RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 112
- Testo della trasmissione di
sabato 22 aprile 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Il Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik
CHIESA E SOCIETA’:
Si incontrano oggi a Tokyo 300 esperti di tutto il
mondo per discutere sulla salute del mondo
E’ Han Myeong-Sook il nuovo primo ministro della Corea
del Sud
Ventimila persone hanno festeggiato ieri a Windsor
l’ottantesimo compleanno della regina Elisabetta
Ai David di Donatello trionfa “Il caimano” di
Nanni Moretti
In Iraq, l’alleanza sciita suggerisce un nuovo candidato premier, dopo le dimissioni del
primo ministro uscente
22
aprile 2006
LA COMPAGNIA DI GESU’ CONTINUI SULLE ORME DI
SANT’IGNAZIO,
SAN FRANCESCO SAVERIO E IL BEATO PIETRO FAVRE,
ANNUNCIANDO CRISTO
IN PARTICOLARE NEL DIALOGO CON LA CULTURA MODERNA:
COSI’ IL PAPA AI GESUITI, RICEVUTI IN SAN PIETRO
PER IL LORO ANNO CENTENARIO
E’ stata, quella appena
trascorsa, una mattina di grande festa per la Compagnia di Gesù, che ha visto
molti dei suoi membri affollare la Basilica di San Pietro per ricevere il
saluto di Benedetto XVI e celebrare con lui tre anniversari storici per
l’Ordine: i 450 anni dalla morte di Sant’Ignazio di Loyola e i 500 anni dalla
nascita di altre due figure considerate cofondatrici della Compagnia, San Francesco
Saverio e il Beato Pietro Favre. Il Papa li ha definiti “uomini di
straordinaria santità e di eccezionale zelo apostolico” e ha sollecitato i
Gesuiti ad essere fedeli al proprio carisma apostolico, specialmente in ambito
culturale. Il servizio di Alessandro De Carolis:
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Evangelizzare le anime, con il
respiro mondiale che fu della Compagnia sin dai suoi primi passi, ma anche la
cultura, anch’essa oggetto di attenzione dei primi Padri Gesuiti, per frapporre
un argine allo “scientismo positivista e materialista” della scienza moderna.
Benedetto XVI ha ribadito agli eredi spirituali di Sant’Ignazio di Loyola – ma
anche di San Francesco Saverio e del Beato Pietro Favre – gli obiettivi
apostolici per la Compagnia di Gesù del 21.mo secolo. Dopo una Messa di
ringraziamento, celebrata in San Pietro dal cardinale segretario di Stato
Angelo Sodano, il Papa è sceso in Basilica poco dopo mezzogiorno per salutare i
presenti e ribadire uno dei capisaldi dell’opera di Sant’Ignazio, il servizio
totale alla Chiesa. Per renderlo “più utile ed efficace”, ha ricordato il
Pontefice, il Santo di Loyola istituì “il voto speciale di obbedienza al Papa”:
“Questo carattere ecclesiale, così specifico della Compagnia di Gesù,
continui ad essere presente nelle vostre persone e nella vostra attività apostolica,
cari Gesuiti, affinché possiate venire incontro fedelmente alle urgenti attuali
necessità della Chiesa. Tra queste mi pare importante segnalare l’impegno
culturale nei campi della teologia e della filosofia, tradizionali ambiti di
presenza apostolica della Compagnia di Gesù, come pure il dialogo con la
cultura moderna, che se da una parte vanta meravigliosi progressi in campo
scientifico, resta fortemente segnata dallo scientismo positivista e
materialista”.
Certamente, ha riconosciuto
Benedetto XVI, “lo sforzo di promuovere in cordiale collaborazione con le altre
realtà ecclesiali, una cultura ispirata ai valori del Vangelo, richiede una
intensa preparazione spirituale e culturale”, che Sant’Ignazio pretese per le
nuove leve dell’Ordine. “E’ bene – ha rimarcato il Papa - che questa tradizione
sia mantenuta e rafforzata, data pure la crescente complessità e vastità della
cultura moderna”.
Prima e dopo queste
considerazioni, il Pontefice aveva speso parole di ammirazione per quanto
compiuto dai tre uomini al centro dell’Anno centenario dei Gesuiti:
“Essi sono per voi i Padri e i Fondatori: è giusto,
perciò, che in quest'anno centenario li ricordiate con gratitudine e guardiate
a loro come a guide illuminate e sicure del vostro cammino spirituale e della
vostra attività apostolica”.
Oltre a Sant’Ignazio, che morì
450 anni fa nel 1556, Benedetto XVI si è soffermato sull’ampiezza geografica
che gli altri due iniziatori della Compagnia seppero imprimere al loro lavoro
missionario. Mentre il Beato Pietro Favre, nato nel 1506, si impegnò con il suo
approccio “sensibile” e umano nell’Europa della Riforma, specialmente in
Germania. San Francesco Saverio, suo coetaneo, guardò a Oriente, perché lì, ha
affermato il Papa, si sentiva spinto “ad aprire vie nuove al Vangelo”:
“Il suo apostolato in Oriente durò appena dieci
anni, ma la sua fecondità si è rivelata mirabile nei quattro secoli e mezzo di
vita della Compagnia di Gesù, poiché il suo esempio ha suscitato tra i giovani
gesuiti moltissime vocazioni missionarie, e tuttora egli resta un richiamo
perché si continui l’azione missionaria nei grandi Paesi del continente
asiatico”.
Nel giorno in cui tutta la
Compagnia di Gesù, che oggi conta circa 20 mila membri, sparsi specialmente in
Asia e Stati Uniti, ricorda i primi voti solenni emessi da Sant’Ignazio e i
suoi primi compagni il 22 aprile 1541, davanti all’immagine di Maria nella
Basilica di San Paolo Fuori le Mura, Benedetto XVI ha concluso il suo
intervento affidando alla Madonna l’Ordine ignaziano: “Continui Maria a
vegliare sulla Compagnia di Gesù perché ogni suo membro porti nella sua persona
‘l‘immagine’ di Cristo Crocifisso per aver parte alla sua Risurrezione”.
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I VOTI AUGURALI DEL SANTO PADRE E DEL PRESIDENTE
CIAMPI
PER LA RASSEGNA INTERNAZIONALE DI MUSICA SACRA A
LORETO
- Servizio di Giovanni Peduto -
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Gli organizzatori della 46.ma
Rassegna Internazionale di Musica Sacra a Loreto hanno voluto dedicare
l’edizione di quest’anno al primo anniversario di pontificato di Papa Benedetto
XVI e il Pontefice ha manifestato loro la sua gratitudine per l’omaggio in un
messaggio a firma del cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, indirizzato
al prelato di Loreto, l’arcivescovo Gianni Danzi. Il Santo Padre augura ogni
buon esito alla manifestazione, che si conclude domani, e assicura uno speciale
ricordo nella preghiera per i coristi e i presenti tutti, assieme alla sua
apostolica benedizione.
Anche il presidente della
Repubblica Italiana, Carlo Azeglio Ciampi, ha espresso i suoi voti augurali per
la manifestazione, in un telegramma a firma del segretario generale della
Presidenza della Repubblica, Gaetano Gifuni, indirizzato al presidente della
Rassegna, il dottor Girolamo Valenza. Il Capo dello Stato formula parimenti i
migliori auguri per il successo dell’iniziativa.
Iniziativa che quest’anno è
dominata dalla musica di Mozart, nel 250.mo anniversario della nascita
(1756-1791). Il grande compositore salisburghese si recò, infatti, a Loreto nel
luglio del 1770: egli stesso ci ha lasciato una descrizione dettagliata della sua
visita al Santuario della Santa Casa in una lettera alla madre, datata qualche
giorno dopo: il 21 luglio 1770. A Loreto Mozart (aveva 14 anni) suonò nella
basilica, improvvisando meravigliosi preludi e fughe sull’organo che egli
definiva ‘il re degli strumenti’.
Nel maggio dell’anno successivo
(1771) Mozart musicò le ‘Litanie Lauretane’, articolandole per coro a quattro
voci, tre tromboni, archi e organo. All’inizio del 1774 eseguì un’altra
composizione musicale delle ‘Litanie Lauretane’ sempre per due oboi, due cori,
archi e organo. Fu il suo omaggio alla Madonna di Loreto a seguito del suo
pellegrinaggio alla Santa Casa. Le note maestose e suggestive delle Litanie
mozartiane sono risuonate quest’anno nel Santuario lauretano a ricordo del
250.mo anniversario della nascita del sommo musicista.
Da Loreto, Giovanni Peduto,
Radio Vaticana
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RINUNCE E NOMINE
Il Santo Padre ha nominato
vescovo di Tempio-Ampurias (Italia) monsignor Sebastiano Sanguinetti, finora
vescovo di Ozieri.
E ha
nominato vescovo di Termoli-Larino (Italia) mons. Gianfranco De Luca, del clero
della diocesi di Teramo-Atri, parroco e responsabile della Pastorale giovanile.
Il Santo Padre ha accettato la
rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Oristano (Italia), presentata
da monsignor Piergiuliano Tiddia, in conformità al can. 401 §1 del Codice di
Diritto Canonico. Al suo posto il Papa ha nominato arcivescovo Metropolita di
Oristano il reverendo monsignor Ignazio Sanna, del clero della diocesi di
Nuoro, Docente e Pro Rettore della Pontificia Università Lateranense in Roma.
Il Santo Padre ha accettato
anche la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Leiria-Fátima
(Portogallo), presentata da monsignor Serafim de Sousa Ferreira e Silva, in
conformità al Can. 401 §1 del Codice di Diritto Canonico. E ha nominato al suo
posto monsignor António Augusto dos Santos Marto, finora vescovo di Viseu.
Il Santo Padre ha nominato
vescovo prelato di Juli (Perú), monsignor José María Ortega Trinidad, finora
parroco della Cattedrale “San Vicente Mártir”
in San Vicente di Cañete, Prelatura di Yauyos.
Il Santo Padre ha nominato
vescovo di Mbulu (Tanzania) il p. Beatus Kinyaiya, Ordine Francescano Frati
Minori Cappuccini, già Superiore Provinciale per la Tanzania.
Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al
governo pastorale della Diocesi di Okigwe
(Nigeria), presentata da monsignor Anthony Ekezia Ilonu, in conformità al
canone 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico. Gli succede Solomon Amanchukwu Amatu, Coadiutore della medesima Diocesi.
Il Santo Padre ha accettato la
rinuncia al governo pastorale della diocesi di Ouesso (Repubblica del Congo),
presentata da monsignor Hervé Itoua, in conformità al canone 401 § 2 del Codice
di Diritto Canonico.
CON LE PAROLE DEL SINDACO DI ROMA,
SI E’ APERTO IERI POMERIGGIO IL CONCERTO PER
IL 2759° Natale di Roma,
VOLUTO IN ONORE DEL PAPA.
CON BENEDETTO XVI, PRESENTE ANCHE
IL PRESIDENTE DELLA
REPUBBLICA ITALIANA, CIAMPI
Grande
concerto ieri pomeriggio, in onore e alla presenza di Papa Benedetto XVI,
all’Auditorium Parco della Musica, per il 2759° Natale di Roma. Il programma,
tutto mozartiano, è stato eseguito dall’Orchestra e dal Coro dell’Accademia
nazionale italiana di Santa Cecilia e dal soprano Laura Aikin, sotto la
direzione di Vladimir Jurowski. All’Auditorium c’era per noi Salvatore
Sabatino:
**********
Una
cornice davvero unica, l’Auditorium di Roma – Parco della Musica. Una cornice
unica, per un concerto ed un evento altrettanto singolari. E’ il natale di
Roma, il 2759°, e a riempire la Sala
progettata da Renzo Piano sono state le note di Mozart, eseguite dall’Orchestra
e dal Coro dell’Accademia nazionale italiana di Santa Cecilia e dal soprano
Laura Aikin, sotto la direzione di Vladimir Jurowski. In platea, per questa
straordinaria occasione, c’è Papa Benedetto XVI, accolto al suo arrivo dal
presidente della Repubblica italiano, Carlo Azeglio Ciampi, e dal sindaco
Walter Veltroni. Ed è toccato proprio al primo
cittadino della capitale aprire l’evento con un breve intervento, in cui ha
voluto celebrare l’antica origine di Roma ed il suo essere luogo di pace e di
civiltà.
“Roma ha una grande anima la si è vista nei giorni di aprile di un
anno fa quando organizzazione ed efficienza hanno potuto contare su un di più
di solidarietà e generosità dei romani nell’accoglienza di milioni di
pellegrini giunti per l’ultimo saluto a Giovanni Paolo II e per accogliere con
gioia che è stato chiamato a succedergli”.
Subito dopo, lo spazio è stato dominato dalle emozionanti note di
Mozart, diffuse dall’orchestra attraverso le magistrali esecuzioni de “Le nozze
di Figaro”; per scorrere velocemente fino all’ “Ave Verum”, e al coro finale de
“Il flauto magico”. In conclusione Benedetto XVI, appassionato di musica oltre
che musicista, ha voluto ringraziare la città e gli organizzatori di questo
concerto e sottolineare l’importanza di questa ricorrenza storica:
“E riportandoci col pensiero
all’origine della città diventa occasione propizia per comprendere meglio la
vocazione di Roma ad essere faro di civiltà e di spiritualità per il mondo intero”.
Il Pontefice ha poi voluto evidenziare l’importanza della musica:
“Così la musica elevando
l’anima alla contemplazione ci aiuta a cogliere anche le sfumature più intime
del genio umano, in cui si riflette qualcosa della bellezza senza confronti del
Creatore dell’universo”.
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Il primo incontro di Benedetto XVI con l’Accademia Nazionale di
Santa Cecilia risale al 1996, quando l’allora Cardinale Ratzinger presiedette
la liturgia per la festa della patrona dei musicisti. Lo ha ricordato, al
microfono di A.V., il Sovrintendente dell’Accademia Bruno Cagli:
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R. -
Il cardinale Ratzinger pronunciò una bellissima omelia che stiamo stampando, e
abbiamo l’autorizzazione a riprodurre questo bellissimo discorso di cui ho
fatto una piccolissima citazione ma che era molto pregnante e soprattutto
scaturisce da una persona che conosce i problemi della musica.
D. -
Tra l’altro anche nel tridium sacrum
successivamente si rinnovò l’incontro con il cardinale Ratzinger e questa
collaborazione che va verso anche la nuova musica…
R. –
Certo. In quel discorso si parla anche di storia, di tradizione, ma anche del
campo nuovo che è un’ espressione biblica della quale l’allora cardinale
Ratzinger da un’alta interpretazione, che è il problema poi della storia della
musica: coniugare il passato con la creatività e il nuovo.
D. -
Celebrare Roma significa celebrare anche la storia plurisecolare dell’accademia
nazionale di Santa Cecilia e il suo contributo anche alla musica sacra…
R. -
Certo. Non posso dimenticare che siamo stati fondati e approvati da due grandi
papi, Gregorio XIII e Sisto V, e mi permetto anche di dire che Paolo V,
quand’era cardinale borghese fu “protettore”, si diceva allora, cioè presidente
dell’accademia e in qualche modo un mio predecessore quindi, in questa veste di
presidente dell’accademia.
D. -
Con questo concerto ha voluto suggellare nuovamente l’unione tra l’accademia di
Santa Cecilia e la volontà anche pontificia di promuovere la musica…
R. -
Io me lo auguro perché c’è molto bisogno di ritornare alle origini per fare anche
del nuovo ma io ricordo sempre che siamo nati con Palestrina con Marenzio con
Anerio con Vittoria, con questi grandissimi musicisti del Rinascimento.
D. -
Riportare questa musica anche nelle Chiese, nella liturgia…
R. –
Magari, non mi permetto di chiedere tanto ma me lo auguro.
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NEL VENTESIMO ANNIVERSARIO DELLA SCIAGURA NUCLEARE
DI CHERNOBYL,
IL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA GIUSTIZIA E LA PACE
HA PROMOSSO
UN SEMINARIO INTERNAZIONALE IN COLLABORAZIONE
CON L’AMBASCIATA UCRAINA PRESSO LA SANTA SEDE
- Con noi il cardinale Raffaele Renato Martino -
In occasione del ventesimo
anniversario della sciagura nucleare di Chernobyl, che ricorre il prossimo 26
aprile, il Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace, presieduto dal
cardinale Renato Raffaele Martino, ha promosso un seminario internazionale in
collaborazione con l’Ambasciata Ucraina presso la Santa Sede. Il servizio di
Andrea Rustichelli:
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Una giornata di riflessione e di
proposte per fare del terribile evento di Chernobyl una pietra miliare densa di
moniti e di insegnamenti: questo il senso dell’incontro organizzato nella sede
del Pontificio consiglio per la Giustizia e la Pace, alla presenza di studiosi
ed esponenti della diplomazia di vari Paesi. Nelle sue conclusioni, il cardinal
Martino ha tra l’altro esortato la comunità internazionale a fornire un aiuto
concreto all’Ucraina, auspicando anche un approccio non ideologico al tema dell’energia
nucleare per uso civile. Ma quale lezione è possibile trarre da quel 26 aprile
del 1986? La riflessione dello stesso cardinale Martino:
R. - Anche Chernobyl ha dato
delle lezioni, quindi tutti gli impianti nucleari dopo Chernobyl, quelli che erano
ancora arretrati, sono stati riformati adottando delle misure di protezione per
evitare pericoli analoghi. E’ cresciuta la prudenza, le precauzioni e come ha
detto il rappresentante dell’Agenzia atomica internazionale, la guardia non
deve mai venir meno. Quando si usano queste sorgenti di energia è necessario
avere molta prudenza e precauzione e prendere le misure adatte per evitare
disastri. Pensiamo a quando si insegna ad un bambino ad usare un coltello: ci
vuole attenzione perchè può fare del male ma se usato bene può essere utile
nella vita. E’ lo stesso con tutte le risorse naturali.
D. - L’energia nucleare può
essere dunque un’opportunità per i popoli?
R. - Certamente. Magari quelle
testate nucleari che esistono ancora nel mondo venissero usate per fornire
energie a buon mercato ai Paesi che ne hanno bisogno. Questo potrebbe essere
davvero un aiuto a Paesi poveri.
Sentiamo ora Didier Louvat che,
all’interno dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, si occupa
appunto della Commissione Cernobyl:
“ON
A DEJA DANS LA MAJEUR PARTIE…”
Nella maggior parte delle zone
contaminate è stata già eliminata una buona dose di radioattività, permettendo
il ripristino delle attività umane. C’è ancora qualche zona che resta e dovrà
restare vietata al pubblico, e questa situazione rimarrà ancora per qualche
decade. Per quanto riguarda, poi, la fine delle operazioni di smantellamento
dei rifiuti radioattivi anche all’interno della stessa centrale, credo davvero
che restiamo nell’ordine dei 100 anni.
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BENEDETTO XVI SARÀ PRESENTE A VERONA IL 19 OTTOBRE
PROSSIMO
IN OCCASIONE DEL 4° CONVEGNO ECCLESIALE NAZIONALE
DELLA CHIESA ITALIANA
Benedetto XI interverrà a Verona, il prossimo 19 ottobre,
al Quarto Convegno ecclesiale nazionale della Chiesa italiana, che si terrà
nella città scaligera dal 16 al 20 ottobre, sul tema “Testimoni di Gesù
Risorto, speranza del mondo”. Il Santo Padre ha accolto l’invito della Conferenza episcopale italiana - come informa
oggi una nota della CEI - a partecipare all’appuntamento decennale della Chiesa
italiana, cui parteciperanno 2500 persone tra delegati delle diocesi, rappresentanti
di istituti di vita consacrata, membri di aggregazioni laicali ed invitati.
Il programma della visita del Papa, comunicato dalla
Prefettura della Casa Pontificia, prevede il suo arrivo in aereo a Verona la
mattina del 19 maggio. Benedetto XVI incontrerà i partecipanti al Convegno
nella sede dei lavori presso Fiera della città, rivolgendo il suo discorso
all’Assemblea, dopo il saluto del cardinale Camillo Ruini, presidente della
CEI, e la presentazione dei lavori del Convegno. Nel pomeriggio, il Santo Padre
si recherà nello Stadio Comunale di Verona, dove, alle ore 16.00, presiederà la
Santa Messa, alla quale sono invitati a partecipare i fedeli di Verona e delle
altre diocesi del Triveneto. In serata, quindi, il rientro del Papa a Roma.
(R.G.)
LE RESPONSABILITA’ DELLA LIBERTA’ D’ESPRESSIONE:
AL CENTRO DELL’INTERVENTO DELL’OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE PRESSO
L’UNESCO
La libertà d’espressione
comporta speciali responsabilità e ragionevoli limiti nel rispetto altrui: lo
ha sottolineato mons. Francesco Follo, Osservatore permanente della Santa Sede
presso l’UNESCO, intervenuto a Parigi durante i lavori del Consiglio esecutivo
dell’organizzazione dell’ONU per la scienza, l’educazione e la cultura. Il
servizio di Roberta Gisotti:
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Tema certamente complesso e
delicato quello affrontato dal Consiglio dell’UNESCO che si è interrogato sul
“rispetto della libertà d’espressione” e sul “rispetto delle credenze, dei
valori sacri e dei simboli religiosi e culturali”. Argomento di scottante
attualità che fa seguito alla crisi internazionale provocata dalle caricature
di Maometto e alla nota critica degli Ambasciatori degli Stati membri
dell’Organizzazione della Conferenza islamica accreditati presso l’UNESCO. Vi
sono dei limiti ragionevoli alla libertà d’espressione – ha osservato mons.
Follo – espressi molto chiaramente nella Convenzione internazionale sui Diritti
Civili e Politici. L’esercizio della libertà d’espressione comporta, infatti,
“dei doveri speciali e delle responsabilità particolari”, per cui - come indica
la Convenzione - “può essere sottomessa a certe restrizioni che devono tuttavia
essere espressamente fissate dalla legge e che sono necessarie al rispetto dei
diritti o della reputazione altrui; alla salvaguardia della sicurezza
nazionale, dell’ordine pubblico, della salute o della moralità pubblica”.
Mons. Follo ha quindi posto in
evidenza la missione dell’UNESCO per favorire “il dialogo, l’alleanza tra
civiltà ed il rispetto del fatto religioso”, quale luogo pubblico e politico
per eccellenza per “dibattere seriamente una questione cosi fondamentale come
la fede religiosa che informa l’esistenza di milioni di persone”. Da qui il
richiamo al rispetto della dignità dell’uomo che ha carattere sacro e che si
trova confrontato alla questione della libertà e della giustizia. E’ stato
questo il nodo centrale nella crisi sollevata dalle caricature. “La libertà
senza giustizia non vuol dire altro che lo scatenamento degli interessi
privati. E la giustizia senza la libertà è una giustizia formale, quella dei
totalitarismi e delle dittature di tutti i generi. E’ dunque essenziale – ha
concluso il rappresentante della Santa Sede – operare in favore della libertà e
della giustizia al fine di garantirle a tutti”.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima
pagina - "La passione di dare a Dio-Trinità una gloria sempre più
grande": il discorso di Benedetto XVI agli oltre 4.000 partecipanti al
pellegrinaggio promosso dalla Compagnia di Gesù in occasione delle celebrazioni
giubilari per Sant'Ignazio di Loyola, San Francesco Saverio e il Beato Pietro
Favre.
Servizio
vaticano - Il discorso del Papa nel giorno del "Natale di Roma", in ricordo
del primo anniversario del Pontificato. La vocazione di Roma - ha detto il
Santo Padre - è di essere faro di civiltà e di spiritualità per il mondo
intero.
Servizio
estero - Un articolo del Vescovo Elio Sgreccia, Presidente della Pontificia Accademia
per la Vita, e di Carlo Casini, membro della stessa Pontificia Accademia, dal
titolo "Il silenzio della Corte europea dei diritti dell'uomo sul valore
della vita del neoconcepito e le contraddizioni sul principio di uguaglianza
tra coniugi".
L'intervento
della Santa Sede - durante l'Assemblea Plenaria del Consiglio Esecutivo dell'Unesco
- sul tema: "La libertà di espressione ha per obiettivo la crescita della
persona e la difesa della sua dignità".
Servizio
culturale - Un articolo di Danilo Mazzoleni dal titolo "L'Ara Pacis: simbolo
di una Roma antica e moderna"; inaugurato il monumentale allestimento che
avvolge l'altare di Augusto.
Servizio
italiano - In primo piano i temi di politica interna.
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22
aprile 2006
LE CHIESE CHE CELEBRANO
IL CALENDARIO GIULIANO
CELEBRANO LA PASQUA
- Intervista con sua eminenza il metropolita
Zervos Gennadios -
Le
Chiese che seguono il calendario giuliano celebrano domani, domenica 23 aprile,
la Pasqua. Nella solenne occasione Giovanni Peduto ha intervistato il
metropolita per l’Italia, Sua Eminenza Zervos Gennadios:
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R. – La Pasqua è la più grande
festa dell’ortodossia: la Risurrezione è la festa delle feste, è la solennità
delle solennità. Per gli ortodossi, la Pasqua viene vissuta con la sua
meravigliosa spiritualità: con le funzioni panegiriche cominciando
particolarmente dalla Domenica delle Palme, poi segue la Settimana Santa con le
funzioni di Mattutino, dei Vespri, molto importanti, piene di speranza, di
amore, di carità per dimostrare ancora ai fedeli la grande potenza della
Risurrezione che è una forza grande per continuare la nostra vita.
D. – Ci sono dei segni, dei riti
particolari?
R. – I riti particolari sono,
per esempio, il sabato sera i Vespri per la Domenica delle Palme, poi il
Mercoledì Santo c’è la benedizione degli olii come una forza per il fedele
ortodosso per essere sano, pieno di forza, pieno di amore; poi abbiamo la Via
Crucis con i Vangeli della Passione, una grande e importante funzione per la
nostra vita, perché aiuta molto a continuare a pregare e a vivere questa grande
speranza della salvezza dell’Uomo.
D. – Com’è rappresentata la
Pasqua nell’iconografia orientale?
R. – Come ho detto, la Pasqua è
la più grande festa dell’ortodossia. Perciò viene rappresentata con Gesù Cristo
che, tenendo Adamo ed Eva per mano, li porta dalla morte alla salvezza.
Appunto, questa icona, questa spiritualità è la più importante rappresentazione,
manifestazione della nostra festa di Pasqua di Risurrezione, per ogni fedele
ortodosso.
D. – Cosa dice la Pasqua
all’uomo di oggi?
R. – La Pasqua dà la grande
forza. La Risurrezione, la Pasqua, è la festa dell’amore, è la festa
dell’unità, è la festa della salvezza, è la festa della pazienza, la festa
dell’umiltà: Dio diventa Uomo per salvare l’Uomo. Dio diventa nulla per salvare
l’umanità: questa è la cosa più grande che Dio ci dà. Il suo amore, il suo
sacrificio, la sua croce è la nostra redenzione.
D. – Come far comprendere il mistero
pasquale a chi è lontano dalla fede?
R. – Io credo con quanto ho
detto prima. Per esempio, questa grande festa della cristianità – la Pasqua, la
Risurrezione per usare il termine ecclesiastico più preciso della nostra Chiesa
– è amore, è unità, è salvezza. Allora, quando il fedele, quando l’ortodosso,
quando il cristiano dà amore, dà solidarietà, dà all’altro, al suo prossimo,
che è icona di Dio, questa carità, io credo che con questi passi può arrivare a
credere nella Risurrezione di Cristo, a questa grande festa: la Pasqua.
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IN NEPAL, MIGLIAIA DI PERSONE
DIRETTE VERSO IL PALAZZO REALE
PER PROTESTARE CONTRO LA
MONARCHIA. PIÙ DI 100 PERSONE FERITE
DURANTE DISORDINI CON LA POLIZIA
- Intervista con Valeria
Tanisi -
E’
sempre più alta la tensione in Nepal, dove il terzo giorno di coprifuoco
imposto nella capitale Kathmandu e le azioni repressive della polizia non
bloccano le manifestazioni di protesta contro re Gyanendra. L’opposizione ha
anche respinto la proposta avanzata ieri dal sovrano che ha chiesto di avviare
trattative per la formazione di un nuovo governo. Il servizio di Amedeo
Lomonaco:
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Migliaia
di persone sono dirette verso il palazzo reale di Kathmandu sfidando il
coprifuoco diurno e l’ordine dato
alle forze di sicurezza di sparare a vista. La polizia antisommossa
è disposta intorno al centro della capitale. Per fermare le proteste contro il
re Gyanendra, gli agenti hanno anche aperto il fuoco e usato lacrimogeni.
Secondo testimoni locali, almeno 100 persone sono rimaste ferite. Dodici di
loro sono in condizioni critiche. Le azioni repressive, comunque, non fermano
le proteste. Il flusso della folla diretta verso il palazzo reale, presidiato
da reparti speciali, avanza infatti tra cori e slogan in favore della democrazia
e contro la monarchia.
Le
manifestazioni proseguono nonostante la decisione delle autorità nepalesi di rilasciare due dirigenti
del Partito comunista arrestati mercoledì scorso al loro rientro in Nepal
dall’India, dove avevano incontrato rappresentanti della guerriglia maoista.
Sono anche falliti i tentativi di re Gyanendra di risanare le gravi
lacerazioni provocate da scioperi e scontri costati la vita, nelle ultime due
settimane, ad almeno 14 persone. In un discorso televisivo, rivolto ieri alla
nazione, il sovrano ha annunciato di voler rinunciare ai poteri assoluti
assunti nel febbraio del 2005 dopo aver esautorato il governo, accusato di non
essere riuscito a contrastare la guerriglia maoista. Re Gyanendra ha anche
invitato i partiti politici a nominare un nuovo primo ministro. Ma i sette
partiti dell’opposizione, che hanno deciso di avviare la mobilitazione iniziata
lo scorso 6 aprile, giudicano la proposta insufficiente. L’opposizione chiede,
in particolare, che si riapra il Parlamento sospeso nel 2002 e si crei un
governo multipartitico.
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Ma qual è la situazione a
Kathmandu? Paolo Ondarza ha raggiunto telefonicamente Valeria Tanisi cooperante
del Gruppo per le Relazioni transculturali, una ONG a fianco dei bambini di
strada in Nepal:
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R. –
A Kathmandu in questo momento c’è un grande caos. Probabilmente è la crisi più
forte che il Nepal abbia attraversato nella sua storia. In questo momento hanno
tolto la rete ai cellulari e quando tolgono le comunicazioni significa che la
situazione in città si sta appesantendo notevolmente.
D. –
E’ di oggi la notizia di spari della polizia contro i manifestanti…
R. –
Per la prima volta la gente ha violato il coprifuoco e ci sono manifestazioni
ovunque in ogni quartiere e sono manifestazioni che hanno valenze e motivazioni
diverse.
D. –
Come mai le violenze si stanno acuendo proprio all’indomani dell’apertura di re
Gyanendra all’opposizione?
R. –
Perché è un’apertura non totale. Lui non ha menzionato una modifica della
costituzione e in questa maniera il re continua ad avere pieni poteri, per cui
la gente non è soddisfatta, anzi crede sia un trucco.
D. –
Chi è la gente che manifesta?
R. –
Le manifestazioni sono iniziate da parte dei partiti politici che fino a poco
tempo fa erano abbastanza silenti. Dopo di che, da lì, tutti hanno detto
qualcosa, in una situazione di monarchia assoluta, dove la possibilità di parlare
negli ultimi periodi, non era consentita.
D. –
In particolare, secondo te, come potrebbe sfociare questa situazione?
R. –
E’ difficile da dire. Quello che mi auguro è che ci sia una possibilità di dialogo.
Se questa cosa non avviene, l’altro scenario, l’altra possibilità, chiaramente,
è una guerra civile.
**********
“COMBATTERE LA POVERTÀ PER CREARE LA PROSPERITÀ
PER TUTTI”:
PER DUE GIORNI LA
CONFERENZA MONDIALE INFOPOVERTY E’ STATA SEGUITA A MILANO E AL PALAZZO
DI VETRO DI NEW YORK,
IN VIDEOCONFERENZA CON GINEVRA, PARIGI, SAMBAINA E
CONSTANZA
- Intervista con Pierpaolo Saporito -
“Combattere la povertà per creare la prosperità per tutti”: è stato
il tema della Conferenza Mondiale Infopoverty che si è conclusa ieri a Milano e
al Palazzo di Vetro di New York, in videoconferenza con diverse località del
mondo. Si iscrive nelle attività delle Nazioni Unite per il raggiungimento
degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. Ed è stata organizzata da diverse
realtà: Parlamento Europeo, ONU, Osservatorio per la comunicazione culturale e
audiovisiva (OCCAM), oltre che il Politecnico di Milano e l’Università cattolica.
Il servizio di Fabio Brenna:
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Combattere la povertà e
il sottosviluppo con le tecnologie ICT, le nuove tecnologie informatiche e
della comunicazione. E' questo l'ambizioso obiettivo di Infopoverty che si
propone di realizzare villaggi ICT che, sfruttando tutte le potenzialità
offerte dalle nuove tecnologie, riescono a introdurre migliorie nel settore
sanitario, grazie alla telemedicina, o in quello dell'istruzione, grazie
all'insegnamento a distanza. La VI edizione di Infopoverty si è tenuta in contemporanea
a Milano, al Palazzo di Vetro di New York, a Washington e in videoconferenza
anche a Ginevra, Parigi, Rio De Janeiro ma anche in realtà che sono
direttamente interessate dal progetto, come ad esempio la Navajo Nation negli
Stati Uniti d'America. In apertura e in chiusura della Conferenza sono stati
proprio il presidente del Madagascar e della Repubblica Dominicana ad
inaugurare i due villaggi ICT, rispettivamente a Sambaina e a Costanza, dove si
utilizzerà un portale satellitare che metterà a disposizione delle popolazioni
locali servizi di e-learning, telemedicina,
e-governance, e-commerce. Titolo di Infopoverty 2006 è “Combattere la povertà
per creare prosperità per tutti”. Il senso ce lo spiega Pierpaolo Saporito,
presidente di Occam, l'Osservatorio per la comunicazione culturale e
audiovisiva promossa dall'ONU, che ha organizzato la conferenza:
“Creare prosperità vuol dire utilizzare la
rivoluzione digitale almeno quanto è stato efficace utilizzare la rivoluzione
industriale in Europa. Se pensiamo che nel ‘700 e ‘800 c’era l’80% di poveri e
adesso grazie a Dio le cose sono cambiate, pensiamo che in due o tre
generazioni, se l’orientamento è questo, si possa arrivare a certi obiettivi.
Certo i problemi sono grandi, però ci vuole molta creatività e innovazione. Per
esempio, manca l’elettricità e quindi occorrono energie alternative. Non è
tanto con l’elemosina che si può combattere la povertà quanto con l’impegno creativo
di tutte le grandi componenti industriali e sociali della nostra società.”
Insomma la povertà si combatte anche eliminando il
cosiddetto “digital divide”, il gap
tecnologico che c’è tra il Nord del pianeta e il Sud del mondo.
“Ormai i Paesi in via di sviluppo hanno capito
molto bene quanto con le nuove tecnologie possano fare un balzo in avanti e in
questo il programma Infopoverty, che è collegato ovviamente alla conferenza, ha
già sviluppato una serie di interventi in villaggi dell’Africa e dell’America
centrale provvedendo a dare dei servizi di telemedicina, di governance, di
educazione a distanza. Quest’anno abbiamo addirittura due capi di Stato: dal
Madagascar, in particolare da Sambaina, e dalla Repubblica dominicana dove c’è
il villaggio di Costanza.”
Obiettivo del programma Infopoverty è creare 5000
villaggi ICT in tutto il mondo.
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Domani,
23 aprile, la Chiesa festeggia la Domenica della Divina Misericordia. La
Liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù risorto appare ai discepoli in
assenza dell’Apostolo Tommaso, detto Dìdimo. Tommaso non vuole credere a quanto
accaduto. Gesù allora appare anche a
lui, invitandolo a mettere la mano nel suo costato e a non essere più incredulo
ma credente. Tommaso risponde : «Mio
Signore e mio Dio!».
E Gesù dice:
«Perché mi hai veduto, hai
creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!».
Su questo brano evangelico
ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:
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Tommaso
è quell’apostolo che suggeriva agli altri di andare con Cristo a Betania per
morire con Lui. Ciò dimostra che lui ha amato Cristo e voleva con Lui
condividere anche il destino più drastico. Tommaso era retto nella relazione e
nella vita fino in fondo, ma ha letto tutto quanto proprio nell’ottica di un
gesto definitivo dell’appartenenza e della fedeltà. Purtroppo questo atto
definitivo che chiudeva e consumava tutta la vita era la morte. Lui non poteva
immaginarsi, né pensare, che l’amore vince la morte e che con l’amore si
strappa una persona dalla morte. Questo amore così forte era quello di Cristo e
le sue ferite testimoniano la totalità di questo amore. Perciò Tommaso non ha
bisogno di mettere le mani in queste ferite, ma la comunione dei discepoli in
mezzo alla quale si è trovato Tommaso gli ha dischiuso gli occhi, mostrandogli
che un amore fedele fino a farsi inchiodare sulla croce non può morire e perciò
esclama: “Tu sei mio Signore e mio Dio”.
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22 aprile 2006
SI INCONTRANO OGGI A TOKYO 300
ESPERTI INTERNAZIONALI
PER DISCUTERE SULLA SALUTE DEL MONDO.
FRA I TEMI OGGETTO DI DIBATTITO L’ECONOMIA, L’AMBIENTE E LE AREE DI CRISI DEL
PIANETA
TOKYO. = Trecento esperti
internazionali discutono oggi a Tokyo sullo stato di salute del mondo, sullo
sfondo dei problemi strutturali, energetici e ambientali che non danno ancora
abbastanza respiro a una ripresa economica globale. Si tratta della sessione
plenaria annuale della Commissione Trilaterale, un’istituzione privata che da
33 anni affronta dibattiti, fra Nord America, Europa e Asia, sugli aspetti più
attuali e dinamici dei rapporti internazionali. Sulla scia del G7 appena
conclusosi a Washington, la Trilaterale tratterà in particolare dei principali
nodi strutturali da dipanare per garantire la pace del pianeta e rilanciarne
appieno l’economia. Non saranno sottaciuti i problemi del Medioriente e del
Mediterraneo. Nel suo discorso inaugurale, il premier giapponese Junichiro
Koizumi ha esortato tutte le nazioni a “lavorare insieme mano nella mano” su
temi come la prevenzione della proliferazione nucleare, la sicurezza
energetica, lo sviluppo dei commerci, la difesa dell’ambiente. (T.C.)
LIBERIA: SONO TORNATI NEI LORO
PAESI D’ORIGINE GLI ULTIMI SFOLLATI
DOPO LA CONCLUSIONE, NEL 2003, DELLA GUERRA CIVILE.
L’ONU CHIEDE FINANZIAMENTI PER GARANTIRE
LORO ASSISTENZA ED AIUTI
MONROVIA. = Sono tornati a casa oltre 300 mila liberiani
costretti a lasciare i propri luoghi d’origine durante la guerra civile
cominciata nell’89 e conclusasi nel 2003. A darne notizia è l’Alto
Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (ACNUR/UNHCR). 22 i campi
profughi ormai svuotati, mentre restano in piedi, scrive l’agenzia MISNA, gli assembramenti
“spontanei” di sfollati, principalmente intorno alla capitale Monrovia. “Considerando
che la Liberia ha sperimentato 14 anni di conflitto civile – ha affermato Ron
Redmond, portavoce dell’ACNUR – e che si sono verificati spostamenti in massa
di civili, far rientrare la gente nelle proprie case è un grande successo”.
L’organismo dell’ONU ha comunque lanciato un appello: servono ancora
finanziamenti per proseguire nell’assistenza, nella tutela e nel reintegro dei
rifugiati all’estero intenzionati a rientrare in Liberia. Oltre alle decine di
migliaia di vittime, la guerra civile liberiana ha costretto circa 850 mila
persone a spostarsi all’interno del Paese o in altre nazioni. La pace e la
progressiva normalizzazione nello Stato, inclusa la vittoria dell’economista
Ellen Johnson-Sirleaf alle elezioni di novembre 2005, hanno permesso a
centinaia di migliaia di liberiani di tornare a casa. (T.C.)
È HAN MYEONG-SOOK IL NUOVO PRIMO
MINISTRO DELLA COREA DEL SUD. PER LA PRIMA VOLTA A RICOPRIRE LA CARICA DI CAPO
DEL GOVERNO DEL PAESE È UNA DONNA.
FERVENTE CRISTIANA, PER IL SUO IMPEGNO A FAVORE DEGLI OPERAI E
DELLE DONNE NEL ’79 ERA STATA ARRESTATA E TORTURATA.
NEL SUO DISCORSO AL PARLAMENTO HA
DETTO: NON HO RANCORE
SEOUL. = È la prima donna nominata capo del governo nella
Corea del Sud. Dal 19 aprile è Han Myeong-sook il nuovo primo ministro della
Repubblica presidenziale. L’approvazione a grande maggioranza (182 voti contro
77) della nomina a premier di una donna, riferisce l’agenzia Asianews, indica
un notevole passo avanti nel processo di maturazione democratica del Paese.
Han, 62 anni, è una fervente cristiana. L’impegno socio-politico che ha
caratterizzato la sua vita ha origine e alimento nella fede. Nata nel 1944 a
Pyongyang, l’attuale capitale della Corea del Nord, si è rifugiata nel sud in
seguito alla guerra civile scatenata dai comunisti del nord nel 1950. Si è
iscritta alla rinomata Ewha University di Seoul, dove si è laureata in
letteratura francese. L’indirizzo della sua vita è cambiato radicalmente quando
ha incontrato il futuro marito, Park Sung-jun, attivista pro-democrazia,
durante la dittatura militare di Park Chung-hee. Ambedue erano membri del Club
degli studenti cristiani impegnati in attività sociali a favore della
popolazione povera. Nel 1968, sei mesi dopo il matrimonio, il marito venne
arrestato per presunte attività antigovernative e condannato a 13 anni di
carcere. La corrispondenza settimanale tra loro è stata la scuola di formazione
politica e sociale per la consorte. Membro della Christian Academy, un gruppo
civico impegnato nell’educazione degli operai e delle donne, nel 1979 è stata
anch’essa arrestata, brutalmente torturata e condannata a due anni di carcere.
Nel discorso in Parlamento, riferendosi a tale esperienza, ha detto: “Non conservo
alcun rancore”. Uscita dalla prigione, ha fondato l’Unione delle Associazioni
delle donne coreane. Verso la fine degli anni Novanta, si è iscritta nel
Partito del Millennium, fondato dal cattolico Kim Dae-jung. (T.C.)
VENTIMILA PERSONE HANNO FESTEGGIATO
IERI A WINDSOR L’OTTANTESIMO
COMPLEANNO DELLA REGINA ELISABETTA.
LA GRATITUDINE DELLA SOVRANA
PER LE MIGLIAIA DI BIGLIETTI E MAIL
DI AUGURI RICEVUTI
WINDSOR. = Almeno 20 mila persone hanno invaso le vie di
Windsor per salutare e festeggiare la regina Elisabetta, che ieri ha compiuto
80 anni. Durante una passeggiata di circa 45 minuti, che la sovrana si è
concessa insieme al marito, il principe Filippo, i suoi sudditi le hanno
dimostrato il loro affetto offrendole doni, bigliettini e fiori. La regina è
stata salutata dagli squilli di tromba della banda delle guardie irlandesi e da
cori di auguri. Secondo fonti di Buckingham Palace, ad Elisabetta sono giunti
20 mila lettere e 17 mila e-mail di auguri. E tra i tanti regali anche quello
del premier Tony Blair, che ha scelto un servizio da the di porcellana della
Spode, del valore di circa 1.500 euro. “Voglio ringraziare le molte migliaia di
persone del nostro Paese - ha detto la regina in un messaggio diffuso da
Buckingham Palace - e straniere che mi hanno mandato biglietti e messaggi per
il mio ottantesimo compleanno. Sono stata colpita da ciò che avete scritto e
vorrei esprimere a tutti voi la mia gratitudine per aver fatto di oggi per me
un giorno speciale”. Quando per la prematura morte di suo padre Giorgio VI,
Elisabetta II è diventata sovrana a 25 anni, era il febbraio del 1952. Nei
mille anni di storia della monarchia britannica, la regina Elisabetta è al
quarto posto per gli anni trascorsi sul trono; la superano solo la regina
Vittoria, 64 anni, Giorgio III ed Enrico VIII. (T.C.)
AI DAVID DI DONATELLO TRIONFA “IL
CAIMANO” DI NANNI MORETTI.
MIGLIOR SCENEGGIATURA PER IL FILM
DI MICHELE PLACIDO “ROMANZO CRIMINALE” TRATTO DALL’OMONIMO LIBRO DI GIANCARLO
DE CATALDO. COME REGISTA ESORDIENTE PREMIATO FAUSTO BRIZZI PER “NOTTE PRIME
DEGLI ESAMI”
ROMA. = Vince l’Italia del cinema. Soprattutto, vince
l’Italia nel cinema. Sul palcoscenico, all’Auditorium Conciliazione di Roma,
per celebrare i 50 anni dalla fondazione dei David di Donatello, considerati
gli Oscar italiani, sono saliti in molti ieri sera a rappresentare le tante
categorie del cinema. Una festa, un desiderio condiviso di dimostrare “l’essere
presente e operante” del cinema oggi. Perché una vittoria dell’Italia nel
cinema? Perché se la stagione risulta artisticamente e finanziariamente buona,
lo deve anche al fatto che molti film e soggetti si sono interessati e si
interesseranno alla storia, più o meno attuale, dell’Italia. Facendolo nella
rappresentazione delle sue diverse anime e con l’ausilio di stili diversi.
Questi i motivi che hanno portato il film politico di Nanni Moretti, Il Caimano, a ricevere i sei più
importanti riconoscimenti, tra cui miglior film, migliore regia, miglior attore
protagonista – il bravissimo Silvio Orlando – e i migliori produttori.
Polemiche ed umori a parte, si riconoscono a Moretti coerenza e disciplina
artistica, qualità che spesso, non solo nel mondo del cinema, vengono a
mancare. E questi premi diventano per il regista italiano anche un buon viatico
col quale affrontare la corsa che lo attenderà al Festival di Cannes. Cronaca,
di quella nera e sociale, è l’ingrediente invece del Romanzo criminale di Michele Placido, che si aggiudica otto David,
tra i quali quello per la miglior sceneggiatura, tratta dal solido romanzo di
Giancarlo De Cataldo. Cronaca di una Italia violenta negli anni ’70, quelli in
cui operarono la tristemente nota “banda della Magliana”. Miglior regista
esordiente, infine, Fausto Brizzi per una terza storia tutta italiana: Notte prima degli esami, una commedia
sull’adolescenza, la scuola, gli amori, ambientata tra i liceali della fine
degli anni ’80. Tra ansie ed incertezze, ci si prepara non solo ai fatidici
esami di maturità, ma alla vita stessa nella quale, come ben si sa, gli esami
non finiscono davvero mai. (L.P.)
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22 aprile 2006
- A cura di Amedeo Lomonaco -
In Iraq, lo stallo politico sulla nomina del nuovo premier sembra
vicino ad una svolta. L’Alleanza sciita ha designato il nuovo candidato alla
carica di primo ministro. Si tratta di Jawad al-Maliki, vicino al premier
uscente Al Jaafari, che due giorni fa ha rassegnato le dimissioni dopo la ferma
opposizione ad una sua eventuale riconferma da parte di curdi e sunniti. Il
candidato primo ministro ha già indicato le priorità per l’Iraq e il popolo
iracheno. “L’efficienza e l’assoluta onestà saranno i criteri per scegliere i
ministri del prossimo governo”, ha detto Al Maliki, aggiungendo che lavorerà
per un governo di unità nazionale capace di affrontare “le sfide del terrorismo
e della corruzione”. Sul terreno, intanto, due iracheni sono rimasti uccisi in due attentati condotti
quasi contemporaneamente in un mercato di Moqdadiyah, a nord di Baghdad.
Ancora violenze in Afghanistan: almeno sei poliziotti sono stati
uccisi giovedì scorso durante un attacco armato ad una stazione di polizia di
Maywand, nella provincia di Kandahar. Lo hanno reso noto, stamani, fonti della
polizia precisando che l’attacco è stato compiuto da ribelli talebani.
E’ sempre più duro il braccio di ferro tra il governo palestinese,
guidato da Hamas, e il presidente Abu Mazen. Il Consiglio rivoluzionario di Fatah,
il partito di Abu Mazen, ha accusato con un comunicato il leader politico di
Hamas, Khaled Meshaal, di “fomentare e preparare la guerra civile”. Ieri, il
leader del gruppo radicale aveva dichiarato che il presidente palestinese vuole
rovesciare il governo. Lo scontro riguarda, soprattutto, la nomina del capo di
una nuova forza di sicurezza, ritenuta “illegale e incostituzionale” da Abu
Mazen e “legittima”, invece, da Hamas. L’incarico è stato affidato ad uno dei
leader dei Comitati di resistenza popolare. Si tratta di Abu Samhadana, uno dei
militanti più ricercati da Israele.
Un impegno comune per guidare l’economia mondiale oltre l’attuale fase di
squilibri. E’ l’auspicio espresso durante il vertice del G7, tenutosi ieri a
Washington. L’economia globale – precisa il comunicato diffuso al termine della
riunione alla quale hanno preso parte i ministri dell’Economia - vede il suo
principale punto di rischio nel grande deficit degli Stati Uniti e nelle
incertezze sull’andamento futuro del dollaro. Nel testo si indicano anche i
principali rischi che minacciano l’espansione futura: gli alti prezzi del
petrolio, i divari locali e il “crescente protezionismo”. Per questo, si legge
nel documento, è importante che il “riequilibrio economico globale sia una responsabilità
condivisa”.
Il
Fronte Polisario, movimento per l’indipendenza del Sahara Occidentale, ha respinto
la proposta di negoziati diretti con il Marocco. La proposta è stata avanzata
ieri dal segretario generale dell’ONU, Kofi Annan. Il Fronte Polisario rifiuta
i negoziati diretti fin quando il Marocco non riconoscerà il diritto del popolo
saharawi all’autodeterminazione.
Un consistente aiuto economico in cambio della ripresa del dialogo con il
governo di Pyongyang. E’ la proposta avanzata da una delegazione della Corea
del Sud recatasi nel nord della penisola coreana per la 18.ma sessione di
colloqui tra le due Coree. La concessione del pacchetto di aiuti è subordinata,
comunque, ad una soluzione della vertenza su oltre 480 sudcoreani che, secondo
il governo di Seul, sono stati “rapiti” e portati nella Corea del Nord. Per
l’esecutivo di Pyongyang si tratta, invece, di “defezioni volontarie”. Durante
i colloqui intercoreani, sarà presa in esame anche la possibilità della ripresa
delle trattative sul programma nucleare nordcoreano, in fase di stallo dallo
scorso mese di novembre.
In
Francia, è stata pubblicata oggi sulla Gazzetta ufficiale la nuova legge
“sull’accesso dei giovani alla vita attiva nell’impresa”, che sostituisce il
controverso “contratto di primo impiego” (CPE).
Il
ministro dell’Agricoltura della Guyana, Satyadeow Sawh, è stato assassinato
oggi nella sua residenza da uomini armati. Lo ha annunciato la polizia, senza
fornire altri particolari.
Bassa affluenza alle urne ieri ad Haiti per il secondo turno delle
elezioni legislative. La nomina del nuovo Parlamento segnerà la fine del potere
transitorio creato dopo le dimissioni, nel 2004, dell’ex presidente, Jean
Bertrand Aristide. Il nuovo capo di Stato, René Preval, assumerà ufficialmente
la carica il prossimo 14 maggio.
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