RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 111  - Testo della trasmissione di venerdì 21 aprile 2006

 

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Nel 2759.mo compleanno di Roma, l’amministrazione capitolina offre un concerto in onore di Benedetto XVI, stasera all’Auditorium-Parco della musica. Con il Papa, sarà presente all’evento anche il presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Un ‘decalogo’ per parlare correttamente di islam: l’iniziativa allo studio dell’Unione Europea. Ai nostri microfoni Mario Scialoja

 

Medici senza frontiere lancia l’allarme per un’epidemia di colera in Angola: con noi Luis Encinas

 

“Laici e religiosi nel cammino dell’evangelizzazione oggi”: se ne parla all’Assemblea dell’Unione Superiore Maggiori d’Italia. Intervista con suor Giuseppina Alberghino

 

E’ stato scelto un programma mozartiano per il concerto voluto dal comune di Roma in onore del Papa all’Auditorium Parco della musica, oggi pomeriggio, nel Natale di Roma

 

CHIESA E SOCIETA’:

Nel quinto centenario della Basilica vaticana, la CEI organizza per maggio un pellegrinaggio giovanile dal titolo “Ad Limina Petri”

 

Una nuova strategia di lotta alla pedofilia sarà presto avviata in ambito europeo, incentrata su un comune “Casellario giudiziario telematico”

 

I vescovi del Kenya lanciano una colletta per i seminari in difficoltà finanziarie, a causa del drastico calo delle donazioni dall’estero

 

Ad Assisi, si chiude oggi il seminario promosso dal Centro Nazionale Vocazioni

 

Nel giorno del “Natale di Roma”, la capitale inaugura il nuovo museo dell’Ara Pacis, realizzato su progetto dell’architetto Richard Meier

24 ORE NEL MONDO:

Spiragli nella crisi nucleare iraniana: il governo di Teheran si dice pronto a collaborare con l’AIEA

 

Un franco scambio di opinioni: è il risultato del colloquio del presidente cinese con Bush alla Casa Bianca

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

21 aprile 2006

 

NEL 2759.MO COMPLEANNO DI ROMA, L’AMMINISTRAZIONE CAPITOLINA

OFFRE UN CONCERTO IN ONORE DI BENEDETTO XVI, STASERA,

ALL’AUDITORIUM-PARCO DELLA MUSICA.

CON IL PAPA, SARA’ PRESENTE ALL’EVENTO

ANCHE IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA, CARLO AZEGLIO CIAMPI

 

La Città Eterna festeggia oggi il suo Natale e, in occasione del suo 2759.mo compleanno, il comune capitolino offre un concerto in onore del vescovo di Roma, Benedetto XVI. L’evento musicale avrà luogo all’Auditorium-Parco della Musica, a partire dalle ore 18.00. Il Papa lascerà Castel Gandolfo intorno alle 17.00, in elicottero. Quindi, in automobile raggiungerà l’Auditorium, dove ad aspettarlo ci saranno le massime autorità cittadine e il presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi. La nostra emittente seguirà il concerto con una radiocronaca diretta a partire dalle 17.50, con commento in italiano sull’onda media di 585 Khz e in modulazione di frequenza di 105 Mhz. Il compleanno di Roma cade pochi giorni dopo l’elezione di Benedetto XVI, che fin dai primi giorni del suo Pontificato ha mostrato un particolare affetto per i fedeli della sua diocesi. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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La Baviera e Roma hanno sempre avuto buoni rapporti, lungo i secoli e da Roma alla Baviera è venuto il Vangelo. Così, il 25 aprile del 2005, sei giorni dopo la sua elezione, Benedetto XVI confida - in un’udienza ai suoi connazionali - lo speciale rapporto tra la sua terra natale e la città di cui è vescovo. Ma già prima di diventare il 264.mo Successore di Pietro, il cardinale Joseph Ratzinger si poteva definire un romano d’adozione. Per oltre 23 anni, infatti, nella veste di prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha abitato nella Città Eterna. Il 13 maggio dell’anno scorso, il vescovo di Roma si rivolge con parole affettuose ai sacerdoti della sua diocesi, incontrandoli nella Basilica di San Giovanni in Laterano. “Conto su di voi, sulla vostra preghiera”, afferma, “perché questa nostra amata diocesi corrisponda sempre più generosamente alla vocazione che il Signore le ha affidato”.

 

Ma Benedetto XVI, proprio come il suo amato predecessore, non ha mancato di mettersi in sintonia, da subito, con quell’umorismo tipico del popolo romano. Ecco come, il 12 gennaio scorso, rispondeva al sindaco capitolino Walter Veltroni, che, durante un incontro, lo aveva salutato in bavarese:

        

“Non sapevo che il sindaco di Roma non solo parlasse romanesco, ma anche bavarese. Purtroppo non sono in grado di rispondere. Da parte mia, per il prossimo anno, imparerò qualche parola romanesca”. 

 

E il Papa dimostra anche di conoscere i disagi che i cittadini di una grande città come Roma incontrano nella quotidianità. Così, ricevendo in udienza il 25 febbraio la Polizia Municipale, riconosce che “regolare il traffico” romano “non è sempre facile”, “specialmente in occasioni di grandi affluenze di pellegrini”. Come Giovanni Paolo II, Benedetto XVI si reca nelle parrocchie romane e mantiene la tradizione della visita al Presepio dei Netturbini. Proprio in tale occasione, il 5 gennaio scorso, sottolinea che la bellezza di Roma rende “così ospitale la nostra città, capitale del mondo in molti sensi”.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina l’Iraq:a Baghdad sequestrati sei civili.

 

Servizio vaticano – L’omelia del cardinale Rouco Varala, Inviato speciale del Santo Padre a Javier, in Spagna, in occasione del quinto centenario della nascita di San Francesco Saverio.

 

Servizio estero - Per la rubrica dell’“Atlante geopolitica”, un articolo di Giuseppe Maria Petrone dal titolo “Chernobyl: un severo monito per l’umanità”.

 

Servizo culturale - Un articolo di Michele Piccirillo dal titolo “Sulla Tomba di Cristo il giuramento degli antichi Cavalieri del Santo Sepolcro”: pubblicati i registri conservati nell’Archivio Storico della Custodia di Terra Santa.

 

Servizio italiano - In rilievo la politica. Camera: entro lunedì la scelta sulla presidenza.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

21 aprile 2006

 

 

MEDICI SENZA FRONTIERE LANCIA L’ALLARME PER UN’EPIDEMIA DI COLERA IN ANGOLA

- Con noi, Luis Encinas -

 

Situazione drammatica in Angola, per un’epidemia di colera senza precedenti per il Paese africano. Seimila i casi già registrati, mentre sarebbero oltre 400 i morti. Eppure il governo angolano non ha ancora decretato lo stato d’emergenza. A denunciare questa difficilissima situazione è l’Organizzazione Medici senza Frontiere, che da anni opera nel Paese. Ma qual è la situazione in questi ultimi giorni? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Luis Encinas, coordinatore medico per l’emergenza colera in Angola:

 

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R. – Attualmente la situazione è più o meno la stessa. Si registrano 350-400 nuovi casi al giorno, solo nella  provincia di Luanda, con un totale di quasi 6000 casi.

 

D. – Nel vostro appello denunciate anche la mancanza di rifornimenti di materiale medico e di operatori sanitari …

 

R. – Si tratta di una situazione abbastanza inquietante. Non abbiamo uno stock nazionale di medicine cui far riferimento per rispondere alla situazione di crisi. Dobbiamo aiutare il ministero e le autorità locali a formare un centro di smistamento per affrontare questa drammatica situazione.

 

D. – Il vero problema è che il governo di Luanda non ha decretato lo stato d’emergenza e dunque la comunità internazionale non può intervenire. Perché questa decisione da parte dell’esecutivo angolano?

 

R. – Non lo so esattamente. Per il momento è stato decretato solo lo stato di epidemia di colera, non un’emergenza internazionale, forse per ragioni che noi qui non conosciamo, ma che sono di natura politica. Adesso cerchiamo di risolvere questo problema che esiste a Luanda, ma anche nelle province vicine.

 

D. – Quali sono le cause che hanno scatenato questa epidemia?

 

R. – La causa principale è la sovrappopolazione di Luanda verificatasi in questi ultimi due anni in condizioni sanitarie ed igieniche disastrose.

 

D. – Che cosa può fare attualmente la comunità internazionale per aiutare la popolazione angolana?

 

R. – Soprattutto conoscere la realtà sul posto, non occultarla e sensibilizzare quante più persone è possibile a questo tipo di problemi.

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UN ‘DECALOGO’ PER PARLARE CORRETTAMENTE DI ISLAM:

L’INIZIATIVA ALLO STUDIO DELL’UNIONE EUROPEA

- Intervista a Mario Scialoja -

        

Sull’onda delle accese polemiche, fino alle rappresaglie violente, per la pubblicazione in diversi Paesi delle vignette blasfeme su Maometto – ultimo caso pochi giorni fa in Italia per una vignetta dove il Profeta appariva ritratto all’Inferno – l’Unione europea sta approntando un lessico politicamente corretto nei confronti della religione islamica. Il servizio di Roberta Gisotti:

 

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Una sorta di decalogo su “Islam, linguaggio e relazioni internazionali” sarà presentato al prossimo Consiglio Europeo di giugno. Sotto accusa espressioni come ‘terrorismo islamico’, laddove i terroristi invocano in modo arbitrario insegnamenti religiosi. O anche parole come ‘fondamentalista’ e ‘islamico’ usate come sinonimi di ‘estremista’, ‘fiancheggiatore’ o ‘protagonista’ di azioni terroristiche, e poi il termine jihad, inteso come guerra armata contro gli infedeli. Sulla complessa e delicata questione si interrogano anche i musulmani di fronte ad un mondo in rapidissima evoluzione, dove popoli, culture e religioni si ritrovano in coabitazioni anche mediatiche, impensabili fino a pochi anni fa. Ne hanno parlato di recente a Vienna gli Imam europei. E non mancano autocritiche per migliorare l’immagine dell’Islam nel mondo e per affrontare le sfide della globalizzazione, come ha sollecitato il Consiglio superiore degli affari islamici, riunito alcuni giorni fa al Cairo. Ma basterà un decalogo di parole vietate o consigliate a far progredire la causa di una civile e democratica integrazione? Lo chiediamo al dott. Mario Scialoja, direttore della sezione italiana della Lega mondiale musulmana:

 

R. – Dunque, il decalogo – chiaramente vorrei averlo sotto agli occhi, per poterlo giudicare – mi sembra certamente un passo utile. Sull’Islam circolano una quantità di luoghi comuni, che si concretano molto spesso in parole, come ad esempio il termine ‘jihad’, da lei menzionato, che nel Corano significa sforzo interiore per superare le difficoltà, per evitare di commettere peccati, e non significa certo ‘guerra’ più o meno ‘santa’! Quindi, è certamente un  utile passo. Poi, bisogna vedere, naturalmente, questo decalogo come e quanto sarà recepito dagli organi di stampa, che molto spesso sono gli autori dei ‘misfatti’ peggiori: vediamo quelle sfortunate vignette pubblicate da un giornale danese alcuni mesi fa. Il decalogo è dunque un primo passo utile. Chiaramente, il dialogo richiede ben più: richiede una conoscenza reciproca, richiede l’insegnamento, richiede gruppi di contatto, a tutti i livelli, non solamente religioso. Il dialogo riguarda una politica d’integrazione che superi i difetti ormai evidenti dei modelli di integrazione seguiti fino ad oggi … Però, è un primo passo interessante, veramente utile.

 

D.  – C’è dunque bisogno di dialogo, dott. Scaloja, e di interrogarsi su questi temi anche all’interno del mondo musulmano?

 

R. – Certamente! Ci troviamo in un’epoca di evoluzioni tumultuose, un’epoca nella quale le società diventano sempre più multiculturali, multireligiose, nelle quali vengono accostate e si mischiano tra loro tradizioni non solamente religiose ma anche culturali, anche abitudini e modelli di vita … Dobbiamo imparare a non aver paura dell’altro, a comprendere che siamo tutti partecipi di una stessa umanità che però, chiaramente, nel corso della storia, ha sviluppato delle tendenze, delle convenzioni, delle ideologie separate ma che devono convivere. Quello che dobbiamo superare è quello che fino adesso è stato forse parte del nostro DNA: vale a dire la paura di ciò che non conosciamo.

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L’ASSEMBLEA DELLE RELIGIOSE ITALIANE A ROMA SULL’EVANGELIZZAZIONE OGGI

- Intervista con suor Giuseppina Alberghina -

 

 “Laici e religiosi nel cammino dell’evangelizzazione oggi”: questo il tema dell’Assemblea Nazionale dell’USMI, Unione Superiore Maggiori d’Italia, che si conclude oggi. Si tratta della  53ª Assemblea ed è iniziata mercoledì scorso  presso la Pontificia Università Urbaniana. Quali sfide sono emerse lo spiega, nell’intervista di  Giovanni Peduto,  la vicepresidente dell’USMI, suor Giuseppina Alberghina:

 

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R. – L’Unione delle Superiore maggiori d’Italia (Usmi) ha voluto in questa Assemblea mettere a fuoco l’urgenza e la responsabilità dell’evangelizzazione e della trasmissione della fede alle nuove generazioni. E’ un compito particolarmente impegnativo in un contesto culturale e sociale notevolmente mutato anche solo rispetto a un decennio fa. Una delle difficoltà dell’evangelizzazione oggi ci pare sia proprio quella di esprimere la fede cristiana in modo trasparente ed inequivocabile, offrendo segni di una identità chiara e di uno stile di vita attraente che si distingua dalle logiche e dal modo di fare “mondano”. La speranza è che attraverso la testimonianza di una vita completamente consegnata all’Amore di Dio, il mondo si scopra amato da Dio.

 

D. – Si devono percorrere nuove strade oggi per portare Cristo al mondo?

 

R. – Forse sono le strade della Chiesa dei primi secoli, nei quali la radicalità dell’adesione a Cristo, avvenuta con il Battesimo, rendeva visibile la vita nuova in Cristo e specialmente quell’Amore agapico che perdona e conquista a Cristo anche i persecutori. Oggi noi possiamo attingere a piene mani dalla Tradizione ecclesiale che ci ha trasmesso l’esperienza di fede in molti modi, a partire dal monachesimo, che divenne ben resto icona emblematica della vita cristiana.

 

D. – Come possono collaborare laici e religiosi nella missione?

 

R. – Occorre partire da quell’ecclesiologia di comunione che colloca nel giusto contesto ecclesiale, nella Chiesa come mistero e Corpo di Cristo, le diverse vocazioni, che sono sempre e per tutti chiamate alla sequela di Cristo per l’annuncio della salvezza. Perciò, le vocazioni cristiane sono interne l’una all’altra. Nell’estremismo della fede dei “religiosi”, nella loro memoria escatologica, nella loro attesa impaziente della parusia, il mondo ha sempre trovato la sua misura, il metro di paragone, il “canone dell’esistenza”. Se laici e religiosi ontologicamente sono uguali in forza del Battesimo, nel cammino della fede e della vita spirituale i religiosi ricevono il dono di significare in modo visibile la radicalità dell’appartenenza a Dio, assumendo una forma di vita che si differenzia da quella dei laici. Nella Chiesa, i laici ricordano che c’è una giustificazione religiosa del mondo in sé, in quanto creatura di Dio, perciò lavorano alla trasformazione e alla santificazione del mondo. I religiosi, con la loro memoria escatologica, ricordano che il temporale rischia di divenire mondano, quando i mezzi offuscano i fini.

 

D. – Cosa può dare di specifico la donna all’evangelizzazione?

 

R. – E’ la specificità di Maria, che ha generato il Verbo nell’ascolto attento della Parola e nel sì incondizionato al progetto di salvezza del Padre, che si è lasciata fecondare dallo Spirito santo. E’ la specificità delle “Mirofore”, che sono le donne con le mani piene di profumi che vanno al sepolcro, trovano la tomba vuota e ricevono l'annuncio che Cristo è Vivo, è Risorto. Con ancora tra le mani il profumo del loro amore e ancora viva la loro preghiera, corrono per annunciare agli apostoli che Cristo è il Vivente! La loro corsa simboleggia la corsa della Chiesa lungo i secoli, per annunciare la buona notizia della Risurrezione. E' il cammino dell'Evangelizzazione. "Non temete. Andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea. Là mi vedranno " (Mt. 28,10). Nella Galilea della storia, la fede delle donne, come profumo, riempie la Chiesa e il mondo ed attira a Gesù.

 

D. – Che fare di fronte al secolarismo?

 

R. – Occorre anzitutto purificare il secolarismo che abita i nostri cuori e contamina anche le nostre istituzioni ecclesiali. Si tratta di lottare per giungere ad una mentalità di fede che riconosce a Dio il primo posto e apre il presente all’orizzonte escatologico, quello della salvezza di Cristo a noi offerta, che vince il peccato e la morte.

 

D. – Quali esperienze avete con i giovani? Sono interessati a Cristo? Sono pronti a vivere l’avventura del Vangelo?

 

R. – Là dove i giovani trovano delle religiose trasparenti della Verità e dell’Amore di Cristo sanno riconoscere il mistero della sua Presenza e come le api il miele lo cercano anche nel volto segnato dagli anni e dall’esperienza vitale di Cristo. Ci pare che i giovani sono molto interessati a Cristo, ma un Cristo vivente che traspare nei gesti e nella vita di chi lo ha veramente incontrato. Sono pronti a vivere l’Avventura del Vangelo là dove una dimensione veramente spirituale introduce all’Amore e alla Bellezza di Dio.

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E’ STATO SCELTO UN PROGAMMA MOZARTIANO PER IL CONCERTO VOLUTO

DAL COMUNE DI ROMA IN ONORE DEL PAPA ALL’AUDITORIUM PARCO DELLAMUSICA,

OGGI POMERIGGIO, NEL NATALE DI ROMA

- Servizio di Luca Pellegrini -

 

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Nel giorno in cui Roma ricorda la sua antica origine e la musica di Mozart ne amplifica fastosamente la memoria, Benedetto XVI visita il Parco della Musica e l’Auditorium disegnato da Renzo Piano ed insieme al Capo dello Stato italiano, Carlo Azeglio Ciampi, partecipa a questo evento offrendo una testimonianza di affetto per la Città eterna e di amore per le arti che la contraddistinguono. Nell’Auditorium dedicato alla Santa patrona dell’omonima, storica Accademia, quella di Santa Cecilia, l’Orchestra e il Coro dell’antica Istituzione romana eseguiranno un programma tutto mozartiano, con il contributo del soprano Laura Aikin impegnata nell’aria “Vorrei spiegarvi oh Dio” e nella virtuosistica aria di Kostanze dal Ratto dal serraglio. Vi sono molti, suggestivi momenti nel concerto, che sarà diretto dal russo Vladimir Jurowski, al quale abbiamo chiesto come personalmente vive questo appuntamento:

 

R. – Per me, soprattutto è un grande onore essere stato invitato a partecipare a questo concerto, non essendo né romano né italiano e nemmeno cattolico … ma con questa orchestra ci unisce un’amicizia di quasi dieci anni. Ovviamente, questa per me è una grandissima occasione, soprattutto dare questo concerto davanti al Papa con la musica di Mozart, nell’Anno mozartiano, sapendo poi che il Papa stesso è un musicista, inoltre un tedesco … Io qui mi sento anche un po’ rappresentante della cultura tedesca, perché vivo in Germania da quasi 16 anni. Sono molto, molto felice di poter eseguire Mozart a Roma in questo giorno particolare!

 

D. – Come è stata dettata la scelta dei brani mozartiani in programma?

 

R. – Abbiamo lasciato tutti i pezzi di Mozart che facciamo in concerto e, poi, sono stati aggiunti pezzi – per quanto ho capito – che sono stati proposti dal Papa: per esempio il Kyrie. E’ un pezzo che si sente raramente nei concerti: è stato scritto a Monaco, durante il periodo dell’“Idomeneo”, e poi è un pezzo che era stato previsto come la prima parte di una Messa rimasta incompiuta, ma comunque è un bellissimo esempio di Mozart maturo, sulla via della “Messa in do minore”, soprattutto verso il “Requiem”. Poi c’è il famosissimo “Ave Verum”, che è uno dei capolavori assoluti dell’ultimo Mozart, e poi – ovviamente – il coro finale del “Flauto Magico”. Secondo me, è una cosa molto simbolica che noi finiamo il concerto con questo pezzo, perché l’idea di questa musica, di quest’Opera, è di unire tutte le genti del mondo, nonostante la loro diversa fede, la loro diversa religione. Questo, secondo me, è un simbolo molto importante per il nostro tempo.

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CHIESA E SOCIETA’

21 aprile 2006

 

 

NEL QUINTO CENTENARIO DELLA BASILICA VATICANA, LA CEI ORGANIZZA

PER MAGGIO UN PELLEGRINAGGIO GIOVANILE DAL TITOLO “AD LIMINA PETRI”. L’ITINERIARIO SI SNODERA’ LUNGO LE TAPPE DELL’ANTICA VIA FRANCIGENA E PERMETTERA’ AI GIOVANI DI INCONTRARE I FEDELI DI 22 DIOCESI

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

ROMA. = Un gruppo di persone in viaggio con bastone e bisaccia, i pochi effetti personali racchiusi in fagotti, incolonnate dietro un’insegna raffigurante una chiave. Scene come questa diventano frequenti tra la fine del 900 dopo Cristo e l’inizio del millennio successivo, lungo l’ideale dorsale geografica che conduce da Canterbury a Roma, passando per la Francia e la Svizzera. Sono le colonne di pellegrini che percorrono a piedi – 20-25 km al giorno - la cosiddetta “Via Francigena”: itinerario penitenziale in terra, dietro la “chiave” di S. Pietro, “alla ricerca – come era in uso dire allora - della Perduta Patria Celeste”. La Via Francigena, come il “Camino” di Santiago de Compostela, sono una prova arrivata fino a noi di come l’Europa abbia posseduto sin dai suoi albori radici cristiane condivise, che si intrecciano dal Canale della Manica al Mediterraneo. Su parte di questo antichissimo percorso, si snoderà tra il 19 maggio e il 28 giugno prossimi il pellegrinaggio “Ad limina Petri”, organizzato dalla CEI, che condurrà i giovani dalla città piemontese di Susa a Roma, all’incontro con Benedetto XVI, nell’anno in cui la Basilica di San Pietro festeggia i 5 secoli di vita. L’iniziativa, articolata in 42 tappe, toccherà 22 diocesi italiane e permetterà ai giovani che vi aderiranno di rivivere l’esperienza di fede che animava i pellegrini di altre epoche della Chiesa. La proposta di percorrere a piedi la Via Francigena, nel tratto italiano, “è quanto mai affascinante e meritevole di attenzione”, scrivono i vescovi delle diocesi interessate in un messaggio congiunto ai giovani pellegrini. “Esperienze di questo genere sono in grado di portare a consapevolezza e fissare per sempre i principi fondamentali della vita di fede di una persona”. Così come i pellegrini di un tempo – detti “giacobei”, “romei” o “palmieri” a seconda se la loro meta fosse Santiago, Roma o Gerusalemme – anche i pellegrini di “Ad limina Petri” avranno con sé un documento di viaggio che attesterà, con timbri delle diocesi, attraversate le singole tappe compiute dai pellegrini, che potranno iscriversi anche solo per un week-end ad una esperienza che unisce fede, storia e cultura.

 

 

UNA NUOVA STRATEGIA DI LOTTA ALLA PEDOFILIA SARA’ PRESTO AVVIATA IN AMBITO EUROPEO, INCENTRATA SU UN COMUNE “CASELLARIO GIUDIZIARIO TELEMATICO” : LO HA RESO NOTO il VICE PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA,

GIUSTIZIA SICUREZZA E LIBERTÀ, FRANCO FRATTINI

 

BRUXELLES. =  Nuove misure per rafforzare la lotta alla pedofilia saranno presentate  dal vicepresidente della Commissione Europea, Giustizia Sicurezza e Libertà, Franco Frattini, dopo i recenti arresti in Italia di 18 persone accusate di abusi e violenze ai danni di almeno 200 bambini, tra gli 8 ed i 14 anni. Obiettivi fondamentali di una nuova strategia repressiva della Commissione sarà – spiega Frattini in una nota diffusa oggi - il coordinamento e la cooperazione operativa per colpire le ‘reti’ di pedofili attraverso l’uso di Internet. Il web è diventato, infatti, il medium più utilizzato per diffondere pornografia infantile, per vendere ed acquistare immagini che rappresentano uno dei più odiosi crimini. Per garantire la tutela e la protezione dell’infanzia, la Commissione Europea sta già lavorando per ‘mettere in rete’ il nuovo Casellario giudiziario europeo, che raccoglierà i dati delle condanne penali riportate da cittadini comunitari e non nei 25 Paesi membri dell’Unione Europea. E le condanne per reati contro i minori saranno le categorie prioritarie per sperimentare questo nuovo dispositivo. A giugno il vicepresidente Frattini presenterà un documento con proposte operative, dedicato interamente alla protezione dei diritti dei bambini. Un quadro integrato europeo, dunque quello prospettato, per contrastare la pedofilia da assimilare, in tutte le legislazioni dei Paesi UE, alle forme più gravi di criminalità organizzata transnazionale. (S.C.)

 

 

I VESCOVI DEL KENYA LANCIANO UNA COLLETTA PER I SEMINARI IN DIFFICOLTA’

 FINANZIARIE, A CAUSA DEL DRASTICO CALO DELLE DONAZIONI DALL’ESTERO

 

NAIROBI. =  “Invitiamo tutti i cattolici del Kenya a contribuire alla formazione dei suoi futuri sacerdoti”. E’ l’appello rivolto dall’arcivescovo Nicodemus Kirima, presidente della Commissione per i Seminari della Conferenza episcopale del Kenya, in una Lettera indirizzata alle diocesi del Paese. I quattro Seminari kenyoti devono infatti fare i conti con crescenti difficoltà finanziarie legate al progressivo venire meno dei finanziamenti dall’estero: nel corso degli anni si è passati da 1000 dollari a studente per anno ad appena 300. Di qui la decisione dei vescovi di correre ai ripari con una raccolta di fondi nelle parrocchie. L’obiettivo, spiegato nella Lettera da mons. Kirima, è di “raccogliere sei milioni di shillings (poco più di 84 mila dollari), di cui due dedicati alle spese generali e quattro assegnati ogni anno ai Seminari per le spese di cui hanno bisogno”. Dall’indipendenza del Kenya, nel 1963, i contributi dall’estero hanno coperto la maggior parte delle spese dei Seminari kenyoti. La riduzione di questi contributi - ha spiegato all’agenzia ecumenica Eni il segretario esecutivo della Commissione episcopale per i Seminari, padre Moses Muraya - è dovuta, da un lato, al taglio dei sussidi della Santa Sede e dall’altro, al calo delle donazioni dai Paesi occidentali. Sulle cause di questo calo padre Muraya non ha dubbi: “Il mondo cambia: i cristiani che ci hanno aiutato in passato sono oggi anziani. Sappiamo inoltre che l’interesse si è oggi spostato ad altri problemi, come l’ambiente. (S.C.)

 

 

AD ASSISI, SI CHIUDE OGGI IL SEMINARIO PROMOSSO

DAL CENTRO NAZIONALE VOCAZIONI, SUL TEMA

“GUIDE SPIRITUALI E TESTIMONI DI SPERANZA PER L’UOMO D’OGGI”

 

ASSISI. = “Un uomo e un cristiano totalmente immerso nel mondo e insieme una figura di grande rilievo spirituale. Un modello per gli uomini d’oggi, soprattutto per quelli che vivono nella politica e nel sociale”.  Questo  è  il “ritratto” di Giorgio La Pira delineato da mons. Lorenzo Ghizzoni, vicedirettore del Centro nazionale vocazioni (CNV), in apertura del seminario sul tema: “Guide spirituali e testimoni di speranza per l’uomo di oggi. Giorgio La Pira, un contemplativo dell’azione”. Il convegno che ha avuto inizio martedì scorso che sta per concludersi, è stato promosso per iniziativa della CEI. “L’intento del seminario – spiega  mons. Ghizzoni all’agenzia SIR – è di fermarci sul tema della vocazione nel mondo. Le vocazioni oggi si devono confrontare con la secolarità”. La direzione spirituale - è la constatazione di fondo del CNV - viene praticata soprattutto negli ambienti formativi del mondo religioso, molto meno nell’ambito giovanile, degli adulti e delle famiglie: di qui la necessità di una “maggiore apertura” in questi ambiti, a partire dalle riflessioni su “testimoni” come La Pira. (S.C.)

 

 

NEL GIORNO DEL “NATALE DI ROMA”, LA CAPITALE INAUGURA IL NUOVO MUSEO DELL’ARA PACIS, REALIZZATO SU PROGETTO DELL’ARCHITETTO RICHARD MEIER

PER MEGLIO CONSERVARE L’ANTICHISSIMO ALTARE VOLUTO DAL SENATO ROMANO

13 ANNI PRIMA DI CRISTO

- A cura di Paolo Ondarza -

 

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ROMA. = Antico e moderno si coniugano nel nuovo Museo dell’Ara Pacis. Il complesso espositivo inaugurato oggi nel giorno del Natale di Roma e progettato da Richard Meier è la prima opera di architettura realizzata nel centro storico di Roma dalla caduta del fascismo ai nostri giorni. L’Ara Pacis rappresenta uno degli esempi più alti dell’arte classica. La sua costruzione fu decretata dal Senato romano nel 13 a.C. per onorare il ritorno di Augusto dalle province di Gallia e di Spagna, dove nel corso di tre anni l’imperatore aveva consolidato il potere di Roma e suo personale, aperto nuove strade, fondato colonie. Sistemata sul lungotevere, l’Ara Pacis ha rischiato di essere compromessa dall’inadeguatezza del suo contenitore, che non poteva isolarla dal traffico, dai gas di scarico, dal surriscaldamento, dall’umidità in risalita e, infine, dalle polveri grasse e acide che si depositavano sui suoi marmi e sugli intonaci. Il nuovo complesso è stato, infatti, progettato nell’ottica delle più avanzate misure di tutela e conservazione del monumento. Una soluzione che ha comportato il montaggio di oltre 1500 metri quadri di vetro temperato. Durante la notte, inoltre, l’illuminazione della nuova teca sarà il punto di riferimento per la zona della città. Uno spazio importante, dunque, che finalmente viene restituito a Roma e che fonde l’artificiale e il naturale, il materiale e il paesaggio, il soggetto architettonico e la città.

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24 ORE NEL MONDO

21 aprile 2006

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

                   

Si aprono nuovi spiragli nella complessa crisi nucleare iraniana: il rappresentante iraniano presso l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) ha dichiarato che l’Iran è disponibile a proseguire pienamente la propria collaborazione con l’AIEA. Il rappresentante iraniano ha affermato, inoltre, che la Repubblica islamica è pronta a sciogliere ogni dubbio sul proprio programma nucleare. Quasi contemporaneamente, il governo russo ha ribadito di essere contrario ad un’operazione militare contro l’Iran e all’introduzione di sanzioni contro Teheran. Potranno essere prese misure restrittive contro la Repubblica islamica – ha precisato il viceministro degli Esteri russo – solo se saranno accertati scopi non civili del programma nucleare iraniano.

 

In Iraq, almeno due persone sono state uccise ed altre 12 sono rimaste ferite in seguito a diversi attacchi sferrati stamani nel Paese arabo. A Baghdad sono stati ritrovati, inoltre, i cadaveri di due uomini e nella città sunnita di Baquba, nel cosiddetto triangolo sunnita, le forze di sicurezza irachene hanno arrestato una ventina di persone. L’Italia ha smentito, intanto, di avere pronto un piano per il rimpatrio immediato del proprio contingente dall’Iraq: il ministro della Difesa, Antonio Martino, ha dichiarato infatti che la notizia data da un quotidiano arabo del ritiro dei soldati italiani da Nassiriya entro pochi giorni è “una bufala”. La Cambogia ha reso noto, inoltre, che non invierà sue truppe in Iraq e in Afghanistan come richiesto dagli Stati Uniti. Non permetterò - ha detto il premier cambogiano - che il mio popolo, dopo aver trascorso trent’anni di sofferenze per colpa della guerra, sia esposto in Iraq a rischi di attacchi e attentati terroristici.

 

Nuove violenze in Afghanistan. Un soldato americano è rimasto ucciso in un attacco condotto dalla guerriglia nella provincia centrale di Oruzgan. La pattuglia stava perlustrando un sospetto deposito di armi.

 

Il Nepal sempre più nel caos a causa dello sciopero generale contro il re Gyanendra, giunto ormai al sedicesimo giorno. Si spera che, sotto le pressioni internazionali in particolare della vicina India, il governo faccia concessioni, dopo la svolta autoritaria dei mesi scorsi. Nel frattempo, è stato prorogato il coprifuoco a Kathmandu con l’obiettivo di bloccare sul nascere la possibilità di nuove proteste dell’opposizione nella capitale. Le accese manifestazioni, che ieri sono costate la vita a 3 persone, stanno provocando una vera emergenza umanitaria. Sulla situazione in Nepal, Giancarlo La Vella ha intervistato Simona Lanzoni, responsabile progetti della Fondazione Pangea, in costante contatto con il Nepal:

 

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R. – La sensazione è che la situazione si stia aggravando. Cominciano a scarseggiare i generi alimentari a Kathmandu. Noi come Fondazione Pangea lavoriamo da un anno in quattro distretti del Nepal, in 5 villaggi, ed abbiamo informazioni che la situazione si sta involgendo in maniera paurosa e velocissimamente. E’ difficile  continuare a lavorare e in ogni caso  è un momento cruciale. Si sta creando questo blocco dell’economia, dei trasporti, e il ruolo delle piccole imprese locali è fondamentale.

 

D.- Dal punto di vista politico, questo scontro tra opposizione e il re Gyanendra alla lunga come potrebbe risolversi?

 

R. – Quello che si richiede è semplicemente un patteggiamento, un venirsi incontro da parte di tutti questi partiti. Loro vorrebbero avviare un percorso di democratizzazione del Paese e quindi riaprire un parlamento, avere delle vere elezioni, quello che non è stato fatto invece a febbraio di quest’anno. La stessa ambasciata americana ha ritirato dal territorio nepalese il suo personale, quindi questo è un forte segnale che comunque il comportamento del re è assurdo rispetto a quello che ci si aspetterebbe da una persona illuminata.

 

D. – Grandi potenze come la Cina e l’India sono preoccupate in questo momento?

 

R. – Credo proprio di sì. Già l’altro mese l’India parlava di un possibile embargo economico e proprio il giorno di Pasqua ha ritirato il suo personale dall’ambasciata  come ha fatto anche l’Australia. Sono segnali forti.

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Il rispetto dei diritti umani, la rivalutazione della moneta cinese, la cooperazione tra Stati Uniti e Cina e la crisi nucleare innescata dalle ambizioni atomiche di Iran e Corea del Nord. Sono alcuni dei temi affrontati ieri, alla Casa Bianca, durante l’incontro tra il presidente americano, George Bush, e il capo di Stato cinese, Hu Jintao. Il servizio di Paolo Mastrolilli:

 

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“Abbiamo fatto progressi nel costruire una relazione candida e cooperativa”: così, il presidente Bush ha commentato il vertice di ieri con il collega cinese Hu Jintao. Ma l’incontro è stato caratterizzato anche da momenti di imbarazzo: la cerimonia di benvenuto sul prato della Casa Bianca è stata interrotta, infatti, da una donna che protestava per la persecuzione del movimento Falun Gong. Il leader americano ha sollevato il problema dei diritti umani e della libertà religiosa. Bush ha anche chiesto al governo di Pechino di aumentare gli sforzi per affrontare le crisi innescate dai programmi nucleari di Corea del Nord e Iran. Quindi, ha sollecitato anche la rivalutazione dello “yuan” perché i controlli statali tengono basso il valore della moneta e danno alle esportazioni cinesi un vantaggio iniquo. Un vantaggio che ha fatto salire a 202 miliardi di dollari il deficit commerciale degli Stati Uniti verso la Repubblica popolare cinese. Hu Jintao ha risposto affermando che bisogna cercare una soluzione diplomatica sull’Iran. Ha promesso collaborazione sulla Corea del Nord e ha dichiarato che la riforma monetaria è già in corso e continuerà. Quindi, il presidente cinese ha rivendicato il diritto di Pechino a non consentire l’indipendenza di Taiwan e, durante la conferenza stampa, ha sorpreso i giornalisti affermando che non può esserci modernizzazione senza democrazia. Poi ha aggiunto di prendere i diritti umani seriamente. Secondo la maggior parte degli analisti, i due leader hanno preso impegni per cooperare, ma hanno raggiunto pochi accordi concreti.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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Ma la dirigenza cinese sta prendendo veramente sul serio il rispetto dei diritti umani soprattutto in campo religioso? Roberto Piermarini lo ha chiesto al Padre Bernardo Cervellera, direttore dell’Agenzia Asia News e autore del libro “Missione Cina”:

 

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R. – Io penso di no; si affermano in teoria alcune cose, come la libertà di religione, e di espressione. Ma, in realtà, tutto avviene sotto il controllo del Partito e delle associazioni patriottiche. Chi celebra la Santa Messa o un servizio religioso nelle case viene imprigionato. Ci sono vescovi, anche cattolici, che sono scomparsi … Quindi, c’è una lacuna tra questi annunci e la realtà che non è ancora stata colmata.

 

D. – Perché negli Stati Uniti cresce il fronte “anti-cinese”? Washington teme Pechino, in questo momento?

 

R. – L’amministrazione americana teme difficoltà nel settore del commercio, perché Pechino ha un credito commerciale altissimo nei confronti degli Stati Uniti: oltre 200 miliardi di dollari. Nello stesso tempo, l’economia cinese è fortissima e frena le importazioni di prodotti americani. Poi c’è anche il problema della pirateria di tutti i prodotti americani.

 

D. – Potrà continuare questo sviluppo della Cina?

 

R. – Il problema della Cina è che ha uno sviluppo in cui si spreca tantissimo la risorsa umana; si pagano troppo poco i lavoratori. La manodopera cinese è quindi molto scontenta. Nello stesso tempo, c’è uno spreco enorme di risorse energetiche: più va avanti questo tipo di sviluppo, più tale sistema rischia di disintegrarsi.

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Tragedia in Russia: almeno due persone sono morte per un incendio divampato, nella notte, in un edificio dell’Università statale di Mosca. Al momento, non sono ancora chiare le cause del rogo che si è sviluppato al 12.mo piano di un residence.

 

Cinque studenti del Kansas sono stati arrestati negli Stati Uniti con l’accusa di aver preparato un piano per compiere una strage in una scuola. Nella stanza di uno dei fermati, la polizia ha trovato pistole, munizioni e messaggi in codice. Secondo gli inquirenti, i ragazzi avevano progettato un’azione simile a quella condotta da due studenti il 20 aprile del 1999 nel liceo Colombine di Denver, in Colorado, e costata la vita a 15 persone.

 

Con 21 salve di cannone, si sono aperti a Windsor i festeggiamenti per gli 80 anni della regina d’Inghilterra, Elisabetta II. Alla regina sono stati inviati numerosi  messaggi di auguri, tra cui quello del presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi, che auspica prosperità e benessere per Elisabetta II, “per l’augusta famiglia e per l’amico popolo del Regno Unito”.

 

 

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