RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 336 - Testo
della trasmissione di sabato 2 dicembre 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Domani la chiusura ufficiale del V centenario della
nascita di San Francesco Saverio
Ritrovata, in Botswana,
“la più antica testimonianza” di pratiche religiose del mondo
Concerto di solidarietà
questo pomeriggio nella parrocchia di Sant’Anna in Vaticano
Almeno 27 morti in Iraq per una serie di attacchi.
Le vittime, in gran parte civili - Sale a 470 morti il bilancio delle vittime
provocate dal tifone nelle Filippine
2 dicembre 2006
ALL’INDOMANI
DELLA CONCLUSIONE DEL VIAGGIO APOSTOLICO
DEL
PAPA IN TURCHIA, LE TESTIMONIANZE DEL CARDINALE WALTER KASPER,
MONS. LUIGI PADOVESE E MARIA GRAZIA ZAMBON
Benedetto XVI ha fatto breccia nel cuore dei turchi:
questo il commento che prevale all’indomani della conclusione del viaggio
apostolico del Papa in Turchia. Un viaggio, il quinto internazionale di
Benedetto XVI, che si è caratterizzato per le sue diverse dimensioni:
pastorale, ecumenica e di dialogo interreligioso. Un evento che ha anche
regalato immagini emozionanti a suggello di gesti di particolare significato.
Ripercorriamo, dunque, i momenti forti di questo pellegrinaggio apostolico di
Benedetto XVI nel servizio di uno dei nostri inviati, Sergio Centofanti:
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Il Papa stringe la mano al premier turco Erdogan, in un incontro che sembrava non doverci essere: e
la Turchia si sente più vicina all'Europa. Stringe con forza le mani alla
massima autorità islamica del Paese Ali Bardakoglu, e
il Gran Muftì e l'Imam non nascondono il loro sincero
entusiasmo nell'accogliere il Papa nella storica visita alla
Moschea Blu. Le previsioni vengono solennemente
rovesciate: il sorriso riservato e gioioso del Papa e i volti luminosi
dei leader turchi mostrano al mondo che il dialogo tra cristianesimo e islam
non solo è possibile, ma è doveroso, per collaborare insieme per il bene
dell'umanità. Oltre qualche sparuto gruppo di manifestanti che vuol fare notizia quando la notizia non c'è.
Nella Cattedrale dello Spirito Santo i giovani
accolgono in successione il Patriarca Ecumenico Bartolomeo, il Patriarca
armeno apostolico Mesrob II e poi il Pontefice:
acclamano i loro nomi, unendoli insieme in un unico grido. C'è chi dice:
"Unione, unione!" La comunità cattolica e tutti i cristiani toccano
il cielo con un dito. Si sentivano una minoranza abbandonata, dimenticata. Ora
sanno di esistere. Il Papa pellegrino ha consolato, ha incoraggiato, ha
invocato la libertà religiosa. Una cristiana armena racconta: dopo tanti anni
un'amica musulmana mi ha chiesto: "ma cosa è la
tua fede?"
Entrare in Santa Sofia è uno spettacolo incredibile: è
tutto un perdersi negli spazi infiniti di luci e ombre che attraggono verso
l'Alto, verso l'Assoluto. Ma è un tuffo al cuore. Per mille anni è stata una
splendida Basilica cristiana. Per cinque secoli è stata una Moschea. Soffrono i
cristiani, soffrono i musulmani. Oggi è un museo: ma la fede non è archeologia.
Qui tutto parla di Dio.
A Efeso c'è il più piccolo Santuario del mondo: Meryem Ana Evì,
la Casa di Maria Madre, dove la Vergine, secondo un'antica tradizione, ha vissuto
gli ultimi anni della sua vita e da qui è stata assunta in cielo. Tutto
stupisce per la povertà, per la piccolezza. La Casa sorge in mezzo a un bosco,
in gran parte bruciato da un incendio che si è fermato proprio davanti alle
mura del Santuario. Dentro c'è la statua di Maria: tanti anni fa era stata
trafugata e gettata in un burrone. L'hanno ritrovata con le mani tagliate. La
Madre di Dio continua a portare il dolore dell'umanità. Il Papa è andato via:
due ragazze continuano a pregare, inginocchiate, nel
piccolo spazio del Santuario: due strette stanze. Il poco per l'uomo è
tanto per Dio.
********
Intanto, stamani in Vaticano, il cardinale Walter Kasper, presidente del pontificio consiglio per la
promozione dell’Unità dei Cristiani ha tenuto una conferenza stampa per
tracciare un bilancio del viaggio apostolico del Papa in Turchia. Il servizio
di Alessandro Gisotti:
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Il cardinale Walter Kasper ha
ribadito che il viaggio è andato ben al di là delle aspettative della vigilia.
“La persona del Papa – ha sottolineato – è diventata simpatica ai musulmani
turchi, e questo è un fatto molto importante”. Il porporato ha aggiunto che
questo viaggio ha dimostrato la volontà del Pontefice di lavorare per “una
cooperazione delle civiltà”. Per la Santa Sede, ha proseguito, “uno scontro
delle civiltà sarebbe una catastrofe per l’umanità intera, perciò si deve fare
tutto il possibile per superare i pregiudizi”. Come Giovanni Paolo II, ha proseguito,
anche Benedetto XVI vuole promuovere l’amicizia, ma “senza sincretismi”. Il
capo dicastero è poi tornato sulle affermazioni del premier turco Erdogan, che dopo l’incontro all’aeroporto di Ankara con il
Papa, aveva affermato che Benedetto XVI è in favore dell’adesione della Turchia
nell’Unione Europea. In realtà, ha chiarito il cardinale Kasper,
il Pontefice “ha risposto che la Santa Sede non è una forza politica e non fa
parte della Comunità Europea, perciò la Santa Sede non interviene direttamente
nella questione dell’adesione”. D’altro canto, ha affermato il cardinale Kasper, il Papa si è detto in favore “di un cammino di
riavvicinamento nei valori tra l’Europa e la Turchia”. Il cardinale ha anche
sottolineato che la visita del Papa ha dato visibilità alle minoranze cristiane
e si è potuto vedere che queste Chiese vogliono contribuire alla vita della
Turchia.
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E il
cardinale Walter Kasper ha anche sottolineato il
successo del viaggio sotto il profilo ecumenico. Ma quali possono essere ora i
frutti dell’incontro tra Benedetto XVI e il Patriarca ecumenico Bartolomeo I?
Ecco l’opinione dello stesso cardinale Kasper,
raccolta a margine della conferenza stampa da Giovanni Peduto:
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R. - Abbiamo confermato ciò che avevamo già raggiunto
riguardo alla questioni fondamentali della fede. C’è
una comunanza tra Roma e Costantinopoli, nei Sacramenti, nelle strutture episcopali
della Chiesa. Vogliamo ora continuare questo dialogo e soprattutto vogliamo
parlare di ciò che rappresenta il problema centrale da affrontare e cioè il
Primato del Papa. Nella sua stessa omelia, il Papa ha ribadito l’invito di
Giovanni Paolo II affinché le altre Chiese facciano
delle proposte su come poter esercitare il Primato in una forma che possa di
conseguenza essere anche accettabile per le altre Chiese.
D. – Un viaggio, questo, che al di là delle parole ha
avuto molta importanza per i gesti …
R. – Ci sono stati soprattutto due gesti di grande
importanza. Il primo è stato l’abbraccio durante la Divina Liturgia, il segno
della pace fra il Patriarca Bartolomeo I e Benedetto XVI; il secondo gesto è stato quando hanno impartito assieme la benedizione dalla
Loggia del Patriarcato e hanno insieme alzato le mani unite. Questo è stato un
gesto veramente molto apprezzato e che è molto piaciuto alla gente. I due sono
uno accanto all’altro e con questo vogliono dire che sono insieme per un
ravvicinamento delle loro Chiese e che ora si può già collaborare per la pace,
per la giustizia, per la solidarietà, per la salvaguardia del Creato…
D. – Questa visita del Papa in Turchia è servita a dare
sostegno ed incoraggiamento alle piccole comunità cristiane presenti nel Paese?
R. – Certamente e questo perché le piccole comunità
cristiane normalmente non sono visibili, mentre l’incontro con Benedetto XVI ha
dato loro visibilità. Questo viaggio potrà aiutare la libertà religiosa, il
rispetto per le minoranze nella società: questo aspetto era molto presente
nelle sue affermazioni. Penso che questo possa aiutare. Non mi aspetto certo
dei cambiamenti da un giorno all’altro, ma a lungo termine – speriamo – che
possa portare a dei risultati.
D. – La Dichiarazione congiunta tra Bartolomeo I e
Benedetto XVI apre la strada a nuove speranze per il futuro del dialogo
ecumenico tra Roma e Costantinopoli?
R. - Sì e non soltanto fra Roma e Costantinopoli, ma anche
fra Roma e tutte le altre Chiese ortodosse. Il nostro desiderio è quello di
avanzare sulla strada del dialogo. Abbiamo già in mente di fare un incontro il
prossimo anno, nel prossimo autunno, probabilmente a Ravenna. Anche questo
rappresenta certamente un luogo simbolico, molto simbolico perché Ravenna ha
questa forte tradizione bizantina. Vogliamo così avanzare, nella speranza che,
con l’aiuto di Dio, riusciremo a raggiungere qualcosa.
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Un viaggio, dunque, che non è esagerato definire di portata
storica. Grande è poi la soddisfazione della piccola comunità cattolica di
Turchia, come sottolinea mons. Luigi Padovese, vicario
apostolico latino di Anatolia, intervistato da Sergio Centofanti:
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R. – Il commento va al di là di ogni aspettativa positiva,
perché non ci si sarebbe attesi, né da parte delle
autorità, né da parte della stampa, un’attenzione così grande al Santo Padre.
Un’attenzione che, peraltro, è stata ricambiata, perché il Papa ha mostrato
tutta la sua umanità e il suo interesse per questa terra, per questo popolo e
per le realtà religiose presenti.
D. – Il dialogo con l’islam?
R. – Il dialogo con l’islam mi pare si sia espresso in
modo veramente stupendo, in quanto il Santo Padre nella Moschea Blu ha avuto
anche un momento di riflessione. Il Santo Padre ha voluto in un certo senso
entrare in comunione con tutte le persone sincere che pregano verso la Mecca.
Questo è l’aspetto positivo.
D. – La comunità cattolica è più incoraggiata?
R. – Certamente. Dopo questo viaggio credo che abbiamo
tanti motivi di riprendere il nostro cammino con più serenità, con più forza,
rafforzati un po’ anche nella nostra identità. Io credo che anche il mondo
turco adesso si renda sempre più conto che esistono i cristiani in Turchia,
esistono i cristiani che devono essere rispettati anche nelle loro esigenze. La
Turchia deve tornare ad essere il Paese del pluralismo religioso.
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Il viaggio di Benedetto XVI ha suscitato grande emozione
in molti fedeli che aspettavano con trepidazione la visita del Santo Padre.
Ecco la testimonianza di Maria Grazia Zambon, missionaria
laica italiana, collaboratrice del quotidiano “Avvenire” e dell’agenzia
“AsiaNews”, da 5 anni residente ad Antiochia.
L’intervista è di Fabio Colagrande:
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R. – Riuscire a vedere il Papa è stato veramente
emozionante. Ci portiamo nel cuore una grande gioia. Siamo molto contenti che
sia venuto. Ci ha veramente incoraggiato tanto. Soprattutto, il suo essere
venuto qua ci ha dato una libertà incredibile. Io ho potuto parlare
personalmente con lui e in quel momento l’emozione era tanta e gli ho solamente
detto: “Grazie per essere venuto, perchè il suo coraggio ci ha
incoraggiato”. Vederlo qui ci ha
dimostrato la sua grande libertà e il suo grande desiderio di essere qui con
noi. Ci ha fatto un piacere immenso sentircelo dire.
D. – Quali frutti potrà portare questo viaggio, per quanto
riguarda i rapporti tra la maggioranza musulmana del Paese e la piccola
comunità cristiana?
R. – Sicuramente adesso i turchi in generale avranno
un’altra immagine del Papa. Averlo visto, aver visto i suoi gesti, è stato
molto significativo. Anche il suo essere entrato in Moschea è stato un gesto
molto apprezzato. E davvero credo che da oggi in poi i turchi avranno un’altra
immagine del Papa. Penso che questo sia il risultato migliore.
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RINUNCE
E NOMINE
In Italia, il Santo Padre ha nominato stamane
arcivescovo di Monreale mons. Salvatore Di Cristina, finora vescovo titolare di
Bilta, ausiliare dell’arcidiocesi Palermo ed amministratore
apostolico della medesima arcidiocesi di Monreale. Il Papa ha inoltre accettato
la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Como, presentata da mons. Alessandro
Maggiolini, per raggiunti limiti di età ed ha nominato allo stesso incarico mons.
Diego Coletti, finora vescovo di Livorno.
In Angola il Pontefice ha nominato vescovo coadiutore
della diocesi di Uíje il reverendo Emílio Sumbelelo,
vicario giudiziale della diocesi di Benguela.
Benedetto XVI ha anche accettato la rinuncia al governo
pastorale dell'arcidiocesi di Malta, presentata da mons. Giuseppe Mercieca, per raggiunti limiti di età, ed ha nominato allo
stesso incarico il reverendo Padre Paul Cremona,
finora parroco della Chiesa di Gesù Nazareno.
In India, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al
governo pastorale della diocesi di Chikmagalur,
presentata da mons. John Baptist Sequeira,
per raggiunti limiti di età, ed ha nominato allo stesso incarico il reverendo Anthony Swamy Thomasappa,
del clero di Bangalore, professore del St. Peter’s Pontifical Seminary a Bangalore.
Il
Santo Padre ha infine accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi
di São Tomé e Príncipe, presentata da mons. Abílio
Rodas de Sousa Ribas, per raggiunti limiti di età ed ha nominato allo
stesso incarico padre Manuel António Mendes dos Santos,
superiore provinciale della Congregazione dei Missionari Figli del Cuore
Immacolato di Maria.
IL
PROFONDO DOLORE DEL PAPA PER L’ORDINAZIONE EPISCOPALE DEL SACERDOTE
GIOVANNI
WANG RENLEI, AVVENUTA A XUZHOU, NELLA CINA CONTINENTALE:
ESPRESSO,
CON ALTRE CONSIDERAZIONI,
NELLA
DICHIARAZIONE DELLA SALA STAMPA DELLA SEDE
- Il
servizio di Fausta Speranza -
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Benedetto XVI ha appreso con “profondo dolore” la notizia
dell’ordinazione. E’ quanto si legge nella dichiarazione diffusa dalla Sala
Stampa della Santa Sede, dove si spiega che “l’ordinazione episcopale è stata
conferita senza il mandato pontificio, vale a dire senza rispettare la
disciplina della Chiesa cattolica circa la nomina dei Vescovi” (cfr. canone 377, § 1, del Codice
di Diritto Canonico).
Si ricorda che “quella di Xuzhou
è l’ultima – in ordine di tempo – delle ordinazioni episcopali illegittime, che
travagliano
Inoltre, viene reso noto che “
Nella dichiarazione si legge poi: “È consolante costatare
che, malgrado le difficoltà passate e presenti, la
quasi totalità dei Vescovi, i sacerdoti, i religiosi, le religiose ed i laici
in Cina, consapevoli di essere membra vive della Chiesa universale, hanno
mantenuto una profonda comunione di fede e di vita con il Successore di Pietro
e con tutte le comunità cattoliche sparse per il mondo.”
Poi parole di consapevolezza del “dramma spirituale e
della sofferenza di quegli ecclesiastici – Vescovi consacranti e Ordinandi –
che si trovano costretti a essere parte attiva di ordinazioni episcopali illegittime,
contravvenendo in tal modo alla tradizione cattolica che in cuor loro
vorrebbero seguire fedelmente”.
In definitiva, la nota della Sala Stampa della Santa Sede
precisa che “per quanto riguarda le ordinazioni episcopali,
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IL
PAPA PRESIEDERA’ NEL POMERIGGIO
I
PRIMI VESPRI DELLA PRIMA DOMENICA DI AVVENTO
-
Intervista con l’arcivescovo Angelo Comastri -
Il Papa presiederà oggi pomeriggio alle 17.00 nella
Basilica di San Pietro i Primi Vespri della prima Domenica di Avvento. La
nostra emittente seguirà in radiocronaca diretta la celebrazione, a partire
dalle 16.50, per le onde medie sulle frequenze di 585 kHz e per la modulazione di frequenza su 105,0 MHz.
La prima domenica d’Avvento segna per
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R. – Un Anno liturgico è un itinerario, uno spezzone di
tempo che si muove attorno alla vita di Gesù. Avvento, Nascita, Passione,
Risurrezione, Pentecoste: per noi cristiani il tempo non ha senso se non si
muove attorno a Gesù. Dal momento che non finiamo mai di imparare Gesù, abbiamo
bisogno di ritornare continuamente sul mistero di Gesù perché ci entri dentro
al punto tale da poter dire che siamo veramente cristiani,
cioè persone che profumano di Cristo.
D. – Avvento significa venuta, qualcosa che sta per
accadere, vuole parlarcene?
R. – E’ vero che Avvento significa qualcosa che sta per
accadere, ma parte da qualcosa che già è accaduto. L’Avvento parte dal Natale
del Signore, dalla venuta di Gesù dentro la storia per aprire dentro questa
storia, segnata dal peccato, un varco di salvezza, un itinerario di salvezza.
Noi sappiamo che questo è già avvenuto: il figlio di Dio si è fatto uomo, è
entrato nella nostra storia, al punto tale che noi oggi possiamo dire che siamo
imparentati con Dio, perché Dio si è fatto uomo. Ma la salvezza non è compiuta,
la salvezza non è terminata, la salvezza non è conclusa; la salvezza è iniziata,
è iniziata come un lievito, è iniziata come una primizia. Noi aspettiamo il
ritorno di Gesù perché sia completata la salvezza, perché sia completamente
liberata l’umanità dal peso del peccato e perché sia liberato anche il mondo
dalla schiavitù del peccato. Noi aspettiamo i cieli nuovi, la terra nuova,
aspettiamo una nuova Gerusalemme e per questo, mentre ricordiamo la venuta di
Gesù nella storia, accendiamo la lampada - o meglio mettiamo olio nella lampada
- per poter andare incontro al Signore che viene. E a questo incontro noi
vogliamo prepararci.
D. – All’inizio dell’Avvento, prima
del Natale,
R. – Certamente Maria è la via storica che Dio ha seguito
per entrare nel mondo. Se noi andiamo al racconto
dell’Annunciazione restiamo stupiti da un fatto: l’evangelista Luca con estrema
precisione, con estremo rigore dice: “L’Angelo Gabriele fu mandato da Dio”.
Quel complemento d’agente è davvero un tuono e chi dice che la mariologia è un’invenzione successiva della Chiesa
cattolica è smentito immediatamente dal Vangelo. La mariologia
nasce con il Vangelo e nasce perché Dio cerca la collaborazione e Maria è la
più bella collaborazione che Dio abbia mai potuto trovare
nella storia dell’umanità. L’angelo Gabriele fu mandato da Dio:
D. – Eccellenza, in questo tempo di Avvento, come
prepararci al Natale assieme a Maria?
R. – Dobbiamo ripercorrere con Maria la via di Betlemme.
Quando Maria si mette in viaggio sicuramente si abbandona nelle mani di Dio.
Forse si sarà chiesta: ma come mai questo viaggio? Come potrò dare alla luce il
bambino lontano da casa? Cosa accadrà di me? Cosa
accadrà di lui? Ma sicuramente Maria, dinanzi a queste domande, avrà di nuovo
risposto: ‘Eccomi sono la serva del Signore, mi porti
dove vuole’. Noi dobbiamo metterci alla scuola di
Maria per rifare la strada di Betlemme e ne abbiamo tanto bisogno perché oggi
nella società occidentale, in modo particolare, contano soltanto due poteri: il
potere del denaro e il potere del successo, che sono due demoni nel vero senso
della parola, due inganni, due menzogne colossali. Sappiamo che conta soltanto
Dio: è la lezione del Natale. E per poter imparare questa lezione Maria è la
migliore maestra, e la strada che ha percorso Maria insieme a
Giuseppe è quella che
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio vaticano - Un articolo di Giampaolo Mattei dal titolo "Un viaggio apostolico raggiante di
speranza": i gesti storici di Benedetto XVI in Turchia.
Servizio estero - In evidenza le Filippine: si
aggrava il bilancio del passaggio del tifone "Durian";
interi villaggi sepolti da un'enorme colata di fango.
Servizio culturale - Un articolo di Anna Bujatti dal titolo "L'inesauribile ricchezza del
patrimonio archeologico; la fibra robusta di un orgoglio culturale": oltre
trecento reperti di arte cinese nella mostra romana alle Scuderie del
Quirinale.
Servizio italiano - In primo piano il tema
dell'immigrazione.
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2 dicembre 2006
nell’anniversario della Convenzione ONU per eliminare
il traffico
e lo
sfruttamento delle persone, ricorre oggi
- Con
noi José Maria Ramirez -
Ricorre oggi
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R. - Oggi una quantità
notevolissima di persone si trova in situazione che noi chiamiamo di “lavoro
forzato”. Più di 12 milioni di persone almeno, e questa è una stima molto approssimativa,
sono costrette a lavorare contro la loro volontà e sono in situazioni di
sfruttamento estremo.
D. – Quando si parla di
“lavoro forzato”, a cosa ci si riferisce oggi?
R. – Lavoro forzato è il
lavoro che è fatto sotto la minaccia di una pena: una persona deve fare
un’attività che non vuole fare. La definizione di lavoro forzato è un concetto
molto ampio che ingloba, ad esempio, situazioni di debito, situazioni di
sfruttamento a fini sessuali, come la prostituzione forzata, o persone che si
trovano in situazioni di lavoro domestico forzato, in una situazione
praticamente di schiavitù.
D. – Chi sono le vittime del
lavoro forzato?
R. – Sono le persone che si
trovano in situazioni di vulnerabilità e questa situazione di vulnerabilità le
rende vulnerabili allo sfruttamento. Sono persone con un livello di educazione
bassissimo e, come i poveri, li troviamo in tutti i Paesi. In
tutti i continenti possiamo dire che il lavoro forzato è una realtà presente,
anche nei Paesi industrializzati: nove milioni e mezzo nell’Asia; un milione e
cento mila nell’America Latina; settecento mila nell’Africa Sudsahariana;
360 mila nei Paesi industrializzati; 260 mila nel Medio Oriente. E tocca anche Paesi che stanno andando verso un’economia
centralizzata, verso un’economia di mercato.
D. – Per quanto riguarda i
minori?
R. – E’ molto difficile
fornire delle cifre precise per quanto riguarda la tratta, che è una delle
forme di diventare lavoratore forzato. Abbiamo quantificato due milioni e 400
mila persone coinvolte, delle quali, almeno un milione e 200 mila sono minori
di 18 anni. Io ho lavorato in Africa occupandomi direttamente dello
sfruttamento dei minori: persone che li sfruttavano, che li facevano lavorare
come uno può fare con un animale domestico. Sono situazioni che potremmo
immaginare per due o tre secoli fa, mentre le troviamo ancora oggi.
D. – Quali strumenti ha la
comunità internazionale per combattere la schiavitù? L’ILO, per esempio, ha un
centro di formazione: di cosa si tratta?
R. – Ci sono strumenti
internazionali istituiti dall’Organizzazione internazionale del lavoro. Due
strumenti sono: uno del 1930 nell’ambito del lavoro forzato, un altro nel 1957
per l’abolizione del lavoro forzato. E poi ci sono altri strumenti al livello
delle Nazioni Unite. Uno dei primi ruoli dell’Organismo internazionale è
promuovere la ratificazione che queste disposizioni possano
essere applicate a livello nazionale. Per quanto riguarda la formazione, il
Centro internazionale della formazione dell’Organizzazione Internazionale del
Lavoro, ILO, a Torino ha un programma specifico nell’ambito del lavoro forzato.
Prepariamo materiale di formazione per l’organizzazione degli imprenditori, dei
lavoratori, dei funzionari dei governi. Si tratta di capire come adottare le
legislazioni, come queste legislazioni possono essere messe in moto perché le
persone, gli sfruttatori possano essere perseguiti. Queste realtà non possono
passare senza conseguenze.
D. – Avete una certa forma di
collaborazione, sia con i governi sia con le polizie locali?
R.- Tutte queste situazioni sono anche perseguite
nel codice penale dei Paesi. C’è un protocollo specifico che parla della tratta
delle persone, in particolare delle donne e dei bambini, e anche del traffico
illecito degli immigranti. Noi lavoriamo con l’Interpol,
con altre organizzazioni perché è una realtà che va anche oltre l’ambito
specifico del lavoro.
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‘
DI
INFORMAZIONE RELIGIOSA IN BRASILE E AMERICA LATINA
-
Intervista con Sergio da Silva Coutinho -
Webtvcn, ovvero “La tecnologia al
servizio dell’evangelizzazione”, è il nuovo mezzo di comunicazione lanciato
nei giorni scorsi a Roma da Canção Nova,
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R. – La nostra Webtvcn è nata
già da dieci anni in portoghese. Fino ad oggi noi in Italia abbiamo lavorato
sempre con questo scopo di evangelizzazione, in portoghese. Abbiamo pensato di
fare questo passo in più, di contribuire all’evangelizzazione qui in Italia, in
italiano. Per questo abbiamo cominciato questa web tv
che è anche una cosa veloce e meno costosa.
D. – Può anticiparci i palinsesti e l’offerta?
R. – Come palinsesti, tu fai la scelta di quello che vuoi
vedere e quando vuoi. Abbiamo già un programma che si chiama “Parlami”, che
parla del Vangelo del giorno e che è stato avviato da settembre. Sono 3, 4
minuti sul Vangelo del giorno. Poi abbiamo “Sulle orme dei santi” che parla del
Santo del giorno. La registrazione è fatta qui a Roma e sulle piazze, nei
parchi della città, per far vedere che la vita religiosa, la realtà di Dio deve
essere vissuta nella mia vita, non soltanto in Chiesa o nella mia famiglia.
D. – I siti di informazione religiosa negli ultimi anni
sono sensibilmente aumentati. Che cosa vi distingue dagli altri?
R. – La differenza è che nella nostra comunità c’è questo
scopo di lavorare per i mezzi di comunicazione. Noi non soltanto utilizziamo
questo mezzo per fare conoscere la comunità ma attraverso
esso facciamo evangelizzazione. Gli altri siti normalmente lavorano soltanto
per divulgare la loro attività utilizzando questo mezzo, internet, la tivù. Il
nostro specifico è lavorare con i mezzi di comunicazione sociale.
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Domani, 3 dicembre, 1a domenica di Avvento,
“Vegliate e pregate in ogni
momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e
di comparire davanti al Figlio dell'uomo”.
Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del
teologo gesuita, padre Marko Ivan Rupnik:
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Il Vangelo ci ricorda la drammaticità della storia e la
fragilità dell’universo intero. La precarietà che l’uomo, ferito dal peccato,
sperimenta nel mondo lo riempie di paura e la paura è quella prigionia nella
quale il demonio tiene l’umanità. Il Vangelo ci dice che di fatti gli uomini
moriranno per la paura, ma stranamente per chi attende il Signore le cose
paiono proprio in un’altra luce. Come l’acqua, nella quale Mosè ha messo il suo
bastone, è diventata sporca per gli egiziani mentre per gli ebrei era pulita, così
succede per la lettura che uno fa degli eventi drammatici che accadono. Tutto
dipende dalla forza e intensità dell’amore con cui si anela al Signore, con cui
lo si attende. Alzati e con il capo levato camminano
coloro che hanno fondato la propria vita sulla parola del Signore, come unica
roccia solida, e aspettano la manifestazione della luce del suo volto.
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2 dicembre 2006
ALMENO
200 GLI ATTACCHI AI CRISTIANI IN INDIA, NEL 2006:
MANIFESTAZIONE OGGI
A
BANGALORE, PROMOSSA DAL CONSIGLIO GLOBALE DEI CRISTIANI INDIANI,
PER
CHIEDERE IL RISPETTO DELLA LIBERTÀ RELIGIOSA NEL PAESE
BANGALORE. = Sono almeno 200 gli
attacchi subiti dai cristiani in India, da gennaio a novembre di quest’anno.
Gli incidenti vanno dalla profanazione dei luoghi religiosi fino
all’omicidio di esponenti della comunità di minoranza. La denuncia – riportata
dall’agenzia AsiaNews - arriva dal Global Council of Indian Christians (GCIC), che stamattina a Bangalore
ha organizzato una manifestazione pacifica per sensibilizzare la popolazione
sul problema e pregare per la fine della violazione dei diritti umani e della
libertà religiosa nell’Unione. Gli organizzatori sottolineano che un
preoccupante aumento degli attacchi si è verificato nello Stato di Karnataka. Qui la maggior parte delle vittime sono dalit - i fuori casta - e tribali. Le violenze sono per lo
più opera dell’organizzazione di fondamentalisti indù, Sangh
Parivar; ma anche i fondamentalisti musulmani fanno
la loro parte. Il GCIC ricorda, come ultimo esempio, l’omicidio a sangue freddo
a Srinagar di un suo operatore sociale, Bashir Tantray. L’uomo è stato
ucciso a fine novembre da alcuni estremisti islamici, che già lo avevano
minacciato in precedenza, e che poi lo hanno sepolto in un cimitero musulmano,
come ultimo gesto di disprezzo. Il Consiglio ora chiede alla Polizia di
approfondire le indagini su questo omicidio. (R.G.)
DOMANI
DELLA
NASCITA DI SAN FRANCESCO SAVERIO
- A
cura di padre Ignacio Arregui
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PAMPLONA. = Un congresso intitolato “Dialogo
interreligioso” segue la vigilia della conclusione dell’anno centenario della
nascita di San Francesco Saverio in tutto il mondo ma in particolare in Navarra. Domani, festività liturgica che ricorda la morte
del santo cofondatore della Compagnia di Gesù,
nell’isola di Sancian, vicino a
Canton, in Cina,
il 3 dicembre dell’anno 1552, si celebrerà nel Castello di Javier in Navarra, la chiusura
ufficiale del Quinto centenario della nascita di San Francesco avvenuta il 7
aprile 1506 nello stesso castello. Il centenario è iniziato un anno fa nel
santuario con la partecipazione straordinaria del padre Peter
Hans Kolvenbach, Preposito
Generale della Compagnia di Gesù, e di tutti i provinciali gesuiti del mondo
riuniti in Assemblea a Loyola. Domani, 3 dicembre, una solenne Eucaristia
inizierà alle 11.00 e sarà presieduta dall’arcivescovo di Pamplona,
mons. Fernando Sebastián Aguilar.
Saranno presenti le autorità della Navarra e del piccolo
municipio di Javier. Il padre Juan
Miguel Arregui, Superiore
della Provincia dei Gesuiti di Loyola, offrirà un bilancio sulle celebrazioni
lungo l’anno del centenario. E il padre Ignazio Etxarte,
delegato del padre Generale per le case internazionali dei Gesuiti a Roma, sarà
portatore di un messaggio del Preposito padre Peter Hans Kolvenbach. Conclusa
l’Eucaristia nell’auditorium Jasu, alla quale
interverrà un grande complesso strumentale e corale, si darà inizio
ad una manifestazione artistico-culturale. In attesa di un bilancio più preciso possiamo anticipare che
il centenario ha superato le previsioni fatte un anno fa, e che il Castello di Javier, splendidamente rinnovato e dotato di ogni sorta di
servizi per attività culturali e sociali, continuerà ad essere un importante
centro di vita religiosa e turistica.
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“BOICOTTARE
LO SHOPPING DOMENICALE”: COSÌ, IL VESCOVO DI
PADOVA,
MONS.
ANTONIO MATTIAZZO, NEL SUO MESSAGGIO PER L’AVVENTO
PADOVA. = “Non lasciamoci sedurre da un consumismo che
svuota la domenica e il Natale del loro significato spirituale, ma anche umano
e sociale”: è l’invito del vescovo di Padova, mons. Antonio Mattiazzo,
che nel suo messaggio per l’Avvento, che verrà pubblicato
domani sul settimanale diocesano, “La difesa del popolo”, lancia una proposta
precisa in preparazione al Natale: “Boicottare lo shopping domenicale”. Una
proposta, questa, già emersa durante il recente Convegno ecclesiale nazionale
di Verona e che il presule rilancia “per i cristiani e uomini di buona volontà,
forti e liberi”. “Promuoviamo invece – scrive – i valori relazionali,
familiari, la carità e le opere di carità, la salvaguardia del creato. Reagiamo
contro il torpore, la rassegnazione, il pessimismo”. E, come riferisce l’agenzia
Sir, è incentrato sul senso cristiano della vita
anche il messaggio di Avvento di mons. Benigno Luigi Papa, arcivescovo di
Taranto, secondo cui “per vivere nel mondo senza essere catturati dal mondo
occorrono il dono del discernimento e una maturità di giudizio, che sono frutto
della comunione con Dio e della familiarità con la sua Parola”. (R.M.)
L’IMPEGNO
DELL’ONU PER ASSICURARE ALLA GIUSTIZIA GLI OPERATORI DI PACE,
CHE
SOTTO LE INSEGNE DELLE NAZIONI UNITE SI SONO
MACCHIATI DI ABUSI SESSUALI:
319 LE
PERSONE SOTTO INCHIESTA DAL 2004 AD OGGI
E 179
I PROVEDIMENTI DISCIPLINARI GIA’ ESEGUITI
NEW YORK. = L'ONU ha posto sotto inchiesta, dal 2004 ad
oggi, ben 319 operatori di pace delle Nazioni Unite accusati di abusi sessuali
verso le popolazioni che, sulla carta, avrebbero dovuto assistere, ed ha preso
provvedimenti disciplinari (tra cui licenziamenti e rimpatri forzati) contro
179 soldati, poliziotti e civili. Nonostante ciò lo sfruttamento di minori e di
poveri persiste, ha riferito una portavoce del Palazzo di Vetro di New York.
Sono 17 mila gli uomini dell'ONU impegnati in missioni umanitarie o di pace nel
mondo. “Dallo scandalo degli abusi sessuali in Congo, scoppiati nel 2004,
abbiamo raddoppiato i nostri sforzi per impedire che cose del genere accadano. Ma ovviamente dobbiamo ancora fare pulizia”, ha
detto Stephane Dujarric,
portavoce dell'ONU. La questione delle violenze e degli abusi sessuali
perpetrati dalle truppe ONU verso le popolazioni protette è tornato di
attualità nei giorni scorsi, dopo reportage di denuncia mandati in onda dalla Bbc su nuovi episodi accaduti in Liberia e Haiti, dove
stazionano 15 mila operatori di pace delle Nazioni Unite. (R.G.)
RITROVATA, IN BOTSWANA, ‘LA PIÙ ANTICA TESTIMONIANZA’ DI
PRATICHE RELIGIOSE DEL MONDO. SI TRATTA DI UNA PIETRA RISALENTE A 70 MILA ANNI
FA,
RAFFIGURANTE UN PITONE
TSOLIDO HILLS. = Una pietra risalente a 70
mila anni fa, raffigurante il corpo e la testa di un pitone, ritrovata in una
caverna sulle Tsolido Hills,
nel nordovest del Botswana, costituirebbe ‘la più
antica testimonianza’ di pratiche religiose del
mondo. È stata ritrovata da una spedizione archeologica guidata dall’esperta
canadese di reperti dell’Età della pietra, Sheila Coulson,
professore associato dell’Università di Oslo, in Norvegia, e da Nick Walzer, dell’Università del Botswana.
Come riferisce l’agenzia MISNA, fino ad ora si riteneva che le testimonianze
più antiche di culti religiosi fossero quelle rinvenute in Europa, risalenti a
40 mila anni fa. Il ritrovamento sulle Tsolido Hills costituirebbe perciò un’ulteriore prova che l’Africa,
non solo è stata la ‘culla dell’umanità’ (l’ominide Lucy venne
scoperta in Etiopia), ma persino delle sue prime manifestazioni di sentimento
religioso. Secondo la Coulson, la pietra, alta due
metri e lunga sei, è stata scolpita dagli antenati dei San,
detti anche boscimani, che tuttora vivono nel Paese,
dove tra l’altro sono stati oggetto anche di discriminazioni sociali. L’opera è
composta da circa 300-400 intagliature che, oltre a
riprodurre le squame del serpente, conferiscono al manufatto una posa in
movimento. “Il simbolo del serpente si trova in tutte le mitologie, storie,
culture e linguaggi dell’Africa meridionale”, ha aggiunto la Coulson, ricordando che nella mitologia dei
San, in particolare, l’umanità discende da un pitone e si ritiene che
gli antichi letti dei fiumi siano stati creati da un serpente scivolato lungo
le colline in cerca d’acqua. (R.M.)
CONCERTO
DI SOLIDARIETÀ QUESTO POMERIGGIO NELLA PARROCCHIA DI SANT’ANNA
IN
VATICANO. A BENEFICIARNE SARANNO I BAMBINI
PERUVIANI
DELLA
REGIONE DELL’APURIMAC
ROMA. = Un concerto per
raccogliere fondi da destinare ai bambini del Perù. Ad eseguirlo questo
pomeriggio alle 15.30, nella parrocchia di Sant’Anna in Vaticano, saranno la
corale Adriese di Adria Rovigo, diretta dal maestro
Giuseppe Bonamico ed accompagnata all’organo da
Chiara Tivelli, e la corale Santa Rita di Canale di Ceregnano Rovigo, diretta dalla maestra
Daria Andrioli ed accompagnata alle tastiere
da Angelo Mazzucato e Tiziano Biscuola.
Il concerto, condotto da Nicla Squotti, è stato
organizzato con la collaborazione del baritono Veneziano Andrea Castello e vi
prenderanno parte anche il tenore Giovanni Gregnanin
e il contralto Serena Lazzaroni. Le offerte donate nel pomeriggio saranno consegnate
alla onlus Apurimac,
associazione che da anni sostiene le missioni agostiniane in Perù, in
particolare a Lima, Cuzco, Cotabambas,
Tambobamba e Chuquibambilla,
attraverso progetti per l’infanzia, di sviluppo e medico-sanitari. Domani, sempre
allo scopo di sostenere le iniziative di solidarietà per i popoli delle Ande
dell’associazione Apurimac, il gruppo d’archi Versus eseguirà alle 19.30, nella basilica si Sant’Agostino in Campo Marzio, un concerto di Natale. A
dirigere i musicisti sarà il maestro Zoran Milenkovic con la collaborazione di Maria Carla Mihelcic (T.C.)
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2 dicembre 2006
- A cura di Amedeo Lomonaco e Ada Serra -
In Iraq, un camion ha investito a Baghdad un gruppo di
pendolari in attesa ad una fermata dell’autobus. Il
bilancio è di almeno 18 morti. Al momento, si indaga sia sulla pista
dell’incidente che dell’attentato. Ma la polizia
ritiene più probabile l’ipotesi di un’azione terroristica perchè non ci sono
segni di guasti meccanici sul mezzo. Altre 9 persone, in gran parte civili,
sono morte poi in seguito a diversi attacchi sferrati da ribelli in varie località
del Paese. In Italia, intanto, è previsto oggi il rientro delle bandiere
del primo reggimento bersaglieri e del contingente militare italiano della
missione “Antica Babilonia” in Iraq. Con lo stesso volo rientrerà il ministro
della Difesa, Arturo Parisi, che ieri ha partecipato
all’ammainabandiera a Nassiriya, cerimonia conclusiva della missione italiana
nel Paese arabo.
In Afghanistan, almeno sedici presunti
talebani sono rimasti uccisi in seguito a due distinte operazioni condotte,
ieri, dal contingente ISAF della NATO e dall’esercito
afghano nella zona meridionale del Paese.
In Libano, circa 5 mila persone si trovano
davanti alla sede del Parlamento dopo una notte di proteste per chiedere le
dimissioni del governo guidato da Fouhad Siniora.
Ieri pomeriggio hanno manifestato almeno 800 mila persone. Ai sostenitori delle
due formazioni sciite filosiriane di Hezbollah e Amal si sono aggiunti i seguaci del leader cristiano Michel Aoun. Nonostante l’alta
partecipazione, non si sono registrati incidenti gravi. Intanto, il segretario
delle Nazioni Unite Kofi Annan,
in una lettera inviata al Consiglio di sicurezza sullo stato dell’applicazione
della risoluzione 1701, sostiene che il cessate-il-fuoco fra Israele ed
Hezbollah nel Libano meridionale è sostanzialmente rispettato e che la situazione
della sicurezza nella zona delle operazioni dell’UNIFIL, la forza internazionale
d’interposizione dell’ONU nel Paese, va sempre più stabilizzandosi. Annan ha aggiunto, però, che i sorvoli dell’aviazione
israeliana sul territorio pongono seri problemi.
Una nave della marina militare israeliana ha
aperto il fuoco, senza fortunatamente provocare feriti, contro alcuni
pescherecci palestinesi nella Striscia di Gaza. Si tratta della prima
violazione della tregua, in vigore da domenica scorsa. Intanto, a New York,
l’Assemblea Generale dell’ONU ha approvato una serie di risoluzioni non
vincolanti sulla situazione in Medio Oriente, sottolineando “i diritti
inalienabili del popolo palestinese”. Nei documenti si chiede in particolare
alla comunità internazionale di prendere una serie di misure per instaurare un
clima di fiducia tra le parti, per agevolare la ripresa di negoziati diretti e
rilanciare il processo di pace.
La Russia è pronta ad appoggiare in sede ONU
sanzioni contro l’Iran per il suo controverso programma nucleare. Lo ha detto
il ministro degli Esteri, Serghei Lavrov.
“Non ci opponiamo a sanzioni per prevenire che l’Iran si procuri materiale
nucleare e tecnologie sensibili”, ha precisato Lavrov.
Intanto, il presidente iraniano, Mahmud Ahmadinejad,
ha rilasciato nuove, dure dichiarazioni contro lo Stato ebraico: durante un
incontro a Doha con il premier palestinese, Ismail Haniyeh, il capo di Stato
della Repubblica islamica ha dichiarato che “Israele è sul punto di sparire”.
Ahmadinejad e Haniyeh si trovano entrambi nella
capitale del Qatar per l’apertura dei Giochi asiatici.
Il governo di Pechino ha annunciato che i
giornalisti stranieri, in Cina per i Giochi Olimpici del 2008, non saranno
sottoposti a nessuna forma di controllo o censura. La decisione, hanno
precisato fonti dell’esecutivo, non riguarda solo la copertura degli avvenimenti sportivi
ma ogni genere di inchiesta e reportage su temi politici, sociali, e religiosi.
Il ministero dell’Informazione ha pubblicato ieri la normativa che prevede in particolare, all’articolo 6, la possibilità per il
giornalista di ottenere interviste chiedendo solo il consenso dell’interessato.
Il Foreign Correspondent
Club of China, l’associazione della stampa estera a Pechino, ha definito il
regolamento “un passo decisivo per consentire ai corrispondenti di lavorare in
condizioni molto più simili agli standard
internazionali”. Attualmente, l’attività di corrispondenti in Cina è sottoposta
a vincoli e limitazioni.
La solidarietà internazionale è mobilitata in aiuto delle
popolazioni colpite dalla disastrosa alluvione, causata dal tifone Durian, che ha colpito la zona orientale delle Filippine,
con un bilancio ancora provvisorio di circa 470 morti o dispersi. L’UNICEF ha
lanciato un appello per la raccolta di fondi destinati al reperimento di beni
alimentari e sanitari, mentre la Caritas italiana, in contatto con i volontari
che operano nella zona disastrata, è stata già in grado di mettere a
disposizione la somma di 50 mila euro. Sulla situazione nel sud delle
Filippine, Giancarlo La Vella ha contattato
telefonicamente Gianluca Ranzato, dell’ufficio “Asia-Oceania” di Caritas italiana:
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R. – Il collegio delle Filippine, Caritas Filippine in
particolare, ci dicono che si tratta dell’evento climatico più violento di una
catena di eventi che ha caratterizzato quest’anno. Questi tifoni colpiscono
comunità, villaggi che si trovano in quella fascia costiera portando
devastazione; il fatto che non siano mai eventi isolati è chiaramente una mina
permanente per le opportunità di sostenibilità socioeconomica di queste
comunità.
D. – Le persone colpite, di che cosa hanno bisogno, quali
sono le notizie che hai?
R. – In questo momento credo che Caritas Filippine si
muova con immediati aiuti alimentari e sanitari, grazie anche alla ricca rete
di missionari che sono presenti in quella zona. Quindi, Caritas Filippine si
organizza anche in coordinamento con loro e rifugi temporanei che permettano di
togliere le persone che hanno perso tutto. In molti hanno perso la casa, a
causa delle intemperie. Quasi sempre, in questi casi, a soffrirne di più è chi
vive già in condizioni di precarietà; chi è più benestante riesce invece in
qualche modo a far fronte a questo tipo di emergenze e subisce danni di sicuro ingenti ma che non minano la base della sua
esistenza.
D. – Si sta programmando insieme con altre organizzazioni
un intervento più a lunga durata. Con quali obiettivi?
R. – Io penso che noi abbiamo goduto
del fatto di essere in contatto precedentemente a questo evento con Caritas
Filippine. Questo ha fatto sì che noi fossimo già in condizioni di stanziare
dei fondi per aiuti di emergenza. Di sicuro, in questo momento, sono in contatto
anche con il network Caritas Internazionalis per
coordinarci su un intervento strutturato che vada
oltre le crisi di emergenza, che permetta a queste comunità di ricominciare a
vivere.
**********
In India, 14
persone sono morte per l’esplosione di una mina nell’est del Paese. Gli inquirenti
seguono la pista della guerriglia maoista. Intanto, nello Stato del Bihar, almeno 22 persone sono morte dopo il crollo di un
vecchio ponte. Al momento dell’incidente, il ponte stava per essere
attraversato da un treno. Le vittime si trovavano nel convoglio.
Vigilia di ballottaggio in
Venezuela caratterizzata da uno scambio di accuse tra i due candidati alla
guida del Paese: il presidente uscente Chavez, largamente
favorito, ed il suo sfidante il social-democratico Rosales.
Si temono brogli dal voto elettronico.
E domani si vota anche in
Mauritania, per il secondo turno delle elezioni legislative, e per le
presidenziali in Madagascar, dove tra i 14 candidati c’è anche una donna che ha
poche possibilità di affermarsi nella corsa.
In Eritrea, il governo ha dichiarato che la
situazione della Somalia potrebbe solo peggiorare e la
guerra civile esacerbarsi se le Nazioni Unite autorizzeranno l’invio di una
forza di pace africana nel Paese. Il governo di transizione somalo reclama
l’invio di una simile forza, mentre le corti islamiche si oppongono. In un
recente rapporto delle Nazioni Unite, l’Eritrea è stata inclusa fra gli Stati
che violano l’embargo sulle armi in Somalia e che sostengono le Corti islamiche.
L’esecutivo di Asmara smentisce, però, di aver inviato truppe in Somalia.
Colpo d’acceleratore del governo italiano al riassetto di Alitalia: ieri, l’annuncio che il ministero dell’Economia
cederà il controllo della compagnia aerea di bandiera, per scendere dal 49 per
cento delle azioni al di sotto del 30 per cento. La procedura prevista è quella
della gara. E mentre la notizia ha fatto balzare il titolo in Borsa, si fanno
ipotesi sui possibili acquirenti, con Air France in pole position. Ma come è vista la
privatizzazione di Alitalia nella logica dell’Unione
Europea? Roberta Moretti lo ha chiesto al prof. Pietro
Manzini, docente di Diritto Internazionale
all’Università di Bologna:
**********
R. - Secondo me, differentemente da quanto si pensa
comunemente, l’Unione Europea non ha una tendenza alla privatizzazione
estremamente marcata. Il trattato non richiede la privatizzazione delle
imprese, anzi vi sono delle disposizioni molto precise che dicono che la
proprietà può essere pubblica o privata. Quello che richiede l’Unione Europea è
invece la liberalizzazione, cioè l’applicazione delle regole di diritto
private, l’applicazione delle regole di mercato. Quindi, il punto essenziale
non è se l’impresa debba essere pubblica o debba
essere privata; il punto essenziale è che l’impresa sia soggetta alle regole di
mercato. Sino ad oggi Alitalia non lo è stata, perché
è sempre stata costantemente aiutata dallo Stato italiano.
D. – Anche per quanto riguarda questo settore dei
trasporti, le grandi potenze
asiatiche potrebbero rimettersi in concorrenza…
R. – Senz’altro questo è possibile, anzi è una delle
condizioni che è richiesta da Bruxelles, e cioè che non ci siano
delle situazioni di favore per alcune società piuttosto che per altre.
Comunque, se viene acquistata da una cordata asiatica,
Alitalia rischia di perdere i benefici del fatto di
essere una società europea. Si pensi ad esempio alla libera prestazione dei
servizi o al fatto di poter essere inserita negli accordi di open sky, come
si dice, con gli altri Paesi extra europei.
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In Italia, è prevista nel pomeriggio a Roma,
in piazza San Giovanni, la manifestazione organizzata
dalla Casa delle Libertà contro la finanziaria. “Sarà una manifestazione
straordinaria”, ha annunciato il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi,
rientrato ieri a Roma per definire gli ultimi dettagli dell’odierno appuntamento.
Il capo dell’esecutivo, Romano Prodi, ha detto di non
essere preoccupato per il corteo promosso dall’opposizione.
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