RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 119
- Testo della trasmissione di
sabato 29 aprile 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Il Papa nomina il nuovo nunzio apostolico in Iraq e
Giordania
OGGI IN PRIMO PIANO:
Il Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik
CHIESA E SOCIETA’:
Medici Senza
Frontiere denuncia tragici ritardi nel fronteggiare l’epidemia di colera in
Angola
I vescovi del
Messico chiedono “un accordo nazionale” per costruire un Paese più equo
“Camminate sulla via della santità”: è il tema del
Meeting dedicato ai giovani organizzato a San Giovanni Rotondo dai frati
cappuccini
Italia: Fausto Bertinotti nuovo
presidente della Camera e Franco Marini nuovo presidente del Senato
29 aprile 2006
IL
PAPA NOMINA IL NUOVO NUNZIO APOSTOLICO IN IRAQ E GIORDANIA
Benedetto XVI ha nominato il nuovo
nunzio apostolico in Giordania e in Iraq: si tratta di mons. Francis Assisi
Chullikatt, 53 anni, di nazionalità indiana. Finora era Consigliere di
Nunziatura. Il Papa lo ha elevato in pari tempo alla sede titolare di Ostra, con
dignità di arcivescovo. Ordinato sacerdote nel 1978, è entrato nel servizio
diplomatico della Santa Sede 18 anni fa,
prestando la propria opera nelle Rappresentanze Pontificie in Honduras,
Africa Meridionale, Filippine, presso l'ONU a New York, e infine presso la
Sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato. Parla
correntemente l’inglese, il francese, l’italiano, e lo spagnolo.
Mons. Chullikatt succede
all’arcivescovo Fernando Filoni, che il Papa ha nominato nunzio apostolico
nelle Filippine e che per circa 5 anni è stato nunzio in Iraq e in Giordania.
UDIENZE
Benedetto
XVI ha ricevuto questa mattina in successive udienze il cardinale Alfonso López
Trujillo, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia; il cardinale
Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e del
Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso; il cardinale Stephen
Fumio Hamao, presidente emerito del Pontificio Consiglio della Pastorale per i
Migranti e gli Itineranti; mons. Massimo Camisasca, superiore generale
della Fraternità Sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo.
Il Papa
questo pomeriggio riceverà il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della
Congregazione per i Vescovi.
DAL 3
AL 5 MAGGIO PROSSIMI SI SVOLGERA’ A VIENNA
IL PRIMO
INCONTRO DI CULTURA IN EUROPA PROMOSSO CONGIUNTAMENTE
DALLA
SANTA SEDE E DAL PATRIARCATO DI MOSCA
PER “RIDARE UN’ANIMA” AL CONTINENTE
Per la prima volta un organismo
della Santa Sede e il Patriarcato di Mosca organizzano insieme un incontro di
cultura in Europa, che si terrà a Vienna dal 3 al 5 maggio prossimi. Il
Simposio, dal titolo “Ridare un’anima all’Europa”, è promosso dal Pontificio
Consiglio della Cultura e dal Dipartimento per i Rapporti Esteri del
Patriarcato di Mosca. Ce ne parla Sergio Centofanti.
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Un comunicato del dicastero
vaticano sottolinea che questo incontro è frutto della visita del cardinale
Paul Poupard a Sua Santità Alessio II, Patriarca di Mosca, nel novembre 2004,
ed è nato dalla comune preoccupazione fra i cristiani in Europa di far fronte
all’attuale processo di perdita di identità del Continente, di riflettere sulle
radici cristiane dell’Europa e di proporre con forza un progetto di futuro. La
cultura – afferma la nota - si rivela
così, secondo l’intuizione di Giovanni Paolo II nel fondare il Pontificio
Consiglio della Cultura, un terreno comune di dialogo tra i cristiani di
diverse confessioni. L’incontro, reso possibile dal sostegno della Fondazione
“Pro Oriente”, sarà co-presieduto dal cardinale Poupard, presidente del
Pontificio Consiglio della Cultura e dal metropolita di Smolensk e Kaliningrad,
Kirill, presidente del Dipartimento per i Rapporti Esteri del Patriarcato di
Mosca. All’evento parteciperanno esperti di tutto il continente, laici e
religiosi, scelti congiuntamente dai due organismi convocanti.
Si tratta di un passo di rilevante
significato ecumenico: ricordiamo il recente e molto cordiale scambio di
messaggi tra Benedetto XVI e Alessio II in occasione del compleanno e
dell’onomastico del Patriarca di Mosca. “I gesti e le parole di rinnovata
fraternità fra Pastori del gregge del Signore – scriveva Benedetto XVI il 17
febbraio scorso - stanno ad indicare come una sempre più intensa collaborazione
nella verità e nella carità contribuiscano ad incrementare lo spirito di
comunione, che deve guidare i passi di tutti i battezzati. Il mondo
contemporaneo – aggiungeva il Papa - ha bisogno di sentire voci che indicano la
via della pace, del rispetto per tutti, della condanna di ogni violenza, della
superiore dignità di ogni persona e degli innati diritti che le competono”.
Nella sua lettera di risposta, il
22 febbraio, il Patriarca Alessio II sottolineava che “nel nostro tempo, in cui
il secolarismo sta rapidamente sviluppandosi
il cristianesimo si trova di fronte a gravi sfide che necessitano di una
comune testimonianza. Sono convinto – concludeva il Patriarca di Mosca – che
uno dei compiti prioritari per le nostre Chiese, che possiedono una visione
comune su numerosi problemi attuali del mondo contemporaneo, debba essere oggi
la difesa e l'affermazione all’interno della società dei valori cristiani”.
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TRE UOMINI DI PREGHIERA E MISSIONE AL
SERVIZIO DI DIO E DEI PIU’ BISOGNOSI.
DOMANI A MILANO E IN INDIA, LA SOLENNE CELEBRAZIONE DI BEATIFICAZIONE
DEI SACERDOTI LUIGI BIRAGHI,
LUIGI MONZA E DELL’INDIANO
AGOSTINO THEVARPARAMPIL
- Con noi, padre Luigi Mezzadri e l’avvocato Andrea Ambrosi -
La Chiesa avrà da domani 3 nuovi Beati: a Milano, in
piazza Duomo, a partire dalle ore 10.30, si terrà la solenne celebrazione di
Beatificazione, dei Servi di Dio Luigi Biraghi, sacerdote diocesano e fondatore
dell’Istituto delle Suore Marcelline, e Luigi Monza, sacerdote diocesano e
fondatore dell’Istituto Secolare delle Piccole Apostole della Carità. Il rito
sarà presieduto dall’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, alla
presenza del Legato Pontificio, il cardinale José Saraiva Martins, prefetto
della Congregazione delle Cause dei Santi. Alla celebrazione sono attesi oltre
10 mila fedeli. A Ramapuram, in India, si terrà invece la celebrazione di
Beatificazione del Servo di Dio, don Agostino Thevarparampil. Il rito è
presieduto dal cardinale Varkey Vithayathil, arcivescovo maggiore di Ernakulam-Angamaly
dei Siro-Malabaresi. Sulle figure dei tre nuovi Beati, il servizio di
Alessandro Gisotti:
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L’arcidiocesi di Milano e la
diocesi indiana di Palai unite domani nel celebrare tre nuovi Beati. Tre
sacerdoti, tre uomini di preghiera e missione che hanno dedicato tutta la
propria vita al servizio di Dio e dei fedeli, specie dei più bisognosi. Don
Luigi Monza, nato nel 1898 a Cislago nella provincia di Varese, fondò l’opera
“La Nostra Famiglia” per diffondere nella società la carità della primitiva
comunità cristiana di Gerusalemme. Ordinato sacerdote nel 1925, morì a Lecco
nel 1954. Ecco un profilo del nuovo Beato, tracciato dal postulatore della
Causa di Beatificazione, padre Luigi Mezzadri, intervistato da Giovanni Peduto:
R. - Come parroco il Beato Luigi
Monza fu un pastore esemplare. Ma capì che per i lontani non bastava. Seguendo
un’ispirazione che sapeva non sua, immaginò un’opera che fosse un segno della
carità di Dio e dell’unione dei cristiani. In un primo tempo pensò a una casa
di esercizi spirituali. La costruì a Vedano. Poi venne la guerra. Portò molte
rovine. Venne invitato a occuparsi dei bambini in difficoltà. Nacque la ‘Nostra
Famiglia’, fondata nel 1945, che ha 37 sedi in Italia con 2.000 operatori, e
altre sedi in Sudan, Brasile ed Ecuador. Essa realizza uno specifico servizio
alla vita, alla sua tutela e si occupa con attività di riabilitazione delle
persone disabili, di ricerca scientifica e studio delle problematiche mediche e
psicoeducative delle varie disabilità; accoglie bambini con grave disagio
familiare in attesa di affido o adozione, bambini e adolescenti soli o con
disagio socio-ambientale in piccole comunità o in nuclei di tipo familiare.
L’anima di quest’opera è costituita dall’istituto secolare delle Piccole
Apostole della Carità.
D. - Ci delinei i tratti della
santità di don Luigi Monza…
R. - La sua santità fu aperta,
protesa sul mondo. Volle santificare un mondo secolarizzato chiamando a
raccolta dei cristiani che vivessero la carità. Coinvolse anche operatori,
genitori e bambini, perché nessuno - diceva -
è così povero che non possa dare qualcosa agli altri. Il massimo del
servizio, per lui, è quello di insegnare alle persone che serviamo il segreto
della oblatività. L'opera di don Luigi proprio perché è stata fatta da un uomo
che respirava l'atmosfera di Dio e viveva in Dio ha le porte spalancate per
chiunque sia in ricerca, per i viandanti del dubbio.
Un secolo prima di don Luigi
Monza, operò nell’arcidiocesi di Milano don Luigi Braghi, nato a Vignate nel
1801 fu ordinato sacerdote nel 1825. Sacerdote di profonda spiritualità e vasta
cultura, coltivò studi di storia ecclesiastica, archeologia cristiane e
teologia. Nel 1855 fu nominato dottore della Biblioteca Ambrosiana di cui
divenne viceprefetto nel 1873, 6 anni prima della morte. Dalla devozione per
Sant’Ambrogio gli nacque l’idea di fondare l’Istituto delle Suore di Santa
Marcellina, la sorella maggiore del Santo Patrono di Milano. Don Luigi Braghi
visse in un periodo particolarmente difficile per la Chiesa milanese, come
sottolinea il postulatore della Causa, l’avvocato Andrea Ambrosi, ancora al
microfono di Giovanni Peduto:
R. – Don Luigi Braghi molto soffrì per la crisi politico-clericale, che
travagliò la diocesi dal 1859 al 1867 ed oltre. Richiestone con lettera
autografa da Pio IX, il Biraghi cercò di pacificare le due opposte tendenze del
clero, “liberali” e “intransigenti”. In realtà, fedele al Papa ed ai suoi
arcivescovi, egli rimase al di sopra delle parti, ma fu oggetto per l’una e per
l’altra di attacchi a volte umilianti. Apostolo nel più profondo dell’essere e
nativamente portato all’azione, il Servo di Dio operò efficacemente alla
“restaurazione” cattolica del suo tempo, servendosi, per evangelizzare la
società, delle stesse conquiste del progresso, dal nuovo razionalismo
contrapposto al presunto “oscurantismo” della fede: in particolare si servì
della stampa e della scuola, rese allora accessibili a tutti i ceti sociali.
D. - Qual è stata la peculiarità della sua
missione?
R. - Mons. Luigi Biraghi fu uno
degli ecclesiastici milanesi del secolo scorso che più si distinsero per
santità di vita, altezza d’ingegno e molteplicità di opere. Storico, teologo ed
archeologo eminente, dottore dell’Ambrosiana e fondatore delle suore Marcelline,
illustrò come pochi la diocesi di Milano e lasciò un lungo elenco di
pubblicazioni, che ancora oggi interessano gli studiosi . Per la sua alta
spiritualità e preparazione culturale viene incaricato della direzione
spirituale del seminario arcivescovile. In questo delicato ministero, in una
diocesi che sentiva il peso dell’occupazione straniera e il travaglio dei tempi
nuovi, mons. Biraghi mantiene saldi i principi della sua solida spiritualità.
Un ministero inteso in mezzo al laicato aveva fatto sentire a mons. Biraghi la
necessità di assicurare alla società, con l’educazione della gioventù, classi
dirigenti spiritualmente e culturalmente preparate alle difficoltà dei tempi
nuovi.
E anche la Chiesa indiana è in festa: domani
verrà proclamato Beato don Agostino Thevarparampil della diocesi di Palai,
nello Stato indiano del Kerala. Nato nel 1891, don Agostino fu ordinato
sacerdote nel 1921. Decise di donarsi totalmente al miglioramento della vita
dei cosiddetti intoccabili, ovvero gli appartenenti alle classi più basse della
società. Una missione non sempre semplice, giacché le persone che incontrava
erano spesso immerse in credenze e pratiche superstiziose. Ogni giornata del
“piccolo prete”, come lo chiamavano affettuosamente i fedeli per la sua bassa
statura, era scandita da intensi momenti di preghiera e dalle visite alle
povere capanne degli “intoccabili”. Sempre al servizio degli emarginati, morì
per una grave malattia all’età di 82 anni, il 16 ottobre del 1973. Da quel
giorno migliaia di fedeli si recano ogni anno in preghiera sulla sua tomba, per
chiederne l’intercessione presso il Padre celeste.
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AIUTARE
LE FAMIGLIE AD ARRICCHIRE IL PROPRIO ORIZZONTE CON VALORI CHE APRANOALLA VITA,
PER NON IMPOVERIRE DI GIOVANI IL MONDO DEL FUTURO: L’AUSPICIOEMERGE DALLA
PLENARIA DELLA
PONTIFICA
ACCADEMIA DELLE SCIENZE SOCIALI
I giovani di oggi, spesso poco
sensibili alla religione, non hanno tanto bisogno di “solidarietà economica”
quanto di “solidarietà di cultura e di valori”. Mentre per un giorno si
spostano a Montecassino i lavori della 12.ma Plenaria della Pontificia
Accademia delle Scienze Sociali, in programma fino a lunedì, le relazioni degli
esperti hanno disegnato finora un quadro non facile della gioventù mondiale,
fotografata – come recita il titolo della plenaria – “in un’epoca di
turbolenza”. Per i particolari, il servizio di Alessandro De Carolis.
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C’è un serio “inverno demografico”
in atto in Europa. Un continente che si sta preparando ad un avvenire “senza
fratelli, sorelle, zii o cugini”. La descrizione del prof. Gerard-Francois
Dupont, rettore della Sorbona di Parigi, è più che realistica che provocatoria.
Di fronte alla plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, il
docente francese ha presentato i grafici sull’evoluzione demografica della
gioventù in tutto il mondo dai quali si evince un dato di immediata
comprensione: la terra si sta impoverendo di giovani. Se nel decennio
successivo alla Seconda Guerra Mondiale, il tasso di natalità era del 37,5%, 50
anni dopo esso è vistosamente calato al 21. Una tendenza codificata dal rettore
della Sorbona con una definizione che colpisce: “rifiuto del futuro”.
I numeri del prof. Dupont hanno
fatto da sfondo ai primi due giorni della plenaria, che oggi prosegue con altri
interventi all’Abbazia di Montecassino. Benedetto XVI, nel suo messaggio ai
convegnisti, aveva stigmatizzato la carenza della dimensione “creativa” di
molte famiglie di oggi, specialmente delle società occidentali, le quali, rese
deboli dalla mancanza di valori alti, scelgono di non sposarsi o di non
procreare. Pur essendo i figli “il dono supremo del matrimonio” - ha fatto eco
al Papa il cardinale Lopez Trujillo, nel suo intervento d’apertura di ieri -
“in molte parti del mondo il bambino è visto come un onere o persino come una
minaccia”. Inoltre, ha aggiunto il presidente del dicastero pontificio della
famiglia, al declino demografico contribuisce anche un altro indicatore, la
cosiddetta “sindrome dell’adolescenza infinita” di molti adulti, che preferiscono
vivere un’esistenza libera da vincoli permanenti e da restrizioni in campo
affettivo e sessuale. E questo preoccupa notevolmente, ha osservato il
cardinale Lopez Trujillo, perché significa “che i giovani non sono adatti
all’amore sacrificale”, necessario “per il progetto stabile del matrimonio”.
Il paradosso di questi scenari è
che essi sono maturati nel XX secolo, lo stesso definito stamani “il secolo dei
bambini” da Ombretta Fumagalli Carulli, docente di Diritto Canonico alla
Cattolica di Milano e membro della Pontificia Accademia. Secolo dei bambini in
quanto è in quel periodo che i bambini hanno visto gradualmente riconosciuti i
propri diritti nelle carte internazionali. Di fatto, la situazione dei minori
continua a mostrare situazioni critiche su scala planetaria. Dai “bambini
invisibili” dell’Africa - quelli soldato e quelli costretti a matrimoni
infantili, descritti dal prof. Paulus M. Zulu, dell’Università di Durban – passando
per l’affermarsi di “famiglie monoparentali” anche nella prolifica America
Latina, fino a giungere alle politiche sul figlio unico in Cina, la natalità ha
conosciuto forti squilibri che, proprio in Asia, vedono il numero delle nascite
diminuire laddove aumenta la qualità della vita, come ha spiegato la prof.ssa
Mina M. Ramirez, dell’Asian Social Institute di Manila.
In sintonia con quanto auspicato
dal Papa, e cioè che la Chiesa, coadiuvata dalla Pontificia Accademia delle
Scienze Sociali, dia “testimonianza di autentico umanesimo”, diversi relatori
della plenaria hanno confermato da prospettive antropologiche e sociologiche il
quadro di una società giovanile dominata da una “libertà senza valori”, che ha
bisogno – secondo l’espressione dl prof. José T. Raga, dell’università
Comlutense di Madrid - non di “una solidarietà economica, ma di una solidarietà
basata sulla cultura e sui valori”, tra cui la religione. Prendendo ad esempio
gli Stati Uniti, dove molti giovani cattolici ignorano le basi del catechismo e
considerano la religione “una sorta di deismo terapeutico”, la Chiesa - ha
affermato il prof. Kevin Rayan, dell’Università del Massachusetts – deve
“intervenire con programmi di catechesi giovanile di massa”, che comprendano
“anche corsi regolari di catechismo della durata di vari anni”.
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OGGI SU
“L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la
prima pagina il titolo "L'Italia unita accoglie i caduti di
Nassiriya". La camera ardente allestita nella cappella del Policlinico
militare del Celio.
Servizio
vaticano - Una pagina dedicata al cammino della Chiesa in Italia.
Servizio
estero - Nucleare: presentato il rapporto di El Baradei al Consiglio di
Sicurezza; l'Iran non collabora con l'Aiea ed ignora le richieste dell'Onu.
Servizio
culturale - Un elzeviro di Mario Gabriele Giordano dal titolo "Noi, dalla
provincia al cospetto di Pio XII": una nitida fotografia.
Servizio
italiano - In primo piano la politica: Fausto Bertinotti nuovo presidente della
Camera dei deputati.
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29
aprile 2006
L’AIEA
CONDANNA L’ATTIVITA’ NUCLEARE DELL’IRAN. TEHERAN ANNUNCIA:
“PRESENTEREMO
UN NUOVO PIANO, MA NON ABBANDONEREMO
LA COSTRUZIONE DI CENTRALI”
- Intervista con Alberto Zanconato -
L'Iran produrrà in massa uranio
arricchito. Questa in sintesi la risposta della Repubblica islamica al
rapporto, presentato ieri all’ONU, dall’AIEA, l’Agenzia Internazionale per
l’Energia Atomica. Teheran – fanno sapere i vertici iraniani – potrebbe, al
limite, presentare un nuovo piano nucleare entro tre settimane, anche se
dall’attività di sviluppo delle centrali la Repubblica islamica non sembra
voler recedere. Il servizio di Giada Aquilino:
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Teheran intende installare 3.000
centrifughe supersoniche entro un anno. Ad annunciarlo il vice capo
dell'Agenzia iraniana per l'energia nucleare, Mohammad Saidi, chiarendo ogni
dubbio sui programmi iraniani: la sospensione delle attività di arricchimento
dell’uranio è ''fuori discussione''. A poco valgono dunque le rassicurazioni,
dello stesso Saidi, secondo cui Teheran permetterà controlli a sorpresa alle
sue installazioni nucleari se il Consiglio di sicurezza dell'ONU dovesse
rinviare il caso iraniano all'Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica.
Soltanto ieri gli ispettori di Vienna, in trasferta a New York, avevano
presentato un loro rapporto di 8 pagine al Consiglio di Sicurezza, ribadendo la
prosecuzione delle attività atomiche di Teheran e la mancata collaborazione con
la stessa Agenzia delle Nazioni Unite. Nel duello a distanza, si inserisce
inequivocabilmente il presidente iraniano Ahmadinejad: Teheran - ha fatto
sapere attraverso un comunicato - non rinuncerà mai alle proprie attività
atomiche.
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In occasione del rapporto
dell’AIEA sulla questione nucleare iraniana, gli Stati Uniti hanno espresso nei
confronti di Teheran toni più moderati rispetto a quelli del recente passato.
Si è riparlato di scelta diplomatica. Sui motivi dell’atteggiamento americano
Giancarlo La Vella ha sentito Alberto Zanconato dell’Ansa di Teheran:
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Come si sa, il presidente Bush ha detto che intende
risolvere la questione in modo diplomatico e pacifico e che, anzi, la
diplomazia è solo agli inizi, per cercare una soluzione a questo braccio di
ferro. In questo spicca, quindi, la differenza tra le affermazioni di
Ahmadinejad, che sono state sempre durissime, e quelle, invece, di Bush, che è
sembrato voler rassicurare gli altri partner internazionali - non solo Francia,
Gran Bretagna e Germania, ma soprattutto Russia e Cina - che intende rimanere
impegnato per una soluzione diplomatica. Va ricordato, però, che allo stesso
tempo l’ambasciatore americano all’ONU, Bolton, ha detto che comunque gli Stati
Uniti continueranno a cercare e insisteranno per una dichiarazione, in base al
capitolo 7 della Carta delle Nazioni Unite, dichiarazione che dovrà essere
adottata, secondo gli Stati Uniti, dal Consiglio di Sicurezza, e che pone la
sospensione dell’uranio non più come una richiesta all’Iran, ma come un
obbligo. Ovviamente, dopo l’obbligo, se questo non verrà osservato, dovrebbero
esserci della reazioni.
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LA CHIESA RICORDA OGGI
SANTA CATERINA DA SIENA, DOTTORE DELLA CHIESA,
COMPATRONA D’ITALIA E D’EUROPA
- Intervista con padre Alfredo Scarciglia -
Compatrona d’Italia e d’Europa, Dottore della Chiesa,
donna mistica ma totalmente immersa nella realtà sociale in cui è vissuta. È
Santa Caterina da Siena che la Chiesa ricorda oggi nel calendario liturgico.
Vissuta nel XIV secolo fu anche grazie a lei che i Papi lasciarono la sede di
Avignone per tornare a Roma. Recentemente, nel suo incontro con il clero della
diocesi di Roma, Benedetto XVI l’ha additata come esempio di donna che ha dato
un contributo enorme alla Chiesa. Ma chi era Santa Caterina da Siena? Ce ne
traccia un profilo Tiziana Campisi.
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Aveva 16
anni quando prese l’abito domenicano del Terz’Ordine. Era analfabeta, imparò a
scrivere all’età di trent’anni e i suoi scritti toccarono il cuore di
governanti, pontefici, ma anche di persone semplici. Ebbe diverse visioni di
Gesù, chiamava il Papa il “dolce Cristo in terra”. La sua dottrina nasce da
divine rivelazioni, ma fu la sua ostinata dolcezza a far giungere a quanti la
conobbero la voce dell’amore e della carità. A lei si deve la pace tra comuni e
Stati che dividevano l’Italia. Ma perché le sue lettere e il suo “Dialogo della
Divina Provvidenza” ancora oggi sono di una straordinaria attualità? Ce lo
spiega padre Alfredo Scarciglia, autore di numerose pubblicazioni sulla
spiritualità di Santa Caterina:
R. – La
sua dottrina è una dottrina attuale, in quanto che Santa Caterina è anche
dottore della Chiesa. Consideriamo le lettere, per esempio, le 381 lettere che
rimangono a noi e che sono lettere indirizzate ad abati, a cardinali, a re, principi,
mercanti, a madri di famiglia, a prostitute, a commercianti … Quindi ha scritto
ad ogni ceto sociale. Lei elenca una serie di motivazioni per cui è importante
convertirsi, e quindi le tematiche del 1300 le ritroviamo di grande attualità e
nonostante siano passati tanti secoli, cioè: la pace nelle famiglie, la pace
nelle città, la pace nel mondo, la pace in Italia, in Europa … Ecco, lei si
preoccupa di queste realtà, di queste situazioni di sofferenza, di divisione,
della giustizia sociale: Santa Caterina è stata definita da Paolo VI come la
“mistica della politica” …
D. –
Santa Caterina è una religiosa che riesce ad immergersi nelle problematiche
sociali del suo tempo. Come mai? Come riesce in questo?
R. – E’
una donna straordinaria, ha una grande capacità comunicativa e in questo caso
bisogna dire: e con Dio e con gli uomini. Basti pensare che Santa Caterina è
l’unica santa che parla con la persona del Padre, di Dio Padre, e chiede a Dio
Padre come fa l’uomo a salvarsi, quindi fa una serie di domande, di petizioni,
e Dio Padre risponde alle sue domande. E poi, anche questo tenere i piedi per
terra, vivere nel tessuto sociale perché per lei è molto importante trovare
questo Gesù incarnato nella condizione umana nelle persone bisognose, nel
povero, nel sofferente … in tutte le persone che lei ha incontrato …
D. –
Esiste un’associazione che ha origine nel XIV secolo, che è quella dei
“caterinati”: sono persone che si ispirano a Santa Caterina da Siena. In quali
attività sono impegnati, e come vivono la loro spiritualità?
R. –
Loro vivono la spiritualità cateriniana nel tessuto sociale, con questo
avvalorarsi della cultura, e quindi operando nelle scuole, operando negli
ambienti pubblici, operando in tutto il ceto sociale, dando la propria
testimonianza, facendo riferimento soprattutto agli scritti di Santa Caterina.
C’è
bisogno di essere giusti, scriveva Santa Caterina da Siena, e giustamente
guardare la città dell’anima nostra, vivendo col vero e santo timore di Dio. E
per insegnare ad amare soleva dire: “La pazienza è il midollo della carità”,
qui è possibile trovare l’amore, quello stesso che è sgorgato dal Sangue di
Cristo crocifisso.
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Domani,
30 aprile, 3a Domenica di Pasqua, la Liturgia ci propone il Vangelo
dell’apparizione di Gesù risorto ai suoi discepoli, che, stupiti e spaventati, credevano di
vedere un fantasma. Gesù dice:
«Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate
le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma
non ha carne e ossa come vedete che io ho».
Su
questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko
Ivan Rupnik:
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“Il Vangelo mette in evidenza che Cristo è risorto
con il suo Corpo. Si tratta di vederlo, di toccarlo e lui mangia davanti agli
Apostoli. La Resurrezione non può essere ridotta a qualcosa di etereo,
rinchiusa in una sede soggettiva, intima, come se si trattasse di una visione
interiore. Cristo torna tra gli Apostoli con il suo Corpo e vuole che gli
Apostoli constatino che l’amore per il Padre e l’obbedienza alla sua volontà
portano anche il mondo palpabile, fisico – come il corpo – ad una comunione
così radicale con Lui che questo stesso corpo viene strappato dalla corruzione
e glorificato. L’unione con Cristo, il nostro innesto in Lui avvenuto nel
Battesimo, va custodito con tutte le energie spirituali affinché la nostra
umanità, il nostro corpo, il nostro lavoro e persino il creato in cui viviamo
siano sempre più radicalmente orientati a Cristo e trapiantati in Lui. Il Corpo
di Cristo risorto è la meta dell’umanità e non solo come un ideale da
raggiungere ma come una partecipazione reale donataci.
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29
aprile 2006
ARGINARE GLI
SCONTRI E PROMUOVERE LA PACE. È QUANTO CHIEDONO I VESCOVI
DELLO SRI LANKA DOPO LA RECENTE ONDATA
DI VIOLENZE CHE HA COLPITO
IL PAESE ASIATICO. I PRESULI AUSPICANO
ANCHE LA RIPRESA DEI NEGOZIATI
TRA RIBELLI E TAMIL E GOVERNO DI
COLOMBO
COLOMBO. = “Supplichiamo tutti gli uomini di
buona volontà: fermate le violenze e le uccisioni”. E l’accorato appello
lanciato dalla Conferenza episcopale dello Sri Lanka, Paese colpito da una
nuova, recente ondata di violenze costata la vita, negli ultimi giorni, ad
oltre 100 persone. In un messaggio rivolto all’intera nazione, i vescovi si
dicono “profondamente turbati dall’escalation
di violenze” e chiedono a ribelli Tamil e alle forze governative di avanzare
sulla strada dei negoziati. Proprio ieri, rappresentanti di Stati Uniti, Unione
Europea e Giappone si sono incontrati ad Oslo per una riunione straordinaria
tesa a promuovere nuove trattative. Ma la strada dei negoziati, al momento, è
interrotta: i ribelli, infatti, si sono ritirati dai colloqui di pace di
Ginevra dopo aver accusato il governo di Colombo di essere responsabile di
attacchi contro la popolazione civile di etnia Tamil. Nella speranza che la via
del dialogo possa portare alla riconciliazione, i presuli dello Sri Lanka
esprimono, infine, la loro preoccupazione non solo per il mancato rispetto
della vita umana, ma anche per gli attacchi contro i luoghi sacri. (A.L.)
MEDICI SENZA
FRONTIERE DENUNCIA TRAGICI RITARDI NEL FRONTEGGIARE UN’EPIDEMIA DI COLERA IN
ANGOLA
- A cura di Amedeo Lomonaco -
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LUANDA. = Una
persona morta ogni ora. E’ il drammatico bilancio causato in Angola, in questi
giorni, da una epidemia di colera. A lanciare l’allarme è l’organizzazione “Medici
senza frontiere” (MSF) che ha anche denunciato i ritardi della comunità
internazionale nel fronteggiare l’emergenza. Un’emergenza che da quando è stato
registrato il primo caso, più di due mesi fa, ha provocato la morte di oltre
900 persone ed il contagio di altre 20 mila. Secondo l’organizzazione
umanitaria, diversi fattori hanno contribuito a rendere l’epidemia di colera
una delle peggiori della storia dell’Angola: tra questi, Medici senza frontiere
indica il basso livello immunitario della popolazione locale e le scarse
conoscenze delle misure in grado di contrastare la diffusione della malattia.
E’ cruciale – avverte MSF – che le autorità definiscano un piano nazionale per
contenere la diffusione di colera in Angola. E’ necessario, in particolare,
assicurare l’accesso ai centri di cura, garantire la disponibilità di acqua
potabile gratuita e migliorare le misure igieniche.
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I VESCOVI DEL
MESSICO CHIEDONO, CON UN COMUNICATO PUBBLICATO IN VISTA
DELLE PRESIDENZIALI DEL 2 LUGLIO, “UN
ACCORDO NAZIONALE”
PER COSTRUIRE UN PAESE PIÙ EQUO
CITTA’ DEL
MESSICO. = Lavorare insieme per costruire “un Messico più umano, più giusto e
più equo”. E’ l’auspicio espresso dalla Conferenza episcopale messicana (CEM)
nel messaggio intitolato “Verso un accordo nazionale” e pubblicato in vista
delle elezioni presidenziali del prossimo 2 luglio. Nel documento, i presuli
sottolineano anche la necessità di assicurare a tutti i cittadini messicani una
“vita degna” e una “effettiva libertà religiosa”. “Solo la società unita – si
legge poi nel testo – può rompere quel circolo vizioso che inibisce lo sviluppo
e la crescita economica e perpetua la povertà e la disuguaglianza”. I vescovi
spiegano, quindi, che lo Stato deve centrare il suo governo “nella dignità
della persona e nel riconoscimento e nella garanzia di tutti i diritti umani”.
I presuli invitano, infine, i candidati alla presidenza della Repubblica a
pronunciarsi su un tema che interessa le famiglie, la Chiesa e tutta la
comunità: il libero esercizio delle espressioni di culto, spirituali, culturali
e caritatevoli. (A.L.)
IN RWANDA, SARA’
TRASFORMATA IN UN MEMORIALE UN’AREA BOSCHIVA DOVE SONO STATE SEPOLTE OLTRE 3000
PERSONE, UCCISE DURANTE IL GENOCIDIO DEL 1994
KIGALI. = Trasformare in un memoriale la
foresta di Kabakobwa, in Rwanda, area ricca di alberi piantati per nascondere
le tracce di diverse fosse comuni con i corpi di oltre 3000 persone. E’ la
proposta lanciata dai sopravvissuti ad una delle più gravi tragedie umanitarie
della storia africana: il genocidio rwandese, iniziato il 6 aprile del 1994 in
seguito all’abbattimento dell’aereo con a bordo l’allora presidente ruandese, Juvenal Habyarimana. Dopo la sua morte, il Paese fu travolto da una spirale di
sanguinosi scontri. Si stima che le persone morte durante 100 giorni di
inaudite violenze furono oltre 800 mila. La foresta di Kabakobwa, uno dei
luoghi teatro di quella strage, è stata scelta, adesso, per ricordare
quell’orrore. L’associazione dei sopravvissuti – riferisce l’Agenzia MISNA - ha
già inoltrato alle autorità rwandesi la richiesta di trasformare la zona in un
memoriale. L’ufficiale del distretto di Huye, dove si trova la foresta di
Kabakobwa, ha accolto l’istanza e ha invitato quanti abbiano compiuto crimini e
atrocità a cercare il perdono. (A.L.)
APERTI A VERONA I LAVORI
DELL’INCONTRO NAZIONALE DELL’AZIONE CATTOLICA
IN PREPARAZIONE DEL IV CONVEGNO ECCLESIALE,
AL QUALE PRENDERÀ PARTE BENEDETTO XVI
- A cura di Fabio Zavattaro -
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VERONA.= Con un pensiero ai tre militari italiani e al
giovane rumeno rimasti uccisi a Nassiriya da una cieca violenza terroristica,
si sono aperti i lavori dell’incontro nazionale dell’Azione Cattolica Italiana
che a Verona riunisce quasi 1500 delegati. “Disegni di speranza” il titolo
dell’appuntamento che prepara il IV convegno ecclesiale, al quale prenderà
parte il Papa. Presenti il vescovo di Verona Flavio Carraro, l’assistente
generale dell’Azione cattolica, Francesco Lambiasi, Luigi Alici, presidente
dell’Azione Cattolica. L’incontro veronese si pone alcuni obiettivi precisi: un
rinnovato impegno dell’Azione cattolica a servizio della Chiesa di Cristo,
attraverso una maggiore sintonia con il cammino tracciato da tutta la Chiesa
italiana; l’elaborazione di un contributo associativo all’appuntamento
ecclesiale di ottobre, rendendolo non solo un segno ma un vero evento di
speranza. Il vescovo Carraro ha parlato di una forza trainante del laicato
cattolico, perché - ha detto - c’è bisogno, oggi più che mai, di esemplarità e
coraggio e di una cultura che si nutra del Vangelo. Nel pomeriggio, sono
previsti gli interventi in cattedrale del teologo Franco Brambilla e del
presidente dell’Azione cattolica Alici. L’incontro si concluderà il primo
maggio, festa del lavoro, con una celebrazione eucaristica in cattedrale e con
la presentazione dei risultati di una indagine nazionale promossa dal Movimento
lavoratori di Azione Cattolica sui rapporti tra mondo pastorale e mondo del
lavoro in Italia. Saranno presenti l’ex segretario della Cisl, Savino Pezzotta,
e l’economista, Stefano Zamagni.
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“CAMMINATE SULLA VIA
DELLA SANTITÀ”: È IL TEMA DEL MEETING DEDICATO
AI GIOVANI ORGANIZZATO A SAN GIOVANNI ROTONDO DAI
FRATI CAPPUCCINI.
FINO AL PRIMO MAGGIO, MOMENTI DI PREGHIERA E DI FESTA
PER RIFLETTERE
SULLA TESTIMONIANZA DI PADRE PIO
SAN GIOVANNI ROTONDO. = Camminare sulla via della santità
percorrendo la strada tracciata da Padre Pio: è l’opportunità che i frati
cappuccini della Provincia di Sant’Angelo e Padre Pio vogliono offrire ai
giovani che oggi si radunano a San Giovanni Rotondo per un meeting. Tre le
giornate che il Segretariato vocazionale dei religiosi della Provincia di
Foggia ha organizzato con momenti di riflessione, preghiera e dibattiti. I
giovani si raduneranno questo pomeriggio, poi alle 21, nella chiesa di San Pio
da Pietrelcina, dove si svolgerà una liturgia di accoglienza cui seguirà una
fiaccolata ed una festa. Ricca di appuntamenti la giornata di domani che
comincerà con la preghiera del mattino cui seguiranno una catechesi, una tavola
rotonda e la Messa presieduta da mons. Domenico D’Ambrosio, arcivescovo di
Manfredonia-Vieste- San Giovanni Rotondo e delegato della Santa Sede per il
Santuario e le opere di San Pio. La sera prevede un talk show con la partecipazione
di svariati rappresentanti del mondo della cultura e dello spettacolo come Alda
Merini, Carlo Giovannardi, Gigi D’Alessio; con loro i giovani si potranno
confrontare con un dialogo diretto. E il primo maggio, dopo il musical “Chiara
di Dio”, che vede la partecipazione di 40 artisti, la liturgia
dell’arrivederci. (T.C.)
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29
aprile 2006
- A cura di Eugenio Bonanata -
E’ partito in mattinata dall’Iraq l’aereo che trasporta le
salme dei tre militari italiani caduti giovedì scorso a Nassirya. L’arrivo è
atteso all’aeroporto militare di Ciampino intorno alle 16.00. Il nostro
servizio:
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I feretri, avvolti nel tricolore, hanno ricevuto l’ultimo
commosso saluto da parte dei compagni e delle massime autorità irachene della
provincia. I funerali si svolgeranno martedì mattina nella chiesa di Santa
Maria degli Angeli a Roma, mentre la camera ardente sarà allestita all’ospedale
militare del Celio. La prognosi è sempre riservata per il quarto militare
italiano ferito nell’attentato: fonti militari specificano che bisogna
aspettare qualche giorno per conoscere l’evoluzione del quadro clinico che
resta stazionario. Intanto la procura di Roma ha ordinato per stasera le
autopsie sulle salme per recuperare eventuali reperti necessari per lo sviluppo
delle indagini. Secondo la magistratura l’attentato era prevedibile, visto che
nei giorni scorsi sono stati diversi i tentativi di colpire il contingente italiano.
Si lavora anche per accertare l’attendibilità delle tre diverse rivendicazioni
giunte nelle scorse ore in Internet. Dietro i gruppi che firmano i documenti
aleggia l’ombra di al Zarqawi, il leader di Al Qaeda in Iraq, che proprio di
recente aveva invitato gli iracheni alla guerra santa contro i ‘crociati’. Un
invito rinnovato stanotte anche dal numero due di Al Qaeda, Al Zawahiri, il
quale in un nuovo video ha affermato che la resistenza irachena “ha spezzato le
reni all’America” attraverso ben 800 operazioni di martirio condotte in tre
anni nel Paese arabo. Il vice di Bin Laden si è poi rivolto all’esercito del
Pakistan esortando la distruzione del regime del presidente Musharraf. Sul
terreno, infine, quattro persone, tra cui tre agenti di polizia, sono morti in
diversi attacchi, mentre sembra essere tornata la calma a Baquba, a nord di
Baghdad, dopo due giorni di intensi scontri tra esercito e insorti costati la
vita a circa 70 persone.
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Si apre un vuoto diplomatico nello scenario mediorientale.
L’inviato per il Medio Oriente, James Wolfensohn, avrebbe ormai deciso di non
chiedere la riconferma dell’incarico che gli era stato affidato un anno fa dal
Quartetto, composto da Stati Uniti, Unione Europea, Russia e ONU. Secondo un
suo assistente, a spingerlo all’abbandono sarebbe stata la radicalizzazione del
confronto tra i palestinesi e i Paesi occidentali da quando Hamas è giunto al
potere. Intanto quattro razzi artigianali lanciati dal Nord della Striscia di
Gaza sono esplosi nella notte in
territorio israeliano senza provocare vittime. Secondo fonti militari,
l’artiglieria israeliana avrebbe risposto al fuoco.
Il Pakistan ha sperimentato un nuovo missile balistico
capace di raggiungere obiettivi a 2000-2500 chilometri di distanza e di trasportare
testate nucleari. Lo hanno affermato fonti militari sottolineando che il test
ha avuto “risultati rilevanti”. In una nota, il governo di Islamabad ha
precisato che la strategia militare pakistana “è una garanzia di pace per la
regione”. Il premier Shaukat Aziz ha assistito al lancio che si è tenuto in una
località segreta.
Le forze di sicurezza egiziane hanno arrestato due uomini
sospettati di aver portato i kamikaze sul luogo dei tre attentati che a Dahab,
lunedì scorso, hanno provocato 18 morti. Lo riferisce l'agenzia di stampa
egiziana Mena, specificando che si tratta di un egiziano e di un palestinese.
Finora per gli attacchi di Dahab sono state arrestate 30 persone in Egitto.
In Italia: Fausto Bertinotti è il nuovo
presidente della Camera. Il leader di Rifondazione comunista ha ottenuto questa
mattina 337 voti. Ne bastavano 305 per raggiungere la maggioranza assoluta
necessaria dalla quarta votazione. Intanto è in corso la terza votazione al
Senato, dove è sempre aperta la sfida tra Marini e Andreotti, ma dove il clima
resta surriscaldato dopo la tesissima giornata di ieri, protrattasi fino a
tarda notte. Servizio di Giampiero Guadagni.
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E’ iniziato con una dedica agli operai
e un omaggio non formale al suo predecessore Pier Ferdinando Casini il discorso
di insediamento di Fausto Bertinotti come presidente della Camera. Un discorso
breve, una decina di minuti in tutto, ma di largo respiro con l’assicurazione
del rispetto per ogni parte politica e il richiamo ai valori del 25 aprile e
del Primo Maggio, della Costituzione e della pace. Commosso il ricordo degli
ultimi morti italiani a Nassirya, sottolineato dall’applauso di tutti i
deputati che hanno poi osservato in piedi un momento di silenzio. L’elezione di
Bertinotti è arrivata alla quarta votazione, nella quale cento preferenze sono
andate anche al presidente DS, Massimo D’Alema, che peraltro nei giorni scorsi
aveva rinunciato alla sua candidatura. Va sottolineato che al momento della
proclamazione ufficiale del risultato l’applauso dell’assemblea di Montecitorio
è stato unanime. Pochi minuti prima, erano le 11 e 35, al passaggio decisivo
dello scrutinio era scattato dai banchi del centrosinistra un applauso quasi
liberatorio. In considerazione, certamente, di quanto avviene invece al Senato,
dove si sta giocando la partita più importante, con la sfida tra il candidato
del centrodestra Giulio Andreotti e quello dell’Unione Franco Marini, che ieri
non ha raggiunto il quorum per un soffio.
La votazione di oggi è stata preceduta dalla continuazione della
battaglia procedurale, con la CDL che giudica faziosa la gestione delle sedute
da parte del presidente provvisorio, Oscar Luigi Scalfaro. “Uno spettacolo
indecente”, commentano Berlusconi e Fini. Ieri due votazioni più una annullata.
Una giornata caratterizzata da decisive schede contestate e poi dichiarate
nulle. Ad esempio: in cinque casi verificatisi in due votazioni distinte il
nome di battesimo di Marini è stato scritto Francesco e non Franco. Difficile
pensare a semplici errori, più facile pensare a una sorta di messaggi in codice
al governo che sta per nascere da parte di alcune forze politiche che si
sentono trascurate. Quanto avviene al Senato rispecchia la divisione emersa in
occasione del voto. E conferma la difficile governabilità dell’Italia. Una
situazione che preoccupa molto l’Europa, che considera la stabilità politica
condizione necessaria per la ripresa economica.
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Uno dei presunti terroristi più ricercati in Asia, Noordin
Top, è sfuggito ad un blitz della polizia a Giava, in Indonesia. Lo ha
affermato un portavoce della sicurezza specificando che nell’operazione due
suoi collaboratori sono morti. L’uomo è considerato una figura chiave
nell'organizzazione della Jemaah Islamiyah, che è ritenuta responsabile
dell'attentato di Bali del 2002, degli attacchi contro un hotel di Giakarta nel
2003 e contro ristoranti a Bali nel 2005. L’organizzazione, secondo gli
esperti, potrebbe avere legami con al Qaida.
Il parlamento nepalese è tornato ieri a riunirsi per la
prima volta da quattro anni. L’anziano premier designato, Koirala, non ha preso
parte alla riunione perché ammalato. Tuttavia, è stato letto un messaggio nel
quale Koirala propone l’indizione di nuove elezioni e la ricerca del dialogo
con i ribelli maoisti. Prima dell'inizio della seduta, la Camera ha osservato
due minuti di silenzio per le vittime delle proteste di piazza delle ultime
settimane.
La Cina potrà condurre studi per la ricerca di giacimenti
petroliferi in Kenia. E’ quanto stabilito da un’intesa fra i due Paesi
raggiunta nel corso della visita a Nairobi del presidente cinese Hu Jintao.
Secondo un comunicato ufficiale, sono stati siglati altri accordi per
rafforzare la già importante cooperazione nei settori di agricoltura, energia,
medicina e tecnologia. Il presidente cinese, all’ultima tappa del suo tour
africano, è giunto ieri sera dalla Nigeria dove ha firmato un accordo per lo
sfruttamento petrolifero di un valore di quattro miliardi di dollari.
Il vicepresidente del Malawi, Chilumpha, è stato arrestato
con l’accusa di alto tradimento e cospirazione contro il governo. Lo rendono
noto fonti ufficiali. In questo modo precipita la crisi tra il presidente della
repubblica, Bingu wa Mutharika, e il suo vice. L’arresto rischia di far
esplodere lo scontro anche in considerazione del fatto che Chilumpa è musulmano
e gode del monolitico appoggio dei circa 3 milioni di musulmani.
Franco Marini e' il nuovo presidente del Senato. Lo ha
proclamato eletto, al termine della terza
votazione il presidente provvisorio Oscar Luigi Scalfaro. A Marini sono andati 165 voti, tre più del
quorum previsto. Giulio Andreotti ha ottenuto invece 156 voti. Mentre una
scheda era bianca. Hanno partecipato
alla votazione tutti i 322 senatori aventi diritto. ''Permettetemi di rivolgere
un pensiero commosso ai caduti di
Nassirya”. Queste le prime parole del neo eletto presidente del Senato Franco
Marini in apertura del suo discorso di insediamento.
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