggettivamente così grave che il diritto canonico stabilisce severe sanzioni per coloro che la conferiscono e la ricevono, sempre che l’atto sia compiuto in condizioni di vera libertà” (cfr. canone 1382 del Codice di Diritto Canonico).

 

Nella dichiarazione si legge poi: “È consolante costatare che, malgrado le difficoltà passate e presenti, la quasi totalità dei Vescovi, i sacerdoti, i religiosi, le religiose ed i laici in Cina, consapevoli di essere membra vive della Chiesa universale, hanno mantenuto una profonda comunione di fede e di vita con il Successore di Pietro e con tutte le comunità cattoliche sparse per il mondo.”

 

Poi parole di consapevolezza del “dramma spirituale e della sofferenza di quegli ecclesiastici – Vescovi consacranti e Ordinandi – che si trovano costretti a essere parte attiva di ordinazioni episcopali illegittime, contravvenendo in tal modo alla tradizione cattolica che in cuor loro vorrebbero seguire fedelmente”. La Santa Sede partecipa, inoltre, al “disagio interiore di quei cattolici – sacerdoti, religiosi, religiose e laici – che si vedono obbligati ad accogliere un Pastore, che sanno non essere in piena comunione gerarchica né col Capo del Collegio dei Vescovi né con gli altri Vescovi sparsi nel mondo.”

 

In definitiva, la nota della Sala Stampa della Santa Sede precisa che “per quanto riguarda le ordinazioni episcopali, la Santa Sede non può accettare di essere messa di fronte a fatti compiuti”. Da qui la deplorazione del modo di procedere nell’ordinazione del sacerdote Wang Renlei, avvenuta a Xuzhou, e l’augurio che “incidenti del genere non si ripetano in futuro”.

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IL PAPA PRESIEDERA’ NEL POMERIGGIO

I PRIMI VESPRI DELLA PRIMA DOMENICA DI AVVENTO

- Intervista con l’arcivescovo Angelo Comastri -

 

Il Papa presiederà oggi pomeriggio alle 17.00 nella Basilica di San Pietro i Primi Vespri della prima Domenica di Avvento. La nostra emittente seguirà in radiocronaca diretta la celebrazione, a partire dalle 16.50, per le onde medie sulle frequenze di 585 kHz e per la modulazione di frequenza su 105,0  MHz.

 

La prima domenica d’Avvento segna per la Chiesa l’inizio di un nuovo Anno liturgico. Giovanni Peduto ha chiesto all’arcivescovo Angelo Comastri, Vicario del Papa per lo Stato della Città del Vaticano, di spiegare cosa rappresenta l’Anno liturgico, per poi parlarci dei significati dell’Avvento:

 

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R. – Un Anno liturgico è un itinerario, uno spezzone di tempo che si muove attorno alla vita di Gesù. Avvento, Nascita, Passione, Risurrezione, Pentecoste: per noi cristiani il tempo non ha senso se non si muove attorno a Gesù. Dal momento che non finiamo mai di imparare Gesù, abbiamo bisogno di ritornare continuamente sul mistero di Gesù perché ci entri dentro al punto tale da poter dire che siamo veramente cristiani, cioè persone che profumano di Cristo.

 

D. – Avvento significa venuta, qualcosa che sta per accadere, vuole parlarcene?

 

R. – E’ vero che Avvento significa qualcosa che sta per accadere, ma parte da qualcosa che già è accaduto. L’Avvento parte dal Natale del Signore, dalla venuta di Gesù dentro la storia per aprire dentro questa storia, segnata dal peccato, un varco di salvezza, un itinerario di salvezza. Noi sappiamo che questo è già avvenuto: il figlio di Dio si è fatto uomo, è entrato nella nostra storia, al punto tale che noi oggi possiamo dire che siamo imparentati con Dio, perché Dio si è fatto uomo. Ma la salvezza non è compiuta, la salvezza non è terminata, la salvezza non è conclusa; la salvezza è iniziata, è iniziata come un lievito, è iniziata come una primizia. Noi aspettiamo il ritorno di Gesù perché sia completata la salvezza, perché sia completamente liberata l’umanità dal peso del peccato e perché sia liberato anche il mondo dalla schiavitù del peccato. Noi aspettiamo i cieli nuovi, la terra nuova, aspettiamo una nuova Gerusalemme e per questo, mentre ricordiamo la venuta di Gesù nella storia, accendiamo la lampada - o meglio mettiamo olio nella lampada - per poter andare incontro al Signore che viene. E a questo incontro noi vogliamo prepararci.

 

D. – All’inizio dell’Avvento, prima del Natale, la Chiesa ci propone la contemplazione del mistero di Maria, concepita senza il peccato originale…

 

R. – Certamente Maria è la via storica che Dio ha seguito per entrare nel mondo. Se noi andiamo al racconto dell’Annunciazione restiamo stupiti da un fatto: l’evangelista Luca con estrema precisione, con estremo rigore dice: “L’Angelo Gabriele fu mandato da Dio”. Quel complemento d’agente è davvero un tuono e chi dice che la mariologia è un’invenzione successiva della Chiesa cattolica è smentito immediatamente dal Vangelo. La mariologia nasce con il Vangelo e nasce perché Dio cerca la collaborazione e Maria è la più bella collaborazione che Dio abbia mai potuto trovare nella storia dell’umanità. L’angelo Gabriele fu mandato da Dio: la Chiesa ricorda che la via storica che Dio ha seguito per entrare nel mondo è la via di Maria, allora la rivive, la ripensa, la rimedita, per imparare da Maria lo stile del sì. Maria è una creatura straordinaria perchè la sua libertà non è abortita come tante libertà abortiscono: la sua libertà si apre totalmente a Dio nell’obbedienza che libera, nell’obbedienza che rende adulti, nell’obbedienza che rende felici. Per questo Maria dice: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me secondo la tua parola”. Ebbene quell’ “Eccomi” è il punto centrale di tutta la storia umana e a quell’“Eccomi” siamo tutti legati. Abbiamo tutti bisogno di ritornare a quell’ “Eccomi” per imparare anche noi a dire il nostro “Eccomi”, imparare a dire il nostro sì, per questo Maria è la maestra della fede.

 

D. – Eccellenza, in questo tempo di Avvento, come prepararci al Natale assieme a Maria?

 

R. – Dobbiamo ripercorrere con Maria la via di Betlemme. Quando Maria si mette in viaggio sicuramente si abbandona nelle mani di Dio. Forse si sarà chiesta: ma come mai questo viaggio? Come potrò dare alla luce il bambino lontano da casa? Cosa accadrà di me? Cosa accadrà di lui? Ma sicuramente Maria, dinanzi a queste domande, avrà di nuovo risposto:Eccomi sono la serva del Signore, mi porti dove vuole’. Noi dobbiamo metterci alla scuola di Maria per rifare la strada di Betlemme e ne abbiamo tanto bisogno perché oggi nella società occidentale, in modo particolare, contano soltanto due poteri: il potere del denaro e il potere del successo, che sono due demoni nel vero senso della parola, due inganni, due menzogne colossali. Sappiamo che conta soltanto Dio: è la lezione del Natale. E per poter imparare questa lezione Maria è la migliore maestra, e la strada che ha percorso Maria insieme a Giuseppe è quella che la Chiesa propone anche a noi in Avvento perché finalmente di anno in anno ci possiamo accostare sempre di più al mistero di Betlemme ed essere riempiti della luce di Betlemme, al punto di sentire anche noi il canto degli angeli: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama”.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Servizio vaticano - Un articolo di Giampaolo Mattei dal titolo "Un viaggio apostolico raggiante di speranza": i gesti storici di Benedetto XVI in Turchia.

 

Servizio estero - In evidenza le Filippine: si aggrava il bilancio del passaggio del tifone "Durian"; interi villaggi sepolti da un'enorme colata di fango.  

 

Servizio culturale - Un articolo di Anna Bujatti dal titolo "L'inesauribile ricchezza del patrimonio archeologico; la fibra robusta di un orgoglio culturale": oltre trecento reperti di arte cinese nella mostra romana alle Scuderie del Quirinale.  

 

Servizio italiano - In primo piano il tema dell'immigrazione.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

2 dicembre 2006

 

nell’anniversario della Convenzione ONU per eliminare il traffico

 e lo sfruttamento delle persone, ricorre oggi

la Giornata internazionale per l’abolizione della schiavitù

- Con noi José Maria Ramirez -

 

Ricorre oggi la Giornata internazionale per l’abolizione della schiavitù, nell’anniversario dell’adozione della Convenzione ONU per eliminare il traffico e lo sfruttamento delle persone, avvenuta il 2 dicembre 1949. Un termine, quello di schiavitù, sostituito ora con la definizione più attuale di “lavoro forzato”, che interessa donne dell’Europa dell’est trascinate nella prostituzione, bambini venduti e comprati da un Paese all’altro dell’Africa e uomini costretti a lavorare in condizioni disastrate nei latifondi agricoli del Sud America. Ma non solo. Dell’attuale situazione nel mondo ci parla, al microfono di Giada Aquilino, José Maria Ramirez, responsabile del programma del Centro formazione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro di Torino:

 

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R. - Oggi una quantità notevolissima di persone si trova in situazione che noi chiamiamo di “lavoro forzato”. Più di 12 milioni di persone almeno, e questa è una stima molto approssimativa, sono costrette a lavorare contro la loro volontà e sono in situazioni di sfruttamento estremo.

 

D. – Quando si parla di “lavoro forzato”, a cosa ci si riferisce oggi?

 

R. – Lavoro forzato è il lavoro che è fatto sotto la minaccia di una pena: una persona deve fare un’attività che non vuole fare. La definizione di lavoro forzato è un concetto molto ampio che ingloba, ad esempio, situazioni di debito, situazioni di sfruttamento a fini sessuali, come la prostituzione forzata, o persone che si trovano in situazioni di lavoro domestico forzato, in una situazione praticamente di schiavitù.

 

D. – Chi sono le vittime del lavoro forzato?

 

R. – Sono le persone che si trovano in situazioni di vulnerabilità e questa situazione di vulnerabilità le rende vulnerabili allo sfruttamento. Sono persone con un livello di educazione bassissimo e, come i poveri, li troviamo in tutti i Paesi. In tutti i continenti possiamo dire che il lavoro forzato è una realtà presente, anche nei Paesi industrializzati: nove milioni e mezzo nell’Asia; un milione e cento mila nell’America Latina; settecento mila nell’Africa Sudsahariana; 360 mila nei Paesi industrializzati; 260 mila nel Medio Oriente. E tocca anche Paesi che stanno andando verso un’economia centralizzata, verso un’economia di mercato.

 

D. – Per quanto riguarda i minori?

 

R. – E’ molto difficile fornire delle cifre precise per quanto riguarda la tratta, che è una delle forme di diventare lavoratore forzato. Abbiamo quantificato due milioni e 400 mila persone coinvolte, delle quali, almeno un milione e 200 mila sono minori di 18 anni. Io ho lavorato in Africa occupandomi direttamente dello sfruttamento dei minori: persone che li sfruttavano, che li facevano lavorare come uno può fare con un animale domestico. Sono situazioni che potremmo immaginare per due o tre secoli fa, mentre le troviamo ancora oggi.

 

D. – Quali strumenti ha la comunità internazionale per combattere la schiavitù? L’ILO, per esempio, ha un centro di formazione: di cosa si tratta?

 

R. – Ci sono strumenti internazionali istituiti dall’Organizzazione internazionale del lavoro. Due strumenti sono: uno del 1930 nell’ambito del lavoro forzato, un altro nel 1957 per l’abolizione del lavoro forzato. E poi ci sono altri strumenti al livello delle Nazioni Unite. Uno dei primi ruoli dell’Organismo internazionale è promuovere la ratificazione che queste disposizioni possano essere applicate a livello nazionale. Per quanto riguarda la formazione, il Centro internazionale della formazione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, ILO, a Torino ha un programma specifico nell’ambito del lavoro forzato. Prepariamo materiale di formazione per l’organizzazione degli imprenditori, dei lavoratori, dei funzionari dei governi. Si tratta di capire come adottare le legislazioni, come queste legislazioni possono essere messe in moto perché le persone, gli sfruttatori possano essere perseguiti. Queste realtà non possono passare senza conseguenze.

 

D. – Avete una certa forma di collaborazione, sia con i governi sia con le polizie locali?

 

R.-  Tutte queste situazioni sono anche perseguite nel codice penale dei Paesi. C’è un protocollo specifico che parla della tratta delle persone, in particolare delle donne e dei bambini, e anche del traffico illecito degli immigranti. Noi lavoriamo con l’Interpol, con altre organizzazioni perché è una realtà che va anche oltre l’ambito specifico del lavoro.

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LA TECNOLOGIA AL SERVIZIO DELL’EVANGELIZZAZIONE’ E’ LO SLOGAN DELLA NUOVA WEBTVCN LANCIATA A ROMA DOPO UNA PRIMA ESPERIENZA

DI INFORMAZIONE RELIGIOSA IN BRASILE E AMERICA LATINA

- Intervista con Sergio da Silva Coutinho -

 

Webtvcn, ovvero “La tecnologia al servizio dell’evangelizzazione”, è il nuovo mezzo di comunicazione lanciato nei giorni scorsi a Roma da Canção Nova, la Comunità fondata nel 1978 dal sacerdote brasiliano Don Jonas Abib sulla scia dell’Esortazione Apostolica di Paolo VI Evangelii Nuntiandi. Dopo una prima esperienza in Brasile e in America Latina, la Webtvcn approda ora anche in Italia con un’offerta che si differenzia dagli altri siti di informazione religiosa. Ci spiega come, nell’intervista di Davide Dionisi, Sergio da Silva Coutinho, responsabile della neonata sezione italiana di Webtvcn:

 

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R. – La nostra Webtvcn è nata già da dieci anni in portoghese. Fino ad oggi noi in Italia abbiamo lavorato sempre con questo scopo di evangelizzazione, in portoghese. Abbiamo pensato di fare questo passo in più, di contribuire all’evangelizzazione qui in Italia, in italiano. Per questo abbiamo cominciato questa web tv che è anche una cosa veloce e meno costosa.

 

D. – Può anticiparci i palinsesti e l’offerta?

 

R. – Come palinsesti, tu fai la scelta di quello che vuoi vedere e quando vuoi. Abbiamo già un programma che si chiama “Parlami”, che parla del Vangelo del giorno e che è stato avviato da settembre. Sono 3, 4 minuti sul Vangelo del giorno. Poi abbiamo “Sulle orme dei santi” che parla del Santo del giorno. La registrazione è fatta qui a Roma e sulle piazze, nei parchi della città, per far vedere che la vita religiosa, la realtà di Dio deve essere vissuta nella mia vita, non soltanto in Chiesa o nella mia famiglia.

 

D. – I siti di informazione religiosa negli ultimi anni sono sensibilmente aumentati. Che cosa vi distingue dagli altri?

 

R. – La differenza è che nella nostra comunità c’è questo scopo di lavorare per i mezzi di comunicazione. Noi non soltanto utilizziamo questo mezzo per fare conoscere la comunità ma attraverso esso facciamo evangelizzazione. Gli altri siti normalmente lavorano soltanto per divulgare la loro attività utilizzando questo mezzo, internet, la tivù. Il nostro specifico è lavorare con i mezzi di comunicazione sociale.

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani, 3 dicembre, 1a domenica di Avvento, la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù illustra i segni che precederanno il suo ritorno glorioso, tempo di liberazione. Il Signore esorta i discepoli a non appesantire i cuori in dissipazioni e affanni della vita perché quel giorno non piombi addosso all’improvviso. Quindi aggiunge:

 

“Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo”.

 

Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita, padre Marko Ivan Rupnik:

 

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Il Vangelo ci ricorda la drammaticità della storia e la fragilità dell’universo intero. La precarietà che l’uomo, ferito dal peccato, sperimenta nel mondo lo riempie di paura e la paura è quella prigionia nella quale il demonio tiene l’umanità. Il Vangelo ci dice che di fatti gli uomini moriranno per la paura, ma stranamente per chi attende il Signore le cose paiono proprio in un’altra luce. Come l’acqua, nella quale Mosè ha messo il suo bastone, è diventata sporca per gli egiziani  mentre per gli ebrei era pulita, così succede per la lettura che uno fa degli eventi drammatici che accadono. Tutto dipende dalla forza e intensità dell’amore con cui si anela al Signore, con cui lo si attende. Alzati e con il capo levato camminano coloro che hanno fondato la propria vita sulla parola del Signore, come unica roccia solida, e aspettano la manifestazione della luce del suo volto.

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CHIESA E SOCIETA’

2 dicembre 2006

 

 

ALMENO 200 GLI ATTACCHI AI CRISTIANI IN INDIA, NEL 2006: MANIFESTAZIONE OGGI

A BANGALORE, PROMOSSA DAL CONSIGLIO GLOBALE DEI CRISTIANI INDIANI,

PER CHIEDERE IL RISPETTO DELLA LIBERTÀ RELIGIOSA NEL PAESE

 

BANGALORE. = Sono almeno 200 gli attacchi subiti dai cristiani in India, da gennaio a novembre di quest’anno. Gli incidenti vanno dalla profanazione dei luoghi religiosi fino all’omicidio di esponenti della comunità di minoranza. La denuncia – riportata dall’agenzia AsiaNews - arriva dal Global Council of Indian Christians (GCIC), che stamattina a Bangalore ha organizzato una manifestazione pacifica per sensibilizzare la popolazione sul problema e pregare per la fine della violazione dei diritti umani e della libertà religiosa nell’Unione. Gli organizzatori sottolineano che un preoccupante aumento degli attacchi si è verificato nello Stato di Karnataka. Qui la maggior parte delle vittime sono dalit - i fuori casta - e tribali. Le violenze sono per lo più opera dell’organizzazione di fondamentalisti indù, Sangh Parivar; ma anche i fondamentalisti musulmani fanno la loro parte. Il GCIC ricorda, come ultimo esempio, l’omicidio a sangue freddo a Srinagar di un suo operatore sociale, Bashir Tantray. L’uomo è stato ucciso a fine novembre da alcuni estremisti islamici, che già lo avevano minacciato in precedenza, e che poi lo hanno sepolto in un cimitero musulmano, come ultimo gesto di disprezzo. Il Consiglio ora chiede alla Polizia di approfondire le indagini su questo omicidio. (R.G.)

 

 

DOMANI LA CHIUSURA UFFICIALE DEL QUINTO CENTENARIO

DELLA NASCITA DI SAN FRANCESCO SAVERIO

- A cura di padre Ignacio Arregui -

 

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PAMPLONA. = Un congresso intitolato “Dialogo interreligioso” segue la vigilia della conclusione dell’anno centenario della nascita di San Francesco Saverio in tutto il mondo ma in particolare in Navarra. Domani, festività liturgica che ricorda la morte del santo cofondatore della Compagnia di Gesù, nell’isola di Sancian, vicino a Canton, in Cina,  il 3 dicembre dell’anno 1552, si celebrerà nel Castello di Javier in Navarra, la chiusura ufficiale del Quinto centenario della nascita di San Francesco avvenuta il 7 aprile 1506 nello stesso castello. Il centenario è iniziato un anno fa nel santuario con la partecipazione straordinaria del padre Peter Hans Kolvenbach, Preposito Generale della Compagnia di Gesù, e di tutti i provinciali gesuiti del mondo riuniti in Assemblea a Loyola. Domani, 3 dicembre, una solenne Eucaristia inizierà alle 11.00 e sarà presieduta dall’arcivescovo di Pamplona, mons. Fernando Sebastián Aguilar. Saranno presenti le autorità della Navarra e del piccolo municipio di Javier. Il padre Juan Miguel Arregui, Superiore della Provincia dei Gesuiti di Loyola, offrirà un bilancio sulle celebrazioni lungo l’anno del centenario. E il padre Ignazio Etxarte, delegato del padre Generale per le case internazionali dei Gesuiti a Roma, sarà portatore di un messaggio del Preposito padre Peter Hans Kolvenbach. Conclusa l’Eucaristia nell’auditorium Jasu, alla quale interverrà un grande complesso strumentale e corale, si darà inizio ad una manifestazione artistico-culturale. In attesa di un bilancio più preciso possiamo anticipare che il centenario ha superato le previsioni fatte un anno fa, e che il Castello di Javier, splendidamente rinnovato e dotato di ogni sorta di servizi per attività culturali e sociali, continuerà ad essere un importante centro di vita religiosa e turistica.

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“BOICOTTARE LO SHOPPING DOMENICALE”: COSÌ, IL VESCOVO DI PADOVA,

MONS. ANTONIO MATTIAZZO, NEL SUO MESSAGGIO PER L’AVVENTO

 

PADOVA. = “Non lasciamoci sedurre da un consumismo che svuota la domenica e il Natale del loro significato spirituale, ma anche umano e sociale”: è l’invito del vescovo di Padova, mons. Antonio Mattiazzo, che nel suo messaggio per l’Avvento, che verrà pubblicato domani sul settimanale diocesano, “La difesa del popolo”, lancia una proposta precisa in preparazione al Natale: “Boicottare lo shopping domenicale”. Una proposta, questa, già emersa durante il recente Convegno ecclesiale nazionale di Verona e che il presule rilancia “per i cristiani e uomini di buona volontà, forti e liberi”. “Promuoviamo invece – scrive – i valori relazionali, familiari, la carità e le opere di carità, la salvaguardia del creato. Reagiamo contro il torpore, la rassegnazione, il pessimismo”. E, come riferisce l’agenzia Sir, è incentrato sul senso cristiano della vita anche il messaggio di Avvento di mons. Benigno Luigi Papa, arcivescovo di Taranto, secondo cui “per vivere nel mondo senza essere catturati dal mondo occorrono il dono del discernimento e una maturità di giudizio, che sono frutto della comunione con Dio e della familiarità con la sua Parola”. (R.M.)

 

 

L’IMPEGNO DELL’ONU PER ASSICURARE ALLA GIUSTIZIA GLI OPERATORI DI PACE,

CHE SOTTO LE INSEGNE DELLE NAZIONI UNITE SI SONO MACCHIATI DI ABUSI SESSUALI:

319 LE PERSONE SOTTO INCHIESTA DAL 2004 AD OGGI

E 179 I PROVEDIMENTI DISCIPLINARI GIA’ ESEGUITI

 

NEW YORK. = L'ONU ha posto sotto inchiesta, dal 2004 ad oggi, ben 319 operatori di pace delle Nazioni Unite accusati di abusi sessuali verso le popolazioni che, sulla carta, avrebbero dovuto assistere, ed ha preso provvedimenti disciplinari (tra cui licenziamenti e rimpatri forzati) contro 179 soldati, poliziotti e civili. Nonostante ciò lo sfruttamento di minori e di poveri persiste, ha riferito una portavoce del Palazzo di Vetro di New York. Sono 17 mila gli uomini dell'ONU impegnati in missioni umanitarie o di pace nel mondo. “Dallo scandalo degli abusi sessuali in Congo, scoppiati nel 2004, abbiamo raddoppiato i nostri sforzi per impedire che cose del genere accadano. Ma ovviamente dobbiamo ancora fare pulizia”, ha detto Stephane Dujarric, portavoce dell'ONU. La questione delle violenze e degli abusi sessuali perpetrati dalle truppe ONU verso le popolazioni protette è tornato di attualità nei giorni scorsi, dopo reportage di denuncia mandati in onda dalla Bbc su nuovi episodi accaduti in Liberia e Haiti, dove stazionano 15 mila operatori di pace delle Nazioni Unite. (R.G.) 

 

 

RITROVATA, IN BOTSWANA,LA PIÙ ANTICA TESTIMONIANZA’ DI PRATICHE RELIGIOSE DEL MONDO. SI TRATTA DI UNA PIETRA RISALENTE A 70 MILA ANNI FA,

RAFFIGURANTE UN PITONE

 

TSOLIDO HILLS. = Una pietra risalente a 70 mila anni fa, raffigurante il corpo e la testa di un pitone, ritrovata in una caverna sulle Tsolido Hills, nel nordovest del Botswana, costituirebbe ‘la più antica testimonianza’ di pratiche religiose del mondo. È stata ritrovata da una spedizione archeologica guidata dall’esperta canadese di reperti dell’Età della pietra, Sheila Coulson, professore associato dell’Università di Oslo, in Norvegia, e da Nick Walzer, dell’Università del Botswana. Come riferisce l’agenzia MISNA, fino ad ora si riteneva che le testimonianze più antiche di culti religiosi fossero quelle rinvenute in Europa, risalenti a 40 mila anni fa. Il ritrovamento sulle Tsolido Hills costituirebbe perciò un’ulteriore prova che l’Africa, non solo è stata la ‘culla dell’umanità’ (l’ominide Lucy venne scoperta in Etiopia), ma persino delle sue prime manifestazioni di sentimento religioso. Secondo la Coulson, la pietra, alta due metri e lunga sei, è stata scolpita dagli antenati dei San, detti anche boscimani, che tuttora vivono nel Paese, dove tra l’altro sono stati oggetto anche di discriminazioni sociali. L’opera è composta da circa 300-400 intagliature che, oltre a riprodurre le squame del serpente, conferiscono al manufatto una posa in movimento. “Il simbolo del serpente si trova in tutte le mitologie, storie, culture e linguaggi dell’Africa meridionale”, ha aggiunto la Coulson, ricordando che nella mitologia dei San, in particolare, l’umanità discende da un pitone e si ritiene che gli antichi letti dei fiumi siano stati creati da un serpente scivolato lungo le colline in cerca d’acqua. (R.M.)

 

 

CONCERTO DI SOLIDARIETÀ QUESTO POMERIGGIO NELLA PARROCCHIA DI SANT’ANNA

IN VATICANO. A BENEFICIARNE SARANNO I BAMBINI PERUVIANI

DELLA REGIONE DELL’APURIMAC

 

ROMA. = Un concerto per raccogliere fondi da destinare ai bambini del Perù. Ad eseguirlo questo pomeriggio alle 15.30, nella parrocchia di Sant’Anna in Vaticano, saranno la corale Adriese di Adria Rovigo, diretta dal maestro Giuseppe Bonamico ed accompagnata all’organo da Chiara Tivelli, e la corale Santa Rita di Canale di Ceregnano Rovigo, diretta dalla maestra Daria Andrioli ed accompagnata alle tastiere da Angelo Mazzucato e Tiziano Biscuola. Il concerto, condotto da Nicla Squotti, è stato organizzato con la collaborazione del baritono Veneziano Andrea Castello e vi prenderanno parte anche il tenore Giovanni Gregnanin e il contralto Serena Lazzaroni. Le offerte donate nel pomeriggio saranno consegnate alla onlus Apurimac, associazione che da anni sostiene le missioni agostiniane in Perù, in particolare a Lima, Cuzco, Cotabambas, Tambobamba e Chuquibambilla, attraverso progetti per l’infanzia, di sviluppo e medico-sanitari. Domani, sempre allo scopo di sostenere le iniziative di solidarietà per i popoli delle Ande dell’associazione Apurimac, il gruppo d’archi Versus eseguirà alle 19.30, nella basilica si Sant’Agostino in Campo Marzio, un concerto di Natale. A dirigere i musicisti sarà il maestro Zoran Milenkovic con la collaborazione di Maria Carla Mihelcic (T.C.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

2 dicembre 2006

 

- A cura di Amedeo Lomonaco e Ada Serra -

 

In Iraq, un camion ha investito a Baghdad un gruppo di pendolari in attesa ad una fermata dell’autobus. Il bilancio è di almeno 18 morti. Al momento, si indaga sia sulla pista dell’incidente che dell’attentato. Ma la polizia ritiene più probabile l’ipotesi di un’azione terroristica perchè non ci sono segni di guasti meccanici sul mezzo. Altre 9 persone, in gran parte civili, sono morte poi in seguito a diversi attacchi sferrati da ribelli in varie località del Paese. In Italia, intanto, è previsto oggi il rientro delle bandiere del primo reggimento bersaglieri e del contingente militare italiano della missione “Antica Babilonia” in Iraq. Con lo stesso volo rientrerà il ministro della Difesa, Arturo Parisi, che ieri ha partecipato all’ammainabandiera a Nassiriya, cerimonia conclusiva della missione italiana nel Paese arabo.

 

In Afghanistan, almeno sedici presunti talebani sono rimasti uccisi in seguito a due distinte operazioni condotte, ieri, dal contingente ISAF della NATO e dall’esercito afghano nella zona meridionale del Paese.  

 

In Libano, circa 5 mila persone si trovano davanti alla sede del Parlamento dopo una notte di proteste per chiedere le dimissioni del governo guidato da Fouhad Siniora. Ieri pomeriggio hanno manifestato almeno 800 mila persone. Ai sostenitori delle due formazioni sciite filosiriane di Hezbollah e Amal si sono aggiunti i seguaci del leader cristiano Michel Aoun. Nonostante l’alta partecipazione, non si sono registrati incidenti gravi. Intanto, il segretario delle Nazioni Unite Kofi Annan, in una lettera inviata al Consiglio di sicurezza sullo stato dell’applicazione della risoluzione 1701, sostiene che il cessate-il-fuoco fra Israele ed Hezbollah nel Libano meridionale è sostanzialmente rispettato e che la situazione della sicurezza nella zona delle operazioni dell’UNIFIL, la forza internazionale d’interposizione dell’ONU nel Paese,  va sempre più stabilizzandosi. Annan ha aggiunto, però, che i sorvoli dell’aviazione israeliana sul territorio pongono seri problemi.

 

Una nave della marina militare israeliana ha aperto il fuoco, senza fortunatamente provocare feriti, contro alcuni pescherecci palestinesi nella Striscia di Gaza. Si tratta della prima violazione della tregua, in vigore da domenica scorsa. Intanto, a New York, l’Assemblea Generale dell’ONU ha approvato una serie di risoluzioni non vincolanti sulla situazione in Medio Oriente, sottolineando “i diritti inalienabili del popolo palestinese”. Nei documenti si chiede in particolare alla comunità internazionale di prendere una serie di misure per instaurare un clima di fiducia tra le parti, per agevolare la ripresa di negoziati diretti e rilanciare il processo di pace.

 

La Russia è pronta ad appoggiare in sede ONU sanzioni contro l’Iran per il suo controverso programma nucleare. Lo ha detto il ministro degli Esteri, Serghei Lavrov. “Non ci opponiamo a sanzioni per prevenire che l’Iran si procuri materiale nucleare e tecnologie sensibili”, ha precisato Lavrov. Intanto, il presidente iraniano, Mahmud Ahmadinejad, ha rilasciato nuove, dure dichiarazioni contro lo Stato ebraico: durante un incontro a Doha con il premier palestinese, Ismail Haniyeh, il capo di Stato della Repubblica islamica ha dichiarato che “Israele è sul punto di sparire”. Ahmadinejad e Haniyeh si trovano entrambi nella capitale del Qatar per l’apertura dei Giochi asiatici.

 

Il governo di Pechino ha annunciato che i giornalisti stranieri, in Cina per i Giochi Olimpici del 2008, non saranno sottoposti a nessuna forma di controllo o censura. La decisione, hanno precisato fonti dell’esecutivo, non riguarda solo la copertura degli avvenimenti sportivi ma ogni genere di inchiesta e reportage su temi politici, sociali, e religiosi. Il ministero dell’Informazione ha pubblicato ieri la normativa che prevede in particolare, all’articolo 6, la possibilità per il giornalista di ottenere interviste chiedendo solo il consenso dell’interessato. Il Foreign Correspondent Club of China, l’associazione della stampa estera a Pechino, ha definito il regolamento “un passo decisivo per consentire ai corrispondenti di lavorare in condizioni molto più simili agli standard internazionali”. Attualmente, l’attività di corrispondenti in Cina è sottoposta a vincoli e limitazioni.

 

La solidarietà internazionale è mobilitata in aiuto delle popolazioni colpite dalla disastrosa alluvione, causata dal tifone Durian, che ha colpito la zona orientale delle Filippine, con un bilancio ancora provvisorio di circa 470 morti o dispersi. L’UNICEF ha lanciato un appello per la raccolta di fondi destinati al reperimento di beni alimentari e sanitari, mentre la Caritas italiana, in contatto con i volontari che operano nella zona disastrata, è stata già in grado di mettere a disposizione la somma di 50 mila euro. Sulla situazione nel sud delle Filippine, Giancarlo La Vella ha contattato telefonicamente Gianluca Ranzato, dell’ufficio “Asia-Oceania” di Caritas italiana:

 

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R. – Il collegio delle Filippine, Caritas Filippine in particolare, ci dicono che si tratta dell’evento climatico più violento di una catena di eventi che ha caratterizzato quest’anno. Questi tifoni colpiscono comunità, villaggi che si trovano in quella fascia costiera portando devastazione; il fatto che non siano mai eventi isolati è chiaramente una mina permanente per le opportunità di sostenibilità socioeconomica di queste comunità.

 

D. – Le persone colpite, di che cosa hanno bisogno, quali sono le notizie che hai?

 

R. – In questo momento credo che Caritas Filippine si muova con immediati aiuti alimentari e sanitari, grazie anche alla ricca rete di missionari che sono presenti in quella zona. Quindi, Caritas Filippine si organizza anche in coordinamento con loro e rifugi temporanei che permettano di togliere le persone che hanno perso tutto. In molti hanno perso la casa, a causa delle intemperie. Quasi sempre, in questi casi, a soffrirne di più è chi vive già in condizioni di precarietà; chi è più benestante riesce invece in qualche modo a far fronte a questo tipo di emergenze e subisce danni di sicuro ingenti ma che non minano la base della sua esistenza.

 

D. – Si sta programmando insieme con altre organizzazioni un intervento più a lunga durata. Con quali obiettivi?

 

R. – Io penso che noi abbiamo goduto del fatto di essere in contatto precedentemente a questo evento con Caritas Filippine. Questo ha fatto sì che noi fossimo già in condizioni di stanziare dei fondi per aiuti di emergenza. Di sicuro, in questo momento, sono in contatto anche con il network Caritas Internazionalis per coordinarci su un intervento strutturato che vada oltre le crisi di emergenza, che permetta a queste comunità di ricominciare a vivere.

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In India, 14 persone sono morte per l’esplosione di una mina nell’est del Paese. Gli inquirenti seguono la pista della guerriglia maoista. Intanto, nello Stato del Bihar, almeno 22 persone sono morte dopo il crollo di un vecchio ponte. Al momento dell’incidente, il ponte stava per essere attraversato da un treno. Le vittime si trovavano nel convoglio.

 

Vigilia di ballottaggio in Venezuela caratterizzata da uno scambio di accuse tra i due candidati alla guida del Paese: il presidente uscente Chavez, largamente favorito, ed il suo sfidante il social-democratico Rosales. Si temono brogli dal voto elettronico.

 

E domani si vota anche in Mauritania, per il secondo turno delle elezioni legislative, e per le presidenziali in Madagascar, dove tra i 14 candidati c’è anche una donna che ha poche possibilità di affermarsi nella corsa.

 

In Eritrea, il governo ha dichiarato che la situazione della Somalia potrebbe solo peggiorare e la guerra civile esacerbarsi se le Nazioni Unite autorizzeranno l’invio di una forza di pace africana nel Paese. Il governo di transizione somalo reclama l’invio di una simile forza, mentre le corti islamiche si oppongono. In un recente rapporto delle Nazioni Unite, l’Eritrea è stata inclusa fra gli Stati che violano l’embargo sulle armi in Somalia e che sostengono le Corti islamiche. L’esecutivo di Asmara smentisce, però, di aver inviato truppe in Somalia.

 

Colpo d’acceleratore del governo italiano al riassetto di Alitalia: ieri, l’annuncio che il ministero dell’Economia cederà il controllo della compagnia aerea di bandiera, per scendere dal 49 per cento delle azioni al di sotto del 30 per cento. La procedura prevista è quella della gara. E mentre la notizia ha fatto balzare il titolo in Borsa, si fanno ipotesi sui possibili acquirenti, con Air France in pole position. Ma come è vista la privatizzazione di Alitalia nella logica dell’Unione Europea? Roberta Moretti lo ha chiesto al prof. Pietro Manzini, docente di Diritto Internazionale all’Università di Bologna:

 

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R. - Secondo me, differentemente da quanto si pensa comunemente, l’Unione Europea non ha una tendenza alla privatizzazione estremamente marcata. Il trattato non richiede la privatizzazione delle imprese, anzi vi sono delle disposizioni molto precise che dicono che la proprietà può essere pubblica o privata. Quello che richiede l’Unione Europea è invece la liberalizzazione, cioè l’applicazione delle regole di diritto private, l’applicazione delle regole di mercato. Quindi, il punto essenziale non è se l’impresa debba essere pubblica o debba essere privata; il punto essenziale è che l’impresa sia soggetta alle regole di mercato. Sino ad oggi Alitalia non lo è stata, perché è sempre stata costantemente aiutata dallo Stato italiano.

 

D. – Anche per quanto riguarda questo settore dei trasporti, le grandi potenze  asiatiche potrebbero rimettersi in concorrenza…

 

R. – Senz’altro questo è possibile, anzi è una delle condizioni che è richiesta da Bruxelles, e cioè che non ci siano delle situazioni di favore per alcune società piuttosto che per altre. Comunque, se viene acquistata da una cordata asiatica, Alitalia rischia di perdere i benefici del fatto di essere una società europea. Si pensi ad esempio alla libera prestazione dei servizi o al fatto di poter essere inserita negli accordi di open sky, come si dice, con gli altri Paesi extra europei.

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In Italia, è prevista nel pomeriggio a Roma, in piazza San Giovanni, la manifestazione organizzata dalla Casa delle Libertà contro la finanziaria. “Sarà una manifestazione straordinaria”, ha annunciato il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, rientrato ieri a Roma per definire gli ultimi dettagli dell’odierno appuntamento. Il capo dell’esecutivo, Romano Prodi, ha detto di non essere preoccupato per il corteo promosso dall’opposizione.

 

 

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