RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 117 - Testo della trasmissione di giovedì 27 aprile 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Stipulato l’accordo di base tra la Santa Sede e la
Bosnia Erzegovina
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
In Nepal, i ribelli maoisti
annunciano una tregua di tre mesi dopo il
ripristino del Parlamento deciso da re Gyanendra
27 aprile 2006
UDIENZA
DI BENEDETTO XVI ALLA PONTIFICIA COMMISSIONE BIBLICA
AL TERMINE DELLA PLENARIA 2006
“La legge di Dio non elimina la libertà dell’uomo”: così
Benedetto XVI nel suo discorso ai 25 membri della Pontificia Commissione
Biblica, ricevuti stamani nella Sala dei Papi in Vaticano, in chiusura
dell’annuale sessione Plenaria di questa istituzione, fondata nel 1902 da Leone
XIII e che, riformata da Paolo VI, è collegata con la Congregazione per la
Dottrina della fede, il cui prefetto ne riveste l’incarico di presidente. Il
servizio di Roberta Gisotti.
**********
Un incontro affettuoso quello del Papa con i biblisti già
conosciuti personalmente negli anni in cui l’allora cardinale Ratzinger ha
presieduto la Commissione. “Riconoscenza e apprezzamento – ha espresso loro
Benedetto XVI – per l’importante lavoro” svolto “al servizio della Chiesa e per
il bene delle anime”. Così come “argomento molto importante” non solo per i
credenti ma per ogni persona – ha detto il Papa - è quello approfondito in
questa plenaria: il “rapporto tra Bibbia e morale”. Se infatti “l’impulso
primordiale dell’uomo” è il suo desiderio di felicità – ha osservato Benedetto
XVI - oggi molti pensano di poter raggiungere “una vita pienamente riuscita”
“in maniera autonoma, senza nessun riferimento a Dio e alla sua legge”, e
alcuni arrivano a teorizzare “un’etica solamente umana”, “un’assoluta sovranità
della ragione e della libertà nell'ambito delle norme morali”; per “i fautori
di questa ‘morale laica’ “l'uomo, come essere razionale, non solo può ma
addirittura deve decidere liberamente il valore dei suoi comportamenti”.
Una convinzione “errata” – ha sottolineato il Santo Padre – basata “su un
presunto conflitto tra la libertà umana ed ogni forma di legge. “
“In realtà, il
Creatore ha iscritto nel nostro stesso essere la ‘legge naturale’, riflesso
della sua idea creatrice nel nostro cuore, come bussola e misura interiore
della nostra vita”.
Per questo, come indicano la Sacra Scrittura, la
Tradizione e il Magistero della Chiesa, “la vocazione e la piena realizzazione
dell’uomo consistono non nel rifiuto della legge di Dio, ma nella vita secondo
la legge nuova, che consiste nella grazia dello Spirito Santo, “che si
manifesta nella fede che opera per mezzo della carità”.
“Ed è proprio in
questa accoglienza della carità che viene da Dio (Deus caritas est!) che la libertà dell'uomo trova la sua più
alta realizzazione. La legge di Dio rettamente interpretata non attenua né
tanto meno elimina la libertà dell'uomo, ma, al contrario, la garantisce e la
promuove”
E “modello di questo autentico agire morale” è il
comportamento di Gesù Cristo, “che fa coincidere la sua volontà con la volontà
di Dio Padre”. Un’etica che “trova nell’incontro con Cristo, che ci dona la
nuova alleanza, la sua perfezione”.
**********
CERTEZZA
DELLA FAMA DI SANTITA’, PRESENZA DI UN MIRACOLO “FISICO” O
DI UNA
REALE SITUAZIONE DI MARTIRIO: BENEDETTO XVI RIBADISCE IN UN MESSAGGIO AL
DICASTERO PER LE CAUSE DEI SANTI I PUNTI-CARDINE PER UNA CORRETTA
ATTUAZIONE
DELLE PROCEDURE DI BEATIFICAZIONE E CANONIZZAZIONE
Cause istruite e studiate “con somma cura” perché la fama
di santità, i segni straordinari che l’accompagnarono o, nel caso,
l’accettazione del martirio diano prova della perfezione evangelica del
candidato alla gloria degli altari. In un Messaggio al cardinale José Saraiva
Martins, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, Benedetto XVI si
sofferma sulle procedure seguite dal dicastero vaticano per giungere alla
proclamazione di un nuovo Santo. I particolari nel servizio di Alessandro De
Carolis.
**********
La memoria dei Santi è sempre stata tenuta “in grande
onore” dalla Chiesa, fin dall’inizio. Per questo motivo, nel corso dei secoli
si è sviluppata “un’attenzione sempre più vigile alle procedure che conducono i
Servi di Dio agli onori degli altari”. E’ la premessa dalla quale Benedetto XVI
fa discendere le sue osservazioni sugli iter della Congregazione delle Cause
dei santi. Il Papa prende in esame nel suo Messaggio i tre temi al centro della
plenaria del dicastero vaticano, il primo dei quali riguarda l’Istruzione
predisposta dalla stessa Congregazione riguardo lo svolgimento della cosiddetta
“fase diocesana” di un processo che mira al riconoscimento della santità. Nel
rammentare la “differenza sostanziale tra la beatificazione e la
canonizzazione” e la propria volontà di coinvolgere “visibilmente le Chiese
particolari” nei riti per la proclamazione di nuovi Beati, Benedetto XVI
afferma che sin dall’inchiesta diocesana “le Cause vanno istruite e studiate
con somma cura, cercando diligentemente la verità storica, attraverso prove
testimoniali e documentali”, secondo lo spirito della Costituzione apostolica
del 1983, con la quale Giovanni Paolo riformò tali procedure.
Con chiarezza, scrive il Papa, i vescovi hanno il dovere
di valutare se i candidati agli onori degli altari “godano realmente di una
solida e diffusa fama di santità e di miracoli oppure di martirio”. Viceversa,
obietta il Pontefice, “è chiaro che non si potrà iniziare una Causa di
beatificazione e canonizzazione se manca una comprovata fama di santità, anche
se ci si trova in presenza di persone che si sono distinte per coerenza
evangelica e per particolari benemerenze ecclesiali e sociali”. Anche per ciò
che concerne il miracolo – secondo tema di discussione alla plenaria –
Benedetto XVI dice di auspicare che l’argomento sia approfondito “alla luce
della tradizione della Chiesa, dell’odierna teologia e delle più accreditate
acquisizioni della scienza”. Fermo restando che - una volta accertata
l’esistenza di un “miracolo fisico” e non solo “morale – sia la teologia a
esprimere la “parola decisiva”.
Terzo tema, il martirio. In questo caso, Benedetto XVI
chiede di adottare un angolo di valutazione molto approfondito. “Se il motivo
che spinge al martirio resta invariato, avendo in Cristo la fonte e il modello,
sono invece mutati – nota il Papa - i contesti culturali del martirio e le
strategie” della persecuzione, “che sempre meno cerca di evidenziare in modo
esplicito la sua avversione alla fede cristiana o ad un comportamento connesso
con le virtù cristiane, ma simula differenti ragioni, per esempio di natura
politica o sociale”. Dunque, prosegue il Pontefice, “è necessario reperire
prove inconfutabili sulla disponibilità al martirio, come effusione del sangue,
e sulla sua accettazione da parte della vittima, ma è altrettanto necessario
che affiori direttamente o indirettamente, pur sempre in modo moralmente certo,
l’odium Fidei del persecutore. Se difetta questo elemento, non si avrà
un vero martirio secondo la perenne dottrina teologica e giuridica della
Chiesa”. BenEdetto XVI conclude ribadendo un principio sancito dall’attuale
disciplina, ovvero quello che prevede “alla luce della dottrina sulla
collegialità proposta dal Concilio Vaticano II”, l’opportunità che i vescovi
interessati ad un processo di canonizzazione “vengano maggiormente associati
alla Sede Apostolica nel trattare le Cause dei Santi”.
**********
STIPULATO
L’ACCORDO DI BASE TRA LA SANTA SEDE E LA BOSNIA ERZEGOVINA
- A
cura di Alessandro De Carolis -
La Santa Sede e la Bosnia Erzegovina hanno stipulato la scorsa settimana un Accordo
di base per definire alcune questioni di interesse comune. Siglato il 19
aprile, giorno in cui Benedetto XVI ha compiuto il primo anno di Pontificato,
l’Accordo anzitutto fissa – nel quadro della rispettiva indipendenza e
autonomia dello Stato e della Chiesa – il quadro giuridico dei reciproci
rapporti. “In particolare – si legge nel comunicato ufficiale reso noto oggi -
vengono regolati la posizione giuridica della Chiesa cattolica nella società
civile; la libertà e indipendenza nell’attività apostolica e nella regolazione
degli ambiti di propria competenza; la libertà di culto e di azione nei campi
culturale, educativo, pastorale, caritativo e dei mass-media”.
Il testo dell’Accordo di Base, che entrerà in vigore dopo
lo scambio degli strumenti di ratifica, prevede anche “la gestione di scuole
cattoliche di ogni grado; l’assistenza spirituale alle forze armate, nelle
prigioni e negli ospedali; l’organizzazione di strutture cattoliche sanitarie e
caritative”. Il documento bilaterale è stato firmato nel palazzo della
Presidenza di Sarajevo dall’arcivescovo Alessandro D’Errico, nunzio apostolico
a Sarajevo, e dal sig. Ivo Miro Jović, membro croato della Presidenza
collegiale del Paese.
FERMA
CONDANNA DELLA SANTA SEDE DEI RECENTI ATTENTATI CHE HANNO
INSANGUINATO LA TERRA SANTA, L’EGITTO E
L’IRAQ: LA ESPRIME L’ARCIVESCOVO
GIOVANNI
LAJOLO, SEGRETARIO PER I RAPPORTI CON GLI STATI, CHE RICONFERMA
LA SOLIDARIETA’ DEL PAPA AI FAMILIARI DELLE
VITTIME
-
Intervista con il presule -
La notizia dell’attentato di questa mattina contro il convoglio del
contingente internazionale di stanza a Nassiriya in Iraq, costato la
vita a 3 militari italiani e a un rumeno,
è solo l’ennesima di una catena di atti terroristici. Nei giorni scorsi,
i tragici fatti in Egitto: il triplice attentato con 18 morti a Dahab e le
esplosioni, ieri, di due kamikaze nei
pressi di Rafah. Una serie di attentati di fronte alla quale interviene ai
nostri microfoni l’arcivescovo Giovanni Lajolo, segretario della II Sezione
della Segreteria di Stato per i rapporti con gli Stati. Lo ascoltiamo
nell’intervista di Giovanni Peduto:
**********
R. - Si tratta di azioni
violente molto gravi, senza giustificazione alcuna e senza attenuanti. Quella
di Dahab ci riporta alla memoria altre due località turistiche egiziane colpite
in passato: Taba, dove persero la vita 34
persone nell’ottobre 2004, e Sharm-el-Sheik, dove i morti furono più di 60,
nel luglio 2005. Quello di Nassiriya di stamattina ci ricorda il sacrificio
di 19 italiani (erano 12 carabinieri, 5 militari e 2 civili), avvenuto il 12
novembre 2003, nella stessa città. Ma la nostra attenzione è scossa dalle
notizie provenienti dall’Iraq quasi quotidianamente di atti di crudele
barbarie, che non sembrano cessare ed anzi funestano e ritardano il faticoso
processo democratico in quel Paese. E non possiamo dimenticare anche i
criminali atti terroristici in Terra Santa, che sempre ci riempiono di orrore e
di sdegno. Pur riconoscendo che le circostanze sono certamente diverse, come
diverse paiono essere le menti che ordiscono tali azioni, comune e ferma deve
essere la condanna di tutte. In nessun caso, si può giustificare il ricorso
alla violenza contro persone innocenti e non si può parlare di “sacrificio” da
parte degli attentatori, quale sia la motivazione che li spinge ad agire in
tale disumano modo.
D. - Vi
sono stati contatti con le Autorità egiziane ed italiane dopo i lamentati attentati?
R. -
Proprio questa mattina ho incontrato l’ambasciatore di Egitto, la sig.ra Nevine
Simaika Halim, alla quale ho consegnato una lettera per il ministro degli
Affari Esteri di Egitto, Ahmed Aboul Gheit, nella quale si partecipa il
profondo dolore del Santo Padre per le vittime di Dahab e per le loro famiglie.
Anche al ministro degli Affari Esteri italiano, l’on. Gianfranco Fini, ho
inviato una lettera. In essa esprimo il grande dolore del Santo Padre per il
nuovo grave attentato di stamani, che colpisce giovani militari italiani, come
anche un giovane rumeno, presenti in Iraq per dare un contributo generoso e disinteressato
in favore della pace e della libertà in quel Paese. Il Papa li ricorda tutti,
insieme ai loro cari, in modo particolare nella preghiera. Anche il cardinale
Angelo Sodano, segretario di Stato, si sente molto vicino alla comunità
nazionale italiana, certo tutta particolarmente colpita per la perdita di
queste giovani vite.
D. - La Santa Sede ha già parlato in precedenza contro il
terrorismo. Eccellenza, può riassumere la sua posizione in merito?
R. - Vorrei qui citare direttamente il Santo Padre
Benedetto XVI. A Colonia, il 20 agosto 2005, parlando ai Rappresentanti di
alcune Comunità musulmane, disse che “il terrorismo, di qualunque matrice esso
sia, è una scelta perversa e crudele, che calpesta il diritto sacrosanto alla
vita e scalza le fondamenta stesse di ogni civile convivenza”. Il Papa invitava
quindi a estirpare dai cuori il sentimento di rancore, a contrastare ogni forma
di intolleranza e ad opporsi ad ogni manifestazione di violenza. Questo
pensiero il Papa lo ha ripetuto non una volta soltanto; ed ha spesso insistito
sulla necessità che sia la dignità della persona umana e la difesa dei suoi
diritti a costituire lo scopo di ogni progetto sociale. È la convinzione
instancabilmente espressa anche da Giovanni Paolo II, come del resto da tutti
Papi della storia recente. La Santa Sede resta sempre impegnata a collaborare
nelle forme ad essa proprie con le diverse istanze internazionali per
promuovere la pace e la convivenza tra i popoli, nel rispetto del diritto
internazionale.
*********
PATRIMONIO DI VALORI CRISTIANI E SPIRITUALI: COSI’ IL CARDINALE MARTINO
IN UN DISCORSO ALL’ACCADEMIA DIPLOMATICA DI VIENNA SULLA
LIBERTA’ RELIGIOSA NELLA NUOVA EUROPA, IN UNA CORRETTA VISIONE DELLA LAICITA’
DELLO STATO
- A cura di Paolo Scappucci -
La neutralità ideologica dello Stato di diritto non va
confusa con la sua presunta neutralità etica, con il rischio del predominio dei
più forti sui deboli e degli interessi particolari sul bene comune. Lo ha
affermato il presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace,
il cardinale Renato Martino, parlando stamani all’Accademia Diplomatica di
Vienna, a conclusione di un itinerario che nei giorni scorsi ha compiuto nelle
capitali di Croazia, d’Ungheria e d’Austria per la presentazione del Compendio
della Dottrina Sociale della Chiesa, pubblicato dal Dicastero. Nel discorso
viennese sul tema “Religione nello spazio pubblico: libertà religiosa nella
nuova Europa”, il porporato ha denunciato che anche nei Paesi democratici e
liberali il diritto alla libertà religiosa non è sempre rispettato nella sostanza,
ed ha riaffermato che “la libertà di religione è la garanzia primaria affinché
i diritti umani non siano collocati sulla sabbia della convenzione, ma sulla
roccia del fondamento trascendente”. Per questo, il rispetto da parte dello
Stato, del diritto alla libertà di religione è segno del rispetto degli altri
diritti fondamentali, in quanto esso è il riconoscimento implicito
dell’esistenza di un ordine che supera la dimensione politica dell’esistenza.
Respingendo poi una concezione
della laicità che escluda la religione dalla vita pubblica relegandola a fatto
puramente privato, il cardinale Martino ha ribadito che “un regime politico
autenticamente laico accetta, sia che i singoli cristiani agiscano da cristiani
nella società senza camuffarsi da uomini qualunque, sia che la Chiesa manifesti
le proprie valutazioni sulle grandi questioni etiche in gioco. Questo è un
interesse della stessa politica – ha aggiunto il Presidente di Giustizia e Pace
– in quanto se essa pretende di vivere come
se Dio non ci fosse, alla fine si inaridisce e perde la consapevolezza
stessa dell’intangibilità della dignità
umana. In precedenza, il cardinale Martino, che rientra a Roma stasera,
aveva questa mattina incontrato il presidente della Repubblica austriaca, Heinz
Fischer, e il presidente del Parlamento, Andreas Khol.
=======ooo=======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima pagina - "La fede in
Cristo ci dona il compimento dell'antropologia": l'udienza di Benedetto
XVI ai membri della Pontificia Commissione Biblica, ricevuti in occasione della
sessione plenaria.
Servizio vaticano - Una pagina
dedicata al cammino della Chiesa in America.
Servizio estero - In evidenza
l'attentato perpetrato questa mattina in Iraq. Il titolo dell'articolo è
"Ancora sangue italiano a Nassiriya".
Servizio culturale - Un
articolo di Piero Amici dal titolo "Pace e Impero: aspetto giuridico e
religioso da Roma a Costantinopoli a Mosca": concluso in Campidoglio il
XXVI Seminario di studi storici.
Una monografica dal titolo
"L'astronomo P. Johann Georg Hagen direttore spirituale della
beata Maria Elisabetta Hesselblad": il gesuita fu il responsabile della
Specola Vaticana dal 1906 al 1930.
Servizio italiano - 25 aprile:
sdegno unanime per gli oltraggi"; chiesto l'isolamento dei responsabili.
=======ooo=======
27 aprile 2006
SGOMENTO E DOLORE PER LA MORTE DI
TRE SOLDATI ITALIANI E
DI UN MILITARE RUMENO IN SEGUITO
ALL’ESPLOSIONE DI UN ORDIGNO A NASSIRIYA
- Intervista con il maggiore
Marco Mele -
Drammatico
attacco in Iraq contro un convoglio italiano a Nassiriya: tre soldati italiani
e un militare rumeno, appartenente alla forza multinazionale di stanza nella città irachena, sono morti per la deflagrazione
di un ordigno esploso al passaggio del loro mezzo. Subito dopo aver appreso le
prime notizie sull’attacco, il presidente della Repubblica italiana, Carlo
Azeglio Ciampi, ha espresso “sgomento e immenso dolore”. Il
presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, si è detto “profondamente
addolorato” e il leader dell’Unione, Romano Prodi, ha
definito l’attentato una “tragedia che colpisce tutta l’Italia”.
Su questa ennesima azione della guerriglia in Iraq, che ricorda l’attentato condotto
a Nassiriya il 12
novembre del 2003 e costato la vita a 17 soldati e a due civili italiani,
ascoltiamo al microfono di Fabio Colagrande il maggiore Marco Mele, portavoce
del contingente italiano in Iraq:
**********
R. – Questo attacco sicuramente non modifica in alcun modo
le finalità, la natura complessiva della nostra presenza militare. Rafforza,
invece, il nostro impegno. Ricordiamo che la nostra è una forza militare la cui
missione consiste fondamentalmente nel garantire stabilità, sicurezza,
assistenza umanitaria, rispetto della
dignità del popolo iracheno. Un popolo ferocemente calpestato dalla dittatura
di Saddam Hussein. Nessun atto intimidatorio o atto ostile come quello di oggi
ci fermerà dal proseguire il nostro compito nel pieno rispetto del nostro
mandato.
D. – Vuole dirci in quali circostanze è avvenuto l’attacco
contro il convoglio convoglio?
R. – L’attacco è avvenuto lungo la strada a sud-ovest
dell’abitato di Nassirya. Una nostra pattuglia, composta da quattro veicoli
protetti dal reggimento Carabinieri della MSU - Multinational Special Unit -
con a bordo l’ufficiale dell’esercito, 15 militari dell’Arma dei Carabinieri ed
il graduato rumeno, sono stati coinvolti nell’esplosione di un ordigno posto al
centro della carreggiata. Sul posto sono intervenuti immediatamente i soccorsi
di diverse pattuglie del contingente italiano che, con l’ausilio delle forze di
polizia locale, addestrate dagli italiani, hanno provveduto a mettere in
sicurezza l’area. Attualmente, stiamo conducendo ogni accertamento utile,
condotto in stretto coordinamento con la polizia locale, inteso ad individuare
la natura dell’ordi-gno, l’origine dell’esplosione ed assicurare gli eventuali
responsabili alla giustizia.
D. – Fatti così violenti sono del tutto nuovi?
R. – Abbiamo subito circa 5 giorni fa un altro atto
intimidatorio. E’ verosimile che ci siano personaggi ostili che con questo
genere di azioni o intimidazioni tentino di destabilizzare l’area o quanto meno
di screditare la nostra presenza in Iraq. Una presenza che – ricordo – è
fortemente voluta dal popolo iracheno in quanto sinonimo di stabilità.
D.- Chi può avere interesse ad ostacolare le operazioni
del contingente italiano?
R. – Chi si associa al terrorismo. Il terrorismo è una
minaccia imprevedibile, subdola e strisciante. Una minaccia che va
assolutamente arginata con tutte le forme previste sicuramente dalla
diplomazia, ma anche grazie al contributo di un contingente come quello
italiano che è qui per assistere il Paese nella lunga e difficile strada della
ricostruzione. Noi continuiamo a farlo.
D. – Come ci confermava all’inizio, dopo questo duro
attacco la vostra missione prosegue…
R. - Assolutamente sì: rafforziamo l’impegno e la
determinazione e continuiamo sul solco della professionalità. Nell’operato dei
nostri uomini è sempre prevalsa questa straordinaria capacità di equilibrio,
non disgiunto dalla necessaria fermezza che si richiede in questo tipo di
operazioni. Qualità queste, che fanno dei nostri uomini sicuramente dei
costruttori di pace. Motivo per cui siamo sicuramente stimati e rispettati nel
mondo. Siamo soprattutto ben voluti e stimati dalla popolazione locale che ha
bisogno di tutto, ma non del terrorismo.
*********
In Iraq ha ricevuto vasta eco, intanto, l’assassinio a
Baghdad della sorella del vicepresidente iracheno, il sunnita Tareq Al Hashemi.
Si tratta del secondo attacco in pochi giorni contro la famiglia del
vicepresidente: appena due settimane fa era stato ucciso, infatti, un fratello
di Al Hashemi. A Baquba, nel cosiddetto triangolo sunnita, sono rimasti uccisi
inoltre in attacchi compiuti da ribelli, 4 poliziotti e un civile.
PROMUOVERE
IL DIALOGO INTERRELIGIOSO PER AFFRONTARE
LE
PROBLEMATICHE SOCIALI:
QUESTO
IL TEMA DELL’INCONTRO MONDIALE TRA LE RELIGIONI PER LA PACE
PROMOSSO
DALLA COMUNITÀ DI SANT’EGIDIO
CHE SI
STA SVOLGENDO A WASHINGTON.
TRA LE
PROSPETTIVE LA PROMOZIONE DI PROGETTI DI COLLABORAZIONE
-
Intervista con Alberto Quattrucci -
È il
dialogo tra le religioni in rapporto alle problematiche sociali il tema di oggi
all’Incontro mondiale tra le religioni per la pace che si sta svolgendo a
Washington. Organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio insieme alla Georgetown
University e all’arcidiocesi di Washington, è una delle iniziative che si
pongono sulla scia della strada aperta da Giovanni Paolo II nell’ottobre
dell’86 ad Assisi. Al microfono di Tiziana Campisi, il prof. Alberto Quattrucci
della Comunità di San-t’Egidio riassume alcuni momenti dei dibattiti odierni:
**********
R. – Le
testimonianze di due donne, una dell’Africa ed una dell’America Latina, che
hanno portato i problemi più scottanti del mondo di oggi, quindi la necessità
che le religioni sostengano una nuova prospettiva di collaborazione e di
solidarietà, sono state particolarmente vive ed importanti. Dopo questo, tre
rappresentanti religiosi - un ebreo, un cristiano ed un musulmano – che hanno
ripercorrso insieme i punti salienti del cammino di questi 20 anni, portato
avanti dalla Comunità di Sant’Egidio da Assisi fino ad oggi, sbarcando questa
volta negli Stati Uniti. E’ stato un tema abbastanza importante e una
sottolineatura molto forte di come le tre religioni possano collaborare verso
il futuro.
D. – I temi di oggi che cosa insegnano e da dove
consentono di ripartire verso un dialogo più approfondito?
R. – I temi di oggi sono temi culturali, temi sociali
come, per esempio, rendere la povertà storia: come, cioè, questa povertà sia da
combattere da tutti i punti di vista e sia il vero male del mondo, o come i
conflitti si risolvano solo attraverso il dialogo; come il dialogo
interreligioso non sia un accessorio, un optional nella vita di oggi. Ma le
religioni hanno al loro interno questa forza, questa spinta, questa energia
verso il dialogo, evitando ogni forma di sincretismo, di confusione,
approfondendo la propria fede religiosa, ma al tempo stesso aprendosi
all’altra. Temi più specifici: la grande lotta all’AIDS, soprattutto in Africa,
dove la Comunità di Sant’Egidio ha iniziato da alcuni anni il “Programma
Dream”.
D. – A proposito del dialogo interreligioso, quali problemi
in particolare sono stati sottolineati?
R. – Negli Stati Uniti è iniziata già dalla fine
dell’Ottocento un’esperienza di dialogo tra le grandi religioni. Lo diceva il
prof. Riccardi nella sua relazione di apertura. Ed in fondo c’era un’abitudine
alla coesistenza, alla coabitazione di lunga data. Nonostante questo, il vero
problema oggi diventa quello di trovare nuove forme di collaborazione anche per
rispondere alla violenza, al terrorismo, in collaborazione tra le religioni. In
Europa, oggi il vero problema del dialogo richiama in fondo cosa voglia dire
essere europei di fronte alla grande immigrazione, di fronte ad un’Europa che
quasi non ritrova certe radici, come quelle della coabitazione che erano
all’origine della stessa esperienza europea. Per tutte e due, esperienza
americana ed esperienza europea, che ieri si sono incontrate qui a Washington,
forse, in un certo senso, per la prima volta con lo spirito di Assisi, la vera
sfida – che poi è la sfida del mondo di oggi – è quella di riuscire a vivere insieme
fra diversi. Questo è stato sottolineato da tutti.
**********
PRESENTAZIONE, OGGI POMERIGGIO IN VATICANO,
DEL RESTAURO DELLA SALA DEI MISTERI DELLA FEDE
NELL’APPARTAMENTO BORGIA,
DECORATO ALLA FINE DEL ‘400 DAL PINTURICCHIO E DALLA SUA
SCUOLA
- Con noi, Francesco Buranelli e Maurizio De Luca -
Grande attesa per la presentazione, oggi pomeriggio in
Vaticano, alla presenza del presidente del Governatorato della Città del
Vaticano, il cardinale Edmund Casimir Szoka, del restauro del ciclo pittorico
situato nella Sala dei Misteri della Fede nell’Appartamento Borgia. L’opera,
eseguita al termine del ‘400 dal Pinturicchio e dalla sua scuola, su commissione
di Papa Alessandro VI, rappresenta scene della vita di Cristo e della Vergine.
Il restauro rientra nelle iniziative per il quinto centenario della fondazione
dei Musei Vaticani, avvenuta dopo il ritrovamento sul Colle Oppio, il 14
gennaio del 1506, del gruppo statuario del Laocoonte. Il servizio di Roberta
Moretti:
**********
L’Annunciazione,
la Natività, l’Adorazione dei Magi, la Resurrezione, l’Ascensione, la Pentecoste
e l’Assunzione al Cielo: sette momenti fondamentali rappresentati nelle lunette
della Sala dei Misteri della Fede con al centro la Vergine Maria, perché non vi è figura che meglio incarni la
virtù teologale della Fede e riveli, allo stesso tempo, la personale devozione
di Alessandro VI. Un trionfo di colori, drappeggi e dorature, rese ancora più
brillanti dall’intervento di restauro, che ha portato alla luce anche preziose
informazioni sulla tecnica adottata dal Pinturicchio. Il direttore dei Musei
Vaticani, Francesco Buranelli:
“Il
Pinturicchio, perché era affiancato da tanti allievi e doveva eseguire la decorazione
dell’appartamento papale in brevissimo tempo, non dipinse un affresco, bensì
tese una doppia mano di colla e gesso e poi attraverso collanti, sempre di
uovo-colla, fece aderire il pigmento e dipinse le scene figurate. Questa
pittura a tempera gli permise di realizzare tutto l’apparta-mento in poco più
di due anni. Noi invece abbiamo impiegato quasi quattro anni per restaurare una
sola sala”.
Ma quale valore aggiunto ha conferito questa tecnica
all’opera dell’artista perugino, rispetto a quella tradizionale dell’affresco?
Il capo restauratore, Maurizio De Luca:
“Dal punto di
vista tecnico, in affresco non potevano essere utilizzati tutti i pigmenti,
mentre con la pittura a tempera i pigmenti da utilizzare erano molto più
numerosi. Ecco perché qui abbiamo una ridondanza di lacche, cioè di colori
trasparenti applicati su rossi, piuttosto che verdi ed azzurri, che normalmente
non venivano utilizzati in affresco. Questo, dunque, conferisce all’intero
impianto compositivo una certa presenza cromatica, come se i dipinti fossero
tutti molto più a fuoco, tutti molto più contrastati. Cosa che nell’affresco
non avviene, perché l’affresco, a causa della basicità della calce, tende anche
a rendere più opaca la pittura”.
**********
=======ooo=======
27 aprile 2006
AL VIA
IN SVIZZERA L’INCONTRO DEI GRUPPI DI COORDINAMENTO
DEL
COMITATO EUROPEO DEI CAPPELLANI UNIVERSITARI.
TEMA
CENTRALE
SAN
GALLO. = Si terrà a San Gallo in
Svizzera, dal 28 al 30 aprile l’incontro del Gruppo di Coordinamento del
Comitato Europeo dei Cappellani Universitari. Undici saranno le Conferenze
episcopali rappresentate: Austria, Federazione Russa, Francia, Svizzera, Ucraina,
Germania, Italia, Polonia, Regno Unito, Spagna e Slovacchia. L’incontro, presenziato dal vescovo di San Gallo, mons. Ivo Fürer
e p. Enrique Climent, delegato della
federazione delle Università Cattoliche europee, è stato promosso dal Consiglio delle Conferenze
Episcopali d’Europa (CCEE). Dopo i saluti di mons. Lorenzo Leuzzi, coordinatore
del comitato, il vescovo della cittadina svizzera, mons. Fürer, darà il via ai
lavori con una relazione sulla “Pastorale universitaria in Svizzera”. In
serata, mons. Aldo Giordano, segretario generale CCEE, si soffermerà sul “Ruolo
e i compiti del Consiglio nella pastorale universitaria europea”.
Concluderà la prima giornata il rev. Jürgen Janik, responsabile nazionale della
pastorale universitaria in Germania, che tratterà il tema “Le prospettive
della pastorale universitaria dopo
“COSTRUIRE
UNA FRONTIERA DI COMUNIONE E PACE CHE SIA UN LUOGO DI INCONTRO
E NON
DI DIVISIONE”. E’ L’IMPEGNO DEI VESCOVI COLOMBIANI ED ECUADOREGNI
ILLUSTRATO
IN CONCLUSIONE DEL XV INCONTRO DELLA PASTORALE DI FRONTIERA
Villagarzón. = “Vogliamo ribadire il nostro impegno nella ricerca di
soluzioni alla complessa realtà che si vive nel territorio confinante tra
Colombia ed Ecuador”. Queste le parole dei vescovi della zona di frontiera tra
Colombia ed Ecuador, nella dichiarazione finale del XV Incontro della Pastorale
di Frontiera, celebrato in questi giorni nella cittadina colombiana di
Villagarzón. Come riferisce l’agenzia Fides, secondo i presuli “la difficile
situazione che si vive alla frontiera tra i due Paesi non deve considerarsi
unicamente come una disgrazia, bensì come un’opportunità per evangelizzare e
proporre lo sviluppo di una nuova società che persegua la pace”. Nel comunicato
viene sottolineata, infatti, l’intenzione dei partecipanti a lavorare per
costruire “una frontiera di comunione e pace che sia un luogo di incontro e non
di divisione”. Altro punto della relazione, il ricordo della V Conferenza del CELAM,
che avrà luogo dal 13 al 31 maggio 2007 ad Aparecida in Brasile, “un’occasione – hanno dichiarato
i presuli - per unirci ancora di più nel sostegno ai nostri Paesi”. (S.C.)
IL VOLTO NUOVO DEL
PALAZZO PRESIDENZIALE A
ROMA,
EMERSO
DAI LAVORI COMPIUTI NEI SETTE ANNI DEL PRESIDENTE CIAMPI.
STAMANE
- A
cura di Fausta Speranza -
**********
ROMA. = Saranno visibili al
pubblico dal 3 al 13 maggio le scoperte significative dal punto di vista
artistico, storico, archeologico venute alla luce dall’esclusiva area del
Quirinale nella fase di scavi e restauri voluti dal presidente della repubblica
italiana Carlo Azeglio Ciampi. Nel suo settennato, che si avvia a conclusione,
per la prima volta nella storia del Quirinale c’è stato un impegno sistematico
alla ricerca di testimonianze di altre epoche. Impegno guidato dal prof. Louis
Gokart e ripagato da pitture, fregi e,
soprattutto, meravigliosi affreschi secenteschi caduti nell’oblio nella
galleria di Alessandro VII, nel Salone dei Corazzieri e nella Sala dei Parati
Piemontesi. D’altra parte basta pensare alla fase napoleonica: a tutti gli
interventi di copertura di simboli religiosi che Napoleone ordinò una volta
impossessatosi del palazzo e progettando di soggiornarvi, anche se poi questo
non accade mai. E poi c’è da ricordare che il colle su cui poggia il palazzo,
edificato nel 1583 sotto il Pontificato di Gregorio XIII quale dimora dei Papi e poi divenuto nel 1870
dimora dei sovrani d’Italia e nel 1946 sede della Massima Magistratura dello
Stato repubblicano, era l’unico dei sette colli di Roma non indagato archeologicamente.
Molto resterebbe ancora da fare per restituire spessore alla storia che
nasconde, ma per il momento la fase dei restauri si ferma qui. Dopo il periodo
dal 3 al 13 maggio, in cui saranno possibili dalle 10:00 alle 18:30 particolari
visite guidate, sarà possibile godere di quanto di nuovo è stato restituito a
studiosi e cittadini durante i consueti
spazi di visita al pubblico. Spazi che proprio il presidente Ciampi ha voluto
più ampi definendo il palazzo presidenziale la “Casa comune degli
italiani”.
**********
la cultura e i fasti barocchi della diocesi di
Monreale tra il cinquecento
e il seicento : E’ lo scopo della mostra “Pompa
magna. Pietro Novelli
e l’ambiente monrealese” inaugurata ieri dal cardinale
Camillo Ruini
- A cura di Alessandra Zaffiro -
**********
MONREALE.= “Che
questa terra possa sempre far conoscere e valorizzare le grandi ricchezze
spirituali, culturali, artistiche e storiche”, ha detto il presidente della CEI
tagliando il nastro inaugurale della mostra. Oltre 150 opere d’arte per
celebrare il grande artista monrealese e il secolo d’oro della cittadina
normanna, presentate al Palazzo arcivescovile: tele, affreschi, ceramiche,
paramenti sacri ed argenterie costituiscono un patrimonio di inestimabile
valore artistico. Tra il Cinquecento e il Seicento, nel pieno della Controriforma,
Monreale divenne uno dei punti nevralgici del potere politico e religioso:
arrivano, tra gli altri, gli arcivescovi Alessandro Farnese, i tre Torres e
Giovanni Torresiglia, tutti grandi mecenati che vogliono lasciare un segno
importante del loro passaggio in questa porzione di terra di Sicilia. La mostra
prosegue fino al 26 giugno.
**********
IN
MOSTRA NELLA SEDE DELLA NOSTRA EMITTENTE 40 SCATTI DEL FOTOGRAFO
UMBERTO
STEFANELLI DEDICATI A GIOVANNI PAOLO II
ROMA. = Quaranta scatti per rendere omaggio a Giovanni
Paolo II. Sono quelli del fotografo Umberto Stefanelli che ha presentato oggi,
nella Sala Marconi della nostra emittente, la mostra “…io sto alla porta e
busso” (Ap.3,20). In esposizione fino all’11 maggio, le istantanee scattate
durante alcuni viaggi apostolici ed incontri giovanili del Papa scomparso. Le
fotografie mostrano volti di bambini e ragazzi che Giovanni Paolo II ha incontrato
nel corso del suo pontificato. Originali i fotomontaggi esposti: visi ed
espressioni intense sono stati inseriti sullo sfondo delle pagine che i
quotidiani hanno dedicato alla morte di Karol Wojtyla. Ne emerge un itinerario che propone brani di
storia ed episodi rilevanti dei 27 anni che Giovanni Paolo II ha vissuto sulla
cattedra di Pietro. Fotografo italiano, cresciuto artisticamente a New York,
Stefanelli ha elaborato nel tempo un modo assai personale di fotografare e
rielaborare le immagini usando tecniche innovative. Le foto sono frutto della
fusione di pellicole e carta con foglie d’oro e d’argento. (T.C.)
L’UNGHERIA POTREBBE FARE DA CERNIERA TRA IL CATTOLICESIMO
DI ROMA
E L’ORTODOSSIA DI MOSCA. COSÌ L’ARCIVESCOVO DI BUDAPEST,
CARDINALE PETER ERDÖ, IERI A VENEZIA
VENEZIA. = Budapest potrebbe svolgere un ruolo di
collegamento tra il cattolicesimo di Roma e l’ortodossia di Mosca. E’ quanto
ribadito dal cardinale Peter Erdö, Primate d’Ungheria ed arcivescovo di
Esztergom-Budapest, intervenendo ieri a Venezia a margine dell’inaugurazione
dell’anno accademico dello ‘Studium Generale Marcianum’. Senza sottovalutare
l’apertura della società ungherese, il cardinale Erdö ha osservato come a favorire
il collegamento con
========ooo========
27 aprile 2006
- A cura di
Amedeo Lomonaco -
Storica decisione
in Nepal: i ribelli maoisti hanno annunciato un cessate-il-fuoco unilaterale
per tre mesi. L’annuncio è arrivato dopo il ripristino del Parlamento, deciso
da re Gyanendra sotto la pressione popolare, e la nomina di un nuovo primo
ministro, Girija Prasad Koirala, indicato dai partiti dell’opposizione. Il
nostro obiettivo – si legge in un comunicato della guerriglia – è quello della
nascita di una Repubblica democratica. I ribelli maoisti hanno anche annunciato
che venerdì prossimo prenderanno parte ad una manifestazione pacifica nella
capitale Kathmandu.
Trovare una soluzione diplomatica alla crisi nucleare
iraniana. E’ questa la priorità indicata da Cina, Germania e Russia alla
vigilia della presentazione del rapporto dell'AIEA sulle attività atomiche di
Teheran. Ma la tensione resta altissima. Il nostro servizio:
**********
Stati Uniti e Unione Europea ribadiscono di voler
conciliare una linea intransigente con l’opzione diplomatica a 24 ore da una
data cruciale: scade infatti domani l’ultimatum di 30 giorni imposto dal
Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite all’Iran per fermare tutte le sue
attività nucleari. Il presidente iraniano Ahmadinejiad ha confermato che l’Iran
non sospenderà i processi per l’arricchimento dell’uranio e non cederà a
pressioni della comunità internazionale. In caso di sanzioni contro il
governo di Teheran, cui si oppongono Cina e Russia,
**********
“L’Egitto vincerà la sua battaglia contro il terrorismo”,
“sradicheremo le sue radici e faremo seccare le sue fonti”. Lo ha dichiarato il
presidente egiziano, Hosni Mubarak, commentando il drammatico attacco compiuto
martedì scorso a Dahab e costato la vita a 18 persone. Mubarak ha anche chiesto
ai dignitari religiosi copti e musulmani di diffondere i valori della
tolleranza e di combattere contro il fanatismo e l’estremismo. Nel Sinai, intanto,
è stato arrestato il capo della redazione egiziana dell’emittente satellitare
araba ‘Al Jazeera’ con l’accusa di aver diffuso informazioni “false e
compromettenti per la reputazione dell’Egitto”.
Comincia a delinearsi il nuovo mosaico politico
israeliano: il partito di centro “Kadima” del premier Ehud Olmert ha annunciato
di aver raggiunto un accordo con il Partito laburista, guidato da Amir Peretz,
per la formazione di un governo di coalizione. Ai laburisti andranno sette
ministeri. E’ stato anche reso noto che Peretz sarà nominato ministro della
Difesa. Un portavoce del leader laburista ha precisato, inoltre, che i dettagli
dell’intesa saranno resi noti nel pomeriggio in una conferenza stampa
congiunta.
Un intervento al Parlamento di Abuja e un incontro con il capo di
Stato Olusegun Obasanjo sono al centro della visita del presidente cinese Hu
Jintao in Nigeria, primo produttore di petrolio in Africa. Nei colloqui si
potrebbe parlare anche dell’accordo offerto dalla Nigeria alla Cina per quattro
licenze di sfruttamento petrolifero, in cambio di investimenti in una raffineria.
Al momento, Pechino è impegnata ad assicurarsi una certa autosufficienza
nell’approvvigiona-mento energetico, di fronte ai crescenti bisogni derivati
dal proprio boom economico. Quale significato assume dunque la missione di Hu
Jintao in Nigeria? Risponde il prof. Arduino Paniccia, docente di Studi
strategici all’Università di Trieste, intervistato da Giada Aquilino:
**********
R. – E’
da molto tempo che
D. – Quanto conta l’approvvigionamento energetico della
Cina, anche in relazione alla sua linea morbida nei confronti dell’Iran?
R. – Conta molto. Il rapporto Iran-Cina si è fatto sempre
più stretto.
D. – Queste nuove e vecchie alleanze di Pechino come
possono mutare gli equilibri geostrategici mondiali?
R. – Mentre, per certi versi, si va rendendo meno
difficile il rapporto tra il Nord e il Sud del mondo, all’orizzonte si profila
un nuovo confronto Occidente-Oriente. In questo caso, l’Occidente è
rappresentato dagli Stati Uniti e dall’Europa - che peraltro hanno due politiche
diverse - e l’Oriente è rappresentato, come leadership, proprio dalla Cina. Poi
vi sono naturalmente Paesi intermedi, come
**********
In tutto il mondo si è
ricordato ieri l’incidente atomico di Chernobyl, il più grave della storia. Le
celebrazioni più importanti si sono tenute in Ucraina, dove il presidente
Yushenko ha voluto ricordare quanti hanno perso la vita, chiedendo aiuti alla
comunità internazionale per far fronte alle conseguenze del disastro, visibili
ancor oggi. Il servizio di Giuseppe d’Amato:
**********
“Il
vostro eroismo sarà ricordato per sempre”, così il presidente Yushenko nelle cerimonie
per il XX anniversario della tragedia di Chernobyl. “Tutti quegli eroi che
hanno spento l’incendio nucleare”, ha osservato il leader ucraino, “sono morti
per le nostre vite e per il nostro futuro. Chernobyl non deve essere visto come
un luogo di lutto, ma come uno di speranza”. Kiev mira a recuperare un’intera
area della catastrofe. Servono però aiuti internazionali, ad incominciare dalla
sostituzione del sarcofago sotto il quale è contenuto il reattore esploso.
Cerimonie a ricordo della tragedia atomica si sono tenute anche in Russia. Il
presidente Putin ha telefonato al collega Yushenko. Il leader bielorusso,
Lukashenko, si è recato invece nella provincia di Gomel, la più colpita dalle radiazioni. Le tv di tutta l’area ex sovietica
hanno trasmesso lunghi reportage e ricostruzioni. Lo shock di 20 anni fa, pare
proprio non superato.
Per
**********
In Bielorussia, intanto, il leader della principale
forza di opposizione,
Alexander Milinkevich, è stato arrestato stamani dalla polizia. Il
provvedimento di fermo è arrivato dopo la manifestazione di protesta
organizzata ieri a Minsk, nel giorno dell’anniversario dell’incidente nucleare
di Chernobyl, contro il presidente Alexander Lukashenko.
Arnaldo Otegi, portavoce della formazione basca Batasuna
messa al bando dal governo di Madrid perché considerata il braccio politico
dell’ETA, è stato condannato a 15 mesi di reclusione per incitamento al
terrorismo. Otegi è accusato, in particolare, di aver rivendicato il diritto
all’autodeterminazione del popolo basco anche attraverso la lotta armata durante
i funerali di un membro dell’ETA, il 21 dicembre del 2003. L’ETA ha annunciato,
lo scorso mese di marzo, una tregua permanente per trovare una soluzione
all’intricata questione dei Paesi baschi.
=======ooo========