RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 118  - Testo della trasmissione di venerdì 28  aprile 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La mancanza di amore causa prima del dissolvimento dei matrimoni e della diminuzione delle nascite nei Paesi industrializzati: così il Papa nel messaggio alla Pontificia Accademia per le Scienze Sociali, da oggi riunita in Vaticano per la sua 12.ma Assemblea plenaria. Ai nostri microfoni, il prof. Pierpaolo Donati

 

La Chiesa avrà presto 4 nuovi Santi e 57 nuovi Beati. Tra questi, numerosi i religiosi  uccisi in odio alla fede durante la guerra civile spagnola. Tra i prossimi Santi figura il sacerdote napoletano Filippo Smaldone, apostolo dei sordomuti

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Il dolore del Papa per i morti di ieri a Nassiriya. Oggi in Iraq c’è l’ennesimo bollettino di sangue: almeno 60 i morti. Intervista con il patriarca di Babilonia dei Caldei, Emmanuel Delly

 

Africa, grande speranza della Chiesa: ne parliamo con mons. Charles Palmer-Buckle

 

Concluso ieri a Washington l’incontro mondiale delle religioni per la pace: con noi Alberto Quattrucci

 

Si celebra oggi la Giornata mondiale per la sicurezza e la salute sul posto di lavoro. La riflessione di Claudio Lenoci

 

Assegnato ieri a Roma il Premio cinematografico Charlie Chaplin:  ce ne parla Mino Argentieri

 

CHIESA E SOCIETA’:

        La Commissione nazionale giustizia e pace della Chiesa in Pakistan chiede al governo che prima ratifichi i trattati internazionali e poi si candidi al Consiglio dell’ONU per i diritti umani

 

        Prosegue nel continente africano il pellegrinaggio della croce, simbolo delle Giornate mondiali della gioventù

 

        L’ONU taglia in Guinea gli aiuti ai campi dei rifugiati liberiani ed i fondi destinati alle scuole

 

        E’ una donna il nuovo presidente supremo del Tribunale federale del Brasile

        In corso a Pavia la XXXVIII settimana agostiniana  

 

        Da domani a Roma la XXV Mostra europea del turismo e delle tradizioni culturali

 

24 ORE NEL MONDO:

L’Iran non cede all’ultimatum dell’ONU e proseguirà i suoi programmi nucleari

 

Insediate oggi in Italia le Camere: aperta la 15ma legislatura

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

28 aprile 2006

 

LA MANCANZA DI AMORE CAUSA PRIMA DEL DISSOLVIMENTO DEI MATRIMONI

E DELLA DIMINUZIONE DELLE NASCITE NEI PAESI INDUSTRIALIZZATI: COSI’ IL PAPA

NEL MESSAGGIO ALLA PONTIFICIA ACCADEMIA PER LE SCIENZE SOCIALI,

DA OGGI RIUNITA IN VATICANO PER LA SUA 12.MA ASSEMBLEA PLENARIA

- Con noi il prof. Pierpaolo Donati -

 

I bambini sono “spesso i primi a subire le conseguenze” di un’ “eclisse di amore e speranza”. E’ il richiamo di Benedetto XVI che, in un messaggio alla Pontificia Accademia per le Scienze Sociali, si sofferma sui problemi che affliggono oggi l’infanzia e sulle cause del cosiddetto fenomeno delle culle vuote. Il documento del Papa è indirizzato alla prof.ssa Mary Ann Glendon, presidente della Pontificia Accademia, in occasione della 12.ma assemblea plenaria che ha preso il via oggi in Vaticano sul tema “Gioventù che scompare? Solidarietà con i bambini e i ragazzi in un’epoca turbolenta”, per concludersi il prossimo 2 maggio. Ma torniamo al messaggio del Papa con il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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 In un’età turbolenta, è la denuncia del Papa, ai più piccoli manca spesso la guida morale da parte del mondo adulto, a detrimento “del loro sviluppo intellettuale e spirituale”. Molti bambini, avverte, “crescono in una società che ha dimenticato Dio e la dignità innata di ogni persona umana”. Non solo, il Papa afferma che di fronte ai processi di globalizzazione, i bambini sono sovente “esposti ad una visione semplicemente materialistica dell’universo e della vita”. Ma i giovani, ribadisce, sono per natura “aperti al trascendente”. I bambini devono innanzitutto ricevere amore, è l’appello del Pontefice, affinché “si rendano conto che non sono sulla terra per caso, ma grazie ad un dono che è parte del piano d’amore di Dio”. Per questo, i genitori e gli educatori sono chiamati a scegliere un progetto di vita che distingua “tra verità e falsità, tra bene e male, tra giustizia e ingiustizia”.

 

Nel messaggio, il Papa si sofferma anche sull’invecchiamento della popolazione nelle società dei Paesi industrializzati. Fenomeno, questo, accompagnato dalla mancanza di un sufficiente numero di giovani che rinnovino la popolazione. Benedetto XVI riconosce l’esistenza di diversi e complessi motivi alla base di questa realtà, ma sottolinea che “in ultima istanza le motivazioni sono di natura morale e spirituale”. Sono infatti legate ad un “deficit di fede, speranza e ovviamente amore”. Quindi, riecheggiando la sua Enciclica Deus caritas est, afferma che “l’amore per sua natura guarda all’eterno”. Forse, si legge nel messaggio, proprio la carenza di questa dimensione “creativa” dell’amore spiega perché “molte coppie oggi scelgono di non sposarsi, molti matrimoni falliscono e i tassi di natalità sono diminuiti significativamente”. Il Papa esorta dunque i membri della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali ad assistere “la Chiesa nella sua missione di dare testimonianza di un autentico umanesimo”, illuminato “dalla luce del Vangelo”.

 

Ancora, sul tema della libertà umana avverte che quando questa è messa in pericolo, “i giovani sperimentano la frustrazione e diventano incapaci di impegnarsi per quegli ideali che danno forma alle loro vite come individui e come membri della società”. La libertà interiore, prosegue, “è infatti la condizione per un’autentica crescita umana”. Quanti credono che il Vangelo illumini ogni aspetto della vita, conclude Benedetto XVI, non devono mai dimenticare la fondamentale opposizione tra il bene e il male. La fede “vissuta in pienezza di amore e comunicata alle nuove generazioni”, afferma il Papa, “è un elemento essenziale nella costruzione di un futuro migliore che salvaguardi la solidarietà intergenerazionale”.

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Alla assemblea, riunita nella Casina Pio IV, prendono parte accademici pontifici, esperti e giovani osservatori da varie parti del mondo. Un bilancio dell’assise sarà offerto martedì prossimo alle ore 11,30 con una conferenza nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede. L’evento è stato organizzato dal prof. Pierpaolo Donati dell’Università di Bologna che – intervistato da Giovanni Peduto – si sofferma sui cambiamenti più profondi nella gioventù odierna:

 

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R. – Direi che il cambiamento più forte è che i giovani non riescono a crescere. La società non dà spazio ai giovani per crescere, per diventare adulti, per trovare un lavoro, farsi una famiglia e così via. Quindi c’è un ripiegamento dei giovani in se stessi e quindi una certa tristezza, un passare il tempo in uno stadio giovanile eterno senza mai corealizzare una vera maturità.

 

D. – Come gli adulti possono contattare oggi i giovani?

 

R. – Direi innanzitutto che gli adulti dovrebbero vedere i giovani, nel senso che gli adulti giocano a fare i giovani, assumono il ruolo dei giovani e quindi si  hanno due effetti negativi. Il primo è che invertendo i ruoli sono i giovani che devono educare gli adulti, perfino i bambini ormai in certe famiglie devono educare i genitori che non sanno vivere. L’altra grande situazione è che gli adulti non danno spazio, non si preoccupano di dare spazio ai giovani nella vita sociale, nel lavoro, nelle opportunità di vita.

 

D. – Il Papa ha parlato recentemente della crescente solitudine dei giovani in un mondo dove regna la comunicazione tecnologica…

 

R. – Non c’è dubbio che il mondo della tecnologia, per esempio Internet, apparentemente avvicina i giovani, ma in realtà li isola come succede nelle discoteche. Nelle discoteche si va non per incontrare gli altri ma per essere soli paradossalmente. Direi che il modello è più culturale, cioè il mito dell’individualizzazione. Il ragazzo è educato ad essere libero di pensare come vuole e come crede, a cercare l’autenticità nel proprio io, nel beautiful io che dà una immagine bella di se stesso, ma questo vuol dire mancanza di progettualità, vuol dire quindi solitudine.

 

D. – C’è poi la realtà drammatica dei giovani nei Paesi poveri…

 

R. – Nel convegno noi esamineremo con dei rapporti regionali tutti i continenti. Il continente che desta più preoccupazione è l’Africa, perché le violenze, i bambini coinvolti nella guerra, le epidemie, l’Aids, la povertà estrema stanno uccidendo questo continente. Ma altri continenti, come l’America Latina, hanno degli enormi problemi. L’America Latina ha un debito pubblico enorme che ricadrà sulle nuove generazioni. Quindi si tratta di prendere a carico la situazione in questi continenti anche da parte dei Paesi ricchi.

 

D. – Come far crescere nel mondo la solidarietà con i bambini e i giovani in quest’epoca turbolenta?

 

R. – Ci sono due linee principali. Una, dei diritti. La Carta internazionale dei diritti dei bambini approvata dall’ONU nel 1989 è stata un grosso passo in avanti,ma ha grandi carenze. Non ci sono organismi che sanzionano i comportamenti cattivi. Non c’è modo di far rispettare queste norme. Poi ci sono dei difetti. Non c’è abbastanza difesa della vita nascente. Ci sono criteri generici, tipo l’interesse superiore del minore, che non hanno chiarezza, non ci sono dettagli. C’è una certa marginalizzazione della famiglia. Quindi si tratta di far avanzare questi diritti. Il secondo grande scopo è quello che chiamerei un patto per le generazioni. Bisogna che da un punto di vista culturale delle forze sociali nei singoli Paesi ma anche a livello internazionale si faccia un patto per dare ai giovani di tutto il mondo una speranza di vita e delle opportunità di crescita che non solo materiali, perché i giovani hanno quattro grandi povertà morali, cioè la mancanza di riconoscimento, di accettazione, la mancanza di speranza, la mancanza di amore e soprattutto la povertà di senso. Quello che caratterizza queste generazioni è la povertà di senso. Quindi un grande patto per dare spazio ai giovani e far sì che i loro sogni possano diventare realtà.

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LA CHIESA AVRA’ PRESTO 4 NUOVI SANTI E 57 NUOVI BEATI

 

La Chiesa avrà presto 4 nuovi Santi e 57 nuovi Beati. Stamane infatti  Benedetto XVI ha ricevuto il  cardinale José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi autorizzando il dicastero a promulgare i decreti riguardanti il riconoscimento dei relativi miracoli o del martirio. Sono state inoltre riconosciute le virtù eroiche di 8 Servi di Dio. Tra i prossimi Beati  sono numerosi i religiosi  uccisi in odio alla fede durante la guerra civile spagnola nel 1936.

 

Tra i prossimi Santi figura il sacerdote napoletano Filippo Smaldone, fondatore della Congregazione delle Suore Salesiane dei Sacri Cuori e apostolo dei sordomuti per i quali aprì un istituto a Lecce nel 1885. Giovanni Paolo II lo aveva proclamato Beato  il 12 maggio 1996. Ma veniamo ai decreti che riguardano:

 

- un miracolo, attribuito all’intercessione del Beato Filippo Smaldone, sacerdote diocesano, fondatore della Congregazione delle Suore Salesiane dei Sacri Cuori, nato il 27 luglio 1848 a Napoli  e morto il 4 giugno 1923 a Lecce;

- un miracolo, attribuito all’intercessione del Beato Raffaele Guízar Valencia, vescovo di Veracruz, nato il 26 aprile 1878 a Cotija (Messico) e morto il 6 giugno 1938 a México;

- un miracolo, attribuito all’intercessione della Beata Rosa Venerini, fondatrice della Congregazione delle Maestre Pie Venerini, nata il 9 febbraio 1656 a Viterbo e morta il 7 maggio 1728 a Roma;

- un miracolo, attribuito all’intercessione della Beata Teodora Guérin (al secolo: Anna Teresa), fondatrice della Congregazione delle Suore della Provvidenza di Saint-Mary-of-the-Woods, nata il 2 ottobre 1798 a Etables (Francia) e morta il 14 maggio 1856 a Nemus (Stati Uniti d’America);

- un miracolo, attribuito all’intercessione del Venerabile Servo di Dio Basilio Antonio Maria Moreau, sacerdote e fondatore della Congregazione della Santa Croce, nato l’11 febbraio 1799 a Laigné-en-Belin (Francia) e morto il 27 gennaio 1873 a Le Mans;         

- un miracolo, attribuito all’intercessione del Venerabile Servo di Dio Mariano De La Mata Aparicio, sacerdote professo dell’Ordine di Sant’Agostino, nato il 31 dicembre 1905 a La Puebla de Valdavia (Spagna) e morto il 5 aprile 1983 a São Paulo (Brasile); 

- un miracolo, attribuito all’intercessione della Venerabile Serva di Dio Margherita Maria López De Maturana, fondatrice dell’Istituto delle Suore Mercedarie Missionarie, nata il 25 luglio 1884 a Bilbao, in Spagna, e morta il 23 luglio 1934 a San Sebastián;

- il martirio  dei Servi di Dio Croce Laplana Y Laguna, vescovo di Cuenca, nato il 3 maggio 1875 a Plan de Aragón (Spagna) e morto tra il 7 e l’8 agosto 1936 presso Cuenca, e Ferdinando Español Berdié, sacerdote diocesano, nato l’11 ottobre 1875 ad Anciles (Spagna) e morto fra il 7 e l’8 agosto 1936 presso Cuenca;

- il martirio dei Servi di Dio Narciso Esténaga Echevarría, vescovo di Ciudad Real, nato il 29 ottobre 1882 a Lagroño (Spagna) e morto il 22 agosto 1936 presso Ciudad Real, e 10 compagni;

- il martirio dei Servi di Dio Liberio González Nombela, sacerdote diocesano, nato il 30 dicembre 1896 a Santa Ana de Pusa (Spagna) e morto il 18 agosto 1936 aCruz de Barcience , e 12 compagni del clero diocesano;

- il martirio dei Servi di Dio Eusebio Del Bambino Gesù (al secolo: Ovidio Fernández Arenillas), sacerdote professo dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi, nato il 21 febbraio 1888 a Castilfalé (Spagna) e morto il 22 luglio 1936 a Toledo, e 15 compagni dello stesso Ordine Carmelitano;

- il martirio dei Servi di Dio Felice Echevarría Gorostiaga, sacerdote professo dell’Ordine dei Frati Minori, nato il 15 luglio 1893 a Ceànuri (Spagna) e morto il 21 settembre 1936 ad Azuaga,  e 6 compagni, dello stesso Ordine Francescano;

- il martirio dei Servi di Dio Teodosio Raffaele (al secolo Diodoro López Hernández), religioso professo dell’Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane, nato il 27 ottobre 1898 a Salgüero de Jarros (Spagna) e morto tra il 6 e il 7 agosto 1936 a Boca del Congosto, e 3 compagni dello stesso Istituto;

- il martirio della Serva di Dio Sara Salkaházi, dell’Istituto delle Suore dell’Assistenza, nata l’11 maggio 1899 a Kassa-Košice e morta nel dicembre 1944 a Budapest;

- le virtù eroiche del Servo di Dio Ciriaco Maria Sancha Y Hervas, cardinale di S.R.C., arcivescovo di Toledo, fondatore della Congregazione delle Suore della Carità del Cardinale Sancha, nato il 18 giugno 1833 a Quintana del Pidio (Spagna) e morto il 25 febbraio 1909 a Toledo;

- le virtù eroiche  della Serva di Dio Vincenza Maria Poloni (al secolo Luigia), fondatrice dell’Istituto delle Suore della Misericordia di Verona, nata il 26 gennaio 1802 a Verona ed ivi morta l’11 novembre 1855;

- le virtù eroiche della Serva di Dio Maria Bucchi (al secolo Maria Matilde), fondatrice della Congregazione delle Suore del Preziosissimo Sangue di Monza, nata il 18 maggio 1812 ad Agrate Brianza e morta il 1° marzo 1882 a Monza;

- le virtù eroiche della Serva di Dio Speranza González Puig, fondatrice della Congregazione delle Missionarie Ancelle del Cuore Immacolato di Maria, nata il 19 maggio 1823 a Lleida (Spagna) ed ivi morta il 5 agosto 1885; 

- le virtù eroiche della Serva di Dio Caterina Coromina Agustí, fondatrice dell’Istituto delle Suore Giuseppine della Carità, nata il 19 ottobre 1824 a Santa Eulalia de Pardines (Spagna) e morta l’11 luglio 1893 a Vic;

- le virtù eroiche della Serva di Dio Maria Dolores Márquez Romero De Onoro, fondatrice della Congregazione delle Filippesi Figlie di Maria Addolorata, nata il 23 dicembre 1817 a Siviglia ed ivi morta il 31 luglio 1904;

- le virtù eroiche della Serva di Dio Maria Rosa Flesch (al secolo Margherita), fondatrice della Congregazione delle Suore Francescane di S. Maria degli Angeli, nata il 24 febbraio 1826 a Schönstatt (Germania) e morta il 25 marzo 1906 a Waldbreitbach;

­- le virtù eroiche della Serva di Dio Giuseppina Nicoli, della Società delle Figlie della Carità, nata il 18 novembre 1863 a Casatisma (Italia) e morta il 31 dicembre 1924 a Cagliari.

 

 

ALTRE UDIENZE

 

Benedetto XVI ha ricevuto stamani il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, e mons. Robert James  Carlson, vescovo americano di Saginaw. Sempre nel corso della mattinata, il Papa ha ricevuto la signora Cherie Blair, consorte del premier britannico. Infine, il cardinale Edward Idris Cassidy, presidente emerito del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.

 

         Nel pomeriggio, alle ore 18, il Papa riceverà in udienza l’arcivescovo Angelo Amato, segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina un ampio articolo sull’attentato di ieri a Nassiriya, dal titolo “E’ il tempo del dolore. E’ il tempo della preghiera”. Il telegramma di cordoglio del Santo Padre.

 

Servizio vaticano - Il Messaggio di Benedetto XVI alla Plenaria delle Pontificia Accademia delle Scienze Sociali.

 

Servizio estero - Nucleare: attesa per il rapporto di El Baradei al Consiglio di Sicurezza dell’ONU.

 

Servizio culturale - Un articolo di Franco Patruno dal titolo “La lezione delGrande silenzio’”: la “provocazione culturale” del film di Philip Groning

 

Servizio italiano - La tragedia di Nassiriya. Tutta l’Italia attende di riabbracciare i suoi caduti. Sabato il rientro delle salme dei militari uccisi - Martedì i funerali.  

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

28 aprile 2006

 

IL DOLORE DEL PAPA PER I MORTI DI IERI A NASSIRIYA.

ED OGGI IN IRAQ C’E’ L’ENNESIMO BOLLETTINO DI SANGUE: ALMENO 60 I MORTI

- Il servizio di Fausta Speranza -

 

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         Mentre riferiamo del telegramma con cui il Papa ha espresso il suo profondo dolore per l’uccisione a Nassiriya di 4 militari, tre italiani e un rumeno, dobbiamo riferire di altre decine di persone, 49 insorti, 15 soldati governativi e due civili, che hanno perso la vita anche oggi in Iraq, nella zona  di Baquba (80 km. a nord-est di Baghdad). Nel telegramma stesso, inviato a nome del Papa dal cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, a mons. Angelo Bagnasco, Ordinario militare per l’Italia, si esprime la ferma riprovazione per il nuovo atto sottolineando che si aggiunge alle altre “efferate azioni perpetrate in Iraq”. Nel ricordare che i militari uccisi  a Nassiriya erano impegnati nel “generoso adempimento della missione di pace”, il Papa  definisce l’eccidio un “ulteriore ostacolo sulla via della concordia e della ripresa di quel tormentato Paese”. “Profonda vicinanza spirituale ai familiari delle vittime” viene assicurata da Benedetto XVI per un “così grave lutto che colpisce le forze armate e rumene e le intere rispettive comunità”. E il pensiero del Papa va “alle giovani vite stroncate”, ma anche ai feriti, e ai civili e militari impegnati “nell’arduo compito al servizio della popolazione così provata”.

 

         E dalla Chiesa in Iraq vengono parole di dolore per quello che è stato l’ennesimo fatto di sangue. Ascoltiamo da Baghdad il Patriarca di Babilonia dei Caldei, Sua Beatitudine Emmanuel Delly:

 

R. – Ci dispiace, dispiace a tutti in Iraq, non soltanto a me ma a tutti, cristiani e musulmani che questa povera gente, venuta qua per dare la sicurezza della pace, sia stata uccisa, da chi non sappiamo. La situazione in Iraq è molto tragica. E’ un caos. Ci sono tanti assassinii, tanti morti ogni giorno non soltanto fra gli italiani, ma anche fra i francesi, coreani e in numero ancora maggiore tra gli iracheni, a centinaia. Ogni giorno sono 30, 20, 25 morti assassinati. E’ una situazione tragica. Dalla mattina fino alla sera sentiamo che vengono assassinati tanti iracheni. Prima di ieri, 14 giovani sono stati assassinati e gettati per strada. L’unica cosa che vi chiedo, come capo della Chiesa cattolica in Iraq, è di pregare e far pregare il Signore affinché ci dia la pace, la tranquillità per poter vivere in pace.

 

D. – Di quanto esprime la gente, che ci può dire?

 

R. – Cristiani, musulmani  o anche esponenti di altre espressioni religiose, tutti levano la loro voce al Signore chiedendo la pace e la tranquillità, di far vivere la gente di questo povero e martoriato Paese in pace come era prima. Ecco la voce della gente.

 

         Le salme dei tre militari italiani – il capitano dell’esercito Nicola Ciardelli, 33 anni, il maresciallo capo dei carabinieri Franco Lattanzio, 38 anni, e il maresciallo capo dei carabinieri Carlo De Trizio, 37 anni –  torneranno a Roma domani. Questa mattina nella Basilica di Santa Maria Maggiore è stata celebrata una Messa in suffragio dei caduti officiata dall’arcivescovo Angelo Bagnasco. I funerali dovrebbero svolgersi martedì 2 maggio a Roma. In Italia il cordoglio è unanime, così come in Romania. Il militare romeno ucciso  aveva 28 anni, era sposato e avrebbe terminato la sua missione ai primi di giugno. Faceva parte del contingente inviato da Bucarest per partecipare alle forze di coalizione, che  è di 860 unità.

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AFRICA, GRANDE SPERANZA DELLA CHIESA

- Intervista con mons. Charles Palmer-Buckle -

 

“Il Continente africano è la grande speranza della Chiesa”: è quanto ha detto il Papa incontrando il mese scorso il clero romano in Vaticano. Benedetto XVI in questo primo anno di Pontificato ha prestato una particolare attenzione all’Africa, alle sue ricchezze e alle sue emergenze. In 12 mesi ha incontrato per la visita ad Limina i vescovi di 19 Paesi africani. Ha chiesto l’aiuto della comunità internazionale per le necessità del continente: ma ha anche denunciato gli abusi coloniali che continuano in queste terre così ricche e gli interessi delle grandi potenze che sono spesso dietro i conflitti africani. A questo proposito abbiamo chiesto un commento all’arcivescovo di Accra, mons. Charles Palmer-Buckle che ha appena concluso la visita “ad Limina” con gli altri vescovi  del Ghana. L’intervista è di Sergio Centofanti:

 

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R. – C’è un obbligo molto forte, che pesa sulla Chiesa in Europa e la Chiesa in America, di far pervenire ai governi la voce della Chiesa africana a proposito di queste ingiustizie, di queste guerre causate da interessi geo-politici, al di là di quello che accade in Africa, perché certamente le armi non le fabbrichiamo giù; il commercio di diamanti, di oro eccetera, viene tutto fatto qua, in Europa. Allora: se l’Europa diventasse più giusta nel suo rapporto commerciale, nei suoi rapporti politici a livello di giustizia internazionale, con noi, credo che l’Africa avrà veramente l’occasione di gestire anche quelle ingiustizie all’interno del proprio continente!

 

D. – La povertà e l’AIDS sono sfide grandissime. Come superarle?

 

R. – La povertà, certamente, è una sfida molto grande, e purtroppo anche l’AIDS, la malaria, la tubercolosi e via dicendo … Tutte le malattie, poi, incidono fortemente sulla povertà e la rendono una cosa molto, ma molto grave. Questo, sì. Come si può far fronte a questo? A mio avviso, tramite l’educazione, l’istruzione, la formazione e anche la trasformazione delle persone, perché la povertà, molto spesso, è creata dalla cupidigia dell’uomo, dall’invidia, dall’odio dell’uomo, no? E allora, aiutando le persone, convertendole, possiamo formare un uomo che sia conscio del fatto di essere ricco e che è più ricco quando condivide.

 

D. – C’è un contributo specifico della Chiesa africana alla teologia?

 

R. – Oh, certamente! Certamente: durante il Sinodo per l’Africa, nel 1994, i nostri vescovi hanno preconizzato questo concetto di “Chiesa-famiglia”, per dire che per noi – osservando quello che, purtroppo, accade alla famiglia qui, in Europa – la famiglia è proprio una ricchezza, una virtù da recuperare. L’Africa da già un contributo enorme, in questo. La seconda cosa è la teologia della gioia: vivere la vita nella gioia, anche nella cosiddetta miseria, anche nella cosiddetta povertà. Abbiamo visto, per esempio, che l’Europa, grazie al Signore, ha tutto quel che le occorre, per quanto riguarda le ricchezze materiali; però, qui c’è una povertà tremenda: si vede veramente la solitudine degli anziani, la solitudine dei “barboni”, delle persone che qui non sono bene accolte, ben accette, per esempio gli stranieri, a volte. In questo risiede una povertà enorme; in questo dobbiamo dire che l’Africa ha tanto da dare. Si può essere anche contenti di poco; si può essere contenti perché si ha una ricchezza interiore …

 

D. – Lei ha incontrato il Papa. Che cosa è emerso? Quali le sue impressioni?

 

R. – Ho già avuto tre occasioni di incontrare questo Papa. E’ un uomo che ascolta, ascolta molto e mi ha dato l’impressione di essere pronto a cercare con noi le risposte a questi enigmi della vita, come la povertà, le guerre in Africa, le malattie … E’ pronto a camminare con noi, per cercare le risposte e le soluzioni a questi problemi. Mi sembra un Gesù risorto, che cammina con quei due da Gerusalemme ad Emmaus … Lui è veramente un amico. E’ un padre …

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UN GRANDE MOMENTO DI PREGHIERA E UN APPELLO DI PACE HANNO CONCLUSO IERI L’INCONTRO MONDIALE TRA LE RELIGIONI PER LA PACE DI WASHINGTON,

ORGANIZZATO DALLA COMUNITÀ DI SANT’EGIDIO

 

Si è concluso ieri pomeriggio con un grande momento di preghiera ed un abbraccio di fraternità tra fedeli di diverse confessioni religiose l’incontro mondiale tra le religioni per la pace di Washington. Il sindaco della capitale statunitense ha proclamato il 27 aprile Giornata della pace. E nei due giorni di dialogo organizzati dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla diocesi di Washington è stato formulato un appello di pace che giungerà alle Nazioni di tutti i continenti. Al microfono di Tiziana Campisi il prof. Alberto Quattrucci della Comunità di Sant’Egidio racconta i momenti più intensi della giornata di ieri:

 

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R. – Ieri è stato davvero il giorno di preghiera dei cristiani, nella chiesa della Santa Trinità, e poi i musulmani in una grande sala, e poi gli ebrei, e poi i buddhisti, gli indù, i sikh, gli shintoisti, tutte le religioni orientali, ognuna in un luogo differente ma poi, questi gruppi di preghiera, seguiti da numerosi fedeli, nonostante fosse poi un giorno feriale, un giorno di lavoro, qui, a Washington, si sono tutti incontrati nel meeting point dove c’è stato un bel, significativo, intimo ma anche ufficiale abbraccio di pace tra i cristiani, gli ebrei, i musulmani, ed è stato un avvenimento davvero insolito, anche perché è la prima volta che si vedono i frutti di questo tipo di spirito che poi è lo spirito di Assisi, vent’anni fa. Il sindaco di Washington ha voluto proclamare da ieri, per Washington, e poi estendibile ad altri Stati, il 27 aprile come “Giornata annuale della pace”. Dopo questo, è stato lanciato un “appello” di pace che è emerso dalle giornate di Washington.

 

D. – Il dialogo di queste due giornate di Washington, come può proseguire?

 

R. – Continua in un’amicizia, direi in un’alleanza che è stata stretta qui a Washington, che chiede di essere vissuto e messo in pratica nei diversi Paesi da cui venivano questi rappresentanti. Quindi, ognuno porterà nel suo Paese questo appello, cercherà di viverlo, ma manterrà il contatto con gli altri rappresentanti degli altri Paesi, in un impegno poi concreto e quotidiano. Uomini e donne, pellegrini  e cercatori di pace qui, a Washington, hanno sentito la forza e l’energia di essere insieme, hanno riscoperto nelle proprie radici religiose tutta una forza nuova che veniva proprio dall’incontro con l’altro. E poi, il dialogo è un’arte: la lotta vera al terrorismo non è l’opposizione e il conflitto, ma al contrario, è il dialogo e il dialogo è l’unica forza per opporsi al terrorismo. E poi, una richiesta a tutti: non scambiate mai le religioni per un fattore di divisione, e non credete a chi dice che la religione è un modo di opporsi all’altro, perché al contrario, la religione è un modo per cercare di costruire ponti e quindi legami con l’altro.

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“LAVORO DIGNITOSO – LAVORO SICURO – L’HIV-AIDS”:

È IL TEMA SCELTO DALL’ORGANIZZAZIONE INTERNAZIONALE DEL LAVORO (OIL)

PER L’ODIERNA GIORNATA MONDIALE PER LA SICUREZZA E LA SALUTE

SUL POSTO DI LAVORO

- Con noi, Claudio Lenoci -

 

Prevenire incidenti sul posto di lavoro: con questo intento, l’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) celebra oggi  la Giornata mondiale per la sicurezza e la salute sul posto di lavoro, quest’anno sul tema: “Lavoro dignitoso – lavoro sicuro – l’HIV-AIDS”. Un’iniziativa promossa per la prima volta nel 1989 dall’Associazione dei lavoratori americani e canadesi per commemorare le vittime del lavoro, riconosciuta, poi, dall’ONU nel 2001. Dell’importanza della Giornata e dei dati che fotografano la situazione attuale, ci parla, al microfono di Roberta Moretti, il direttore dell’OIL Italia, Claudio Lenoci:

 

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R. – Dedicare la Giornata al tema della sicurezza e della salute sul posto di lavoro, è una questione fondamentale; nel senso che non ci può essere lavoro dignitoso senza la preoccupazione principale di garanzia al lavoratore, sicurezza e salute sul posto di lavoro. Esistono delle stime rilevate anche dall’Organizzazione internazionale del lavoro che parlano, purtroppo, ancora di circa 6 mila persone che ogni giorno muoiono in seguito ad incidenti sul lavoro o per malattie professionali. Per quanto riguarda l’Italia, l’anno scorso i dati parlavano di un decremento rispetto al 2004, ma si tratta di decrementi ancora lievi che fanno capire quanto c’è da fare in questa direzione.

 

D. – In che modo si lega la questione della sicurezza sul posto di lavoro con il tema dell’AIDS?

 

R. – Questa tematica riguarda soprattutto i Paesi dell’Africa subsahariana, ma anche i Paesi asiatici. C’è un vero e proprio codice di condotta emanato dalla nostra organizzazione, che rappresenta delle linee-guida a cui ci si deve attenere per poter prevenire il diffondersi di questa terribile malattia sui posti di lavoro, ma questa nostra iniziativa è tesa soprattutto a evitare che nei confronti di questi lavoratori ci sia una vera e propria campagna di discriminazione.

 

D. – Parliamo di norme. Ci sono nel mondo Paesi in cui non esistono regolamentazioni, oppure il problema è il mancato rispetto di quelle esistenti?

 

R. – E’ evidente che i Paesi industrializzati, quelli che hanno adottato le legislazioni del lavoro in linea con le convenzioni internazionali dell’OIL, laddove esiste anche un maggiore controllo da parte delle organizzazioni sindacali e una maggiore sensibilità degli imprenditori, hanno meno problemi dei Paesi in via di sviluppo, laddove le legislazioni sul lavoro non sono mirate in questa direzione o, addirittura, possono anche essere mancanti. Però, esiste anche un altro problema: cioè, non basta ratificare una Convenzione o adottare una legge nazionale di prevenzione e di sicurezza, ma occorre poi darle corpo. E questo molte volte potrebbe non accadere anche in Paesi industrializzati.

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ASSEGNATO IERI A ROMA IL PREMIO CINEMATOGRAFICO “CHARLIE CHAPLIN”

- Intervista con Mino Argentieri -

 

Per iniziativa della Biblioteca del Cinema “Umberto Barbaro” è ritornato in vita il premio cinematografico annuale “Charlie Chaplin”, che è stato assegnato ieri sera nel corso di una manifestazione svoltasi alla Casa del Cinema di Roma. Tra i premiati, il critico e studioso di cinema il gesuita Padre Virgilio Fantuzzi. Il servizio è di Luca Pellegrini:

 

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Un premio di cinema intitolato ad un grande artista del passato, Charlie Chaplin. Per iniziativa della Biblioteca dedicata ad Umberto Barbaro, intellettuale e critico cinematografico morto a Roma nel 1959, e della Rivista “Cinemasessanta”, torna a vivere dunque un premio – collegato alle tre massime cariche dello Stato italiano: Presidenza della Repubblica, Camera e Senato – assegnato annualmente a tre personalità che nel campo della settima arte si sono messe in evidenza per creatività, studio, ricerca, organizzazione. Al Direttore della Biblioteca “Barbaro”, Mino Argentieri, abbiamo chiesto come è stato costituito il Premio e perché è intestato proprio all’indimenticabile Chaplin:

 

“Il Premio ha avuto origine nel 1960; era un “Chaplin” d’oro che venne poi assegnato in quel periodo a Visconti per “Rocco e i suoi fratelli”, Fellini per “La dolce vita” e Antonioni per “L’Avventura”. E’ rimasto intitolato a Chaplin perché noi in Chaplin abbiamo visto non solo un grande regista, ma uno dei più grandi poeti del Novecento”.

 

Insieme a due importanti e famosi premiati, i registi Luigi Comencini e Ettore Scola, troviamo un critico cinematografico come padre Virgilio Fantuzzi, saggista della “Civiltà Cattolica”. Perché è stato scelto questo studioso gesuita?

 

“Noi l’abbiamo giudicato come critico tenendo conto anche che è un docente universitario e che ha ispirato il suo lavoro, la sua critica a un’alta idea di cinema; e poi, perché in quanto critico abbiamo ravvisato in lui un osservatore, un analista sottile, così acuto nei giudizi, negli apprezzamenti, aperto nei confronti degli orizzonti culturali della modernità; lo abbiamo sempre sentito intelligentemente nemico di ogni forma di censura, quindi sempre autonomo e rigoroso, attento ai valori formali dell’opera d’arte e poi, fiducioso: fiducioso nella possibilità che si rafforzi la parte più esigente e motivata del pubblico”.

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CHIESA E SOCIETA’

28 aprile 2006

 

 

I VESCOVI PAKISTANI SCRIVONO AL GOVERNO CANDIDATOSI AL CONSIGLIO PER

I DIRITTI UMANI DELL’ONU E CHIEDONO ANZITUTTO IL RISPETTO DEI DIRITTI UMANI NEL PAESE. LA COMMISSIONE GIUSTIZIA E PACE DELLA CHIESA LOCALE: “PRIMA

LA RATIFICA DEI TRATTATI INTERNAZIONALI, POI LA CANDIDATURA”

 

LAHORE. = La Commissione nazionale Giustizia e Pace della Chiesa cattolica pakistana chiede al governo di aumentare la sua credibilità e di assumersi impegni precisi alla luce della propria candidatura al Consiglio per i diritti umani dell’ONU. “Il governo – scrive in una nota mons. Lawrence Saldanha, arcivescovo di Lahore e presidente della Commissione, di cui dà notizia l’agenzia Asianews – si è auto-candidato a far parte del Consiglio per i diritti umani che si formerà questa estate alle Nazioni Unite. D’altro canto, gli impegni che si è assunto il 25 aprile per proteggere i diritti umani sono così vaghi ed insufficienti che mettono a rischio l’interesse nazionale”. “Questi impegni – continua la nota, cofirmata dal segretario della Commissione, Peter Jacob  - riflettono un’attitudine a non impegnarsi nei confronti dei diritti umani, dato che il Pakistan stesso non ha sottoscritto importanti trattati internazionali in materia come la Convenzione ONU contro le torture o l’Accordo internazionale sui diritti civili e politici”. Inoltre “il Paese ha sottoscritto con riserva la Convenzione contro la discriminazione delle donne e quella sui diritti dei minori, gesto che danneggia i diritti degli interessati e compromette i diritti di tutti”. Mons. Saldanha sottolinea inoltre la necessità di formare istituzioni nazionali sui diritti umani che siano credibili ed indipendenti, tra cui un organismo per la tutela dei minori. (T.C.)

 

 

INIZIATO A DAKAR DURANTE LA SETTIMANA SANTA, PROSEGUE, NEL CONTINENTE

AFRICANO, IL LUNGO PELLEGRINAGGIO DELLA CROCE SIMBOLO DELLE GMG.

 L’EVENTO STA COINVOLGENDO UN GRAN NUMERO DI CRISTIANI

 

Dakar. = Grande entusiasmo per l’arrivo della Croce delle Giornate Mondiali della Gioventù a Dakar, in Senegal. “Un evento eccezionale che ha coinvolto tutta la comunità cristiana”, ha riferito all’agenzia Fides padre Giuseppe Giordano, direttore delle Pontificie Opere Missionarie del Senegal. Il simbolo delle GMG ha iniziato il suo pellegrinaggio nel continente africano durante la Settimana Santa.La Croce - ha dichiarato padre Giordano - è giunta nella parrocchia dell’aeroporto di Dakar il Martedì Santo e il Venerdì Santo è stata trasferita a San Paolo con una processione molto partecipata”. “Questa gradita visita - ha aggiunto il sacerdote - ha rinvigorito la fede dei cattolici, in minoranza rispetto alla maggior parte della popolazione che è di fede musulmana”. L’arrivo della Croce durante uno dei periodi più intensi dell’anno liturgico ha dato ai cattolici senegalesi ancora più slancio dando vita ad un incremento di fedeli alle celebrazioni liturgiche. “In genere qui a Dakar le parrocchie fanno fatica ad accogliere tutti i fedeli che si accostano al Sacramento della Confessione e ai riti pasquali” ha detto ancora il direttore delle Pontificie Opere Missionarie, e per la presenza della Croce delle GMG, oltre ai tanti cattolici, diversi sarebbero stati anche i musulmani che di solito seguono le cerimonie religiose della Settimana Santa come segno di attenzione nei confronti dei loro fratelli cristiani. Dopo il Senegal, la Croce sarà in Guinea Bissau, Ghana, Togo, Niger, Camerun, Congo, Burundi, Kenya ed altri Paesi. (S.C.)

 

 

L’ONU TAGLIA IN GUINEA GLI AIUTI AI CAMPI DEI RIFUGIATI LIBERIANI E

I FONDI RISERVATI ALLE SCUOLE. IL JESUIT REFUGEES SERVICE DENUNCIA L’AUMENTO

DELLE GIOVANI COSTRETTE A PROSTITUIRSI PER POTER PAGARE I PROPRI STUDI

 

CONAKRY. = Aumenta in Guinea il numero delle donne costrette a prostituirsi nei campi per i rifugiati liberiani. La causa sarebbe anche il taglio degli aiuti internazionali destinati alle scuole dei rifugiati nel sud del Paese. Secondo l’organizzazione Jesuit Refugees Service (JRS) la diminuzione dei fondi riservati all’istruzione avrebbe incoraggiato molte giovani donne a prostituirsi al fine di poter finanziare i propri studi. A determinare la sospensione dei supporti forniti dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite (UNHCR), scrive l’agenzia Fides, è stato l’impiego delle risorse per le necessità di sviluppo in Liberia. Una misura adottata anche al fine di incoraggiare il rimpatrio dei rifugiati liberiani. Molte sono state le proteste dei rifugiati senza reddito che lamentano la grave situazione in cui vivono tante ragazze che si espongono al pericolo dell’AIDS e ad altre infezioni. “Siamo consapevoli di questa tendenza in crescita – ha detto suor Maria Irizar, direttore del JRS Guinea – i rifugiati si trovano in una situazione molto difficile. Alcune famiglie non si sentono ancora pronte a tornare a casa. Contemporaneamente, però, alcuni servizi nei campi, come l’istruzione secondaria, vengono interrotti per concentrare i fondi in progetti di ricostruzione in Liberia”. (S.C.)

 

 

Ellen Gracie Northfleet È IL NUOVO PRESIDENTE SUPREMO DEL TRIBUNALE

FEDERALE DEL BRASILE. per la prima volta in 177 ANNI DI STORIA DEL PAESE

una donna riveste l’incarico

 

RIO DE JANEIRO. = Per la prima volta in Brasile, dopo 177 anni, una donna, Ellen Gracie Northfleet, si è insediata alla presidenza del Supremo Tribunale Federale (Stf). “Ho piena coscienza del significato simbolico di questo momento - ha riferito all’agenzia MISNA la neopresidente durante la cerimonia d’investitura - mi piacerebbe che tutte le donne del Paese si sentissero partecipi. È una priorità - ha aggiunto - che tutti i cittadini abbiano facile accesso ai tribunali e che le sentenze siano rapide”. Gracie, avvocato di 58 anni, originaria di Rio de Janeiro, con l’elezione del 15 marzo scorso, è divenuta la quarta personalità in linea di successione in caso di assenza del Capo dello Stato. Già presidente del Tribunale Superiore Elettorale, per due anni guiderà anche il Consiglio nazionale di Giustizia, affiancata dal giudice Gilmar Mendes, vice-presidente del STF. Nel corso della sua carriera Gracie si è battuta per i diritti delle donne, sostenendo, sulla base di un’ampia documentazione, che queste solitamente sono punite più severamente dalla legge rispetto agli uomini. (S.C.)

 

 

A PAVIA, GIORNATE DI STUDIO SU “LA CITTÀ DI DIO” DI SANT’AGOSTINO NELLA

SETTIMANA IN CUI SI RICORDA LA CONVERSIONE DEL GRANDE DOTTORE DELLA CHIESA.

NELLA BASILICA DI SAN PIETRO IN CIEL D’ORO LE RELIQUIE

DEL SANTO IN ESPOSIZIONE FINO A DOMENICA

 

PAVIA. = “Se tu lo comprendi, allora non è Dio”: su questo tema, tratto dal sermone 52 di Sant’Agostino, si sta svolgendo a Pavia la XXXVIII settimana agostiniana, un convegno di studi che ogni anno propone riflessioni sugli scritti del vescovo d’Ippona. La “Lectio Augustini”, organizzata annualmente nella settimana del 24 aprile, giorno in cui Agostino fu battezzato - nell’anno 387 - e ricordato come festa della sua conversione, intende favorire una maggiore conoscenza delle opere del grande dottore della Chiesa. Voluti dalla Provincia Agostiniana d’Italia, dai religiosi agostiniani della basilica di San Pietro in Ciel d’Oro di Pavia, dove sono custodite le reliquie di Sant’Agostino, dalla diocesi e dall’università di Pavia, gli incontri di quest’anno propongono la lettura dei libri XIV, XV e XVI de “La città di Dio”, il trattato più vasto del Padre della Chiesa dove confluiscono le sue qualità di esegeta e filosofo ed emerge la sua teologia della storia in cui viene sintetizzata la visione dell’uomo. Fino a domenica, nella basilica di San Pietro in Ciel d’Oro, resta in esposizione l’urna contenente le spoglie del Santo africano e vi è anche l’opportunità di riflettere, conoscere e vivere la sua spiritualità attraverso celebrazioni, momenti di preghiera e recital. (T.C.)

 

 

DA DOMANI A ROMA LA XXV MOSTRA EUROPEA DEL TURISMO E DELLE TRADIZIONI

 CULTURALI QUEST’ANNO DEDICATA ALLA CROCE COME SIMBOLO DI FEDE E ARTE

 

ROMA. = Sulla croce come simbolo di fede e arte per l’umanità ma anche di quei valori umani e universali basati sulla dignità e sul rispetto reciproco, viene inaugurata domani a Roma, a Castel Sant’Angelo, la XXV mostra europea del turismo e delle tradizioni culturali. Realizzata dal Fondo edifici di Culto del Viminale sarà aperta dal ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu. Fino al 30 maggio saranno in esposizione capolavori custoditi da regioni, province e comuni italiani tra cui un crocifisso in legno proveniente dalla chiesa romana di S. Ambrogio della Massima, realizzato nel XIII secolo da un ignoto autore di ambito francese e una pianeta in seta con ricami in filo d'oro che arriva dalla chiesa di Sant'Andrea della Valle, sempre di Roma, databile tra il XIX e il XX secolo. Tra i pezzi recentemente restaurati il crocifisso della chiesa di Sant'Agostino degli Scalzi a Napoli e quello della parrocchia di Fenis in Valle D’Aosta. Un’intera sezione sarà dedicata alle opere d’arte ritrovate dalle forze dell’ordine. Tra queste la “Veduta del Canal Grande da palazzo Balbi” del Canaletto e la “Madonna in trono con bambino” del Pinturicchio. (T.C.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

28 aprile 2006

       

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Entra nel vivo la questione nucleare iraniana: scade infatti oggi l’ultimatum imposto dall’ONU all’Iran per sospendere le operazioni di arricchimento dell’uranio. Nel pomeriggio, il direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA), Mohammed El Baradei, trasmetterà al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il suo rapporto sul programma nucleare della Repubblica islamica. Ma il presidente iraniano Ahmandinejad ha già ribadito di non temere risoluzioni da parte delle Nazioni Unite. Il nostro servizio:

 

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Fonti diplomatiche hanno rivelato che nel rapporto di El Baradei si denuncia il mancato rispetto, da parte del governo di Teheran, delle istanze avanzate dall’ONU e dall’AIEA sulle attività di arricchimento dell’uranio. Ma l’imminente presentazione del dossier non sembra comunque scalfire la rigida posizione della Repubblica islamica: l’Iran ha già annunciato, infatti, che non si adeguerà alle richieste di un’eventuale risoluzione dell’ONU. Il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, ha anche rilanciato le ambizioni atomiche di Teheran e ha dichiarato che l’Iran può diventare una superpotenza mondiale. “Il nostro programma nucleare – ha precisato stamani Ahmadinejad – potrebbe cambiare gli equilibri del mondo”. Il capo di Stato iraniano ha aggiunto, poi, che le attività atomiche della Repubblica islamica non hanno fini militari e non rappresentano una minaccia per la sicurezza globale. Ma la comunità internazionale teme che le ricerche e le attività nucleari dell’Iran siano finalizzate alla costruzione di armi atomiche. Per scongiurare questo rischio, l’amministrazione americana chiede di adottare una risoluzione che preveda sanzioni economiche e non escluda l’uso della forza. Il segretario di Stato americano, Condoleeza Rice, ha spiegato inoltre che il rifiuto di Teheran a sospendere le proprie attività

atomiche, impone azioni decise. Per questo, Stati Uniti e Francia hanno sollecitato le Nazioni Unite, durante la riunione dei ministri degli Esteri della NATO tenutasi ieri a Sofia, ad agire rapidamente e con fermezza. Una posizione più morbida è invece quella assunta da Cina, Germania e Russia che hanno indicato una priorità: trovare una soluzione diplomatica senza l’adozione di misure restrittive contro l’Iran.

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Un appello ai combattenti talebani affinchè mettano fine alle violenze in Afghanistan. Lo ha lanciato, stamani, il presidente del Paese asiatico, Hamid Karzai, che ha anche chiesto ai miliziani di unirsi alle forze governative per contribuire alla ricostruzione dell’Afghanistan. “Voglio che tornino con noi, con le loro armi, e si mettano al servizio dei loro connazionali”, ha dichiarato Karzai.

 

L’aiuto finanziario ai palestinesi “deve essere mantenuto per ragioni

umanitarie e politiche”. Lo ha affermato il capo di Stato francese, Jacques Chirac, incontrando il presidente palestinese Abu Mazen. Durante l’incontro, Chirac ha anche detto che la distribuzione degli aiuti, oltre ad essere “giusta ed imparziale”, deve essere coordinata “in stretto collegamento con il presidente dell’Autorità nazionale palestinese”. Il presidente francese ha precisato, poi, che la Francia proporrà la creazione di un fondo fiduciario gestito dalla Banca mondiale per pagare gli stipendi agli oltre 160 mila dipendenti dell’amministrazione palestinese.

 

In Israele, intanto, si è sciolto ieri il nodo sulla formazione del nuovo governo israeliano: il partito di centro Kadima, del premier Ehud Olmert, ha raggiunto infatti un accordo con i laburisti di Amir Peretz per la formazione di un esecutivo di coalizione. Ai laburisti vanno 7 ministri, incluso quello della Difesa, assegnato a Peretz.

 

In Egitto, è stato liberato su cauzione il capo della redazione dell’emittente satellitare araba Al Jazeera. Il giornalista era stato arrestato ieri con l’accusa di aver diffuso sulla strage di Dahab, costata la vita martedì scorso a 18 persone, “informazioni false e compromettenti per la reputazione dell’Egitto”.

 

Al via oggi in Italia la XV Legislatura. Questa mattina si sono riunite per la prima volta le nuove Camere elette con il voto del 9 e 10 aprile. Le sedute sono cominciate con un minuto di raccoglimento per le vittime di ieri a Nassiriya. Lunghi e calorosi applausi di entrambi gli schieramenti per ringraziare il Capo dello Stato Ciampi. A Palazzo Madama e a Montecitorio le elezioni dei rispettivi presidenti. Il servizio di Giampiero Guadagni:

 

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L’attesa è concentrata sul voto del Senato, dove l’Unione, che ha una maggioranza ristrettissima, candida Marini; mentre la Cdl sostiene Andreotti, senatore a vita esterno ai due schieramenti. Si tratta del primo vero banco di prova per saggiare la tenuta della nuova maggioranza di centrosinistra. Marini ha sulla carta un leggero vantaggio, ma c’è l’incognita dei cosiddetti franchi tiratori. Le votazioni si svolgeranno a scrutinio segreto: per le prime due serve la maggioranza assoluta, nella terza, che avrebbe luogo domani, basta quella semplice. A Palazzo Madama presiede la seduta il senatore a vita Oscar Luigi Scalfaro. Che aprendo i lavori, ha chiesto all’assemblea di osservare un minuto di silenzio in ricordo delle vittime di Nassiriya, e ha concluso citando l’articolo 11 della Costituzione: “L'Italia ripudia la guerra”. Alla Camera, dove presiede il diessino Mussi, l’Unione non dovrebbe avere problemi e voterà per il leader di Rifondazione comunista Bertinotti, dopo la rinuncia del presidente Ds D’Alema. Se l’Unione riuscirà a far eleggere entrambi i suoi candidati alla presidenza dei due rami del Parlamento è assai probabile che l’incarico a Romano Prodi per formare il governo sarà affidato dall’attuale Capo dello Stato Ciampi. Altrimenti è probabile che l’incarico verrà dal nuovo presidente della Repubblica, che sarà eletto non prima della metà di maggio. Ieri intanto il Consiglio dei ministri ha indetto per il 25 e 26 giugno il referendum confermativo sulla riforma costituzionale varata la scorsa legislatura dalla casa delle Libertà. La riforma contiene tra l’altro le norme sulla devolution e sul premierato forte.

 

Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni

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Proseguono ad Abuja, in Nigeria, i negoziati di pace sul Darfur, la martoriata regione del Sudan occidentale dove è in corso una sanguinosa guerra civile. Entro domenica prossima, i gruppi ribelli e il governo di Karthoum dovranno dare una risposta alla proposta di accordo contenuta nella bozza di intesa messa a punto dall’Unione Africana. Il documento prevede il disarmo delle milizie filo-governative e il reintegro degli ex combattenti appartenenti agli opposti schieramenti.

Tragedia in Tanzania: almeno 28 persone sono morte in seguito al naufragio di un traghetto. Lo hanno reso noto fonti locali precisando che la sciagura è avvenuta la scorsa notte sul lago Vittoria, dove i naufragi sono frequenti a causa del sovraccarico delle imbarcazioni e delle scarse misure di sicurezza. Solo questo anno sono decedute, in circostanze analoghe, più di 100 persone.

Rappresentanti di Stati Uniti, Unione Europea e Giappone sono riuniti oggi ad Oslo per una riunione straordinaria sullo Sri Lanka, Paese colpito da una nuova, tragica ondata di violenze. Nelle ultime settimane, gravi scontri tra esercito e guerriglieri separatisti Tamil hanno provocato, infatti, la morte di almeno 100 persone. “Grave preoccupazione” è stata espressa dal ministro per gli aiuti allo sviluppo della Norvegia, Stato che ha assunto un ruolo guida per portare le parti al tavolo dei negoziati.

Sgomento in Colombia per l’assassinio della sorella dell’ex presidente colombiano, César Gaviria Trujillo. La donna è stata uccisa, ieri sera, durante un tentativo di sequestro. Nelle concitate fasi del rapimento, è rimasta uccisa anche una guardia del corpo. Il presidente colombiano, Alvaro Uribe, ha condannato l’episodio e offerto una ricompensa di circa 340 mila euro a chi sarà in grado di fornire dettagli utili per individuare i responsabili dell’assassinio della donna.

 

    

 

 

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