RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 111
- Testo della trasmissione di
venerdì 21 aprile 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Medici senza frontiere lancia l’allarme per un’epidemia di colera in Angola: con noi Luis Encinas
CHIESA E SOCIETA’:
Ad
Assisi, si chiude oggi il seminario promosso dal Centro Nazionale Vocazioni
Spiragli nella crisi nucleare iraniana: il governo
di Teheran si dice pronto a collaborare con l’AIEA
Un franco scambio di
opinioni: è il risultato del colloquio del presidente cinese con Bush alla Casa
Bianca
21 aprile 2006
NEL 2759.MO COMPLEANNO DI ROMA, L’AMMINISTRAZIONE
CAPITOLINA
OFFRE UN CONCERTO IN ONORE DI BENEDETTO XVI, STASERA,
ALL’AUDITORIUM-PARCO DELLA MUSICA.
CON IL PAPA, SARA’ PRESENTE ALL’EVENTO
ANCHE IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA, CARLO AZEGLIO
CIAMPI
La Città Eterna festeggia oggi il suo Natale e, in
occasione del suo 2759.mo compleanno, il comune capitolino offre un concerto
in onore del vescovo di Roma, Benedetto XVI. L’evento musicale avrà
luogo all’Auditorium-Parco della Musica, a partire dalle ore 18.00. Il Papa lascerà Castel Gandolfo intorno alle 17.00,
in elicottero. Quindi, in automobile raggiungerà l’Auditorium, dove ad
aspettarlo ci saranno le massime autorità cittadine e il presidente della
Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi. La
nostra emittente seguirà il concerto con una radiocronaca diretta a partire
dalle 17.50, con commento in italiano sull’onda media di 585 Khz e in
modulazione di frequenza di 105 Mhz. Il compleanno di Roma cade pochi
giorni dopo l’elezione di Benedetto XVI, che fin dai primi giorni del suo Pontificato
ha mostrato un particolare affetto per i fedeli della sua diocesi. Il servizio
di Alessandro Gisotti:
**********
La Baviera e
Roma hanno sempre avuto buoni rapporti, lungo i secoli e da Roma alla Baviera è
venuto il Vangelo. Così, il 25 aprile del 2005, sei giorni dopo la sua
elezione, Benedetto XVI confida - in un’udienza ai suoi connazionali - lo
speciale rapporto tra la sua terra natale e la città di cui è vescovo. Ma già
prima di diventare il 264.mo Successore di Pietro, il cardinale Joseph
Ratzinger si poteva definire un romano d’adozione. Per oltre 23 anni, infatti,
nella veste di prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha
abitato nella Città Eterna. Il 13 maggio dell’anno scorso, il vescovo di Roma
si rivolge con parole affettuose ai sacerdoti della sua diocesi, incontrandoli
nella Basilica di San Giovanni in Laterano. “Conto su di voi, sulla vostra preghiera”, afferma, “perché questa
nostra amata diocesi corrisponda sempre più generosamente alla vocazione che il
Signore le ha affidato”.
Ma Benedetto XVI, proprio come il suo amato predecessore,
non ha mancato di mettersi in sintonia, da subito, con quell’umorismo tipico
del popolo romano. Ecco come, il 12 gennaio scorso, rispondeva al sindaco
capitolino Walter Veltroni, che, durante un incontro, lo aveva salutato in
bavarese:
“Non
sapevo che il sindaco di Roma non solo parlasse romanesco, ma anche bavarese.
Purtroppo non sono in grado di rispondere. Da parte mia, per il prossimo anno,
imparerò qualche parola romanesca”.
E il Papa dimostra anche di conoscere i disagi che i
cittadini di una grande città come Roma incontrano nella quotidianità. Così,
ricevendo in udienza il 25 febbraio la Polizia Municipale, riconosce che
“regolare il traffico” romano “non è sempre facile”, “specialmente in occasioni
di grandi affluenze di pellegrini”. Come Giovanni Paolo II, Benedetto XVI si
reca nelle parrocchie romane e mantiene la tradizione della visita al Presepio
dei Netturbini. Proprio in tale occasione, il 5 gennaio scorso, sottolinea che
la bellezza di Roma rende “così ospitale la nostra città, capitale del mondo in
molti sensi”.
***********
=======ooo=======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina l’Iraq:a Baghdad sequestrati
sei civili.
Servizio vaticano – L’omelia del cardinale Rouco
Varala, Inviato speciale del Santo Padre a Javier, in Spagna, in occasione del
quinto centenario della nascita di San Francesco Saverio.
Servizio estero - Per la rubrica dell’“Atlante
geopolitica”, un articolo di Giuseppe Maria Petrone dal titolo “Chernobyl: un
severo monito per l’umanità”.
Servizo culturale - Un articolo di Michele
Piccirillo dal titolo “Sulla Tomba di Cristo il giuramento degli antichi
Cavalieri del Santo Sepolcro”: pubblicati i registri conservati nell’Archivio
Storico della Custodia di Terra Santa.
Servizio italiano - In rilievo la politica. Camera:
entro lunedì la scelta sulla presidenza.
=======ooo=======
21 aprile 2006
MEDICI
SENZA FRONTIERE LANCIA L’ALLARME PER UN’EPIDEMIA DI COLERA IN ANGOLA
- Con
noi, Luis Encinas -
Situazione drammatica in
Angola, per un’epidemia di colera senza precedenti per il Paese africano.
Seimila i casi già registrati, mentre sarebbero oltre 400 i morti. Eppure il
governo angolano non ha ancora decretato lo stato d’emergenza. A denunciare
questa difficilissima situazione è l’Organizzazione Medici senza Frontiere, che
da anni opera nel Paese. Ma qual è la situazione in questi ultimi giorni?
Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Luis Encinas, coordinatore medico per
l’emergenza colera in Angola:
**********
R. – Attualmente la situazione è più o meno la stessa. Si
registrano 350-400 nuovi casi al giorno, solo nella provincia di Luanda, con un totale di quasi 6000 casi.
D. – Nel vostro appello denunciate anche la mancanza di
rifornimenti di materiale medico e di operatori sanitari …
R. – Si tratta di una situazione abbastanza inquietante.
Non abbiamo uno stock nazionale di medicine cui far riferimento per rispondere
alla situazione di crisi. Dobbiamo aiutare il ministero e le autorità locali a
formare un centro di smistamento per affrontare questa drammatica situazione.
D. – Il vero problema è che il governo di Luanda non ha
decretato lo stato d’emergenza e dunque la comunità internazionale non può
intervenire. Perché questa decisione da parte dell’esecutivo angolano?
R. – Non lo so esattamente. Per il momento è stato
decretato solo lo stato di epidemia di colera, non un’emergenza internazionale,
forse per ragioni che noi qui non conosciamo, ma che sono di natura politica.
Adesso cerchiamo di risolvere questo problema che esiste a Luanda, ma anche
nelle province vicine.
D. – Quali sono le cause che hanno scatenato questa
epidemia?
R. – La causa principale è la sovrappopolazione di Luanda
verificatasi in questi ultimi due anni in condizioni sanitarie ed igieniche
disastrose.
D. – Che cosa può fare attualmente la comunità
internazionale per aiutare la popolazione angolana?
R. – Soprattutto conoscere la realtà sul posto, non
occultarla e sensibilizzare quante più persone è possibile a questo tipo di
problemi.
**********
UN
‘DECALOGO’ PER PARLARE CORRETTAMENTE DI ISLAM:
L’INIZIATIVA
ALLO STUDIO DELL’UNIONE EUROPEA
-
Intervista a Mario Scialoja -
Sull’onda
delle accese polemiche, fino alle rappresaglie violente, per la pubblicazione
in diversi Paesi delle vignette blasfeme su Maometto – ultimo caso pochi giorni
fa in Italia per una vignetta dove il Profeta appariva ritratto all’Inferno –
l’Unione europea sta approntando un lessico politicamente corretto nei
confronti della religione islamica. Il servizio di Roberta Gisotti:
**********
Una sorta di decalogo su “Islam, linguaggio e relazioni
internazionali” sarà presentato al prossimo Consiglio Europeo di giugno. Sotto
accusa espressioni come ‘terrorismo islamico’, laddove i terroristi invocano in
modo arbitrario insegnamenti religiosi. O anche parole come ‘fondamentalista’ e
‘islamico’ usate come sinonimi di ‘estremista’, ‘fiancheggiatore’ o
‘protagonista’ di azioni terroristiche, e poi il termine jihad, inteso come
guerra armata contro gli infedeli. Sulla complessa e delicata questione si
interrogano anche i musulmani di fronte ad un mondo in rapidissima evoluzione,
dove popoli, culture e religioni si ritrovano in coabitazioni anche mediatiche,
impensabili fino a pochi anni fa. Ne hanno parlato di recente a Vienna gli Imam
europei. E non mancano autocritiche per migliorare l’immagine dell’Islam nel
mondo e per affrontare le sfide della globalizzazione, come ha sollecitato il
Consiglio superiore degli affari islamici, riunito alcuni giorni fa al Cairo.
Ma basterà un decalogo di parole vietate o consigliate a far progredire la
causa di una civile e democratica integrazione? Lo chiediamo al dott. Mario
Scialoja, direttore della sezione italiana della Lega mondiale musulmana:
R. – Dunque, il decalogo – chiaramente vorrei averlo sotto
agli occhi, per poterlo giudicare – mi sembra certamente un passo utile.
Sull’Islam circolano una quantità di luoghi comuni, che si concretano molto
spesso in parole, come ad esempio il termine ‘jihad’, da lei menzionato, che
nel Corano significa sforzo interiore per superare le difficoltà, per evitare
di commettere peccati, e non significa certo ‘guerra’ più o meno ‘santa’!
Quindi, è certamente un utile passo.
Poi, bisogna vedere, naturalmente, questo decalogo come e quanto sarà recepito
dagli organi di stampa, che molto spesso sono gli autori dei ‘misfatti’
peggiori: vediamo quelle sfortunate vignette pubblicate da un giornale danese
alcuni mesi fa. Il decalogo è dunque un primo passo utile. Chiaramente, il
dialogo richiede ben più: richiede una conoscenza reciproca, richiede
l’insegnamento, richiede gruppi di contatto, a tutti i livelli, non solamente
religioso. Il dialogo riguarda una politica d’integrazione che superi i difetti
ormai evidenti dei modelli di integrazione seguiti fino ad oggi … Però, è un
primo passo interessante, veramente utile.
D. – C’è dunque
bisogno di dialogo, dott. Scaloja, e di interrogarsi su questi temi anche
all’interno del mondo musulmano?
R. – Certamente! Ci troviamo in un’epoca di evoluzioni
tumultuose, un’epoca nella quale le società diventano sempre più
multiculturali, multireligiose, nelle quali vengono accostate e si mischiano
tra loro tradizioni non solamente religiose ma anche culturali, anche abitudini
e modelli di vita … Dobbiamo imparare a non aver paura dell’altro, a comprendere
che siamo tutti partecipi di una stessa umanità che però, chiaramente, nel
corso della storia, ha sviluppato delle tendenze, delle convenzioni, delle
ideologie separate ma che devono convivere. Quello che dobbiamo superare è
quello che fino adesso è stato forse parte del nostro DNA: vale a dire la paura
di ciò che non conosciamo.
**********
L’ASSEMBLEA
DELLE RELIGIOSE ITALIANE A ROMA SULL’EVANGELIZZAZIONE OGGI
-
Intervista con suor Giuseppina Alberghina -
“Laici e religiosi nel cammino dell’evangelizzazione oggi”: questo
il tema dell’Assemblea Nazionale dell’USMI, Unione Superiore Maggiori d’Italia,
che si conclude oggi. Si tratta della
53ª Assemblea ed è iniziata mercoledì scorso presso la Pontificia Università Urbaniana. Quali sfide sono emerse lo spiega, nell’intervista di Giovanni Peduto, la vicepresidente dell’USMI, suor Giuseppina Alberghina:
**********
R. – L’Unione delle Superiore maggiori d’Italia (Usmi) ha
voluto in questa Assemblea mettere a fuoco l’urgenza e la responsabilità
dell’evangelizzazione e della trasmissione della fede alle nuove generazioni.
E’ un compito particolarmente impegnativo in un contesto culturale e sociale
notevolmente mutato anche solo rispetto a un decennio fa. Una delle difficoltà
dell’evangelizzazione oggi ci pare sia proprio quella di esprimere la fede
cristiana in modo trasparente ed inequivocabile, offrendo segni di una identità
chiara e di uno stile di vita attraente che si distingua dalle logiche e dal
modo di fare “mondano”. La speranza è che attraverso la testimonianza di una
vita completamente consegnata all’Amore di Dio, il mondo si scopra amato da
Dio.
D. – Si devono percorrere nuove strade oggi per portare
Cristo al mondo?
R. – Forse sono le strade della Chiesa dei primi secoli,
nei quali la radicalità dell’adesione a Cristo, avvenuta con il Battesimo,
rendeva visibile la vita nuova in Cristo e specialmente quell’Amore agapico che
perdona e conquista a Cristo anche i persecutori. Oggi noi possiamo attingere a
piene mani dalla Tradizione ecclesiale che ci ha trasmesso l’esperienza di fede
in molti modi, a partire dal monachesimo, che divenne ben resto icona
emblematica della vita cristiana.
D. – Come possono collaborare laici e religiosi nella
missione?
R. – Occorre partire da
quell’ecclesiologia di comunione che colloca nel giusto contesto ecclesiale,
nella Chiesa come mistero e Corpo di Cristo, le diverse vocazioni, che sono
sempre e per tutti chiamate alla sequela di Cristo per l’annuncio della salvezza.
Perciò, le vocazioni cristiane sono interne l’una all’altra. Nell’estremismo
della fede dei “religiosi”, nella loro memoria escatologica, nella loro attesa impaziente della
parusia, il mondo ha sempre trovato la sua misura, il metro di paragone, il
“canone dell’esistenza”. Se laici e religiosi ontologicamente sono uguali in
forza del Battesimo, nel cammino della fede e della vita spirituale i religiosi ricevono il dono di significare in modo visibile la
radicalità dell’appartenenza a Dio, assumendo una forma di vita che si
differenzia da quella dei laici. Nella Chiesa, i laici ricordano che c’è
una giustificazione religiosa del mondo in sé, in quanto creatura di Dio,
perciò lavorano alla trasformazione e alla santificazione del mondo. I religiosi,
con la loro memoria escatologica, ricordano
che il temporale rischia di divenire mondano, quando i mezzi offuscano i fini.
D. – Cosa può dare di specifico la donna
all’evangelizzazione?
R. – E’ la specificità di Maria, che ha generato il Verbo
nell’ascolto attento della Parola e nel sì incondizionato al progetto di
salvezza del Padre, che si è lasciata fecondare dallo Spirito santo. E’ la
specificità delle “Mirofore”, che sono le donne con le mani piene di profumi
che vanno al sepolcro, trovano la tomba vuota e ricevono l'annuncio che Cristo
è Vivo, è Risorto. Con ancora tra le mani il profumo del loro amore e ancora
viva la loro preghiera, corrono per annunciare agli apostoli che Cristo è il
Vivente! La loro corsa simboleggia la corsa della Chiesa lungo i secoli, per
annunciare la buona notizia della Risurrezione. E' il cammino
dell'Evangelizzazione. "Non temete. Andate ad annunciare ai miei fratelli
che vadano in Galilea. Là mi vedranno " (Mt. 28,10). Nella Galilea della
storia, la fede delle donne, come profumo, riempie la Chiesa e il mondo ed
attira a Gesù.
D. – Che fare di fronte al secolarismo?
R. – Occorre anzitutto purificare il secolarismo che abita
i nostri cuori e contamina anche le nostre istituzioni ecclesiali. Si tratta di
lottare per giungere ad una mentalità di fede che riconosce a Dio il primo
posto e apre il presente all’orizzonte escatologico, quello della salvezza di
Cristo a noi offerta, che vince il peccato e la morte.
D. – Quali esperienze avete con i giovani? Sono
interessati a Cristo? Sono pronti a vivere l’avventura del Vangelo?
R. – Là dove i giovani trovano delle religiose trasparenti
della Verità e dell’Amore di Cristo sanno riconoscere il mistero della sua
Presenza e come le api il miele lo cercano anche nel volto segnato dagli anni e
dall’esperienza vitale di Cristo. Ci pare che i giovani sono molto interessati
a Cristo, ma un Cristo vivente che traspare nei gesti e nella vita di chi lo ha
veramente incontrato. Sono pronti a vivere l’Avventura del Vangelo là dove una
dimensione veramente spirituale introduce all’Amore e alla Bellezza di Dio.
**********
E’
STATO SCELTO UN PROGAMMA MOZARTIANO PER IL CONCERTO VOLUTO
DAL
COMUNE DI ROMA IN ONORE DEL PAPA ALL’AUDITORIUM PARCO DELLAMUSICA,
OGGI
POMERIGGIO, NEL NATALE DI ROMA
-
Servizio di Luca Pellegrini -
**********
Nel giorno in cui Roma ricorda la sua antica origine e la
musica di Mozart ne amplifica fastosamente la memoria, Benedetto XVI visita il
Parco della Musica e l’Auditorium disegnato da Renzo Piano ed insieme al Capo
dello Stato italiano, Carlo Azeglio Ciampi, partecipa a questo evento offrendo
una testimonianza di affetto per la Città eterna e di amore per le arti che la
contraddistinguono. Nell’Auditorium dedicato alla Santa patrona dell’omonima,
storica Accademia, quella di Santa Cecilia, l’Orchestra e il Coro dell’antica
Istituzione romana eseguiranno un programma tutto mozartiano, con il contributo
del soprano Laura Aikin impegnata nell’aria “Vorrei
spiegarvi oh Dio” e nella virtuosistica aria di Kostanze dal Ratto dal serraglio. Vi sono molti,
suggestivi momenti nel concerto, che sarà diretto dal russo Vladimir Jurowski,
al quale abbiamo chiesto come personalmente vive questo appuntamento:
R. – Per me, soprattutto è un grande onore essere stato
invitato a partecipare a questo concerto, non essendo né romano né italiano e
nemmeno cattolico … ma con questa orchestra ci unisce un’amicizia di quasi
dieci anni. Ovviamente, questa per me è una grandissima occasione, soprattutto
dare questo concerto davanti al Papa con la musica di Mozart, nell’Anno
mozartiano, sapendo poi che il Papa stesso è un musicista, inoltre un tedesco …
Io qui mi sento anche un po’ rappresentante della cultura tedesca, perché vivo
in Germania da quasi 16 anni. Sono molto, molto felice di poter eseguire Mozart
a Roma in questo giorno particolare!
D. – Come è stata dettata la scelta dei brani mozartiani
in programma?
R. – Abbiamo lasciato tutti i pezzi di Mozart che facciamo
in concerto e, poi, sono stati aggiunti pezzi – per quanto ho capito – che sono
stati proposti dal Papa: per esempio il Kyrie. E’ un pezzo che si sente
raramente nei concerti: è stato scritto a Monaco, durante il periodo
dell’“Idomeneo”, e poi è un pezzo che era stato previsto come la prima parte di
una Messa rimasta incompiuta, ma comunque è un bellissimo esempio di Mozart
maturo, sulla via della “Messa in do minore”, soprattutto verso il “Requiem”.
Poi c’è il famosissimo “Ave Verum”, che è uno dei capolavori assoluti
dell’ultimo Mozart, e poi – ovviamente – il coro finale del “Flauto Magico”.
Secondo me, è una cosa molto simbolica che noi finiamo il concerto con questo
pezzo, perché l’idea di questa musica, di quest’Opera, è di unire tutte le
genti del mondo, nonostante la loro diversa fede, la loro diversa religione. Questo,
secondo me, è un simbolo molto importante per il nostro tempo.
**********
=======ooo=======
21
aprile 2006
NEL QUINTO CENTENARIO DELLA BASILICA VATICANA, LA
CEI ORGANIZZA
PER MAGGIO UN PELLEGRINAGGIO GIOVANILE DAL TITOLO
“AD LIMINA PETRI”. L’ITINERIARIO SI SNODERA’ LUNGO LE TAPPE DELL’ANTICA VIA FRANCIGENA
E PERMETTERA’ AI GIOVANI DI INCONTRARE I FEDELI DI 22 DIOCESI
- A cura di Alessandro De Carolis -
ROMA. = Un gruppo di persone in
viaggio con bastone e bisaccia, i pochi effetti personali racchiusi in fagotti,
incolonnate dietro un’insegna raffigurante una chiave. Scene come questa
diventano frequenti tra la fine del 900 dopo Cristo e l’inizio del millennio
successivo, lungo l’ideale dorsale geografica che conduce da Canterbury a Roma,
passando per la Francia e la Svizzera. Sono le colonne di pellegrini che
percorrono a piedi – 20-25 km al giorno - la cosiddetta “Via Francigena”:
itinerario penitenziale in terra, dietro la “chiave” di S. Pietro, “alla
ricerca – come era in uso dire allora - della Perduta Patria Celeste”. La Via
Francigena, come il “Camino” di Santiago de Compostela, sono una prova arrivata
fino a noi di come l’Europa abbia posseduto sin dai suoi albori radici
cristiane condivise, che si intrecciano dal Canale della Manica al
Mediterraneo. Su parte di questo antichissimo percorso, si snoderà tra il 19
maggio e il 28 giugno prossimi il pellegrinaggio “Ad limina Petri”, organizzato
dalla CEI, che condurrà i giovani dalla città piemontese di Susa a Roma,
all’incontro con Benedetto XVI, nell’anno in cui la Basilica di San Pietro
festeggia i 5 secoli di vita. L’iniziativa, articolata in 42 tappe, toccherà 22
diocesi italiane e permetterà ai giovani che vi aderiranno di rivivere
l’esperienza di fede che animava i pellegrini di altre epoche della Chiesa. La
proposta di percorrere a piedi la Via Francigena, nel tratto italiano, “è
quanto mai affascinante e meritevole di attenzione”, scrivono i vescovi delle
diocesi interessate in un messaggio congiunto ai giovani pellegrini.
“Esperienze di questo genere sono in grado di portare a consapevolezza e
fissare per sempre i principi fondamentali della vita di fede di una persona”.
Così come i pellegrini di un tempo – detti “giacobei”, “romei” o “palmieri” a
seconda se la loro meta fosse Santiago, Roma o Gerusalemme – anche i pellegrini
di “Ad limina Petri” avranno con sé un documento di viaggio che attesterà, con
timbri delle diocesi, attraversate le singole tappe compiute dai pellegrini,
che potranno iscriversi anche solo per un week-end ad una esperienza che unisce
fede, storia e cultura.
UNA NUOVA STRATEGIA DI LOTTA ALLA PEDOFILIA SARA’
PRESTO AVVIATA IN AMBITO EUROPEO, INCENTRATA SU UN COMUNE “CASELLARIO GIUDIZIARIO
TELEMATICO” : LO HA RESO NOTO il VICE PRESIDENTE DELLA
COMMISSIONE EUROPEA,
GIUSTIZIA SICUREZZA E LIBERTÀ, FRANCO FRATTINI
BRUXELLES. = Nuove misure per rafforzare la lotta alla
pedofilia saranno presentate dal
vicepresidente della Commissione Europea, Giustizia Sicurezza e Libertà, Franco
Frattini, dopo i recenti arresti in Italia di 18 persone accusate di abusi e
violenze ai danni di almeno 200 bambini, tra gli 8 ed i 14 anni. Obiettivi fondamentali di una nuova strategia repressiva della
Commissione sarà – spiega Frattini in una nota diffusa oggi - il coordinamento
e la cooperazione operativa per colpire le ‘reti’ di pedofili attraverso l’uso
di Internet. Il web è diventato, infatti, il medium più utilizzato per diffondere
pornografia infantile, per vendere ed acquistare immagini che rappresentano uno
dei più odiosi crimini. Per garantire la tutela e la protezione dell’infanzia,
la Commissione Europea sta già lavorando per ‘mettere in rete’ il nuovo
Casellario giudiziario europeo, che raccoglierà i dati delle condanne penali
riportate da cittadini comunitari e non nei 25 Paesi membri dell’Unione Europea.
E le condanne per reati contro i minori saranno le categorie prioritarie per sperimentare
questo nuovo dispositivo. A giugno il vicepresidente Frattini presenterà un documento
con proposte operative, dedicato interamente alla protezione dei diritti dei bambini.
Un quadro integrato europeo, dunque quello prospettato, per contrastare la
pedofilia da assimilare, in tutte le legislazioni dei Paesi UE, alle forme più
gravi di criminalità organizzata transnazionale. (S.C.)
I VESCOVI DEL KENYA LANCIANO UNA
COLLETTA PER I SEMINARI IN DIFFICOLTA’
FINANZIARIE, A CAUSA DEL DRASTICO CALO DELLE DONAZIONI DALL’ESTERO
NAIROBI. =
“Invitiamo tutti i cattolici del Kenya a contribuire alla formazione dei
suoi futuri sacerdoti”. E’ l’appello rivolto dall’arcivescovo Nicodemus Kirima,
presidente della Commissione per i Seminari della Conferenza episcopale del
Kenya, in una Lettera indirizzata alle diocesi del Paese. I quattro Seminari
kenyoti devono infatti fare i conti con crescenti difficoltà finanziarie legate
al progressivo venire meno dei finanziamenti dall’estero: nel corso degli anni
si è passati da 1000 dollari a studente per anno ad appena 300. Di qui la
decisione dei vescovi di correre ai ripari con una raccolta di fondi nelle
parrocchie. L’obiettivo, spiegato nella Lettera da mons. Kirima, è di
“raccogliere sei milioni di shillings (poco più di 84 mila dollari), di cui due
dedicati alle spese generali e quattro assegnati ogni anno ai Seminari per le
spese di cui hanno bisogno”. Dall’indipendenza del Kenya, nel 1963, i
contributi dall’estero hanno coperto la maggior parte delle spese dei Seminari
kenyoti. La riduzione di questi contributi - ha spiegato all’agenzia ecumenica
Eni il segretario esecutivo della Commissione episcopale per i Seminari, padre
Moses Muraya - è dovuta, da un lato, al taglio dei sussidi della Santa Sede e
dall’altro, al calo delle donazioni dai Paesi occidentali. Sulle cause di
questo calo padre Muraya non ha dubbi: “Il mondo cambia: i cristiani che ci hanno
aiutato in passato sono oggi anziani. Sappiamo inoltre che l’interesse si è
oggi spostato ad altri problemi, come l’ambiente. (S.C.)
AD ASSISI, SI CHIUDE OGGI IL SEMINARIO PROMOSSO
DAL
CENTRO NAZIONALE VOCAZIONI, SUL TEMA
“GUIDE
SPIRITUALI E TESTIMONI DI SPERANZA PER L’UOMO D’OGGI”
ASSISI. = “Un uomo e un
cristiano totalmente immerso nel mondo e insieme una figura di grande rilievo
spirituale. Un modello per gli uomini d’oggi, soprattutto per quelli che vivono
nella politica e nel sociale”.
Questo è il “ritratto” di Giorgio La Pira delineato
da mons. Lorenzo Ghizzoni, vicedirettore del Centro nazionale vocazioni (CNV),
in apertura del seminario sul tema: “Guide spirituali e testimoni di speranza
per l’uomo di oggi. Giorgio La Pira, un contemplativo dell’azione”. Il convegno
che ha avuto inizio martedì scorso che sta per concludersi, è stato promosso
per iniziativa della CEI. “L’intento del seminario – spiega mons. Ghizzoni all’agenzia SIR – è di
fermarci sul tema della vocazione nel mondo. Le vocazioni oggi si devono
confrontare con la secolarità”. La direzione spirituale - è la constatazione di
fondo del CNV - viene praticata soprattutto negli ambienti formativi del mondo
religioso, molto meno nell’ambito giovanile, degli adulti e delle famiglie: di
qui la necessità di una “maggiore apertura” in questi ambiti, a partire dalle riflessioni
su “testimoni” come La Pira. (S.C.)
NEL GIORNO DEL “NATALE DI ROMA”, LA CAPITALE
INAUGURA IL NUOVO MUSEO DELL’ARA PACIS, REALIZZATO SU PROGETTO DELL’ARCHITETTO
RICHARD MEIER
PER MEGLIO CONSERVARE L’ANTICHISSIMO ALTARE VOLUTO
DAL SENATO ROMANO
13 ANNI PRIMA DI CRISTO
- A cura di Paolo Ondarza -
**********
ROMA. =
Antico e moderno si coniugano nel nuovo Museo dell’Ara Pacis. Il complesso espositivo
inaugurato oggi nel giorno del Natale di Roma e progettato da Richard Meier è
la prima opera di architettura realizzata nel centro storico di Roma dalla
caduta del fascismo ai nostri giorni. L’Ara Pacis rappresenta uno degli esempi
più alti dell’arte classica. La sua costruzione fu decretata dal Senato romano
nel 13 a.C. per onorare il ritorno di Augusto dalle province di Gallia e di
Spagna, dove nel corso di tre anni l’imperatore aveva consolidato il potere di
Roma e suo personale, aperto nuove strade, fondato colonie. Sistemata sul lungotevere,
l’Ara Pacis ha rischiato di essere compromessa dall’inadeguatezza del suo
contenitore, che non poteva isolarla dal traffico, dai gas di scarico, dal surriscaldamento,
dall’umidità in risalita e, infine, dalle polveri grasse e acide che si
depositavano sui suoi marmi e sugli intonaci. Il nuovo complesso è stato,
infatti, progettato nell’ottica delle più avanzate misure di tutela e
conservazione del monumento. Una soluzione che ha comportato il montaggio di
oltre 1500 metri quadri di vetro temperato. Durante la notte, inoltre,
l’illuminazione della nuova teca sarà il punto di riferimento per la zona della
città. Uno spazio importante, dunque, che finalmente viene restituito a Roma e
che fonde l’artificiale e il naturale, il materiale e il paesaggio, il soggetto
architettonico e la città.
**********
========ooo========
21
aprile 2006
- A cura
di Amedeo Lomonaco -
Si aprono nuovi spiragli nella
complessa crisi nucleare iraniana: il rappresentante iraniano presso l’Agenzia
internazionale per l’energia atomica (AIEA) ha dichiarato che l’Iran è
disponibile a proseguire pienamente la propria collaborazione con l’AIEA. Il
rappresentante iraniano ha affermato, inoltre, che la Repubblica islamica è
pronta a sciogliere ogni dubbio sul proprio programma nucleare. Quasi
contemporaneamente, il governo russo ha ribadito di essere contrario ad
un’operazione militare contro l’Iran e all’introduzione di sanzioni contro
Teheran. Potranno essere prese misure restrittive contro la Repubblica islamica
– ha precisato il viceministro degli Esteri russo – solo se saranno accertati
scopi non civili del programma nucleare iraniano.
In Iraq, almeno due persone sono
state uccise ed altre 12 sono rimaste ferite in seguito a diversi attacchi
sferrati stamani nel Paese arabo. A Baghdad sono stati ritrovati, inoltre, i
cadaveri di due uomini e nella città sunnita di Baquba, nel cosiddetto
triangolo sunnita, le forze di sicurezza irachene hanno arrestato una ventina
di persone. L’Italia ha smentito, intanto, di avere pronto un piano per il
rimpatrio immediato del proprio contingente dall’Iraq: il ministro della
Difesa, Antonio Martino, ha dichiarato infatti che la notizia data da un
quotidiano arabo del ritiro dei soldati italiani da Nassiriya entro pochi giorni
è “una bufala”. La Cambogia ha reso noto, inoltre, che non invierà sue truppe
in Iraq e in Afghanistan come richiesto dagli Stati Uniti. Non permetterò - ha detto il premier cambogiano - che il
mio popolo, dopo aver trascorso trent’anni di sofferenze per colpa della
guerra, sia esposto in Iraq a rischi di attacchi e attentati terroristici.
Nuove
violenze in Afghanistan. Un soldato americano è rimasto ucciso in un attacco
condotto dalla guerriglia nella provincia centrale di Oruzgan. La pattuglia stava perlustrando un sospetto
deposito di armi.
Il Nepal sempre più nel caos a
causa dello sciopero generale contro il re Gyanendra, giunto ormai al
sedicesimo giorno. Si spera che, sotto le pressioni internazionali in
particolare della vicina India, il governo faccia concessioni, dopo la svolta
autoritaria dei mesi scorsi. Nel frattempo, è stato prorogato il coprifuoco a
Kathmandu con l’obiettivo di bloccare sul nascere la possibilità di nuove
proteste dell’opposizione nella capitale. Le
accese manifestazioni, che ieri sono costate la vita a 3 persone, stanno
provocando una vera emergenza umanitaria. Sulla situazione in Nepal, Giancarlo
La Vella ha intervistato Simona Lanzoni, responsabile progetti della Fondazione
Pangea, in costante contatto con il Nepal:
**********
R. – La sensazione è che la
situazione si stia aggravando. Cominciano a scarseggiare i generi alimentari a
Kathmandu. Noi come Fondazione Pangea lavoriamo da un anno in quattro distretti
del Nepal, in 5 villaggi, ed abbiamo informazioni che la situazione si sta
involgendo in maniera paurosa e velocissimamente. E’ difficile continuare a lavorare e in ogni caso è un momento cruciale. Si sta creando questo
blocco dell’economia, dei trasporti, e il ruolo delle piccole imprese locali è
fondamentale.
D.- Dal punto di vista politico,
questo scontro tra opposizione e il re Gyanendra alla lunga come potrebbe
risolversi?
R. – Quello che si richiede è
semplicemente un patteggiamento, un venirsi incontro da parte di tutti questi
partiti. Loro vorrebbero avviare un percorso di democratizzazione del Paese e
quindi riaprire un parlamento, avere delle vere elezioni, quello che non è
stato fatto invece a febbraio di quest’anno. La stessa ambasciata americana ha
ritirato dal territorio nepalese il suo personale, quindi questo è un forte
segnale che comunque il comportamento del re è assurdo rispetto a quello che ci
si aspetterebbe da una persona illuminata.
D. – Grandi potenze come la Cina
e l’India sono preoccupate in questo momento?
R. – Credo proprio di sì. Già l’altro
mese l’India parlava di un possibile embargo economico e proprio il giorno di
Pasqua ha ritirato il suo personale dall’ambasciata come ha fatto anche l’Australia. Sono segnali forti.
**********
Il rispetto dei diritti umani,
la rivalutazione della moneta cinese, la cooperazione tra Stati Uniti e Cina e
la crisi nucleare innescata dalle ambizioni atomiche di Iran e Corea del Nord.
Sono alcuni dei temi affrontati ieri, alla Casa Bianca, durante l’incontro tra
il presidente americano, George Bush, e il capo di Stato cinese, Hu Jintao. Il
servizio di Paolo Mastrolilli:
**********
“Abbiamo fatto progressi nel
costruire una relazione candida e cooperativa”: così, il presidente Bush ha
commentato il vertice di ieri con il collega cinese Hu Jintao. Ma l’incontro è
stato caratterizzato anche da momenti di imbarazzo: la cerimonia
di benvenuto sul prato della Casa Bianca è stata interrotta, infatti, da una
donna che protestava per la persecuzione del movimento Falun Gong. Il leader americano ha
sollevato il problema dei diritti umani e della libertà religiosa. Bush ha
anche chiesto al governo di Pechino di aumentare gli sforzi per affrontare le
crisi innescate dai programmi nucleari di Corea del Nord e Iran. Quindi, ha
sollecitato anche la rivalutazione dello “yuan” perché i controlli statali
tengono basso il valore della moneta e danno alle esportazioni cinesi un
vantaggio iniquo. Un vantaggio che ha fatto salire a 202 miliardi di dollari il
deficit commerciale degli Stati Uniti verso la Repubblica popolare cinese. Hu
Jintao ha risposto affermando che bisogna cercare una soluzione diplomatica
sull’Iran. Ha promesso collaborazione sulla Corea del Nord e ha dichiarato che
la riforma monetaria è già in corso e continuerà. Quindi, il presidente cinese
ha rivendicato il diritto di Pechino a non consentire l’indipendenza di Taiwan
e, durante la conferenza stampa, ha sorpreso i giornalisti affermando che non
può esserci modernizzazione senza democrazia. Poi ha aggiunto di prendere i
diritti umani seriamente. Secondo la maggior parte degli analisti, i due leader
hanno preso impegni per cooperare, ma hanno raggiunto pochi accordi concreti.
Da New York, per la Radio
Vaticana, Paolo Mastrolilli.
**********
Ma la dirigenza cinese sta prendendo veramente sul serio il rispetto
dei diritti umani soprattutto in campo religioso? Roberto Piermarini lo ha chiesto
al Padre Bernardo Cervellera, direttore dell’Agenzia Asia News e autore del
libro “Missione Cina”:
**********
R. – Io penso di no; si
affermano in teoria alcune cose, come la libertà di religione, e di
espressione. Ma, in realtà, tutto avviene sotto il controllo del Partito e
delle associazioni patriottiche. Chi celebra la Santa Messa o un servizio religioso
nelle case viene imprigionato. Ci sono vescovi, anche cattolici, che sono scomparsi
… Quindi, c’è una lacuna tra questi annunci e la realtà che non è ancora stata
colmata.
D. – Perché negli Stati Uniti
cresce il fronte “anti-cinese”? Washington teme Pechino, in questo momento?
R. – L’amministrazione americana
teme difficoltà nel settore del commercio, perché Pechino ha un credito
commerciale altissimo nei confronti degli Stati Uniti: oltre 200 miliardi di
dollari. Nello stesso tempo, l’economia cinese è fortissima e frena le importazioni
di prodotti americani. Poi c’è anche il problema della pirateria di tutti i
prodotti americani.
D. – Potrà continuare questo
sviluppo della Cina?
R. – Il problema della Cina è
che ha uno sviluppo in cui si spreca tantissimo la risorsa umana; si pagano
troppo poco i lavoratori. La manodopera cinese è quindi molto scontenta. Nello
stesso tempo, c’è uno spreco enorme di risorse energetiche: più va avanti
questo tipo di sviluppo, più tale sistema rischia di disintegrarsi.
**********
Tragedia
in Russia: almeno due persone sono morte per un incendio divampato, nella
notte, in un edificio dell’Università statale di Mosca. Al momento, non sono
ancora chiare le cause del rogo che si è sviluppato al 12.mo piano di un
residence.
Cinque studenti del Kansas sono
stati arrestati negli Stati Uniti con l’accusa di aver preparato un piano per
compiere una strage in una scuola. Nella stanza di uno dei fermati, la polizia
ha trovato pistole, munizioni e messaggi in codice.
Secondo gli inquirenti, i ragazzi avevano progettato un’azione simile a quella
condotta da due studenti il 20 aprile del 1999 nel liceo
Colombine di Denver, in Colorado, e costata la vita a 15 persone.
Con 21 salve di cannone, si sono aperti
a Windsor i festeggiamenti per gli 80 anni della regina d’Inghilterra,
Elisabetta II. Alla regina sono stati inviati numerosi messaggi di auguri, tra cui quello del
presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi, che auspica
prosperità e benessere per Elisabetta II, “per l’augusta famiglia e per l’amico
popolo del Regno Unito”.
=======ooo========