RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 119  - Testo della trasmissione di sabato 29  aprile 2006

 

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Papa nomina il nuovo nunzio apostolico in Iraq e Giordania

 

Dal 3 al 5 maggio prossimi si svolgerà a Vienna il primo incontro di cultura in Europa promosso congiuntamente dalla Santa Sede e dal Patriarcato di Mosca per “ridare un’anima” al continente

 

Domani a Milano e in India, la solenne celebrazione di Beatificazione di tre sacerdoti: gli italiani Luigi Biraghi e Luigi Monza e l’indiano Agostino Thevarparampil: con noi, padre Luigi Mezzadri e Andrea Ambrosi

 

Aiutare le famiglie ad arricchire il proprio orizzonte con valori che aprano alla vita, per non impoverire di giovani il mondo del futuro: l’auspicio emerge dalla Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali in corso in Vaticano

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

L’AIEA condanna l’attività nucleare dell’Iran, ma Teheran annuncia: “Metteremo in funzione 3.000 centrifughe”. Ce ne parla Alberto Zanconato

 

La Chiesa ricorda oggi Santa Caterina da Siena, compatrona d’Italia e d’Europa: ai nostri microfoni padre Alfredo Scarciglia

 

Il Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik

 

CHIESA E SOCIETA’:

Arginare gli scontri e promuovere la pace. E’ quanto chiedono i vescovi dello Sri Lanka dopo la recente ondata di violenze che ha colpito il Paese asiatico

 

Medici Senza Frontiere denuncia tragici ritardi nel fronteggiare l’epidemia di colera in Angola

 

I vescovi del Messico chiedono “un accordo nazionale” per costruire un Paese più equo

 

In Rwanda, sarà trasformata in un memoriale un’area boschiva dove sono state sepolte oltre 3000 persone, uccise durante il genocidio del 1994

 

Aperti a Verona i lavori dell’Incontro nazionale dell’Azione Cattolica in preparazione del IV Convegno ecclesiale, al quale prenderà parte Benedetto XVI

 

Camminate sulla via della santità”: è il tema del Meeting dedicato ai giovani organizzato a San Giovanni Rotondo dai frati cappuccini

 

24 ORE NEL MONDO:

Italia:  Fausto Bertinotti nuovo presidente della Camera e Franco Marini nuovo presidente del Senato

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

29 aprile 2006

 

           

IL PAPA NOMINA IL NUOVO NUNZIO APOSTOLICO IN IRAQ E GIORDANIA

 

Benedetto XVI ha nominato il nuovo nunzio apostolico in Giordania e in Iraq: si tratta di mons. Francis Assisi Chullikatt, 53 anni, di nazionalità indiana. Finora era Consigliere di Nunziatura. Il Papa lo ha elevato in pari tempo alla sede titolare di Ostra, con dignità di arcivescovo. Ordinato sacerdote nel 1978, è entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede 18 anni fa,  prestando la propria opera nelle Rappresentanze Pontificie in Honduras, Africa Meridionale, Filippine, presso l'ONU a New York, e infine presso la Sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato. Parla correntemente l’inglese, il francese, l’italiano, e lo spagnolo.

 

Mons. Chullikatt succede all’arcivescovo Fernando Filoni, che il Papa ha nominato nunzio apostolico nelle Filippine e che per circa 5 anni è stato nunzio in Iraq e in Giordania.

 

 

UDIENZE

        

Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in successive udienze il cardinale Alfonso López Trujillo, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia; il cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso; il cardinale Stephen Fumio Hamao, presidente emerito del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti; mons. Massimo Camisasca, superiore generale della Fraternità Sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo.

        

Il Papa questo pomeriggio riceverà il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi. 

 

 

DAL 3 AL 5 MAGGIO PROSSIMI SI SVOLGERA’ A VIENNA

IL PRIMO INCONTRO DI CULTURA IN EUROPA PROMOSSO CONGIUNTAMENTE

DALLA SANTA SEDE E DAL PATRIARCATO DI MOSCA

 PER “RIDARE UN’ANIMA” AL CONTINENTE

 

Per la prima volta un organismo della Santa Sede e il Patriarcato di Mosca organizzano insieme un incontro di cultura in Europa, che si terrà a Vienna dal 3 al 5 maggio prossimi. Il Simposio, dal titolo “Ridare un’anima all’Europa”, è promosso dal Pontificio Consiglio della Cultura e dal Dipartimento per i Rapporti Esteri del Patriarcato di Mosca. Ce ne parla Sergio Centofanti.

 

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Un comunicato del dicastero vaticano sottolinea che questo incontro è frutto della visita del cardinale Paul Poupard a Sua Santità Alessio II, Patriarca di Mosca, nel novembre 2004, ed è nato dalla comune preoccupazione fra i cristiani in Europa di far fronte all’attuale processo di perdita di identità del Continente, di riflettere sulle radici cristiane dell’Europa e di proporre con forza un progetto di futuro. La cultura – afferma la nota -  si rivela così, secondo l’intuizione di Giovanni Paolo II nel fondare il Pontificio Consiglio della Cultura, un terreno comune di dialogo tra i cristiani di diverse confessioni. L’incontro, reso possibile dal sostegno della Fondazione “Pro Oriente”, sarà co-presieduto dal cardinale Poupard, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e dal metropolita di Smolensk e Kaliningrad, Kirill, presidente del Dipartimento per i Rapporti Esteri del Patriarcato di Mosca. All’evento parteciperanno esperti di tutto il continente, laici e religiosi, scelti congiuntamente dai due organismi convocanti.

 

Si tratta di un passo di rilevante significato ecumenico: ricordiamo il recente e molto cordiale scambio di messaggi tra Benedetto XVI e Alessio II in occasione del compleanno e dell’onomastico del Patriarca di Mosca. “I gesti e le parole di rinnovata fraternità fra Pastori del gregge del Signore – scriveva Benedetto XVI il 17 febbraio scorso - stanno ad indicare come una sempre più intensa collaborazione nella verità e nella carità contribuiscano ad incrementare lo spirito di comunione, che deve guidare i passi di tutti i battezzati. Il mondo contemporaneo – aggiungeva il Papa - ha bisogno di sentire voci che indicano la via della pace, del rispetto per tutti, della condanna di ogni violenza, della superiore dignità di ogni persona e degli innati diritti che le competono”.

 

Nella sua lettera di risposta, il 22 febbraio, il Patriarca Alessio II sottolineava che “nel nostro tempo, in cui il secolarismo sta rapidamente sviluppandosi  il cristianesimo si trova di fronte a gravi sfide che necessitano di una comune testimonianza. Sono convinto – concludeva il Patriarca di Mosca – che uno dei compiti prioritari per le nostre Chiese, che possiedono una visione comune su numerosi problemi attuali del mondo contemporaneo, debba essere oggi la difesa e l'affermazione all’interno della società dei valori cristiani”.

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TRE UOMINI DI PREGHIERA E MISSIONE AL SERVIZIO DI DIO E DEI PIU’ BISOGNOSI.

DOMANI A MILANO E IN INDIA, LA SOLENNE CELEBRAZIONE DI BEATIFICAZIONE

 DEI SACERDOTI LUIGI BIRAGHI, LUIGI MONZA E DELL’INDIANO

 AGOSTINO THEVARPARAMPIL

- Con noi, padre Luigi Mezzadri e l’avvocato Andrea Ambrosi -

 

La Chiesa avrà da domani 3 nuovi Beati: a Milano, in piazza Duomo, a partire dalle ore 10.30, si terrà la solenne celebrazione di Beatificazione, dei Servi di Dio Luigi Biraghi, sacerdote diocesano e fondatore dell’Istituto delle Suore Marcelline, e Luigi Monza, sacerdote diocesano e fondatore dell’Istituto Secolare delle Piccole Apostole della Carità. Il rito sarà presieduto dall’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, alla presenza del Legato Pontificio, il cardinale José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Alla celebrazione sono attesi oltre 10 mila fedeli. A Ramapuram, in India, si terrà invece la celebrazione di Beatificazione del Servo di Dio, don Agostino Thevarparampil. Il rito è presieduto dal cardinale Varkey Vithayathil, arcivescovo maggiore di Ernakulam-Angamaly dei Siro-Malabaresi. Sulle figure dei tre nuovi Beati, il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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L’arcidiocesi di Milano e la diocesi indiana di Palai unite domani nel celebrare tre nuovi Beati. Tre sacerdoti, tre uomini di preghiera e missione che hanno dedicato tutta la propria vita al servizio di Dio e dei fedeli, specie dei più bisognosi. Don Luigi Monza, nato nel 1898 a Cislago nella provincia di Varese, fondò l’opera “La Nostra Famiglia” per diffondere nella società la carità della primitiva comunità cristiana di Gerusalemme. Ordinato sacerdote nel 1925, morì a Lecco nel 1954. Ecco un profilo del nuovo Beato, tracciato dal postulatore della Causa di Beatificazione, padre Luigi Mezzadri, intervistato da Giovanni Peduto:

R. - Come parroco il Beato Luigi Monza fu un pastore esemplare. Ma capì che per i lontani non bastava. Seguendo un’ispirazione che sapeva non sua, immaginò un’opera che fosse un segno della carità di Dio e dell’unione dei cristiani. In un primo tempo pensò a una casa di esercizi spirituali. La costruì a Vedano. Poi venne la guerra. Portò molte rovine. Venne invitato a occuparsi dei bambini in difficoltà. Nacque la ‘Nostra Famiglia’, fondata nel 1945, che ha 37 sedi in Italia con 2.000 operatori, e altre sedi in Sudan, Brasile ed Ecuador. Essa realizza uno specifico servizio alla vita, alla sua tutela e si occupa con attività di riabilitazione delle persone disabili, di ricerca scientifica e studio delle problematiche mediche e psicoeducative delle varie disabilità; accoglie bambini con grave disagio familiare in attesa di affido o adozione, bambini e adolescenti soli o con disagio socio-ambientale in piccole comunità o in nuclei di tipo familiare. L’anima di quest’opera è costituita dall’istituto secolare delle Piccole Apostole della Carità.

D. - Ci delinei i tratti della santità di don Luigi Monza…

R. - La sua santità fu aperta, protesa sul mondo. Volle santi­ficare un mondo secolarizzato chiamando a raccolta dei cristiani che vivessero la carità. Coinvolse anche operatori, genitori e bambini, perché nessuno - diceva -  è così povero che non possa dare qualcosa agli altri. Il massimo del servizio, per lui, è quello di insegnare alle persone che serviamo il segreto della oblatività. L'opera di don Luigi proprio perché è stata fatta da un uomo che respirava l'atmosfera di Dio e viveva in Dio ha le porte spalancate per chiunque sia in ricerca, per i viandanti del dubbio.

Un secolo prima di don Luigi Monza, operò nell’arcidiocesi di Milano don Luigi Braghi, nato a Vignate nel 1801 fu ordinato sacerdote nel 1825. Sacerdote di profonda spiritualità e vasta cultura, coltivò studi di storia ecclesiastica, archeologia cristiane e teologia. Nel 1855 fu nominato dottore della Biblioteca Ambrosiana di cui divenne viceprefetto nel 1873, 6 anni prima della morte. Dalla devozione per Sant’Ambrogio gli nacque l’idea di fondare l’Istituto delle Suore di Santa Marcellina, la sorella maggiore del Santo Patrono di Milano. Don Luigi Braghi visse in un periodo particolarmente difficile per la Chiesa milanese, come sottolinea il postulatore della Causa, l’avvocato Andrea Ambrosi, ancora al microfono di Giovanni Peduto:

R. – Don Luigi Braghi molto soffrì per la crisi politico-clericale, che travagliò la diocesi dal 1859 al 1867 ed oltre. Richiestone con lettera autografa da Pio IX, il Biraghi cercò di pacificare le due opposte tendenze del clero, “liberali” e “intransigenti”. In realtà, fedele al Papa ed ai suoi arcivescovi, egli rimase al di sopra delle parti, ma fu oggetto per l’una e per l’altra di attacchi a volte umilianti. Apostolo nel più profondo dell’essere e nativamente portato all’azione, il Servo di Dio operò efficacemente alla “restaurazione” cattolica del suo tempo, servendosi, per evangelizzare la società, delle stesse conquiste del progresso, dal nuovo razionalismo contrapposto al presunto “oscurantismo” della fede: in particolare si servì della stampa e della scuola, rese allora accessibili a tutti i ceti sociali.

 

D. -  Qual è stata la peculiarità della sua missione?

        

R. - Mons. Luigi Biraghi fu uno degli ecclesiastici milanesi del secolo scorso che più si distinsero per santità di vita, altezza d’ingegno e molteplicità di opere. Storico, teologo ed archeologo eminente, dottore dell’Ambrosiana e fondatore delle suore Marcelline, illustrò come pochi la diocesi di Milano e lasciò un lungo elenco di pubblicazioni, che ancora oggi interessano gli studiosi . Per la sua alta spiritualità e preparazione culturale viene incaricato della direzione spirituale del seminario arcivescovile. In questo delicato ministero, in una diocesi che sentiva il peso dell’occupazione straniera e il travaglio dei tempi nuovi, mons. Biraghi mantiene saldi i principi della sua solida spiritualità. Un ministero inteso in mezzo al laicato aveva fatto sentire a mons. Biraghi la necessità di assicurare alla società, con l’educazione della gioventù, classi dirigenti spiritualmente e culturalmente preparate alle difficoltà dei tempi nuovi.

 

 E anche la Chiesa indiana è in festa: domani verrà proclamato Beato don Agostino Thevarparampil della diocesi di Palai, nello Stato indiano del Kerala. Nato nel 1891, don Agostino fu ordinato sacerdote nel 1921. Decise di donarsi totalmente al miglioramento della vita dei cosiddetti intoccabili, ovvero gli appartenenti alle classi più basse della società. Una missione non sempre semplice, giacché le persone che incontrava erano spesso immerse in credenze e pratiche superstiziose. Ogni giornata del “piccolo prete”, come lo chiamavano affettuosamente i fedeli per la sua bassa statura, era scandita da intensi momenti di preghiera e dalle visite alle povere capanne degli “intoccabili”. Sempre al servizio degli emarginati, morì per una grave malattia all’età di 82 anni, il 16 ottobre del 1973. Da quel giorno migliaia di fedeli si recano ogni anno in preghiera sulla sua tomba, per chiederne l’intercessione presso il Padre celeste.

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AIUTARE LE FAMIGLIE AD ARRICCHIRE IL PROPRIO ORIZZONTE CON VALORI CHE APRANOALLA VITA, PER NON IMPOVERIRE DI GIOVANI IL MONDO DEL FUTURO: L’AUSPICIOEMERGE DALLA PLENARIA DELLA

PONTIFICA ACCADEMIA DELLE SCIENZE SOCIALI

 

I giovani di oggi, spesso poco sensibili alla religione, non hanno tanto bisogno di “solidarietà economica” quanto di “solidarietà di cultura e di valori”. Mentre per un giorno si spostano a Montecassino i lavori della 12.ma Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, in programma fino a lunedì, le relazioni degli esperti hanno disegnato finora un quadro non facile della gioventù mondiale, fotografata – come recita il titolo della plenaria – “in un’epoca di turbolenza”. Per i particolari, il servizio di Alessandro De Carolis.

 

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C’è un serio “inverno demografico” in atto in Europa. Un continente che si sta preparando ad un avvenire “senza fratelli, sorelle, zii o cugini”. La descrizione del prof. Gerard-Francois Dupont, rettore della Sorbona di Parigi, è più che realistica che provocatoria. Di fronte alla plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, il docente francese ha presentato i grafici sull’evoluzione demografica della gioventù in tutto il mondo dai quali si evince un dato di immediata comprensione: la terra si sta impoverendo di giovani. Se nel decennio successivo alla Seconda Guerra Mondiale, il tasso di natalità era del 37,5%, 50 anni dopo esso è vistosamente calato al 21. Una tendenza codificata dal rettore della Sorbona con una definizione che colpisce: “rifiuto del futuro”.

 

I numeri del prof. Dupont hanno fatto da sfondo ai primi due giorni della plenaria, che oggi prosegue con altri interventi all’Abbazia di Montecassino. Benedetto XVI, nel suo messaggio ai convegnisti, aveva stigmatizzato la carenza della dimensione “creativa” di molte famiglie di oggi, specialmente delle società occidentali, le quali, rese deboli dalla mancanza di valori alti, scelgono di non sposarsi o di non procreare. Pur essendo i figli “il dono supremo del matrimonio” - ha fatto eco al Papa il cardinale Lopez Trujillo, nel suo intervento d’apertura di ieri - “in molte parti del mondo il bambino è visto come un onere o persino come una minaccia”. Inoltre, ha aggiunto il presidente del dicastero pontificio della famiglia, al declino demografico contribuisce anche un altro indicatore, la cosiddetta “sindrome dell’adolescenza infinita” di molti adulti, che preferiscono vivere un’esistenza libera da vincoli permanenti e da restrizioni in campo affettivo e sessuale. E questo preoccupa notevolmente, ha osservato il cardinale Lopez Trujillo, perché significa “che i giovani non sono adatti all’amore sacrificale”, necessario “per il progetto stabile del matrimonio”.

 

Il paradosso di questi scenari è che essi sono maturati nel XX secolo, lo stesso definito stamani “il secolo dei bambini” da Ombretta Fumagalli Carulli, docente di Diritto Canonico alla Cattolica di Milano e membro della Pontificia Accademia. Secolo dei bambini in quanto è in quel periodo che i bambini hanno visto gradualmente riconosciuti i propri diritti nelle carte internazionali. Di fatto, la situazione dei minori continua a mostrare situazioni critiche su scala planetaria. Dai “bambini invisibili” dell’Africa - quelli soldato e quelli costretti a matrimoni infantili, descritti dal prof. Paulus M. Zulu, dell’Università di Durban – passando per l’affermarsi di “famiglie monoparentali” anche nella prolifica America Latina, fino a giungere alle politiche sul figlio unico in Cina, la natalità ha conosciuto forti squilibri che, proprio in Asia, vedono il numero delle nascite diminuire laddove aumenta la qualità della vita, come ha spiegato la prof.ssa Mina M. Ramirez, dell’Asian Social Institute di Manila.

 

In sintonia con quanto auspicato dal Papa, e cioè che la Chiesa, coadiuvata dalla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, dia “testimonianza di autentico umanesimo”, diversi relatori della plenaria hanno confermato da prospettive antropologiche e sociologiche il quadro di una società giovanile dominata da una “libertà senza valori”, che ha bisogno – secondo l’espressione dl prof. José T. Raga, dell’università Comlutense di Madrid - non di “una solidarietà economica, ma di una solidarietà basata sulla cultura e sui valori”, tra cui la religione. Prendendo ad esempio gli Stati Uniti, dove molti giovani cattolici ignorano le basi del catechismo e considerano la religione “una sorta di deismo terapeutico”, la Chiesa - ha affermato il prof. Kevin Rayan, dell’Università del Massachusetts – deve “intervenire con programmi di catechesi giovanile di massa”, che comprendano “anche corsi regolari di catechismo della durata di vari anni”.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il titolo "L'Italia unita accoglie i caduti di Nassiriya". La camera ardente allestita nella cappella del Policlinico militare del Celio.

 

Servizio vaticano - Una pagina dedicata al cammino della Chiesa in Italia.

 

Servizio estero - Nucleare: presentato il rapporto di El Baradei al Consiglio di Sicurezza; l'Iran non collabora con l'Aiea ed ignora le richieste dell'Onu.

 

Servizio culturale - Un elzeviro di Mario Gabriele Giordano dal titolo "Noi, dalla provincia al cospetto di Pio XII": una nitida fotografia.

 

Servizio italiano - In primo piano la politica: Fausto Bertinotti nuovo presidente della Camera dei deputati.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

29 aprile 2006

 

 

L’AIEA CONDANNA L’ATTIVITA’ NUCLEARE DELL’IRAN. TEHERAN ANNUNCIA:

“PRESENTEREMO UN NUOVO PIANO, MA NON ABBANDONEREMO

 LA COSTRUZIONE DI CENTRALI”

- Intervista con Alberto Zanconato -

 

L'Iran produrrà in massa uranio arricchito. Questa in sintesi la risposta della Repubblica islamica al rapporto, presentato ieri all’ONU, dall’AIEA, l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica. Teheran – fanno sapere i vertici iraniani – potrebbe, al limite, presentare un nuovo piano nucleare entro tre settimane, anche se dall’attività di sviluppo delle centrali la Repubblica islamica non sembra voler recedere. Il servizio di Giada Aquilino:

 

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Teheran intende installare 3.000 centrifughe supersoniche entro un anno. Ad annunciarlo il vice capo dell'Agenzia iraniana per l'energia nucleare, Mohammad Saidi, chiarendo ogni dubbio sui programmi iraniani: la sospensione delle attività di arricchimento dell’uranio è ''fuori discussione''. A poco valgono dunque le rassicurazioni, dello stesso Saidi, secondo cui Teheran permetterà controlli a sorpresa alle sue installazioni nucleari se il Consiglio di sicurezza dell'ONU dovesse rinviare il caso iraniano all'Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica. Soltanto ieri gli ispettori di Vienna, in trasferta a New York, avevano presentato un loro rapporto di 8 pagine al Consiglio di Sicurezza, ribadendo la prosecuzione delle attività atomiche di Teheran e la mancata collaborazione con la stessa Agenzia delle Nazioni Unite. Nel duello a distanza, si inserisce inequivocabilmente il presidente iraniano Ahmadinejad: Teheran - ha fatto sapere attraverso un comunicato - non rinuncerà mai alle proprie attività atomiche.

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In occasione del rapporto dell’AIEA sulla questione nucleare iraniana, gli Stati Uniti hanno espresso nei confronti di Teheran toni più moderati rispetto a quelli del recente passato. Si è riparlato di scelta diplomatica. Sui motivi dell’atteggiamento americano Giancarlo La Vella ha sentito Alberto Zanconato dell’Ansa di Teheran:

 

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Come si sa, il presidente Bush ha detto che intende risolvere la questione in modo diplomatico e pacifico e che, anzi, la diplomazia è solo agli inizi, per cercare una soluzione a questo braccio di ferro. In questo spicca, quindi, la differenza tra le affermazioni di Ahmadinejad, che sono state sempre durissime, e quelle, invece, di Bush, che è sembrato voler rassicurare gli altri partner internazionali - non solo Francia, Gran Bretagna e Germania, ma soprattutto Russia e Cina - che intende rimanere impegnato per una soluzione diplomatica. Va ricordato, però, che allo stesso tempo l’ambasciatore americano all’ONU, Bolton, ha detto che comunque gli Stati Uniti continueranno a cercare e insisteranno per una dichiarazione, in base al capitolo 7 della Carta delle Nazioni Unite, dichiarazione che dovrà essere adottata, secondo gli Stati Uniti, dal Consiglio di Sicurezza, e che pone la sospensione dell’uranio non più come una richiesta all’Iran, ma come un obbligo. Ovviamente, dopo l’obbligo, se questo non verrà osservato, dovrebbero esserci della reazioni.

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LA CHIESA RICORDA OGGI SANTA CATERINA DA SIENA, DOTTORE DELLA CHIESA,

COMPATRONA D’ITALIA E D’EUROPA

- Intervista con padre Alfredo Scarciglia -

 

Compatrona d’Italia e d’Europa, Dottore della Chiesa, donna mistica ma totalmente immersa nella realtà sociale in cui è vissuta. È Santa Caterina da Siena che la Chiesa ricorda oggi nel calendario liturgico. Vissuta nel XIV secolo fu anche grazie a lei che i Papi lasciarono la sede di Avignone per tornare a Roma. Recentemente, nel suo incontro con il clero della diocesi di Roma, Benedetto XVI l’ha additata come esempio di donna che ha dato un contributo enorme alla Chiesa. Ma chi era Santa Caterina da Siena? Ce ne traccia un profilo Tiziana Campisi.

 

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Aveva 16 anni quando prese l’abito domenicano del Terz’Ordine. Era analfabeta, imparò a scrivere all’età di trent’anni e i suoi scritti toccarono il cuore di governanti, pontefici, ma anche di persone semplici. Ebbe diverse visioni di Gesù, chiamava il Papa il “dolce Cristo in terra”. La sua dottrina nasce da divine rivelazioni, ma fu la sua ostinata dolcezza a far giungere a quanti la conobbero la voce dell’amore e della carità. A lei si deve la pace tra comuni e Stati che dividevano l’Italia. Ma perché le sue lettere e il suo “Dialogo della Divina Provvidenza” ancora oggi sono di una straordinaria attualità? Ce lo spiega padre Alfredo Scarciglia, autore di numerose pubblicazioni sulla spiritualità di Santa Caterina:

 

R. – La sua dottrina è una dottrina attuale, in quanto che Santa Caterina è anche dottore della Chiesa. Consideriamo le lettere, per esempio, le 381 lettere che rimangono a noi e che sono lettere indirizzate ad abati, a cardinali, a re, principi, mercanti, a madri di famiglia, a prostitute, a commercianti … Quindi ha scritto ad ogni ceto sociale. Lei elenca una serie di motivazioni per cui è importante convertirsi, e quindi le tematiche del 1300 le ritroviamo di grande attualità e nonostante siano passati tanti secoli, cioè: la pace nelle famiglie, la pace nelle città, la pace nel mondo, la pace in Italia, in Europa … Ecco, lei si preoccupa di queste realtà, di queste situazioni di sofferenza, di divisione, della giustizia sociale: Santa Caterina è stata definita da Paolo VI come la “mistica della politica” …

 

D. – Santa Caterina è una religiosa che riesce ad immergersi nelle problematiche sociali del suo tempo. Come mai? Come riesce in questo?

 

R. – E’ una donna straordinaria, ha una grande capacità comunicativa e in questo caso bisogna dire: e con Dio e con gli uomini. Basti pensare che Santa Caterina è l’unica santa che parla con la persona del Padre, di Dio Padre, e chiede a Dio Padre come fa l’uomo a salvarsi, quindi fa una serie di domande, di petizioni, e Dio Padre risponde alle sue domande. E poi, anche questo tenere i piedi per terra, vivere nel tessuto sociale perché per lei è molto importante trovare questo Gesù incarnato nella condizione umana nelle persone bisognose, nel povero, nel sofferente … in tutte le persone che lei ha incontrato …

 

D. – Esiste un’associazione che ha origine nel XIV secolo, che è quella dei “caterinati”: sono persone che si ispirano a Santa Caterina da Siena. In quali attività sono impegnati, e come vivono la loro spiritualità?

 

R. – Loro vivono la spiritualità cateriniana nel tessuto sociale, con questo avvalorarsi della cultura, e quindi operando nelle scuole, operando negli ambienti pubblici, operando in tutto il ceto sociale, dando la propria testimonianza, facendo riferimento soprattutto agli scritti di Santa Caterina.

 

C’è bisogno di essere giusti, scriveva Santa Caterina da Siena, e giustamente guardare la città dell’anima nostra, vivendo col vero e santo timore di Dio. E per insegnare ad amare soleva dire: “La pazienza è il midollo della carità”, qui è possibile trovare l’amore, quello stesso che è sgorgato dal Sangue di Cristo crocifisso.

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani, 30 aprile, 3a Domenica di Pasqua, la Liturgia ci propone il Vangelo dell’apparizione di Gesù risorto ai suoi discepoli,  che, stupiti e spaventati, credevano di vedere un fantasma. Gesù dice:

 

«Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho».

 

Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:

 

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“Il Vangelo mette in evidenza che Cristo è risorto con il suo Corpo. Si tratta di vederlo, di toccarlo e lui mangia davanti agli Apostoli. La Resurrezione non può essere ridotta a qualcosa di etereo, rinchiusa in una sede soggettiva, intima, come se si trattasse di una visione interiore. Cristo torna tra gli Apostoli con il suo Corpo e vuole che gli Apostoli constatino che l’amore per il Padre e l’obbedienza alla sua volontà portano anche il mondo palpabile, fisico – come il corpo – ad una comunione così radicale con Lui che questo stesso corpo viene strappato dalla corruzione e glorificato. L’unione con Cristo, il nostro innesto in Lui avvenuto nel Battesimo, va custodito con tutte le energie spirituali affinché la nostra umanità, il nostro corpo, il nostro lavoro e persino il creato in cui viviamo siano sempre più radicalmente orientati a Cristo e trapiantati in Lui. Il Corpo di Cristo risorto è la meta dell’umanità e non solo come un ideale da raggiungere ma come una partecipazione reale donataci.

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CHIESA E SOCIETA’

29 aprile 2006

 

 

 

ARGINARE GLI SCONTRI E PROMUOVERE LA PACE. È QUANTO CHIEDONO I VESCOVI

DELLO SRI LANKA DOPO LA RECENTE ONDATA DI VIOLENZE CHE HA COLPITO

IL PAESE ASIATICO. I PRESULI AUSPICANO ANCHE LA RIPRESA DEI NEGOZIATI

TRA RIBELLI E TAMIL E GOVERNO DI COLOMBO

 

COLOMBO. = “Supplichiamo tutti gli uomini di buona volontà: fermate le violenze e le uccisioni”. E l’accorato appello lanciato dalla Conferenza episcopale dello Sri Lanka, Paese colpito da una nuova, recente ondata di violenze costata la vita, negli ultimi giorni, ad oltre 100 persone. In un messaggio rivolto all’intera nazione, i vescovi si dicono “profondamente turbati dall’escalation di violenze” e chiedono a ribelli Tamil e alle forze governative di avanzare sulla strada dei negoziati. Proprio ieri, rappresentanti di Stati Uniti, Unione Europea e Giappone si sono incontrati ad Oslo per una riunione straordinaria tesa a promuovere nuove trattative. Ma la strada dei negoziati, al momento, è interrotta: i ribelli, infatti, si sono ritirati dai colloqui di pace di Ginevra dopo aver accusato il governo di Colombo di essere responsabile di attacchi contro la popolazione civile di etnia Tamil. Nella speranza che la via del dialogo possa portare alla riconciliazione, i presuli dello Sri Lanka esprimono, infine, la loro preoccupazione non solo per il mancato rispetto della vita umana, ma anche per gli attacchi contro i luoghi sacri. (A.L.)

 

 

MEDICI SENZA FRONTIERE DENUNCIA TRAGICI RITARDI NEL FRONTEGGIARE UN’EPIDEMIA DI COLERA IN ANGOLA

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

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LUANDA. = Una persona morta ogni ora. E’ il drammatico bilancio causato in Angola, in questi giorni, da una epidemia di colera. A lanciare l’allarme è l’organizzazione “Medici senza frontiere” (MSF) che ha anche denunciato i ritardi della comunità internazionale nel fronteggiare l’emergenza. Un’emergenza che da quando è stato registrato il primo caso, più di due mesi fa, ha provocato la morte di oltre 900 persone ed il contagio di altre 20 mila. Secondo l’organizzazione umanitaria, diversi fattori hanno contribuito a rendere l’epidemia di colera una delle peggiori della storia dell’Angola: tra questi, Medici senza frontiere indica il basso livello immunitario della popolazione locale e le scarse conoscenze delle misure in grado di contrastare la diffusione della malattia. E’ cruciale – avverte MSF – che le autorità definiscano un piano nazionale per contenere la diffusione di colera in Angola. E’ necessario, in particolare, assicurare l’accesso ai centri di cura, garantire la disponibilità di acqua potabile gratuita e migliorare le misure igieniche.

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I VESCOVI DEL MESSICO CHIEDONO, CON UN COMUNICATO PUBBLICATO IN VISTA

DELLE PRESIDENZIALI DEL 2 LUGLIO, “UN ACCORDO NAZIONALE”

PER COSTRUIRE UN PAESE PIÙ EQUO

 

CITTA’ DEL MESSICO. = Lavorare insieme per costruire “un Messico più umano, più giusto e più equo”. E’ l’auspicio espresso dalla Conferenza episcopale messicana (CEM) nel messaggio intitolato “Verso un accordo nazionale” e pubblicato in vista delle elezioni presidenziali del prossimo 2 luglio. Nel documento, i presuli sottolineano anche la necessità di assicurare a tutti i cittadini messicani una “vita degna” e una “effettiva libertà religiosa”. “Solo la società unita – si legge poi nel testo – può rompere quel circolo vizioso che inibisce lo sviluppo e la crescita economica e perpetua la povertà e la disuguaglianza”. I vescovi spiegano, quindi, che lo Stato deve centrare il suo governo “nella dignità della persona e nel riconoscimento e nella garanzia di tutti i diritti umani”. I presuli invitano, infine, i candidati alla presidenza della Repubblica a pronunciarsi su un tema che interessa le famiglie, la Chiesa e tutta la comunità: il libero esercizio delle espressioni di culto, spirituali, culturali e caritatevoli. (A.L.)

 

 

IN RWANDA, SARA’ TRASFORMATA IN UN MEMORIALE UN’AREA BOSCHIVA DOVE SONO STATE SEPOLTE OLTRE 3000 PERSONE, UCCISE DURANTE IL GENOCIDIO DEL 1994

 

KIGALI. = Trasformare in un memoriale la foresta di Kabakobwa, in Rwanda, area ricca di alberi piantati per nascondere le tracce di diverse fosse comuni con i corpi di oltre 3000 persone. E’ la proposta lanciata dai sopravvissuti ad una delle più gravi tragedie umanitarie della storia africana: il genocidio rwandese, iniziato il 6 aprile del 1994 in seguito all’abbattimento dell’aereo con a bordo l’allora presidente ruandese, Juvenal Habyarimana. Dopo la sua morte, il Paese fu travolto da una spirale di sanguinosi scontri. Si stima che le persone morte durante 100 giorni di inaudite violenze furono oltre 800 mila. La foresta di Kabakobwa, uno dei luoghi teatro di quella strage, è stata scelta, adesso, per ricordare quell’orrore. L’associazione dei sopravvissuti – riferisce l’Agenzia MISNA - ha già inoltrato alle autorità rwandesi la richiesta di trasformare la zona in un memoriale. L’ufficiale del distretto di Huye, dove si trova la foresta di Kabakobwa, ha accolto l’istanza e ha invitato quanti abbiano compiuto crimini e atrocità a cercare il perdono. (A.L.)

 

 

APERTI A VERONA I LAVORI DELL’INCONTRO NAZIONALE DELL’AZIONE CATTOLICA

IN PREPARAZIONE DEL IV CONVEGNO ECCLESIALE,

AL QUALE PRENDERÀ PARTE BENEDETTO XVI

- A cura di Fabio Zavattaro -

 

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VERONA.= Con un pensiero ai tre militari italiani e al giovane rumeno rimasti uccisi a Nassiriya da una cieca violenza terroristica, si sono aperti i lavori dell’incontro nazionale dell’Azione Cattolica Italiana che a Verona riunisce quasi 1500 delegati. “Disegni di speranza” il titolo dell’appuntamento che prepara il IV convegno ecclesiale, al quale prenderà parte il Papa. Presenti il vescovo di Verona Flavio Carraro, l’assistente generale dell’Azione cattolica, Francesco Lambiasi, Luigi Alici, presidente dell’Azione Cattolica. L’incontro veronese si pone alcuni obiettivi precisi: un rinnovato impegno dell’Azione cattolica a servizio della Chiesa di Cristo, attraverso una maggiore sintonia con il cammino tracciato da tutta la Chiesa italiana; l’elaborazione di un contributo associativo all’appuntamento ecclesiale di ottobre, rendendolo non solo un segno ma un vero evento di speranza. Il vescovo Carraro ha parlato di una forza trainante del laicato cattolico, perché - ha detto - c’è bisogno, oggi più che mai, di esemplarità e coraggio e di una cultura che si nutra del Vangelo. Nel pomeriggio, sono previsti gli interventi in cattedrale del teologo Franco Brambilla e del presidente dell’Azione cattolica Alici. L’incontro si concluderà il primo maggio, festa del lavoro, con una celebrazione eucaristica in cattedrale e con la presentazione dei risultati di una indagine nazionale promossa dal Movimento lavoratori di Azione Cattolica sui rapporti tra mondo pastorale e mondo del lavoro in Italia. Saranno presenti l’ex segretario della Cisl, Savino Pezzotta, e l’economista, Stefano Zamagni.

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“CAMMINATE SULLA VIA DELLA SANTITÀ”: È IL TEMA DEL MEETING DEDICATO

AI GIOVANI ORGANIZZATO A SAN GIOVANNI ROTONDO DAI FRATI CAPPUCCINI.

FINO AL PRIMO MAGGIO, MOMENTI DI PREGHIERA E DI FESTA PER RIFLETTERE

SULLA TESTIMONIANZA DI PADRE PIO

 

SAN GIOVANNI ROTONDO. = Camminare sulla via della santità percorrendo la strada tracciata da Padre Pio: è l’opportunità che i frati cappuccini della Provincia di Sant’Angelo e Padre Pio vogliono offrire ai giovani che oggi si radunano a San Giovanni Rotondo per un meeting. Tre le giornate che il Segretariato vocazionale dei religiosi della Provincia di Foggia ha organizzato con momenti di riflessione, preghiera e dibattiti. I giovani si raduneranno questo pomeriggio, poi alle 21, nella chiesa di San Pio da Pietrelcina, dove si svolgerà una liturgia di accoglienza cui seguirà una fiaccolata ed una festa. Ricca di appuntamenti la giornata di domani che comincerà con la preghiera del mattino cui seguiranno una catechesi, una tavola rotonda e la Messa presieduta da mons. Domenico D’Ambrosio, arcivescovo di Manfredonia-Vieste- San Giovanni Rotondo e delegato della Santa Sede per il Santuario e le opere di San Pio. La sera prevede un talk show con la partecipazione di svariati rappresentanti del mondo della cultura e dello spettacolo come Alda Merini, Carlo Giovannardi, Gigi D’Alessio; con loro i giovani si potranno confrontare con un dialogo diretto. E il primo maggio, dopo il musical “Chiara di Dio”, che vede la partecipazione di 40 artisti, la liturgia dell’arrivederci. (T.C.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

29 aprile 2006

 

                                                                                          

- A cura di Eugenio Bonanata -

 

E’ partito in mattinata dall’Iraq l’aereo che trasporta le salme dei tre militari italiani caduti giovedì scorso a Nassirya. L’arrivo è atteso all’aeroporto militare di Ciampino intorno alle 16.00. Il nostro servizio:

 

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I feretri, avvolti nel tricolore, hanno ricevuto l’ultimo commosso saluto da parte dei compagni e delle massime autorità irachene della provincia. I funerali si svolgeranno martedì mattina nella chiesa di Santa Maria degli Angeli a Roma, mentre la camera ardente sarà allestita all’ospedale militare del Celio. La prognosi è sempre riservata per il quarto militare italiano ferito nell’attentato: fonti militari specificano che bisogna aspettare qualche giorno per conoscere l’evoluzione del quadro clinico che resta stazionario. Intanto la procura di Roma ha ordinato per stasera le autopsie sulle salme per recuperare eventuali reperti necessari per lo sviluppo delle indagini. Secondo la magistratura l’attentato era prevedibile, visto che nei giorni scorsi sono stati diversi i tentativi di colpire il contingente italiano. Si lavora anche per accertare l’attendibilità delle tre diverse rivendicazioni giunte nelle scorse ore in Internet. Dietro i gruppi che firmano i documenti aleggia l’ombra di al Zarqawi, il leader di Al Qaeda in Iraq, che proprio di recente aveva invitato gli iracheni alla guerra santa contro i ‘crociati’. Un invito rinnovato stanotte anche dal numero due di Al Qaeda, Al Zawahiri, il quale in un nuovo video ha affermato che la resistenza irachena “ha spezzato le reni all’America” attraverso ben 800 operazioni di martirio condotte in tre anni nel Paese arabo. Il vice di Bin Laden si è poi rivolto all’esercito del Pakistan esortando la distruzione del regime del presidente Musharraf. Sul terreno, infine, quattro persone, tra cui tre agenti di polizia, sono morti in diversi attacchi, mentre sembra essere tornata la calma a Baquba, a nord di Baghdad, dopo due giorni di intensi scontri tra esercito e insorti costati la vita a circa 70 persone.

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Si apre un vuoto diplomatico nello scenario mediorientale. L’inviato per il Medio Oriente, James Wolfensohn, avrebbe ormai deciso di non chiedere la riconferma dell’incarico che gli era stato affidato un anno fa dal Quartetto, composto da Stati Uniti, Unione Europea, Russia e ONU. Secondo un suo assistente, a spingerlo all’abbandono sarebbe stata la radicalizzazione del confronto tra i palestinesi e i Paesi occidentali da quando Hamas è giunto al potere. Intanto quattro razzi artigianali lanciati dal Nord della Striscia di Gaza sono esplosi nella  notte in territorio israeliano senza provocare vittime. Secondo fonti militari, l’artiglieria israeliana avrebbe risposto al fuoco.

 

Il Pakistan ha sperimentato un nuovo missile balistico capace di raggiungere obiettivi a 2000-2500 chilometri di distanza e di trasportare testate nucleari. Lo hanno affermato fonti militari sottolineando che il test ha avuto “risultati rilevanti”. In una nota, il governo di Islamabad ha precisato che la strategia militare pakistana “è una garanzia di pace per la regione”. Il premier Shaukat Aziz ha assistito al lancio che si è tenuto in una località segreta.

 

Le forze di sicurezza egiziane hanno arrestato due uomini sospettati di aver portato i kamikaze sul luogo dei tre attentati che a Dahab, lunedì scorso, hanno provocato 18 morti. Lo riferisce l'agenzia di stampa egiziana Mena, specificando che si tratta di un egiziano e di un palestinese. Finora per gli attacchi di Dahab sono state arrestate 30 persone in Egitto.

 

In Italia: Fausto Bertinotti è il nuovo presidente della Camera. Il leader di Rifondazione comunista ha ottenuto questa mattina 337 voti. Ne bastavano 305 per raggiungere la maggioranza assoluta necessaria dalla quarta votazione. Intanto è in corso la terza votazione al Senato, dove è sempre aperta la sfida tra Marini e Andreotti, ma dove il clima resta surriscaldato dopo la tesissima giornata di ieri, protrattasi fino a tarda notte. Servizio di Giampiero Guadagni.

 

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E’ iniziato con una dedica agli operai e un omaggio non formale al suo predecessore Pier Ferdinando Casini il discorso di insediamento di Fausto Bertinotti come presidente della Camera. Un discorso breve, una decina di minuti in tutto, ma di largo respiro con l’assicurazione del rispetto per ogni parte politica e il richiamo ai valori del 25 aprile e del Primo Maggio, della Costituzione e della pace. Commosso il ricordo degli ultimi morti italiani a Nassirya, sottolineato dall’applauso di tutti i deputati che hanno poi osservato in piedi un momento di silenzio. L’elezione di Bertinotti è arrivata alla quarta votazione, nella quale cento preferenze sono andate anche al presidente DS, Massimo D’Alema, che peraltro nei giorni scorsi aveva rinunciato alla sua candidatura. Va sottolineato che al momento della proclamazione ufficiale del risultato l’applauso dell’assemblea di Montecitorio è stato unanime. Pochi minuti prima, erano le 11 e 35, al passaggio decisivo dello scrutinio era scattato dai banchi del centrosinistra un applauso quasi liberatorio. In considerazione, certamente, di quanto avviene invece al Senato, dove si sta giocando la partita più importante, con la sfida tra il candidato del centrodestra Giulio Andreotti e quello dell’Unione Franco Marini, che ieri non ha raggiunto il quorum per un soffio.  La votazione di oggi è stata preceduta dalla continuazione della battaglia procedurale, con la CDL che giudica faziosa la gestione delle sedute da parte del presidente provvisorio, Oscar Luigi Scalfaro. “Uno spettacolo indecente”, commentano Berlusconi e Fini. Ieri due votazioni più una annullata. Una giornata caratterizzata da decisive schede contestate e poi dichiarate nulle. Ad esempio: in cinque casi verificatisi in due votazioni distinte il nome di battesimo di Marini è stato scritto Francesco e non Franco. Difficile pensare a semplici errori, più facile pensare a una sorta di messaggi in codice al governo che sta per nascere da parte di alcune forze politiche che si sentono trascurate. Quanto avviene al Senato rispecchia la divisione emersa in occasione del voto. E conferma la difficile governabilità dell’Italia. Una situazione che preoccupa molto l’Europa, che considera la stabilità politica condizione necessaria per la ripresa economica.

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Uno dei presunti terroristi più ricercati in Asia, Noordin Top, è sfuggito ad un blitz della polizia a Giava, in Indonesia. Lo ha affermato un portavoce della sicurezza specificando che nell’operazione due suoi collaboratori sono morti. L’uomo è considerato una figura chiave nell'organizzazione della Jemaah Islamiyah, che è ritenuta responsabile dell'attentato di Bali del 2002, degli attacchi contro un hotel di Giakarta nel 2003 e contro ristoranti a Bali nel 2005. L’organizzazione, secondo gli esperti, potrebbe avere legami con al Qaida.

 

Il parlamento nepalese è tornato ieri a riunirsi per la prima volta da quattro anni. L’anziano premier designato, Koirala, non ha preso parte alla riunione perché ammalato. Tuttavia, è stato letto un messaggio nel quale Koirala propone l’indizione di nuove elezioni e la ricerca del dialogo con i ribelli maoisti. Prima dell'inizio della seduta, la Camera ha osservato due minuti di silenzio per le vittime delle proteste di piazza delle ultime settimane.

  

La Cina potrà condurre studi per la ricerca di giacimenti petroliferi in Kenia. E’ quanto stabilito da un’intesa fra i due Paesi raggiunta nel corso della visita a Nairobi del presidente cinese Hu Jintao. Secondo un comunicato ufficiale, sono stati siglati altri accordi per rafforzare la già importante cooperazione nei settori di agricoltura, energia, medicina e tecnologia. Il presidente cinese, all’ultima tappa del suo tour africano, è giunto ieri sera dalla Nigeria dove ha firmato un accordo per lo sfruttamento petrolifero di un valore di quattro miliardi di dollari.

 

Il vicepresidente del Malawi, Chilumpha, è stato arrestato con l’accusa di alto tradimento e cospirazione contro il governo. Lo rendono noto fonti ufficiali. In questo modo precipita la crisi tra il presidente della repubblica, Bingu wa Mutharika, e il suo vice. L’arresto rischia di far esplodere lo scontro anche in considerazione del fatto che Chilumpa è musulmano e gode del monolitico appoggio dei circa 3 milioni di musulmani.

 

ULTIM’ORA

 

Franco Marini e' il nuovo presidente del Senato. Lo ha proclamato eletto, al termine della terza  votazione il presidente provvisorio Oscar Luigi Scalfaro. A  Marini sono andati 165 voti, tre più del quorum previsto. Giulio Andreotti ha ottenuto invece 156 voti. Mentre una scheda  era bianca. Hanno partecipato alla votazione tutti i 322 senatori aventi diritto. ''Permettetemi di rivolgere un  pensiero commosso ai caduti di Nassirya”. Queste le prime parole del neo eletto presidente del Senato Franco Marini in apertura del suo discorso di insediamento.

 

 

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