RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 110 - Testo della trasmissione di giovedì 20 aprile 2006
IL
PAPA E
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Il premier iracheno
rimette il suo mandato, mentre slitta la nomina dei vertici dello Stato
In Nepal, almeno due morti
tra i manifestanti attaccati dalla polizia per aver violato il coprifuoco.
20
aprile 2006
MITEZZA E FERMEZZA:
SULLO STILE DI BENEDETTO XVI NEL PRIMO ANNO
DEL SUO PONTIFICATO, LE RIFLESSIONI DEL BIBLISTA, MONS. GIANFRANCO RAVASI,
DEL FILOSOFO VITTORIO POSSENTI E DEL COORDINATORE
DI
RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO, SALVATORE MARTINEZ
Essere “pastore mite e fermo della sua Chiesa”: così, nel primo
anniversario del suo Pontificato, Benedetto XVI ha sottolineato – ieri all’udienza
generale – con quale spirito viva la sua missione
apostolica di Successore di Pietro. Sulla mite fermezza del Papa teologo e la
sua capacità di confrontarsi con gli intellettuali laici, il servizio di Alessandro
Gisotti:
**********
“Un semplice e umile lavoratore nella Vigna del Signore”: Benedetto XVI
si è presentato così al mondo, il 19 aprile di un anno fa. Fedele a quelle parole
pronunciate poco dopo la sua elezione, il Papa - lungo tutto il suo primo anno
di Pontificato - ha mostrato come sia possibile, con
umiltà e mitezza, annunciare la forza della Verità. Un carisma, questo, che viene sottolineato dal prefetto della Biblioteca Ambrosiana,
mons. Gianfranco Ravasi:
R. –
Per coloro che l’hanno conosciuto anche personalmente, precedentemente, era
strutturale quasi della sua persona, questa attenzione, questa delicatezza,
questa dolcezza. Il suo stile va in contrasto con la considerazione, con la
concezione che normalmente si aveva prima del Pontificato
della sua figura. Penso che il suo ministero sia stato contrassegnato, quasi
declinato sulla base di quella frase famosa della prima Lettera di San Pietro
che dice: “Voi dovete sempre essere capaci di rendere ragione della speranza
che è in voi, ma questo lo dovete fare sempre con dolcezza”.
D. – Gioia, amore, amicizia: tre parole forti di questo primo anno di
Pontificato e c’è ancora qualcuno che sostiene: Joseph
Ratzinger è un pessimista…
R. –
Dobbiamo riconoscere che alcuni luoghi comuni sono anche un po’ difficili da
schiodare dalla mente, però penso che nel suo profilo interiore si riesca a
vedere una sorta di oscillazione tra questi due poli: da un lato c’è
l’attenzione al nocciolo della fede, quindi alla Verità; dall’altra parte, però,
l’oscillazione costante è anche verso la carità.
Benedetto XVI, il Papa teologo innamorato di Dio, sa dialogare anche con
il mondo laico e i non credenti. Anzi, risulta particolarmente attraente, sotto
il profilo intellettuale a molti esponenti della cultura, spesso lontani dalle
posizioni della Chiesa. Ecco la riflessione al riguardo del prof. Vittorio Possenti, ordinario
di Filosofia politica all’Università di Venezia:
R. – Benedetto XVI, e prima ancora il cardinale Ratzinger, ha assunto uno stile ad un tempo chiaro e mite.
Chiaro, perché ha sempre detto in maniera esplicita i punti che andavano e che
non andavano nella cultura tanto teologica, come civile, contemporanea, e nello
stesso tempo mite, senza anatemi, senza “scomuniche”. Pare che il dialogo con Habermas di due anni fa circa sia stato un segno importante.
Entrambi, Habermas e Ratzinger
hanno riconosciuto che il dialogo tra fede e ragione è necessario. E’
necessario che la ragione cerchi di purificare quelle che sono le tentazioni
violente eventualmente di un’interpretazione negativa da parte dei fondamentalismi religiosi. Ed è necessario che la fede -
parlo in questo caso della fede cristiana, della fede biblica – porti un
supplemento d’anima e un supplemento di mitezza a quella che è l’ubris, la tracotanza della ragione, che
lasciata a se stessa può attentare alla vita umana nelle sue radici.
D. – Fin da quando era a capo della Congregazione
per la Dottrina della Fede, Joseph Ratzinger ha messo l’accento sul pericolo rappresentato da
quella che lui stesso ha definito “dittatura del relativismo”. Un tema sul
quale Benedetto XVI ha trovato ascolto anche in ambienti inaspettati…
R. – Qui tocchiamo, dal punto di vista culturale, un
punto centrale della crisi temporanea, intendo dire la crisi dell’Occidente.
“La dittatura del relativismo”, seppure non è così forte come poteva esserlo in
passato, rimane tuttora un punto molto delicato. Non possiamo pensare di
recepire qualsiasi opinione morale e qualsiasi opinione - poniamo - sulla vita
e sulla famiglia, ritenendo che tutte abbiano la stessa dignità e che tutte
vadano salvaguardate.
I fedeli, in particolare i giovani, hanno da subito imparato ad amare il
dolce sorriso di Benedetto XVI. Sorriso che esprime la grande serenità del Papa
sulla quale si sofferma Salvatore Martinez,
coordinatore nazionale di Rinnovamento nello Spirito:
R. -
Benedetto XVI ha mostrato, sta mostrando, una grande serenità; direi la serenità
di chi sa, chi ha visto, chi ha toccato con mano l’Amore. E’ un innamorato di
Dio. Sta partecipando questo dono d’amore e rendendo plausibile la partecipazione,
la comunione con questo amore di Dio.
D. – A
Colonia e poi in numerose altre occasioni, Benedetto XVI ha dialogato con
grande facilità con i giovani. Quali sono stati gli elementi che hanno permesso
un tale successo?
R. –
Ai giovani, a Colonia, disse: “Concedete a Cristo il diritto di parlarGli; lasciatevi sorprendere da Cristo”. Del resto,
nella sua Messa di inizio del ministero di Supremo Pastore, Benedetto XVI si
era presentato alla Chiesa tutta dicendo: “La Chiesa è giovane perché Gesù è
vivo!”. E’ un messaggio chiaro nel quale il Santo Padre ha voluto ribadire che
è importante che la fede non invecchi e nel cuore dei giovani la fede può solo
nascere e svilupparsi. Ritengo che nel messaggio di Benedetto XVI ci sia in
fondo questa chiave: egli propone una lettura spirituale della realtà!
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UNA MESSA SOLENNE IL 29
GIUGNO, UNA MOSTRA ED UN CONVEGNO: TRA LE INIZIATIVE PER CELEBRARE I 500 ANNI
DELLA BASILICA DI SAN PIETRO VOLUTA DA GIULIO II. IL CALENDARIO DEGLI EVENTI È
STATO PRESENTATO STAMANI
NELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE
E’ ricco di eventi il calendario
delle iniziative per il quinto centenario della nuova Basilica di San Pietro. A
presentarlo oggi, nella Sala Stampa della Santa Sede, è stato l’arciprete della
Basilica il cardinale Francesco Marchisano insieme a
mons. Angelo Comastri, presidente della Fabbrica di San Pietro, e agli altri
organizzatori. Il via alle celebrazioni il 29 giugno, poi spazio ad una mostra,
un convegno e concerti. Il servizio di Tiziana Campisi.
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La prima celebrazione sarà la
Santa Messa del 29 giugno, solennità degli apostoli Pietro e Paolo. Poi, il 3
ottobre, nel Braccio di Carlomagno del colonnato del Bernini, sarà inaugurata la mostra “Petros
eni”, “Pietro è qui”. Il titolo dell’esposizione
richiama la scritta ritrovata nella necropoli del Colle Vaticano che indica la
sepoltura di Pietro. L’allestimento proporrà le tappe più significative dello
sviluppo artistico ed architettonico della nuova Basilica di San Pietro
attraverso reperti, manufatti, pitture e documenti. E si potranno ammirare
anche nuovi ritrovamenti tra cui un sarcofago rinvenuto nel 2003 in Vaticano
risalente al 270 circa. Maria Cristina Carlo-Stella
coordinatrice del Progetto Mostra:
“Credo risulti evidente come l’occasione dell’anniversario della Basilica
rappresenti per la Fabbrica di San Pietro un momento celebrativo della devozione
secolare incessante attorno alla figura dell’apostolo Pietro. E’ qui che è
stata posta la memoria della sua testimonianza di fede fino al martirio.
Quindi, questa tradizione devozionale, questo
patrimonio intangibile che costituisce il fulcro, il cuore di questo sacro sito
di culto, costituisce la bussola per l’orientamento dell’evoluzione architettonica
nei secoli”.
A celebrare i 500 anni dalla
posa della prima pietra della nuova Basilica di San Pietro anche una medaglia e
l’emissione di francobolli. Si vuole in questo modo, ha detto il cardinale
Francesco Marchisano, far conoscere l’importanza religiosa
e storica di questo grandioso monumento:
“La nuova Basilica ha un archivio stupendo, composto da
3 milioni e 50 mila documenti, tutti riferentesi alla
nuova Basilica, dall’inizio dei lavori sino ad oggi. Per cui si possono
conoscere dettagliatamente i vari progetti che si sono susseguiti. La Basilica
è uno dei monumenti più visitati nel mondo. Ogni giorno abbiamo dai 5 mila ai
20 mila visitatori e si è giunti anche, qualche volta, a circa 30 mila visitatori
in un giorno”.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
La
prima pagina si apre con un articolo dal titolo "Crescenti minacce al diritto
d'asilo": pubblicato il rapporto annuale dell'Alto Commissariato delle
Nazioni Unite per i Rifugiati
Servizio
vaticano - Due pagine dedicate alla celebrazione della Pasqua.
Servizio
estero - Iraq: il presidente Talabani invita i gruppi
ribelli a partecipare al processo politico.
Servizio
culturale - Un articolo di Maria Maggi dal titolo
"Da Venere un 'aiuto' per combattere l'effetto
serra": il 13 aprile una sonda dell'Agenzia Spaziale Europea si è
avvicinata al pianeta; per 500 giorni ne studierà l'atmosfera.
Servizio
italiano - Elezioni: la Cassazione conferma la vittoria dell'Unione. Forza
Italia annuncia nuovi ricorsi.
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20 aprile 2006
L’IRAN HA RIBADITO ANCHE NELLE ULTIME ORE A MOSCA CHE PROSEGUIRA’ LE PROPRIE
ATTIVITA’ DI ARRICCHIMENTO DELL’URANIO
-
Intervista con Fulvio Scaglione -
L'Iran proseguirà
le proprie attività di arricchimento dell’uranio. È la posizione che la Repubblica
islamica ha ribadito in queste ore a Mosca, intervenendo direttamente negli incontri
dedicati al suo programma nucleare. Dopo il vertice dei 5 membri permanenti del
Consiglio di sicurezza dell’Onu più la Germania, ieri in Russia è infatti giunta una delegazione
inviata da Teheran che ha annunciato come presto
verranno messe in funzione altre centrifughe atomiche. Mentre la Russia ha
rivendicato l'inoffensività della centrale nucleare che sta realizzando per
conto del governo iraniano a Bushehr, dagli Stati
Uniti il presidente Bush e il segretario di Stato, Rice, continuano
a ribadire che la via da seguire con l’Iran è quella diplomatica, ma
sottolineano pure che l’opzione militare rimane sul tavolo. Se si arrivasse ad
una guerra con Teheran come cambierebbero gli
equilibri mediorientali? Giada Aquilino lo ha chiesto a Fulvio Scaglione,
vicedirettore di Famiglia Cristiana ed esperto di questioni iraniane:
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R. – Credo che nessun possa
dirlo a priori e in questo stia proprio tutto il
rischio della situazione. Abbiamo visto quello che è successo in Iraq, dove gli
Stati Uniti si sono sostanzialmente impantanati in una situazione senza uscita.
Con l’Iran probabilmente sarebbe molto, molto peggio perché certamente la
popolazione iraniana, per quanto possa chiedere più
libertà in tutti i sensi, è però molto più attaccata al regime, almeno in una
sua parte, di quanto lo fossero gli iracheni con il regime di Saddam Hussein. E, in più,
l’Iran, secondo me, ha una organizzazione anche
potenzialmente terroristica molto più sviluppata.
D. – Nelle decisioni americane
sull’Iran, però, quanto conta la grande richiesta energetica del momento?
R. – Conta e ha contato in
tutte le decisioni che riguardano il Medio Oriente. Conta anche per quanto
riguarda ciò che, per esempio, l’Iran fa attraverso Hamas in Palestina:
l’energia conta tantissimo e non c’è decisione politica, oggi, che venga presa fuori dal contesto energetico. Conta nel più o
meno velato appoggio che la Cina e la Russia danno
all’Iran, ha contato nei piani americani per l’Iraq e conta, oltretutto, anche
nei piani americani sull’Iran. Non dimentichiamo che uno degli obiettivi
iraniani – almeno teorici, almeno dichiarati – è quello di ottenere la bomba
atomica non solo per mettersi al riparo e non fare la stessa fine di Saddam Hussein - diciamo così - ma
anche perché all’ombra della bomba atomica, il regime di Teheran
potrebbe decidere di dar vita a quella borsa mediorientale del petrolio, con il
petrolio quotato non più in dollari ma in euro, che darebbe un brutto colpo al
controllo americano del mercato petrolifero internazionale …
D. – Proprio per la crisi con
l’Iran, ma anche – per esempio – per le tensioni in Nigeria, i prezzi del
petrolio sono già da record. Se per ritorsione l’Iran decidesse di bloccare le esportazioni
di petrolio, cosa succederebbe?
R. – Si avrebbe un ulteriore
innalzamento dei prezzi anche se non sarebbe quello il
fattore che farebbe tracollare le economie occidentali. Vi sarebbe un rialzo
perché indubbiamente i Paesi produttori di petrolio più sperimentati, come
l’Arabia Saudita, la Russia, eccetera, faticano a mantenere le quote attuali. E
quindi, un’improvvisa chiusura dei rubinetti del greggio iraniano certamente
qualche influenza l’avrebbe.
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DOPO
GLI INCONTRI SUL PIANO ECONOMICO NELLO STATO DI WASHINGTON,
IL PRESIDENTE CINESE E’ ATTESO ALLA CASA
BIANCA DA GEORGE BUSH,
ANCHE
SE NON E’ UNA “VISITA DI STATO”
-
Intervista con Luigi Bonanate -
Dal vincente piano economico
alle spinose questioni politiche: dopo gli incontri con Microsoft e Boeing, il presidente cinese Hu Jintao incontra oggi alla Casa Bianca il presidente degli
Stati Uniti. Il servizio di Fausta Speranza:
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Dopo aver cominciato la sua
visita di quattro giorni, ieri negli Usa, dalla casa di Bill
Gates, che è l'uomo più ricco del mondo, il
presidente cinese lascia gli uomini d'affari della West
Coast per incontrare i politici del versante
atlantico degli Usa. Ieri nello Stato di
Washington Hu Jintao ha
incontrato il fondatore di Microsoft e i vertici dell’azienda Boeing, forte dei dati dell’economia cinese che nei primi
tre mesi dell’anno è cresciuta, come confermano proprio oggi i dati dell'Ufficio Nazionale
di Statistica, al ritmo del 10,2 per
cento. Passando sul piano degli incontri politici, c’è subito da dire che la Cina aveva chiesto agli Usa di dare alla visita di Hu Jintao, la sua prima alla Casa
Bianca, lo status di 'visita di Stato', con tanto di
banchetto serale alla Casa Bianca. Ma Bush ha
declassato il livello ufficiale dell'incontro, pur concedendo ospitalità alla Blair House, la residenza per i visitatori di riguardo, con
una cerimonia d'arrivo con 21 colpi di cannone. Il perché di questa scelta lo
chiediamo al professor Luigi Bonanate, docente di
relazioni internazionali all’Università di Torino:
R. – E’ chiaro che, avere
seguito un certo protocollo piuttosto che un altro ha certamente un
significato, è certamente un messaggio. Ma mi pare che non dovrebbe essere
tanto questo il momento per gli Stati Uniti di lavorare in codice. In un
momento nel quale si dice, in giro per il mondo, che gli Stati Uniti hanno già
programmato l’attacco all’Iran, che certamente nel 2007-2008 l’Iran verrà attaccato, bè, è un momento
in cui gli Stati Uniti dovreb-
bero dare un modello di comunicazione
internazionale diverso da quello che anche questo episodio nel rapporto con la
Cina sta dando.
D. – In ogni caso, sembra
evidente che debba essere diverso il piano economico, dove la
Cina è sovrana, dal piano politico, nel quale sono evidenti divergenze e
problematiche…
R. – Sì, certamente oggi la Cina gode di questa stupefacente e favorevolissima
condizione di essere corteggiata da tutto il mondo sul piano economico. Che
oggi la Cina possa, appunto, flirtare con Bill Gates, possa ragionare di
tecnologie di computer, va benissimo - tutto quello che è sviluppo è sempre
favorevole a tutti, ci mancherebbe - Naturalmente, non dobbiamo neanche pensare
che questo assalto all’economia cinese possa essere del tutto neutrale, neutro,
insomma: qualche cosa ne verrà fuori! Ne verrà fuori o la
Cina, grande potenza, o la Cina neo-colonizzata dall’Occidente … Dubito
che la Cina possa essere considerata come uno zio Paperone
che di colpo si è presentato sulla scena mondiale e non vorrà mai nulla in cambio!
D. – Ricordiamo questi temi
scottanti che si dice rimangano tra Cina e Stati Uniti, sicuramente diritti
umani e libertà religiosa, ma non solo…
R. – E’ ormai dai tempi della
politica del ping-pong, cioè dal 1972, da quando poi
la Cina fu riconosciuta per l’ingresso nell’Organizzazione delle Nazioni Unite,
che viene fatto il discorso della condizionalità
legata ai diritti umani viene fatto. Discorso che non è servito – sia ben
chiaro! – assolutamente a nulla. Gli Stati Uniti hanno mille
volte detto: ‘Non facciamo più niente con voi perché non rispettate i
diritti umani’, ma tutte le volte che ciò è convenuto,
lo hanno fatto lo stesso. E sia ben chiaro che questa non è
una critica agli Stati Uniti: tutti gli altri Paesi del mondo hanno sempre
seguito questo modello. E’ un problema nostro! Lo è per i cinesi, ma è anche un
problema nostro. Non siamo capaci di sostenere con vigoria i nostri buoni
principi.
D. – Vogliamo dire qualcosa
anche delle tematiche relative al nucleare, dunque le ambizioni della Corea del
Nord e dell’Iran: si parlerà di questo, presumibilmente?
R. – Presumibilmente sì, anzi:
direi di sicuro. Non possiamo naturalmente dimenticare che la
Cina è tra coloro che, insieme alla Russia, non vogliono assolutamente
che la situazione con l’Iran si inasprisca. Il caso nord-coreano è
relativamente più semplice, nel senso che le trattative e la riconduzione ad
una qualche logica di collaborazione tra Stati Uniti e Corea del Nord c’è, cioè
il dialogo è sempre aperto. Ha dei momenti di maggior facilità, dei momenti di
tensione, ma il dialogo nucleare tra Stati Uniti e Corea del Nord è ormai
sostanzialmente attivato e non mi sembra che la Corea del Nord abbia intenzione
di cambiare linea.
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OLTRE 5
MILA CONDANNE A MORTE E PIÙ DI 2 MILA ESECUZIONI CAPITALI:
È QUANTO EMERGE DAL RAPPORTO 2005 SULLA PENA DI
MORTE NEL MONDO,
PUBBLICATO OGGI DA AMNESTY INTERNATIONAL
- Con noi, il dott. Riccardo Noury
-
Almeno 5186 sentenze di
condanna a morte in 53 Paesi del mondo: è il drammatico dato che emerge dal Rapporto 2005 sulla pena di morte pubblicato oggi da Amnesty International. E in 2148
casi le esecuzioni sono state portate a termine. Secondo l’organizzazione per i
diritti umani, sono 20 mila i prigionieri nel mondo in
attesa di essere uccisi dai loro governi. Da notare, inoltre, che il 94 per
cento delle esecuzioni hanno avuto luogo in Cina, Iran, Arabia Saudita e Stati
Uniti. Ce ne parla, al microfono di Roberta Moretti,
il portavoce di Amnesty International
Italia, Riccardo Noury:
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R. – La Cina
rimane ovviamente il problema più grave. Oltretutto il dato di Amnesty di 1770 esecuzioni è un dato fortemente
incompleto e secondo altre fonti sarebbero almeno 8.000 i prigionieri messi a
morte nel Paese ogni anno. In Iran e in Arabia Saudita ci sono state rispettivamente 94 e 86 esecuzioni, 60 negli Stati
Uniti e per quanto riguarda l’Iran c’è questo macabro primato di 8 esecuzioni
di minorenni all’epoca del reato.
D. - Questi sono i dati che
sappiamo, ma quanto c’è di approssimazione per mancanza di conoscenza?
R. – C’è molto per quel che
riguarda la Cina. Poi c’è da aggiungere che in Paesi
come il Vietnam e Cuba i dati
e le informazioni sulla pena di morte sono considerati segreti di
Stato, quindi chi ne parla rischia o va in galera.
D.- Quanto sono fondati i
timori che ci siano speculazioni sull’espianto di organi dei condannati a morte,
per esempio in Cina?
R. – E’ una notizia che si sta
diffondendo sempre di più e su cui Amnesty sollecita
il governo di Pechino a dare una risposta chiara e verificabile da fonti
indipendenti. Certo è preoccupante che nel corso di questi ultimi anni sia
stato modificato il metodo di esecuzione dalla fucilazione all’iniezione di
veleno allo scopo anche di mantenere integri gli organi da spiantare. Se c’è
questo business di espianto e commercializzazione questo potrebbe spiegare la estrema velocità con cui si emettono e si eseguono le
condanne a morte.
D. - In definitiva, continua
la tendenza verso l’abolizione della pena di morte nel mondo?
R. – Sì, continua perché il numero
di Paesi che non vi ricorrono più è in aumento sistematico ogni anno. Due
esempi del 2005 sono il Messico e la Liberia, cui va aggiunto a Pasqua di
quest’anno il caso delle Filippine. La presidente Gloria Arroyo
ha dato vita ad una delle più grandi commutazioni di massa nella storia della
pena di morte, annullando la condanna a morte nei confronti di 1.230
prigionieri che erano in attesa dell’esecuzione e
facendo sì che il suo Paese di fatto diventi il 123.mo a non ricorrere più alla pena di morte. A fronte
di questo in diversi Paesi si registra una diminuzione delle condanne a morte e questo
significa ovviamente meno esecuzioni negli anni a venire. Il punto grave è che
almeno un paio dei Paesi che ricorrono ancora alla pena di morte, Stati Uniti e
Cina, sono due grandi potenze il cui comportamento rischia di dare
giustificazione e legittimità ad un vero e proprio strumento di barbarie e di
ingiustizia come la pena capitale.
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OLTRE MILLE SACERDOTI, DIACONI E SEMINARISTI SONO
GIUNTI DA 50 PAESI A CASTEL GANDOLFO AL CONVEGNO DEL MOVIMENTO DEI FOCOLARI
“CHIESA OGGI. SPIRITUALITA’ DI COMUNIONE E DIALOGO”
- Intervista a don Enrico Pepe -
Arrivati complessivamente da
50 Paesi, dall’India e dalla Thailandia, dal Sud
Africa, Canada e Libano, sono oltre mille i sacerdoti, diaconi e seminaristi,
in prevalenza cattolici ma anche di altre denominazioni cristiane, che a Castel Gandolfo partecipano in
questi giorni al Convegno “Chiesa oggi. Spiritualità di comunione e dialogo”. A
promuovere l’incontro, in programma fino a domani, è il Movimento sacerdotale
dei Focolari, fondato da Chiara Lubich che,
in un messaggio, ha messo in luce l’idea-chiave del Convegno: Gesù crocifisso e
abbandonato, Colui che ha ristabilito il rapporto fra
gli uomini e Dio, ma è anche vincolo d'unità fra gli uomini. “Ecco perché - ha
concluso - qui si parla di Lui: Egli è il vero sacerdote!” Ma
quali sono le sfide maggiori che oggi si pongono di fronte agli uomini di
Chiesa sacerdoti? Adriana Masotti lo ha chiesto a don
Enrico Pepe, uno dei responsabili del Movimento sacerdotale.
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R. – Le sfide sono molte, di
tanti tipi. Si possono riassumere, però, per i sacerdoti in una difficoltà che
tutti incontrano in tutte le latitudini: il sacerdote dinanzi alle
problematiche di oggi si trova solo. Quindi, direi la solitudine.
D. – La comunione di vita,
dunque, la comunione spirituale, è un’opportunità che voi offrite, che voi
proponete…
R. – Certamente, soprattutto
attraverso esperienze reali. La vita che il sacerdote deve portare avanti, se
non ha questa comunione profonda con gli altri sacerdoti, con il proprio
vescovo, non riesce a rispondere ai bisogni della società di oggi.
D. – Ma quando lei dice
‘comunione’ che cosa intende nella vita concreta?
R. – Nella vita concreta i
sacerdoti devono trovarsi fra di loro. Quando sono per
necessità da soli devono comunicare attraverso i mezzi che abbiamo oggi, in maniera
tale che non sia l’individuo, ma che sia veramente una
presenza di Dio in mezzo a loro, che porta avanti una pastorale. Come si fa,
però, a vivere la vita di comunione? Si può realizzare solo vivendo il Vangelo
e il cuore del Vangelo è il mistero pasquale. Il sacerdote non può fuggire
dalle difficoltà. Il sacerdote deve affrontarle. Le può affrontare e risolvere
se vive il comandamento nuovo, se lui non si spaventa di fronte alle
difficoltà, ma risponde: “Qui Gesù ha già vissuto tutte queste difficoltà, le
ha già redente sulla croce. Allora guardando a Lui anch’io come te voglio affrontare e vivere questa realtà, senza
scoraggiarmi, trasmettendo agli uomini il vero volto di Dio, che è Dio Amore”.
D. – Per finire, qualche
testimonianza in questo senso…
R.–
Proprio questo pomeriggio noi vedremo attraverso un concerto-testimonianza la
vita del cardinale Van Thuan,
il quale anche quando era in carcere, proprio accettando il mistero della croce
che stava vivendo, si è messo in un atteggiamento di amore verso i suoi stessi
carcerieri e gli altri incarcerati con lui, e ha potuto evangelizzare pur
stando nel carcere. C’è un’altra testimonianza di sacerdoti che sono stati
mandati in parrocchie dove il materialismo ha fatto una strage della religione.
Eppure lì sono nate, o stanno nascendo, comunità autentiche di cristiani che
vivono il Vangelo, perché i sacerdoti uniti fra di loro
sono riusciti a dare testimonianza che vivere il Vangelo è molto, molto meglio
che vivere senza Vangelo.
**********
A
LORETO LA RASSEGNA INTERNAZIONALE DI MUSICA SACRA ‘VIRGO LAURETANA’
-
Intervista con Girolamo Valenza –
Loreto in questi giorni è la capitale della
musica europea con corali di tutti i Paesi che si esibiscono nell’ambito della
Rassegna Internazionale di Musica Sacra ‘Virgo Lauretana’. E’ da 46 anni che si rinnova
quest’appuntamento. Infatti nel 1961, per iniziativa
del commendatore Augusto Castellani e con la regia artistica del maestro Adamo
Volpi, si diede il via a una pacifica gara artistico-musicale,
sempre nella settimana immediatamente successiva alla Pasqua, che è diventata
occasione per avvicinare tra loro i cultori della musica corale di ogni
estrazione socio-politico-culturale. Quest’anno la
Rassegna vuol essere un omaggio al primo anniversario di pontificato di
Benedetto XVI. Ma su significati e obiettivi dell’iniziativa ascoltiamo,
nell’intervista di Giovanni Peduto, il presidente
della Rassegna, il dottor Girolamo Valenza:
**********
R. - Questa è la 46.ma edizione della Rassegna. Ogni
anno sono scelti più cori: dalle Americhe al Medio Oriente, dall’Europa
all’Asia. Quest’anno partecipano corali che provengono dall’Europa, dalla nuova
Europa (Lettonia, Lituania, Slovacchia), da Serbia e
Montenegro, e dalla vecchia Europa. Partecipano, tra i cori italiani, per la
prima volta quelli di Matera, Camerino e Casazza. Il
messaggio è religioso: la Santa Casa è una casa di accoglienza, di fratellanza,
di festa, di pace. La Rassegna di quest'anno ha ricevuto riconoscimenti di
grande prestigio: l’alto patronato del Presidente della Repubblica e la
benedizione di Benedetto XVI, nonchè il patrocinio
della Conferenza Episcopale Italiana.
D. - Nel programma sono stati
inseriti brani di Mozart, autore molto amato da
Benedetto XVI…
R. - Mozart,
giovanissimo, è stato a Loreto e in ricordo della sua visita ha composto le celebri Litanie Lauretane. Era
doveroso ricordare questo genio musicale, a 250 anni dalla sua nascita, con un
concerto della Filarmonica Marchigiana. Siamo sicuri che questo ricordo di Mozart sarà molto gradito al Santo Padre e vuol essere
anche un ulteriore omaggio per il suo compleanno.
D. - Quali sono gli altri
pezzi forti della Rassegna?
R. - Sono il concerto d’organo
del venerdì che avrà come tema il Sacro nella musica del ‘900,
con brani di Britten e di Liberto e con
l’accompagnamento dell’organo per l’orchestra del Conservatorio di Bari e l’Ensemble
di Ottoni “Lituus” di Roma. Sabato sera il concerto
dei cori partecipanti sarà trasmesso via satellite. Domenica una prima assoluta
della Messa “Regina Caeli”, commissionata dalla
nostra Associazione, al maestro Donato Falco. Una caratteristica che accompagna
la Rassegna di quest’anno è la valorizzazione di nuovi talenti della musica
sacra. Nei vari concerti ci sarà un particolare segmento dedicato a giovani
compositori. Vorrei ricordare ancora che la Rassegna Lauretana
è una miscellanea di iniziative culturali, musicali e sociali. La Rassegna di
quest’anno dedica uno spazio alla Mostra ‘Le Cappelle Musicali nelle Marche dal
XVI al XX secolo nella Provincia di Pesaro-Urbino’.
Ricordiamo che il prossimo anno ricorre il quinto centenario della Cappella
Musicale di Loreto, voluta da Giulio II quasi in contemporanea con la Cappella
Sistina.
D. - La musica, diceva Sant’Agostino, eleva l’anima A Dio e fa pronunciare al
cuore delle parole che le labbra non riescono ad esprimere ...
R. - E’ vero. Il canto
religioso è segno della gioia nel lodare Dio. Sant’Agostino
diceva che cantare è proprio di chi ama. Lo conferma
il detto popolare: chi canta bene prega due volte. La Rassegna vuol essere una
testimonianza di quanto Sant’Agostino diceva.
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20
aprile 2006
QUINDICI ANNI DI STUDIO E RICERCHE SCIENTIFICHE
SULLA SINDONE: RACCOLTI
IN UN DVD
REALIZZATO DALLO STUDIOSO ALBERTO DI GIGLIO.
IL FILM DOCUMENTARIO SI AVVALE DELLA COLONNA
SONORA DI MARCO FRISINA
- A cura di Giovanni Peduto -
ROMA. = La Sindone, secondo
Giovanni Paolo II, è una reliquia
insolita e misteriosa. Un DVD su La
Sindone segno del nostro tempo è stato realizzato da Alberto Di Giglio,
esperto di studi sindonici da vari decenni. In questo
film-documentario di recentissima produzione, sono sintetizzati 15 anni di
studio e accurate ricerche scientifiche sulla preziosa reliquia conservata nel
Duomo di Torino. Nell’impianto documentaristico s’inseriscono voci di primo
piano della sindonologia internazionale, tra le quali
il medico legale Pierluigi Baima Bollone,
il biblista Giuseppe Ghiberti,
il fisico matematico Bruno Barberis. Di grande
impatto sono le scene dell’incendio della cappella della Sindone, verificatosi
nel 1997, nonché il pellegrinaggio di Giovanni Paolo II a Torino nel maggio
1998 e altri momenti della storia recente della Sindone, come il restauro
conservativo e la nuova teca di massima sicurezza. Il film-documentario sulla
Sindone si avvale della voce degli attori Bindo Toscani e Claudia Koll. La colonna sonora è affidata a Marco Frisina.
PER LA PRIMA VOLTA NEGLI STATI UNITI, IL “SUMMIT
MONDIALE RELIGIONI
PER LA PACE”, PROMOSSO DA VENT’ANNI
DALLA COMUNITÀ DI SANT’EGIDIO:
LEADER
RELIGIOSI A CONFRONTO SULLE SFIDE DEL MONDO CONTEMPORANEO,
LA
PROSSIMA SETTIMANA A WASHINGTON
NEW
YORK.= Si svolgerà il prossimo 26 e 27 aprile a Washington, “l’Incontro
Mondiale tra le Religioni per la Pace”, promosso dalla Comunità di Sant'Egidio
in collaborazione con la Catholic
University of America e la Gergetown
University. Oltre cento i leader delle grandi religioni e personalità del
mondo laico che si confronteranno su temi chiave come terrorismo, dialogo tra
civiltà, nord e sud del mondo, povertà e globalizzazione. “Continuiamo a
diffondere il messaggio della Pace e a vivere lo spirito di Assisi”: questa
l’esortazione espressa da Giovanni Paolo II nell'ottobre 1986, a conclusione
della Giornata Mondiale di Preghiera per la Pace di Assisi. Da lì ha avuto
inizio un impegno che oggi compie venti anni, raccolto in maniera particolare
dalla Comunità di Sant'Egidio, che ha dato vita - anno dopo anno - nelle
principali città italiane e capitali europee, agli incontri Internazionali di
uomini e donne di religioni diverse. Quest’anno, per la prima volta, saranno
gli Stati Uniti ad ospitare l’evento, nel 20.mo anniversario della Giornata di
Preghiera per la Pace di Assisi. Il programma della manifestazione è stato presentato ieri a
New York da Mario Marazziti, portavoce della Comunità
di Sant'Egidio. L’obiettivo di base dell'iniziativa, ha detto Marazziti, è quello di “riportare al centro il dialogo come
fatto necessario”. Tra le personalità presenti all’evento, il rabbino capo di Haifa, l’ex premier italiano Giuliano Amato, l’imam Watith D. Mohammed e il rettore della Università egiziana Al Ahzar, Ahmed. Parteciperanno
anche esponenti del mondo cattolico americano. Al termine della
due giornate di lavori, il convegno si chiuderà – il 27 aprile – con
un’ora di preghiera di tutte le religioni, che uniranno idealmente luoghi
diversi del mondo. Ultimo atto del Vertice: la firma di un appello di pace
siglato da tutti i partecipanti. (S.C.)
APPELLO SENZA PRECEDENTI AL POPOLO BRITANNICO PER
UNA RACCOLTA
STRAORDINARIA DI FONDI PER 29 MILIONI DI EURO
PER LE POPOLAZIONI DELL’AFRICA ORIENTALE COLPITE DALLA CARESTIA: LA RICHIESTA VIENE RIVOLTA OGGI DA OXFAM INTERNATIONAL, GRANDE
AGENZIA UMANITARIA
CHE RAGGRUPPA 12 ORGANIZZAZIONI NON G0VERNATIVE
NAIROBI. = Oxfam
International - la grande agenzia umanitaria
britannica che raggruppa 12 Ong - ha lanciato un
appello senza precedenti per aiutare milioni di persone colpite dalla carestia
in diversi Paesi dell'Africa orientale devastati dalla siccità. La richiesta
diretta al pubblico britannico è di 20 milioni di sterline pari a 29 milioni di
euro, la più grande mai avanzata dall'organizzazione in sessant'anni di
attività. Come ha spiegato la direttrice di Oxfam,
Barbara Stocking, è la situazione che lo richiede:
servono urgentemente viveri e assistenza in quelle regioni africane per 11
milioni di persone, molte di più di quante furono minacciate nel 2004 dallo Tsunami nell'Oceano Indiano. “La gravità di
questa crisi - ha sottolineato la signora Stocking -
comporta un intervento di assistenza urgente su vasta scala”. I Paesi colpiti
dall'emergenza, già all'attenzione delle Nazioni Unite e di altre
Organizzazioni non governative, sono Kenya, Gibuti,
Eritrea, Etiopia, Somalia, cui si aggiungono Burundi e Tanzania. (R.G.)
A SALERNO, “LE STRADE DELLA
VITA”: UN CORSO PER AIUTARE I GENITORI
NELLE RELAZIONI
INTERGENERAZIONALI
SALERNO.=
“Fornire ai genitori strumenti di comunicazione per facilitare le relazioni interfamiliari
ed intergenerazionali; aumentare la loro competenza pedagogica; dotarli di
conoscenze specifiche, capacità e strumenti operativi in materia di salute,
alimentazione, handicap fisico e psichico”: sono alcuni degli obiettivi del
corso gratuito “Le strade della vita”, promosso dall’ente di formazione Voltform, l’Università degli Studi di Napoli Federico II,
l’Asl Salerno 2 e l’Aima-Napoli
onlus, con la collaborazione del Forum delle associazioni
familiari di Salerno. Il corso – informa l’agenzia SIR - intende
“fornire ai genitori informazioni e competenze nel campo della prevenzione, del
disagio e delle dipendenze; formarli ed informarli sugli obiettivi e sui ruoli
dei servizi presenti sul territorio, per rendere operativo l’esercizio della
cittadinanza attiva”. Altro obiettivo è “fornire una descrizione del fenomeno
degli incidenti stradali con una particolare attenzione alla percentuale di
incidenza nella fascia di età 15-29 anni”. (A.G.)
ALMENO 76 MORTI E CIRCA 200 FERITI IN COLOMBIA A
CAUSA DELL’ALLUVIONE
CHE HA
COLPITO LA REGIONE PORTUALE DI BUENAVENTURA
BOGOTA’.= È salito a 76 morti, 170 feriti e 24 dispersi il
bilancio delle piogge torrenziali che continuano ad abbattersi nella regione
del porto di Buenaventura, isolato dal resto del Paese a causa di
smottamenti che hanno interrotto la strada che lo collega a Cali. Migliaia di
ettari coltivati, ponti e abitazioni – informa l’agenzia missionaria MISNA –
sono stati gravemente danneggiati dalle precipitazioni che secondo i
meteorologi potrebbero prolungarsi fino a giugno. Il maltempo ha paralizzato le
esportazioni di merci da Buenaventura, principale
scalo marittimo colombiano sull’Oceano Pacifico. (A.G.)
DOMANI A PISTOIA CONFRONTO EUROPEO NELL’AMBITO DEL
PROGETTO “LEONARDO
DA VINCI”
SULLE POLITICHE PER FAVORIRE LE DONNE NEL MERCATO LAVORATIVO
PISTOIA. = Delegati di Italia,
Paesi Bassi, Austria, Danimarca, Repubblica Ceca, Ungheria, Lettonia ed Estonia
si confronteranno domani a Pistoia, in Toscana, sul tema dell'occupazione
femminile, considerato che in Europa la disoccupazione delle donne registra tassi molto superiori a quelli maschili e che si riscontra
una maggiore difficoltà delle donne a progredire nella carriera. L’incontro
nella città toscana è promosso nell’ambito del progetto ''Leonardo da Vinci'' per mettere a punto strumenti di consulenza ed
orientamento atti a favorire le donne nel mercato del lavoro europeo allargato.
Progetto, giunto alla fase finale, che si è rivolto sia a donne con specifiche
competenze professionali per un sostegno alla loro carriera, sia a donne in
condizioni di svantaggio sociale per favorire il loro ingresso o reingresso
lavorativo. Durante il progetto si sono svolti altri incontri trasnazionali in Lettonia, nei Paesi Bassi e in Estonia. A
Pistoia ogni partner relazionerà sui risultati della sperimentazione e su come
intende adottare gli strumenti individuati nei propri servizi. (R.G.)
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20 aprile 2006
- A cura di Eugenio Bonanata -
In Iraq è ancora stallo sulla situazione politica. Il
premier uscente Jaafari ha rimesso il suo mandato
nelle mani dell'Alleanza irachena sciita, la lista che lo aveva designato alla
guida del governo. In una lettera inviata ai vertici del partito, Jaafari spiega che la sua decisione scaturisce dalla
necessità di garantire unità all'interno dell'Alleanza, cui lascia il compito
di scegliere il suo futuro ruolo nel governo. Intanto, slitta a sabato la
riunione del nuovo Parlamento iracheno che stamani avrebbe dovuto nominare
alcuni vertici dello Stato. Sul terreno il bilancio della violenza è sempre
pesante: almeno 10 persone hanno perso la vita in diversi attacchi.
Occorre mantenere gli aiuti finanziari al popolo
palestinese “per ragioni umanitarie”. È quanto ribadito dal presidente francese
Chirac che in visita al Cairo ieri sera ha incontrato
il suo omologo egiziano Mubarak. Chirac
ha poi precisato che discuterà della questione con il presidente dell'Autorità
Nazionale Palestinese (ANP), atteso la settimana prossima a Parigi.
Il Pentagono ha pubblicato per la prima volta un elenco di
558 prigionieri detenuti nella base di Guantanamo,
catturati nell’ambito della “guerra al terrorismo” proclamata dal governo degli
Stati Uniti. I prigionieri provengono da 41 Paesi, principalmente da Arabia
Saudita, Afghanistan e Yemen. Molti di loro sono internati
da oltre 4 anni e quasi tutti sono classificati come “combattenti nemici”. La
pubblicazione avviene in ottemperanza alla sentenza emanata nella causa vinta
dall’agenzia ‘Associated Press’,
che si era richiamata alla legge sulla libertà di informazione.
L'esplosione di un’autobomba ha causato tre morti ieri
sera a Port Harcourt, nella
Nigeria meridionale. L’obiettivo, secondo le prime informazioni, sarebbe stata
una caserma dell’esercito. L’attacco è stato rivendicato dal Movimento per
l'emancipazione del Delta del Niger, che si batte contro la presenza dei colossi
petroliferi stranieri nella regione. Negli ultimi mesi, con i loro attacchi, i
separatisti sono riusciti a ridurre del 20% le esportazioni di greggio dal
Paese africano.
Intanto il prezzo del petrolio prosegue la sua ascesa.
Stamani a Londra ha sfondato per la prima volta la soglia dei 74 dollari al
barile. Stessa quotazione anche nei mercati asiatici mentre si assesta a 71,90
dollari sul mercato di New York.
In Italia è ufficiale la vittoria della coalizione di
centro sinistra alle elezioni dello scorso 9 e 10 aprile. Lo ha stabilito la
Corte di Cassazione che ieri ha diffuso i risultati del conteggio sui voti. Lo
scarto fra l’Unione e la Casa delle Libertà alla camera è di 24.755 voti, a
fronte dei 25.224 voti diffusi in precedenza.
Ancora disordini in Nepal dove la polizia ha aperto il
fuoco contro i manifestanti che, violando il coprifuoco, marciavano verso il
centro della capitale. Fonti ospedaliere di Katmandu parlano di due morti e
diversi feriti. Il nostro servizio:
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La polizia nepalese è intervenuta con cariche e gas
lacrimogeni per respingere migliaia di manifestanti che cercavano di entrare
nel blindatissimo centro della capitale Katmandu. Secondo le prime informazioni
ci sarebbero anche diversi feriti e due morti, portati all’ospedale della
città. A nulla è servito il coprifuoco imposto dalle autorità e le minacce di
sparare a vista sui trasgressori. A migliaia si sono dati appuntamento per
chiedere il ritorno alla democrazia dopo che, da oltre un anno, il re Gyanendra ha assunto poteri assoluti. Ad esortare
l’ennesima protesta, chiedendo una partecipazione di massa, sono stati i 7
partiti dell’opposizione che l’8 aprile scorso avevano rinunciato ad una impresa simile dopo la minaccia di una violenta repressione
da parte delle autorità. Autorità che per altro oggi sono finite sotto il
mirino dell’organizzazione per i diritti umani statunitense Human
Rights Watch, che ha
accusato la polizia nepalese di aver sparato anche contro dei bambini durante
le proteste che caratterizzano il Paese ormai da 15 giorni.
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In Oceania, notte di relativa calma a Honiara,
la capitale delle Isole Salomone, dopo due giorni di violenze, seguite alle
elezioni del 5 aprile scorso che hanno costretto il governo di Canberra ad inviare un centinaio di soldati nell’arcipelago
dell’Oceano indiano distante 1200 chilometri dall’Australia. Dalle urne sono
usciti 50 parlamentari che dopo un fitto giro di colloqui, hanno eletto primo
ministro, Snyder Rini che
si è insediato oggi. Da Melbourne, Maurizio Pascucci:
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Nelle Salomone non esistono partiti e vari
parlamentari tendono a rappresentare piccoli gruppi di interesse o etnie anche
di minoranza. Perciò accordi per l’elezione del capo di governo da parte del
Parlamento partono da iniziative personali generalmente non estranee alle
risorse finanziarie disponibili ai vari pretendenti per persuadere i propri
colleghi a farsi votare. Ma la nomina di Schneider Rini a capo del governo, appoggiato da alcuni uomini
d’affari della comunità cinese, ha scatenato la furia della gente ad Honiara, messa in ginocchio da
48 ore di saccheggi. La zona della città, popolata dalla comunità cinese, è
stata il principale bersaglio dei facinorosi. Nel turbolento arcipelago era già
presente una forza internazionale volta a garantire la sicurezza. Il primo
ministro australiano, John Howard,
ha già mandato inoltre nel Paese altri 190 tra
militari e agenti di polizia.
Maurizio Pascucci, per la Radio
Vaticana.
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Almeno 23 persone hanno perso la vita questa mattina
nell'isola indonesiana di Giava, colpita da
alluvioni, piene improvvise, inondazioni e frane. A riportare il tragico bilancio
è l’agenzia di stampa del Paese Antara.
Le Tigri Tamil dello Sri Lanka hanno riferito che i colloqui di pace in programma la
prossima settimana in Svizzera sono stati rinviati a tempo indeterminato. In un
comunicato i ribelli Tamil hanno specificato che non
parteciperanno ai negoziati fino al ritorno della normalità nel Paese. Le Tigri
Tamil hanno anche nuovamente smentito qualsiasi
coinvolgimento in recenti attacchi a militari.
In Pakistan è salito ad almeno 7 morti e una ventina di
feriti il bilancio dell’attacco condotto da guerriglieri filo taleban contro forze paramilitari di Islamabad.
L’episodio è avvenuto nella regione del Waziristan,
al confine con l’Afghanistan, dove da settimane si verificano scontri tra i
soldati Pakistani e miliziani integralisti alleati dell’ex regime afghano.
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