RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 116 - Testo della trasmissione di mercoledì 26 aprile 2006
IL
PAPA E
L’arcivescovo Giovanni Lajolo ha concluso ieri una visita ufficiale in Albania
OGGI IN
PRIMO PIANO:
Un anno
fa le truppe siriane si ritiravano dal Libano. Intervista con Camille Eid
CHIESA E
SOCIETA’:
Oggi a Roma un Convegno organizzato dall’ambasciata egiziana in Italia sul
ruolo della donna
Si svolgerà in Giordania, a giugno, la seconda Conferenza dei Premi Nobel
Diversi feriti in un nuovo attacco kamikaze in
Egitto contro
26 aprile 2006
BENEDETTO
XVI ALL’UDIENZA GENERALE: LA COMUNIONE NELLA CHIESA
E’ CUSTODITA NELLA STORIA DALLO
SPIRITO SANTO E TRAMANDATA DAI VESCOVI.
APPELLO DEL PAPA NEL VENTENNALE
DELLA TRAGEDIA DI CHERNOBYL
E’ la tradizione apostolica uno dei pilastri sui quali
poggia la vita della Chiesa: tradizione che, attraverso la Spirito Santo,
permette a tutte le generazioni di cristiani di vivere la medesima comunione
del primo nucleo della Chiesa. E’ l’insegnamento centrale della catechesi di
Benedetto XVI all’udienza generale di questa mattina, alla quale hanno preso parte circa 50 mila persone. Il Papa ha concluso l’udienza
levando un appello in ricordo della tragedia di Chernobyl,
avvenuta il 26 aprile di vent’anni fa, e chiedendo un impegno internazionale a
servizio del Creato e della pace. Il servizio di Alessandro De Carolis.
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Duemila anni di epoche cristiane, di volti, di esperienze
tenuti insieme come un’unica famiglia dalla forza dello Spirito Santo, al punto
che la grazia sperimentata dagli Apostoli e dai credenti della prima ora della
Chiesa è possibile viverla con la stessa pienezza, qui e ora. E’ un mistero
della fede cristiana quello della comunione ecclesiale che supera i confini
dello spazio e del tempo. Un mistero del quale ha parlato oggi Benedetto XVI,
mettendo in luce il valore della Tradizione apostolica e dello Spirito che la
anima:
“Grazie allo Spirito
Santo l’esperienza del Risorto, fatta dalla comunità apostolica alle origini
della Chiesa, potrà sempre essere vissuta dalle generazioni successive, in
quanto trasmessa e attualizzata nella fede, nel culto e nella comunione del popolo
di Dio. Così noi adesso, nel tempo pasquale, viviamo l’incontro con il Risorto.
Non è solo una cosa del passato, ma nella comunione della fede, della liturgia,
della vita della Chiesa sono realtà presenti che non dobbiamo attuare tra noi”.
“Nell’ora delle decisioni solenni per la vita della Chiesa
lo Spirito è presente”, ha osservato il Pontefice. “La Chiesa cammina e cresce
nel timore del Signore, colma del conforto dello Spirito Santo”. E la Tradizione apostolica consiste
proprio, ha proseguito, “in questa trasmissione dei beni della salvezza, che fa
della comunità cristiana l’attualizzazione
permanente, nella forza dello Spirito, della comunione originaria”:
“La tradizione è
quindi la comunione dei fedeli intorno ai legittimi pastori nel corso della
storia (…) La tradizione non è trasmissione di cose o di parole, una collezione
di cose morte, la tradizione è il fiume vivo che ci collega con le origini. Il
grande fiume che ci porta al porto dell’eternità. Così essendo in questo fiume
vivo si verifica sempre di nuovo la parola che abbiamo sentito all’inizio, la
parola del Signore: io sono con voi tutti i giorni della vita, fino alla fine
del mondo”.
Dopo la sintesi della catechesi svolta in dieci lingue,
Benedetto XVI ha dato spazio ad un anniversario che pone specialmente l’Europa
davanti a riflessioni importanti: la tragedia di Chernobyl.
Nel ricordare il 20.mo anniversario dell’esplosione
avvenuta nella centrale nucleare dell’ex Unione Sovietica, il Papa ha espresso
“vivo apprezzamento” per le famiglie, le associazioni, le amministrazioni
civili e le comunità cristiane che, ha detto, “nel corso di questi anni, si
sono adoperate per ospitare e curare adulti e specialmente bambini colpiti
dalle conseguenze di quel doloroso evento”:
“Mentre ancora una
volta preghiamo per le vittime d'una calamità di così vasta portata e per
quanti ne portano nel loro corpo i segni, invochiamo dal Signore luce per
coloro che sono responsabili delle sorti dell'umanità, perché con uno sforzo
corale si ponga ogni energia al servizio della pace, nel rispetto delle
esigenze dell'uomo e della natura”.
Al momento dei saluti conclusivi, Benedetto XVI si è
rivolto, tra gli altri, ai 4 mila rappresentanti della Comunità Missionaria di Villaregia,
che ieri ha celebrato il 25.mo
di fondazione con una Messa presieduta dall’arcivescovo Stanislaw
Rilko, presidente del Pontificio Consiglio per i
Laici. A questi ultimi e ad altri gruppi, tra cui i membri della Piccola Opera della Divina Redenzione,
il Papa ha augurato di “proclamare con
rinnovato ardore apostolico il Vangelo della carità”, impegnandosi “ad essere in ogni ambiente testimoni dell’amore di Dio e strumenti
della sua pace”.
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RESO NOTO IL PROGRAMMA DETTAGLIATO
DEL VIAGGIO DEL PAPA IN POLONIA
CHE SI SVOLGERA’ DAL 25 AL 28
MAGGIO PROSSIMI
E’ stato reso noto oggi il programma dettagliato del
viaggio del Papa in Polonia che si svolgerà dal 25 al 28
maggio prossimi. Si tratta del secondo viaggio fuori
dall’Italia di Benedetto XVI dopo quello dell’agosto dell’anno scorso in
Germania per
Il giorno dopo il Papa celebrerà in
mattinata
Il viaggio termina con l’attesa visita ai campi di
concentramento di Auschwitz e Birkenau
dove Benedetto XVI pregherà per le vittime della ferocia nazista. Il Papa sarà
in Vaticano nella serata del 28 maggio.
NOMINE
Il Santo
Padre ha nominato arcivescovo metropolita di Bukavu,
nella Repubblica Democratica del Congo, mons. François-Xavier Maroy, finora
vescovo tit. di Tucca di Mauritania e ausiliare della
medesima arcidiocesi.
In
Brasile, il Papa ha nominato vescovo di Lorena mons. Benedito
Beni dos Santos, finora vescovo tit. di Nasai ed ausiliare di San Paolo. Mons.
Benedito Beni dos Santos è
nato il 15 gennaio
Sempre in
Brasile, il Santo Padre ha nominato ausiliare dell’arcidiocesi di San Paolo
padre João Mamede Filho, dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali, rettore
del Seminario di Filosofia “Casa São Francisco” a Curitiba, assegnandogli la sede titolare vescovile di Acque
Albe di Mauritania. Padre João Mamede
Filho è nato a Caçapava,
nella diocesi di Taubaté, nello Stato di San Paolo,
il 21 agosto
L’ARCIVESCOVO LAJOLO HA CONCLUSO IERI
UNA VISITA
UFFICIALE IN ALBANIA
L’arcivescovo Giovanni Lajolo,
segretario per i Rapporti con gli Stati, ha concluso ieri una visita ufficiale
di cinque giorni in Albania. L'occasione del viaggio è stata offerta
dall'invito del ministro degli Affari Esteri albanese, Besnik
Mustafaj, che ha avuto un incontro di lavoro con il
presule il 22 aprile. Il viaggio di
mons. Lajolo, che ha voluto essere segno della particolare
vicinanza di Benedetto XVI e del suo incoraggiamento, ha avuto un primo momento
saliente nel solenne pontificale nella Cattedrale di Tirana, domenica 23 aprile.
All’inizio della celebrazione l’arcivescovo di Tirana-Durazzo,
mons. Rrok Mirdita, ha presentato
brevemente le caratteristiche della Chiesa albanese, risorta dopo anni di persecuzione
comunista. Anche mons. Lajolo ha richiamato alla
memoria la storica visita che compì Giovanni Paolo II,
il 25 aprile 1993, durante la quale consacrò quattro nuovi vescovi e ripristinò
la gerarchia cattolica.
Nel pomeriggio di domenica, mons. Lajolo
ha reso una visita di cortesia ai capi delle Comunità musulmane sunnita, Selim Muça, e bektashi, Reshat Bardhi, nelle loro rispettive
sedi. In serata, infine, è stato ricevuto dal premier
albanese, Sali Berisha. Lunedì 24 aprile, mons. Lajolo è stato ricevuto dal presidente della Repubblica, Alfred Moisiu. Gli incontri con
le più alte autorità politiche ha permesso di verificare il buon livello delle
relazioni che intercorrono tra l’Albania e
Sempre il 24 aprile, mons. Lajolo
si è spostato a Scutari, facendo sosta presso il Santuario Nazionale della
Madonna del Buon Consiglio, da cui è provenuta, il 25 aprile 1467, l’immagine
venerata nel popolare santuario di Genazzano presso
Roma. Giunto a Scutari, il presule è stato accolto dall’arcivescovo Angelo Massafra, alla guida dell’arcidiocesi dal 1998. Alle 18.00,
ha avuto inizio la solenne concelebrazione eucaristica nella Cattedrale di
Scutari, la più grande dei Balcani, con grande
partecipazione dei fedeli, nonostante il giorno feriale,
conclusa con la vista alle tombe dei martiri albanesi del regime
comunista dello scorso secolo, tra cui il cardinale Mikel
Koliqi.
Prima di concludere il suo viaggio in terra albanese, la
mattina di martedì 25 aprile, mons. Lajolo ha
incontrato Sua Beatitudine Anastasios Yannoulatos, arcivescovo ortodosso di Tirana, Durazzo e di tutta l’Albania.
Tanto gli Ordinari delle due province ecclesiastiche
albanesi, quanto i sacerdoti e i fedeli, sia di Tirana che di Scutari, hanno
accolto con grande entusiasmo il paterno saluto loro inviato da Benedetto XVI
ed hanno ripetutamente espresso il desiderio che anch’egli voglia visitare
l’Albania accettando l’invito rivoltogli, attraverso mons. Lajolo,
dalle autorità albanesi.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE
ROMANO”
Prima pagina - “La comunione nel tempo: la Tradizione”: all'udienza
generale Benedetto XVI prosegue il ciclo di catechesi sul “Mistero del rapporto
tra Cristo e la Chiesa”.
Servizio vaticano - Una pagina dedicata al cammino della Chiesa in Italia.
Servizio estero - Una nota in merito alla visita ufficiale
dell'Arcivescovo Giovanni Lajolo in Albania (22-25
aprile).
Servizio culturale - Un articolo di Francesco Buranelli
dal titolo “Un gusto tutto quattrocentesco per una meditazione sulla fede”:
restaurata la Sala dei misteri nell'Appartamento Borgia
in Vaticano.
Servizio italiano - 25 aprile: due vergognosi oltraggi turbano la grande
manifestazione di Milano - contro il padre del Ministro Moratti
ex deportato e contro la bandiera israeliana.
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26 aprile 2006
20 ANNI FA, IL DISASTRO NUCLEARE DI
CHERNOBYL
- Interviste con Rocco Bellantone e Massimo Platini -
Era il 26 aprile del 1986 quando esplose uno dei 4 reattori della centrale nucleare
di Chernobyl. La popolazione residente nella zona fu
investita da una enorme quantità di radiazioni e i
residui radioattivi raggiunsero numerose regioni dell’Europa. Nelle zone
contaminate dall'incidente milioni di persone vivono
alimentandosi ogni giorno dei prodotti della terra che contengono elevati livelli
di radioattività. Tutte le ricerche effettuate mostrano un aumento di malattie
a carico dei bambini, quali tumori della tiroide, abbassamento delle difese immunitarie, anemia ed un generale aumento
della mortalità. Antonella Villani ha chiesto al dott.
Rocco Bellantone, direttore dell’Istituto di Chirurgia Endocrina all’Università
Cattolica del Sacro Cuore di Roma, che cosa conteneva la nube tossica:
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R. – Conteneva radio-isotopi, che sono delle sostanze – come lo iodio, il cesio, lo stronzio,
il plutonio – radioattive. E queste contaminarono il territorio e l’aria di Chernobyl e di tutta la zona circostante.
D. – Quali furono le conseguenze
immediate?
R. – Di una mortalità che non raggiunse
il centinaio di persone, però – purtroppo – da quel momento in poi, tutte
queste sostanze radioattive comportarono delle morti più tardive che qualcuno, addirittura, fa arrivare a quasi 100 mila …
D. – Chi sono state le principali
vittime di questa nube?
R. – I bambini sotto i sette anni.
Noi siamo in stretto contatto soprattutto con i colleghi ucraini, e loro mi
dicevano che i casi di cancro tra i bambini sono aumentati rispetto all’epoca pre-Chernobyl, di quasi 35 volte, mentre tra gli adulti questo
aumento non ha raggiunto le sette-otto volte.
D. – Che cosa si può fare per
aiutare le persone che vivono a più stretto contatto
con tutta l’area inquinata?
R. – Moltissime famiglie italiane
hanno ospitato, e continuano ad ospitare, bambini di quell’area
perché si è visto che anche solo portarli via per brevi periodi riesce a
diminuire l’incidenza di queste malattie.
D. – Il disastro di Chernobyl ha dato vita a tutta una serie di organizzazioni
di volontariato, con l’obiettivo di dare aiuto e tutela ai bambini. Tra queste,
“Smile, un sorriso per Chernobyl”.
Il vice-presidente, Massimo Platini, ci spiega gli scopi dell’associazione:
R. – Offrire un periodo di 30
giorni l’anno, durante il periodo estivo, a bambini che sono compresi in un’età
che va dagli 8 ai 14 anni; quindi, far trascorrere loro un mese in Italia,
mangiando cibi salubri, respirando un’aria più pulita della loro, poi,
soprattutto, contare sul fatto che questi bambini avranno in Italia sempre
degli amici nuovi su cui contare nei momenti difficili.
D. – I piccoli di allora, di
quelli che voi avete seguito, sono oggi dei ‘grandi’. C’è qualche storia che le
è rimasta nel cuore?
R. – I bambini del 1996, adesso
sono adulti. Una di questi è sposata, aspetta un bambino, un altro ragazzo fa
l’Accademia militare a Minsk … noi siamo rimasti
sempre in contatto …
D. – Quindi, anche un ponte
d’amore?
R. – D’amore, e il fatto di dare
un’opportunità futura …
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LA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO
PORTA LO SPIRITO DI ASSISI NEGLI STATI UNITI.
DA OGGI A WASHINGTON, L’INCONTRO
MONDIALE TRA LE RELIGIONI PER LA PACE.
CON NOI, IL FONDATORE DELLA
COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO,
IL PROF.
ANDREA RICCARDI E IL PROF. ALBERTO QUATTRUCCI
- Servizio di Alessandro Gisotti -
Si
svolge, oggi e domani a Washington, l'Incontro, sul tema “Religioni e culture: il coraggio del
dialogo”, organizzato dalla Comunità di Sant'Egidio
insieme alla Georgetown University e all'arcidiocesi
di Washington. Nel corso dell’incontro, alcuni
grandi testimoni e rappresentanti delle diverse religioni mondiali
affronteranno insieme quei temi che possono contribuire alla promozione del
dialogo e di una “globalizzazione dal volto umano”. Il
servizio di Alessandro Gisotti:
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“Continuiamo
a diffondere il messaggio della Pace e a vivere lo spirito di Assisi”. Con queste
parole, nell'ottobre 1986, Giovanni Paolo II concludeva la Giornata Mondiale di
Preghiera per la Pace di Assisi. Un evento di portata storica, che ha visto
uniti - all’insegna del dialogo - i rappresentanti delle grandi religioni
mondiali. Inizia da lì un percorso che oggi compie venti anni, raccolto in modo
speciale dalla Comunità di Sant'Egidio. L’attualità
del messaggio lanciato ad Assisi, vent’anni fa, viene dunque ribadita con un
simposio, a Washington, incentrato sul “coraggio del dialogo”. Raggiunto
telefonicamente negli Stati Uniti, il prof. Alberto Quattrucci,
della Comunità di Sant’Egidio, illustra l’importanza
di questo evento:
“Nello spirito di Assisi, dopo 20 anni dallo storico
incontro del 1986, abbiamo attraversato l’Oceano e per la prima volta negli
Stati Uniti la Comunità di Sant’Egidio promuove un
convegno internazionale sul dialogo interreligioso per riaffermare che non c’è
futuro senza dialogo. Sul coraggio del dialogo risponderanno rappresentanti
delle grandi religioni, uomini di cultura. Tutti uniti nel dire come in fondo
la contrapposizione taglia in qualche modo le possibilità del futuro. Qui, a
Washington, vogliamo ripetere insieme, lo faremo poi solennemente la sera di
domani, quando in diversi luoghi si raccoglieranno i fedeli, secondo la loro
confessione religiosa. Poi seguirà una grande processione che terminerà
all’aperto in un grande spazio nella Georgetown Univiersity. Verrà proclamato che
la via del dialogo, la via dell’incontro sono le uniche vie per il futuro dei
popoli”.
E alla
vigilia della partenza per Washington, il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, si
è soffermato – ai nostri microfoni – sulle ragioni della convivenza con i
credenti delle diverse religioni, in particolare con i musulmani:
“L’Islam non è tutto uguale: l’Islam è un mondo, più di un
miliardo di persone. Allora bisogna avere la cultura, la sensibilità per
scomporre, per capire le differenze e per fare delle politiche che tengano conto delle differenze. Dietro l’Islam, ci sono
nazioni, ci sono culture, ci sono spiritualità. In questo senso direi, c’è
bisogno di più cultura per capire, più cultura storica, più cultura
geopolitica, per poi entrare in contatto con realtà differenti, in un mondo che
è destinato ad essere globalizzato e unificato ma
anche, irrimediabilmente, al plurale. Alla fine concludo con una formula che è
anche una proposta e soprattutto un quadro in cui pensare il futuro: la civiltà
del convivere. Credo che c’è bisogno di forti identità ma di identità aperte,
capaci di accettare di essere con gli altri.
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UN ANNO FA LE TRUPPE SIRIANE SI RITIRIVANO DAL LIBANO
- Intervista con Camille Eid -
Ricorre oggi in
Libano il primo anniversario del ritiro siriano dal Paese dei cedri, dopo una
presenza durata quasi trent’anni. Nei giorni scorsi
il premier libanese Siniora ha sollecitato Damasco a
normalizzare le relazioni diplomatiche, definendo ufficialmente i confini fra i
due Paesi. Ma qual è la situazione in Libano, ad un anno dal ritiro siriano? Giancarlo La Vella lo ha chiesto
al collega libanese di Avvenire, Camille Eid:
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R. – L’anno appena
trascorso è stato l’anno della transizione. E’ stato anche l’anno della
sofferenza perché abbiamo dovuto pagare il prezzo di questa liberazione dopo
circa 30 anni di dominio assoluto siriano. D’altra parte abbiamo anche avuto le
prime elezioni libere e democratiche anche se poi si sono svolte con una legge
fabbricata dai siriani. Ci sono, insomma, luci ed ombre. Quest’anno ci
prepariamo a proseguire nel cammino. Il 28 di questo mese ci sarà l’ennesima
tornata del dialogo nazionale che dovrà decidere di questioni importanti come
la rimozione o no dell’attuale presidente della Repubblica e poi definire il
destino delle armi in mano al partito Hezbollah.
D. – Torniamo a quel 1976 in cui le truppe siriane intervennero in Libano,
sconvolto dalla guerra civile. Perché questa presenza, che doveva porre fine
alle violenze, invece poi si trasformò in un’oppressione.
R. – I siriani sono
entrati con questo pretesto perché sono stati loro ad armare alcune fazioni
dell’OLP. Ovviamente per poter entrare si sono appellati alla difesa dei
cristiani assediati e questo per avere i favori da parte di alcuni Stati
occidentali. L’obiettivo vero era quello di mettere il Paese sotto controllo
siriano, perché la Siria non ha mai riconosciuto ufficialmente l’indipendenza
del Libano, che ha sempre considerato come una parte staccata dai francesi
dalla madre patria e c’erano molti interessi siriani in Libano. Quindi abbiamo
assistito ad una sorta di sirianizzazione del sistema
politico libanese. Solo grazie all’attaccamento dei libanesi alla loro libertà
ed indipendenza siamo riusciti ad uscire fuori da una
situazione che era anomala.
D. – Dopo 30 anni
di controllo siriano, il Libano oggi è un Paese in grado di camminare con le
sue gambe nell’ambito della comunità internazionale?
R. – Ovviamente
sono stati ottenuti dei risultati importanti durante lo scorso anno, ma non
definitivi. Naturalmente il cammino è ancora lungo. Il nuovo corso del Libano è
lungi dal considerarsi vicino alla sua meta.
D. – E’ proprio
totalmente negativo il bilancio della presenza siriana in Libano o c’è qualcosa
di positivo che Damasco ha lasciato?
R. – Di positivo
c’è l’aver impedito la spartizione del Libano, però io ritengo che comunque la
Siria poteva fare molto di più. Poteva offrire un
modello di collaborazione tra due Paesi arabi molto diverso da quello che è
stato applicato, perché molti trattati bilaterali sono stati imposti e favorivano
maggiormente la Siria e molto poco il Libano. E oggi abbiamo
questa reazione negativa nei suoi confronti. Quindi si è passati da una sorta
di amicizia imposta dall’alto ad un sentimento molto diffuso di inimicizia
verso un Paese con cui dobbiamo comunque collaborare e dialogare per motivi
geografici, storici ed economici.
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DOMANI
ISRAELIANI E PALESTINESI CORRONO INSIEME
PER LA MARATONA DELLA PACE IN TERRA SANTA
-
Intervista con Edio Costantini e Andrea Zorzi-
Correre in nome della pace e della fratellanza tra i
popoli. E’ l’ obiettivo della terza edizione della
maratona “Giovanni Paolo II” che si correrà domani da Gerusalemme a Betlemme,
promossa dal CSI il Centro Sportivo Italiano, in collaborazione con l’Opera Romana
Pellegrinaggi e con l’Ufficio Nazionale della CEI, la Conferenza episcopale
Italiana. L’evento rientra nel programma dell’iniziativa “Gli sportivi italiani
in Terra Santa, ambasciatori di pace” che si svolge fino al 29 aprile proprio
in quei luoghi. Il servizio di Marina Tomarro.
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La fiaccola per la pace e la bandiera olimpica portata da
atleti italiani israeliani e palestinesi lungo i 10 km che separano Gerusalemme
da Betlemme. La maratona “Giovanni Paolo II” organizzata dal CSI Centro
Sportivo Italiano, è un evento speciale perchè gli atleti con il loro messaggio
di pace e di fratellanza sono tutti vincitori già in partenza. Edio Costantini, presidente del CSI:
“Questa manifestazione sta entrando nella tradizione del
CSI e sta diventando un’esperienza di vita soprattutto per gli atleti che vi
partecipano. La cosa bella è che da questo valore simbolico che abbiamo sempre
dato allo sport, come possibilità di fare incontrare persone diverse, si va
oltre perché – soprattutto per i nostri atleti – la Terra Santa è affascinante
e anche per quei giovani che vi arrivano mossi soltanto dall’avvenimento
sportivo, poi si lasciano coinvolgere dal mistero di questa terra per cui diventa motivo per trovare risposte al significato
stesso della loro vita”.
E tra gli sportivi che partecipano all’iniziativa c’è
anche il campione mondiale della pallavolo Andrea Zorzi.
Ascoltiamo la sua testimonianza:
“Io credo che lo sport possa essere un mezzo per provare a
riavvicinare le persone, quindi credo che questo avvenimento sia una possibilità
importante. Certo non è con lo sport che si farà la pace in Terra Santa o in
altri luoghi, ma è l’opportunità di provare che in alcuni momenti quelli che
sembrano essere conflitti, contrapposizioni resistenti, possono allentarsi e
lasciare spazio a dimostrazioni di maggiore consapevolezza e disponibilità”.
Quindi
attraverso lo sport è possibile scrivere una nuova pagina di pace.
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“LA
FAMIGLIA SIA AGENTE DELLA NUOVA EVANGELIZZAZIONE”:
COSI’, IL COORDINATORE NAZIONALE
DEL RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO,
SALVATORE MARTINEZ, ALL’INDOMANI
DELLA CHIUSURA
DELLA 29.MA
CONVOCAZIONE NAZIONALE DEL MOVIMENTO ECCLESIALE, A RIMINI
All’indomani
della chiusura della 29.ma
convocazione nazionale, ieri a Rimini, il Rinnovamento nello Spirito
guarda già all’appuntamento del 3 giugno, quando Benedetto XVI incontrerà i
movimenti ecclesiali alla vigilia di Pentecoste. Ma Rinnovamento è proiettato
anche verso l’Incontro Mondiale delle Famiglie, in luglio a Valencia. Ecco la
testimonianza del coordinatore nazionale del Rinnovamento nello Spirito,
Salvatore Martinez, intervistato da Alessandro
Gisotti:
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R. – La famiglia sta in questo momento particolarmente a
cuore al Rinnovamento nello Spirito. Ne sentiamo l’attualità in termini
profetici e in termini di responsabilità. In termini profetici perché riteniamo
che mai come oggi le parole del Concilio ritornino attuali: la scuola della più
ricca umanità è proprio la famiglia. Se il tempo è sempre più scristianizzato è
perché intanto le famiglie non sono più questo cuore che custodisce il deposito della fede.
In termini di responsabilità si tratta di attivare nuove pedagogie dello
Spirito. Riteniamo che più che parlare della famiglia come oggetto della nuova
evangelizzazione bisogna riportare l’attenzione sulla soggettività della
famiglia. E’ agente della nuova evangelizzazione.
D. – Senza l’esperienza dello Spirito Santo anche i
discepoli che hanno visto Cristo restano chiusi nel Cenacolo. Quale
insegnamento possiamo trarre oggi in particolare nel periodo di preparazione
alla Pentecoste?
R. – Intanto ritornare nel Cenacolo. Questa
credo sia l’intuizione più importante da riaffermare in un tempo nel
quale l’umanità vive fuori di sé. C’è un esodo da Dio, dalla Chiesa, dal
Vangelo che talvolta preoccupa, ma se c’è lo Spirito c’è speranza. Lo Spirito
non delude. La speranza è che la Chiesa sia ancora viva, innamorata del suo
Signore. Pertanto bisogna ritornare nel Cenacolo, ritornare in questa casa e
attendere. Si attende confidando nelle promesse di Dio. Lui ci ha promesso che
lo Spirito Santo sarà questo maestro interiore, ma anche in un atteggiamento di
umile attesa che la preghiera e l’adorazione sanno procurarci. Quel Cenacolo è
luogo eucaristico e pentecostale al contempo. La Chiesa del terzo millennio,
come la Chiesa di sempre, riscopre l’attualità della Pentecoste e sa ben coniugare questi due
grandi miracoli: il miracolo dell’Eucaristia e l’esperienza della Pentecoste,
questa forza che spinge gli Apostoli fuori dal Cenacolo e spinge l’umanità fuori
da ogni prigionia per testimoniare la libertà che lo Spirito dona, la forza che
c’è nei discepoli di Cristo di ogni generazione. Senza lo Spirito Santo, il
Vangelo non risuona in tutta la sua forza. E’ una voce senza timbro.
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UN SECOLO
DI STORIA DELL’ARTE IN 30 OPERE: E’ LA PARTICOLARITA’ DELLA MOSTRA “Da Monet a Boltanski”
REALIZZATA NELLA SEDE DELLA
FONDAZIONE
Magnani-Rocca, PRESSO
PARMA
- Con noi Simona Pizzetti -
Ripercorrere in 30 opere un secolo di storia dell’arte. E’
la sfida lanciata della mostra “Da Monet a Boltanski” realizzata nella sede della Fondazione
Magnani-Rocca, a Mamiano di Traversetolo, nei pressi di Parma.
L’esposizione, visitabile fino al 16 luglio prossimo, raccoglie una selezione
di tele e istallazioni, provenienti dal Musée d’Art Moderne di Saint-Etienne e una serie di opere raccolte dal Fondatore
Luigi Magnani. Massimiliano Menichetti ha
intervistato la direttrice della Fondazione, Simona Pizzetti:
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R. – Un filo rosso che fa percorrere praticamente 100 anni
di storia dell’arte, a livello internazionale, con uno sguardo speciale verso
l’arte francese.
D. – Ad accogliere il visitatore, “Le ninfee” di Monet della fine dell’Ottocento …
R. – Queste “Ninfee” di Monet
sono molto particolari perché ci sono molti rosa, lilla, con qualche spruzzata
di bianco, che sono le ninfee e vengono considerate
veramente il ponte con l’arte informale, perché ormai non c’è più prospettiva,
tutto è giocato sulle luci e sui colori.
D. – Come si snoda poi il percorso?
R. – Con opere del cubismo, del geometrismo,
un gruppo molto interessante di surrealisti, il minimalismo con questo blu
assoluto e spirituale di Ives Klein …
D. – Ed il blu, tra luci ed ombre, è anche presente nella
sezione dedicata alla pop-art dove c’è il ritratto di
Warhol. E’ veramente un capolavoro.
La drammaticità della Seconda Guerra Mondiale attraverso
le fotografie scattate in Germania, ma anche la positività dell’animo umano
sono presenti nell’opera di Boltanski che chiude la
mostra:
R. – Sei pannelli e dentro queste teche ci sono
tantissime, piccole fotografie, tutte scattate tra gli anni Trenta e Cinquanta,
che raccontano episodi della quotidianità. Soprattutto, Boltanski
insiste nell’inserimento di foto di bambini, perché c’è proprio la
contrapposizione tra il momento della massima innocenza con, invece, le
potenzialità che si svilupperanno – purtroppo! – nell’animo e nel cuore degli
uomini.
D. – L’opera è presentata accanto ad una di Goya: perché questa scelta?
R. – Quella di Boltanski è
un’installazione, Goya è un grande capolavoro della
ritrattistica del Settecento, per cui ci dà
l’opportunità di dimostrare che cosa è diventato il ritratto di gruppo a
distanza di tre secoli.
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26 aprile 2006
PER LA PRIMA VOLTA UNA DELEGAZIONE
CATTOLICA SUDCOREANA IN VISITA UFFICIALE
NELLA COREA DEL NORD: UN VIAGGIO
ALL’INSEGNA DELLA SPERANZA PER
APPROFONDIRE IL DIALOGO ED
AFFERMARE UNA MAGGIORE LIBERTÀ RELIGIOSA.
UN RAPPORTO DELLA CARITAS DENUNCIA
CHE NEL PAESE ASIATICO
VI SONO 22 MILIONI DI PERSONE
AFFAMATE
- Servizio di Roberta Gisotti -
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SEOUL.= Sono partiti oggi dall’arcidiocesi di Seoul – come informa l’agenzia Asia News - 61 fra laici e
sacerdoti, guidati da mons. Thomas Aquinas Choi Chang-hwa,
direttore della Commissione nazionale per la riconciliazione, fondato nel ‘95,
allo scopo di “portare l’amore di Dio ai fratelli nordocoreani”.
Da qui l’avvio di progetti di solidarietà, che per la prima volta sarà
possibile verificare varcando il confine tra i due Paesi, al 38 mo parallelo,
per una visita di quattro giorni, durante i quali la delegazione sudcoreana potrà recarsi nelle strutture sanitarie e nelle
fattorie dove sono arrivati i fondi della Commissione, circa 11 milioni di
dollari. Ma dopo anni ed anni di assistenza, da parte di enti cattolici e di agenzie
umanitarie internazionali, la Corea del Nord resta ancora fortemente dipendente
dagli aiuti esteri, come denuncia un rapporto della Caritas
di Hong Kong, da un decennio impegnata in programmi di
sostegno economico e sviluppo nel Paese asiatico. La Corea del Nord – lo
ricordiamo – è sulla carta una Repubblica socialista, con un Parlamento eletto
sulle liste uniche del Partito comunista dei lavoratori, che nomina il governo,
guidato oggi dal segretario del PLC, Kim Jong Il, figlio del dittatore Kim Il Sung, al potere dal ’48 al
’94; di fatto nella Corea del Nord vige un ‘regime comunista dinastico’, che non riesce ad assolvere al compito primario
di garantire la sopravvivenza dei cittadini; sono infatti circa 22 milioni le
persone affamate, circa il 70 % della popolazione. La povertà diffusa - spiega
la Caritas che ha già destinato alla Corea del Nord
27 milioni di dollari - si deve allo squilibrio tra salari e costo della vita, per cui un chilo di riso può costare 950 won
a fronte dello stipendio di un’infermiera di 1500 won.
Il rapporto della Caritas di Hong Kong giunge mentre è in atto il passaggio alla Caritas sudcoreana, di tutte le
sue attività di assistenza alla Corea del Nord, nella speranza che ciò non
porti ostacoli, come promesso dal governo di Pyongyang,
ed apra ad una maggiore libertà religiosa
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SI TERRÀ OGGI A ROMA
PRESSO L’UFFICIO CENTRALE EGIZIANO, IL CONVEGNO SUL TEMA “La donna segno dei tempi: la donna musulmana,
cristiana, ebrea – Salam Shalom – Pace in Terris”
ROMA. = “La donna segno dei tempi: la donna
musulmana, cristiana, ebrea – Salam Shalom – Pace in Terris”. Questo il titolo della conferenza “Donne a
Confronto” organizzata dall’Ambasciata della Repubblica Araba d’Egitto in
collaborazione con l’Associazione Guest House e il patrocinio del Comune di
Roma, che avrà luogo oggi pomeriggio alle 16, presso l’Ufficio Culturale
egiziano a Roma. Molti saranno i rappresentanti istituzionali locali ed
internazionali che presenzieranno l’incontro, nel corso del quale si
susseguiranno le letture di alcuni versi della poetessa Else Lasker Schuler, principessa di
Baghdad e nipote dello sceicco d’Egitto. Seguiranno la proiezione di un
documentario “sulla donna Egiziana nei secoli”, commentato dalla d.ssa M. Fawzy dell’Università di Ayn Shams del Cairo e la presentazione di un elenco di
biografie di donne musulmane che si sono battute per l’emancipazione femminile
tra ’800 e ’900. Un meeting, questo, come gli stessi promotori lo definiscono: “in cui le divisioni geografiche, politiche, le
classificazioni di lingue ed etnie e le distinzioni storiche vanno considerate
come punti di partenza e non di arrivo per il dialogo fra popoli e culture”.
(S.C.)
UNA
CONDANNA IN IRAN FA DISCUTERE SULLA LIBERTA’ DI STAMPA NEL PAESE
ISLAMICO: UN ANNO DI PRIGIONE AL
PRESIDENTE DEI GIORNALISTI RIFORMISTI,
RAJABALI MAZRUI, PER AVERE DIFFUSO
“NOTIZIE FALSE” ED “INSULTI”.
TEHERAN. = Il presidente dell'Associazione riformista dei
giornalisti iraniani ed ex deputato, Rajabali Mazrui,
è stato condannato ad un anno di reclusione da una Corte di giustizia di Teheran,
secondo quanto riferisce oggi il quotidiano Aftab. Mazrui è stato riconosciuto colpevole
di avere “diffuso notizie false” e “insulti”. Ma non è
stato reso noto a chi e a quali notizie si riferisse il procedimento. La
Magistratura iraniana ha dichiarato che il giornalista è stato condannato in contumacia,
perché ha ignorato gli ordini della Corte di presentarsi in aula. Mazrui è stato in passato direttore del quotidiano
riformista “Salam”, la cui chiusura, nel 1999, fu la scintilla che portò a proteste studentesche quali non
si erano mai viste a Teheran dalla Rivoluzione
islamica di 20 anni prima. (R.G.)
SI SVOLGERÀ A PETRA, IN
GIORDANIA, NEL PROSSIMO MESE DI GIUGNO,
LA SECONDA CONFERENZA DEI PREMI NOBEL: “PER DEFINIRE I RUOLI E RISOLVERE
LE CRISI GLOBALI, IN UN MONDO IN PERICOLO”. TRA I PARTECIPANTI ANCHE IL PREMIO
NOBEL PER LA PACE E
CAPO SPIRITUALE BUDDISTA, IL Dalai Lama.
AMMAN. = “Definire i loro ruoli per risolvere le crisi
globali”. Questo il tema in discussione alla seconda Conferenza dei premi Nobel
che si terrà in giugno nella
cittadina giordana di Petra. Il convegno è il
proseguimento della prima assemblea tenutasi lo scorso maggio sempre
nell'antica città nel sud della Giordania e che, all'insegna dello slogan “Un
mondo in pericolo”, aveva posto l'accento
sull'istruzione come mezzo per contrastare e prevenire le ingiustizie nel
mondo. In quell'occasione, venne
elaborata l'Iniziativa dei premi Nobel, un piano di lavoro che si proponeva di
valutare sfide alla sicurezza globale e strategie per combatterle. All'evento,
organizzato dalla 'Elie Wiesel
Foundation for Humanity' e
dal Fondo per lo sviluppo di re Abdallah II,
parteciperanno premi Nobel delle sei discipline cui il prestigioso
riconoscimento viene attributo: pace, economia, letteratura, fisica, chimica e
medicina. Tra questi spicca la figura del Dalai Lama,
capo spirituale dei buddisti tibetani, insignito del
Nobel per la pace nel 1989. Saranno presenti, inoltre, rappresentanti del mondo
dello spettacolo, come l'attore Michael Douglas; della cultura, come il rappresentante della
Biblioteca di Alessandria d'Egitto,
Ismail Serageldin;
e della galassia dell'assistenza umanitaria internazionale come il fondatore di
Medici senza Frontiere, Bernard Kouchner.
Il convegno che si svolgerà in due giorni di lavori il prossimo giugno farà il
punto sui progressi dell'iniziativa in questo primo anno e tenterà di definire
il ruolo dei premi Nobel per
rispondere alle emergenze umanitarie. (S.C.)
SARA’
INCENTRATO SULLA FIGURA DI SAN FRANCESCO SAVERIO NEL V CENTENARIO
DELLA SUA NASCITA, L’INCONTRO
NAZIONALE DEI GIOVANI SPAGNOLI
IL 4, 5 E 6 AGOSTO, ORGANIZZATO A
PAMPLONA E JAVIER
MADRID. = Si terrà il 4, 5 e 6 agosto a Pamplona e Javier un Incontro
nazionale dei giovani spagnoli, nell’ambito del V centenario della nascita di
san Francesco Saverio. L’iniziativa promossa dalla diocesi Pamplona-Tudela,
con il sostegno della Conferenza episcopale spagnola, è stata presentata ieri
alla stampa a Madrid, nella sede della CEE. Ad illustrare il tema dell’incontro “Andate per tutto il mondo ed annunciate il
Vangelo” è stato mons. Fernando Sebastian,
arcivescovo di Pamplona e vescovo di Tudela, insieme a Javier Segura, responsabile della Commissione diocesana per le
celebrazioni dell’anniversario e Victor Cortizo, responsabile
del Dipartimento per la gioventù della Conferenza episcopale. La ‘tre giorni’ dedicata alla figura del grande Santo, tra i
fondatori della Compagnia di Gesù, sarà inaugurata venerdì pomeriggio 4 agosto
nella cattedrale di Pamplona, dove converranno tutti
i giovani spagnoli che avranno raccolto l’invito lanciato da Benedetto XVI - la
scorsa estate a Colonia durante la Giornata mondiale della gioventù - di
seguire il modello dei Santi, autentici rivoluzionari e innovatori della nostra
società. La manifestazione si chiuderà la domenica mattina a Javier nel Santuario di san Francesco Saverio con la
celebrazione dell’Eucarestia. (R.G.)
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26 aprile 2006
- A cura Fausta
Speranza -
Due attentati dinamitardi hanno avuto luogo questa mattina
nel nord del Sinai. Dunque, ancora episodi di sangue in Egitto dopo il triplice
attentato a Dahab di lunedì che ha provocato 18
morti. Sugli episodi di stamane il nostro servizio:
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Il primo attentato aveva per obiettivo un convoglio della
Forza internazionale di interposizione (MFO) al campo di al Gaura, a ovest del
valico di Rafah: un attentatore suicida si è fatto
esplodere vicino alla vettura della
forza, ferendo due militari e morendo sul colpo. E, durante le operazioni di
soccorso, si sono verificate ulteriori esplosioni che hanno provocato il
ferimento di alcuni soccorritori egiziani. Poi il secondo attacco, a 20
chilometri dal posto di frontiera di Rafah: un altro
kamikaze, in bicicletta, si è fatto esplodere contro un veicolo della polizia con a bordo il capo del commissariato di Sheikh
Zowayed. Ancora non si sa se ci siano state vittime,
a parte l'attentatore. E c’è poi un altro episodio riferito dalla polizia:
uomini armati a bordo di un'autovettura hanno sparato contro un posto di blocco
stradale nella località di Belbeiss, nel
governatorato di Charqueia, circa 50 chilometri a est
del Cairo.
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In Iraq dodici ribelli, tra cui una donna, sono morti in
scontri armati con i soldati della Forza multinazionale a Yussufiyah,
25 km a sud di Baghdad. Secondo quanto annunciato dall'esercito americano, i
combattimenti sono scoppiati quando le truppe della
coalizione si sono avvicinate ad un edificio “utilizzato da terroristi
stranieri”. Intanto sono in visita a sorpresa in Iraq il segretario alla Difesa
Usa, Donald Rumsfeld, e il
segretario di Stato Usa, Condoleeza Rice in un'esplicita manifestazione di supporto per la
nuova leadership dell'Iraq. Sull'andamento del conflitto in Iraq, ieri Rumsfeld ha consultato a Washington
esponenti del Congresso. Rumsfeld avrà anche
incontri con il generale George Casey,
comandante del contingente americano.
Il leader palestinese Abu Mazen (Mahmoud Abbas) ha chiesto l'organizzazione “immediata” di una
conferenza internazionale per una soluzione negoziata del conflitto israelo-palestinese. “Per trovare una soluzione al
conflitto - ha detto Abu Mazen
in una dichiarazione all'Istituto Nobel di Oslo - le parti non devono essere
lasciate sole, a causa dello squilibrio che esiste tra occupanti e occupati”.
Per Abu Mazen bisogna
“convocare immediatamente una conferenza internazionale per consentire la
tenuta di negoziati diretti sulla base delle risoluzioni internazionali e degli
accordi firmati”. “La comunità internazionale rappresentata dal Quartetto o da
altre figure - ha concluso il leader palestinese - giocherà di volta in volta
il ruolo di mediatore e d'arbitro”.
Intanto il valico commerciale di Karni
(Mintar) fra Gaza e il territorio israeliano è stato
chiuso stamane in seguito ad una sparatoria. Secondo
le prime informazioni, reparti della sicurezza palestinese hanno sparato su un
commando della intifada che presumibilmente intendeva
attaccare una postazione israeliana. Non si ha finora notizia di vittime.
Dall’Iran giungono dichiarazioni della Guida suprema della
Repubblica islamica: l’ayatollah Ali Khamenei
sottolinea che se gli Usa attaccheranno l'Iran, Teheran
risponderà colpendo gli interessi americani “ovunque possibile” nel mondo. “Gli Americani devono sapere - ha detto Khamenei,
citato dalla televisione di Stato - che se lanciano un attacco contro l'Iran
islamico, le rappresaglie iraniane saranno “due volte più forti di qualsiasi attacco”.
“Un fatto gravissimo. Ed è chiaro che la nostra Resistenza
non è quella di questi facinorosi”. Non usa mezzi termini Claudio Morpurgo, presidente dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane, nel
commentare l'episodio avvenuto ieri a Milano nella giornata della celebrazione
della Liberazione in Italia. Due bandiere israeliane sono state bruciate da alcuni
autonomi che facevano parte del gruppo che è stato tenuto a distanza dal corteo
ufficiale. Unanime e ferma la condanna del mondo politico, in particolare da
esponenti del centrosinistra. Tra tutti, il segretario
del Partito di Rifondazione Comunista, Fausto Bertinotti ha parlato di “incompatibilità esistenziale
quella tra il 25 aprile, la presenza di PRC
e il bruciare le bandiere”. Ha
ribadito di “aver sempre chiesto il riconoscimento della causa del popolo
palestinese così come il riconoscimento e il rispetto di Israele e del suo
futuro”. “Non parliamo poi - ha
affermato - del mondo ebraico, che sentiamo affratellato in una storia senza la
quale non saremmo quello che siamo”.
Il premier basco Juan José Ibarretxe ha oggi presentato
un “piano” per favorire la pace e la concordia, a poco più di un mese dalla
tregua dichiarata dall'Eta. Ibarretxe, citato dall'agenzia
Efe, ha spiegato che questo “piano”, che prevede una
legge a favore delle vittime del terrorismo e la difesa dei diritti e libertà
civili, “è il contributo del governo basco al processo di pace, per andare verso una società
riconciliata”. La presentazione del piano avviene mentre
il governo spagnolo di Jose' Luis
Rodriguez Zapatero ha
confermato che la tregua regge malgrado
gli attentati incendiari dei giorni scorsi in Navarra
e le lettere ricattatorie dell'ETA ricevute da imprenditori di questa regione.
E malgrado il presidente della Navarra,
Miguel Sanz, sostenuto dal
Partito Popolare (PP, opposizione di centrodestra) abbia detto e ripetuto,
ancora oggi, che “non ci sono le
condizioni” per iniziare un negoziato
con l'ETA.
L'esercito dello Sri Lanka ha lanciato
nuovi raid aerei contro postazioni dei ribelli tamil,
a meno di 24 ore dall'attentato suicida a Colombo che ha provocato la morte di 10 persone ed il
ferimento di 30, tra cui il comandante delle Forze armate dello Sri Lanka. I raid sono
stati lanciati nel distretto di Trincomalee, nel
nord-est dell'isola controllata dalle Tigri tamil
dove ieri l'aviazione aveva condotto già alcune rappresaglie. “Gli attacchi
sono ripresi questa mattina dopo essere stati sospesi durante la notte”, ha
detto un responsabile della polizia a Trincomalee. I
raid dell'esercito dello Sri Lanka avrebbero ucciso
almeno 12 civili, tra cui donne e bambini, secondo il sito internet dei ribelli
tamil.
L'esercito nepalese ha ucciso oggi sei persone e ne ha
ferite altre tre sparando su una manifestazione nei pressi di un campo militare
nell'est del Nepal. La notizia è giunta dopo l’annuncio da parte dei
guerriglieri maoisti nepalesi della sospensione dei blocchi, attorno alla
capitale Kathmandu e alle principali città del Paese.
Il nuovo primo ministro Girija Prasad
Koirala ha promesso, infatti, elezioni ed una nuova
Costituzione. Venerdì dovrebbe riunirsi
per la prima volta da quattro anni il Parlamento, che re Gyanendra
aveva nei fatti esautorato. Nella capitale la situazione sembra tornare
alla normalità dopo le tensioni e i sanguinosi scontri dei giorni scorsi, che
hanno indotto il contestatissimo re Gyanendra a ripristinare i lavori parlamentari.
La Corte suprema della Thailandia
ha convocato una riunione senza precedenti dei tre più alti responsabili
giudiziari del paese per decidere se le elezioni anticipate del 2 aprile
scorso debbano essere convalidate o
annullate. La decisione fa seguito ad un intervento eccezionale di ieri da
parte del re Bhumibol Adulyadej,
78 anni, il quale ha dichiarato che non gli compete la nomina del nuovo primo
ministro ed ha chiesto ai giudici di prendersi le loro responsabilità. Venerdì
si discuterà per decidere se le elezioni dovranno essere annullate o se, al
contrario, il nuovo Parlamento può essere convocato nonostante il boicottaggio
dell'oopposizione. Nel suo discorso, il re ha
qualificato come non democratico il contesto nel quale si sono svolte le
elezioni anticipate convocate dal primo ministro uscente Thaksin
Shinawatra.
Un manifestante è morto e altri quattro sono rimasti
feriti in Daghestan, nel turbolento
Caucaso russo, quando reparti speciali della polizia (gli 'Omon') hanno sparato
ieri pomeriggio per sloggiare circa 500 abitanti della zona che bloccavano una strada nazionale ed
insistevano per le dimissioni dell'impopolare capo dell'amministrazione locale.
Anche dodici poliziotti sono rimasti feriti nei violenti scontri avvenuti nel
distretto di Dokuzpari. Secondo la versione ufficiale
gli 'Omon' hanno sparato in aria per disperdere la
folla che partecipava ad una protesta “non autorizzata” e occupava
“illegalmente” la strada tra Magaramkwent e Rutul e lanciava pietre. Il manifestante ucciso, 34 anni,
sarebbe stato colpito. Dopo furiosi scontri, 74 manifestanti sono stati fermati mentre la procura ha aperto un'inchiesta per
teppismo, detenzione illegale di armi e tentato omicidio ai danni di un
poliziotto.
Il controverso premier delle isole Salomone, Snyder Rini, la cui nomina otto
giorni fa, dopo le elezioni del 5 aprile, ha fatto scattare violenti disordini
nella capitale Honiara, ha dato oggi le dimissioni.
Sull’importanza del gesto e sulle motivazioni, il nostro servizio:
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Rini ha fatto un passo indietro appena
prima del voto su una mozione di censura che si profilava a suo sfavore.
L'annuncio, trasmesso in diretta dalla radio nazionale, è stato accolto con
scene di giubilo nelle strade di Honiara: il centro
della città è stato invaso da auto con i clacson a tutto volume e camion
stipati di gente che sventolavano fronde di palma. La scorsa settimana, nel
travagliato arcipelago del Pacifico erano arrivate truppe inviate da Australia,
Nuova Zelanda e Figi, che tentavano di mettere fine ai disordini scoppiati dopo
la nomina di Rini da parte del Parlamento, il 18
aprile. Dopo la campagna elettorale incentrata sulle accuse di corruzione al
governo uscente, la nomina aveva sorpreso tutti e aveva scatenato disordini,
incendi e saccheggi che hanno ridotto in cenere la massima parte del quartiere
commerciale di Chinatown. I manifestanti avevano accusato Rini
di aver corrotto alcuni dei parlamentari con denaro fornito da uomini d'affari
cinesi e dal governo di Taiwan. La
seduta del Parlamento è stata rinviata alla prossima settimana, e Rini continuerà nelle funzioni di premier provvisorio, finchè non sarà eletto un nuovo premier dai parlamentari.
Il candidato più probabile è il deputato dell'opposizione Job Dudley Tausinga. Intanto, a Honiara continua il coprifuoco notturno, mentre più di 300
cittadini cinesi e cinesi etnici hanno lasciato il Paese, rifugiandosi
temporaneamente in Cina e in Australia. I disordini dei giorni scorsi sono
stati i più gravi dall'intervento nel 2003 di un contingente militare
australiano, che aveva messo fine a cinque anni di violenti scontri fra milizie
etniche rivali nella nazione formata da 992 isole.
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Un cargo turco è affondato nel Mare di Marmara
(nord-est della Turchia) nella scorsa notte. Il suo comandante e quattro
marinai sono dati per dispersi, secondo quanto riporta l'agenzia di stampa
turca Anadolu. La nave trasportava 1250 tonnellate di
concime animale dal porto di Samsun (nord-est) sul
Mar Nero, quando per ragioni ancora imprecisate è affondata a largo della
piccola città di Armutlu, precisa l'agenzia. Quattro altri marinai sono
stati portati in salvo dalla guardia costiera. Hanno detto che il loro cargo,
prima di affondare, sarebbe stato urtato da un'altra nave che poi non li
avrebbe soccorsi.
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