RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 116  - Testo della trasmissione di mercoledì 26 aprile 2006

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Benedetto XVI all’udienza generale: la comunione nella Chiesa e’ custodita nella storia dallo Spirito Santo e tramandata dai vescovi. Appello del Papa nel ventennale della tragedia di Chernobyl

 

Reso noto il programma dettagliato del viaggio del Papa in Polonia che si svolgera’ dal 25 al 28 maggio prossimi

 

      L’arcivescovo Giovanni Lajolo ha concluso ieri una visita ufficiale in Albania

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

      Vent’anni fa il disastro nucleare di Chernobyl : ai nostri microfoni Rocco Bellantone e Massimo Platini

 

La Comunita’ di Sant’Egidio porta lo spirito di Assisi negli Stati Uniti. Da oggi a Washington, l’incontro mondiale tra le religioni per la pace. Con noi Andrea Riccardi e Alberto Quattrucci

 

Un anno fa le truppe siriane si ritiravano dal Libano. Intervista con Camille Eid

 

Domani israeliani e palestinesi corrono insieme per “la maratona della pace” : ce ne parlano Edio Costantini e Andrea Zorzi

 

Conclusa ieri a Rimini la 29.esima Convocazione nazionale del Rinnovamento nello Spirito. La riflessione di Salvatore Martinez

 

Fino al 16 luglio prossimo nei pressi di Parma la mostra “Da Monet a Boltanski” nella sede della Fondazione Magnani-Rocca. Ce la illustra la direttrice della Fondazione, Simona Pizzetti

 

CHIESA E SOCIETA’:

      Per la prima volta una delegazione cattolica sudcoreana in visita ufficiale nella Corea del Nord. Un rapporto della Caritas denuncia che nel Paese vi sono 22 milioni di persone affamate

       

Oggi a Roma un Convegno organizzato  dall’ambasciata egiziana in Italia sul ruolo della donna

       

        La condanna ad un anno di prigione al presidente dei giornalisti riformisti in Iran, fa discutere sulla libertà di stampa nel Paese

 

        Dal 4 al 6 agosto incontro nazionale dei giovani spagnoli incentrato sulla figura di San Francesco Saverio nel V centenario della sua nascita

 

        Si svolgerà in Giordania, a giugno,  la seconda Conferenza dei Premi Nobel

 

24 ORE NEL MONDO:

      Diversi feriti in un nuovo attacco kamikaze in Egitto contro la Forza Multinazionale nel Sinai

       

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

26 aprile 2006

 

BENEDETTO XVI ALL’UDIENZA GENERALE: LA COMUNIONE NELLA CHIESA

E’ CUSTODITA NELLA STORIA DALLO SPIRITO SANTO E TRAMANDATA DAI VESCOVI.

APPELLO DEL PAPA NEL VENTENNALE DELLA TRAGEDIA DI CHERNOBYL

 

E’ la tradizione apostolica uno dei pilastri sui quali poggia la vita della Chiesa: tradizione che, attraverso la Spirito Santo, permette a tutte le generazioni di cristiani di vivere la medesima comunione del primo nucleo della Chiesa. E’ l’insegnamento centrale della catechesi di Benedetto XVI all’udienza generale di questa mattina, alla quale hanno preso parte circa 50 mila persone. Il Papa ha concluso l’udienza levando un appello in ricordo della tragedia di Chernobyl, avvenuta il 26 aprile di vent’anni fa, e chiedendo un impegno internazionale a servizio del Creato e della pace. Il servizio di Alessandro De Carolis.

 

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 Duemila anni di epoche cristiane, di volti, di esperienze tenuti insieme come un’unica famiglia dalla forza dello Spirito Santo, al punto che la grazia sperimentata dagli Apostoli e dai credenti della prima ora della Chiesa è possibile viverla con la stessa pienezza, qui e ora. E’ un mistero della fede cristiana quello della comunione ecclesiale che supera i confini dello spazio e del tempo. Un mistero del quale ha parlato oggi Benedetto XVI, mettendo in luce il valore della Tradizione apostolica e dello Spirito che la anima:

 

“Grazie allo Spirito Santo l’esperienza del Risorto, fatta dalla comunità apostolica alle origini della Chiesa, potrà sempre essere vissuta dalle generazioni successive, in quanto trasmessa e attualizzata nella fede, nel culto e nella comunione del popolo di Dio. Così noi adesso, nel tempo pasquale, viviamo l’incontro con il Risorto. Non è solo una cosa del passato, ma nella comunione della fede, della liturgia, della vita della Chiesa sono realtà presenti che non dobbiamo attuare tra noi”.

 

“Nell’ora delle decisioni solenni per la vita della Chiesa lo Spirito è presente”, ha osservato il Pontefice. “La Chiesa cammina e cresce nel timore del Signore, colma del conforto dello Spirito Santo”. E la Tradizione apostolica consiste proprio, ha proseguito, “in questa trasmissione dei beni della salvezza, che fa della comunità cristiana l’attualizzazione permanente, nella forza dello Spirito, della comunione originaria”:

 

“La tradizione è quindi la comunione dei fedeli intorno ai legittimi pastori nel corso della storia (…) La tradizione non è trasmissione di cose o di parole, una collezione di cose morte, la tradizione è il fiume vivo che ci collega con le origini. Il grande fiume che ci porta al porto dell’eternità. Così essendo in questo fiume vivo si verifica sempre di nuovo la parola che abbiamo sentito all’inizio, la parola del Signore: io sono con voi tutti i giorni della vita, fino alla fine del mondo”.

        

Dopo la sintesi della catechesi svolta in dieci lingue, Benedetto XVI ha dato spazio ad un anniversario che pone specialmente l’Europa davanti a riflessioni importanti: la tragedia di Chernobyl. Nel ricordare il 20.mo anniversario dell’esplosione avvenuta nella centrale nucleare dell’ex Unione Sovietica, il Papa ha espresso “vivo apprezzamento” per le famiglie, le associazioni, le amministrazioni civili e le comunità cristiane che, ha detto, “nel corso di questi anni, si sono adoperate per ospitare e curare adulti e specialmente bambini colpiti dalle conseguenze di quel doloroso evento”:

 

“Mentre ancora una volta preghiamo per le vittime d'una calamità di così vasta portata e per quanti ne portano nel loro corpo i segni, invochiamo dal Signore luce per coloro che sono responsabili delle sorti dell'umanità, perché con uno sforzo corale si ponga ogni energia al servizio della pace, nel rispetto delle esigenze dell'uomo e della natura”.

 

Al momento dei saluti conclusivi, Benedetto XVI si è rivolto, tra gli altri, ai 4 mila rappresentanti della Comunità Missionaria di Villaregia, che ieri ha celebrato il 25.mo di fondazione con una Messa presieduta dall’arcivescovo Stanislaw Rilko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici. A questi ultimi e ad altri gruppi, tra cui i membri della Piccola Opera della Divina Redenzione, il Papa ha augurato di “proclamare con rinnovato ardore apostolico il Vangelo della carità”, impegnandosi “ad essere in ogni ambiente testimoni dell’amore di Dio e strumenti della sua pace”.

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RESO NOTO IL PROGRAMMA DETTAGLIATO DEL VIAGGIO DEL PAPA IN POLONIA

CHE SI SVOLGERA’ DAL 25 AL 28 MAGGIO PROSSIMI

 

E’ stato reso noto oggi il programma dettagliato del viaggio del Papa in Polonia che si svolgerà dal 25 al 28 maggio prossimi. Si tratta del secondo viaggio fuori dall’Italia di Benedetto XVI dopo quello dell’agosto dell’anno scorso in Germania per la Giornata Mondiale della Gioventù. La visita inizierà il 25 maggio mattina a Varsavia: nella Cattedrale di San Giovanni il Pontefice incontrerà il clero e nel pomeriggio, dopo la visita di cortesia al presidente polacco Lech Kaczynski, si svolgerà un incontro ecumenico nella Chiesa Luterana della Santissima Trinità.

 

Il giorno dopo il Papa celebrerà in mattinata la Messa nella Piazza Piłsudski e nel pomeriggio incontrerà i religiosi e i rappresentanti dei movimenti nel Santuario mariano di Jasna Gora a Czestochowa. Sabato 27 maggio è il giorno della visita a Wadowice, città natale di Giovanni Paolo II. Benedetto XVI si recherà nella casa dove è nato Karol Wojtyla e incontrerà la popolazione in Piazza Rynek. Quindi visiterà i Santuari della Madonna di Kalwaria Zebrzydowska e della Divina Misericordia a Cracovia. Dopo la visita alla Cattedrale di Wawel, il Papa incontrerà i giovani polacchi nel Parco di Błonie a Cracovia. Domenica 28 maggio, in mattinata, presiederà la Messa sulla spianata di Błonie.

 

Il viaggio termina con l’attesa visita ai campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau dove Benedetto XVI pregherà per le vittime della ferocia nazista. Il Papa sarà in Vaticano nella serata del 28 maggio.

 

 

NOMINE

 

Il Santo Padre ha nominato arcivescovo metropolita di Bukavu, nella Repubblica Democratica del Congo, mons. François-Xavier Maroy, finora vescovo tit. di Tucca di Mauritania e ausiliare della medesima arcidiocesi.

 

In Brasile, il Papa ha nominato vescovo di Lorena mons. Benedito Beni dos Santos, finora vescovo tit. di Nasai ed ausiliare di San Paolo. Mons. Benedito Beni dos Santos è nato il 15 gennaio 1937 a Lagoinha, nell’arcidiocesi di Aparecida (Brasile). Ha compiuto gli studi di teologia presso la Pontificia Università Gregoriana, conseguendo la laurea in Teologia Dogmatica. Ha ottenuto anche la licenza in Filosofia e Pedagogia presso la Pontificia Università Cattolica di San Paolo. Il 22 dicembre 1962 ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale.

 

Sempre in Brasile, il Santo Padre ha nominato ausiliare dell’arcidiocesi di San Paolo padre João Mamede Filho, dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali, rettore del Seminario di Filosofia “Casa São Francisco” a Curitiba, assegnandogli la sede titolare vescovile di Acque Albe di Mauritania. Padre João Mamede Filho è nato a Caçapava, nella diocesi di Taubaté, nello Stato di San Paolo, il 21 agosto 1951. Ha emesso la professione perpetua il 20 febbraio 1974. Il 21 aprile 1978 è stato ordinato sacerdote.

 

 

L’ARCIVESCOVO LAJOLO HA CONCLUSO IERI

UNA VISITA UFFICIALE IN ALBANIA

 

L’arcivescovo Giovanni Lajolo, segretario per i Rapporti con gli Stati, ha concluso ieri una visita ufficiale di cinque giorni in Albania. L'occasione del viaggio è stata offerta dall'invito del ministro degli Affari Esteri albanese, Besnik Mustafaj, che ha avuto un incontro di lavoro con il presule il 22 aprile.  Il viaggio di mons. Lajolo, che ha voluto essere segno della particolare vicinanza di Benedetto XVI e del suo incoraggiamento, ha avuto un primo momento saliente nel solenne pontificale nella Cattedrale di Tirana, domenica 23 aprile. All’inizio della celebrazione l’arcivescovo di Tirana-Durazzo, mons. Rrok Mirdita, ha presentato brevemente le caratteristiche della Chiesa albanese, risorta dopo anni di persecuzione comunista. Anche mons. Lajolo ha richiamato alla memoria la storica visita che compì Giovanni Paolo II, il 25 aprile 1993, durante la quale consacrò quattro nuovi vescovi e ripristinò la gerarchia cattolica.  La Chiesa cattolica è presente oggi in Albania con numerose opere caritative, tra cui oltre trenta scuole di ogni ordine e grado e una quindicina di centri sanitari e di dispensari.

 

Nel pomeriggio di domenica, mons. Lajolo ha reso una visita di cortesia ai capi delle Comunità musulmane sunnita, Selim Muça, e bektashi, Reshat Bardhi, nelle loro rispettive sedi. In serata, infine, è stato ricevuto dal premier albanese, Sali Berisha. Lunedì 24 aprile, mons. Lajolo è stato ricevuto dal presidente della Repubblica, Alfred Moisiu. Gli incontri con le più alte autorità politiche ha permesso di verificare il buon livello delle relazioni che intercorrono tra l’Albania e la Santa Sede.

 

Sempre il 24 aprile, mons. Lajolo si è spostato a Scutari, facendo sosta presso il Santuario Nazionale della Madonna del Buon Consiglio, da cui è provenuta, il 25 aprile 1467, l’immagine venerata nel popolare santuario di Genazzano presso Roma. Giunto a Scutari, il presule è stato accolto dall’arcivescovo Angelo Massafra, alla guida dell’arcidiocesi dal 1998. Alle 18.00, ha avuto inizio la solenne concelebrazione eucaristica nella Cattedrale di Scutari, la più grande dei Balcani, con grande partecipazione dei fedeli, nonostante il giorno feriale, conclusa con la vista alle tombe dei martiri albanesi del regime comunista dello scorso secolo, tra cui il cardinale Mikel Koliqi.

 

Prima di concludere il suo viaggio in terra albanese, la mattina di martedì 25 aprile, mons. Lajolo ha incontrato Sua Beatitudine Anastasios Yannoulatos, arcivescovo ortodosso di Tirana, Durazzo e di tutta l’Albania.

Tanto gli Ordinari delle due province ecclesiastiche albanesi, quanto i sacerdoti e i fedeli, sia di Tirana che di Scutari, hanno accolto con grande entusiasmo il paterno saluto loro inviato da Benedetto XVI ed hanno ripetutamente espresso il desiderio che anch’egli voglia visitare l’Albania accettando l’invito rivoltogli, attraverso mons. Lajolo, dalle autorità albanesi.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Prima pagina - “La comunione nel tempo: la Tradizione”: all'udienza generale Benedetto XVI prosegue il ciclo di catechesi sul “Mistero del rapporto tra Cristo e la Chiesa”.

 

Servizio vaticano - Una pagina dedicata al cammino della Chiesa in Italia.

 

Servizio estero - Una nota in merito alla visita ufficiale dell'Arcivescovo Giovanni Lajolo in Albania (22-25 aprile).

 

Servizio culturale - Un articolo di Francesco Buranelli dal titolo “Un gusto tutto quattrocentesco per una meditazione sulla fede”: restaurata la Sala dei misteri nell'Appartamento Borgia in Vaticano.

 

Servizio italiano - 25 aprile: due vergognosi oltraggi turbano la grande manifestazione di Milano - contro il padre del Ministro Moratti ex deportato e contro la bandiera israeliana.

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

26 aprile 2006

 

20 ANNI FA, IL DISASTRO NUCLEARE DI CHERNOBYL

- Interviste con Rocco Bellantone e Massimo Platini -

 

Era il 26 aprile del 1986 quando esplose uno dei 4 reattori della centrale nucleare di Chernobyl. La popolazione residente nella zona fu investita da una enorme quantità di radiazioni e i residui radioattivi raggiunsero numerose regioni dell’Europa. Nelle zone contaminate dall'incidente milioni di persone vivono alimentandosi ogni giorno dei prodotti della terra che contengono elevati livelli di radioattività. Tutte le ricerche effettuate mostrano un aumento di malattie a carico dei bambini, quali tumori della tiroide, abbassamento delle difese immunitarie, anemia ed un generale aumento della mortalità. Antonella Villani ha chiesto al dott. Rocco Bellantone, direttore dell’Istituto di Chirurgia Endocrina all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, che cosa conteneva la nube tossica:

 

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R. – Conteneva radio-isotopi, che sono delle sostanze – come lo iodio, il cesio, lo stronzio, il plutonio – radioattive. E queste contaminarono il territorio e l’aria di Chernobyl e di tutta la zona circostante.

 

D. – Quali furono le conseguenze immediate?

 

R. – Di una mortalità che non raggiunse il centinaio di persone, però – purtroppo – da quel momento in poi, tutte queste sostanze radioattive comportarono delle morti più tardive che qualcuno, addirittura, fa arrivare a quasi 100 mila …

 

D. – Chi sono state le principali vittime di questa nube?

 

R. – I bambini sotto i sette anni. Noi siamo in stretto contatto soprattutto con i colleghi ucraini, e loro mi dicevano che i casi di cancro tra i bambini sono aumentati rispetto all’epoca pre-Chernobyl, di quasi 35 volte, mentre tra gli adulti questo aumento non ha raggiunto le sette-otto volte.

 

D. – Che cosa si può fare per aiutare le persone che vivono a più stretto contatto con tutta l’area inquinata?

 

R. – Moltissime famiglie italiane hanno ospitato, e continuano ad ospitare, bambini di quell’area perché si è visto che anche solo portarli via per brevi periodi riesce a diminuire l’incidenza di queste malattie.

 

D. – Il disastro di Chernobyl ha dato vita a tutta una serie di organizzazioni di volontariato, con l’obiettivo di dare aiuto e tutela ai bambini. Tra queste, “Smile, un sorriso per Chernobyl”. Il vice-presidente, Massimo Platini, ci spiega gli scopi dell’associazione:

 

R. – Offrire un periodo di 30 giorni l’anno, durante il periodo estivo, a bambini che sono compresi in un’età che va dagli 8 ai 14 anni; quindi, far trascorrere loro un mese in Italia, mangiando cibi salubri, respirando un’aria più pulita della loro, poi, soprattutto, contare sul fatto che questi bambini avranno in Italia sempre degli amici nuovi su cui contare nei momenti difficili.

 

D. – I piccoli di allora, di quelli che voi avete seguito, sono oggi dei ‘grandi’. C’è qualche storia che le è rimasta nel cuore?

 

R. – I bambini del 1996, adesso sono adulti. Una di questi è sposata, aspetta un bambino, un altro ragazzo fa l’Accademia militare a Minsk … noi siamo rimasti sempre in contatto …

 

D. – Quindi, anche un ponte d’amore?

 

R. – D’amore, e il fatto di dare un’opportunità futura …

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LA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO PORTA LO SPIRITO DI ASSISI NEGLI STATI UNITI.

DA OGGI A WASHINGTON, L’INCONTRO MONDIALE TRA LE RELIGIONI PER LA PACE.

CON NOI, IL FONDATORE DELLA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO,

IL PROF. ANDREA RICCARDI E IL PROF. ALBERTO QUATTRUCCI

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

Si svolge, oggi e domani a Washington, l'Incontro, sul tema “Religioni e culture: il coraggio del dialogo”, organizzato dalla Comunità di Sant'Egidio insieme alla Georgetown University e all'arcidiocesi di Washington. Nel corso dell’incontro, alcuni grandi testimoni e rappresentanti delle diverse religioni mondiali affronteranno insieme quei temi che possono contribuire alla promozione del dialogo e di una “globalizzazione dal volto umano”. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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“Continuiamo a diffondere il messaggio della Pace e a vivere lo spirito di Assisi”. Con queste parole, nell'ottobre 1986, Giovanni Paolo II concludeva la Giornata Mondiale di Preghiera per la Pace di Assisi. Un evento di portata storica, che ha visto uniti - all’insegna del dialogo - i rappresentanti delle grandi religioni mondiali. Inizia da lì un percorso che oggi compie venti anni, raccolto in modo speciale dalla Comunità di Sant'Egidio. L’attualità del messaggio lanciato ad Assisi, vent’anni fa, viene dunque ribadita con un simposio, a Washington, incentrato sul “coraggio del dialogo”. Raggiunto telefonicamente negli Stati Uniti, il prof. Alberto Quattrucci, della Comunità di Sant’Egidio, illustra l’importanza di questo evento:

 

“Nello spirito di Assisi, dopo 20 anni dallo storico incontro del 1986, abbiamo attraversato l’Oceano e per la prima volta negli Stati Uniti la Comunità di Sant’Egidio promuove un convegno internazionale sul dialogo interreligioso per riaffermare che non c’è futuro senza dialogo. Sul coraggio del dialogo risponderanno rappresentanti delle grandi religioni, uomini di cultura. Tutti uniti nel dire come in fondo la contrapposizione taglia in qualche modo le possibilità del futuro. Qui, a Washington, vogliamo ripetere insieme, lo faremo poi solennemente la sera di domani, quando in diversi luoghi si raccoglieranno i fedeli, secondo la loro confessione religiosa. Poi seguirà una grande processione che terminerà all’aperto in un grande spazio nella Georgetown Univiersity. Verrà proclamato che la via del dialogo, la via dell’incontro sono le uniche vie per il futuro dei popoli”.

 

E alla vigilia della partenza per Washington, il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, si è soffermato – ai nostri microfoni – sulle ragioni della convivenza con i credenti delle diverse religioni, in particolare con i musulmani:

 

“L’Islam non è tutto uguale: l’Islam è un mondo, più di un miliardo di persone. Allora bisogna avere la cultura, la sensibilità per scomporre, per capire le differenze e per fare delle politiche che tengano conto delle differenze. Dietro l’Islam, ci sono nazioni, ci sono culture, ci sono spiritualità. In questo senso direi, c’è bisogno di più cultura per capire, più cultura storica, più cultura geopolitica, per poi entrare in contatto con realtà differenti, in un mondo che è destinato ad essere globalizzato e unificato ma anche, irrimediabilmente, al plurale. Alla fine concludo con una formula che è anche una proposta e soprattutto un quadro in cui pensare il futuro: la civiltà del convivere. Credo che c’è bisogno di forti identità ma di identità aperte, capaci di accettare di essere con gli altri.

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UN ANNO FA LE TRUPPE SIRIANE SI RITIRIVANO DAL LIBANO

- Intervista con Camille Eid -

 

Ricorre oggi in Libano il primo anniversario del ritiro siriano dal Paese dei cedri, dopo una presenza durata quasi trent’anni. Nei giorni scorsi il premier libanese Siniora ha sollecitato Damasco a normalizzare le relazioni diplomatiche, definendo ufficialmente i confini fra i due Paesi. Ma qual è la situazione in Libano, ad un anno dal ritiro siriano? Giancarlo La Vella lo ha chiesto al collega libanese di Avvenire, Camille Eid:

 

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R. – L’anno appena trascorso è stato l’anno della transizione. E’ stato anche l’anno della sofferenza perché abbiamo dovuto pagare il prezzo di questa liberazione dopo circa 30 anni di dominio assoluto siriano. D’altra parte abbiamo anche avuto le prime elezioni libere e democratiche anche se poi si sono svolte con una legge fabbricata dai siriani. Ci sono, insomma, luci ed ombre. Quest’anno ci prepariamo a proseguire nel cammino. Il 28 di questo mese ci sarà l’ennesima tornata del dialogo nazionale che dovrà decidere di questioni importanti come la rimozione o no dell’attuale presidente della Repubblica e poi definire il destino delle armi in mano al partito Hezbollah.

 

D. – Torniamo a quel 1976 in cui le truppe siriane intervennero in Libano, sconvolto dalla guerra civile. Perché questa presenza, che doveva porre fine alle violenze, invece poi si trasformò in un’oppressione.

 

R. – I siriani sono entrati con questo pretesto perché sono stati loro ad armare alcune fazioni dell’OLP. Ovviamente per poter entrare si sono appellati alla difesa dei cristiani assediati e questo per avere i favori da parte di alcuni Stati occidentali. L’obiettivo vero era quello di mettere il Paese sotto controllo siriano, perché la Siria non ha mai riconosciuto ufficialmente l’indipendenza del Libano, che ha sempre considerato come una parte staccata dai francesi dalla madre patria e c’erano molti interessi siriani in Libano. Quindi abbiamo assistito ad una sorta di sirianizzazione del sistema politico libanese. Solo grazie all’attaccamento dei libanesi alla loro libertà ed indipendenza siamo riusciti ad uscire fuori da una situazione che era anomala.

 

D. – Dopo 30 anni di controllo siriano, il Libano oggi è un Paese in grado di camminare con le sue gambe nell’ambito della comunità internazionale?

 

R. – Ovviamente sono stati ottenuti dei risultati importanti durante lo scorso anno, ma non definitivi. Naturalmente il cammino è ancora lungo. Il nuovo corso del Libano è lungi dal considerarsi vicino alla sua meta.

 

D. – E’ proprio totalmente negativo il bilancio della presenza siriana in Libano o c’è qualcosa di positivo che Damasco ha lasciato?

 

R. – Di positivo c’è l’aver impedito la spartizione del Libano, però io ritengo che comunque la Siria poteva fare molto di più. Poteva offrire un modello di collaborazione tra due Paesi arabi molto diverso da quello che è stato applicato, perché molti trattati bilaterali sono stati imposti e favorivano maggiormente la Siria e molto poco il Libano. E oggi abbiamo questa reazione negativa nei suoi confronti. Quindi si è passati da una sorta di amicizia imposta dall’alto ad un sentimento molto diffuso di inimicizia verso un Paese con cui dobbiamo comunque collaborare e dialogare per motivi geografici, storici ed economici.

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DOMANI ISRAELIANI E PALESTINESI CORRONO INSIEME

 PER LA MARATONA DELLA PACE IN TERRA SANTA

- Intervista con Edio Costantini e Andrea Zorzi-

 

Correre in nome della pace e della fratellanza tra i popoli. E’ l’ obiettivo della terza edizione della maratona “Giovanni Paolo II” che si correrà domani da Gerusalemme a Betlemme, promossa dal CSI il Centro Sportivo Italiano, in collaborazione con l’Opera Romana Pellegrinaggi e con l’Ufficio Nazionale della CEI, la Conferenza episcopale Italiana. L’evento rientra nel programma dell’iniziativa “Gli sportivi italiani in Terra Santa, ambasciatori di pace” che si svolge fino al 29 aprile proprio in quei luoghi. Il servizio di Marina Tomarro.

 

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La fiaccola per la pace e la bandiera olimpica portata da atleti italiani israeliani e palestinesi lungo i 10 km che separano Gerusalemme da Betlemme. La maratona “Giovanni Paolo II” organizzata dal CSI Centro Sportivo Italiano, è un evento speciale perchè gli atleti con il loro messaggio di pace e di fratellanza sono tutti vincitori già in partenza. Edio Costantini, presidente del CSI:

 

“Questa manifestazione sta entrando nella tradizione del CSI e sta diventando un’esperienza di vita soprattutto per gli atleti che vi partecipano. La cosa bella è che da questo valore simbolico che abbiamo sempre dato allo sport, come possibilità di fare incontrare persone diverse, si va oltre perché – soprattutto per i nostri atleti – la Terra Santa è affascinante e anche per quei giovani che vi arrivano mossi soltanto dall’avvenimento sportivo, poi si lasciano coinvolgere dal mistero di questa terra per cui diventa motivo per trovare risposte al significato stesso della loro vita”.

 

E tra gli sportivi che partecipano all’iniziativa c’è anche il campione mondiale della pallavolo Andrea Zorzi. Ascoltiamo la sua testimonianza:

 

“Io credo che lo sport possa essere un mezzo per provare a riavvicinare le persone, quindi credo che questo avvenimento sia una possibilità importante. Certo non è con lo sport che si farà la pace in Terra Santa o in altri luoghi, ma è l’opportunità di provare che in alcuni momenti quelli che sembrano essere conflitti, contrapposizioni resistenti, possono allentarsi e lasciare spazio a dimostrazioni di maggiore consapevolezza e disponibilità”.

 

Quindi attraverso lo sport è possibile scrivere una nuova pagina di pace.

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“LA FAMIGLIA SIA AGENTE DELLA NUOVA EVANGELIZZAZIONE”:

COSI’, IL COORDINATORE NAZIONALE DEL RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO,

SALVATORE MARTINEZ, ALL’INDOMANI DELLA CHIUSURA

DELLA 29.MA CONVOCAZIONE NAZIONALE DEL MOVIMENTO ECCLESIALE, A RIMINI

 

All’indomani della chiusura della 29.ma convocazione nazionale, ieri a Rimini, il Rinnovamento nello Spirito guarda già all’appuntamento del 3 giugno, quando Benedetto XVI incontrerà i movimenti ecclesiali alla vigilia di Pentecoste. Ma Rinnovamento è proiettato anche verso l’Incontro Mondiale delle Famiglie, in luglio a Valencia. Ecco la testimonianza del coordinatore nazionale del Rinnovamento nello Spirito, Salvatore Martinez, intervistato da Alessandro Gisotti:

 

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R. – La famiglia sta in questo momento particolarmente a cuore al Rinnovamento nello Spirito. Ne sentiamo l’attualità in termini profetici e in termini di responsabilità. In termini profetici perché riteniamo che mai come oggi le parole del Concilio ritornino attuali: la scuola della più ricca umanità è proprio la famiglia. Se il tempo è sempre più scristianizzato è perché intanto le famiglie non sono più questo cuore  che custodisce il deposito della fede. In termini di responsabilità si tratta di attivare nuove pedagogie dello Spirito. Riteniamo che più che parlare della famiglia come oggetto della nuova evangelizzazione bisogna riportare l’attenzione sulla soggettività della famiglia. E’ agente della nuova evangelizzazione.

 

D. – Senza l’esperienza dello Spirito Santo anche i discepoli che hanno visto Cristo restano chiusi nel Cenacolo. Quale insegnamento possiamo trarre oggi in particolare nel periodo di preparazione alla Pentecoste?

 

R. – Intanto ritornare  nel Cenacolo. Questa credo sia l’intuizione più importante da riaffermare in un tempo nel quale l’umanità vive fuori di sé. C’è un esodo da Dio, dalla Chiesa, dal Vangelo che talvolta preoccupa, ma se c’è lo Spirito c’è speranza. Lo Spirito non delude. La speranza è che la Chiesa sia ancora viva, innamorata del suo Signore. Pertanto bisogna ritornare nel Cenacolo, ritornare in questa casa e attendere. Si attende confidando nelle promesse di Dio. Lui ci ha promesso che lo Spirito Santo sarà questo maestro interiore, ma anche in un atteggiamento di umile attesa che la preghiera e l’adorazione sanno procurarci. Quel Cenacolo è luogo eucaristico e pentecostale al contempo. La Chiesa del terzo millennio, come la Chiesa di sempre, riscopre l’attualità della Pentecoste e sa ben  coniugare questi due grandi miracoli: il miracolo dell’Eucaristia e l’esperienza della Pentecoste, questa forza che spinge gli Apostoli fuori dal Cenacolo e spinge l’umanità fuori da ogni prigionia per testimoniare la libertà che lo Spirito dona, la forza che c’è nei discepoli di Cristo di ogni generazione. Senza lo Spirito Santo, il Vangelo non risuona in tutta la sua forza. E’ una voce senza timbro.

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UN SECOLO DI STORIA DELL’ARTE IN 30 OPERE: E’ LA PARTICOLARITA’ DELLA MOSTRA “Da Monet a Boltanski” REALIZZATA NELLA SEDE DELLA

FONDAZIONE Magnani-Rocca, PRESSO PARMA

- Con noi Simona Pizzetti -

 

Ripercorrere in 30 opere un secolo di storia dell’arte. E’ la sfida lanciata della mostra “Da Monet a Boltanski” realizzata nella sede della Fondazione Magnani-Rocca, a Mamiano di Traversetolo, nei pressi di Parma. L’esposizione, visitabile fino al 16 luglio prossimo, raccoglie una selezione di tele e istallazioni, provenienti dal Musée d’Art Moderne di Saint-Etienne e una serie di opere raccolte dal Fondatore Luigi Magnani. Massimiliano Menichetti ha intervistato la direttrice della Fondazione, Simona Pizzetti:

 

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R. – Un filo rosso che fa percorrere praticamente 100 anni di storia dell’arte, a livello internazionale, con uno sguardo speciale verso l’arte francese.

 

D. – Ad accogliere il visitatore, “Le ninfee” di Monet della fine dell’Ottocento …

 

R. – Queste “Ninfee” di Monet sono molto particolari perché ci sono molti rosa, lilla, con qualche spruzzata di bianco, che sono le ninfee e vengono considerate veramente il ponte con l’arte informale, perché ormai non c’è più prospettiva, tutto è giocato sulle luci e sui colori.

 

D. – Come si snoda poi il percorso?

 

R. – Con opere del cubismo, del geometrismo, un gruppo molto interessante di surrealisti, il minimalismo con questo blu assoluto e spirituale di Ives Klein

 

D. – Ed il blu, tra luci ed ombre, è anche presente nella sezione dedicata alla pop-art dove c’è il ritratto di Warhol. E’ veramente un capolavoro.

 

La drammaticità della Seconda Guerra Mondiale attraverso le fotografie scattate in Germania, ma anche la positività dell’animo umano sono presenti nell’opera di Boltanski che chiude la mostra:

 

R. – Sei pannelli e dentro queste teche ci sono tantissime, piccole fotografie, tutte scattate tra gli anni Trenta e Cinquanta, che raccontano episodi della quotidianità. Soprattutto, Boltanski insiste nell’inserimento di foto di bambini, perché c’è proprio la contrapposizione tra il momento della massima innocenza con, invece, le potenzialità che si svilupperanno – purtroppo! – nell’animo e nel cuore degli uomini.

 

D. – L’opera è presentata accanto ad una di Goya: perché questa scelta?

 

R. – Quella di Boltanski è un’installazione, Goya è un grande capolavoro della ritrattistica del Settecento, per cui ci dà l’opportunità di dimostrare che cosa è diventato il ritratto di gruppo a distanza di tre secoli.

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CHIESA E SOCIETA’

26 aprile 2006

 
 

PER LA PRIMA VOLTA UNA DELEGAZIONE CATTOLICA SUDCOREANA IN VISITA UFFICIALE

NELLA COREA DEL NORD: UN VIAGGIO ALL’INSEGNA DELLA SPERANZA PER

APPROFONDIRE IL DIALOGO ED AFFERMARE UNA MAGGIORE LIBERTÀ RELIGIOSA.

UN RAPPORTO DELLA CARITAS DENUNCIA CHE NEL PAESE ASIATICO

VI SONO 22 MILIONI DI PERSONE AFFAMATE

- Servizio di Roberta Gisotti -

 

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SEOUL.= Sono partiti oggi dall’arcidiocesi di Seoul – come informa l’agenzia Asia News - 61 fra laici e sacerdoti, guidati da mons. Thomas Aquinas Choi Chang-hwa, direttore della Commissione nazionale per la riconciliazione, fondato nel ‘95, allo scopo di “portare l’amore di Dio ai fratelli nordocoreani”. Da qui l’avvio di progetti di solidarietà, che per la prima volta sarà possibile verificare varcando il confine tra i due Paesi, al 38 mo parallelo, per una visita di quattro giorni, durante i quali la delegazione sudcoreana potrà recarsi nelle strutture sanitarie e nelle fattorie dove sono arrivati i fondi della Commissione, circa 11 milioni di dollari. Ma dopo anni ed anni di assistenza, da parte di enti cattolici e di agenzie umanitarie internazionali, la Corea del Nord resta ancora fortemente dipendente dagli aiuti esteri, come denuncia un rapporto della Caritas di Hong Kong, da un decennio impegnata in programmi di sostegno economico e sviluppo nel Paese asiatico. La Corea del Nord – lo ricordiamo – è sulla carta una Repubblica socialista, con un Parlamento eletto sulle liste uniche del Partito comunista dei lavoratori, che nomina il governo, guidato oggi dal segretario del PLC, Kim Jong Il, figlio del dittatore Kim Il Sung, al potere dal ’48 al ’94; di fatto nella Corea del Nord vige un ‘regime comunista dinastico’, che non riesce ad assolvere al compito primario di garantire la sopravvivenza dei cittadini; sono infatti circa 22 milioni le persone affamate, circa il 70 % della popolazione. La povertà diffusa - spiega la Caritas che ha già destinato alla Corea del Nord 27 milioni di dollari - si deve allo squilibrio tra salari e costo della vita, per cui un chilo di riso può costare 950 won a fronte dello stipendio di un’infermiera di 1500 won. Il rapporto della Caritas di Hong Kong giunge mentre è in atto il passaggio alla Caritas sudcoreana, di tutte le sue attività di assistenza alla Corea del Nord, nella speranza che ciò non porti ostacoli, come promesso dal governo di Pyongyang, ed apra ad una maggiore libertà religiosa

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SI TERRÀ OGGI A ROMA PRESSO L’UFFICIO CENTRALE EGIZIANO, IL CONVEGNO SUL TEMA “La donna segno dei tempi: la donna musulmana, cristiana, ebrea – Salam Shalom – Pace in Terris”

 

ROMA. = “La donna segno dei tempi: la donna musulmana, cristiana, ebrea – Salam Shalom – Pace in Terris”. Questo il titolo della conferenza “Donne a Confronto” organizzata dall’Ambasciata della Repubblica Araba d’Egitto in collaborazione con l’Associazione Guest House e il patrocinio del Comune di Roma, che avrà luogo oggi pomeriggio alle 16, presso l’Ufficio Culturale egiziano a Roma. Molti saranno i rappresentanti istituzionali locali ed internazionali che presenzieranno l’incontro, nel corso del quale si susseguiranno le letture di alcuni versi della poetessa Else Lasker Schuler, principessa di Baghdad e nipote dello sceicco d’Egitto. Seguiranno la proiezione di un documentario “sulla donna Egiziana nei secoli”, commentato dalla d.ssa M. Fawzy dell’Università di Ayn Shams del Cairo e la presentazione di un elenco di biografie di donne musulmane che si sono battute per l’emancipazione femminile tra ’800 e ’900. Un meeting, questo, come gli stessi promotori lo definiscono: “in cui le divisioni geografiche, politiche, le classificazioni di lingue ed etnie e le distinzioni storiche vanno considerate come punti di partenza e non di arrivo per il dialogo fra popoli e culture”. (S.C.)

                                                                       

 

UNA CONDANNA IN IRAN FA DISCUTERE SULLA LIBERTA’ DI STAMPA NEL PAESE

ISLAMICO: UN ANNO DI PRIGIONE AL PRESIDENTE DEI GIORNALISTI RIFORMISTI,

RAJABALI MAZRUI, PER AVERE DIFFUSO “NOTIZIE FALSE” ED “INSULTI”.

 

TEHERAN. = Il presidente dell'Associazione riformista dei giornalisti iraniani ed ex deputato, Rajabali  Mazrui, è stato condannato ad un anno di reclusione da una  Corte di giustizia di Teheran, secondo quanto riferisce oggi il quotidiano Aftab. Mazrui è stato riconosciuto colpevole di avere “diffuso notizie false” e “insulti”. Ma non è stato reso noto a chi e a quali notizie si riferisse il procedimento. La Magistratura iraniana ha dichiarato che il giornalista è stato condannato in contumacia, perché ha ignorato gli ordini della Corte di presentarsi in aula. Mazrui è stato in passato direttore del quotidiano riformista “Salam”, la cui chiusura, nel 1999, fu la scintilla che portò a proteste studentesche quali non si erano mai viste a Teheran dalla Rivoluzione islamica di 20 anni prima. (R.G.)

 

 

SI SVOLGERÀ A PETRA, IN GIORDANIA, NEL PROSSIMO MESE DI GIUGNO,

LA SECONDA CONFERENZA DEI PREMI NOBEL: “PER DEFINIRE I RUOLI E RISOLVERE LE CRISI GLOBALI, IN UN MONDO IN PERICOLO”. TRA I PARTECIPANTI ANCHE IL PREMIO NOBEL PER LA PACE  E CAPO SPIRITUALE BUDDISTA, IL  Dalai Lama.

 

AMMAN. = “Definire i loro ruoli per risolvere le crisi globali”. Questo il tema in discussione alla seconda Conferenza dei premi Nobel che si terrà in giugno nella
cittadina giordana di Petra. Il convegno è il proseguimento della prima assemblea tenutasi lo scorso maggio sempre nell'antica città nel sud della Giordania e che, all'insegna dello slogan “Un mondo in pericolo”, aveva posto l'accento sull'istruzione come mezzo per contrastare e prevenire le ingiustizie nel mondo. In quell'occasione, venne elaborata l'Iniziativa dei premi Nobel, un piano di lavoro che si proponeva di valutare sfide alla sicurezza globale e strategie per combatterle. All'evento, organizzato dalla 'Elie Wiesel Foundation for Humanity' e dal Fondo per lo sviluppo di re Abdallah II, parteciperanno premi Nobel delle sei discipline cui il prestigioso riconoscimento viene attributo: pace, economia, letteratura, fisica, chimica e medicina. Tra questi spicca la figura del Dalai Lama, capo spirituale dei buddisti tibetani, insignito del Nobel per la pace nel 1989. Saranno presenti, inoltre, rappresentanti del mondo dello spettacolo, come l'attore Michael Douglas; della cultura, come il rappresentante della Biblioteca di Alessandria d'Egitto,

Ismail Serageldin; e della galassia dell'assistenza umanitaria internazionale come il fondatore di Medici senza Frontiere, Bernard Kouchner. Il convegno che si svolgerà in due giorni di lavori il prossimo giugno farà il punto sui progressi dell'iniziativa in questo primo anno e tenterà di definire il ruolo dei premi Nobel per  rispondere alle emergenze umanitarie. (S.C.)

 

 

SARA’ INCENTRATO SULLA FIGURA DI SAN FRANCESCO SAVERIO NEL V CENTENARIO

DELLA SUA NASCITA, L’INCONTRO NAZIONALE DEI GIOVANI SPAGNOLI

IL 4, 5 E 6 AGOSTO, ORGANIZZATO A PAMPLONA E JAVIER

 

MADRID. = Si terrà il 4, 5 e 6 agosto a Pamplona e Javier un Incontro nazionale dei giovani spagnoli, nell’ambito del V centenario della nascita di san Francesco Saverio. L’iniziativa promossa dalla diocesi Pamplona-Tudela, con il sostegno della Conferenza episcopale spagnola, è stata presentata ieri alla stampa a Madrid, nella sede della CEE. Ad illustrare il tema dell’incontro “Andate per tutto il mondo ed annunciate il Vangelo” è stato mons. Fernando Sebastian, arcivescovo di Pamplona e vescovo di Tudela, insieme a Javier Segura, responsabile della Commissione diocesana per le celebrazioni dell’anniversario e Victor Cortizo, responsabile del Dipartimento per la gioventù della Conferenza episcopale. La ‘tre giorni’ dedicata alla figura del grande Santo, tra i fondatori della Compagnia di Gesù, sarà inaugurata venerdì pomeriggio 4 agosto nella cattedrale di Pamplona, dove converranno tutti i giovani spagnoli che avranno raccolto l’invito lanciato da Benedetto XVI - la scorsa estate a Colonia durante la Giornata mondiale della gioventù - di seguire il modello dei Santi, autentici rivoluzionari e innovatori della nostra società. La manifestazione si chiuderà la domenica mattina a Javier nel Santuario di san Francesco Saverio con la celebrazione dell’Eucarestia. (R.G.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

26 aprile 2006

    

- A cura Fausta Speranza -

 

Due attentati dinamitardi hanno avuto luogo questa mattina nel nord del Sinai. Dunque, ancora episodi di sangue in Egitto dopo il triplice attentato a Dahab di lunedì che ha provocato 18 morti. Sugli episodi di stamane il nostro servizio:

 

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Il primo attentato aveva per obiettivo un convoglio della Forza internazionale di interposizione (MFO) al campo di al  Gaura, a ovest del valico di Rafah: un attentatore suicida si è fatto esplodere vicino  alla vettura della forza, ferendo due militari e morendo sul colpo. E, durante le operazioni di soccorso, si sono verificate ulteriori esplosioni che hanno provocato il ferimento di alcuni soccorritori egiziani. Poi il secondo attacco, a 20 chilometri dal posto di frontiera di Rafah: un altro kamikaze, in bicicletta, si è fatto esplodere contro un veicolo della polizia con a bordo il capo del commissariato di Sheikh Zowayed. Ancora non si sa se ci siano state vittime, a parte l'attentatore. E c’è poi un altro episodio riferito dalla polizia: uomini armati a bordo di un'autovettura hanno sparato contro un posto di blocco stradale nella località di Belbeiss, nel governatorato di Charqueia, circa 50 chilometri a est del Cairo.

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In Iraq dodici ribelli, tra cui una donna, sono morti in scontri armati con i soldati della Forza multinazionale a Yussufiyah, 25 km a sud di Baghdad. Secondo quanto annunciato dall'esercito americano, i combattimenti sono scoppiati quando le truppe della coalizione si sono avvicinate ad un edificio “utilizzato da terroristi stranieri”. Intanto sono in visita a sorpresa in Iraq il segretario alla Difesa Usa, Donald Rumsfeld, e il segretario di Stato Usa, Condoleeza Rice in un'esplicita manifestazione di supporto per la nuova leadership dell'Iraq. Sull'andamento del conflitto in Iraq, ieri Rumsfeld ha consultato a Washington esponenti del Congresso. Rumsfeld avrà anche incontri con il generale George Casey, comandante del contingente americano.

 

Il leader palestinese Abu Mazen (Mahmoud Abbas) ha chiesto l'organizzazione “immediata” di una conferenza internazionale per una soluzione negoziata del conflitto israelo-palestinese. “Per trovare una soluzione al conflitto - ha detto Abu Mazen in una dichiarazione all'Istituto Nobel di Oslo - le parti non devono essere lasciate sole, a causa dello squilibrio che esiste tra occupanti e occupati”. Per Abu Mazen bisogna “convocare immediatamente una conferenza internazionale per consentire la tenuta di negoziati diretti sulla base delle risoluzioni internazionali e degli accordi firmati”. “La comunità internazionale rappresentata dal Quartetto o da altre figure - ha concluso il leader palestinese - giocherà di volta in volta il ruolo di mediatore e d'arbitro”.

 

Intanto il valico commerciale di Karni (Mintar) fra Gaza e il territorio israeliano è stato chiuso stamane in seguito ad una sparatoria. Secondo le prime informazioni, reparti della sicurezza palestinese hanno sparato su un commando della intifada che presumibilmente intendeva attaccare una postazione israeliana. Non si ha finora notizia di vittime. 

 

Dall’Iran giungono dichiarazioni della Guida suprema della Repubblica islamica: l’ayatollah Ali Khamenei sottolinea che se gli Usa attaccheranno l'Iran, Teheran risponderà colpendo gli interessi americani “ovunque possibile” nel mondo. “Gli Americani devono sapere - ha detto Khamenei, citato dalla televisione di Stato - che se lanciano un attacco contro l'Iran islamico, le rappresaglie iraniane saranno “due volte più forti di qualsiasi attacco”.

 

“Un fatto gravissimo. Ed è chiaro che la nostra Resistenza non è quella di questi facinorosi”. Non usa mezzi termini Claudio Morpurgo, presidente dell'Unione  delle Comunità ebraiche italiane, nel commentare l'episodio avvenuto ieri a Milano nella giornata della celebrazione della Liberazione in Italia. Due bandiere israeliane sono state bruciate da alcuni autonomi che facevano parte del gruppo che è stato tenuto a distanza dal corteo ufficiale. Unanime e ferma la condanna del mondo politico, in particolare da esponenti del centrosinistra. Tra tutti, il segretario del Partito di Rifondazione Comunista, Fausto Bertinotti  ha parlato di “incompatibilità esistenziale quella tra il 25 aprile, la presenza di PRC  e il bruciare le  bandiere”. Ha ribadito di “aver sempre chiesto il riconoscimento della causa del popolo palestinese così come il riconoscimento e il rispetto di Israele e del suo futuro”.  “Non parliamo poi - ha affermato - del mondo ebraico, che sentiamo affratellato in una storia senza la quale non saremmo quello che siamo”.

 

Il premier basco Juan José Ibarretxe ha oggi presentato un “piano” per favorire la pace e la concordia, a poco più di un mese dalla tregua dichiarata  dall'Eta. Ibarretxe, citato dall'agenzia Efe, ha spiegato che questo “piano”, che prevede una legge a favore delle vittime del terrorismo e la difesa dei diritti e libertà civili, “è il contributo del governo basco al processo di pace, per andare  verso una società riconciliata”. La presentazione del piano avviene mentre il governo spagnolo di Jose' Luis Rodriguez Zapatero ha confermato che la tregua  regge malgrado gli attentati incendiari dei giorni scorsi in Navarra e le lettere ricattatorie dell'ETA ricevute da imprenditori di questa regione. E malgrado il presidente della Navarra, Miguel Sanz, sostenuto dal Partito Popolare (PP, opposizione di centrodestra) abbia detto e ripetuto, ancora  oggi, che “non ci sono le condizioni” per iniziare un  negoziato con l'ETA. 

 

L'esercito dello Sri Lanka ha lanciato nuovi raid aerei contro postazioni dei ribelli tamil, a meno di 24 ore dall'attentato suicida a Colombo che ha  provocato la morte di 10 persone ed il ferimento di 30, tra cui il comandante delle Forze armate dello Sri  Lanka. I raid sono stati lanciati nel distretto di Trincomalee, nel nord-est dell'isola controllata dalle Tigri tamil dove ieri l'aviazione aveva condotto già alcune rappresaglie. “Gli attacchi sono ripresi questa mattina dopo essere stati sospesi durante la notte”, ha detto un responsabile della polizia a Trincomalee. I raid dell'esercito dello Sri Lanka avrebbero ucciso almeno 12 civili, tra cui donne e bambini, secondo il sito internet dei ribelli tamil.

 

L'esercito nepalese ha ucciso oggi sei persone e ne ha ferite altre tre sparando su una manifestazione nei pressi di un campo militare nell'est del Nepal. La notizia è giunta dopo l’annuncio da parte dei guerriglieri maoisti nepalesi della sospensione dei blocchi, attorno alla capitale Kathmandu e alle principali città del Paese. Il nuovo primo ministro Girija Prasad Koirala ha promesso, infatti, elezioni ed una nuova Costituzione.  Venerdì dovrebbe riunirsi per la prima volta da quattro anni il Parlamento, che re Gyanendra aveva nei fatti esautorato.  Nella capitale la situazione sembra tornare alla normalità dopo le tensioni e i sanguinosi scontri dei giorni scorsi, che hanno indotto il contestatissimo re Gyanendra a ripristinare i lavori parlamentari.

 

La Corte suprema della Thailandia ha convocato una riunione senza precedenti dei tre più alti responsabili giudiziari del paese per decidere se le  elezioni anticipate del 2 aprile scorso debbano essere  convalidate o annullate. La decisione fa seguito ad un intervento eccezionale di ieri da parte del re Bhumibol Adulyadej, 78 anni, il quale ha dichiarato che non gli compete la nomina del nuovo primo ministro ed ha chiesto ai giudici di prendersi le loro responsabilità. Venerdì si discuterà per decidere se le elezioni dovranno essere annullate o se, al contrario, il nuovo Parlamento può essere convocato nonostante il boicottaggio dell'oopposizione. Nel suo discorso, il re ha qualificato come non democratico il contesto nel quale si sono svolte le elezioni anticipate convocate dal primo ministro uscente Thaksin Shinawatra. 

 

Un manifestante è morto e altri quattro sono rimasti feriti in Daghestan, nel turbolento Caucaso russo, quando reparti speciali della polizia (gli 'Omon') hanno  sparato ieri pomeriggio per sloggiare circa 500 abitanti della  zona che bloccavano una strada nazionale ed insistevano per le dimissioni dell'impopolare capo dell'amministrazione locale. Anche dodici poliziotti sono rimasti feriti nei violenti scontri avvenuti nel distretto di Dokuzpari. Secondo la versione ufficiale gli 'Omon' hanno sparato in aria per disperdere la folla che partecipava ad una protesta “non autorizzata” e occupava “illegalmente” la strada tra Magaramkwent e Rutul e lanciava pietre. Il manifestante ucciso, 34 anni, sarebbe stato colpito. Dopo furiosi scontri, 74 manifestanti sono stati fermati mentre la procura ha aperto un'inchiesta per teppismo, detenzione illegale di armi e tentato omicidio ai danni di un poliziotto.  

 

Il controverso premier delle isole Salomone, Snyder Rini, la cui nomina otto giorni fa, dopo le elezioni del 5 aprile, ha fatto scattare violenti disordini nella capitale Honiara, ha dato oggi le dimissioni. Sull’importanza del gesto e sulle motivazioni, il nostro servizio:

 

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Rini ha fatto un passo indietro appena prima del voto su una mozione di censura che si profilava a suo sfavore. L'annuncio, trasmesso in diretta dalla radio nazionale, è stato accolto con scene di giubilo nelle strade di Honiara: il centro della città è stato invaso da auto con i clacson a tutto volume e camion stipati di gente che sventolavano fronde di palma. La scorsa settimana, nel travagliato arcipelago del Pacifico erano arrivate truppe inviate da Australia, Nuova Zelanda e Figi, che tentavano di mettere fine ai disordini scoppiati dopo la nomina di Rini da parte del Parlamento, il 18 aprile. Dopo la campagna elettorale incentrata sulle accuse di corruzione al governo uscente, la nomina aveva sorpreso tutti e aveva scatenato disordini, incendi e saccheggi che hanno ridotto in cenere la massima parte  del quartiere commerciale di Chinatown. I manifestanti avevano accusato Rini di aver corrotto alcuni dei parlamentari con denaro fornito da uomini d'affari cinesi e dal governo di Taiwan.  La seduta del Parlamento è stata rinviata alla prossima settimana, e Rini continuerà nelle funzioni di premier provvisorio, finchè non sarà eletto un nuovo premier dai parlamentari. Il candidato più probabile è il deputato dell'opposizione Job Dudley Tausinga. Intanto, a Honiara continua il coprifuoco notturno, mentre più di 300 cittadini cinesi e cinesi etnici hanno lasciato il Paese, rifugiandosi temporaneamente in Cina e in Australia. I disordini dei giorni scorsi sono stati i più gravi dall'intervento nel 2003 di un contingente militare australiano, che aveva messo fine a cinque anni di violenti scontri fra milizie etniche rivali nella nazione formata da 992 isole.

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Un cargo turco è affondato nel Mare di Marmara (nord-est della Turchia) nella scorsa notte. Il suo comandante e quattro marinai sono dati per dispersi, secondo quanto riporta l'agenzia di stampa turca Anadolu. La nave trasportava 1250 tonnellate di concime animale dal porto di Samsun (nord-est) sul Mar Nero, quando per ragioni ancora imprecisate è affondata a largo della piccola città di  Armutlu, precisa l'agenzia. Quattro altri marinai sono stati portati in salvo dalla guardia costiera. Hanno detto che il loro cargo, prima di affondare, sarebbe stato urtato da un'altra nave che poi non li avrebbe soccorsi.

 

 

 

 

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