RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 105  - Testo della trasmissione di sabato 15 aprile 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Stanotte tutta la Chiesa esulta per la Risurrezione del Signore. Alle 22 la Veglia Pasquale presieduta da Benedetto XVI nella Basilica di San Pietro

 

Nella Croce si rispecchiano tutte le sofferenze dell’umanità di oggi, ma la Via Crucis è anche la via della misericordia e della salvezza: così Benedetto XVI ieri sera al Colosseo

 

Ieri pomeriggio il Papa ha presieduto la celebrazione della Passione del Signore nella Basilica Vaticana

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

I cattolici di Terra Santa hanno già festeggiato stamane la Pasqua. Migliaia i pellegrini accorsi al Santo Sepolcro: intervista con padre Pierbattista Pizzaballa

 

In Egitto, arrestate tre persone responsabili degli attacchi di ieri contro tre chiese copte di Alessandria e costate la vita ad un cristiano: ai nostri microfoni Massimo Alberizzi

 

Domani sera nella cattedrale di Chieti l’opera “Passio et Resurrectio” di Sergio Rendine celebra la Pasqua con musica sacra e canto: con noi Damiana Pinti

 

Il Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik

 

CHIESA E SOCIETA’:

Il presidente italiano Carlo Azeglio Ciampi ha inviato un messaggio a Benedetto XVI in occasione della Pasqua con gli auguri di compleanno: proprio domani infatti il Papa compie 79 anni

 

In tutto il mondo le Vie Crucis del Venerdì Santo hanno ricordato le ultime ore terrene di Gesù

 

“Non giustiziate i tre cattolici”. E’ quanto ribadisce l’ex presidente indonesiano, Gus Dur

 

Bilancio dei CAV, i Centri di aiuto alla vita italiani: nel 2005 salvati 8 mila bambini dall’aborto

 

In Mongolia saranno settanta i nuovi cattolici ad essere battezzati durante la celebrazione della Veglia  Pasquale

 

24 ORE NEL MONDO:

In Afghanistan, almeno 41 ribelli e 6 poliziotti sono rimasti uccisi in seguito ad una furiosa battaglia tra presunti talebani e Forze della coalizione

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

15 aprile 2006

 

IL SABATO SANTO, TEMPO DI ATTESA E SILENZIO

VERSO LA LUCE DELLA DOMENICA DI RISURREZIONE.

ALLE 22.00 LA VEGLIA PASQUALE PRESIEDUTA DAL PAPA IN SAN PIETRO

 

Alla vigilia della Pasqua, la Chiesa vive oggi il giorno del silenzio, meditando sulla morte di Cristo e preparandosi alla sua risurrezione. Questa sera, alle 22, Benedetto XVI presiederà nella Basilica di San Pietro la solenne Veglia pasquale, mentre domani concelebrerà la Santa Messa in Piazza San Pietro, con inizio alle 10.30. Alle 12.00, il Messaggio pasquale del Papa e la benedizione Urbi et Orbi. Sul significato della Veglia pasquale, il servizio di Alessandro De Carolis.

 

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(musica)

 

E’ il silenzio il suono del Sabato Santo. E l’oscurità il suo colore. E’ l’unico giorno dell’anno liturgico che restituisce ai cristiani contemporanei la percezione dello smarrimento dei loro fratelli, che vissero la primissima ora della Chiesa: il silenzio mortale dopo l’assassinio di un innocente amato, la penombra del Cenacolo – rifugio della paura e riflesso, per molti, di attese distrutte -  e ancora, il buio di un sudario e di una caverna davanti alla quale è rotolata una pietra. Tutto è compiuto, ha sussurrato Gesù nell’ultimo fiato dell’agonia. Tutto è finito, pensano invece molti dei suoi più intimi davanti a quella pietra, perché essa consente, di chi muore, la consolazione del ricordo, ma nega per sempre la gioia della vicinanza.

 

Ma ciò che i cristiani di oggi sanno, e che per i loro predecessori a Gerusalemme fu evidente “il giorno dopo il sabato”, è che proprio in quel buio del sepolcro e in quel silenzio di un’attesa che in pochissimi sanno coltivare, prima fra tutti Maria, Gesù sta realizzando un mistero inconcepibile per un essere umano: sconfiggere la morte. Benedetto XVI lo ha ricordato in questi giorni, nell’udienza generale prima della Pasqua:

 

“Nel Sabato Santo la Chiesa, unendosi spiritualmente a Maria, resta in preghiera presso il sepolcro, dove il corpo del Figlio di Dio giace inerte come in una condizione di riposo dopo l’opera creativa della redenzione, realizzata con la sua morte”.

 

Sant’Agostino chiamò quella della notte di Pasqua “la madre di tutte le Veglie”. Non c’è altra attesa più importante per un seguace di Cristo, è l’ora della celebrazione degli opposti: dal buio alla luce, dal peccato alla salvezza, dalla morte alla vita. Per questo la liturgia della Veglia pasquale, da sempre, ha cercato una simbologia incisiva – la luce, il fuoco, il cero – che rendesse manifesto ai sensi umani ciò che il Figlio di Dio rese evidente ai sensi di Maria, degli Apostoli, della Maddalena con le sue apparizioni dopo la risurrezione.  Un anno fa, pochi giorni prima che gli eventi lo spingessero a diventare il “servo dei servi di Dio”, proprio al cardinale Ratzinger spettò il compito di tenere l’omelia della Veglia pasquale. Parlando della processione che segue il cero verso la luce, il futuro Papa spiegò che l’incolonnarsi dei cristiani dietro la fiamma del cero simboleggia “il cammino dell'umanità che nelle notti della storia cerca la luce, cerca il paradiso, cerca la vera vita, la riconciliazione tra le genti, tra cielo e terra, la pace universale”.

 

(musica)

 

Due giorni fa, quattro prima della sua prima Pasqua da Pontefice, quegli accenti sono ritornati simili. Duemila anni dopo il Golgota e il Cenacolo – dopo la paura inconfessabile e la sorpresa più straordinaria – Gesù abbandona ancora il sudario e il sepolcro e il miracolo degli “opposti” torna a rendere evidente la bellezza della speranza cristiana:

 

“La sua risurrezione ci dà questa certezza: nonostante tutta l’oscurità che vi è nel mondo, il male non ha l’ultima parola. Sorretti da questa certezza potremo con più coraggio ed entusiasmo impegnarci perché nasca un mondo più giusto”.

 

(musica)

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Ricordiamo che la nostra emittente seguirà in radiocronaca diretta la Veglia pasquale di questa sera, presieduta da Benedetto XVI nella Basilica di San Pietro, con inizio alle 21.50 e i commenti in italiano, inglese, cinese, spagnolo, tedesco. Domani, la radiocronaca della Messa di Pasqua del Papa, dal sagrato di Piazza San Pietro, inizierà alle 10.20, con commenti in italiano, inglese, tedesco, francese e arabo. Alle 12.00 il Messaggio pasquale e la Benedizione “Urbi et Orbi”.

 

 

NELLA CROCE SI RISPECCHIANO TUTTE LE SOFFERENZE DELL’UMANITA’ DI OGGI,

MA LA VIA CRUCIS E’ ANCHE LA VIA DELLA MISERICORDIA E DELLA SALVEZZA:

COSI’ BENEDETTO XVI IERI SERA AL COLOSSEO

 

Nello specchio della Croce abbiamo visto tutte le sofferenze dell’umanità di oggi. Così Benedetto XVI ieri sera al Colosseo al termine della sua prima Via Crucis. 62 le reti televisive collegate per l’evento. Il Papa ha portato la croce nella prima e nell’ultima Stazione. La Via Crucis non è una cosa del passato, ha detto il Santo Padre. Le meditazioni della pia pratica, scritte dal vicario generale del Santo Padre per la Città del Vaticano, mons. Angelo Comastri, hanno toccato gli interrogativi dell’uomo nel suo rapportarsi con Dio, i mali della società di oggi, l’incapacità di vedere il peccato. Il servizio di Tiziana Campisi.

 

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“La Croce del Signore abbraccia il mondo, la Sua Via Crucis attraversa i continenti e i tempi”.

 

Questo ha voluto dire Benedetto XVI alle migliaia di fedeli che lo hanno seguito al Colosseo. Il Papa ha invitato ciascuno a non essere spettatore nella via dolorosa:

 

“Siamo coinvolti pure noi, perciò dobbiamo cercare il nostro posto: dove siamo noi? Nella ‘Via Crucis’ non c'è la possibilità di essere neutrali. Pilato, l'intellettuale scettico, ha cercato di essere neutrale, di stare fuori; ma, proprio  così, ha preso posizione contro la giustizia, per il conformismo della sua carriera”.

 

(Voce di un lettore)

“Gesù cade per la prima volta …”.

“Cadendo sotto il peso della croce Gesù ci ricorda che il peccato pesa, il peccato abbassa e distrugge …”.

 

L’umanità – scrive mons. Comastri nelle sue meditazioni – ha smarrito il senso del peccato, lascia che si diffonda una stolta apologia del male, una folle voglia di trasgressione, una bugiarda e inconsistente libertà che esalta il capriccio, il vizio e l’egoismo presentandoli come conquiste di civiltà. A Dio, per questo, occorre chiedere di aprirci gli occhi perché il pentimento possa ripulire la nostra anima. Comincia da qui, dalla prima caduta di Cristo, il lungo elenco di sofferenze che uomini, donne e bambini oggi patiscono indiscriminatamente. Lungo le Stazioni si sosta a meditare la povertà, la miseria e le disgrazie che portano angoscia e disperazione.

 

(Voce di un lettore)

“Certamente è dolorosa passione di Dio l’aggressione nei confronti della famiglia”.

“L’uomo vorrebbe reinventare l’umanità modificando la grammatica stessa della vita così come Dio l’ha pensata e voluta”.

 

L’uomo – afferma mons. Comastri – deve riaprire gli occhi alla bellezza della famiglia, il sogno di Dio, quella cui oggi non si guarda più perché a prevalere è l’arroganza di sostituirsi a Dio.

 

(Voce di un lettore)

“Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui”.

 

(canto)

 

I testi del Vangelo raccontano la storia ma a noi tocca oggi trarne insegnamenti. Deve educare il pianto, deve condurre all’amore. Nel mondo diviso in zone di benessere e in zone di miseria – rileva mons. Comastri – c’è da imparare anche a vivere nella fraternità perché la terra sia una casa che tutti nutre e tutti protegge.

 

(Voce di un lettore)

“I soldati si dividono le vesti di Gesù”.

 

E’ il corpo, l’oggetto della meditazione della decima Stazione, il corpo oggi spesso venduto e comprato. L’uomo non ha ancora compreso che sta uccidendo l’amore e che senza purezza il corpo non vive né può generare la vita. E così l’umanità inchioda Gesù sulla croce. Ma Lui non sconfigge questa crudeltà con la forza.

 

(Voce di un lettore)

“Non sono sceso dalla Croce perché altrimenti avrei consacrato la forza come signora del mondo, mentre è l’amore l’unica forza che può cambiare il mondo”.

 

E’ la risposta che nel silenzio sembra giungere al cuore di ogni uomo che si chiede perché Cristo è morto sulla Croce. La risposta è l’amore, quello stesso che scaturisce proprio dalla Croce. Dalla morte di Gesù è nata infatti la vita nuova di Saulo, la conversione di sant’Agostino, la carità di Madre Teresa di Calcutta e ancora il coraggio di Giovanni Paolo II. Ha voluto sottolinearlo Benedetto XVI:

 

“E così anche noi siamo invitati a trovare la nostra posizione, a trovare con questi grandi, coraggiosi santi, la strada con Gesù e per Gesù: la strada della bontà, della verità; il coraggio dell'amore. Abbiamo capito che la ‘Via Crucis’  non è semplicemente una collezione delle cose oscure e tristi del mondo. Non è neppure un moralismo alla fine inefficiente. Non è un grido di protesta che non cambia niente. La ‘Via Crucis’  è la via della misericordia, e della misericordia che pone il limite al male: così abbiamo imparato da Papa Giovanni Paolo II. È la via della misericordia e così la via della salvezza”.

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IL PAPA HA PRESIEDUTO IERI POMERIGGIO LA CELEBRAZIONE DELLA PASSIONE

NELLA BASILICA VATICANA. LA PREDICA DI PADRE RANIERO CANTALAMESSA

 

Si è svolta ieri pomeriggio, nella Basilica di San Pietro, la tradizionale liturgia dedicata alla Passione del Signore. Un rito intenso, iniziato alle 17 con la preghiera silenziosa di Benedetto XVI prostrato davanti all’altare maggiore. Tre i momenti più significativi: la preghiera universale in cui si è pregato anche in lingua araba, l’adorazione della Croce e la distribuzione della Santa Eucaristia. Ad approfondire la riflessione, le parole di padre Raniero Cantalamessa: “L’amore è la cosa più seria che esista al mondo”, ha sottolineato il predicatore della Casa Pontificia: la vita umana dipende dall’amore: la pratica dell’ ‘usa e getta’ insidia le unioni durature.  Il servizio di Francesca Fialdini:

 

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Inizia con un monito contro le teorie che vorrebbero screditare la Passione morte e Resurrezione di Gesù, la predica di padre Raniero Cantalamessa, citando il passaggio del tradimento di Giuda per illuminare sul fascino del denaro che alimenta il mercato della propaganda mediatica portando alla ribalta testi – come i vangeli di Tommaso, Filippo, Giuda – che, citando lo studioso biblico Ray-mond Brown, alimentano uno scenario fantastico e l’equivoco:

 

“Si fa un grande parlare del tradimento di Giuda e non ci si accorge che lo si sta rinnovando. Cristo viene ancora venduto, non più ai capi del Sinedrio per 30 denari, ma a editori e librai per milioni di dollari. I Vangeli apocrifi di Tommaso, di Filippo, di Giuda, sui quali ci si appoggia e che vengono presentati come scoperte sensazionali dei nostri giorni, sono scritti del II-III secolo, con i quali neppure gli storici più critici e più ostili al Cristianesimo hanno mai pensato si potesse fare della storia”.

 

Un rimprovero necessario, per padre Cantalamessa:

 

“Non possiamo permettere che il silenzio dei credenti venga scambiato per imbarazzo e che la buona fede di milioni di persone venga grossolanamente manipolata dai media senza alzare un grido di protesta in nome non solo della fede, ma anche della sana ragione e del buon senso”.

 

E poi:

        

“Il miglior modo di riflettere quest’anno sul mistero del Venerdì Santo sarebbe di rileggere per intero la prima parte dell’Enciclica del Papa Deus Caritas est”.

 

L’amore, come definizione di Dio e di Colui che ce lo ha rivelato, che illumina la scienza fine a se stessa, il genio senza bontà, fino a donare la vita per gli amici:

 

“Dio è amore e la Croce di Cristo ne è la prova suprema. Gesù chiama Giuda amico non perché lo amasse, ma perché lui amava Giuda. Allora la frase di Gesù va intesa: non c’è amore più grande di questo, dare la vita per i propri nemici, considerandoli amici”.

 

Infine, l’amore come dovere, che scopre il valore del legame tra legge e spontaneità per insegnare ai giovani la dimensione del “per sempre” così come Dio ha legato il suo amore per l’uomo all’eternità:

 

“L’amore comprende la totalità dell’esistenza in ogni sua dimensione anche quella del tempo. Non potrebbe essere diversamente perché la sua promessa mira al definitivo. Queste considerazioni non basteranno a mutare e la cultura in atto, che esalta la libertà di cambiare, la spontaneità del momento, l’usa e getta applicato anche all’amore, ma che almeno servano a confermare la bontà e bellezza della propria scelta coloro che hanno deciso di vivere l’amore tra l’uomo e la donna secondo il progetto di Dio e soprattutto che possa invogliare tanti giovani a fare la stessa scelta”.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Prima pagina - Pasqua di Risurrezione 2006

Una gioiosa coincidenza: Benedetto XVI celebra la prima Pasqua del Pontificato nel giorno del suo genetliaco.

 

Servizio vaticano - Benedetto XVI presiede la pia pratica della “Via Crucis” dal Colosseo al Palatino. Il Papa ha sottolineato che la Via della Croce non è un grido di protesta che non cambia niente. E’ la via della misericordia che pone limiti al male: così abbiamo imparato da Giovanni Paolo II.

 

Servizio estero - Il presidente iraniano minaccia Israele.

 

Servizio culturale - Una pagina sul significato della Pasqua di Risurrezione con i contributi di Armando Rigobello, di Danilo Veneruso e di Franco Patruno.

 

Servizio italiano - Elezioni: tra l’Unione e Berlusconi la tensione resta alta. 

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

15 aprile 2006

 

 

I CATTOLICI DI TERRA SANTA HANNO GIA’ FESTEGGIATO STAMANE LA PASQUA.

MIGLIAIA I PELLEGRINI ACCORSI AL SANTO SEPOLCRO

- Intervista con padre Pierbattista Pizzaballa -

 

I cattolici di Terra Santa hanno già festeggiato oggi, come da antica tradizione, la Risurrezione del Signore. Migliaia di pellegrini hanno partecipato questa mattina nella Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme alla celebrazione della Pasqua. Ce ne parla Graziano Motta:

 

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La madre di tutte le veglie che la Chiesa cattolica vive nella notte tra il sabato e la domenica, in ogni parte del mondo, nella Basilica del Santo Sepolcro di Gerusalemme dove pure è avvenuta la Risurrezione del Signore, anche quest’anno è stata anticipata alla mattina del sabato, per il regime dello status quo che disciplina in essa i tempi delle celebrazioni liturgiche di tutte le confessioni cristiane. Così le campane sono già state sciolte, l’organo ha diffuso le note più alte dell’esultanza non appena il celebrante, il vescovo Fouad Twal, ausiliare del Patriarca Michel Sabbah, ha intonato il “gloria in excelsis Deo”, che è stato cantato da tutti, clero e fedeli riuniti nell’anastasi, proprio attorno all’edicola che custodisce il sepolcro vuoto di Gesù. Domani la Domenica di Pasqua sarà celebrata nello stesso luogo dal Patriarca. L’atmosfera di festa ha sopravanzato così quella di mestizia di ieri, Venerdì Santo, della Passione del Signore, con la pratica della Via Crucis per le strade della Città Vecchia, affollate da migliaia e migliaia di pellegrini cristiani affluiti da ogni continente più numerosi che negli anni scorsi, come peraltro dalle migliaia di fedeli ebrei per la concomitanza della loro Pasqua.

 

Per la Radio Vaticana, Graziano Motta.

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Ma ascoltiamo il Custode di Terra Santa, il padre francescano Pierbattista Pizzaballa, al microfono di Fabio Colagrande:

 

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R. – Quest’anno la Pasqua è all’insegna di una grandissima partecipazione di pellegrini, oltre che di cristiani locali, come da molti anni non si vedeva. Questo è un segno molto positivo che abbiamo riscontrato già nel giorno della Domenica delle Palme, con almeno 10 mila partecipanti …

 

D. – La Pasqua è da sempre un tempo privilegiato per i pellegrinaggi, anche se negli ultimi anni questi erano diminuiti …

 

R. – Negli ultimi anni, a causa della situazione politica, erano diminuiti; quest’anno, per la Pasqua, è tutto pieno. A Gerusalemme, la liturgia della Settimana Santa è molto particolare ed è un unicum, perché oltre a celebrare il mistero della morte e risurrezione di Cristo, si celebra questo mistero nel luogo in cui questo è avvenuto con riti molto particolari che sono adatti al luogo.

 

D. – Sabato, vigilia del giorno di Pasqua, in Terra Santa però ha dei connotati particolari …

 

R. – Noi siamo legati allo status quo: c’è una legge molto antica, della fine del Settecento, che stabilisce tempi e luoghi delle liturgie. Allora, alla fine del Settecento, la vigilia pasquale si celebrava il sabato mattina; e così, anche noi ora siamo costretti a fare la veglia pasquale, e questo è un po’ strano ma ha un suo senso, il sabato mattina presto: tutta la mattinata è dedicata alla vigilia pasquale anticipata. Mentre invece la sera, molto tardi, a mezzanotte, c’è l’ufficio delle letture.

 

D. – Vogliamo ricordare brevemente cosa sono queste leggi dello status quo, di cui poi voi, come Custodi, siete i garanti?

 

R. – Lo status quo regola i rapporti tra le comunità cristiane dentro il Santo Sepolcro e nella Basilica della Natività a Betlemme, e stabilisce i tempi, i luoghi e i momenti delle diverse liturgie delle diverse comunità e stabilisce chi deve fare cosa, quando e come … Ogni cosa è regolata proprio con uno statuto molto preciso e dice, per esempio, cosa i francescani devono fare il Giovedì Santo, cosa devono fare i greci, cosa devono fare gli armeni, cosa si deve fare quando le feste cadono insieme … Ecco: è un protocollo molto preciso che stabilisce le modalità ed i tempi delle liturgie e dalla fine del Settecento, questo protocollo viene osservato scrupolosamente e non può essere cambiato.

 

D. – Padre Pizzaballa, c’è una diversa situazione politica. Come presenterebbe questa Pasqua 2006?

 

R. – La situazione politica sicuramente qui è ancora molto difficile e molto tesa. Da ambo i lati sicuramente ci sono difficoltà per i dialoghi, per gli incontri … Penso che ciascuno abbia le proprie ragioni. La Pasqua ci ricorda la Passione, la morte e la risurrezione di Cristo e come questa Persona, Gesù, ha dato la sua vita per amore di tutti … Ricorda soprattutto a noi cristiani come dobbiamo imparare a dare la nostra vita per amore di tutti, senza schierarci politicamente, ma essendo capaci, con questa libertà che Gesù ci ha mostrato, di manifestare lo stesso amore. Ecco, credo che questo sia il significato della Pasqua oggi, in Terra Santa.

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IN EGITTO, ARRESTATE TRE PERSONE RESPONSABILI DEGLI ATTACCHI DI IERI CONTRO TRE CHIESE COPTE DI ALESSANDRIA E COSTATE LA VITA AD UN CRISTIANO

- Intervista con Massimo Alberizzi -

 

In Egitto sono state rafforzate le misure di sicurezza all’indomani dei tre attacchi condotti in rapida successione ad Alessandria da almeno tre uomini armati contro tre chiese della minoranza cristiana copta. L’episodio più grave è avvenuto nel quartiere di Hadra dove è rimasta uccisa una persona, un fedele cristiano di 67 anni. La polizia ha arrestato due persone e l’assassino, ritenuto dagli inquirenti uno squilibrato. Ma gli assalti contro le chiese copte non sono solo il risultato di gesti folli. Ne è convinto l’inviato del Corriere della Sera, Massimo Alberizzi, intervistato da Amedeo Lomonaco:

 

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R. –  In Egitto c’è un clima di grande tensione. Da anni, ci sono tensioni tra copti e musulmani. Si è data la colpa ad uno squilibrato, ma in realtà probabilmente questi squilibrati, come il giovane che in Turchia ha ucciso don Santoro, sono il frutto di un clima esasperato. Sono il risultato di tensioni non tanto religiose ma economiche. In Egitto la minoranza copta è economicamente rilevante. E questo può creare invidie. Si utilizzano quindi differenze razziali e religiose per nascondere, in realtà, i veri obiettivi di natura economica.

 

D. – Quindi questi episodi sono frutto di tensioni economiche, ma probabilmente anche di mutate condizioni politiche: l’avanzata politica della formazione dei Fratelli Musulmani può, ad esempio, ostacolare  in Egitto la libertà religiosa?

 

R. – Non credo, perché i Fratelli Musulmani sono stati sempre molto forti in Egitto. E’ vero che c’è un’avanzata politica ma sono soprattutto le tensioni, tra mondo musulmano e Occidente a creare questo clima. Per esempio, la guerra in Iraq alimenta gravi tensioni. L’acuirsi di queste tensioni ha favorito il diffondersi di raggruppamenti islamici. In Egitto e nei Paesi dove c’è una distribuzione della ricchezza molto squilibrata, l’Islam offre una promessa di benessere, di una vita migliore. E’ chiaro che le generazioni che non hanno assolutamente nulla da perdere, che sono escluse dalle leve economiche, trovano nell’Islam una “casa” per poter sperare in un mondo migliore.

 

D. – Qual è nello specifico la situazione della minoranza cristiana-copta in Egitto?

 

R. - I copti sono il 10 per cento della popolazione egiziana. Sono quindi una minoranza abbastanza consistente. Sono dunque introdotti nella società, non sono ai margini della società. Sono presi di mira dai fanatici islamici, ma io credo che siano vittime di attacchi perché rappresentano qualcosa di economicamente importante. La religione viene utilizzata e sfruttata quando si eccita il pazzo dicendo: ‘attacca i cristiani perché sono diversi da te, hanno un’altra religione, sono infedeli’. Anche se il responsabile di questi episodi è stato uno squilibrato, credo che questa follia nasca da una situazione di propaganda non anticristiana, ma in generale antioccidentale.

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DOMANI SERA NELLA CATTEDRALE DI CHIETI L’OPERA

“PASSIO ET RESURRECTIO” DI SERGIO RENDINE

CELEBRA LA PASQUA CON MUSICA SACRA E CANTO

- Con noi il mezzosoprano Damiana Pinti -

 

Tradizione religiosa e musica colta si sposano nella composizione “Passio et Resurrectio” di Sergio Rendine, in programma domani sera alle 21 nella Cattedrale di San Giustino a Chieti, con l’Orchestra e il Coro del Teatro Marrucino, diretti da Marzio Conti. Voci soliste di impianto popolare, come Nando Citarella e Lucilla Galeazzi, e classico, come il mezzosoprano Damiana Pinti. A.V. l’ha intervistata.

 

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Con la Passio di Sergio Rendine si rinnova un rito pasquale ed anche un appuntamento musicale con il mezzo soprano Damiana Pinti.

 

(Musica)

 

R. - Questo è il quarto anno che io canto in questa Passio di Sergio Rendine ed è stato bellissimo vedere come tutti gli anni ci sia una partecipazione corale della gente del posto. E’ diventato veramente un rito. Oltre ad un momento spirituale altissimo è un momento musicale. Le due cose sono talmente unite che non si può evitare di parteciparvi. E’ veramente un momento molto forte, anche per me. Provo delle emozioni, sento delle profonde sensazioni di commozione, intimismo, dei sentimenti veramente molto forti.

 

D. – Quali sono le caratteristiche musicali di questa Passio?

 

R. – La composizione di Sergio Rendine tocca l’ascoltatore perché utilizza il ritmo della musica popolare, unito alla scrittura della musica colta. Effettivamente è un po’ come una ripetizione continua. Fa pensare tanto a quei riti popolari come i tarantolati. Questo si sente moltissimo. Quindi, è molto coinvolgente. E in questa compagine, quasi popolare, si inserisce il pezzo dell’Agnus Dei che è assolutamente sublime.

 

D. – L’Agnus Dei rappresenta la pagine più classica, se vogliamo, di questa composizione. E’ affidata alla tua voce. Quali sono le caratteristiche?

 

R. – Sicuramente è una bellissima melodia, un bellissimo cantabile. Anche in questo cantabile è inserita una pagina di forte evocazione ritmica e armonica, dove ci sono degli interventi del coro.

 

D. – Qual è dunque il rapporto di Damiana Pinti con la musica sacra?

 

R. – In realtà tutta la musica è sacra. E’ un’espressione veramente del genio divino: la musica è una di queste forme divine di comunicazione tra le persone.

 

(Musica)

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani 16 aprile, Solennità della Pasqua di Risurrezione, la Liturgia ci propone il brano del Vangelo secondo Giovanni in cui  Maria di Màgdala, nel giorno dopo il sabato, si reca al sepolcro di buon mattino e vede che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro.  Corre allora  da Simon Pietro e da Giovanni e dice loro:

 

“‘Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto’!… Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti”.

 

Su questo brano evangelico ascoltiamo il teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:

 

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Attraverso tutto il Vangelo di Giovanni corre una discussione riguardo all’origine di Cristo, e più lui insiste che viene dal Padre, più è radicale l’incomprensione, soprattutto dei potenti e delle autorità religiose. Così, Cristo sposta l’attenzione alla sua meta: dove va. E’ disceso dal Cielo e al Cielo è stato innalzato, come un’offerta gradita al Padre. Maria di Magdala va alla tomba del suo Signore, giacché punto di arrivo di ogni essere vivente sulla Terra è la terra, la polvere, la tomba. Ma la tomba di Cristo è vuota, perché il Padre ha glorificato suo Figlio e il suo amore lo strappa alla putrefazione. Cristo è stato appeso sulla Croce con quella carne nostra che Lui ha assunto; lì è morta, e con essa anche la sua mentalità, mentalità che ragiona nell’ottica della tomba. Con lo stesso Corpo, Cristo però è risorto, e lì è la nostra umanità nuova, con una mentalità che ragiona in comunione con il Padre, dunque non soggetta alla corruzione del peccato.

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CHIESA E SOCIETA’

15 aprile 2006

 

 

NUMEROSI MESSAGGI AUGURALI STANNO GIUNGENDO AL PAPA SIA PER LE FESTIVITÀ PASQUALI SIA PER IL SUO COMPLEANNO CHE CADE PROPRIO DOMANI, IN COINCIDENZA CON LA PASQUA: BENEDETTO XVI COMPIE 79 ANNI. TRA I MESSAGGI, QUELLO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA CARLO AZEGLIO CIAMPI

- Servizio di Sergio Centofanti -

 

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ROMA. = “La ricorrenza della Festività pasquale – scrive Ciampi – trova la comunità internazionale in cerca di solidi riferimenti di fronte ai tumulti di un mondo in rapida trasformazione, ai rischi che le tensioni internazionali fanno pesare sulla stabilità e la sicurezza”. L’alta missione apostolica del Papa – aggiunge il presidente – è svolta “in difesa della dignità dell’uomo, della libertà e della solidarietà, per combattere l’intolleranza e i fanatismi sempre in agguato” e “irradia forza spirituale per tutti, credenti e non credenti”. Per il capo di Stato italiano c’è la responsabilità comune di rispondere alle “aspirazioni universali” di “una grandissima maggioranza” di persone nel mondo “che vuole pace, serenità, benessere” e  “che si riconosce in valori comuni”. E’ necessaria “l’azione sempre più coesa della comunità internazionale, per la costruzione di una pacifica convivenza fondata sulla giustizia, ancorata al rispetto fra popoli e le culture”. “I giovani, in particolar modo – rileva Ciampi – sono sensibili alla parola” del Papa “per contrastare i ‘deserti’ della povertà, della fame, della malattia e i ‘deserti interiori’ causati dalla assenza di principi morali, che allontana gli uomini da ogni regola del vivere civile. Il loro entusiasmo dà fiducia in un futuro migliore, fa germogliare negli animi la vera gioia pasquale”. “Rendendomi interprete dei sentimenti di rispetto e di affetto con cui il popolo italiano ricambia la Sua amichevole sollecitudine nei suoi confronti – conclude Ciampi – La prego di accogliere i miei fervidi voti augurali in occasione della Pasqua, ai quali mi è gradito unire sentiti auspici di benessere personale, nella fausta ricorrenza del Suo genetliaco”. Ricordiamo che Ciampi ha incontrato Benedetto XVI in Vaticano il 3 maggio dell’anno scorso: una visita ricambiata quasi subito dal Papa, che si è recato al Quirinale il 24 giugno.

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in tutto il mondo Le vie crucis del venerdi’ santo

hanno ricordato le ultime ore terrene di Gesù

 

ROMA. = Le tradizionali 14 stazioni della Via Crucis hanno assunto ieri forme e rappresentazioni diverse in tutto il mondo. Resta identico però il messaggio del Crocifisso che converte la sofferenza in speranza. La Via Crucis della speranza, in Thailandia, dove i cattolici sono una minoranza, ha avuto il volto di una quarantina di bambini vittime dell’AIDS che hanno dato vita ad una commovente rappresentazione, preparata da lungo tempo. Il tutto è avvenuto nella città di Rayong, nelle vicinanze di Bangkok, in un centro dove grazie alle cure dai padri camilliani, per questi giovani è stato possibile soprattutto superare la forte emarginazione sociale. Le ultime ore terrene di Gesù hanno assunto forme di grandi rappresentazioni teatrali in Brasile. Lungo le vie del centro di Rio de Janeiro sono stati 100 mila i fedeli che hanno seguito, per il 27esimo anno consecutivo, la processione del Venerdì Santo. A San Paolo una rievocazione artistica, oltre ad una folla di fedeli, ha coinvolto anche numerosi attori di primo piano di cinema, televisione e teatro. In Polonia invece, alla presenza dell’arcivescovo di Cracovia, il cardinale Stanislaw Dziwisz, l’antico rito della Via Crucis si è rinnovato nel Santuario di Kalwaria Zebizydowska. Negli Stati Uniti, almeno duemila fedeli raccolti in silenzio hanno accompagnato la Croce sulle strade di New York fino a Ground Zero, passando per il ponte di Brooklyn. In questo modo si è rinnovato quello che, grazie alle sue 10 precedenti edizioni, sta diventando ormai un appuntamento tradizionale della grande metropoli. (E. B.)

 

 

“Non giustiziate i tre cattolici”.

È quanto ribadisce l’ex presidente indonesiano, Gus Dur

 

JAKARTA. = Torna a difendere i tre cattolici condannati a morte l’ex presidente indonesiano Abdurrahman “Gus Dur” Wahid. Intanto, come riferisce l’agenzia AsiaNews, nel Paese montano le critiche all’attuale capo di Stato, Susilo Bambang Yudhoyono, che non si è ancora pronunciato sulla seconda richiesta di grazia. Secondo Gus Dur, influente attivista musulmano per i diritti umani, è necessario “cancellare l’esecuzione per chiarire una volta per tutte le violenze interreligiose di Poso (Sulawesi centrali)”. In relazione a un massacro di musulmani avvenuto proprio nel quadro di quel conflitto, nel 2000, sono stati condannati alla pena capitale Fabianus Tibo, Dominggus da Silva e Marinus Riwu. All’appello di Gus Dur si uniscono anche alcuni politici. L’ex presidente del parlamento, Akbar Tandjung, del Partito Golkar, ha chiesto all’ufficio del procuratore generale di sospendere l’esecuzione “almeno finché Susilo non si pronuncia”. Secondo un altro membro del Golkar, Theo Sambuaga, presidente della I Commissione parlamentare - che si occupa di affari interni – l’esecuzione metterebbe in discussione i diritti umani e quindi la fiducia dei cittadini verso il governo. Il caso dei tre cattolici continua ad occupare le prime pagine e gli editoriali sulla stampa nazionale. La ONG, Indonesian Legal Aid Institute and Foundation (Ylbhi), ha messo in discussione l’integrità morale del presidente, che “non avrebbe alcuna volontà politica” di graziare i tre cattolici. Intanto la polizia delle Sulawesi centrali ha comunicato che i suoi uomini stanno cercando le 16 persone indicate da Tibo come responsabili delle violenze a Poso. Lo scopo è arrestarle come sospetti e poi interrogarli. (E. B.) 

 

 

8.000 BAMBINI SALVATI DALL’ABORTO:

È il bilancio dei Centri di Aiuto alla Vita (CAV) italiani nel 2005

 

ROMA. = 8 mila mamme in crisi aiutate nel 2005. Fra queste 466, solo il 5%, hanno salvato i loro bambini perché indirizzate ad un CAV da qualche consultorio pubblico. Il 75% sono gestanti straniere immigrate, che, nel 73% dei casi, sono finite col proprio bimbo in braccio. Questi i numeri più significativi del rapporto che il Movimento per la vita italiano, presenta ogni anno sulla sua attività di prevenzione dell’aborto. Un altro tratto eloquente di questo quadro è anche la collaborazione fra i CAV e i consultori, che rilancia l’importante ruolo dei volontari nel sostegno della gestante in difficoltà. Un sostegno psicologico, morale e materiale che difficilmente l’ente pubblico, da solo, riuscirà a garantire. Altri dati confermano questa tesi. Le gestanti che si sono rivolte ad un CAV già col certificato per abortire in mano, sono state oltre 1000: di queste ben l’81% (830) ha deciso di proseguire la gravidanza. Per quanto riguarda le gestanti immigrate, di cui è difficile comprendere la solitudine e la paura, sono state 5 mila, sulle circa 7 mila, a rinunciare all’aborto. A confermare l’andamento lusinghiero dello scorso anno sono infine le oltre 12 mila donne assistite in tutti i 292 CAV italiani (292). (E. B.)

 

 

IN MONGOLIA SONO SETTANTA I NUOVI CATTOLICI CHE SARANNO BATTEZZATI

DURANTE LA CELEBRAZIONE DELLA VEGLIA PASQUALE

 

Ulaanbataar. = “Gioia ed entusiasmo”. Queste le emozioni della comunità cattolica mongola, per i 70 nuovi battezzati. I novelli figli della Chiesa, in maggioranza giovani fra i 16 e 20 anni ed alcuni ultra 40enni riceveranno il Sacramento del Battesimo durante la Veglia Pasquale. “L’esultanza per i preparativi è palpabile” riferisce mons. Wenceslao Padilla, prefetto apostolico di Ulaanbataar all’agenzia Fides. “Il nostro lavoro missionario – ha aggiunto il presule - procede e cresce costantemente, per le nuove esigenze pastorali”. “La Chiesa sta mettendo radici in tutto il Paese, lo dimostrano le nuove stazioni missionarie nelle città di Darhan, Erdenet e nella provincia a Sudovest della capitale. Il personale missionario è attualmente composto da 18 sacerdoti e circa 40 suore, di 9 congregazioni missionarie, provenienti dai diversi Paesi del mondo. Essi sono un grande segno dell’universalità della Chiesa e la loro testimonianza è davvero preziosa. La loro presenza in Mongolia suscita curiosità: la gente si avvicina, trova accoglienza, conosce il messaggio di Cristo che viene a colmare un grande vuoto spirituale: così avvengono conversioni spontanee”. Mons. Padilla  ha sottolineato inoltre che la “progressiva apertura della Mongolia ai valori democratici e al mondo esterno ha creato spazi sempre maggiori per la pastorale della Chiesa e per l’evangelizzazione. Il governo - ha aggiunto, il presule - ha  invocato più volte il nostro aiuto nei settori educativi e sociali, ed ha permesso l’educazione cattolica nelle scuole. (S.C.)

 

 

IN ARGENTINA ARRESTATO IL PRESUNTO OMICIDA DI PADRE MONTENEGRO,

UCCISO MERCOLEDI’ SCORSO

 

BUENOS AIRES. = La polizia argentina ha arrestato il presunto assassino di padre Montenegro, il parroco della chiesa di ‘Nuestra Senora de Rosario’ a La Calera, a nord-ovest di Buenos Aires, ucciso mercoledì scorso a coltellate mentre dormiva. Lo ha affermato l’agenzia Misna, citando fonti locali. L’uomo fermato è un giovane, che, secondo la Procura, avrebbe ucciso il sacerdote per non essere scoperto mentre rubava. La moglie del giovane, 19 anni, è invece stata rilasciata dopo un breve periodo di fermo ed è ora considerata una testimone chiave per le indagini. (E. B.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

15 aprile 2006

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

                   

In Afghanistan, almeno 41 ribelli e 6 poliziotti sono rimasti uccisi in seguito ad una furiosa battaglia tra presunti talebani e Forze della coalizione. Lo hanno reso noto, stamani, le autorità afghane precisando che i duri scontri sono avvenuti nella turbolenta provincia di Kandahar, roccaforte del mullah Omar, ex leader del deposto regime talebano.

 

Il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, farà “la stessa fine” del deposto capo di Stato iracheno, Saddam Hussein. Lo ha detto stamani il numero due del partito israeliano “Kadima”, Simon Peres, dopo le dure dichiarazioni di Ahmadinejad, che ieri ha nuovamente espresso dubbi sull’Olocausto e paragonato Israele ad un “albero marcio e morente”. Il capo di Stato maggiore delle Forze armate russe ha escluso, intanto, che le ricerche nucleari iraniane potranno portare alla realizzazione di una bomba atomica. Sulla delicata questione nucleare iraniana è incentrato, inoltre, il vertice previsto martedì prossimo a Mosca tra delegazioni di Russia, Stati Uniti, Cina, Gran Bretagna e Francia.

 

La Russia ha confermato la decisione di voler continuare a fornire aiuti e assistenza all’Autorità nazionale palestinese guidata dal movimento estremista islamico “Hamas”. Israele, Stati Uniti e Unione Europea hanno già deciso, invece, di sospendere i finanziamenti e hanno chiesto ad Hamas di rivedere la sua rigida linea nei confronti di Israele. Ma la posizione del gruppo fondamentalista resta intransigente: uno dei leader di Hamas, Khaled Meshaal, ha ribadito oggi che l’organizzazione islamica non riconoscerà Israele e non rinuncerà alla lotta armata.

 

In Iraq, tre soldati iracheni sono rimasti uccisi per l’esplosione di un ordigno a Baghdad. E a Bassora, nel sud del Paese, un ufficiale di polizia è stato ucciso da un commando armato. Ieri, sempre a Bassora, 11 impiegati di una società di costruzioni sono stati rapiti e poi assassinati.

 

Non si placano le polemiche che riguardano il segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Donald Rumsfeld. Accusato dai generali che chiedono con insistenza le sue dimissioni per una gestione fallimentare della guerra in Iraq, ora Rumsfeld è travolto dalle rivelazioni di un nuovo rapporto sui prigionieri di Guantanamo, il carcere speciale a giurisdizione americana sull’isola di Cuba. Nel documento, a cura dell’organizzazione per i diritti umani Human rights watch, Rumsfeld viene definito “personalmente responsabile” di un caso di abusi su un detenuto. In un rapporto interno del Dipartimento, si legge, in particolare, che il capo del Pentagono acconsentì a “pratiche degradanti e ad abusi” durante gli interrogatori.

 

Il Ciad ha interrotto i rapporti diplomatici con il vicino Sudan e ha minacciato di non dare più ospitalità a migliaia di rifugiati sudanesi, circa 200 mila, provenienti dalla martoriata regione del Darfur. La decisione, annunciata dal presidente del Ciad, Idriss Deby, è stata presa dopo gli scontri tra esercito e ribelli costati la vita giovedì scorso ad almeno 400 persone. Il governo del Ciad ha accusato l’esecutivo di Khartoum di essere dietro l’attacco dei guerriglieri. Il governo sudanese ha smentito, invece, un suo coinvolgimento nell’offensiva dei ribelli.

“Ai condannati a morte, annuncio che commuteremo la pena nel carcere a vita”. Lo ha detto il presidente delle Filippine, la signora Gloria Arroyo, durante un messaggio pasquale indirizzato alla nazione. Nelle Filippine, i detenuti condannati a morte sono circa 1.200. Per l’abolizione definitiva della pena di morte è necessaria una decisione del Parlamento.

 

Grandi festeggiamenti in Corea del Nord per l’anniversario del defunto padre della patria, Kim Il-Sung, morto nel 1994. Nell’occasione, il figlio Kim Jong-Il ha rivendicato il diritto del regime comunista a dotarsi di un arsenale atomico per “rafforzare in ogni modo il proprio deterrente militare”.

 

Nello Sri Lanka, quattro soldati sono morti e altri 12 sono rimasti feriti per l’esplosione di una potente bomba presso una base militare nel nord del Paese. L’ordigno è esploso al passaggio di un autobus che trasportava dei militari nel distretto settentrionale di Vavuniya.

 

E’ risultato negativo ai test per l’influenza aviaria il 25.enne danese trasferito nella notte all’ospedale di Copenaghen dall’isola di Falster, dove era stato ricoverato dopo aver presentato sintomi sospetti.

 

 

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