RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 105
- Testo della trasmissione di
sabato 15 aprile 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Il
Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik
CHIESA E SOCIETA’:
In tutto il mondo le Vie Crucis del Venerdì
Santo hanno ricordato le ultime ore terrene di Gesù
“Non giustiziate i tre cattolici”. E’ quanto
ribadisce l’ex presidente indonesiano, Gus Dur
Bilancio
dei CAV, i Centri di aiuto alla vita italiani: nel 2005 salvati 8 mila bambini
dall’aborto
In Afghanistan, almeno
41 ribelli e 6 poliziotti sono rimasti uccisi in seguito ad una furiosa
battaglia tra presunti talebani e Forze della coalizione
15 aprile 2006
IL
SABATO SANTO, TEMPO DI ATTESA E SILENZIO
VERSO
LA LUCE DELLA DOMENICA DI RISURREZIONE.
ALLE
22.00 LA VEGLIA PASQUALE PRESIEDUTA DAL PAPA IN SAN PIETRO
Alla vigilia della Pasqua, la Chiesa vive oggi il giorno
del silenzio, meditando sulla morte di Cristo e preparandosi alla sua
risurrezione. Questa sera, alle 22, Benedetto XVI presiederà nella Basilica di
San Pietro la solenne Veglia pasquale, mentre domani concelebrerà la Santa
Messa in Piazza San Pietro, con inizio alle 10.30. Alle 12.00, il Messaggio pasquale
del Papa e la benedizione Urbi et Orbi.
Sul significato della Veglia pasquale, il servizio di Alessandro De Carolis.
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(musica)
E’ il silenzio il suono del Sabato Santo. E l’oscurità il
suo colore. E’ l’unico giorno dell’anno liturgico che restituisce ai cristiani
contemporanei la percezione dello smarrimento dei loro fratelli, che vissero la
primissima ora della Chiesa: il silenzio mortale dopo l’assassinio di un
innocente amato, la penombra del Cenacolo – rifugio della paura e riflesso, per
molti, di attese distrutte - e ancora,
il buio di un sudario e di una caverna davanti alla quale è rotolata una
pietra. Tutto è compiuto, ha sussurrato Gesù nell’ultimo fiato dell’agonia.
Tutto è finito, pensano invece molti dei suoi più intimi davanti a quella
pietra, perché essa consente, di chi muore, la consolazione del ricordo, ma
nega per sempre la gioia della vicinanza.
Ma ciò che i cristiani di oggi sanno, e che per i loro
predecessori a Gerusalemme fu evidente “il giorno dopo il sabato”, è che
proprio in quel buio del sepolcro e in quel silenzio di un’attesa che in
pochissimi sanno coltivare, prima fra tutti Maria, Gesù sta realizzando un
mistero inconcepibile per un essere umano: sconfiggere la morte. Benedetto XVI
lo ha ricordato in questi giorni, nell’udienza generale prima della Pasqua:
“Nel Sabato Santo la Chiesa, unendosi
spiritualmente a Maria, resta in preghiera presso il sepolcro, dove il corpo
del Figlio di Dio giace inerte come in una condizione di riposo dopo l’opera
creativa della redenzione, realizzata con la sua morte”.
Sant’Agostino chiamò quella della notte di Pasqua “la
madre di tutte le Veglie”. Non c’è altra attesa più importante per un seguace
di Cristo, è l’ora della celebrazione degli opposti: dal buio alla luce, dal
peccato alla salvezza, dalla morte alla vita. Per questo la liturgia della
Veglia pasquale, da sempre, ha cercato una simbologia incisiva – la luce, il fuoco,
il cero – che rendesse manifesto ai sensi umani ciò che il Figlio di Dio rese
evidente ai sensi di Maria, degli Apostoli, della Maddalena con le sue
apparizioni dopo la risurrezione. Un
anno fa, pochi giorni prima che gli eventi lo spingessero a diventare il “servo
dei servi di Dio”, proprio al cardinale Ratzinger spettò il compito di tenere
l’omelia della Veglia pasquale. Parlando della processione che
segue il cero verso la luce, il futuro Papa spiegò che l’incolonnarsi dei
cristiani dietro la fiamma del cero simboleggia “il cammino dell'umanità che
nelle notti della storia cerca la luce, cerca il paradiso, cerca la vera vita,
la riconciliazione tra le genti, tra cielo e terra, la pace universale”.
(musica)
Due giorni fa, quattro prima della sua prima Pasqua da
Pontefice, quegli accenti sono ritornati simili. Duemila anni dopo il Golgota e
il Cenacolo – dopo la paura inconfessabile e la sorpresa più straordinaria –
Gesù abbandona ancora il sudario e il sepolcro e il miracolo degli “opposti”
torna a rendere evidente la bellezza della speranza cristiana:
“La sua risurrezione ci dà questa certezza: nonostante tutta
l’oscurità che vi è nel mondo, il male non ha l’ultima parola. Sorretti da
questa certezza potremo con più coraggio ed entusiasmo impegnarci perché nasca
un mondo più giusto”.
(musica)
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Ricordiamo che la nostra emittente seguirà in radiocronaca
diretta la Veglia pasquale di questa sera, presieduta da Benedetto XVI nella
Basilica di San Pietro, con inizio alle 21.50 e i commenti in italiano,
inglese, cinese, spagnolo, tedesco. Domani, la radiocronaca della Messa di
Pasqua del Papa, dal sagrato di Piazza San Pietro, inizierà alle 10.20, con
commenti in italiano, inglese, tedesco, francese e arabo. Alle 12.00 il
Messaggio pasquale e la Benedizione “Urbi et Orbi”.
NELLA CROCE SI RISPECCHIANO TUTTE LE SOFFERENZE DELL’UMANITA’ DI OGGI,
MA LA VIA CRUCIS E’ ANCHE LA VIA DELLA MISERICORDIA E DELLA
SALVEZZA:
COSI’ BENEDETTO XVI IERI SERA AL COLOSSEO
Nello specchio della Croce abbiamo visto tutte
le sofferenze dell’umanità di oggi. Così Benedetto XVI ieri sera al Colosseo al
termine della sua prima Via Crucis. 62 le reti televisive collegate per
l’evento. Il Papa ha portato la croce nella prima e nell’ultima Stazione. La
Via Crucis non è una cosa del passato, ha detto il Santo Padre. Le meditazioni
della pia pratica, scritte dal vicario generale del Santo Padre per la Città
del Vaticano, mons. Angelo Comastri, hanno toccato gli interrogativi dell’uomo
nel suo rapportarsi con Dio, i mali della società di oggi, l’incapacità di
vedere il peccato. Il servizio di Tiziana Campisi.
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“La Croce del Signore abbraccia il
mondo, la Sua Via Crucis attraversa i continenti e i tempi”.
Questo
ha voluto dire Benedetto XVI alle migliaia di fedeli che lo hanno seguito al
Colosseo. Il Papa ha invitato ciascuno a non essere spettatore nella via
dolorosa:
“Siamo coinvolti
pure noi, perciò dobbiamo cercare il nostro posto: dove siamo noi? Nella ‘Via
Crucis’ non c'è la possibilità di essere neutrali. Pilato, l'intellettuale
scettico, ha cercato di essere neutrale, di stare fuori; ma, proprio così, ha preso posizione contro la giustizia,
per il conformismo della sua carriera”.
(Voce
di un lettore)
“Gesù
cade per la prima volta …”.
“Cadendo
sotto il peso della croce Gesù ci ricorda che il peccato pesa, il peccato abbassa
e distrugge …”.
L’umanità
– scrive mons. Comastri nelle sue meditazioni – ha smarrito il senso del peccato,
lascia che si diffonda una stolta apologia del male, una folle voglia di
trasgressione, una bugiarda e inconsistente libertà che esalta il capriccio, il
vizio e l’egoismo presentandoli come conquiste di civiltà. A Dio, per questo,
occorre chiedere di aprirci gli occhi perché il pentimento possa ripulire la
nostra anima. Comincia da qui, dalla prima caduta di Cristo, il lungo elenco di
sofferenze che uomini, donne e bambini oggi patiscono indiscriminatamente.
Lungo le Stazioni si sosta a meditare la povertà, la miseria e le disgrazie che
portano angoscia e disperazione.
(Voce
di un lettore)
“Certamente
è dolorosa passione di Dio l’aggressione nei confronti della famiglia”.
“L’uomo
vorrebbe reinventare l’umanità modificando la grammatica stessa della vita così
come Dio l’ha pensata e voluta”.
L’uomo
– afferma mons. Comastri – deve riaprire gli occhi alla bellezza della famiglia,
il sogno di Dio, quella cui oggi non si guarda più perché a prevalere è
l’arroganza di sostituirsi a Dio.
(Voce
di un lettore)
“Lo
seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto e
facevano lamenti su di lui”.
(canto)
I testi del Vangelo raccontano la storia ma a noi
tocca oggi trarne insegnamenti. Deve educare il pianto, deve condurre all’amore. Nel mondo
diviso in zone di benessere e in zone di miseria – rileva mons. Comastri – c’è
da imparare anche a vivere nella fraternità perché la terra sia una casa che
tutti nutre e tutti protegge.
(Voce
di un lettore)
“I
soldati si dividono le vesti di Gesù”.
E’ il
corpo, l’oggetto della meditazione della decima Stazione, il corpo oggi spesso
venduto e comprato. L’uomo non ha ancora compreso che sta uccidendo l’amore e
che senza purezza il corpo non vive né può generare la vita. E così l’umanità
inchioda Gesù sulla croce. Ma Lui non sconfigge questa crudeltà con la forza.
(Voce di un lettore)
“Non
sono sceso dalla Croce perché altrimenti avrei consacrato la forza come signora
del mondo, mentre è l’amore l’unica forza che può cambiare il mondo”.
E’ la
risposta che nel silenzio sembra giungere al cuore di ogni uomo che si chiede
perché Cristo è morto sulla Croce. La risposta è l’amore, quello stesso che
scaturisce proprio dalla Croce. Dalla morte di Gesù è nata infatti la vita
nuova di Saulo, la conversione di sant’Agostino, la carità di Madre Teresa di
Calcutta e ancora il coraggio di Giovanni Paolo II. Ha voluto sottolinearlo
Benedetto XVI:
“E così anche noi
siamo invitati a trovare la nostra posizione, a trovare con questi grandi,
coraggiosi santi, la strada con Gesù e per Gesù: la strada della bontà, della
verità; il coraggio dell'amore. Abbiamo capito che la ‘Via Crucis’ non è semplicemente una collezione delle
cose oscure e tristi del mondo. Non è neppure un moralismo alla fine
inefficiente. Non è un grido di protesta che non cambia niente. La ‘Via
Crucis’ è la via della misericordia, e
della misericordia che pone il limite al male: così abbiamo imparato da Papa
Giovanni Paolo II. È la via della misericordia e così la via della salvezza”.
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IL
PAPA HA PRESIEDUTO IERI POMERIGGIO LA CELEBRAZIONE DELLA PASSIONE
NELLA
BASILICA VATICANA. LA PREDICA DI PADRE RANIERO CANTALAMESSA
Si è svolta ieri pomeriggio, nella Basilica di San Pietro,
la tradizionale liturgia dedicata alla Passione del Signore. Un rito intenso,
iniziato alle 17 con la preghiera silenziosa di Benedetto XVI prostrato davanti
all’altare maggiore. Tre i momenti più significativi: la preghiera universale
in cui si è pregato anche in lingua araba, l’adorazione della Croce e la
distribuzione della Santa Eucaristia. Ad approfondire la riflessione, le parole
di padre Raniero Cantalamessa: “L’amore è la cosa più seria che esista al
mondo”, ha sottolineato il predicatore della Casa Pontificia: la vita umana
dipende dall’amore: la pratica dell’ ‘usa e getta’ insidia le unioni
durature. Il servizio di Francesca
Fialdini:
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Inizia con un monito contro le
teorie che vorrebbero screditare la Passione morte e Resurrezione di Gesù, la
predica di padre Raniero Cantalamessa, citando il passaggio del tradimento di
Giuda per illuminare sul fascino del denaro che alimenta il mercato della
propaganda mediatica portando alla ribalta testi – come i vangeli di Tommaso,
Filippo, Giuda – che, citando lo studioso biblico Ray-mond Brown, alimentano
uno scenario fantastico e l’equivoco:
“Si fa un grande parlare del
tradimento di Giuda e non ci si accorge che lo si sta rinnovando. Cristo viene
ancora venduto, non più ai capi del Sinedrio per 30 denari, ma a editori e
librai per milioni di dollari. I Vangeli apocrifi di Tommaso, di Filippo, di
Giuda, sui quali ci si appoggia e che vengono presentati come scoperte
sensazionali dei nostri giorni, sono scritti del II-III secolo, con i quali
neppure gli storici più critici e più ostili al Cristianesimo hanno mai pensato
si potesse fare della storia”.
Un rimprovero necessario, per
padre Cantalamessa:
“Non possiamo permettere che il
silenzio dei credenti venga scambiato per imbarazzo e che la buona fede di
milioni di persone venga grossolanamente manipolata dai media senza alzare un
grido di protesta in nome non solo della fede, ma anche della sana ragione e
del buon senso”.
E poi:
“Il miglior modo di riflettere
quest’anno sul mistero del Venerdì Santo sarebbe di rileggere per intero la
prima parte dell’Enciclica del Papa Deus
Caritas est”.
L’amore, come definizione di
Dio e di Colui che ce lo ha rivelato, che illumina la scienza fine a se stessa,
il genio senza bontà, fino a donare la vita per gli amici:
“Dio è amore e la Croce di
Cristo ne è la prova suprema. Gesù chiama Giuda amico non perché lo amasse, ma
perché lui amava Giuda. Allora la frase di Gesù va intesa: non c’è amore più
grande di questo, dare la vita per i propri nemici, considerandoli amici”.
Infine, l’amore come dovere,
che scopre il valore del legame tra legge e spontaneità per insegnare ai
giovani la dimensione del “per sempre” così come Dio ha legato il suo amore per
l’uomo all’eternità:
“L’amore comprende la totalità
dell’esistenza in ogni sua dimensione anche quella del tempo. Non potrebbe
essere diversamente perché la sua promessa mira al definitivo. Queste
considerazioni non basteranno a mutare e la cultura in atto, che esalta la
libertà di cambiare, la spontaneità del momento, l’usa e getta applicato anche
all’amore, ma che almeno servano a confermare la bontà e bellezza della propria
scelta coloro che hanno deciso di vivere l’amore tra l’uomo e la donna secondo
il progetto di Dio e soprattutto che possa invogliare tanti giovani a fare la
stessa scelta”.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima pagina - Pasqua di Risurrezione 2006
Una gioiosa coincidenza: Benedetto XVI celebra la
prima Pasqua del Pontificato nel giorno del suo genetliaco.
Servizio vaticano - Benedetto XVI presiede la pia
pratica della “Via Crucis” dal Colosseo al Palatino. Il Papa ha sottolineato
che la Via della Croce non è un grido di protesta che non cambia niente. E’ la
via della misericordia che pone limiti al male: così abbiamo imparato da
Giovanni Paolo II.
Servizio estero - Il presidente iraniano
minaccia Israele.
Servizio culturale - Una pagina sul
significato della Pasqua di Risurrezione con i contributi di Armando Rigobello,
di Danilo Veneruso e di Franco Patruno.
Servizio italiano - Elezioni: tra l’Unione e
Berlusconi la tensione resta alta.
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15
aprile 2006
I CATTOLICI DI TERRA SANTA HANNO GIA’ FESTEGGIATO
STAMANE LA PASQUA.
MIGLIAIA I PELLEGRINI ACCORSI AL SANTO SEPOLCRO
- Intervista con padre Pierbattista Pizzaballa -
I cattolici di Terra Santa hanno già festeggiato oggi,
come da antica tradizione, la Risurrezione del Signore. Migliaia di pellegrini
hanno partecipato questa mattina nella Basilica del Santo Sepolcro a
Gerusalemme alla celebrazione della Pasqua. Ce ne parla Graziano Motta:
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La
madre di tutte le veglie che la Chiesa cattolica vive nella notte tra il sabato
e la domenica, in ogni parte del mondo, nella Basilica del Santo Sepolcro di
Gerusalemme dove pure è avvenuta la Risurrezione del Signore, anche quest’anno
è stata anticipata alla mattina del sabato, per il regime dello status quo che
disciplina in essa i tempi delle celebrazioni liturgiche di tutte le
confessioni cristiane. Così le campane sono già state sciolte, l’organo ha
diffuso le note più alte dell’esultanza non appena il celebrante, il vescovo
Fouad Twal, ausiliare del Patriarca Michel Sabbah, ha intonato il “gloria in
excelsis Deo”, che è stato cantato da tutti, clero e fedeli riuniti
nell’anastasi, proprio attorno all’edicola che custodisce il sepolcro vuoto di
Gesù. Domani la Domenica di Pasqua sarà celebrata nello stesso luogo dal
Patriarca. L’atmosfera di festa ha sopravanzato così quella di mestizia di
ieri, Venerdì Santo, della Passione del Signore, con la pratica della Via
Crucis per le strade della Città Vecchia, affollate da migliaia e migliaia di
pellegrini cristiani affluiti da ogni continente più numerosi che negli anni
scorsi, come peraltro dalle migliaia di fedeli ebrei per la concomitanza della
loro Pasqua.
Per la Radio Vaticana, Graziano
Motta.
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Ma ascoltiamo il Custode di
Terra Santa, il padre francescano Pierbattista Pizzaballa, al microfono di
Fabio Colagrande:
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R. – Quest’anno la Pasqua è
all’insegna di una grandissima partecipazione di pellegrini, oltre che di
cristiani locali, come da molti anni non si vedeva. Questo è un segno molto
positivo che abbiamo riscontrato già nel giorno della Domenica delle Palme, con
almeno 10 mila partecipanti …
D. – La Pasqua è da sempre un
tempo privilegiato per i pellegrinaggi, anche se negli ultimi anni questi erano
diminuiti …
R. – Negli ultimi anni, a causa
della situazione politica, erano diminuiti; quest’anno, per la Pasqua, è tutto
pieno. A Gerusalemme, la liturgia della Settimana Santa è molto particolare ed
è un unicum, perché oltre a celebrare
il mistero della morte e risurrezione di Cristo, si celebra questo mistero nel
luogo in cui questo è avvenuto con riti molto particolari che sono adatti al
luogo.
D. – Sabato, vigilia del giorno
di Pasqua, in Terra Santa però ha dei connotati particolari …
R. – Noi siamo legati allo status quo: c’è una legge molto antica,
della fine del Settecento, che stabilisce tempi e luoghi delle liturgie.
Allora, alla fine del Settecento, la vigilia pasquale si celebrava il sabato
mattina; e così, anche noi ora siamo costretti a fare la veglia pasquale, e
questo è un po’ strano ma ha un suo senso, il sabato mattina presto: tutta la
mattinata è dedicata alla vigilia pasquale anticipata. Mentre invece la sera,
molto tardi, a mezzanotte, c’è l’ufficio delle letture.
D. – Vogliamo ricordare
brevemente cosa sono queste leggi dello status
quo, di cui poi voi, come Custodi, siete i garanti?
R. – Lo status quo regola i rapporti tra le comunità cristiane dentro il
Santo Sepolcro e nella Basilica della Natività a Betlemme, e stabilisce i
tempi, i luoghi e i momenti delle diverse liturgie delle diverse comunità e
stabilisce chi deve fare cosa, quando e come … Ogni cosa è regolata proprio con
uno statuto molto preciso e dice, per esempio, cosa i francescani devono fare
il Giovedì Santo, cosa devono fare i greci, cosa devono fare gli armeni, cosa
si deve fare quando le feste cadono insieme … Ecco: è un protocollo molto
preciso che stabilisce le modalità ed i tempi delle liturgie e dalla fine del
Settecento, questo protocollo viene osservato scrupolosamente e non può essere
cambiato.
D. – Padre Pizzaballa, c’è una
diversa situazione politica. Come presenterebbe questa Pasqua 2006?
R. – La situazione politica
sicuramente qui è ancora molto difficile e molto tesa. Da ambo i lati
sicuramente ci sono difficoltà per i dialoghi, per gli incontri … Penso che
ciascuno abbia le proprie ragioni. La Pasqua ci ricorda la Passione, la morte e
la risurrezione di Cristo e come questa Persona, Gesù, ha dato la sua vita per
amore di tutti … Ricorda soprattutto a noi cristiani come dobbiamo imparare a
dare la nostra vita per amore di tutti, senza schierarci politicamente, ma
essendo capaci, con questa libertà che Gesù ci ha mostrato, di manifestare lo
stesso amore. Ecco, credo che questo sia il significato della Pasqua oggi, in
Terra Santa.
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IN EGITTO, ARRESTATE TRE PERSONE RESPONSABILI
DEGLI ATTACCHI DI IERI CONTRO TRE CHIESE COPTE DI ALESSANDRIA E COSTATE LA VITA
AD UN CRISTIANO
- Intervista con Massimo Alberizzi -
In Egitto sono state rafforzate le misure di sicurezza all’indomani dei
tre attacchi condotti in rapida successione ad Alessandria da almeno tre uomini
armati contro tre chiese della minoranza cristiana copta. L’episodio più grave
è avvenuto nel quartiere di Hadra dove è rimasta uccisa una persona, un fedele
cristiano di 67 anni. La polizia ha arrestato due persone e l’assassino,
ritenuto dagli inquirenti uno squilibrato. Ma gli assalti contro le chiese
copte non sono solo il risultato di gesti folli. Ne è convinto l’inviato del
Corriere della Sera, Massimo Alberizzi, intervistato da Amedeo Lomonaco:
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R.
– In Egitto c’è un clima di grande
tensione. Da anni, ci sono tensioni tra copti e musulmani. Si è data la colpa
ad uno squilibrato, ma in realtà probabilmente questi squilibrati, come il
giovane che in Turchia ha ucciso don Santoro, sono il frutto di un clima
esasperato. Sono il risultato di tensioni non tanto religiose ma economiche. In
Egitto la minoranza copta è economicamente rilevante. E questo può creare
invidie. Si utilizzano quindi differenze razziali e religiose per nascondere,
in realtà, i veri obiettivi di natura economica.
D. –
Quindi questi episodi sono frutto di tensioni economiche, ma probabilmente
anche di mutate condizioni politiche: l’avanzata politica della formazione dei
Fratelli Musulmani può, ad esempio, ostacolare
in Egitto la libertà religiosa?
R. –
Non credo, perché i Fratelli Musulmani sono stati sempre molto forti in Egitto.
E’ vero che c’è un’avanzata politica ma sono soprattutto le tensioni, tra mondo
musulmano e Occidente a creare questo clima. Per esempio, la guerra in Iraq
alimenta gravi tensioni. L’acuirsi di queste tensioni ha favorito il
diffondersi di raggruppamenti islamici. In Egitto e nei Paesi dove c’è una
distribuzione della ricchezza molto squilibrata, l’Islam offre una promessa di
benessere, di una vita migliore. E’ chiaro che le generazioni che non hanno
assolutamente nulla da perdere, che sono escluse dalle leve economiche, trovano
nell’Islam una “casa” per poter sperare in un mondo migliore.
D. –
Qual è nello specifico la situazione della minoranza cristiana-copta in Egitto?
R. -
I copti sono il 10 per cento della popolazione egiziana. Sono quindi una
minoranza abbastanza consistente. Sono dunque introdotti nella società, non
sono ai margini della società. Sono presi di mira dai fanatici islamici, ma io
credo che siano vittime di attacchi perché rappresentano qualcosa di
economicamente importante. La religione viene utilizzata e sfruttata quando si
eccita il pazzo dicendo: ‘attacca i cristiani perché sono diversi da te, hanno
un’altra religione, sono infedeli’. Anche se il responsabile di questi episodi
è stato uno squilibrato, credo che questa follia nasca da una situazione di
propaganda non anticristiana, ma in generale antioccidentale.
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DOMANI SERA NELLA CATTEDRALE
DI CHIETI L’OPERA
“PASSIO ET RESURRECTIO” DI SERGIO RENDINE
CELEBRA LA PASQUA CON MUSICA SACRA E CANTO
- Con noi il mezzosoprano Damiana Pinti -
Tradizione religiosa e musica
colta si sposano nella composizione “Passio et Resurrectio” di Sergio Rendine,
in programma domani sera alle 21 nella Cattedrale di San Giustino a Chieti, con
l’Orchestra e il Coro del Teatro Marrucino, diretti da Marzio Conti. Voci
soliste di impianto popolare, come Nando Citarella e Lucilla Galeazzi, e
classico, come il mezzosoprano Damiana Pinti. A.V. l’ha intervistata.
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Con la Passio
di Sergio Rendine si rinnova un rito pasquale ed anche un appuntamento musicale
con il mezzo soprano Damiana Pinti.
(Musica)
R. - Questo è
il quarto anno che io canto in questa Passio di Sergio Rendine ed è
stato bellissimo vedere come tutti gli anni ci sia una partecipazione corale
della gente del posto. E’ diventato veramente un rito. Oltre ad un momento
spirituale altissimo è un momento musicale. Le due cose sono talmente unite che
non si può evitare di parteciparvi. E’ veramente un momento molto forte, anche
per me. Provo delle emozioni, sento delle profonde sensazioni di commozione,
intimismo, dei sentimenti veramente molto forti.
D. – Quali sono le
caratteristiche musicali di questa Passio?
R. – La
composizione di Sergio Rendine tocca l’ascoltatore perché utilizza il ritmo
della musica popolare, unito alla scrittura della musica colta. Effettivamente
è un po’ come una ripetizione continua. Fa pensare tanto a quei riti popolari
come i tarantolati. Questo si sente moltissimo. Quindi, è molto coinvolgente. E
in questa compagine, quasi popolare, si inserisce il pezzo dell’Agnus Dei che è
assolutamente sublime.
D. – L’Agnus Dei rappresenta la
pagine più classica, se vogliamo, di questa composizione. E’ affidata alla tua
voce. Quali sono le caratteristiche?
R. – Sicuramente è una
bellissima melodia, un bellissimo cantabile. Anche in questo cantabile è
inserita una pagina di forte evocazione ritmica e armonica, dove ci sono degli
interventi del coro.
D. – Qual è dunque il rapporto
di Damiana Pinti con la musica sacra?
R. – In realtà tutta la musica è
sacra. E’ un’espressione veramente del genio divino: la musica è una di queste
forme divine di comunicazione tra le persone.
(Musica)
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Domani 16 aprile, Solennità
della Pasqua di Risurrezione, la Liturgia ci propone il brano del Vangelo
secondo Giovanni in cui Maria di
Màgdala, nel giorno dopo il sabato, si reca al sepolcro di buon mattino e vede
che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro. Corre allora da Simon
Pietro e da Giovanni e dice loro:
“‘Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove
l'hanno posto’!… Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli
cioè doveva risuscitare dai morti”.
Su questo brano evangelico
ascoltiamo il teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:
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Attraverso
tutto il Vangelo di Giovanni corre una discussione riguardo all’origine di
Cristo, e più lui insiste che viene dal Padre, più è radicale l’incomprensione,
soprattutto dei potenti e delle autorità religiose. Così, Cristo sposta
l’attenzione alla sua meta: dove va. E’ disceso dal Cielo e al Cielo è stato
innalzato, come un’offerta gradita al Padre. Maria di Magdala va alla tomba del
suo Signore, giacché punto di arrivo di ogni essere vivente sulla Terra è la
terra, la polvere, la tomba. Ma la tomba di Cristo è vuota, perché il Padre ha
glorificato suo Figlio e il suo amore lo strappa alla putrefazione. Cristo è
stato appeso sulla Croce con quella carne nostra che Lui ha assunto; lì è
morta, e con essa anche la sua mentalità, mentalità che ragiona nell’ottica
della tomba. Con lo stesso Corpo, Cristo però è risorto, e lì è la nostra
umanità nuova, con una mentalità che ragiona in comunione con il Padre, dunque
non soggetta alla corruzione del peccato.
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15
aprile 2006
NUMEROSI MESSAGGI
AUGURALI STANNO GIUNGENDO AL PAPA SIA PER LE FESTIVITÀ PASQUALI SIA PER IL SUO
COMPLEANNO CHE CADE PROPRIO DOMANI, IN COINCIDENZA CON LA PASQUA: BENEDETTO XVI
COMPIE 79 ANNI. TRA I MESSAGGI, QUELLO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA
CARLO AZEGLIO CIAMPI
- Servizio di Sergio Centofanti -
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ROMA. = “La ricorrenza della
Festività pasquale – scrive Ciampi – trova la comunità internazionale in cerca
di solidi riferimenti di fronte ai tumulti di un mondo in rapida
trasformazione, ai rischi che le tensioni internazionali fanno pesare sulla
stabilità e la sicurezza”. L’alta missione apostolica del Papa – aggiunge il
presidente – è svolta “in difesa della dignità dell’uomo, della libertà e della
solidarietà, per combattere l’intolleranza e i fanatismi sempre in agguato” e
“irradia forza spirituale per tutti, credenti e non credenti”. Per il capo di
Stato italiano c’è la responsabilità comune di rispondere alle “aspirazioni
universali” di “una grandissima maggioranza” di persone nel mondo “che vuole
pace, serenità, benessere” e “che si
riconosce in valori comuni”. E’ necessaria “l’azione sempre più coesa della
comunità internazionale, per la costruzione di una pacifica convivenza fondata
sulla giustizia, ancorata al rispetto fra popoli e le culture”. “I giovani, in
particolar modo – rileva Ciampi – sono sensibili alla parola” del Papa “per
contrastare i ‘deserti’ della povertà, della fame, della malattia e i ‘deserti
interiori’ causati dalla assenza di principi morali, che allontana gli uomini
da ogni regola del vivere civile. Il loro entusiasmo dà fiducia in un futuro
migliore, fa germogliare negli animi la vera gioia pasquale”. “Rendendomi interprete
dei sentimenti di rispetto e di affetto con cui il popolo italiano ricambia la
Sua amichevole sollecitudine nei suoi confronti – conclude Ciampi – La prego di
accogliere i miei fervidi voti augurali in occasione della Pasqua, ai quali mi
è gradito unire sentiti auspici di benessere personale, nella fausta ricorrenza
del Suo genetliaco”. Ricordiamo che Ciampi ha incontrato Benedetto XVI in
Vaticano il 3 maggio dell’anno scorso: una visita ricambiata quasi subito dal
Papa, che si è recato al Quirinale il 24 giugno.
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in
tutto il mondo Le vie crucis del venerdi’ santo
hanno ricordato le ultime
ore terrene di Gesù
ROMA. = Le tradizionali 14
stazioni della Via Crucis hanno assunto ieri forme e rappresentazioni diverse
in tutto il mondo. Resta identico però il messaggio del Crocifisso che converte
la sofferenza in speranza. La Via Crucis della speranza, in Thailandia, dove i
cattolici sono una minoranza, ha avuto il volto di una quarantina di bambini
vittime dell’AIDS che hanno dato vita ad una commovente rappresentazione,
preparata da lungo tempo. Il tutto è avvenuto nella città di Rayong, nelle
vicinanze di Bangkok, in un centro dove grazie alle cure dai padri camilliani,
per questi giovani è stato possibile soprattutto superare la forte emarginazione
sociale. Le ultime ore terrene di Gesù hanno assunto forme di grandi
rappresentazioni teatrali in Brasile. Lungo le vie del centro di Rio de Janeiro
sono stati 100 mila i fedeli che hanno seguito, per il 27esimo anno
consecutivo, la processione del Venerdì Santo. A San Paolo una rievocazione
artistica, oltre ad una folla di fedeli, ha coinvolto anche numerosi attori di
primo piano di cinema, televisione e teatro. In Polonia invece, alla presenza
dell’arcivescovo di Cracovia, il cardinale Stanislaw Dziwisz, l’antico rito
della Via Crucis si è rinnovato nel Santuario di Kalwaria Zebizydowska. Negli
Stati Uniti, almeno duemila fedeli raccolti in silenzio hanno accompagnato la
Croce sulle strade di New York fino a Ground Zero, passando per il ponte di
Brooklyn. In questo modo si è rinnovato quello che, grazie alle sue 10
precedenti edizioni, sta diventando ormai un appuntamento tradizionale della
grande metropoli. (E. B.)
“Non giustiziate i tre
cattolici”.
È quanto ribadisce l’ex
presidente indonesiano, Gus Dur
JAKARTA. = Torna a difendere i
tre cattolici condannati a morte l’ex presidente indonesiano Abdurrahman “Gus
Dur” Wahid. Intanto, come riferisce l’agenzia AsiaNews, nel Paese montano le
critiche all’attuale capo di Stato, Susilo Bambang Yudhoyono, che non si è
ancora pronunciato sulla seconda richiesta di grazia. Secondo Gus Dur,
influente attivista musulmano per i diritti umani, è necessario “cancellare
l’esecuzione per chiarire una volta per tutte le violenze interreligiose di
Poso (Sulawesi centrali)”. In relazione a un massacro di musulmani avvenuto
proprio nel quadro di quel conflitto, nel 2000, sono stati condannati alla pena
capitale Fabianus Tibo, Dominggus da Silva e Marinus Riwu. All’appello di Gus
Dur si uniscono anche alcuni politici. L’ex presidente del parlamento, Akbar
Tandjung, del Partito Golkar, ha chiesto all’ufficio del procuratore generale
di sospendere l’esecuzione “almeno finché Susilo non si pronuncia”. Secondo un
altro membro del Golkar, Theo Sambuaga, presidente della I Commissione parlamentare
- che si occupa di affari interni – l’esecuzione metterebbe in discussione i
diritti umani e quindi la fiducia dei cittadini verso il governo. Il caso dei
tre cattolici continua ad occupare le prime pagine e gli editoriali sulla
stampa nazionale. La ONG, Indonesian Legal Aid Institute and Foundation
(Ylbhi), ha messo in discussione l’integrità morale del presidente, che “non avrebbe
alcuna volontà politica” di graziare i tre cattolici. Intanto la polizia delle
Sulawesi centrali ha comunicato che i suoi uomini stanno cercando le 16 persone
indicate da Tibo come responsabili delle violenze a Poso. Lo scopo è arrestarle
come sospetti e poi interrogarli. (E. B.)
8.000 BAMBINI SALVATI DALL’ABORTO:
È il bilancio dei Centri di Aiuto alla Vita (CAV)
italiani nel 2005
ROMA. = 8 mila mamme in crisi
aiutate nel 2005. Fra queste 466, solo il 5%, hanno salvato i loro bambini
perché indirizzate ad un CAV da qualche consultorio pubblico. Il 75% sono gestanti
straniere immigrate, che, nel 73% dei casi, sono finite col proprio bimbo in
braccio. Questi i numeri più significativi del rapporto che il Movimento per la
vita italiano, presenta ogni anno sulla sua attività di prevenzione
dell’aborto. Un altro tratto eloquente di questo quadro è anche la collaborazione
fra i CAV e i consultori, che rilancia l’importante ruolo dei volontari nel
sostegno della gestante in difficoltà. Un sostegno psicologico, morale e
materiale che difficilmente l’ente pubblico, da solo, riuscirà a garantire.
Altri dati confermano questa tesi. Le gestanti che si sono rivolte ad un CAV
già col certificato per abortire in mano, sono state oltre 1000: di queste ben
l’81% (830) ha deciso di proseguire la gravidanza. Per quanto riguarda le gestanti
immigrate, di cui è difficile comprendere la solitudine e la paura, sono state
5 mila, sulle circa 7 mila, a rinunciare all’aborto. A confermare l’andamento
lusinghiero dello scorso anno sono infine le oltre 12 mila donne assistite in
tutti i 292 CAV italiani (292). (E. B.)
IN MONGOLIA SONO SETTANTA I NUOVI CATTOLICI CHE SARANNO
BATTEZZATI
DURANTE LA CELEBRAZIONE DELLA VEGLIA PASQUALE
Ulaanbataar. =
“Gioia ed entusiasmo”. Queste le emozioni della comunità cattolica mongola, per
i 70 nuovi battezzati. I novelli figli della Chiesa, in maggioranza giovani fra
i 16 e 20 anni ed alcuni ultra 40enni riceveranno il Sacramento del Battesimo
durante la Veglia Pasquale. “L’esultanza per i preparativi è palpabile”
riferisce mons. Wenceslao Padilla, prefetto apostolico di Ulaanbataar
all’agenzia Fides. “Il nostro lavoro missionario – ha aggiunto il presule -
procede e cresce costantemente, per le nuove esigenze pastorali”. “La Chiesa
sta mettendo radici in tutto il Paese, lo dimostrano le nuove stazioni missionarie
nelle città di Darhan, Erdenet e nella provincia a Sudovest della capitale. Il
personale missionario è attualmente composto da 18 sacerdoti e circa 40 suore,
di 9 congregazioni missionarie, provenienti dai diversi Paesi del mondo. Essi
sono un grande segno dell’universalità della Chiesa e la loro testimonianza è
davvero preziosa. La loro presenza in Mongolia suscita curiosità: la gente si
avvicina, trova accoglienza, conosce il messaggio di Cristo che viene a colmare
un grande vuoto spirituale: così avvengono conversioni spontanee”. Mons.
Padilla ha sottolineato inoltre che la
“progressiva apertura della Mongolia ai valori democratici e al mondo esterno
ha creato spazi sempre maggiori per la pastorale della Chiesa e per
l’evangelizzazione. Il governo - ha aggiunto, il presule - ha invocato più volte il nostro aiuto nei
settori educativi e sociali, ed ha permesso l’educazione cattolica nelle
scuole. (S.C.)
IN ARGENTINA ARRESTATO IL PRESUNTO OMICIDA DI
PADRE MONTENEGRO,
UCCISO MERCOLEDI’ SCORSO
BUENOS AIRES. = La polizia
argentina ha arrestato il presunto assassino di padre Montenegro, il parroco
della chiesa di ‘Nuestra Senora de Rosario’ a La Calera, a nord-ovest di Buenos
Aires, ucciso mercoledì scorso a coltellate mentre dormiva. Lo ha affermato l’agenzia
Misna, citando fonti locali. L’uomo fermato è un giovane, che, secondo la Procura,
avrebbe ucciso il sacerdote per non essere scoperto mentre rubava. La moglie
del giovane, 19 anni, è invece stata rilasciata dopo un breve periodo di fermo
ed è ora considerata una testimone chiave per le indagini. (E. B.)
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15
aprile 2006
- A cura
di Amedeo Lomonaco -
In Afghanistan, almeno 41
ribelli e 6 poliziotti sono rimasti uccisi in seguito ad una furiosa battaglia
tra presunti talebani e Forze della coalizione. Lo hanno reso noto, stamani, le
autorità afghane precisando che i duri scontri sono avvenuti nella turbolenta
provincia di Kandahar, roccaforte del mullah Omar, ex leader del deposto regime
talebano.
Il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad,
farà “la stessa fine” del deposto capo di Stato iracheno, Saddam Hussein. Lo ha
detto stamani il numero due del partito israeliano “Kadima”, Simon Peres, dopo
le dure dichiarazioni di Ahmadinejad, che ieri ha nuovamente espresso dubbi
sull’Olocausto e paragonato Israele ad un “albero marcio e morente”. Il capo di
Stato maggiore delle Forze armate russe ha escluso, intanto, che le ricerche
nucleari iraniane potranno portare alla realizzazione di una bomba atomica.
Sulla delicata questione nucleare iraniana è incentrato, inoltre, il vertice
previsto martedì prossimo a Mosca tra delegazioni di Russia, Stati Uniti, Cina,
Gran Bretagna e Francia.
La Russia ha confermato la
decisione di voler continuare a fornire aiuti e assistenza all’Autorità
nazionale palestinese guidata dal movimento estremista islamico “Hamas”.
Israele, Stati Uniti e Unione Europea hanno già deciso, invece, di sospendere i
finanziamenti e hanno chiesto ad Hamas di rivedere la sua rigida linea nei
confronti di Israele. Ma la posizione del gruppo fondamentalista resta
intransigente: uno dei leader di Hamas, Khaled Meshaal, ha ribadito oggi che
l’organizzazione islamica non riconoscerà Israele e non rinuncerà alla lotta
armata.
In Iraq, tre soldati iracheni
sono rimasti uccisi per l’esplosione di un ordigno a Baghdad. E a Bassora, nel
sud del Paese, un ufficiale di polizia è stato ucciso da un commando armato.
Ieri, sempre a Bassora, 11 impiegati di una società di costruzioni sono stati
rapiti e poi assassinati.
Non si
placano le polemiche che riguardano il segretario alla Difesa degli Stati
Uniti, Donald Rumsfeld. Accusato dai generali che chiedono con insistenza le
sue dimissioni per una gestione fallimentare della guerra in Iraq, ora Rumsfeld
è travolto dalle rivelazioni di un nuovo rapporto sui prigionieri di
Guantanamo, il carcere speciale a giurisdizione americana sull’isola di Cuba.
Nel documento, a cura dell’organizzazione per i diritti umani Human rights watch, Rumsfeld viene
definito “personalmente responsabile” di un caso di abusi su un detenuto. In un
rapporto interno del Dipartimento, si legge, in particolare, che il capo del
Pentagono acconsentì a “pratiche degradanti e ad abusi” durante gli
interrogatori.
Il Ciad ha interrotto i rapporti diplomatici
con il vicino Sudan e ha minacciato di non dare più ospitalità a migliaia di
rifugiati sudanesi, circa 200 mila, provenienti dalla martoriata regione del
Darfur. La decisione, annunciata dal presidente del Ciad, Idriss Deby, è stata
presa dopo gli scontri tra esercito e ribelli costati la vita giovedì scorso ad
almeno 400 persone. Il governo del Ciad ha accusato l’esecutivo di
Khartoum di essere dietro l’attacco dei guerriglieri. Il governo sudanese ha
smentito, invece, un suo coinvolgimento nell’offensiva dei ribelli.
“Ai
condannati a morte, annuncio che commuteremo la pena nel carcere a vita”. Lo ha
detto il presidente delle Filippine, la signora Gloria Arroyo,
durante un messaggio pasquale indirizzato alla nazione. Nelle Filippine, i
detenuti condannati a morte sono circa 1.200. Per
l’abolizione definitiva della pena di morte è necessaria una decisione del
Parlamento.
Grandi
festeggiamenti in Corea del Nord per l’anniversario del defunto padre della
patria, Kim Il-Sung, morto nel 1994. Nell’occasione, il figlio Kim Jong-Il ha
rivendicato il diritto del regime comunista a dotarsi di un arsenale atomico
per “rafforzare in ogni modo il proprio deterrente militare”.
Nello
Sri Lanka, quattro soldati sono morti e altri 12 sono rimasti feriti per
l’esplosione di una potente bomba presso una base militare nel nord del Paese.
L’ordigno è esploso al passaggio di un autobus che trasportava dei militari nel
distretto settentrionale di Vavuniya.
E’
risultato negativo ai test per l’influenza aviaria il 25.enne danese trasferito
nella notte all’ospedale di Copenaghen dall’isola di Falster, dove era stato
ricoverato dopo aver presentato sintomi sospetti.
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