RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 108  - Testo della trasmissione di martedì 18 aprile 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Domani, 19 aprile, ricorre il primo anniversario dell’elezione di Benedetto XVI. Al centro del primo anno di Pontificato l’annuncio che Dio è amore: nella verità di Cristo l’uomo trova gioia e pienezza di vita

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Massimo livello di allerta in Israele, dopo l’attentato di ieri a Tel Aviv costato la vita a 9 persone. Sdegno e preoccupazione della comunità internazionale mentre Hamas non esprime parole di condanna: ce ne parla Giuseppe Bettoni

 

500 anni fa,  il 18 aprile del 1506, Papa Giulio II poneva la prima pietra della nuova Basilica di San Pietro

 

CHIESA E SOCIETA’:

Messaggio del presidente della Repubblica italiana, Ciampi, alla vigilia del primo anniversario

di Pontificato di Benedetto XVI

 

Il petrolio sfonda i 72 dollari al barile

 

Celebrata ieri la Giornata mondiale dell’emofilia

 

Domani a Bruxelles, nella sede dell’Europarlamento, grande concerto contro le mine anti-uomo in Colombia

 

Assegnato il premio Pulitzer a due quotidiani americani per il lavoro svolto durante le inondazioni provocate dall’uragano Katrina

 

24 ORE NEL MONDO:

Italia: continuano le polemiche per i conteggi del voto  del 9 e 10 aprile

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

18 aprile 2006

 

DOMANI, 19 APRILE, RICORRE IL PRIMO ANNIVERSARIO DELL’ELEZIONE

DI BENEDETTO XVI. AL CENTRO DEL PRIMO ANNO DI PONTIFICATO

L’ANNUNCIO CHE DIO E’ AMORE:

NELLA VERITA’ DI CRISTO L’UOMO TROVA GIOIA E PIENEZZA DI VITA

 

Domani, 19 aprile, ricorre il primo anniversario della elezione di Benedetto XVI, 265° Vicario di Cristo. Un anno molto intenso che ha portato l’ottavo Papa tedesco della storia a incontrare oltre 4 milioni di persone tra udienze e celebrazioni. Tra gli altri numeri ricordiamo l’Enciclica “Deus caritas est”, i due viaggi: uno in Germania per la GMG di Colonia e l’altro in Italia, a Bari, per la conclusione del Congresso Eucaristico Nazionale. E ancora il Concistoro per la creazione di 15 nuovi cardinali e la proclamazione di 5 nuovi Santi e 32 nuovi Beati.

 

Il mese scorso ha iniziato un nuovo ciclo di catechesi all’udienza generale del mercoledì sul rapporto, non separabile, fra Cristo e la Chiesa. A livello internazionale il Papa ha rivolto un particolare sguardo alle emergenze dell’Africa e del Medio Oriente e alle radici cristiane dell’Europa senza dimenticare le sfide del continente americano e le speranze che giungono dall’Asia e dall’Oceania. Sul piano religioso ha confermato che la sua priorità resta l’ecumenismo rilanciando anche il dialogo con le altre religioni, soprattutto l’ebraismo e l’islam. Durante quest’anno alcune parole sono risuonate maggiormente: amore, verità, ragione, gioia. Il prof. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio ha definito quello di Benedetto XVI “il Pontificato della parola: per capirlo - ha detto - bisogna ascoltarlo”. E riascoltiamo allora le parole pronunciate dal Papa lungo quest’anno nel servizio di Sergio Centofanti:

 

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E’ passato ormai un anno dall’elezione di Benedetto XVI e oggi possiamo dire di conoscere meglio alcuni suoi tratti: il volto sorridente e luminoso, la sobrietà dei gesti, la chiarezza del pensiero, la dolcezza affettuosa della parola, l’attenzione delicata alla singola persona che incontra. Un uomo che lascia trasparire una pace profonda: la serenità di chi ha incontrato Colui che dona la vera pace.

 

Il giorno prima dell’elezione, presiedendo in qualità di decano del Collegio cardinalizio la Missa pro eligendo Pontifice il 18 aprile, così pregava:

 

“Preghiamo con insistenza il Signore, perché dopo il grande dono di Papa Giovanni Paolo II, ci doni di nuovo un pastore secondo il suo cuore, un pastore che ci guidi alla conoscenza di Cristo, al suo amore, alla vera gioia”.

 

Passa appena un giorno ed eleggono proprio lui:

 

Habemus papam…” (Annuncio del cardinale protodiacono Jorge Arturo Medina Estévez)

 

(Prime parole di Benedetto XVI)

“Cari fratelli e care sorelle, dopo il grande Papa Giovanni Paolo II, i signori cardinali hanno eletto me, un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore…

 

A distanza di un anno, se vogliamo trovare la parola più importante che il Papa ha voluto comunicare al mondo è sicuramente quella pronunciata nella sua prima Enciclica: “Dio è amore”: solo Lui può donare al mondo la gioia, la bellezza, la pienezza di vita, la vera libertà. Non si tratta di un’ideologia o di una morale ma del Dio vivente che ha assunto un volto umano per amore della sua creatura: “All’inizio dell’essere cristiano – scrive il Pontefice – non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona” che trasforma la nostra vita. Da questo incontro con Cristo scaturisce l’urgenza della missione:

 

“Chi ha scoperto Cristo deve portare altri verso di Lui. Una grande gioia non si può tenere per sé. Bisogna trasmetterla. In vaste parti del mondo esiste oggi una strana dimenticanza di Dio. Sembra che tutto vada ugualmente anche senza di Lui. Ma al tempo stesso esiste anche un sentimento di frustrazione, di insoddisfazione di tutto e di tutti. Vien fatto di esclamare: Non è possibile che questa sia la vita! Davvero no … Aiutate gli uomini a scoprire la vera stella che ci indica la strada: Gesù Cristo! Cerchiamo noi stessi di conoscerlo sempre meglio per poter in modo convincente guidare anche gli altri verso di Lui”.

 

Diventare amici di Gesù: questa è una esortazione ricorrente di Benedetto XVI: entrare in un contatto vivo, personale, con Cristo. Innanzitutto con la preghiera: “è il momento di riaffermare – sottolinea - l’importanza della preghiera di fronte all’attivismo e all’incombente secolarismo di molti cristiani”. Occorre poi rimettere al centro la Parola di Dio: il Papa invita alla lectio divina, la lettura assidua delle Sacre scritture accompagnata dalla preghiera. Si tratta di ascoltare Cristo:

 

“Ascoltarlo nella sua Parola, custodita nella Sacra Scrittura. Ascoltarlo negli eventi stessi della nostra vita cercando di leggere in essi i messaggi della Provvidenza. Ascoltarlo, infine, nei fratelli, specialmente nei piccoli e nei poveri, in cui Gesù stesso domanda il nostro amore concreto. Ascoltare Cristo e ubbidire alla sua voce: è questa la via maestra, l'unica, che conduce alla pienezza della gioia e dell'amore”.

 

Il Papa si rivolge in particolare ai giovani e come Giovanni Paolo II li invita a non avere paura di perdere qualcosa aprendo il cuore a Cristo:

 

“Chi fa entrare Cristo, non perde nulla, nulla – assolutamente nulla di ciò che rende la vita libera, bella e grande. No! solo in quest’amicizia si spalancano le porte della vita. Solo in quest’amicizia si dischiudono realmente le grandi potenzialità della condizione umana. Solo in quest’amicizia noi sperimentiamo ciò che è bello e ciò che libera. Così, oggi, io vorrei, con grande forza e grande convinzione, a partire dall’esperienza di una lunga vita personale, dire a voi, cari giovani: non abbiate paura di Cristo! Egli non toglie nulla, e dona tutto. Chi si dona a lui, riceve il centuplo. Sì, aprite, spalancate le porte a Cristo – e troverete la vera vita”.

 

Alla GMG di Colonia dice ai giovani che “solo da Dio viene la vera rivoluzione, il cambiamento decisivo del mondo …Non sono le ideologie che salvano il mondo … La vera rivoluzione consiste unicamente nel volgersi senza riserve a Dio che è … l’amore eterno”. Parla della solitudine di tanti giovani: se non è curata la relazione fondamentale con Dio, tutte “le altre relazioni sono fragili”. “Che cosa mai potrebbe salvarci se non l’amore?”

 

Amore  dunque ma nella verità. La parola “verità” assume un particolare spessore in Benedetto XVI: “Occorre fare la verità nella carità” di fronte “a tutti i tentativi di adattamento e di annacquamento … apparentemente benevoli verso l’uomo” che coinvolgono tanti cristiani nell’attuale cultura dominata da una sorta di “dittatura del relativismo” che si presenta “come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi”. Il Papa rilancia il dialogo con la cultura laica ma nello stesso tempo denuncia il laicismo intollerante che vuole relegare alla sfera privata le convinzioni religiose minacciando così gli stessi principi democratici. E’ il nichilismo di quanti “negano  l’esistenza di qualsiasi verità”. Di fronte a questa cultura il Papa ribadisce le ragioni che portano i cristiani ad avere “una fede chiara” nel Dio fatto uomo. Una fede accompagnata da una grande fiducia nella ragione, nella razionalità:

 

“Se guardiamo alle grandi opzioni, l’opzione cristiana è anche oggi quella più razionale e quella più umana. Per questo possiamo elaborare con fiducia una filosofia, una visione del mondo che sia basata su questa priorità della ragione, su questa fiducia che la Ragione creatrice è amore e che questo amore è Dio”.

 

E proprio sulla base di argomentazioni razionali la Chiesa di fronte allo “spettacolo dell’uomo sofferente” difende la verità della pace e della giustizia promuovendo la dignità dell’uomo, denunciando lo scandalo della miseria e della fame nel mondo, l’aumento preoccupante delle spese militari. La Chiesa – afferma il Papa – pur non prendendo “nelle sue mani la battaglia politica …non può e non deve restare ai margini nella lotta per la giustizia”. Un’azione che non costituisce una forma di interferenza perché volta “semplicemente a illuminare le coscienze”.  Benedetto XVI  individua oggi tre emergenze: la tutela della vita, la difesa della struttura naturale della famiglia, la libertà educativa. Si tratta della questione antropologica: oggi è in gioco il concetto stesso di uomo. Non sono principi confessionali – afferma il Pontefice – perché “iscritti nella stessa natura umana”. Per questo “non sono negoziabili”.

 

Benedetto XVI vuole essere animato dalla “santa inquietudine di Cristo” che cerca le sue pecore nei tanti deserti del mondo: “Il deserto della povertà, il deserto della fame e della sete … il deserto dell’abbandono, della solitudine, dell’amore distrutto”. E chiede di pregare per lui:

 

“Pregate per me, perché io impari ad amare sempre più il suo gregge – voi, la Santa Chiesa, ciascuno di voi singolarmente e voi tutti insieme. Pregate per me, perché io non fugga, per paura, davanti ai lupi. Preghiamo gli uni per gli altri, perché il Signore ci porti e noi impariamo a portarci gli uni gli altri”. 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Prima pagina - Pasqua 2006

“Non tema l’umanità di aprire il cuore al Risorto”: nel Messaggio “Urbi et Orbi” Benedetto XVI rinnova l’annuncio di gioia che “ha aperto la terra e l’ha spalancata verso il Cielo”.

All’interno, dodici pagine dedicate al primo anno di Pontificato di Benedetto XVI.

 

Servizio vaticano - Una pagina sulla celebrazione della Pasqua nelle diocesi italiane.

 

Servizio estero - Medio Oriente: massima allerta in Israele dopo la strage di Tel Aviv.

 

Servizio culturale - Un articolo di Mario Spinelli dal titolo “Quei duecento fanti voluti da Giulio II ‘armati’ di fede e di tradizione”: in Vaticano una mostra sui 500 anni della Guardia Svizzera Pontificia.

 

Servizio italiano - Elezioni: ancora polemiche sull’esito del voto.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

18 aprile 2006

 

 

MASSIMO LIVELLO DI ALLERTA IN ISRAELE, DOPO L’ATTENTATO DI IERI A TEL AVIV

COSTATO LA VITA A 9 PERSONE. SDEGNO E PREOCCUPAZIONE DELLA COMUNITA’ INTERNAZIONALE

MENTRE HAMAS NON ESPRIME PAROLE DI CONDANNA

 

Il già alto stato di allerta  in Israele è stato portato al massimo livello nel timore di nuovi attentati, dopo quello di ieri a Tel Aviv costato la  vita a nove persone. Tre i palestinesi bloccati. E proprio poche ore dopo l’esplosione, nel pomeriggio di ieri si è formalmente costituito a Gerusalemme  il nuovo parlamento israeliano, eletto alle politiche del 28 marzo. La seduta in cui hanno prestato giuramento i 120 nuovi parlamentari, si è svolta sotto la presidenza del decano della nuova Knesset il dirigente del partito centrista Kadima, Shimon Peres. Ma sullo stato di emergenza nel Paese e sulle reazioni del mondo al grave fatto di sangue in Israele, il servizio di Fausta Speranza:

 

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In coincidenza col clima festivo che caratterizza la  settimana della Pasqua ebraica le autorità ritengono che le  organizzazioni palestinesi stiano moltiplicando i tentativi di  compiere nuovi attentati.  Dunque, eretti posti di blocco agli ingressi delle città e lungo le maggiori arterie stradali; sospese tutte le licenze; in retate in Cisgiordania arrestati nella notte otto attivisti di diverse organizzazioni  palestinesi.  A Gaza City un aereo militare ha sparato stamane un razzo contro uno stabile, causando danni ma nessuna vittima: secondo fonti  militari, si trattava di un'officina  del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina usata per la fabbricazione di razzi. In tutto questo, a Gerusalemme il premier ad interim Olmert terrà in giornata consultazioni sulla linea  di condotta nei confronti del nuovo governo dell'Autorità  nazionale palestinese (ANP), che si è rifiutato di condannare l’attentato a Tel Aviv, attuato da un membro della Jihad  Islamica. Tra le proposte del ministero della Difesa, una più rigida politica di divisione della Cisgiordania in aree separate per ostacolare gli spostamenti dei palestinesi da un settore all'altro; e altre uccisioni mirate di esponenti della Jihad Islamica. Da tutto il mondo dichiarazioni di condanna e preoccupazione: l'Alto rappresentante per la Politica estera e di sicurezza dell’UE, Solana, fa  “appello a tutti i partiti  per prevenire ogni nuova caduta in una spirale insensata di violenza”.  Oltre agli appelli, c’è il blocco degli aiuti. Ma può essere una via concreta? Lo chiediamo al professor Giuseppe Bettoni, docente di geopolitica all’Università Tor Vergata di Roma:

 

R. – Io non credo negli embarghi come forma risolutiva. In Iraq non sono serviti a nulla. Hamas è sicuramente un movimento che “predica”, come molti altri movimenti di quel genere, la morte di uno Stato intero. Quindi, è assolutamente un obbrobrio  che va condannato. Ma è anche vero che Israele ha potuto in passato negoziare, colloquiare, con altri terroristi. Quindi, forse è il caso di trovare una soluzione politica rapida. Israele deve sicuramente interloquire con Hamas e trovare un punto di accordo. Deve portare avanti una politica, al di là di quello che è stato Hamas fino ad oggi. L’altra questione è sicuramente il tentativo di risolvere la “bomba” iraniana. Si deve risolvere rapidamente l’aggressività di Ahmadinejad, cercando di fargli terra bruciata, evitando di lasciargli punti di appoggio importanti che non avrebbe mai trovato in passato. L’accordo con Hamas è un “regalo” che noi stiamo facendo ad Ahmadinejad, così come rilanciare i rapporti fra sciiti iracheni e sciiti iraniani. Dobbiamo cercare di isolare Ahmadinejad e non fornirgli la possibilità di agganci internazionali. Questo potrebbe disinnescare la sua aggressività e ridurre forse in qualche modo la tensione. Parliamo di “soluzioni” semplici, ma tutt’altro che realizzabili nell’imme-diato.

 

E c’è da dire che la preoccupazione investe tutta l’area mediorientale. Sono tanti infatti, oltre ai protagonisti del conflitto israelo-palestinese, i fattori da considerare: Iran, Iraq, ma anche quello che c’è dietro al caro petrolio, che allarga ancora di più l’orizzonte di analisi … ancora il professor Bettoni:  

 

R. – Sicuramente in questo momento se il barile del petrolio supera i 70 dollari è dovuto ad una serie di elementi: tra questi, la crisi nei rapporti tra Ciad e Sudan e il fatto che ci sia una rivolta in corso che cerca di cacciare l’attuale presidente Idriss Deby. Questo significa il rischio di 200 mila barili al giorno in meno. E il caro petrolio si ripercuote su tutto. E poi certamente la questione Iran fibrilla. L’Iran decide di andare ancora una volta contro tutto il mondo, finanziando con 50 milioni di euro l’autorità palestinese e Hamas - cosa che invece tutto il mondo ha negato -. Dunque, questa situazione, più la questione irachena, che persiste e resta  complessa e lontanissima dall’essere risolta, sicuramente fanno sì che tutto sia in fibrillazione. Credo che, purtroppo, l’attentato dove un ventunenne  ha deciso di immolarsi a casa sua, a Tel Aviv, non sia altro che la spia che lampeggia su un immaginario cruscotto, ma dietro alla quale ci sono diverse situazioni difficili in diverse parti del mondo contemporaneamente.  

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500 ANNI FA LA POSA DELLA PRIMA PIETRA DELLA NUOVA BASILICA DI SAN PIETRO

- Servizio di Roberta Gisotti -

 

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“Capolavoro d’arte e di fede”, “che il mondo intero ammira nella possente  armonia delle sue forme”: cosi ieri Benedetto XVI anticipava questo anniversario “significativo”, che riporta la memoria indietro di cinque secoli, quando il Papa Giulio II diede avvio alla “distruzione creatrice” della ormai fatiscente originaria Basilica eretta nel 326 dall’Imperatore Costantino, presso “Circo di Nerone”, sulla tomba del primo degli apostoli, Pietro. Era stato in realtà il Papa Niccolò V oltre mezzo secolo prima a concepire il restauro del vetusto edificio sacro ed iniziata l’opera ci vollero poi 22 Pontefici per portare a compimento la splendida Basilica vaticana, arricchita nel 1667 dal colonnato realizzato dal Bernini e voluto dal Papa Alessandro VII, a rappresentare l’abbraccio universale all’intera umanità della Santa Romana Chiesa.

 

Bramante che ideò il progetto primario, Raffaello che per primo ereditò la direzione dei lavori e lasciò memorabili affreschi, Michelangelo che disegnò la cupola, Maderno che firmò la facciata, e molti altri tra i più grandi ingegni dell’arte, contribuirono con il loro geniale estro ispirato dalla trascendenza a questa grandiosa originale costruzione, che unisce stili e concezioni architettoniche diverse, che racchiude tesori inestimabili, espressioni di spiritualità e devozione, segno di dialogo intenso tra l’uomo e Dio. Tempio simbolo della cristianità, che impegnò ingentissime risorse economiche ed umane, tra entusiasmi, fermi convincimenti e polemiche anche furiose, tra slanci in avanti a proseguire e lunghe battute d’arresto nell’arco di un secolo e mezzo, tra guerre e pace nella Roma rinascimentale e poi barocca.

 

Quanti fedeli hanno pregato dentro le mura di San Pietro, quanti pellegrini sono giunti da ogni angolo della Terra per visitare questa Basilica, quanti uomini di ogni religione ed anche atei hanno varcato nel corso dei secoli la soglia di questo luogo sacro della Chiesa di Cristo? Impossibile contarli ma c’è un mandato che Benedetto XVI ha rinnovato per i cattolici del Terzo Millennio:

 

 Possa la circostanza felice del cinquecentesimo anniversario risvegliare in tutti i cattolici il desiderio di essere “pietre vive” per la costruzione della Chiesa santa, nella quale risplende la “luce di Cristo” attraverso la carità vissuta e testimoniata davanti al mondo.

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CHIESA E SOCIETA’

18 aprile 2006

 

 

IL COMUNE SENTIRE DELL’ITALIA E DELLA SANTA SEDE

SU ASPETTI ESSENZIALI PER LA DIFESA DELLA PACE:

AL CENTRO DEL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA, CIAMPI,

ALLA VIGILIA DEL PRIMO ANNIVERSARIO DI PONTIFICATO DI BENEDETTO XVI

 

ROMA. = “Il profondo legame fra lo Stato italiano e la Chiesa consolida il condiviso impegno nella tutela dei valori fondamentali della libertà e della dignità della persona umana; costituisce il terreno del fecondo operare dell’autorità civile e dell’autorità religiosa, ognuna nel proprio ambito”: è quanto scrive il presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi, nel messaggio inviato stamani a Benedetto XVI, alla vigilia del primo anniversario dell’elevazione al Pontificato. A nome del popolo italiano, il capo di Stato rinnova al Pontefice l’ammirazione per la sua alta missione apostolica e l’apprezzamento per l’amichevole attenzione che dimostra nei confronti dell’Italia. “Tenendo alta l’inestimabile eredità di Giovanni Paolo II, che ha additato nell’Uomo ‘la prima e fondamentale via della Chiesa’ – scrive Ciampi al Papa – Ella ha posto al centro del Suo Magistero l’obiettivo di una pace radicata nella solidarietà ‘con ogni dolore, con ogni speranza e con ogni sforzo che accompagna il cammino umano’”. “Il nostro scambio di visite, un anno orsono – ha aggiunto il presidente – ha confermato il comune sentire dell’Italia e della Santa Sede su aspetti essenziali per la difesa della pace: il rispetto dei diritti fondamentali dei popoli; una più equa distribuzione delle risorse del pianeta; la ricomposizione della frattura fra Nord e Sud del mondo; l’utilizzazione del progresso economico e scientifico per promuovere il benessere comune”. Secondo il capo di Stato, “vi è un’unica strada percorribile: il rafforzamento della collaborazione internazionale imperniata nel sistema delle Nazioni Unite, indispensabile strumento universale per dare sostanza alla solidarietà fra tutte le nazioni, attraverso un’accresciuta consapevolezza dei valori e delle responsabilità condivise”. “In questo ambito – precisa Ciampi – l’Unione Europea, portatrice di una comune identità radicata nei valori umanistici e cristiani e di una straordinaria esperienza di riconciliazione, si pone come essenziale fattore di stabilità e di progresso: innanzi tutto nel Mediterraneo, dove è indispensabile condurre a buon fine il processo di pace in Medio Oriente per ricreare, nel luogo storico d’incontro fra civiltà e religioni, le condizioni per l’armoniosa convivenza e la proficua collaborazione fra tutti i popoli”. “In questo spirito - si conclude la lettera – unisco ai sentimenti di fiducia per la Sua opera fervidi auguri per il proseguimento del Suo alto Magistero al servizio della Chiesa e dell'umanità intera”. (R.M.)

 

MASSIMO STORICO DEL PREZZO DEL PETROLIO IN EUROPA.

RAGGIUNTI STAMANI I 72,04  DOLLARI AL BARILE. TRA LE CAUSE,

LE TENSIONI GEOPOLITICHE LEGATE ALL’IRAN E IL CALO PRODUTTIVO IN NIGERIA

 

LONDRA. = Quote record del prezzo del petrolio a Londra e a New York. Il greggio di riferimento europeo, che ieri era salito al massimo storico di 71,40 dollari al barile, oggi a Londra ha raggiunto i 72,04 dollari. E stamani si è registrato un nuovo record anche sulla piazza di New York, dove il greggio ha toccato i 70,86 dollari, un centesimo in più rispetto al 30 agosto 2005. Tra le cause del fenomeno, la crescente tensione sulla crisi nucleare dell’Iran, il quarto produttore mondiale di petrolio, ma anche il calo di 500 mila barili al giorno della produzione della Nigeria, ottavo produttore mondiale, che persiste da oltre tre mesi sotto la continua minaccia di attacchi della guerriglia separatista del Delta del Niger contro le strutture produttive. Inoltre, c’è da dire che nel 2005 la domanda globale di petrolio è cresciuta di quasi un milione di barili al giorno (+1,2%) e che, secondo le stime diffuse oggi dall’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (OPEC), nel 2006 la domanda globale di petrolio dovrebbe crescere tra 1,4 e 1,7 milioni di barili al giorno, ad una media quotidiana pari a 84,5 milioni di barili. La Commissione europea “segue molto da vicino” l’evolversi dei prezzi del petrolio e ritiene che 72 dollari il barile sia un prezzo “molto alto”. Per il momento da Bruxelles comunque non si prevedono revisioni al rialzo rispetto alle stime fatte ad autunno. (R.M.)

 

 

CELEBRATA IERI LA GIORNATA MONDIALE DELL’EMOFILIA,

MALATTIA EREDITARIA DOVUTA ALLA CARENZA DI UN FATTORE DELLA COAGULAZIONE DEL SANGUE, CHE COLPISCE NEL MONDO OLTRE 400 MILA PERSONE

 

MILANO. = “Per dare una mano, basta muovere un dito”: questo, lo slogan lanciato ieri dalla Federazione delle Associazioni Emofilici Onlus (FEDEMO), in occasione della Giornata mondiale dell’emofilia, malattia ereditaria dovuta alla carenza di un fattore della coagulazione del sangue, che colpisce oltre 400 mila persone nel mondo, di cui 5 mila in Italia. Nella circostanza, la FEDEMO ha chiesto di sostenere la ricerca scientifica nel campo delle patologie della coagulazione del sangue, inviando un sms solidale del costo di 1 euro al numero 48587. Le manifestazioni tipiche dell’emofilia sono le emorragie: le più dannose sono quelle che colpiscono le articolazioni, il cui ripetersi provoca gravi invalidità. Esse possono interessare anche organi interni e risultare talvolta letali. Le possibilità di cura sono affidate quasi interamente alla somministrazione di “concentrati del fattore carente” ricavati da complesse operazioni di frazionamento del sangue, che garantiscono agli emofilici la terapia domiciliare. Per quanto tali prodotti offrano oggi una ragionevole sicurezza, la ricerca scientifica non si è fermata e ha reso possibile ottenere concentrati non-plasmatici, ricorrendo a tecniche di ingegneria genetica. Ma c’è di più: in un futuro che si reputa ormai non lontano potrebbe essere raggiunto l’obiettivo della guarigione dalla malattia. Esistono attualmente degli studi che percorrono la strada della terapia genica, il tentativo cioè di correggere il difetto di coagulazione, inducendo l’organismo a recuperare la capacità di sintesi autonoma del fattore carente. (R.M.)

 

DOMANI A BRUXELLES, NELLA SEDE DELL’EUROPARLAMENTO, GRANDE CONCERTO

CONTRO LE MINE ANTI-UOMO IN COLOMBIA. L’INIZIATIVA E’ IN VISTA DEL SUMMIT DELL’UNIONE EUROPEA CON L’AMERICA LATINA E I CARAIBI,

IN PROGRAMMA DALL’11 AL13 MAGGIO A VIENNA

 

BRUXELLES. = Bruxelles si trasforma in teatro per sostenere una campagna di solidarietà internazionale. Domani, il cantante colombiano, Juanes, terrà un concerto nella sede del Parlamento europeo per sensibilizzare l’opinione pubblica sul fenomeno delle mine anti-uomo in Colombia. L’iniziativa è assunta dal Parlamento in vista del prossimo summit Unione Europea-America Latina e Caraibi, previsto per l’11-13 maggio a Vienna. Il momento musicale sarà preceduto da una conferenza, cui prenderanno parte il presidente dell’Assemblea UE, Josep Borrell, l’eurodeputato spagnolo, José Ignacio Salafranca, e il cantante. Nel calendario del Parlamento europeo figurano inoltre questa settimana un’audizione pubblica per esaminare le sfide e le nuove opportunità nelle relazioni tra Europa e mondo arabo e un incontro sul problema del mercato europeo dell’energia, con speciale attenzione alla regolamentazione dei mercati del gas e dell’elettricità. Inoltre, la Commissione Trasporti voterà domani una relazione sulle norme comuni da adottare per la sicurezza nell’aviazione civile, “con misure – si legge in una nota dell’Europarlamento – volte a prevenire gli attentati terroristici ai voli commerciali”. (R.M.)

 

 

ASSEGNATO IL PREMIO PULITZER A DUE QUOTIDIANI AMERICANI DURAMENTE COLPITI,

LO SCORSO AGOSTO, DALL’URAGANO KATRINA

 

NEW YORK. = Il “Times-Picayune” di New Orleans e il “Sun Herald” di Biloxi, nello Stato del Mississipi, si sono aggiudicati quest’anno il Premio Pulitzer. Il prestigioso riconoscimento del giornalismo americano, assegnato dalla Columbia University, è stato vinto dai due quotidiani “per aver fornito una rete di emergenza e un prezioso servizio alla comunità” durante la sciagura dall’uragano Katrina, che lo scorso agosto ha provocato migliaia di vittime nel territorio di New Or-léans. Nonostante gli uffici del “Times-Picayune” fossero stati invasi dall’acqua e la gran parte dello staff fosse rimasto senza casa, il quotidiano ha continuato a uscire, prima solo nell’edizione online e, quindi, anche su carta, vincendo così un secondo Pulitzer anche “per la copertura del triste avvenimento”. La stessa determinazione hanno mostrato i giornalisti del “Sun Herald” di Biloxi. Il quotidiano non ha saltato un solo giorno di pubblicazione ed è stato distribuito gratuitamente dagli stessi redattori presso i centri d’emergenza e le case danneggiate. Il premio Pulitzer fu istituito nell’aprile del 1917 dal magnate della stampa americana, Joseph Pulitzer. (S.C.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

18 aprile 2006

 

- A cura di Eugenio Bonanata -

                   

In Iraq è sempre consistente il bilancio delle violenze. Due agenti e 5 civili sono morti mentre una ventina di persone sono rimaste ferite per l’esplosione di un’autobomba contro un distretto di polizia nella zona orientale di Baghdad. A Ramadi, intanto, l’esercito statunitense ha respinto un pesante attacco della guerriglia sferrato, per la quarta volta nelle ultime settimane, contro la sede del governatorato. Come base dell’attacco, durato per più di un ora, gli insorti hanno usato una moschea vicina. A rendere noto l’episodio, che risale a ieri, è stata una fonte dell’esercito USA che però non ha precisato il numero di ribelli uccisi.

 

Il tentativo di porre un freno alle ambizioni nucleari iraniane impegna a Mosca i rappresentanti di Russia, Stati Uniti, Francia, Cina, Gran Bretagna e Germania. Il nostro servizio:

 

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Secondo fonti russe i diplomatici sono impegnati, già da stamani, in un vorticoso giro di consultazioni bilaterali in attesa di una "cena di lavoro" dalla quale stasera dovrebbe emergere una posizione compatta sulla crisi iraniana. L’obiettivo è quello di comporre le differenze fra Cina e Russia che credono ancora in una soluzione diplomatica e gli Stati Uniti che invece hanno invocato un intervento energico, in tempi brevi, delle Nazioni Unite. Intanto, mentre gli ispettori dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) arriveranno in Iran venerdì per visitare i siti nucleari del Paese, il presidente Ahmadinejad ha fatto sapere che Teheran “taglierà le mani agli aggressori” ribadendo che il suo esercito dovrà dotarsi delle più moderne tecnologie. Ricordiamo che il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha imposto all’Iran , senza alcun effetto, di cessare entro il 28 aprile qualsiasi attività relativa al programma nucleare.

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Allarme inondazione in Serbia, Romania e Bulgaria dopo che le acque del Danubio hanno raggiunto il livello più alto del secolo. Il crollo di una diga a Bistret, nella zona meridionale della Romania, ha costretto alla fuga circa 4 mila persone mentre resta alto il livello di allerta per altre 10 mila residenti dell’area. Solo ieri le autorità avevano evacuato più di 3 mila abitanti del villaggio di Rast, prima che fosse completamente inondato. Per diminuire la pressione del fiume, anche in previsione dell'arrivo di forti piogge, sono state predisposte inondazioni controllate di terreni agricoli. Intanto il superamento degli argini ha già costretto alla fuga migliaia di persone anche in Serbia e Bulgaria.

 

Passiamo in Italia. Sette anni al Quirinale sono tanti, d’ora in poi farò il senatore a vita. Carlo Azeglio Ciampi dice no alla sua riconferma a Capo dello Stato. Intanto una settimana dopo le elezioni politiche, la Casa delle Libertà continua a chiedere una verifica scrupolosa delle schede. E si apre un altro fronte di scontro tra gli schieramenti sull’editoriale del quotidiano inglese Financial Times che commentando l’esito del voto ipotizza l’uscita dell’Italia dall’euro entro il 2015. Servizio di Giampiero Guadagni:

 

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Sono convinto che sette anni al Quirinale siano già tanti, farò il senatore a vita e ci metterò lo stesso impegno. Carlo Azeglio Ciampi, in un colloquio informale con il Corriere della Sera, allontana l’ipotesi di una sua riconferma alla presidenza della Repubblica, eventualità avanzata da esponenti di entrambi gli schieramenti. Raddoppiare il mandato, osserva ancora Ciampi, significherebbe una specie di monarchia repubblicana. I primi commenti delle forze politiche: non ho mai voluto tirarlo per la giacca, spiega il leader dell’Unione Romano Prodi, che commenta anche l’editoriale del Financial Times secondo il quale la vittoria elettorale di stretta misura del centrosinistra è il peggiore risultato immaginabile per la possibilità dell’Italia di rimanere nell’eurozona oltre il 2015. Secondo il professore, il quotidiano londinese non sta sparando sul governo Prodi, ma esclusivamente sul governo Berlusconi. La pensa in modo diametralmente diverso il centrodestra, da dove si sottolinea: Prodi nega l’evidenza, cominciano male i suoi esami europei. Quello del Financial Times, sostiene il ministro uscente dell’Economia Tremonti è una sensazione diffusa in molte capitali europee. Ma in verità da entrambi gli schieramenti si mostra fastidio per valutazioni che riguardano la vita interna italiana, e che peraltro vengono smentite anche dal portavoce della Commissione europea, secondo il quale l’Italia resterà certamente nell’euro. Intanto resta aperto lo scontro sulla conta dei voti. La Cassazione dovrebbe decidere a breve sul caso dei 45 mila voti assegnati alla Lega Alleanza Lombarda, apparentata con l’Unione, e che secondo il leghista Calderoli non potrebbero essere calcolati in quanto quel movimento si è presentato in una sola circoscrizione. Protesta anche Pannella che rivendica l’attribuzione di tre seggi al Senato per la Rosa nel Pugno.

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La “tregua permanente” dichiarata quasi un mese fa dal movimento indipendentista basco ETA, è reale ed integralmente applicata. Lo ha assicurato il premier spagnolo, Zapatero, che in un’intervista radiofonica ha citato un dossier dei servizi di sicurezza. Il premier spagnolo ha poi precisato che, a condizione che la tregua continui, conta di presentarsi in Parlamento prima dell’estate per chiedere il via libera alla trattativa con gli indipendentisti.

 

Al via la missione statunitense del presidente cinese Hu Jintao che oggi, a Seattle, incontrerà il fondatore della Microsoft, Bill Gates. La visita del leader cinese, che durerà 4 giorni, entrerà nel vivo giovedì prossimo quando alla Casa Bianca incontrerà il presidente statunitense, Bush. Al centro dei colloqui saranno i rapporti commerciali fra i due Paesi. Sul tappeto, oltre ai persistenti squilibri commerciali e alla sottovalutazione del tasso di cambio dello yuan, anche il crescente potere militare di Pechino e la questione dei diritti umani. Non mancherà un accenno alle grandi questioni internazionali a partire dai programmi nucleari dell’Iran e della Corea del Nord, due Paesi con i quali Pechino ha relazioni amichevoli.

 

Tragedia in Messico: 57 persone sono morte in un incidente avvenuto ieri sera lungo la strada che porta da Città del Messico a Veracruz. L’autobus, sul quale viaggiavano almeno 60 persone, è precipitato in un burrone ribaltandosi più volte. I turisti, tra cui un bambino, tornavano da una festa religiosa.

 

Confermare la politica di apertura economica del Vietnam e nominare una nuova generazione di dirigenti per il futuro. Con questi obiettivi si è aperto ad Hanoi, il decimo congresso del Partito comunista vietnamita (PVC).

 

 

 

 

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