RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 114 - Testo della trasmissione di Lunedì 24 aprile 2006
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
La Chiesa è giovane:
le parole di Benedetto XVI un anno fa nella Messa solenne di inizio Pontificato
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
La Chiesa asiatica festeggia l’arrivo dei primi
missionari orionini in Corea del Sud
Almeno 12 morti in Iraq in seguito a sei attacchi della
guerriglia. Intanto nuova udienza del processo contro Saddam
Hussein
24 aprile 2006
IL
MATRIMONIO CRISTIANO NON PUO’
ESSERE MAI SOSTITUITO DA ALTRE FORME
DI
UNIONE TRA UOMO E DONNA: LO HA DETTO BENEDETTO XVI AI VESCOVI
DEL
GHANA IN VISITA AD LIMINA,
INVITANDOLI A CURARE CON ATTENZIONE
LA
FORMAZIONE CRISTIANA PER SCORAGGIARE LE PRATICHE SUPERSTIZIOSE
Un Paese segnato da una povertà
ancora diffusa, nel quale la Chiesa locale deve impegnarsi per radicare nel
cuore della popolazione la speranza portata dai valori del Vangelo. E’ una
delle considerazioni centrali del discorso che Benedetto XVI ha rivolto questa
mattina ai vescovi del Ghana, al termine della loro visita ad Limina. Il Paese africano ha celebrato
proprio ieri il centesimo anniversario dell’arrivo dei primi missionari: un’occasione
che ha spinto il Papa a indicare nei giovani, nel matrimonio cristiano e nella
famiglia le priorità pastorali per il presente e il futuro immediato della
nazione. Il servizio di Alessandro De Carolis:
**********
Una “Chiesa giovane”, in un Paese
che ha una speranza di vita media che non arriva ai 60 anni. E una Chiesa di
frontiera, che “brilla come un falò di speranza” in mezzo alla miseria di
moltissima parte della popolazione, combattendo con l’attività apostolica e
pastorale le derive etiche e i rigurgiti di superstiziosità
che la disperazione spesso porta con sé. La delicata situazione socioeconomica
dello Stato africano del Ghana è filtrata più volte nel discorso di Benedetto
XVI ai presuli del Paese. Il Papa ha subito rilevato i “grandi progressi” degli
ultimi anni compiuti dalla nazione per ridurre il “flagello della povertà e per
rafforzare l'economia”. Un “progresso
lodevole”, lo ha definito il Pontefice che tuttavia - ha aggiunto con realismo
- ha bisogno di altri sforzi per portare autentico sollievo ai circa 20 milioni
di ghanesi, il 30% dei quali cattolici.
“EXTREME
AND WIDESPREAD POVERTY OFTEN RESULTS…
La povertà estrema e diffusa provoca spesso un declino morale generale
che conduce al crimine, alla corruzione, agli attacchi alla sacralità della
vita umana o persino a un ritorno alle pratiche superstiziose del passato. In
questa situazione, la gente può perdere facilmente la fiducia
nell’avvenire”.
In questo scenario, ha affermato
Benedetto XVI, la Chiesa guarda avanti “come falò di speranza nella vita del
cristiano”. Lo fa soprattutto incentivando “programmi globali di formazione”
che aiutino i cattolici - consapevoli della loro fede
– ad essere protagonisti dei destini del loro Paese. Nell’esprimere grande
apprezzamento per il lavoro dei catechisti laici, il Papa ha detto
esplicitamente di essere a conoscenza di come il lavoro di questi agenti di
base dell’evangelizzazione sia spesso impedito per “mancanza di risorse” o per
l’ostilità stessa dell’ambiente. L’importante, dunque, ha proseguito il
Pontefice, è che ai catechisti sia assicurato da vescovi e sacerdoti “sostegno
spirituale, dottrinale, e morale”, nonché “il supporto materiale che richiedono
per effettuare correttamente la loro missione”.
Provvedere ai bisogni dei giovani, ha osservato il Papa, equivarrà a
provvedere ai bisogni di un Paese giovane e così il Ghana potrà contare su
nuove generazioni capaci di dare una svolta alle realtà economiche, alla
globalizzazione, al problema sanitario.
Benedetto XVI ha poi affrontato
uno dei nodi centrali della pastorale della Chiesa ghanese,
quella relativa alla famiglia e al matrimonio. In questo caso, ha ribadito il
Pontefice, “per il cristiano le forme tradizionali di matrimonio non possono
mai essere un sostituto del matrimonio sacramentale”.
“WHILE
CHRISTIANITY ALWAYS SEEKS TO RESPECT…
Mentre la cristianità cerca sempre di rispettare le venerabili
tradizioni delle culture e dei popoli, cerca anche di purificare quelle
pratiche che sono contrarie al Vangelo. Per questo motivo è essenziale che
l'intera comunità cattolica continui a sollecitare l'importanza dell'unione
monogama ed indissolubile tra l’uomo e la donna, consacrata nella santità del
matrimonio”.
Un ultimo pensiero Benedetto XVI
lo ha riservato per i membri del clero. Il sacerdozio, ha asserito, “non deve
essere mai visto nel senso di un miglioramento della propria condizione o del
livello sociale di vita”. Se così è, il rischio è che il sacerdozio risulti
“inefficace e non realizzato”. Vi consiglio quindi - ha concluso Benedetto XVI
- di “accertare l'idoneità dei candidati al sacerdozio e di garantire adeguata
formazione a coloro che studiano per il ministero sacro”, perché essi siano
“ministri idonei e soddisfatti” per la gioia di Cristo.
**********
Il Ghana ha una popolazione
formata da diversi gruppi etnici, alcuni dei quali professano credi animisti.
Sui rapporti con i musulmani, a partire da quelli intrattenuti dalla Chiesa
locale con il governo ghanese, si sofferma il
presidente della Conferenza episcopale del Ghana, il vescovo Lucas Abandamloora,
intervistato da Luis Badilla:
**********
R. – Fino adesso abbiamo avuto un
dialogo. Possiamo dire che il governo accetta la missione della Chiesa e anche
noi accettiamo il compito del governo, soprattutto per ciò che riguarda lo
sviluppo, l’educazione e la salute. Noi lavoriamo insieme e il governo ha
accettato il fatto che noi sin dall’inizio abbiamo sempre partecipato allo
sviluppo della società.
D. – Un problema importante:
quanti sono, in questo momento, i cattolici in Ghana e qual è il rapporto della
comunità cattolica con i musulmani?
R. – In Ghana i cattolici sono il
30 per cento. La Chiesa è molto rispettata in Ghana. Quindi, l’influenza della
Chiesa è molto grande. In ogni sfera, dello sviluppo e dell’educazione, la
Chiesa è molto forte e impegnata in questi compiti. Il rispetto della
popolazione, dunque, è molto visibile. Siamo sempre contenti di collaborare con
il governo. Quest’anno il governo ha conferito alcuni onori statali alla Chiesa
riguardo al contributo da noi offerto per lo sviluppo in Ghana. Il nostro
presidente è cattolico e ha molto rispetto per la Chiesa ed è contento di
collaborare con essa. Abbiamo, quindi, un dialogo
abbastanza forte.
D. – E con i musulmani, con le
autorità religiose musulmane, c’è collaborazione?
R. – Sì, con i musulmani
tradizionali abbiamo molto dialogo. Ci incontriamo ogni volta per discutere
dello sviluppo in Ghana e lavoriamo insieme anche nei servizi sociali. E’ una
collaborazione per lo sviluppo.
**********
MESSAGGIO DI BENEDETTO XVI AI VESCOVI DEL PERU’
IN OCCASIONE
DEL IV
CENTENARIO DELLA MORTE DI SAN TORIBIO DE MOGROVEJO,
ARCIVESCOVO
DI LIMA
- A cura di Roberta Moretti -
“Un’occasione provvidenziale” per ravvivare
il cammino della Chiesa nelle diverse diocesi del Perù: così, Benedetto XVI ha
definito la ricorrenza del IV anniversario della morte di San Toribio de Mogrovejo, arcivescovo
di Lima, nel messaggio inviato ai vescovi peruviani per l’occasione. “Egli – ha
spiegato il Papa – si distinse per lo spirito di abnegazione con cui si dedicò
alla edificazione e al consolidamento delle comunità ecclesiali del suo tempo”.
“Lo ha fatto sempre con grande spirito di comunione e di collaborazione – ha
aggiunto Benedetto XVI – cercando sempre l’unità, come dimostra la convocazione
del III Concilio provinciale di Lima (1582-1503), che lasciò una preziosa
eredità di dottrina e di norme pastorali”. E uno dei frutti più pregiati di questo importante evento fu il cosiddetto “Catechismo di
San Toribio”, “che si dimostrò uno strumento
straordinariamente efficace per istruire alla fede milioni di persone nei
secoli in modo solido e in accordo con la dottrina autentica della Chiesa,
unendo dal profondo – ha precisato il Papa – nonostante le differenze, quanti
si identificano nell’avere ‘un solo Signore, una sola fede, un solo Battesimo’ (Ef 4, 5)”.
“Consapevole del fatto che la vitalità della Chiesa dipenda in gran parte dal
ministero dei suoi sacerdoti – ha aggiunto Benedetto XVI – il Santo Arcivescovo
fondò il Seminario Conciliare di Lima, attivo ancora oggi”.
Il Santo Padre ha poi esortato a
sperare che esso continui a dare frutti abbondanti,
specialmente in quei momenti in cui urge promuovere le vocazioni al sacerdozio
e alla vita consacrata, per assolvere all’importante compito di costituire
comunità cristiane che si riuniscano con gioia per la Celebrazione domenicale,
che si accostino ai sacramenti, curino la vita spirituale, trasmettano e
coltivino la fede, diano testimonianza di ferma speranza e pratichino sempre la
carità”.
Benedetto XVI ha parlato, poi, del
profondo spirito missionario di San Toribio, che si
impegnò ad apprendere diverse lingue, per predicare personalmente a tutti
coloro che erano affidati alle sue cure pastorali. “Ma – ha precisato il Papa –
allo stesso tempo era un segno di rispetto per la dignità di ogni persona
umana, di qualunque condizione, nella quale provava a suscitare il sentirsi
veri figli di Dio”. Infine, l’Invocazione a Maria, “perché protegga il Popolo
di Dio che risiede nelle terre Latinoamericane e lo guidi verso la gioia di
vivere pienamente e coerentemente la fede in Cristo”.
NOI NON SIAMO
SOLI. LA CHIESA E’ VIVA, LA CHIESA E’ GIOVANE:
CON
QUESTE PAROLE BENEDETTO XVI UN ANNO FA COMINCIAVA IL SUO MINISTERO
PETRINO
CON LA MESSA SOLENNE DI INIZIO PONTIFICATO
- Servizio di Fausta
Speranza -
**********
La Chiesa è viva, la Chiesa è giovane: è quanto affermava un anno fa
Benedetto XVI nell’omelia della celebrazione eucaristica con la quale
cominciava ufficialmente il suo ministero. Una messa che sottolinea, in
particolare, lo stretto legame tra San Pietro e il suo Successore: momento
forte, l’imposizione del Pallio e la consegna dell’Anello del Pescatore, le due
insegne episcopali petrine. “Chi crede, - aggiungeva
- non è mai solo, non lo è nella vita e neanche nella morte”. Ai 300.000 fedeli
partecipanti e ai cardinali, vescovi, rappresentanti delle altre religioni e
Capi di Stato presenti sul sagrato, il nuovo Papa sottolineava il comune
sentire la mancanza dello scomparso predecessore ricordando che nel Conclave
vescovi di diverse culture e Paesi avevano trovato il Successore di Pietro,
sapendo di non essere soli, ma “condotti e guidati
dagli amici di Dio”. E poi spiegava le sensazioni e la preghiera con le quali affrontava il ministero:
“Ed ora, in questo momento, io debole servitore di Dio devo assumere
questo compito inaudito, che realmente supera ogni capacità umana. Come posso
fare questo? Come sarò in grado di farlo?
Per poi spiegare che anche in lui si ravvivava
la consapevolezza di non
essere solo:
Non devo portare da solo ciò che in realtà non potrei mai portare da
solo. La schiera dei santi di Dio mi protegge, mi sostiene e mi porta. E la
Vostra preghiera, cari amici, la Vostra indulgenza, il Vostro amore, la Vostra
fede e la Vostra speranza mi accompagnano”.
Benedetto XVI spendeva parole rivolte a tutti, credenti e non credenti,
con un pensiero particolare al popolo ebraico cui, affermava, “siamo legati da
un grande patrimonio spirituale comune, che affonda le sue radici nelle
irrevocabili promesse di Dio”. E poi annunciava il suo “programma di governo”:
“Il mio vero programma di governo è quello di non fare la mia volontà, di
non perseguire mie idee, ma di mettermi in ascolto, con tutta quanta la Chiesa,
della parola e della volontà del Signore e lasciarmi guidare da Lui, cosicché
sia Egli stesso a guidare la Chiesa in questa ora della nostra storia”.
Della missione del pastore nel mondo di oggi, Benedetto XVI parlava
sottolineando le “tante persone che vivono nel deserto” e spiegando che esistono “tante
forme di deserto”: il deserto della
povertà, della fame e della sete, il deserto dell’abbandono, della solitudine,
dell’amore distrutto… il deserto dell’oscurità di Dio, dello svuotamento delle
anime senza più coscienza della dignità e del cammino dell’uomo. Ecco la
missione della Chiesa: “mettersi in cammino, per
condurre gli uomini fuori dal deserto, verso il luogo della vita”, verso il
Signore, che “ci dona la vita, la vita in pienezza”.
Amare
è alla base di tutto e Benedetto XVI chiedeva all’inizio del suo ministero petrino preghiere per imparare ad amare sempre più il
gregge di Dio.
**********
ZAGABRIA, BUDAPEST E VIENNA,
NUOVE TAPPE DELL'ITINERARIO INTERNAZIONALE
DEL CARDINALE RENATO MARTINO PER LA PRESENTAZIONE
DEL COMPENDIO
DELLA DOTTRINA SOCIALE
DELLA CHIESA
- A cura di Paolo
Scappucci -
Le capitali della Croazia, dell'Ungheria e dell'Austria
sono le nuove tappe dell'itinerario che il Presidente del Pontificio Consiglio
della Giustizia e della Pace, cardinale Renato Martino, sta compiendo da ieri
sera fino a giovedì 27 aprile, per presentare il Compendio della dottrina
sociale della Chiesa, pubblicato nell'ottobre 2004 dal Dicastero.
A Zagabria il cardinale Martino, dopo aver parlato stamani
del Compendio agli operatori sociali e dei mass media, presenterà oggi pomeriggio la prima enciclica di Benedetto XVI, Deus
Caritas Est, agli studenti di teologia, ai candidati al sacerdozio e alla
vita religiosa e ai fedeli laici.
Domani pomeriggio a Budapest, nel decimo anniversario
dell'istituzione della Commissione Ungherese di Giustizia e Pace, il porporato
inaugurerà un convegno commemorativo dal titolo: "Legge e Morale"
nella Gran Sala del ministero della Giustizia, puntualizzando il rapporto tra
etica e diritto alla luce della Dottrina sociale della Chiesa tratteggiata nel Compendio.
Sempre nella capitale magiara, mercoledì mattina, il cardinale Martino
presenterà presso la Fondazione Ungherese della Cultura, nell'area del
Castello, la fisionomia, gli scopi, le attività del Dicastero che presiede per
la promozione della giustizia e della pace nel mondo.
Giovedì mattina, infine, a Vienna,
dopo un incontro con il Presidente della Repubblica e con il Presidente del
Parlamento, il porporato terrà il discorso introduttivo del congresso
organizzato dalla Commissione episcopale austriaca di Giustizia e Pace presso
la locale Accademia Diplomatica sul tema: “Religione nello spazio pubblico:
libertà religiosa nella nuova Europa”.
La costruzione di una società più umana nella prospettiva
della civiltà dell’amore come scopo fondamentale della Dottrina sociale della
Chiesa è stata l'idea centrale della presentazione stamane del Compendio a
Zagabria. Secondo il cardinale Martino, nell'attuale contesto della
globalizzazione, il testo tratteggia per la famiglia umana 1m
un umanesimo integrale e solidale e sollecita a investire sulla parte migliore
della persona e dei popoli, sulle energie positive della storia, riscoprendo il
concetto fondamentale del bene comune, intensificando il rapporto tra etica ed
economia e ravvisando in un sano conflitto sociale, mai condannato dalla
Chiesa, un fattore di progresso purché non sia un conflitto violento e
ideologico.
Con la sua dottrina sociale, la Chiesa intende conservare
e promuovere nella coscienza comune il senso della trascendente dignità della
persona umana, non confondendosi mai con la comunità politica e non legata ad
alcun sistema politico, coniugando insieme il principio di laicità e quello
della libertà religiosa. In una visione della democrazia come strumento e non
fine, ma neppure come pura procedura, bensì come sistema politico di protezione
e sviluppo della persona umana, il Compendio della dottrina sociale della Chiesa
indica nel senso del rispetto reciproco delle proprie tradizioni religiose e
culturali, nel dialogo tra le religioni, nella cooperazione internazionale,
nella cultura dell'accoglienza altrettante dimensioni fondamentali che
favoriscono il bene supremo della pace.
=======ooo=======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima
pagina - "Il culto della misericordia divina, dimensione integrante della
fede": al “Regina Caeli” guidato da Benedetto
XVI nella seconda Domenica di Pasqua, Piazza San Pietro accoglie il cammino
pellegrinante e la testimonianza orante di una moltitudine di fedeli.
Servizio
vaticano - L'udienza del Papa ai Presuli della Conferenza Episcopale del Ghana.
Nell'occasione il Santo Padre ha sottolineato che la povertà estrema e diffusa
nel Paese spesso produce un declino morale generale, che conduce al crimine e
ad attacchi alla santità della vita umana.
Servizio
estero - Nucleare: l'Iran ritiene irreversibili le attività di arricchimento
dell'uranio.
Servizio
culturale - Un articolo di Gaetano Vallini dal titolo
"Quando gli aerei angloamericani alla fine
'trovarono' Amburgo...": un libro sul devastante bombardamento alleato
sulla città tedesca nel 1943.
Servizio
italiano - Economia. Il Fondo monetario internazionale sollecita una manovra
bis.
=======ooo=======
24 aprile 2006
DI
FRONTE ALLA REALTA’ DI UN MONDO PLURALE BISOGNA
CERCARE LE RAGIONI
DEL
CONVIVERE: AI NOSTRI MICROFONI, IL FONDATORE DELLA COMUNITA’
DI SANT’EGIDIO, ANDREA RICCARDI, PARLA DEL SUO ULTIMO SAGGIO
E
DELL’INCONTRO MONDIALE TRA LE RELIGIONI PER LA PACE,
IN
PROGRAMMA QUESTO MERCOLEDI’ A WASHINGTON
Mantenere vivo
lo “spirito di Assisi” attraverso il confronto, lo scambio e la preghiera
comune. Con questo obiettivo avrà luogo a Washington, dopodomani e giovedì,
l’incontro mondiale tra le Religioni per la pace, uno degli eventi promossi
dalla Comunità di Sant’Egidio nel ventennale della Giornata mondiale di
preghiera per la pace di Assisi, voluta da Giovanni Paolo II. Al centro della riflessione alcune grandi tematiche dei
nostri giorni, quali il dialogo interreligioso e il contributo delle religioni
per la prevenzione del genocidio. Temi, questi, che si ritrovano nell’ultimo
saggio “Convivere” scritto dal fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, pubblicato in questi giorni per i tipi di Laterza. Al prof. Riccardi, in
partenza per la capitale americana, Alessandro Gisotti ha chiesto come nasca
l’idea di questo saggio sulle sfide del mondo di oggi a popoli e religioni:
**********
R. – L’idea è nata visitando il
memoriale di Kigali, in Randa: 800 mila morti nelle
stragi del genocidio rwandese, più di dieci anni fa.
Mi chiedevo come potranno ancora vivere insieme hutu
e tutsi e riflettevo su come questo fosse un problema
in Africa ma non solo in Africa! E’ un problema degli emigrati nella nostra
società, è un problema nei Balcani, in India, in ogni
parte del mondo, perché ormai gente diversa per religione e cultura vive l’una
accanto all’altra e tante volte vive in maniera conflittuale l’una accanto
all’altra… Allora come riuscire a vivere insieme? Questa è stata la domanda
lungo cui si è mosso questo mio piccolo saggio che è un libro di riflessione,
dove non c’è una ricetta, perché una ricetta non ci può essere. C’è la
delineazione del problema, ci sono alcune proposte, c’è il tentativo di
comprendere di più.
D. – Chiaramente l’esperienza con
la Comunità di Sant’Egidio ha aiutato a porsi delle domande rispetto a questi
grandi temi che vengono affrontati nel suo saggio…
R. – L’esperienza nella Comunità
di Sant’Egidio mi ha portato in giro per il mondo a contatto con tante diverse
situazioni e mi ha liberato da quelle semplificazioni secondo le quali i muri,
le guerre, le espulsioni possono risolvere i problemi. Ho citato l’Africa, ma
potrei parlare dell’India, del problema degli indigeni in America latina.
Potrei parlare della banlieue di Parigi. Lancio anche qualche idea in
questo libro, “Convivere”. Da un lato dico che oggi è il momento della
riscoperta delle identità: questo non è necessariamente un fatto negativo. Una
proposta: per esempio, l’Euroafrica, un’Europa e
un’Africa che si debbono pensare vicine, sempre più vicine e solidali. In
Africa, d’altro canto, c’è il rischio che la protesta, il dramma africano sia sfruttato dal fondamentalismo islamico.
D. – Uno dei paragrafi del libro è
intitolato: “Un nuovo Cristianesimo per il XXI secolo?”.
C’è dunque un interrogativo… può spiegarci questo aspetto in particolare?
R. – Io sostengo che si sta
delineando un nuovo Cristianesimo che è la galassia neo protestante, evangelicale, pentecostale al di fuori delle Chiese
storiche, della Chiesa cattolica, ma anche delle Chiese protestanti
tradizionali e della Chiesa ortodossa e che si sta diffondendo nel continente
cattolico, ovvero l’America latina, e anche negli Stati Uniti, in Africa e in
Asia. E’ un Cristianesimo molto diverso e mi chiedo quale sarà il Cristianesimo
del futuro. Ci sono tante novità che noi dobbiamo cogliere nel mondo
contemporaneo. Noi abbiamo tante paure e non vediamo tante novità, novità che
possono essere anche molto problematiche, però
dobbiamo avere il coraggio di vederle e di comprenderle.
**********
“COMBATTERE
LA POVERTÀ PER CREARE LA PROSPERITÀ PER TUTTI”:
PER
DUE GIORNI LA CONFERENZA MONDIALE INFOPOVERTY E’ STATA SEGUITA A MILANO E AL
PALAZZO DI VETRO DI NEW YORK, IN VIDEOCONFERENZA
CON GINEVRA, PARIGI E RIO DE JANEIRO
-
Intervista con Pierpaolo Saporito -
“Combattere la povertà per creare la prosperità per tutti”: è stato
il tema della Conferenza Mondiale Infopoverty che si
è conclusa venerdì a Milano e al Palazzo di Vetro di New York, in
videoconferenza con diverse località del mondo. Si iscrive nelle attività delle
Nazioni Unite per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio.
Ed è stata organizzata da diverse realtà: Parlamento Europeo, ONU, Osservatorio
per la comunicazione culturale e audiovisiva (OCCAM), oltre che il Politecnico
di Milano e l’Università cattolica. Il servizio di Fabio Brenna:
**********
Combattere
la povertà e il sottosviluppo con le tecnologie ICT, le nuove tecnologie
informatiche e della comunicazione. E' questo l'ambizioso obiettivo di Infopoverty che si propone di realizzare villaggi ICT che,
sfruttando tutte le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie, riescono a
introdurre migliorie nel settore sanitario, grazie alla telemedicina, o in
quello dell'istruzione, grazie all'insegnamento a distanza. La VI edizione di Infopoverty si è tenuta in contemporanea a
Milano, al Palazzo di Vetro di New York, a Washington e in videoconferenza
anche a Ginevra, Parigi, Rio De Janeiro ma anche in realtà che sono
direttamente interessate dal progetto, come ad esempio la Navajo
Nation negli Stati Uniti d'America. In apertura e in
chiusura della Conferenza sono stati proprio il presidente del Madagascar e
della Repubblica Dominicana ad inaugurare i due villaggi ICT, rispettivamente a
Sambaina e a Costanza, dove si utilizzerà un portale
satellitare che metterà a disposizione delle popolazioni locali servizi di e-learning,
telemedicina, e-governance, e-commerce.
Titolo di Infopoverty 2006 è “Combattere la povertà
per creare prosperità per tutti”. Il senso ce lo
spiega Pierpaolo Saporito, presidente di Occam,
l'Osservatorio per la comunicazione culturale e audiovisiva promossa dall'ONU,
che ha organizzato la conferenza:
“Creare prosperità vuol dire
utilizzare la rivoluzione digitale almeno quanto è stato efficace utilizzare la
rivoluzione industriale in Europa. Se pensiamo che nel ‘700
e ‘800 c’era l’80% di poveri e adesso grazie a Dio le cose sono cambiate,
pensiamo che in due o tre generazioni, se l’orientamento è questo, si possa
arrivare a certi obiettivi. Certo i problemi sono grandi, però ci vuole molta
creatività e innovazione. Per esempio, manca l’elettricità e quindi occorrono
energie alternative. Non è tanto con l’elemosina che si può combattere la
povertà quanto con l’impegno creativo di tutte le grandi componenti industriali
e sociali della nostra società.”
Insomma la povertà si combatte
anche eliminando il cosiddetto “digital divide”,
il gap tecnologico che c’è tra il Nord del pianeta e il Sud del mondo.
“Ormai i Paesi in via di sviluppo
hanno capito molto bene quanto con le nuove tecnologie possano
fare un balzo in avanti e in questo il programma Infopoverty,
che è collegato ovviamente alla conferenza, ha già sviluppato una serie di
interventi in villaggi dell’Africa e dell’America centrale provvedendo a dare
dei servizi di telemedicina, di governance, di
educazione a distanza. Quest’anno abbiamo addirittura due capi di Stato: dal
Madagascar, in particolare da Sambaina, e dalla
Repubblica dominicana dove c’è il villaggio di Costanza.”
Obiettivo del programma Infopoverty è creare 5000 villaggi ICT in tutto il mondo.
**********
INIZIATIVE
DA OGGI FINO A MERCOLEDI’ PER RICORDARE I 25 ANNI DALLA
FONDAZIONE DELLA COMUNITÀ MISSIONARIA DI VILLAREGIA:
CELEBRAZIONE PRESIEDUTA DALL’ARCIVESCOVO RYLKO E UDIENZA DAL PAPA
-
Intervista con Luigi Prandin e Maria Luigia Corona -
Da oggi
a mercoledì la
Comunità Missionaria di Villaregia celebra a Roma il
25.mo di fondazione ad opera di padre Luigi Prandin e Maria Luigia Corona. Nel programma delle
manifestazioni è prevista una concelebrazione di ringraziamento presieduta
dall’arcivescovo Stanislao Rylko, presidente del
Pontificio Consiglio per i laici, e l’udienza con il Santo Padre. Dopo essersi
incontrati a Cagliari nel 1975 p. Luigi Prandin
e Maria Luigia Corona, cogliendo nel gruppo di giovani che gravitava attorno a
loro i segni di una chiamata ad una nuova fondazione, fanno nascere la comunità
nel 1981 sotto la responsabilità giuridica di mons. Sennen
Corrà, allora vescovo di Chioggia,
che riconosce l’originalità e l’autenticità del carisma. E del carisma e dello
spirito della comunità Giovanni
Peduto ha parlato con gli stessi fondatori. La parola prima a Luigi Prandin:
**********
R. - Sintetizziamo
il nostro carisma riferendoci a tre parole: Comunità, Missione e Provvidenza.
Il nostro primo impegno, vivendo in comunità, è quello di tendere costantemente
alla comunione fraterna. Ci impegniamo ad essere
un cuor solo ed un’anima sola, come le prime comunità cristiane, mettendo
tutto in comune e credendo che nell’amore fraterno Dio si rende presente e
opera a vantaggio di quelli che incontriamo. La nostra vita comunitaria è tutta
orientata alla missione ad gentes, si
porge cioè come annuncio e testimonianza della vita di Dio a quei popoli, che
ancora non conoscono Cristo e che per la gran parte sono provati dalla povertà
materiale e morale. La terza dimensione è la scelta radicale, di vivere e
servire il Regno di Dio in fiducioso abbandono alla Provvidenza, per ogni
nostra necessità materiale e spirituale.
D. - Quale sviluppo ha avuto: dove
siete e in quanti siete?
R. - In questi 25 anni al sì dei
Fondatori e dei primi compagni si è unito quello di tanti fratelli provenienti
da luoghi diversi. Attualmente la Comunità è composta da
500 membri effettivi (Missionari, Missionarie, Missionari nel mondo e Sposati
missionari) che s’impegnano a vivere i consigli evangelici con radicalità,
assumendo i voti di povertà, obbedienza e castità celibataria,
o coniugale per gli Sposati, e un quarto voto di Comunità per la missione ad Gentes che
esprime la specificità del carisma. Appartengono, inoltre, all’Associazione
15.000 membri aggregati, persone che collaborano con i suoi fini, senza il
vincolo dei voti. In Italia siamo presenti a Villaregia
di Porto Viro (RO), sede della casa madre, a Quartu
S. Elena (CA), a Nola (NA), a Pordenone, a Roma e a Lonato
(BS); mentre in missione operiamo a Belo Horizonte e
San Paolo (Brasile), a Lima (Perù), a Texcoco
(Messico), ad Arecibo (Porto Rico) e a Yopougon (Costa d’Avorio).
D. – A
Maria Luigia Corona chiediamo: a quale tipo di persone si rivolge la comunità?
R. - Come missionari, andiamo
laddove ci sono uomini affamati di Dio, di verità e di valori. Il più delle volte questi uomini sono segnati anche dalla povertà
materiale: mancanza di cibo, di casa, di istruzione, di lavoro ... Riconoscendo
in essi i prediletti di Gesù, ci inseriamo nelle popolose e misere periferie
delle grandi città di alcuni Paesi del sud del mondo. Qui, accanto all’annuncio
esplicito del Vangelo, ci adoperiamo per far sorgere strutture di promozione
umana e di sviluppo integrale dell’uomo, e promuoviamo progetti di cooperazione
internazionale. Sono nati così centri medici, centri di accoglienza per bambini
carenti, centri culturali e di formazione professionale, scuole di alfabetizzazione. Sia in Italia che in Missione, riteniamo,
inoltre, fondamentale lavorare per offrire alle persone un cammino di
formazione umana e cristiana, dando particolare attenzione ai giovani, alle
giovani coppie e, con esse, alla famiglia, oggi
piuttosto in crisi.
D. - Quale rispondenza trova il
vostro messaggio?
R. - In questi 25 anni abbiamo
visto molte persone ritrovare la gioia di essere amici
di Dio e dell’uomo perché, attraverso la Comunità, si sono aperti alle
necessità dei fratelli. Parecchi giovani e adulti, dopo averci incontrato nelle
nostre sedi, o nel nostro servizio di animazione comunitaria e missionaria, si
lasciano interpellare e provocare dal grido dei poveri, fino a maturare scelte
coraggiose di solidarietà e di condivisione. Attorno ad alcune
famiglie, nascono spesso centri di raccolta di materiale di prima necessità da
inviare in missione, utilizzato dalle stesse forze locali, per realizzare attività che promuovano lo sviluppo dei
destinatari. Vari assumono nel bilancio familiare il sostegno a distanza della
formazione scolastica e umana di un bambino o di un giovane povero. Qualcuno
parte per vivere esperienze di volontariato… Ogni gesto di condivisione e di
apertura all’altro è per noi risposta al messaggio che portiamo, perché
consente concretamente di costruire un’umanità più vera e pone le basi per una
fraternità universale.
D. - I progetti a 25 anni dalla
vostra fondazione?
R. - Seguendo i segni della
Provvidenza, è nostro desiderio fondare, in tempi brevi, una seconda Comunità
in Africa e un’altra in Italia. Sono in cantiere anche altre iniziative di
solidarietà e strutture di promozione umana per continuare ad essere “a servizio
di tutto l’uomo e di tutti gli uomini”. Nella missione di San Paolo stiamo
realizzando un centro culturale e di formazione professionale per rispondere
alle istanze dei numerosi giovani che rischiano, altrimenti, di essere
coinvolti nel giro della criminalità e della violenza. Allo stesso modo, ci
proponiamo di creare altri centri medici nella nostra missione ivoriana, dove
la situazione sanitaria si presenta estremamente precaria. Naturalmente a 25
anni dai nostri primi passi, ci sentiamo impegnati a individuare cammini nuovi
che rispondano alle esigenze dei giovani, delle
coppie, degli uomini del nostro tempo che cercano un senso pieno alla loro
vita. Vorremmo offrire ai giovani una “scuola di comunità e di missione”,
creando anche degli spazi fisici in cui essi possano
imparare ed esercitarsi nella comunione e nella missionarietà,
nella vita insieme e nella fraternità universale nel servizio solidale al
diverso.
**********
=======ooo=======
24
aprile 2006
LA CHIESA ASIATICA FESTEGGIA L’ARRIVO
DEI PRIMI MISSIONARI ORIONINI IN COREA DEL SUD
COREA DEL SUD. = Nasce oggi la prima missione orionina
in Corea del Sud. La presenza nel Paese della Piccola Opera della Divina
Provvidenza si realizza con l’arrivo nella capitale, Seoul,
di don Luciano Felloni, argentino, e di don Bernardo Seo Yong-Tae,
coreano. Dopo i primi due o tre mesi, i sacerdoti si trasferiranno nella
diocesi di Uijeongbu, dove saranno accolti dal vescovo locale, mons. Joseph Lee Han-taek. “Incontrando
mons. Lee il 17 ottobre 2005 – ha detto il superiore
generale degli Orionini, don Flavio Peloso – ebbi
l’invito di inserirci, conoscere e offrire quello che é secondo il nostro
carisma e il bisogno della gente”. Il territorio della diocesi, costituita nel
2004, è molto grande, con una popolazione di circa 3 milioni di abitanti, di
cui solo 160 mila cattolici. Ci sono 173 sacerdoti e 57 parrocchie. Sono
presenti due piccole comunità di Benedettini e di Agostiniani. “E' una diocesi nuova con tanti bisogni – ha commentato don
Peloso – è importante porvi dei segni di carità”. “Ci ricordava il
nunzio apostolico in Corea e Mongolia, mons. Emil Paul Tscherrig – ha aggiunto –
che ci sono tre eserciti schierati sul 38.mo parallelo: quello della Corea del
Nord, quello della Corea del Sud e quello dell’Onu.
Con l’aiuto di Dio, forse presto su quel confine ci sarà anche un avamposto del
nostro piccolo ‘esercito della carità’, come ci
definiva Don Orione”. (S.C.)
INAUGURATE IN QUESTI GIORNI A NEW DELHI E A MANGALORE LE PRIME DUE
CHIESE DELL’INDIA DEDICATE ALLA BEATA MADRE TERESA DI CALCUTTA
NEW DELHI.
= La Chiesa indiana festeggia in questi giorni la nascita di due nuove chiese,
le prime in India
ad essere dedicate alla beata Madre Teresa di Calcutta, morta nel 1997 all’età
di 87 anni e beatificata da Giovanni Paolo II il 19 ottobre del 2003. Come
riferisce l’agenzia AsiaNews, il primo edificio è stato inaugurato sabato
scorso a Parparganj, zona molto popolare nella parte orientale di New Delhi, dall’arcivescovo
della città, mons. Vincent
Michael Concessao. “La beata Teresa – ha
detto il presule – è divenuta un simbolo della compassione di Dio per i più
poveri fra i poveri e sono molto felice che sia stata scelta come patrona di
questa nuova chiesa”. “Questo nuovo luogo di culto – ha precisato mons. Anil Couto, vescovo ausiliare di
New Delhi – può divenire uno strumento molto importante nelle mani di Dio,
perché può indurre il popolo ad unirsi nella figura di Cristo e può aiutarlo a
testimoniare la fede cristiana”. L’altra chiesa viene
invece inaugurata oggi a Mangalore, “roccaforte
cattolica” dello Stato meridionale del Karnataka, dal
vescovo della città, mons. Aloysius Paul
D’Souza. La chiesa è
nata grazie agli sforzi della “Fondazione per la chiesa della beata Teresa”,
composta dall’intera parrocchia di Indraprastha, che
si è mobilitata per trovare le risorse necessarie. “Siamo contenti – ha detto
mons. D’Souza – di essere riusciti a costruire una
chiesa che ricorda una santa che abbiamo visto e conosciuto”. (S.C.)
BUJUMBURA.
= “Privilegiare i programmi di pace, di giustizia, di comprensione reciproca, di
progressiva riconciliazione e di sviluppo”: con questo intento, è stata
inaugurata sabato scorso a Bujumbura, capitale del
Burundi, la nuova emittente radiofonica cattolica ‘Ijwi
ry’amahoro’, che in lingua kirundi significa ‘Voce della pace’. Come riferisce l’agenzia MISNA, l’emittente – la
seconda promossa dalla Chiesa locale, dopo Radio Maria – conterà su sei
giornalisti e altrettanti tecnici, per una programmazione quotidiana di circa
nove ore al giorno. “Privilegeremo argomenti di
carattere sociale, umanitario e religioso, con il chiaro obiettivo di
promuovere la pace e la riconciliazione nazionale”, ha spiegato il direttore,
padre Emmanuel Muyehe. Non mancheranno
approfondimenti anche su temi di attualità, sui diritti umani e la lotta
all’AIDS. In Burundi, che da pochi mesi ha chiuso il terribile capitolo della
guerra civile iniziata nel 1993, la radio è il principale strumento di
comunicazione di massa: in assenza di televisione e giornali, i piccoli
transistor a batteria spesso sono l’unica fonte d’informazione per milioni di
persone. (S.C.)
IN ARABIA SAUDITA, UNA GIOVANE DI ORIGINE
PAKISTANA E’ STATA INCARCERATA
ED
ESPULSA PER AVER DENUNCIATO IL SUO VIOLENTATORE.
LUI,
SAUDITA, NON E’ STATO TOCCATO
KARACHI.
= Espulsa dopo sei mesi di carcere in Arabia Saudita per aver
denunciato il suo violentatore. È successo a Isma
Mahmood, 16 anni, da un mese in Pakistan sotto tutela
della Ansar Burney Trust.
“Per me è difficile parlare di quello che è successo”, ha ammesso la giovane,
ora a Karachi insieme a sua sorella Muma, 18 anni,
anche lei espulsa. Come racconta l’agenzia AsiaNews,
20 anni fa i genitori di Isma sono stati vittime
della rete criminale, che traffica esseri umani dal Pakistan verso l’Arabia
Saudita. Essere nate in Arabia, però, non ha aiutato Isma
e la sorella. Isma è stata violentata l’anno scorso a
Medina, la città santa dell’Islam. “Sono una vittima – ha dichiarato – ho
subito una violenza, ma mi hanno accusata come colpevole. L’uomo che ha
commesso il crimine invece non è stato toccato”. La giovane racconta:
“Quell’uomo prima mi ha presa con sé, mi ha portato in macchina, mi ha chiesto
di dormire con lui e mi ha offerto soldi. Io ho rifiutato e allora mi ha
avvertito che avrei passato dei guai, poi mi ha violentata”. L’uomo ha subito
avvertito Isma che se fosse andata alla polizia
l’avrebbero arrestata e che i “protettori” dei suoi genitori
avrebbero espulso tutta la sua famiglia dal Paese. Anche loro, infatti, hanno minacciato dure punizioni a Isma
e alla sorella se avessero parlato. Siamo andate lo stesso alla polizia – ha
detto la ragazza – aspettandoci giustizia, ma dopo poche ore ci siamo accorte
che non sarebbe stato così”. Pure i genitori delle due ragazze, spinti dai
loro garanti, hanno chiesto di ritirare l’accusa. “Solo per non creare problemi
ai miei genitori non ho parlato molto con la polizia, ma mi hanno arrestato lo
stesso”. Anche Muna, solo per aver deposto a
favore della sorella, è finita in prigione. “Non ci hanno mai detto quali erano
le accuse – ha sottolineato Isma – le autorità
difendono i cittadini sauditi e non sostengono gi immigrati”.
Secondo il racconto delle due, in cella la maggior parte delle detenute erano
donne pakistane, indonesiane, nigeriane. Molte erano arrivate in Arabia Saudita
per vie illegali e sono state accusate di prostituzione. “Per tutto il
tempo – ha raccontato Muna – ci hanno
tenute legate; ci toglievano le catene solo per andare al bagno, mangiare
o pregare”. Secondo il presidente della Ansar Burney Trust, molte donne dell’Asia
del Sud vengono attirate in Arabia con la promessa di un buon salario come
domestiche o infermiere, ma poi sono costrette alla prostituzione. (R.M.)
IL PRIMO MAGGIO A
POMPEI IL XX MEETING NAZIONALE DEI GIOVANI,
CONCRETA ESPERIENZA DI CONDIVISIONE E SOLIDARIETÀ
- A cura di Giovanni Peduto -
POMPEI. = Il primo maggio si svolge a Pompei la XX
edizione del Meeting dei Giovani. In sintonia con la XXI Giornata Mondiale
della Gioventù, che si è celebrata quest’anno a livello diocesano, i giovani
rifletteranno sull’importanza della Parola di Dio, che sola può guidarli ad essere veri e fedeli discepoli di Gesù. Tra gli ospiti,
il cardinale Ersilio Tonini,
figura carismatica del mondo cattolico, intellettuale, da sempre sensibile alle
tematiche d’impegno sociale; il vescovo di Palestrina
e presidente del Centro di Orientamento Pastorale, mons. Domenico Sigalini, già
responsabile del Servizio Nazionale di Pastorale Giovanile; don Oreste Benzi, fondatore dell’Associazione ‘Papa Giovanni XXIII’; i cantautori Franco Fasano
e Ron, reduce dal successo di Sanremo; i
calciatori Fabio Cannavaro e Ciro Ferrara; l’attore
Gaetano Amato; il cantante e attore Sal Da Vinci; il
cantautore cristiano Roberto Bignoli vincitore negli Stati Uniti del premio ‘Unity Awards’, come migliori
canzoni di musica cristiana internazionale: ‘Ho
bisogno di te’ (nel 2001) e ‘Là c’è un posto’(nel 2005) ; e i musicisti Agostino Penna e Nando Bonini ex chitarrista di Vasco Rossi e la cantante Annalisa
Minetti. Il Meeting dei Giovani è un’iniziativa del
Santuario di Pompei, che si svolge ogni anno il primo maggio nell’Area Meeting,
adiacente al Santuario. È un grande momento di aggregazione giovanile, di ecclesialità e di testimonianza, ma anche una concreta
esperienza di condivisione e solidarietà. Questo incontro, che raduna varie
migliaia di giovani provenienti da diverse regioni d’Italia, ha avuto inizio
nel 1985, in seguito all’Anno Internazionale della
Gioventù, proclamato dal Papa. Nella sua organizzazione sono coinvolte numerose
persone, per la maggior parte giovani. Elemento caratterizzante del Meeting, in
continuità con il carisma del Fondatore della Nuova Pompei, il Beato Bartolo Longo, è la solidarietà, secondo il motto “Nella città della Carità per la Carità del
mondo”. Dopo aver contribuito a numerose iniziative di solidarietà, in
Italia e all’Estero, dal 2002 il Meeting contribuisce ai nuovi progetti di
carità del Santuario, a Pompei e in varie parti del mondo. Quest’anno, in
particolare, i soldi raccolti saranno destinati alla costruzione di due pozzi a
Bikok, in Camerun.
========ooo========
24 aprile 2006
- A cura di Amedeo Lomonaco -
In Iraq, sei ordigni esplosi quasi contemporaneamente in diverse
zone di Baghdad hanno causato la morte di almeno dodici
persone. La prima deflagrazione ha scosso un quartiere centrale della capitale.
Poco dopo, sono esplosi due
ordigni nascosti in due autovetture parcheggiate nei pressi di un complesso
universitario. Le altre deflagrazioni sono avvenute vicino ad un posto di
blocco della polizia e ad un checkpoint delle forze di
sicurezza irachene nella parte orientale di Baghdad. La nuova ondata di violenze avviene dopo le importanti intese che
hanno portato, nei giorni scorsi, alla conferma del presidente curdo Talabani e alla nomina
dello sciita al Maliki come nuovo primo ministro.
Proprio per discutere
sulla formazione di un governo di unità nazionale, è previsto
nel pomeriggio un incontro tra delegazioni di partiti politici sciiti, curdi
e sunniti. A Baghdad è ripreso, intanto, il processo contro l’ex presidente
iracheno Saddam Hussein: una perizia calligrafica chiesta dalla pubblica accusa
ha stabilito che è dell’ex rais la firma sui documenti con i
quali fu ordinato il massacro di 148 sciiti a Dujail,
nel 1982.
Tragedia in Afghanistan: un aereo
militare è uscito di pista e si è schiantato contro alcune abitazioni nella
provincia meridionale di Helmand. Il bilancio
dell’incidente, ancora provvisorio, è di un morto - un bambino di tre anni - e
nove feriti. Il velivolo ha mancato la pista in fase di atterraggio per cause
ancora da accertare e ha investito alcune case di un campo nomadi.
Nuovo episodio di
violenza in Medio Oriente: i soldati israeliani hanno ucciso un militante
palestinese che aveva aperto il fuoco contro una pattuglia al confine tra
Striscia di Gaza e Stato ebraico. Sul versante politico, la Lega araba ha
annunciato lo stanziamento di 50 milioni di dollari per finanziare l’Autorità
nazionale palestinese. Grazie a questi aiuti, potranno essere pagati almeno il
40 per cento degli stipendi di marzo ai circa 140 mila impiegati.
Il nastro con la voce di Osama Bin Laden, trasmesso ieri
dall’emittente araba al Jazeera, è probabilmente
autentico: lo sostengono i servizi di intelligence statunitensi. Nel messaggio,
lo sceicco saudita ha lanciato minacce contro l’Occidente e denunciato
l’isolamento internazionale nei confronti del governo palestinese guidato da
Hamas. Il capo di Al Qaeda
ha anche annunciato una nuova offensiva in Sudan invitando la guerriglia a
sostenere la Jihad. Ma Hamas e i gruppi ribelli
sudanesi si sono dissociati dalle dichiarazioni di Bin
Laden. Il nostro servizio:
***********
Nel messaggio, il leader di Al Qaeda lancia anatemi contro l’Occidente e riapre il
capitolo delle vignette satiriche su Maometto annunciando condanne a morte nei
confronti di “giornalisti crociati”, “musulmani apostati” e dei teologi
islamici che hanno scelto la via del dialogo. Bin Laden attribuisce quindi all’Occidente la responsabilità di
quella che definisce la “guerra contro l’Islam”. Secondo il capo di Al Qaeda, la sospensione dei
finanziamenti della comunità internazionale all’Autorità nazionale palestinese
e l’isolamento del governo guidato da Hamas sono la prova della “crociata”
dell’Occidente contro il mondo islamico. A queste dichiarazioni è seguita poi
la secca risposta di Hamas che ha preso le distanze dallo sceicco saudita
sostenendo che Al Qaeda e il movimento islamico hanno
matrici ideologiche diverse. Ma il portavoce del gruppo radicale riconosce anche
che l’assedio
internazionale cui è sottoposto il popolo palestinese, può scatenare gravi
tensioni nella comunità islamica mondiale. Nel messaggio, Bin Laden chiede inoltre ai suoi
miliziani di combattere contro i caschi blu dell’ONU nel Darfur,
la martoriata regione occidentale del Sudan dove la guerra civile ha provocato
la morte di almeno 180 mila persone. Anche in questo caso è arrivata una immediata risposta. Il ministero degli Esteri sudanese
si è dissociato dalle dichiarazioni di Bin Laden ribadendo che la crisi in Darfur
è un problema interno sudanese. Un portavoce di un gruppo ribelle ha respinto,
infine, le parole dello sceicco saudita perché fanno leva sulla falsa teoria
del complotto americano – sionista. Lo scontro – ha spiegato – non è tra civiltà
ma tra il governo sudanese e chi si oppone alla politica di Karthoum.
**********
Intanto, proprio dal Darfur giungono
nuove speranze di pace: i mediatori dell’Unione Africana, hanno presentato infatti a delegazioni dell’esecutivo sudanese e dei ribelli
riunite ieri ad Abuja, in Nigeria, una bozza di
accordo sulla sicurezza. La proposta dell’Unione Africana prevede il disarmo
delle milizie filogovernative e il reintegro degli ex
combattenti appartenenti agli opposti schieramenti.
Sempre
altissima la tensione in Nepal per le proteste anti-monarchiche che da quasi
venti giorni stanno bloccando il Paese. Nella notte, ribelli maoisti hanno
attaccato la cittadina di Chautara, a nord-est della
capitale Kathmandu. Almeno sei persone, 5
guerriglieri e un militare, sono rimaste uccise negli scontri. Nella capitale è
stato imposto un nuovo coprifuoco e il re Gyanendra
ha dato l’ordine di sparare a vista. Fonti locali hanno rivelato, intanto, che
i disordini causati da manifestazioni e scioperi rendono estremamente difficile
la situazione negli ospedali. Finora, nelle giornate di protesta contro re Gyanendra, sono state almeno 14 le persone morte in seguito
ai tumulti e più di 530 quelle rimaste ferite.
Netta affermazione dei socialisti e dei loro alleati liberali nel
secondo turno delle elezioni legislative, tenutesi ieri in Ungheria. La
maggioranza di governo si è assicurata 209 seggi su 386 del parlamento magiaro
e potrà, così, formare un nuovo esecutivo. Giuseppe D’Amato:
**********
Adesso abbiamo la responsabilità
di riunire il Paese: con queste parole il premier Ferenc
Gyurcsany si è rivolto ai suoi sostenitori. I
socialisti hanno vinto anche il secondo turno delle legislative e per la prima
volta dal ritorno della democrazia sono stati confermati al potere per due
mandati consecutivi dall’elettorato ungherese. 44.enne, imprenditore di
successo, uscito dal partito comunista, Gyurcsany ha
come modello il collega britannico Tony Blair. Gli
avversari di centro-destra hanno ottenuto 165 deputati. Il leader dell’opposizione
Viktor Orban ha telefonato
a Gyurcsany facendogli i complimenti. Non siamo
riusciti – ha osservato Orban – a convincere alcune
formazioni minori ad unirsi a noi. E’ questa – ha aggiunto - la ragione della
sconfitta. Il lavoro che adesso attende i socialisti è assai impegnativo. Prima
di tutto, è necessario rientrare nei criteri di Maastricht per poter aderire
all’Euro entro il 2010.
Per la Radio Vaticana Giuseppe
D’Amato.
**********
Strage
in Algeria: dieci persone, di cui nove guardie comunali, sono state uccise in
un'imboscata tesa da un commando di presunti militanti islamici nella regione
orientale di Skikda, circa 500 chilometri da Algeri. Secondo fonti locali,
le guardie comunali sono state assassinate ieri mentre si trovavano a
bordo di un autobus su una strada di montagna. Al passaggio del mezzo, il
commando composto da una ventina di militanti ha fatto
esplodere una bomba.
Ancora violenze nello Sri Lanka. Almeno
15 persone, tra cui sei civili, sono state uccise nell’ambito di nuovi scontri,
scoppiati nei giorni scorsi, tra soldati e ribelli secessionisti Tamil. L’attacco è stato condotto a margine dei negoziati
sul cessate il fuoco che si sono conclusi sabato scorso senza nessuna intesa.
Il governo di Colombo ha chiesto, intanto, all’Unione Europea di inserire nella
lista dei terroristi internazionali anche il gruppo delle Tigri Tamil.
Si
celebra oggi la giornata in ricordo del genocidio armeno. La mattina del 24
aprile 1915, l’esercito turco arrestò l’elite armena di Costantinopoli. Intellettuali,
politici, medici, notabili furono deportati verso l’interno dell’Anatolia e
trucidati. Si diede così inizio ad un genocidio assurdo, che portò alla morte
di oltre un milione di armeni. Secondo gli storici, all’origine dello sterminio
c’è il nazionalismo difensivo del movimento dei giovani turchi, al potere dal
1913, che di fronte allo sgretolamento dell’impero, proposero un modello di
stato nazionale forte ed etnicamente omogeneo.
Eppure, a 91 anni di distanza, la Turchia continua a negare le proprie
responsabilità. Come commentare questi fatti? Salvatore Sabatino lo ha chiesto
a Fulvio Scaglione, vice-direttore di Famiglia Cristiana:
**********
R. - Certamente ci sono alcune cose
da sottolineare: questo è un genocidio relativamente dimenticato, non solo dai negazionisti turchi che esistono, ma anche in occidente è
sempre stato sottostimato. Quello armeno è il primo dei grandi genocidi del
Novecento europeo. E’ un genocidio che ha colpito dei cristiani. Stiamo
parlando di circa un milione e mezzo di armeni
cristiani che furono vittime della politica del nazionalismo turco. In secondo
luogo, questo primo genocidio si inscrive nel processo di definizione delle
entità nazionali del Medio Oriente. Questo processo diede una
accelerazione ad un processo storico. In questo periodo di definizione
degli Stati nazionali del Medio Oriente, si accelera poi il processo di
allontanamento dei cristiani dalle terre dove il Cristianesimo è nato.
D. – Oggi questo genocidio
potrebbe avere, secondo te, delle ripercussioni sull’ingresso della Turchia
nell’Unione Europea o è un fatto storico dimenticato?
R. – Tutto quello che viene in
quel periodo contribuisce, più o meno drammaticamente, a definire l’identità
della Turchia contemporanea. Quindi, anche tutto ciò che attiene alla Turchia
contemporanea, non può non passare attraverso il riconoscimento di quello che
avvenne in quel periodo. Credo che questo atteggiamento negazionista
che sussiste ancora piuttosto forte nelle elite anche politiche turche, debba assolutamente essere ridimensionato e discusso.
L’atteggiamento anche nei confronti dei diritti dell’uomo e delle libertà
fondamentali, che l’Unione Europea ha posto al centro della propria costruzione,
dipende evidentemente anche da un atteggiamento di questo genere.
**********
La
società italiana “Autostrade” ha annunciato un piano per una prossima fusione
con la spagnola “Albertis”. L’operazione porterà,
entro la fine dell’anno, alla nascita di un gruppo che gestirà oltre 6700
chilometri di autostrade diventando il principale operatore del settore in
Europa.
=======ooo========