RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 118 - Testo della trasmissione di venerdì 28 aprile 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Africa, grande speranza della
Chiesa: ne parliamo con mons. Charles Palmer-Buckle
Assegnato ieri a
Roma il Premio cinematografico Charlie Chaplin:
ce ne parla Mino Argentieri
CHIESA E SOCIETA’:
L’ONU
taglia in Guinea gli aiuti ai campi dei rifugiati liberiani ed i fondi
destinati alle scuole
E’ una donna il nuovo presidente supremo del Tribunale
federale del Brasile
In corso a Pavia la XXXVIII settimana
agostiniana
Da
domani a Roma la XXV Mostra europea del turismo e delle tradizioni culturali
L’Iran non cede all’ultimatum dell’ONU e proseguirà
i suoi programmi nucleari
Insediate oggi in Italia le Camere: aperta la 15ma
legislatura
28 aprile 2006
LA MANCANZA DI AMORE CAUSA PRIMA DEL
DISSOLVIMENTO DEI MATRIMONI
E
DELLA DIMINUZIONE DELLE NASCITE NEI PAESI INDUSTRIALIZZATI: COSI’ IL PAPA
NEL
MESSAGGIO ALLA PONTIFICIA ACCADEMIA PER LE SCIENZE SOCIALI,
DA
OGGI RIUNITA IN VATICANO PER LA SUA 12.MA
ASSEMBLEA PLENARIA
- Con
noi il prof. Pierpaolo Donati -
I bambini sono
“spesso i primi a subire le conseguenze” di un’ “eclisse
di amore e speranza”. E’ il richiamo di Benedetto XVI che, in un messaggio alla
Pontificia Accademia per le Scienze Sociali, si sofferma sui problemi che
affliggono oggi l’infanzia e sulle cause del cosiddetto fenomeno delle culle
vuote. Il documento del Papa è indirizzato alla prof.ssa Mary Ann Glendon, presidente della
Pontificia Accademia, in occasione della 12.ma assemblea
plenaria che ha preso il via oggi in Vaticano sul tema “Gioventù che scompare?
Solidarietà con i bambini e i ragazzi in un’epoca turbolenta”, per concludersi
il prossimo 2 maggio. Ma torniamo al messaggio del Papa con il servizio di
Alessandro Gisotti:
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In un’età
turbolenta, è la denuncia del Papa, ai più piccoli manca spesso la guida morale
da parte del mondo adulto, a detrimento “del loro sviluppo intellettuale e
spirituale”. Molti bambini, avverte, “crescono in una società che ha dimenticato
Dio e la dignità innata di ogni persona umana”. Non solo, il Papa afferma che
di fronte ai processi di globalizzazione, i bambini
sono sovente “esposti ad una visione semplicemente materialistica dell’universo
e della vita”. Ma i giovani, ribadisce, sono per natura “aperti al trascendente”.
I bambini devono innanzitutto ricevere amore, è l’appello del Pontefice,
affinché “si rendano conto che non sono sulla terra per caso, ma grazie ad un
dono che è parte del piano d’amore di Dio”. Per questo, i genitori e gli
educatori sono chiamati a scegliere un progetto di vita che distingua
“tra verità e falsità, tra bene e male, tra giustizia e ingiustizia”.
Nel messaggio, il Papa si sofferma anche
sull’invecchiamento della popolazione nelle società dei Paesi industrializzati.
Fenomeno, questo, accompagnato dalla mancanza di un sufficiente numero di
giovani che rinnovino la popolazione. Benedetto XVI riconosce l’esistenza di
diversi e complessi motivi alla base di questa realtà, ma sottolinea che “in ultima
istanza le motivazioni sono di natura morale e spirituale”. Sono infatti legate ad un “deficit di fede, speranza e
ovviamente amore”. Quindi, riecheggiando la sua Enciclica Deus
caritas est, afferma che “l’amore per sua natura
guarda all’eterno”. Forse, si legge nel messaggio, proprio la carenza di questa
dimensione “creativa” dell’amore spiega perché “molte coppie oggi scelgono di
non sposarsi, molti matrimoni falliscono e i tassi di natalità sono diminuiti
significativamente”. Il Papa esorta dunque i membri della Pontificia Accademia
delle Scienze Sociali ad assistere “la Chiesa nella sua missione di dare testimonianza
di un autentico umanesimo”, illuminato “dalla luce del Vangelo”.
Ancora, sul tema della libertà umana avverte che quando
questa è messa in pericolo, “i giovani sperimentano la frustrazione e diventano
incapaci di impegnarsi per quegli ideali che danno forma alle loro vite come
individui e come membri della società”. La libertà interiore, prosegue, “è infatti la condizione per un’autentica crescita umana”.
Quanti credono che il Vangelo illumini ogni aspetto della vita, conclude
Benedetto XVI, non devono mai dimenticare la fondamentale opposizione tra il
bene e il male. La fede “vissuta in pienezza di amore e comunicata alle nuove
generazioni”, afferma il Papa, “è un elemento essenziale nella costruzione di
un futuro migliore che salvaguardi la solidarietà intergenerazionale”.
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Alla assemblea,
riunita nella Casina Pio IV, prendono parte accademici pontifici, esperti e
giovani osservatori da varie parti del mondo. Un bilancio dell’assise
sarà offerto martedì prossimo alle ore 11,30 con una conferenza nell’Aula
Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede. L’evento è stato
organizzato dal prof. Pierpaolo Donati dell’Università di Bologna che –
intervistato da Giovanni Peduto – si sofferma sui cambiamenti più profondi
nella gioventù odierna:
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R. – Direi che il cambiamento più forte è che i giovani
non riescono a crescere. La società non dà spazio ai giovani per crescere, per
diventare adulti, per trovare un lavoro, farsi una famiglia e così via. Quindi
c’è un ripiegamento dei giovani in se stessi e quindi una certa tristezza, un
passare il tempo in uno stadio giovanile eterno senza mai corealizzare
una vera maturità.
D. – Come gli adulti possono contattare oggi i giovani?
R. – Direi innanzitutto che gli adulti dovrebbero vedere i
giovani, nel senso che gli adulti giocano a fare i giovani, assumono il ruolo
dei giovani e quindi si
hanno due effetti negativi. Il primo è che invertendo i ruoli
sono i giovani che devono educare gli adulti, perfino i bambini ormai in certe
famiglie devono educare i genitori che non sanno vivere. L’altra grande
situazione è che gli adulti non danno spazio, non si preoccupano di dare spazio
ai giovani nella vita sociale, nel lavoro, nelle opportunità di vita.
D. – Il Papa ha parlato recentemente della crescente
solitudine dei giovani in un mondo dove regna la comunicazione tecnologica…
R. – Non c’è dubbio che il mondo della tecnologia, per
esempio Internet, apparentemente avvicina i giovani, ma in realtà li isola come
succede nelle discoteche. Nelle discoteche si va non per incontrare gli altri
ma per essere soli paradossalmente. Direi che il modello è più culturale, cioè
il mito dell’individualizzazione. Il ragazzo è educato ad essere libero di
pensare come vuole e come crede, a cercare l’autenticità nel proprio io, nel
beautiful io che dà una immagine bella di se stesso,
ma questo vuol dire mancanza di progettualità, vuol
dire quindi solitudine.
D. – C’è poi la realtà drammatica dei giovani nei Paesi
poveri…
R. – Nel convegno noi esamineremo con dei rapporti
regionali tutti i continenti. Il continente che desta più preoccupazione è
l’Africa, perché le violenze, i bambini coinvolti nella guerra, le epidemie,
l’Aids, la povertà estrema stanno uccidendo questo continente. Ma altri
continenti, come l’America Latina, hanno degli enormi problemi. L’America
Latina ha un debito pubblico enorme che ricadrà sulle nuove generazioni. Quindi
si tratta di prendere a carico la situazione in questi continenti anche da
parte dei Paesi ricchi.
D. – Come far crescere nel mondo la solidarietà con i
bambini e i giovani in quest’epoca turbolenta?
R. – Ci sono due linee principali. Una, dei diritti. La
Carta internazionale dei diritti dei bambini approvata dall’ONU nel 1989 è
stata un grosso passo in avanti,ma ha grandi carenze.
Non ci sono organismi che sanzionano i comportamenti cattivi. Non c’è modo di
far rispettare queste norme. Poi ci sono dei difetti. Non c’è abbastanza difesa
della vita nascente. Ci sono criteri generici, tipo l’interesse superiore del
minore, che non hanno chiarezza, non ci sono dettagli. C’è una certa marginalizzazione della famiglia. Quindi si tratta di far
avanzare questi diritti. Il secondo grande scopo è quello che chiamerei un
patto per le generazioni. Bisogna che da un punto di vista culturale delle
forze sociali nei singoli Paesi ma anche a livello internazionale si faccia un
patto per dare ai giovani di tutto il mondo una speranza di vita e delle opportunità
di crescita che non solo materiali, perché i giovani hanno quattro grandi
povertà morali, cioè la mancanza di riconoscimento, di accettazione, la mancanza
di speranza, la mancanza di amore e soprattutto la povertà di senso. Quello che
caratterizza queste generazioni è la povertà di senso. Quindi un grande patto
per dare spazio ai giovani e far sì che i loro sogni possano diventare realtà.
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La Chiesa avrà presto 4 nuovi Santi e 57 nuovi Beati. Stamane infatti Benedetto XVI ha ricevuto il cardinale José Saraiva
Martins, prefetto della Congregazione delle Cause dei
Santi autorizzando il dicastero a promulgare i decreti riguardanti il
riconoscimento dei relativi miracoli o del martirio. Sono state inoltre
riconosciute le virtù eroiche di 8 Servi di Dio. Tra i prossimi Beati sono numerosi i
religiosi uccisi in odio alla fede durante
la guerra civile spagnola nel 1936.
Tra i prossimi Santi figura il sacerdote napoletano
Filippo Smaldone, fondatore della Congregazione delle
Suore Salesiane dei Sacri Cuori e apostolo dei sordomuti per i quali aprì un
istituto a Lecce nel 1885. Giovanni Paolo II lo aveva proclamato Beato il 12 maggio 1996.
Ma veniamo ai decreti che riguardano:
- un miracolo, attribuito all’intercessione del
Beato Filippo Smaldone, sacerdote diocesano,
fondatore della Congregazione delle Suore Salesiane dei Sacri Cuori, nato il 27
luglio
- un miracolo, attribuito all’intercessione del
Beato Raffaele Guízar Valencia, vescovo di Veracruz, nato il 26 aprile
- un miracolo, attribuito all’intercessione
della Beata Rosa Venerini, fondatrice della Congregazione
delle Maestre Pie Venerini, nata il 9 febbraio
- un miracolo, attribuito all’intercessione
della Beata Teodora Guérin (al secolo: Anna Teresa),
fondatrice della Congregazione delle Suore della Provvidenza di Saint-Mary-of-the-Woods, nata il 2
ottobre
- un miracolo, attribuito all’intercessione del
Venerabile Servo di Dio Basilio Antonio Maria Moreau,
sacerdote e fondatore della Congregazione della Santa Croce, nato l’11 febbraio
- un miracolo, attribuito all’intercessione del
Venerabile Servo di Dio Mariano De
- un miracolo, attribuito all’intercessione della
Venerabile Serva di Dio Margherita Maria López De Maturana, fondatrice dell’Istituto delle Suore Mercedarie Missionarie, nata il 25 luglio
- il martirio dei Servi di Dio Croce Laplana Y Laguna, vescovo di Cuenca,
nato il 3 maggio
- il martirio dei Servi di Dio Narciso Esténaga Echevarría, vescovo di Ciudad Real, nato il 29 ottobre
- il martirio dei Servi di Dio Liberio González Nombela, sacerdote
diocesano, nato il 30 dicembre
- il martirio dei Servi di Dio Eusebio Del
Bambino Gesù (al secolo: Ovidio Fernández Arenillas), sacerdote
professo dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi, nato il 21 febbraio
- il martirio dei Servi di Dio Felice Echevarría Gorostiaga, sacerdote
professo dell’Ordine dei Frati Minori, nato il 15 luglio
- il martirio dei Servi di Dio Teodosio
Raffaele (al secolo Diodoro López Hernández),
religioso professo dell’Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane, nato il
27 ottobre
- il martirio della Serva di Dio Sara Salkaházi, dell’Istituto delle Suore dell’Assistenza, nata
l’11 maggio
- le virtù eroiche del Servo di Dio Ciriaco Maria Sancha Y Hervas, cardinale di S.R.C., arcivescovo di Toledo,
fondatore della Congregazione delle Suore della Carità del Cardinale Sancha, nato il 18 giugno
- le virtù eroiche della
Serva di Dio Vincenza Maria Poloni (al secolo
Luigia), fondatrice dell’Istituto delle Suore della Misericordia di Verona,
nata il 26 gennaio
- le virtù eroiche della Serva di Dio Maria Bucchi (al secolo Maria Matilde), fondatrice della
Congregazione delle Suore del Preziosissimo Sangue di Monza, nata il 18 maggio
1812 ad Agrate Brianza e
morta il 1° marzo
- le virtù eroiche della Serva di Dio Speranza González Puig, fondatrice della
Congregazione delle Missionarie Ancelle del Cuore Immacolato di Maria, nata il
19 maggio
- le virtù eroiche della Serva di Dio Caterina Coromina Agustí, fondatrice
dell’Istituto delle Suore Giuseppine della Carità, nata il 19 ottobre
- le virtù eroiche della Serva di Dio Maria Dolores Márquez Romero De Onoro, fondatrice
della Congregazione delle Filippesi Figlie di Maria
Addolorata, nata il 23 dicembre
- le virtù eroiche della Serva di Dio Maria Rosa Flesch (al secolo Margherita), fondatrice della
Congregazione delle Suore Francescane di S. Maria degli Angeli, nata il 24
febbraio
- le virtù
eroiche della Serva di Dio Giuseppina Nicoli,
della Società delle Figlie della Carità, nata il 18 novembre
ALTRE UDIENZE
Benedetto XVI ha ricevuto stamani il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione
dei Popoli, e mons. Robert James Carlson,
vescovo americano di Saginaw. Sempre nel corso della
mattinata, il Papa ha ricevuto la signora Cherie Blair, consorte del premier britannico. Infine, il
cardinale Edward Idris Cassidy, presidente emerito del Pontificio Consiglio per la
Promozione dell’Unità dei Cristiani.
Nel
pomeriggio, alle ore 18, il Papa riceverà in udienza l’arcivescovo Angelo Amato,
segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina un ampio articolo
sull’attentato di ieri a Nassiriya, dal titolo “E’ il tempo del dolore. E’ il
tempo della preghiera”. Il telegramma di cordoglio del Santo Padre.
Servizio vaticano - Il Messaggio di Benedetto XVI
alla Plenaria delle Pontificia Accademia delle Scienze
Sociali.
Servizio estero - Nucleare: attesa per il rapporto
di El Baradei al Consiglio
di Sicurezza dell’ONU.
Servizio culturale - Un articolo di Franco Patruno dal titolo “La lezione del ‘Grande
silenzio’”: la “provocazione culturale” del film di Philip Groning.
Servizio italiano - La tragedia di Nassiriya.
Tutta l’Italia attende di riabbracciare i suoi caduti. Sabato il rientro delle
salme dei militari uccisi - Martedì i funerali.
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28 aprile 2006
IL
DOLORE DEL PAPA PER I MORTI DI IERI A NASSIRIYA.
ED
OGGI IN IRAQ C’E’ L’ENNESIMO BOLLETTINO DI SANGUE: ALMENO 60 I MORTI
- Il
servizio di Fausta Speranza -
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Mentre
riferiamo del telegramma con cui il Papa ha espresso il suo profondo dolore per
l’uccisione a Nassiriya di 4 militari, tre italiani e un rumeno, dobbiamo riferire
di altre decine di persone, 49 insorti, 15 soldati governativi e due civili,
che hanno perso la vita anche oggi in Iraq, nella zona di Baquba
(80 km. a nord-est di Baghdad). Nel telegramma stesso, inviato a nome del Papa dal cardinale segretario di Stato, Angelo
Sodano, a mons. Angelo Bagnasco, Ordinario militare
per l’Italia, si esprime la ferma riprovazione per il nuovo atto sottolineando
che si aggiunge alle altre “efferate azioni perpetrate in Iraq”. Nel ricordare
che i militari uccisi a
Nassiriya erano impegnati nel “generoso adempimento della missione di pace”, il
Papa definisce l’eccidio un “ulteriore
ostacolo sulla via della concordia e della ripresa di quel tormentato Paese”.
“Profonda vicinanza spirituale ai familiari delle vittime” viene
assicurata da Benedetto XVI per un “così grave lutto che colpisce le forze
armate e rumene e le intere rispettive comunità”. E il pensiero del Papa va
“alle giovani vite stroncate”, ma anche ai feriti, e ai civili e militari
impegnati “nell’arduo compito al servizio della popolazione così provata”.
E dalla Chiesa in Iraq vengono parole di dolore per quello
che è stato l’ennesimo fatto di sangue. Ascoltiamo da Baghdad il Patriarca di
Babilonia dei Caldei, Sua Beatitudine Emmanuel Delly:
R. – Ci dispiace, dispiace a tutti in Iraq, non soltanto a
me ma a tutti, cristiani e musulmani che questa povera gente, venuta qua per
dare la sicurezza della pace, sia stata uccisa, da chi non sappiamo. La
situazione in Iraq è molto tragica. E’ un caos. Ci sono tanti assassinii, tanti
morti ogni giorno non soltanto fra gli italiani, ma anche fra i francesi, coreani
e in numero ancora maggiore tra gli iracheni, a centinaia. Ogni giorno sono 30,
20, 25 morti assassinati. E’ una situazione tragica. Dalla mattina fino alla sera sentiamo che vengono assassinati tanti iracheni.
Prima di ieri, 14 giovani sono stati assassinati e gettati per strada. L’unica
cosa che vi chiedo, come capo della Chiesa cattolica in Iraq, è di pregare e
far pregare il Signore affinché ci dia la pace, la tranquillità per poter
vivere in pace.
D. – Di quanto esprime la gente, che ci può dire?
R. – Cristiani, musulmani o anche esponenti di altre espressioni
religiose, tutti levano la loro voce al Signore chiedendo la pace e la
tranquillità, di far vivere la gente di questo povero e martoriato Paese in
pace come era prima. Ecco la voce della gente.
Le salme dei tre militari italiani – il capitano dell’esercito
Nicola Ciardelli, 33 anni, il maresciallo capo dei
carabinieri Franco Lattanzio, 38 anni, e il maresciallo capo dei carabinieri
Carlo De Trizio, 37 anni –
torneranno a Roma domani. Questa mattina nella Basilica di Santa
Maria Maggiore è stata celebrata una Messa in suffragio dei caduti officiata
dall’arcivescovo Angelo Bagnasco. I funerali
dovrebbero svolgersi martedì 2 maggio a Roma. In Italia il cordoglio è unanime,
così come in Romania. Il militare romeno ucciso aveva 28 anni, era sposato e avrebbe
terminato la sua missione ai primi di giugno. Faceva parte del contingente
inviato da Bucarest per partecipare alle forze di coalizione, che è di 860 unità.
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AFRICA, GRANDE SPERANZA DELLA CHIESA
-
Intervista con mons. Charles Palmer-Buckle
-
“Il Continente africano è la
grande speranza della Chiesa”: è quanto ha detto il Papa incontrando il mese
scorso il clero romano in Vaticano. Benedetto XVI in questo primo anno di Pontificato
ha prestato una particolare attenzione all’Africa, alle sue ricchezze e alle
sue emergenze. In 12 mesi ha incontrato per la visita ad
Limina i vescovi di 19 Paesi africani. Ha chiesto l’aiuto della comunità
internazionale per le necessità del continente: ma ha anche denunciato gli
abusi coloniali che continuano in queste terre così ricche e gli interessi
delle grandi potenze che sono spesso dietro i conflitti africani. A questo
proposito abbiamo chiesto un commento all’arcivescovo di Accra,
mons. Charles Palmer-Buckle
che ha appena concluso la visita “ad Limina” con gli
altri vescovi del Ghana. L’intervista è
di Sergio Centofanti:
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R. – C’è un obbligo molto forte, che pesa sulla Chiesa in
Europa e la Chiesa in America, di far pervenire ai governi la voce della Chiesa
africana a proposito di queste ingiustizie, di queste guerre causate da
interessi geo-politici, al di là di quello che accade
in Africa, perché certamente le armi non le fabbrichiamo giù; il commercio di
diamanti, di oro eccetera, viene tutto fatto qua, in
Europa. Allora: se l’Europa diventasse più giusta nel suo rapporto commerciale,
nei suoi rapporti politici a livello di giustizia internazionale, con noi,
credo che l’Africa avrà veramente l’occasione di gestire anche quelle ingiustizie
all’interno del proprio continente!
D. – La povertà e l’AIDS sono sfide grandissime. Come
superarle?
R. – La povertà, certamente, è una sfida molto grande, e
purtroppo anche l’AIDS, la malaria, la tubercolosi e via dicendo … Tutte le
malattie, poi, incidono fortemente sulla povertà e la rendono una cosa molto,
ma molto grave. Questo, sì. Come si può far fronte a questo? A mio avviso,
tramite l’educazione, l’istruzione, la formazione e anche la trasformazione
delle persone, perché la povertà, molto spesso, è creata dalla cupidigia
dell’uomo, dall’invidia, dall’odio dell’uomo, no? E allora, aiutando le
persone, convertendole, possiamo formare un uomo che sia
conscio del fatto di essere ricco e che è più ricco quando condivide.
D. – C’è un contributo specifico della Chiesa africana
alla teologia?
R. – Oh, certamente! Certamente: durante il Sinodo per
l’Africa, nel 1994, i nostri vescovi hanno preconizzato questo concetto di “Chiesa-famiglia”, per dire che per noi – osservando quello
che, purtroppo, accade alla famiglia qui, in Europa – la famiglia è proprio una
ricchezza, una virtù da recuperare. L’Africa da già un contributo enorme, in
questo. La seconda cosa è la teologia della gioia: vivere la vita nella gioia,
anche nella cosiddetta miseria, anche nella cosiddetta povertà. Abbiamo visto,
per esempio, che l’Europa, grazie al Signore, ha tutto quel che le occorre, per
quanto riguarda le ricchezze materiali; però, qui c’è una povertà tremenda: si
vede veramente la solitudine degli anziani, la solitudine dei “barboni”, delle
persone che qui non sono bene accolte, ben accette, per esempio gli stranieri,
a volte. In questo risiede una povertà enorme; in questo dobbiamo dire che
l’Africa ha tanto da dare. Si può essere anche contenti di poco; si può essere
contenti perché si ha una ricchezza interiore …
D. – Lei ha incontrato il Papa. Che cosa è emerso? Quali
le sue impressioni?
R. – Ho già avuto tre occasioni di incontrare questo Papa.
E’ un uomo che ascolta, ascolta molto e mi ha dato l’impressione di essere
pronto a cercare con noi le risposte a questi enigmi della vita, come la
povertà, le guerre in Africa, le malattie … E’ pronto a camminare con noi, per
cercare le risposte e le soluzioni a questi problemi. Mi sembra un Gesù risorto,
che cammina con quei due da Gerusalemme ad Emmaus …
Lui è veramente un amico. E’ un padre …
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UN
GRANDE MOMENTO DI PREGHIERA E UN APPELLO DI PACE HANNO CONCLUSO IERI L’INCONTRO
MONDIALE TRA LE RELIGIONI PER
ORGANIZZATO
DALLA COMUNITÀ DI SANT’EGIDIO
Si è concluso ieri pomeriggio con un grande momento di
preghiera ed un abbraccio di fraternità tra fedeli di diverse confessioni
religiose l’incontro mondiale tra le religioni per la pace di Washington. Il
sindaco della capitale statunitense ha proclamato il 27 aprile Giornata della
pace. E nei due giorni di dialogo organizzati dalla Comunità di Sant’Egidio e
dalla diocesi di Washington è stato formulato un appello di pace che giungerà
alle Nazioni di tutti i continenti. Al microfono di Tiziana Campisi
il prof. Alberto Quattrucci della Comunità di
Sant’Egidio racconta i momenti più intensi della giornata di ieri:
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R. – Ieri è stato davvero il
giorno di preghiera dei cristiani, nella chiesa della Santa Trinità, e poi i
musulmani in una grande sala, e poi gli ebrei, e poi i buddhisti, gli indù, i sikh, gli shintoisti, tutte le
religioni orientali, ognuna in un luogo differente ma poi, questi gruppi di
preghiera, seguiti da numerosi fedeli, nonostante fosse poi un giorno feriale,
un giorno di lavoro, qui, a Washington, si sono tutti incontrati nel meeting point
dove c’è stato un bel, significativo, intimo ma anche ufficiale abbraccio di
pace tra i cristiani, gli ebrei, i musulmani, ed è stato un avvenimento davvero
insolito, anche perché è la prima volta che si vedono i frutti di questo tipo
di spirito che poi è lo spirito di Assisi, vent’anni fa. Il sindaco di
Washington ha voluto proclamare da ieri, per Washington, e poi estendibile ad
altri Stati, il 27 aprile come “Giornata annuale della pace”. Dopo questo, è stato lanciato un “appello” di pace che è emerso
dalle giornate di Washington.
D. – Il dialogo di queste due
giornate di Washington, come può proseguire?
R. – Continua in un’amicizia,
direi in un’alleanza che è stata stretta qui a Washington, che chiede di essere
vissuto e messo in pratica nei diversi Paesi da cui venivano questi rappresentanti.
Quindi, ognuno porterà nel suo Paese questo appello, cercherà di viverlo, ma
manterrà il contatto con gli altri rappresentanti degli altri Paesi, in un
impegno poi concreto e quotidiano. Uomini e donne, pellegrini e cercatori di pace qui, a Washington,
hanno sentito la forza e l’energia di essere insieme, hanno riscoperto nelle
proprie radici religiose tutta una forza nuova che veniva proprio dall’incontro
con l’altro. E poi, il dialogo è un’arte: la lotta vera al terrorismo non è
l’opposizione e il conflitto, ma al contrario, è il dialogo e il dialogo è
l’unica forza per opporsi al terrorismo. E poi, una richiesta a tutti: non
scambiate mai le religioni per un fattore di divisione, e non credete a chi dice
che la religione è un modo di opporsi all’altro, perché al contrario, la
religione è un modo per cercare di costruire ponti e quindi legami con l’altro.
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“LAVORO DIGNITOSO – LAVORO SICURO – L’HIV-AIDS”:
È IL
TEMA SCELTO DALL’ORGANIZZAZIONE INTERNAZIONALE DEL LAVORO (OIL)
PER
L’ODIERNA GIORNATA MONDIALE PER LA SICUREZZA E LA SALUTE
SUL
POSTO DI LAVORO
- Con
noi, Claudio Lenoci -
Prevenire incidenti sul posto di lavoro: con questo
intento, l’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) celebra oggi
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R. – Dedicare
D. – In che modo si lega la questione della sicurezza sul
posto di lavoro con il tema dell’AIDS?
R. – Questa tematica riguarda soprattutto i Paesi
dell’Africa subsahariana, ma anche i Paesi asiatici.
C’è un vero e proprio codice di condotta emanato dalla nostra organizzazione,
che rappresenta delle linee-guida a cui ci si deve attenere
per poter prevenire il diffondersi di questa terribile malattia sui posti di
lavoro, ma questa nostra iniziativa è tesa soprattutto a evitare che nei
confronti di questi lavoratori ci sia una vera e propria campagna di discriminazione.
D. – Parliamo di norme. Ci sono nel
mondo Paesi in cui non esistono regolamentazioni, oppure il problema è
il mancato rispetto di quelle esistenti?
R. – E’ evidente che i Paesi industrializzati, quelli che
hanno adottato le legislazioni del lavoro in linea con le convenzioni
internazionali dell’OIL, laddove esiste anche un maggiore controllo da parte
delle organizzazioni sindacali e una maggiore sensibilità degli imprenditori,
hanno meno problemi dei Paesi in via di sviluppo, laddove le legislazioni sul
lavoro non sono mirate in questa direzione o, addirittura, possono anche essere
mancanti. Però, esiste anche un altro problema: cioè, non basta ratificare una
Convenzione o adottare una legge nazionale di prevenzione e di sicurezza, ma
occorre poi darle corpo. E questo molte volte potrebbe
non accadere anche in Paesi industrializzati.
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ASSEGNATO IERI A ROMA IL PREMIO
CINEMATOGRAFICO “CHARLIE CHAPLIN”
-
Intervista con Mino Argentieri -
Per iniziativa della Biblioteca del Cinema “Umberto
Barbaro” è ritornato in vita il premio cinematografico annuale “Charlie Chaplin”, che è stato
assegnato ieri sera nel corso di una manifestazione svoltasi alla Casa del
Cinema di Roma. Tra i premiati, il critico e studioso di cinema il gesuita
Padre Virgilio Fantuzzi. Il servizio è di Luca
Pellegrini:
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Un premio di cinema intitolato ad un grande artista del
passato, Charlie Chaplin.
Per iniziativa della Biblioteca dedicata ad Umberto Barbaro, intellettuale e
critico cinematografico morto a Roma nel 1959, e della Rivista “Cinemasessanta”, torna a vivere dunque un premio –
collegato alle tre massime cariche dello Stato italiano: Presidenza della Repubblica,
Camera e Senato – assegnato annualmente a tre personalità che nel campo della
settima arte si sono messe in evidenza per creatività, studio, ricerca,
organizzazione. Al Direttore della Biblioteca “Barbaro”, Mino Argentieri,
abbiamo chiesto come è stato costituito il Premio e perché è intestato proprio
all’indimenticabile Chaplin:
“Il Premio ha avuto origine nel 1960; era un “Chaplin” d’oro che venne poi assegnato
in quel periodo a Visconti per “Rocco e i suoi fratelli”, Fellini
per “La dolce vita” e Antonioni per “L’Avventura”. E’
rimasto intitolato a Chaplin perché noi in Chaplin abbiamo visto non solo un grande regista, ma uno
dei più grandi poeti del Novecento”.
Insieme a due importanti e famosi premiati, i registi
Luigi Comencini e Ettore Scola, troviamo un critico
cinematografico come padre Virgilio Fantuzzi,
saggista della “Civiltà Cattolica”. Perché è stato scelto questo studioso gesuita?
“Noi l’abbiamo giudicato come
critico tenendo conto anche che è un docente universitario e che ha ispirato il
suo lavoro, la sua critica a un’alta idea di cinema; e poi, perché in quanto
critico abbiamo ravvisato in lui un osservatore, un analista sottile, così
acuto nei giudizi, negli apprezzamenti, aperto nei confronti degli orizzonti
culturali della modernità; lo abbiamo sempre sentito intelligentemente nemico
di ogni forma di censura, quindi sempre autonomo e rigoroso, attento ai valori
formali dell’opera d’arte e poi, fiducioso: fiducioso nella possibilità che si
rafforzi la parte più esigente e motivata del pubblico”.
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28 aprile 2006
I
VESCOVI PAKISTANI SCRIVONO AL GOVERNO CANDIDATOSI AL CONSIGLIO PER
I DIRITTI UMANI DELL’ONU E CHIEDONO
ANZITUTTO IL RISPETTO DEI DIRITTI UMANI NEL PAESE.
LA RATIFICA DEI TRATTATI
INTERNAZIONALI, POI LA CANDIDATURA”
LAHORE. =
INIZIATO A DAKAR DURANTE
AFRICANO, IL LUNGO PELLEGRINAGGIO
DELLA CROCE SIMBOLO DELLE GMG.
L’EVENTO STA COINVOLGENDO UN GRAN NUMERO DI
CRISTIANI
Dakar. = Grande entusiasmo per l’arrivo
della Croce delle Giornate Mondiali della Gioventù
a Dakar, in Senegal. “Un evento eccezionale che ha coinvolto tutta la comunità
cristiana”, ha riferito all’agenzia Fides padre Giuseppe Giordano, direttore
delle Pontificie Opere Missionarie del Senegal. Il simbolo delle GMG ha iniziato
il suo pellegrinaggio nel continente africano durante
L’ONU TAGLIA IN GUINEA GLI AIUTI AI
CAMPI DEI RIFUGIATI LIBERIANI E
I FONDI RISERVATI ALLE SCUOLE. IL
JESUIT REFUGEES SERVICE DENUNCIA L’AUMENTO
DELLE GIOVANI COSTRETTE A
PROSTITUIRSI PER POTER PAGARE I PROPRI STUDI
CONAKRY.
= Aumenta in Guinea il numero delle donne costrette a prostituirsi nei campi
per i rifugiati liberiani. La causa sarebbe anche il taglio degli aiuti internazionali
destinati alle scuole dei rifugiati nel sud del Paese. Secondo l’organizzazione
Jesuit Refugees Service (JRS) la diminuzione dei fondi riservati
all’istruzione avrebbe incoraggiato molte giovani donne a prostituirsi al fine
di poter finanziare i propri studi. A determinare la sospensione dei supporti
forniti dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite (UNHCR), scrive l’agenzia
Fides, è stato l’impiego delle risorse per le necessità di sviluppo in Liberia.
Una misura adottata anche al fine di incoraggiare il rimpatrio dei rifugiati
liberiani. Molte sono state le proteste dei rifugiati senza reddito che
lamentano la grave situazione in cui vivono tante ragazze che si espongono al
pericolo dell’AIDS e ad altre infezioni. “Siamo consapevoli di questa tendenza
in crescita – ha detto suor Maria Irizar, direttore
del JRS Guinea – i rifugiati si trovano in una situazione molto difficile.
Alcune famiglie non si sentono ancora pronte a tornare a casa.
Contemporaneamente, però, alcuni servizi nei campi, come l’istruzione secondaria,
vengono interrotti per concentrare i fondi in progetti
di ricostruzione in Liberia”. (S.C.)
Ellen
Gracie Northfleet È IL NUOVO PRESIDENTE SUPREMO DEL TRIBUNALE
FEDERALE
DEL BRASILE. per la prima volta in 177 ANNI DI STORIA DEL PAESE
una donna
riveste l’incarico
RIO DE
JANEIRO. = Per la prima volta in Brasile, dopo 177 anni, una donna, Ellen Gracie Northfleet,
si è insediata alla presidenza del Supremo Tribunale Federale (Stf). “Ho piena coscienza del
significato simbolico di questo momento - ha riferito all’agenzia MISNA la
neopresidente durante la cerimonia d’investitura - mi piacerebbe che tutte le
donne del Paese si sentissero partecipi”.
“È una priorità - ha aggiunto - che
tutti i cittadini abbiano facile accesso ai tribunali e che le sentenze siano
rapide”. Gracie, avvocato di 58 anni, originaria di
Rio de Janeiro, con l’elezione del 15 marzo scorso, è divenuta la quarta personalità
in linea di successione in caso di assenza del Capo dello Stato. Già presidente
del Tribunale Superiore Elettorale, per due anni guiderà anche il Consiglio
nazionale di Giustizia, affiancata dal giudice Gilmar
Mendes, vice-presidente del STF. Nel corso della sua carriera Gracie si è battuta per i diritti delle donne, sostenendo,
sulla base di un’ampia documentazione, che queste solitamente sono punite più
severamente dalla legge rispetto agli uomini. (S.C.)
A PAVIA, GIORNATE DI STUDIO SU “
SETTIMANA
IN CUI SI RICORDA
NELLA
BASILICA DI SAN PIETRO IN CIEL D’ORO LE RELIQUIE
DEL
SANTO IN ESPOSIZIONE FINO A DOMENICA
PAVIA.
= “Se tu lo comprendi, allora non è Dio”: su questo tema, tratto
dal sermone 52 di Sant’Agostino, si sta svolgendo a Pavia
DA DOMANI A ROMA
CULTURALI QUEST’ANNO DEDICATA ALLA CROCE COME SIMBOLO DI FEDE
E ARTE
ROMA. = Sulla croce come simbolo di fede e arte per l’umanità ma
anche di quei valori umani e universali basati sulla dignità e sul rispetto
reciproco, viene inaugurata domani a Roma, a Castel
Sant’Angelo,
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28 aprile 2006
- A cura di
Amedeo Lomonaco -
Entra nel vivo la questione nucleare iraniana: scade infatti oggi l’ultimatum imposto dall’ONU all’Iran per
sospendere le operazioni di arricchimento dell’uranio. Nel pomeriggio, il
direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA), Mohammed El Baradei,
trasmetterà al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il suo rapporto sul
programma nucleare della Repubblica islamica. Ma il presidente iraniano Ahmandinejad ha già ribadito di non temere risoluzioni da
parte delle Nazioni Unite. Il nostro servizio:
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Fonti diplomatiche
hanno rivelato che nel
rapporto di El Baradei si
denuncia il mancato rispetto, da parte del governo di Teheran, delle istanze avanzate dall’ONU e dall’AIEA sulle attività
di arricchimento dell’uranio. Ma l’imminente presentazione del dossier non
sembra comunque scalfire la rigida posizione della Repubblica islamica: l’Iran
ha già annunciato, infatti, che non si adeguerà alle richieste di un’eventuale
risoluzione dell’ONU. Il presidente iraniano, Mahmoud
Ahmadinejad, ha anche rilanciato le ambizioni atomiche di Teheran
e ha dichiarato che l’Iran può diventare una superpotenza mondiale. “Il nostro
programma nucleare – ha precisato stamani Ahmadinejad – potrebbe cambiare gli
equilibri del mondo”. Il capo di Stato iraniano ha aggiunto, poi, che le attività
atomiche della Repubblica islamica non hanno fini militari e non rappresentano
una minaccia per la sicurezza globale. Ma la comunità internazionale teme che
le ricerche e le attività nucleari dell’Iran siano finalizzate alla costruzione
di armi atomiche. Per scongiurare questo rischio, l’amministrazione americana
chiede di adottare una risoluzione che preveda sanzioni
economiche e non escluda l’uso della forza. Il segretario di Stato americano, Condoleeza Rice, ha spiegato
inoltre che il rifiuto di Teheran a sospendere le
proprie attività
atomiche, impone azioni
decise. Per questo, Stati Uniti e Francia hanno sollecitato le Nazioni Unite,
durante la riunione dei ministri degli Esteri della NATO
tenutasi ieri a Sofia, ad agire rapidamente e con fermezza. Una posizione più
morbida è invece quella assunta da Cina, Germania e Russia che hanno indicato
una priorità: trovare una soluzione diplomatica senza l’adozione di misure
restrittive contro l’Iran.
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Un appello ai combattenti talebani affinchè mettano fine alle violenze in Afghanistan. Lo ha
lanciato, stamani, il presidente del Paese asiatico, Hamid
Karzai, che ha anche chiesto ai miliziani di unirsi alle forze governative per
contribuire alla ricostruzione dell’Afghanistan. “Voglio che tornino con noi,
con le loro armi, e si mettano al servizio dei loro
connazionali”, ha dichiarato Karzai.
L’aiuto finanziario ai palestinesi “deve
essere mantenuto per ragioni
umanitarie e politiche”. Lo ha
affermato il capo di Stato francese, Jacques Chirac, incontrando il presidente palestinese Abu Mazen. Durante l’incontro, Chirac ha anche detto che la distribuzione degli aiuti,
oltre ad essere “giusta ed imparziale”, deve essere coordinata “in stretto
collegamento con il presidente dell’Autorità nazionale palestinese”. Il presidente
francese ha precisato, poi, che la Francia proporrà la
creazione di un fondo fiduciario gestito dalla Banca mondiale per pagare gli stipendi
agli oltre 160 mila dipendenti dell’amministrazione palestinese.
In Israele, intanto, si è sciolto ieri il nodo sulla
formazione del nuovo governo israeliano: il partito di centro Kadima, del premier Ehud Olmert, ha raggiunto infatti un
accordo con i laburisti di Amir Peretz
per la formazione di un esecutivo di coalizione. Ai laburisti vanno 7 ministri,
incluso quello della Difesa, assegnato a Peretz.
In Egitto, è stato liberato su cauzione il capo della
redazione dell’emittente satellitare araba Al Jazeera.
Il giornalista era stato arrestato ieri con l’accusa di aver diffuso sulla
strage di Dahab, costata la vita martedì scorso a 18
persone, “informazioni false e compromettenti per la reputazione dell’Egitto”.
Al via oggi in Italia la XV Legislatura. Questa mattina si
sono riunite per la prima volta le nuove Camere elette con il voto del 9 e 10
aprile. Le sedute sono cominciate con un minuto di raccoglimento per le vittime
di ieri a Nassiriya. Lunghi e calorosi applausi di entrambi gli schieramenti
per ringraziare il Capo dello Stato Ciampi. A Palazzo Madama e a Montecitorio le elezioni dei rispettivi presidenti. Il
servizio di Giampiero Guadagni:
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L’attesa è concentrata sul voto del Senato, dove l’Unione,
che ha una maggioranza ristrettissima, candida Marini; mentre la Cdl sostiene Andreotti, senatore
a vita esterno ai due schieramenti. Si tratta del primo vero banco di prova per
saggiare la tenuta della nuova maggioranza di centrosinistra. Marini ha sulla
carta un leggero vantaggio, ma c’è l’incognita dei cosiddetti franchi tiratori.
Le votazioni si svolgeranno a scrutinio segreto: per le prime due serve la
maggioranza assoluta, nella terza, che avrebbe luogo domani, basta quella
semplice. A Palazzo Madama presiede la seduta il senatore a vita Oscar Luigi Scalfaro. Che aprendo i lavori, ha chiesto all’assemblea di
osservare un minuto di silenzio in ricordo delle vittime di Nassiriya, e ha
concluso citando l’articolo 11 della Costituzione: “L'Italia ripudia la
guerra”. Alla Camera, dove presiede il diessino
Mussi, l’Unione non dovrebbe avere problemi e voterà per il leader di Rifondazione
comunista Bertinotti, dopo la rinuncia del presidente
Ds D’Alema. Se l’Unione
riuscirà a far eleggere entrambi i suoi candidati alla presidenza dei due rami
del Parlamento è assai probabile che l’incarico a Romano Prodi per formare il
governo sarà affidato dall’attuale Capo dello Stato Ciampi. Altrimenti è
probabile che l’incarico verrà dal nuovo presidente della Repubblica, che sarà
eletto non prima della metà di maggio. Ieri intanto il Consiglio dei ministri
ha indetto per il 25 e 26 giugno il referendum confermativo sulla riforma
costituzionale varata la scorsa legislatura dalla casa delle Libertà. La
riforma contiene tra l’altro le norme sulla devolution e sul premierato forte.
Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni
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Proseguono ad Abuja, in Nigeria, i negoziati di pace sul Darfur, la martoriata regione del Sudan occidentale dove è
in corso una sanguinosa guerra civile. Entro domenica prossima, i gruppi
ribelli e il governo di Karthoum dovranno dare una risposta alla proposta di
accordo contenuta nella bozza di intesa messa a punto dall’Unione Africana. Il
documento prevede il disarmo delle milizie filo-governative e il reintegro
degli ex combattenti appartenenti agli opposti schieramenti.
Tragedia in Tanzania: almeno 28 persone sono morte
in seguito al naufragio di un traghetto. Lo hanno reso noto
fonti locali precisando che la sciagura è avvenuta la scorsa notte sul
lago Vittoria, dove i naufragi sono frequenti a causa del sovraccarico delle imbarcazioni
e delle scarse misure di sicurezza. Solo questo anno sono decedute, in circostanze
analoghe, più di 100 persone.
Rappresentanti di
Stati Uniti, Unione Europea e Giappone sono riuniti oggi ad Oslo per una
riunione straordinaria sullo Sri Lanka, Paese colpito
da una nuova, tragica ondata di violenze. Nelle ultime settimane, gravi scontri
tra esercito e guerriglieri separatisti Tamil hanno
provocato, infatti, la morte di almeno 100 persone. “Grave preoccupazione” è stata
espressa dal ministro per gli aiuti allo sviluppo della Norvegia, Stato che ha
assunto un ruolo guida per portare le parti al tavolo dei negoziati.
Sgomento in Colombia per l’assassinio della sorella
dell’ex presidente colombiano, César Gaviria Trujillo. La donna è
stata uccisa, ieri sera, durante un tentativo di sequestro. Nelle concitate
fasi del rapimento, è rimasta uccisa anche una guardia del corpo. Il presidente
colombiano, Alvaro Uribe, ha condannato l’episodio e
offerto una ricompensa di circa 340 mila euro a chi sarà in grado di fornire
dettagli utili per individuare i responsabili dell’assassinio della donna.
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