RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 107  - Testo della trasmissione di lunedì 17 aprile 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La gioia pasquale vissuta con Maria, i 500 anni dalla prima pietra della nuova Basilica di San Pietro: nelle parole del Papa al Regina Coeli recitato a Castel Gandolfo. Particolarmente festosa l’atmosfera al momento dei saluti

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Con l’odierna solennità del Lunedì dell’Angelo, inizia il tempo di preparazione alla Pentecoste: con noi, padre Enzo Bianchi

 

Il cosiddetto “Vangelo di Giuda” non aggiunge nulla sulla vita di Gesù: così il biblista Bruno Maggioni, commenta la traduzione e pubblicazione di un papiro del III secolo che rilegge il rapporto tra Cristo e l’Iscariota

 

Ogm: si afferma in Europa il diritto di poter rifiutare gli organismi geneticamente modificati, ma mancano ancora direttive certe per gli Stati: ce ne parla Susanna Cenni

 

La riscoperta di siti archeologici nel Lazio, erroneamente considerati minori: è quanto offre il volume ‘Le catacombe del Lazio: ambiente, arte e cultura delle prime comunità cristiane: ai nostri microfoni mons. Mauro Piacenza

 

CHIESA E SOCIETA’:

In Terra Santa, nel villaggio arabo di el Qubeibeh, ad una dozzina di chilometri da Gerusalemme, migliaia di fedeli si sono radunati per ricordare il miracolo di Emmaus

 

Nella regione messicana del Chiapas canti e preghiere hanno accolto il tradizionale pellegrinaggio della Vergine Maria di Acteal

 

Siccità e povertà prolungano la sofferenza del popolo somalo che attende la sua risurrezione: così il missionario don Elio Sommavilla parlando dell’impegno cattolico in Somalia

 

La conferenza episcopale francese è vicina ai vescovi del Congo in seguito all’ingiusto arresto di un sacerdote e di un laico

 

Pubblicata anche in lingua russa l’enciclica “Deus caritas est”. Ma si tratta al momento di una traduzione non ufficiale

 

In Indonesia migliaia di persone rischiano l’evacuazione per il risveglio del vulcano Merapi

 

24 ORE NEL MONDO:

In Israele, almeno 6 morti per un attentato condotto a Tel Aviv e rivendicato da Jihad e Brigate dei martiri di Al Aqsa

 

L’Iran ribadisce di non voler sospendere le proprie attività nucleari: domani a Mosca vertice di delegati dell’Onu

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

17 aprile 2006

 

 

LA GIOIA PASQUALE VISSUTA CON MARIA, IL RICORDO DEI 500 ANNI DALLA PRIMA PIETRA DELLA BASILICA DI SAN PIETRO:

NELLE PAROLE DEL PAPA AL REGINA COELI RECITATO A CASTEL GANDOLFO.

PARTICOLARMENTE FESTOSA L’ATMOSFERA AL MOMENTO DEI SALUTI

 

La preghiera a Maria custode della buona notizia” della risurrezione e poi i 500 anni dalla prima pietra della Basilica di San Pietro sono stati al centro delle parole di Benedetto XVI al Regina Coeli recitato dal Papa a Castel Gandolfo. Particolare poi lo scambio dei saluti con la folla festante che ha seguito il Papa nel cortile della residenza pontificia nei pressi di Roma. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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La gioia della Pasqua vissuta con Maria: è questo il significato dell’appuntamento con la preghiera mariana di mezzogiorno che in tempo pasquale si chiama Regina Coeli.  Benedetto XVI ricorda che “Maria ha custodito nel suo cuore la ‘buona notizia’ della risurrezione, fonte e segreto della vera gioia e dell’autentica pace, che Cristo morto e risorto ci ha conquistato con il sacrificio della Croce”. A lei dunque invita oggi a rivolgersi perché – dice - “come ci ha accompagnato nei giorni della passione, continui a guidare i nostri passi in questo tempo di gioia spirituale”.

 

E il Papa si rallegra di poter condividere in tale contesto un anniversario che definisce “molto significativo”: 500 anni fa precisamente il 18 aprile 1506, il Papa Giulio II poneva la prima pietra della nuova Basilica di San Pietro, dice – e aggiunge a braccio - “di questa splendida Basilica, che il mondo intero ammira nella possente armonia delle sue forme”.

 

Esprime gratitudine ai Sommi Pontefici che hanno voluto quest’opera straordinaria sulla tomba dell’Apostolo Pietro; ricorda “con ammirazione gli artisti che hanno contribuito con il loro genio a edificarla e decorarla”; ringrazia il personale della Fabbrica di San Pietro che “egregiamente provvede alla manutenzione e alla salvaguardia di un così singolare capolavoro d’arte e di fede”. Ed esprime un auspicio:

 

“Possa la circostanza felice del cinquecentesimo anniversario risvegliare in tutti i cattolici il desiderio di essere “pietre vive” (1 Pt 2,5) per la costruzione della Chiesa santa, nella quale risplende la “luce di Cristo” (cfr Lumen gentium, 1), attraverso la carità vissuta e testimoniata davanti al mondo (cfr Gv 13,34-35)”

 

La Vergine Maria, che le litanie lauretane ci fanno invocare quale “Causa nostrae laetitiae - Causa della nostra gioia”, ci ottenga di sperimentare sempre la gioia di essere parte dell’edificio spirituale della Chiesa, “comunità d’amore” nata dal Cuore di Cristo.

 

Salutando i pellegrini in diverse lingue il Papa è interrotto dal canto mariano di un gruppo di giovani spagnoli che lascia cantare e che poi ringrazia.

 

Muchas Gracias”…

 

E poi un altro scambio improvvisato con un gruppo di napoletani che si fanno simpaticamente sentire:

 

“Vedo che Napoli mi aspetta”…

 

La canzone popolare improvvisata dal gruppo e altri saluti attardano per qualche istante il congedo di Benedetto XVI che saluta tutti con un rinnovato e cordiale augurio pasquale, ricordando la cordialità con la quale è stato ricevuto ieri al suo arrivo nella cittadina laziale e salutando il vescovo di Albano si dice contento di constatare la “gioia pasquale” espressa. 

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OGGI IN PRIMO PIANO

17 aprile 2006

 

 

CON L’ODIERNA SOLENNITA’ DEL LUNEDI’ DELL’ANGELO,

INIZIA IL TEMPO DI PREPARAZIONE ALLA PENTECOSTE

- Con noi, padre Enzo Bianchi -

 

Si apre oggi, Lunedì dell’Angelo, il tempo che ci conduce alla Pentecoste in cui i fedeli si preparano ad accogliere lo Spirito Santo. La celebrazione della Pasqua si prolunga dunque liturgicamente per l’intera settimana, definita in Albis – dal termine latino bianco – perché i neobattezzati durante questa settimana indossavano vesti bianche fino alla domenica successiva. Sul significato della solennità, Alessandro Gisotti ha intervistato padre Enzo Bianchi, priore della comunità monastica di Bose:

 

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R. – E’ molto importante ricordare che già all’interno dell’ebraismo, le grandi feste avevano un giorno successivo che ne era quasi il prolungamento. Quindi la Chiesa ha ricevuto questa tradizione dall’Antico Testamento, e soprattutto nel giorno di Pasqua noi abbiamo come un giorno senza tramonto che invade il giorno successivo, che quasi raddoppia la festa, per dire l’importanza e la centralità di quel giorno per la fede cristiana! E’ sempre un giorno in cui, non a caso, si medita sulla Risurrezione, si annuncia anzi la Risurrezione di Cristo. E’ è chiamato giorno dell’Angelo perché la prima rivelazione riguardo a Gesù Risorto non più preda del sepolcro, della morte è stata data dall’Angelo alle donne. L’Angelo in qualche misura ricorda le parole di Gesù, le Scritture dei Profeti. Ricorda gli eventi della tomba vuota che hanno aperto la prospettiva della Risurrezione di Cristo.

 

D. – Con il Lunedì dell’Angelo inizia il tempo di preparazione alla Pentecoste. In questo senso, come accogliere lo Spirito Santo?

 

R. – Si potrebbe dire, con l’intelligenza liturgica della Chiesa, che tutto il tempo pasquale è come un prolungamento in un solo giorno, perché il completamento della Pasqua si ha a Pentecoste. Allora il tempo pasquale è il tempo in cui c’è questa attesa dello Spirito Santo che viene costantemente invocato. La Chiesa guarda a Cristo risorto, datore dello Spirito: Lui che ci invia lo Spirito che è presso il Padre e che porta a pienezza il suo Corpo che è la Chiesa, animato dallo Spirito Santo.

 

D. – Ecco, è proprio con la Pentecoste che i discepoli sconfiggono la paura …

 

R. – Noi, certamente siamo in un tempo in cui la fede si fa difficile come tragitto; la fede qualche volta appare incerta, nei cristiani … Allora, l’invocazione dello Spirito Santo in attesa della Pentecoste è chiedere il dono di una fede pensata, di una fede matura, di una fede che renda il cristiano testimone in mezzo agli altri uomini, un cristiano capace di rendersi conto della speranza che è in lui. E questo, solo lo Spirito Santo lo può fare nel singolo cristiano e nella Chiesa.

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IL COSIDDETTO “VANGELO DI GIUDA” NON AGGIUNGE

NULLA SULLA VITA DI GESU’: COSI’ IL BIBLISTA BRUNO MAGGIONI,

 COMMENTA LA TRADUZIONE E PUBBLICAZIONE DI UN PAPIRO

 DEL III SECOLO CHE RILEGGE IL RAPPORTO TRA CRISTO E L’ISCARIOTA

- Servizio di Alessandro Gisotti e Fabio Colagrande -

 

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 “Verranno giorni in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa di nuovo, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole”. Vengono alla mente queste parole dell’Apostolo Paolo: lo ha detto nella celebrazione del Venerdì Santo il predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa, per denunciare la speculazione, manipolazione mediatica cui sono soggette negli ultimi tempi la Passione e Morte di Cristo. Proprio, in questi giorni, si fa un gran parlare del cosiddetto “Vangelo di Giuda”, un papiro del III secolo, tradotto dalla National Geographic e pubblicato la settimana scorsa a Washington. Si tratta di un testo gnostico, già considerato eretico nei primi secoli dopo Cristo, che propone una rilettura del rapporto tra Gesù e l’Iscariota. Al microfono di Fabio Colagrande, mons. Bruno Maggioni, biblista dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano spiega l’irrilevanza teologica di questo testo, interessante solo sotto il profilo storico-letterario:

 

R. - Se mi si chiede se è importante per arricchire i Vangeli, direi assolutamente di no: non ha alcuna importanza e non cambia assolutamente nulla. I Vangeli … sono di tanti generi; i Vangeli apocrifi sono quelli che la Chiesa ha ritenuto ‘non ispirati’: tutto lì. Ne abbiamo tantissimi, di tanti generi. Questi Vangeli sono di tipo gnostico, come il Vangelo di Tommaso, che pure è stato trovato nello stesso modo. I Vangeli gnostici riflettono una visione gnostica che era molto diffusa, ma che viene dal paganesimo, cioè una visione che considera intanto l’uomo dualisticamente, cioè il corpo è il lato peggiore dello spirito, lo spirito si libererà del corpo … Poi, il clima molto segreto, fa le cose segrete: Dio ha rivelato una sapienza segreta, mentre se c’è una cosa chiara è che la sapienza del Vangelo è pubblica: Gesù ha parlato in pubblico, non ha parlato in segreto. E anche con una visione di Dio che non so esattamente come chiamare ma si potrebbe dire un po’ fatalista: un Dio che fa un piano e meccanicamente lo deve realizzare, per cui se il piano era la Croce del Figlio, ci voleva uno che lo tradisse. Ed ecco che viene detto che Giuda, in fondo, è il discepolo prediletto che obbedisce a Gesù e lo tradisce e direi, addirittura, se non ho capito male, su ordine di Gesù.

 

D. – Ecco, mons. Maggioni, da questa prospettiva, qual è invece il ruolo dell’apostolo Giuda secondo i Vangeli canonici?

 

R. – Il ruolo di Giuda, stando più o meno, con qualche variante, a tutti i racconti della Passione, è proprio quello di chi ha tradito, ha consegnato per 30 denari Gesù all’autorità, che però sono le autorità che lo condannano. Hanno solo bisogno di qualcosa di plausibile per condannarlo. Ma è una cosa che ha fatto liberamente, andare in Croce non era necessario. Dio non toglie la libertà a nessuno: l’esempio più chiaro, per me, è che un Figlio di Dio che è sulla Croce non scende per rendersi credibile, ma piuttosto vuole manifestare, rimanendo sulla Croce, tutto il suo amore, un amore che si mostra ma che non violenta nessuno: si può dirgli di no. Quindi, siamo fuori, è una teologia completamente diversa.

 

D. – Dunque, un documento che può avere un valore storico ma certo non può ispirare un nuovo dibattito teologico?

 

R. –Storico’ nel senso che può illuminare la corrente gnostica del III-IV secolo, ma non nel senso che tocca la verità dei Vangeli. La storia di Gesù non cambia di un millimetro!

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OGM: SI AFFERMA IN EUROPA IL DIRITTO DI POTER RIFIUTARE GLI ORGANISMI

GENETICAMENTE MODIFICATI, MA MANCANO ANCORA DIRETTIVE CERTE PER GLI STATI

- Intervista con Susanna Cenni -

        

“La libertà di una scelta”: il titolo emblematico della Conferenza sugli OGM, svoltasi nei giorni scorsi a Vienna, che ha visto delegati ed esperti di tutta l’Unione Europea confrontarsi sulla possibile o meno coesistenza tra colture tradizionali e biologiche e quelle geneticamente modificate. Il servizio di Roberta Gisotti:

 

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         Un tema, quello degli OGM, fortemente controverso a livello di Istituzioni da Paese a Paese, ma non solo, che ha aperto aspri dibattiti nel mondo agricolo, che ha sollevato gli scudi degli ambientalisti, e che soprattutto ha allertato grandemente i consumatori: una recente indagine europea ha rivelato che il 62 per cento dei cittadini interpellati – con punte del 77 per cento degli italiani – si dicono preoccupati per la presenza di OGM negli alimenti e nelle bevande. In chiusura dei lavori nella capitale austriaca, sono emersi “segnali incoraggianti” per gli oppositori degli OGM, ma anche delusione per la mancanza di indicazioni concrete agli Stati, come dichiara Susanna Cenni, assessore all’agricoltura della Toscana, delegata a Vienna per la “Rete OGM-free”, associazione di 40 regioni in Europa che rifiutano gli organismi geneticamente modificati:

 

R. – Il punto, in questo momento, è come si costruiscono le garanzie per una reale libertà di scelta, perché la libertà di scelta deve essere intesa per coloro che intendono coltivare OGM, ma anche per coloro che decidono di dichiararsi OGM free. Purtroppo i rischi ancora esistenti di inquinamento, dovuti al clima, alle peculiarità territoriali, sono altissimi, come sappiamo. Quindi, occorre che ci siano indicazioni fondamentali su cui costruire regole di coesistenza che vadano in quella direzione.

 

D. – E come risponde a chi obietta che sbarrare la strada agli OGM significa fermare il progresso?

 

R. – Rispondo che è una lettura parziale e sbagliata, perché opporre la strada agli OGM non significa fermare la ricerca. Le biotecnologie non sono necessariamente OGM e quindi bisogna saper distinguere.

 

D. – Quindi, su questo tema è bene fermarsi in tempo e riflettere ancora…

 

R. – E’ bene fermarsi a riflettere, ma è bene anche ricordare che le nostre economie agricole sono in gran parte orientate a politiche di qualità, che si basano sulla biodiversità, sulle denominazioni, sul biologico, che fanno del loro valore aggiunto proprio la differenza. La filosofia di fondo dell’OGM è l’esatto contrario, quindi la standardizzazione.

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PUBBLICATO IN QUESTI GIORNI UN NUOVO LIBRO SULLE CATACOMBE DEL LAZIO

- Intervista con mons. Mauro Piacenza -

 

E’ uscito in questi giorni un libro dal titolo ‘Le catacombe del Lazio. Ambiente, arte e cultura delle prime comunità cristiane (Esedra Editrice). L’opera è stata curata dall’Associazione culturale ‘Progetto Arkés’, in collaborazione con la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, allo scopo di approfondire la conoscenza degli aspetti storico-antropologici delle prime comunità cristiane del Lazio. Ma quali sono le novità di questo libro? Giovanni Peduto lo ha chiesto a mons. Mauro Piacenza, presidente della Pontificia Commissione per i beni culturali della Chiesa:

 

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R. – Il nuovo sta soprattutto nella presentazione e valorizzazione di luoghi a torto considerati minori. Tra questi rientrano i complessi catacombali esterni alla città di Roma, che si sviluppano lungo gli antichi tracciati consolari in uscita dalla capitale. Ci sono suggestivi itinerari naturalistici che fanno un po’ da cornice a questo patrimonio artistico, culturale  a torto considerato minore.

 

D. – Qual era la vita dei cristiani nelle catacombe?

 

R. – Noi dobbiamo considerare che le catacombe erano cimiteri comunitari, pervasi da un intenso senso della comunione dei santi. Questo, direi, è un po’ la caratteristica della vita delle prime comunità. Quindi, non si presentano come luoghi di rifugio, come si è ritenuto per molto tempo. Questi sotterranei erano, infatti, anche ben conosciuti dalle stesse autorità romane nella loro ubicazione. Erano quindi luoghi di intensa preghiera, di senso della vita eterna. Quindi, di senso pasquale. Le catacombe vengono intese come dormitori comuni, come luogo di riposo provvisorio in attesa della risurrezione finale. Quindi, sottolineano questa forte connotazione escatologica della comunità dei primi tempi.

 

D. – Che tipo di arte è espressa nelle catacombe?

 

R. – L’arte delle catacombe dei primi secoli allude ovviamente alla salvezza finale, con raffigurazioni direttamente ispirate ad episodi salienti della Bibbia, atti a spiegare questo. C’è una corrispondenza tra l’arte ed il pregare, tra le immagini e l’oggetto delle preghiere. In queste preghiere si fa un esplicito riferimento alla salvezza, per esempio, concessa ai tre giovani ebrei di Babilonia nella fornace, a Daniele nella fossa dei leoni, a Giona ingoiato dalla balena, a Susanna insidiata dagli anziani; a Isacco, che sta per essere immolato da Abramo. Il pittore della prima età cristiana cerca nel grande repertorio della Bibbia i paradigmi più significativi della salvezza.  

 

D. – Quale messaggio viene a noi cristiani di oggi dalle catacombe dei primi cristiani?

 

R. – Ripercorrere quegli itinerari sotterranei, fermarsi dinanzi a quelle tombe tanto antiche, quanto sante, significa ritornare con un incredibile percorso a ritroso alla fede della prima ora, a quella fede per cui alcuni fratelli della comunità primitiva hanno combattuto in maniera ferma e risoluta fino alla morte.  Ciò è la conseguenza possibile di un annuncio del Vangelo non illanguidito, non appiattito sulle idee correnti, conseguenza possibile di un annuncio del Vangelo testimoniato dalla coerenza della vita.

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CHIESA E SOCIETA’

17 aprile 2006

 
 

 

in Terrasanta, nel villaggio arabo di el Qubeibeh, ad una dozzina

 di chilometri da Gerusalemme, migliaia di fedeli si sono radunati

per ricordare il miracolo di Emmaus, località dove, secondo il vangelo

 di Luca, Gesù apparve a due suoi discepoli dopo la risurrezione

- A cura di Graziano Motta -

 

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GERUSALEMME. = Tantissimi i religiosi della diocesi ed i fedeli della parrocchia latina di San Salvatore, che si sono uniti ai frati minori francescani della Custodia di Terra Santa, che questa devozione animano da sempre, per fare memoria dell’apparizione di Gesù ai due discepoli di Emmaus. Lo riconobbero – ci dice il Vangelo di Luca – non già sulla via, quando si era accompagnato ad essi, ma solo allo spezzare del pane, a casa loro, dove lo avevano invitato a restare perché il giorno volgeva al declino, si faceva sera. Il miracolo eucaristico di Emmaus, il primo nella storia della nostra fede, è stato celebrato con una Messa solenne, presieduta dal custode di Terra Santa, padre Pier Battista Pizzaballa, accompagnato dalla corale della parrocchia di Gerusalemme, con l’organista padre Armando Pieruzzi. La Messa si è conclusa con la distribuzione a tutti i convenuti di una pagnotta di pane benedetto. Molti i fedeli e fra essi parecchi pellegrini stranieri, venuti in Terra Santa per questa Pasqua: hanno voluto accrescere le emozioni di una preghiera che si è levata per la pace nella giustizia fra i due popoli che la abitano, rimanendo anche nel pomeriggio ad Emmaus per la recita dei Vespri.

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nella regione messicana del Chiapas canti e preghiere hanno accolto

il tradizionale pellegrinaggio della vergine maria di Acteal

 

Città del Messico. = Come ogni anno, nella Settimana Santa, l’effige della Vergine Maria di Acteal è stata portata in pellegrinaggio per centinaia di chilometri in tutti i villaggi della regione di Chenalhó, in Chiapas, per recare un messaggio di speranza ad ogni comunità. “Sono giorni di riconciliazione e perdono - spiega un dirigente indigeno all’agenzia Misna -, un momento in cui centinaia di fedeli, che durante l’anno sono stati anche divisi tra loro, tornano a pregare per la pace”. Nel suo viaggio, l’immagine della Madonna è stata accolta ovunque con canti e cerimonie, ma anche con momenti di raccoglimento in memoria dei 45 indigeni uccisi dai paramilitari il 22 dicembre del 1997, mentre erano riuniti in preghiera nell’eremo di Acteal. Come ricorda l’interlocutore, “la furia dei paramilitari non risparmiò neanche l’effige della Vergine”. Non manca tuttavia la speranza. Un sacerdote colombiano, giunto a Chenalhó per partecipare al pellegrinaggio, afferma: “Sono certo che la fede aiuterà a sanare le ferite di questa gente e di migliaia di sfollati che hanno abbandonato le loro case per sfuggire alla violenza”. (E. B.)

 

 

Siccità e povertà prolungano la sofferenza del popolo somalo che attende la sua rIsurrezione. Così il missionario don Elio Sommavilla parlando dell’impegno cattolico nel paese africano

 

MOGADISCIO. = “La siccità sta prolungando un calvario che i somali vivono ormai da quindici anni a causa della guerra civile”. E’ quanto ribadito all’agenzia Misna da don Elio Sommavilla, l’unico missionario presente in tutta la Somalia, un Paese quasi totalmente musulmano dove i cristiani sono davvero pochi. In occasione della Pasqua, definendo la situazione dei cattolici nel Paese, il sacerdote ha parlato di “una presenza discreta, molto rispettosa dei musulmani” e di un cristianesimo “essenziale, senza segni esteriori”, che non sarebbero particolarmente graditi. Eppure l’attività del missionario italiano non passa inosservata. Da 15 anni ha avviato scuole e strutture che “lasciano il segno” nella comunità di Merka, un centinaio di chilometri a sud di Mogadiscio. “Nel nostro centro – ha specificato - ci sono circa 1.200 orfani e garantiamo un’istruzione di base a oltre un migliaio di studenti, molti dei quali provenienti da famiglie estremamente povere di questa zona rurale”. Tutta la Somalia meridionale, da molti mesi, è piagata da una prolungata carenza di piogge che ha colpito ampie regioni dell’Africa Orientale. Il quadro politico-sociale non è lusinghiero. La siccità si aggiunge alla povertà strutturale provocata da tre lustri di guerra civile e dalla totale assenza di autorità amministrative. Dall’anno scorso un governo provvisorio sta cercando di ripristinare la sicurezza fermando gli scontri tra i ‘signori della guerra’ che controllano il territorio. “Per poter rimanere qui – aggiunge don Sommavilla – abbiamo sempre mantenuto unbasso profilo’”. Aspetto che ha caratterizzato anche la Pasqua. Intanto il missionario guarda avanti: “Nella nostra scuola di agraria – ha concluso - abbiamo già 200 tra studenti e studentesse cui cerchiamo di garantire una formazione professionale, nell’attesa che anche questo Paese conosca la risurrezione”. (E. B.)

 

 

La Conferenza episcopale francese è vicinA ai vescovi del congo in seguito all’ingiusto arresto di un sacerdote e di un laico

 

PARIGI. = I vescovi francesi esprimono solidarietà alla comunità cattolica del Congo dopo l’arresto di un sacerdote, don Brice Mackosso, segretario di Giustizia e Pace nella diocesi di Pointe Noire, e di un laico, Christian Mounzeo. I due - come denunciano i vescovi congolesi – in questi giorni sono stati incarcerati con banali e fantasiose scuse. Il messaggio, a firma del presidente della Conferenza episcopale francese, è indirizzato a mons. Anatole Milandou, arcivescovo di Brazzaville, e a mons. Louis Portella, vescovo di Kinkala. “Siamo sempre più attenti alle realtà e alle responsabilità che vi appartengono nelle circostanze che toccano la vostra Chiesa e il vostro Paese”, si legge nel comunicato del cardinale Ricard, che afferma di condividere l’inquietudine dei due vescovi congolesi. (A. M.)

 

 

Pubblicata anche in lingua russa l’Enciclica “Deus caritas est”.

 MA si tratta al momento di una TRADUZIONE NON UFFICIAle

 

MOSCA. = I cattolici russi hanno celebrato la Domenica di Pasqua, pubblicando la traduzione in lingua russa della prima Enciclica del Papa, “Deus caritas est”. A Darne notizia è l’agenzia Zenit specificando che il documento, stampato in 4.000 copie, è stato diffuso come supplemento al quotidiano cattolico “Svet Evangelja” (“La Luce del Vangelo”). La traduzione non ha tuttavia alcun carattere ufficiale. Per questa ragione, i vescovi russi hanno annunciato che faranno richiesta al Vaticano di una sua approvazione, al fine di poterla successivamente pubblicare sotto forma di libro. (E. B.)

 

 

IN INDONESIA MIGLIAIA DI PERSONE RISCHIANO L’EVACUAZIONE PER IL RISVEGLIO

 DEL VULCANO MERAPI

 

JAKARTA. = Le autorità indonesiane hanno decretato l’allarme arancione con la possibile evacuazione di migliaia di abitanti in seguito alle prime colonne di fumo e lava uscite dal cratere del vulcano Merapi, sull'isola di Giava. Da alcune settimane intorno al Merapi, la cui vetta di oltre 2000 metri sovrasta l’antica città di Jogjakarta, è stata anche registrata un’intensa attività sismica. Per questo le autorità hanno avvertito la popolazione di tenersi pronta ad ogni evenienza. I militari hanno preparato oltre 200 tra autocarri e autobus per un’eventuale evacuazione degli abitanti, che hanno già partecipato ad un'esercitazione. L'Indonesia si trova sul cosiddetto ''anello di fuoco'' del Pacifico, una fascia geologicamente attiva, ed ha oltre cento vulcani sul suo territorio. L’eruzione più distruttiva del Merapi avvenne nel 1930 quando 1.300 persone rimasero uccise, mentre nel 1994 le vittime furono 60. (E. B.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

17 aprile 2006

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

                   

In Israele, almeno 6 persone sono morte per l’attentato kamikaze condotto da un estremista palestinese a Tel Aviv. L’azione terroristica, rivendicata dalla Jihad islamica e dalle Brigate dei martiri di Al Aqsa, è stata condannata dal presidente palestinese Abu Mazen. Sul versante politico, il premio Nobel per la pace, Shimon Peres, presiederà nel pomeriggio la seduta inaugurale del nuovo Parlamento. La cerimonia, alla presenza di mille invitati, inizierà con l’arrivo del presidente Katsav. La poltrona riservata al premier resterà vuota in omaggio ad Ariel Sharon, in coma dallo scorso 4 gennaio.

 

In Iraq, un quartiere sunnita di Baghdad continua ad essere isolato dopo violenti scontri scoppiati nella notte tra guerriglieri e soldati iracheni e costati la vita ad almeno una persona. In un quartiere sciita, sono stati trovati inoltre i corpi senza vita di tre civili. Questa ennesima ondata di violenza si aggiunge alla drammatica serie di attentati che ieri ha causato almeno 26 morti. Intanto, il processo contro l’ex presidente, Saddam Hussein, ripreso questa mattina, è stato aggiornato a mercoledì prossimo. Sul versante politico non sembra trovare una soluzione il braccio di ferro sul nuovo governo iracheno: la seduta del Parlamento fissata per oggi è stata rinviata di alcuni giorni. Il nodo da sciogliere resta la nomina del primo ministro. Secondo diversi osservatori, il possibile successore dell’attuale ad interim, lo sciita Ibrahim Jaafari, potrebbe essere il politico sciita, Ali al Adib.

 

E’ sempre più intricata la questione nucleare iraniana: all’indomani della notizia delle foto satellitari che documentano l’ampliamento degli impianti di conversione dell’uranio in Iran, l’ex presidente Hashemi Rafsanjani ha ribadito che la Repubblica islamica non intende fermare le sue attività in campo nucleare. Proprio per cercare di risolvere la crisi iraniana, è previsto domani a Mosca un vertice tra delegazioni di Russia, Stati Uniti, Cina, Gran Bretagna e Francia. Ma perché la Russia insiste a tenere una riunione dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU? Giada Aquilino lo ha chiesto a Pierantonio Lacqua, corrispondente Ansa da Mosca:

 

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R. – Per Mosca non è assolutamente una situazione già senza ritorno. Gli esperti russi hanno sdrammatizzato anche la portata dell’annuncio iraniano sull’arricchimento dell’uranio. Secondo gli esperti russi Teheran è ancora molto lontana dalla possibilità di fabbricare eventualmente delle armi atomiche. Quindi, per Mosca, ci sono ancora ampi spazi e tempi negoziali. Soprattutto il governo di Mosca insiste perché l’Occidente non brandisca l’uso della violenza come minaccia e nemmeno le sanzioni.

 

D. - La Russia offre di ospitare sul proprio territorio le attività iraniane di arricchimento dell’uranio. Ma perché ora Teheran dovrebbe accettare?

 

R. – La Russia ha una posizione avallata dall’Occidente che potrebbe essere una soluzione di compromesso un po’ per tutti. Il problema è che finora Teheran non ha assolutamente accettato l’altra parte della proposta russa: quella di ritornare alla moratoria sull’arricchimento dell’uranio sul proprio territorio.

 

D. - Qual è l’atteggiamento del Cremlino nei confronti degli Stati Uniti che nella riunione di Mosca dovrebbero proporre già un pacchetto di sanzioni da introdurre contro l’Iran?

 

R. – In effetti, non è ancora chiaro se alla fine il presidente Putin potrebbe essere disposto anche ad accettare l’uso della forza. Adesso, comunque, c’è ancora una distanza totale tra la posizione degli Stati Uniti, che a questo punto vogliono usare  anche come strumento di pressione  la forza, e invece il Cremlino che continua ad insistere su una soluzione negoziata sempre nel quadro dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA).

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Ma non è solo il programma atomico iraniano ad alimentare la preoccupante frattura tra il governo di Teheran e la comunità internazionale. L’Iran ha anche reso noto di aver donato 50 milioni di dollari al governo palestinese. Alla decisione della Repubblica islamica, è seguito poi l’annuncio del governo del Qatar di uno stanziamento di altri 50 milioni di dollari. Le decisioni di Iran e Qatar arrivano dopo la sospensione degli aiuti da parte di Unione Europea e Stati Uniti all’Autorità nazionale palestinese in seguito all’intransigente posizione di Hamas nei confronti di Israele. Lo Stato Ebraico ha interrotto, inoltre, il versamento delle tasse e dei diritti doganali dovuti ai palestinesi subito dopo la vittoria elettorale del gruppo radicale. “Se gli aiuti sono sospesi e tale situazione perdurerà - ha detto il ministro degli Esteri iraniano - questa terra sarà presto teatro di una catastrofe umanitaria”.

 

Quotazione record per il Brent. Il prezzo del greggio in Europa ha fatto registrare un ulteriore incremento toccando il massimo storico di 71,40 dollari al barile. Ad incidere sull’andamento del greggio sono, secondo gli analisti, soprattutto le tensioni geopolitiche legate all’Iran.

 

In Ciad rientra per il momento la minaccia del governo di interrompere la produzione di greggio per protestare contro la sospensione delle royalties decisa dalla Banca mondiale. Il presidente del Ciad si è impegnato inoltre a non espellere i rifugiati del Darfur ma la situazione resta tesa. Il nostro servizio:

 

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Il Ciad ha deciso di rinviare alla fine di aprile la scadenza imposta alla Banca Mondiale per scongelare le royalties sul petrolio estratto nel Paese africano. Il governo di N’Djamena ha accettato, infatti, l’offerta di una mediazione presentata dagli Stati Uniti per risolvere la disputa con la Banca Mondiale, che da cinque mesi non versa più i fondi dovuti al Ciad. Al Paese africano viene contestata, in particolare, l’allocazione dei finanziamenti, utilizzati soprattutto per coprire spese militari. Nei giorni scorsi, il governo del Ciad aveva minacciato di interrompere la produzione di greggio in assenza di uno sblocco delle royalties. Adesso, la prospettiva di una mediazione statunitense sembra aver reso possibile una trattativa. Alla disastrata situazione economica del Ciad si aggiungono, poi, delicate questioni umanitarie: il presidente del Ciad, Idriss Deby, si è impegnato a non espellere 200 mila rifugiati provenienti dalla martoriata regione sudanese del Darfur. Ma il governo di N’Djamena ha comunque ritirato la propria delegazione dai negoziati per la pace in Darfur. La decisione riflette il momento di grande tensione tra Ciad e Sudan, accusato dal presidente Idriss Deby di aver sostenuto la fallita insurrezione condotta lo scorso 14 aprile dai ribelli nella capitale e costata la vita ad almeno 300 persone.

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Nel nord dello Sri Lanka, due diversi attentati hanno provocato la morte di almeno sette persone, tra le quali quattro soldati e tre ribelli. Una mina è stata lanciata contro un veicolo dell’esercito nel distretto settentrionale di Vavuniya. Un secondo ordigno è esploso nella penisola di Jaffna.

 

In Turchia, almeno 30 persone sono rimaste ferite, ieri, per l’esplosione di un ordigno alla periferia di Istanbul. La deflagrazione è avvenuta nella parte europea della metropoli turca. La bomba era stata nascosta in un cestino dei rifiuti. L’attentato, al momento, non è stato rivendicato.

 

In Colombia, almeno 29 persone sono morte e un migliaio sono rimaste senzatetto per gli smottamenti di terreno causati dalle forti piogge che hanno colpito, nelle ultime ore, il sud-ovest del Paese. Tra le vittime finora identificate, ci sono sei militari, cinque militari e un giornalista.

 

Tragedia in Spagna: quattro persone, fra le quali due scout, sono morte ed altre 23 sono rimaste ferite in un incidente stradale nel nord del Paese. Il pullman sul quale viaggiavano è uscito di strada, rovesciandosi in una scarpata.

 

Si tratta di “un’invenzione”, non di un polverone. “Ora basta, si lavori per il governo futuro”. Lo ha detto il leader dell’Unione Romano Prodi commentando le recenti dichiarazioni dell’ex ministro Roberto Calderoli, secondo cui invece l’unica invenzione resta la vittoria della sinistra alle politiche tenutesi gli scorsi 9 e 10 aprile. Nei giorni scorsi, Calderoli aveva dichiarato che la Casa delle libertà è in vantaggio alla Camera di circa 20 mila voti. Per l’ex capo del dicastero delle Riforme, sono stati attribuiti al centrosinistra 45.580 voti che, invece, non dovevano essere conteggiati perché ottenuti dalla lista “Lega Alleanza Lombarda” in una sola circoscrizione. Antonio Tajani, capo delegazione di Forza Italia al Parlamento Europeo, ha definito “più che fondati” i rilievi di Calderoli. Il presidente dei Verdi, Pecoraro Scanio, ha invece giudicato “inesistenti” le contestazioni dell’ex ministro.

 

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