RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 103 - Testo della trasmissione di giovedì 13
aprile 2006
IL
PAPA E
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
El
Baradei a Teheran per
fermare esperimenti nucleari. Per gli Stati Uniti servono misure forti dell’ONU
In Iraq sale a 26 morti
il bilancio dell’attentato di ieri contro la moschea sciita di Baquba
13
aprile 2006
DALL’AMICIZIA
SPIRITUALE CON CRISTO SCATURISCE IL MINISTERO DEL SACERDOTE,
UOMO CHE FA DIPENDERE IL SUO AGIRE DALLA
PREGHIERA:
COSI’ IL PAPA ALL’OMELIA DELLA MESSA CRISMALE IN
SAN PIETRO
E’ stata celebrata solennemente
questa mattina, nella Basilica di San Pietro, la Messa
Crismale presieduta da Benedetto XVI. La liturgia ha preceduto l’inizio
dei riti del Triduo pasquale, il primo dei quali sarà
la Messa in coena
Domini che il Papa celebrerà questo pomeriggio, alle 17.30, in San Giovanni
in Laterano. Con il Pontefice, hanno celebrato stamani i cardinali, i vescovi e
il clero presente a Roma, ai quali Benedetto XVI ha parlato del significato del
sacerdozio. Tra i primi impegni della vocazione, ha affermato, vi è quello di
essere un uomo di profonda preghiera. La cronaca nel servizio di Alessandro De
Carolis.
**********
(canto)
“Non vi chiamo più servi, ma amici”. Potrebbe essere questa la frase di Gesù in
cui ravvisare l’istituzione del sacerdozio. Benedetto XVI affida la sua
intuizione ai suoi collaboratori, ai presuli presenti in una Basilica gremita
di fedeli sin dalle prime ore del Giovedì Santo, a tutti i sacerdoti con i
quali, in tempi e circostanze diverse, ha risposto con un “sì” al “seguimi” di Cristo. Amici ai quali, afferma il Papa nelle
prime battute dell’omelia, Cristo ha imposto le proprie mani e poi le ha come
prestate, ungendole con l’olio “segno dello Spirito Santo e della sua forza”:
“Il Signore ci ha imposto le mani e vuole ora le nostre mani affinché,
nel mondo, diventino le sue. Vuole che non siano più strumenti per prendere le
cose, gli uomini, il mondo per noi, per ridurlo in nostro possesso, ma che
invece trasmettano il suo tocco divino, ponendosi a servizio del suo amore”.
Alla benedizione degli olii sacri - il crisma, l'olio
dei catecumeni e quello degli infermi, quest’anno provenienti
dalla Spagna, mentre il profumo per il crisma è stato confezionato a Calangianus, in Sardegna - il Pontefice ha
provveduto subito dopo l’omelia e il rinnovo delle promesse sacerdotali.
L’unzione del sacerdote, come in passato avveniva per un re, ha affermato
Benedetto XVI, “è segno dell’assunzione in servizio” dove il prescelto “si
mette a disposizione di uno più grande di lui”. Ma Cristo, ha
detto il Papa ai sacerdoti, fa di più: “Ci rende suoi amici, ci affida tutto,
ci affida se stesso”:
“Non vi chiamo più servi ma amici. È questo il significato profondo
dell'essere sacerdote: diventare amico di Gesù Cristo. Per questa amicizia dobbiamo
impegnarci ogni giorno di nuovo. Amicizia significa comunanza nel pensare e nel
volere. (…) E questa comunione di pensiero non è una
cosa solamente intellettuale, ma è comunanza dei sentimenti e del volere e
quindi anche dell'agire”.
Ma agire in che modo? Il Papa ha
tratteggiato con estrema chiarezza il profilo ideale di un sacerdote. In quanto
suo “amico”, ha sottolineato, il sacerdote deve ascoltare Cristo in modo approfondito,
nella lectio divina o “leggendo la Sacra Scrittura –
ha aggiunto – in un modo non accademico, ma
spirituale”. Un uomo di preghiera, dunque, dalla quale far dipendere l’azione
in modo diverso rispetto al dinamismo dell’uomo contemporaneo
:
“Il semplice attivismo può essere persino eroico. Ma l'agire esterno,
in fin dei conti, resta senza frutto e perde efficacia, se non nasce dalla profonda
intima comunione con Cristo. (…) Il mondo nel suo
attivismo frenetico perde spesso l'orientamento. Il suo agire e le sue capacità
diventano distruttive, se vengono meno le forze della preghiera, dalle quali
scaturiscono le acque della vita capaci di fecondare la terra arida”.
Benedetto XVI ha concluso
l’omelia ribadendo che “il mondo ha bisogno di Dio, non di un qualsiasi dio, ma
del Dio di Gesù Cristo”, per il quale ogni sacerdote deve spendersi. Così come
fece un uomo di Dio che per questa sua missione ha perso
di recente la vita:
“Vorrei concludere questa omelia con una parola di Andrea Santoro, di
quel sacerdote della Diocesi di Roma che è stato assassinato a Trebisonda mentre pregava (…) La parola dice: "Sono qui
per abitare in mezzo a questa gente e permettere a Gesù di farlo prestandogli
la mia carne… Si diventa capaci di salvezza solo offrendo la propria carne
(…)". Gesù ha assunto la nostra carne. Diamogli noi la nostra, in questo
modo Egli può venire nel mondo e trasformarlo”.
(musica)
**********
Ricordiamo
che, nel pomeriggio di oggi, Benedetto XVI presiederà alle 17.30 la Santa Messa
in Coena Domini
nella Basilica di San Giovanni in Laterano, cattedrale del Papa, aprendo così i
riti del Triduo Pasquale. La nostra emittente trasmetterà la cronaca
dell’evento a partire dalle 17.20, con commento in italiano, sull’onda media di
585 kHz e sulla modulazione di frequenza di 105 MHz.
IL PAPA NOMINA MONS. LUIGI CONTI NUOVO
ARCIVESCOVO METROPOLITA DI FERMO
In Italia, il Papa ha nominato arcivescovo metropolita di Fermo mons.
Luigi Conti, finora vescovo di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia.
Il presule è nato il 30 maggio 1941 ad Urbania, in
provincia di Pesaro. Ha conseguito la licenza in Teologia presso la Pontificia
Università Lateranense negli anni 1967-1968. Il 26 giugno 1965 è stato ordinato
sacerdote per la diocesi di Urbania e Sant’Angelo in
Vado. Nel 1978 si è incardinato nella diocesi di Roma. Dal 1988 è stato rettore
del Pontificio Seminario Romano Maggiore; il 28 giugno 1996 è stato eletto
vescovo di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia.
E’ presidente della Conferenza episcopale marchigiana. E’ membro della
Commissione episcopale della CEI per il Clero e la Vita
consacrata e membro della commissione mista della CEI Vescovi-Religiosi-Istituti secolari.
BENEDETTO XVI NOMINA MONS.
LEOPOLDO GIRELLI
NUOVO NUNZIO APOSTOLICO IN INDONESIA
Il Papa ha nominato nunzio
apostolico in Indonesia mons. Leopoldo Girelli, finora consigliere della
Nunziatura Apostolica negli Stati Uniti d’America, elevandolo in pari tempo
alla sede titolare di Capri, con dignità di arcivescovo. Mons.
Girelli è nato a Predore in provincia di
Bergamo, il 13 marzo 1953. E’ stato ordinato sacerdote il 17 giugno 1978. E’
laureato in Teologia. Entrato nel Servizio diplomatico della Santa Sede il 13 luglio
1987, ha prestato la propria opera nelle Rappresentanze Pontificie in Camerun e
in Nuova Zelanda, presso la Sezione per gli Affari
Generali della Segreteria di Stato, e infine nella Nunziatura Apostolica negli
Stati Uniti d’America. Conosce il francese, l’inglese e lo spagnolo.
APPELLO DELLA SANTA SEDE ALLA
SOLIDARIETA’
VERSO I CRISTIANI DI TERRA SANTA
- Intervista con il cardinale Moussa
I Daoud -
Il cardinale Ignace Moussa
I Daoud, prefetto della Congregazione per le Chiese
Orientali, ha inviato in questi giorni una lettera ai vescovi cattolici di
tutto il mondo per sensibilizzare le comunità ecclesiali alla tradizionale
Colletta del Venerdì Santo per i cristiani di Terra Santa: un gesto di solidarietà
– scrive – per una
regione “coinvolta in una crisi che registra ogni giorno inaudite sofferenze”.
Ma ascoltiamo il cardinale Moussa I
Daoud intervistato da Giovanni Peduto:
**********
R. - Papa Benedetto XVI
ne ha parlato ricevendo la Congregazione per le Chiese Orientali e le Agenzie
cattoliche che aiutano l’Oriente e in tante altre circostanze: ho richiamato le
sue parole nella lettera inviata come ogni anno ai Vescovi e ai Rappresentanti
pontifici in tutto il mondo. La situazione è delicata: su di essa
pesano vasti squilibri a danno della pace e della giustizia. Tuttavia, proprio
nel primo messaggio natalizio, il Santo Padre ha citato “segnali di speranza”:
non mancano uomini e donne, e istituzioni, di buona volontà, capaci di svolte
positive se adeguatamente sostenuti.
D. -
Come vive la piccola minoranza cristiana tra ebrei e musulmani?
R. -
La convivenza di così lunga data registra forme di accettazione e
collaborazione in alcuni casi ammirevoli. Ma non possiamo tacere la preoccupazione
per talune aree, per fortuna circoscritte, dove i cristiani sono in seria
difficoltà. La doppia minorità incide negativamente (in Israele non sono sempre
considerati dalla maggioranza ebraica; nei territori palestinesi da quella
musulmana). Si aggiungono, poi, l’insicurezza e il forte disagio economico e
sociale: tutto ciò alimenta il preoccupante flusso migratorio dei cristiani verso
occidente.
D. -
Come fermare il continuo esodo di giovani cristiani che cercano in altri Paesi
un avvenire più sicuro e dignitoso?
R. -
L’educazione è un punto di forza per il futuro! Molto si sta facendo: penso
anche solo alla Bethlehem University, che accoglie
giovani cristiani e musulmani perché crescano in una prospettiva di rispetto
reciproco. Educazione come via alla futura convivenza solidale e pacifica. Ma
se i giovani cristiani avranno poi insuperabili difficoltà di lavoro e
condizioni di vita accettabili tenteranno, ancora di più, l’avventura
dell’emigrazione. Bisogna fare molto di più sulle opportunità professionali e
abitative. La condizione fondamentale rimane, però, la pace!
D. -
Rispondono le comunità ecclesiali dei vari Paesi a questo vostro appello?
R. -
E’ l’appello del Santo Padre e la risposta è sempre molto apprezzabile, anche
se le necessità rimangono ingenti. A nome di Papa
Benedetto XVI ringrazio profondamente i vescovi, i sacerdoti, i religiosi e le
religiose, il laicato dell’intera comunità cattolica e incoraggio a continuare
ad offrire un sostegno che per la Terra Santa è “vitale”! Di questa carità
ecclesiale usufruiscono la Custodia Francescana di Terra Santa, il Patriarcato
di Gerusalemme e le altre Comunità dei diversi riti orientali. Sono imponenti
le attività pastorali, educative e assistenziali assicurate dalla Colletta pro
Terra Sancta.
D. -
Ci vuole indicare qualche progetto concreto attivato da questa Colletta?
R. -
Ai vescovi abbiamo fatto pervenire una lunga nota di interventi realizzati
recentemente o ancora in atto. Spicca la manutenzione dei Luoghi Santi molto
penalizzati dall’interruzione dei pellegrinaggi, che ora, grazie a Dio, sono in
significativa ripresa e costituiscono uno straordinario aiuto spirituale e
materiale. Di particolare importanza è, però, il progetto abitativo avviato
dalla Custodia Francescana, teso a garantire alle giovani coppie cristiane una
casa e un lavoro nella stessa terra dove ha voluto abitare il Figlio di Dio.
**********
“SIETE I NOSTRI FRATELLI MAGGIORI”: IL 13 APRILE
DEL 1986 DEFINÌ COSÌ GLI EBREI GIOVANNI PAOLO II, IN VISITA ALLA SINAGOGA DI
ROMA.
DA
ALLORA, TRA LE DUE RELIGIONI, IL DIALOGO È CRESCIUTO E SI È APPROFONDITO
-
Intervista con Elio Toaff -
“Siete
i nostri fratelli prediletti e, in un certo qual modo, si potrebbe dire i
nostri fratelli maggiori”: queste le parole di Giovanni Paolo II il 13 aprile
del 1986, quando si recava in visita alla Sinagoga di Roma. Accolto dall’allora
rabbino capo Elio Toaff, ribadì inoltre che nessuna
colpa può essere imputata agli ebrei per ciò che è
stato fatto nella Passione di Gesù. Quel giorno il Pontefice parlò pure di
collaborazione e amicizia, quella stessa che lo legò profondamente al rabbino Toaff, tanto da ricordarlo nel suo testamento.
Indubbiamente l’incontro di Papa Wojtyla con la comunità ebraica di Roma ha
contribuito enormemente alla crescita del dialogo tra ebrei e cristiani.
Vent’anni dopo ascoltiamo, al microfono di Tiziana Campisi,
i ricordi del rabbino capo emerito Elio Toaff:
**********
R. – E’ veramente un ricordo che
mi accompagna sempre, perché avevamo intessuto un rapporto di vera amicizia.
Non immaginavo che potesse avere un tale effetto. Per la popolazione che è
venuta non c’era più posto nella sinagoga. Nella parte delle donne c’erano gli
uomini, nella parte degli uomini c’erano le donne. Contava la
volontà di essere presenti e di assistere a questo avvenimento
straordinario per la prima volta nella storia: dopo duemila anni un Pontefice
entrava in Sinagoga.
D. – Altri ricordi ancora vivi
di quella giornata?
R. – Certamente sì. Abbiamo
passato non soltanto una giornata, ma parecchie
giornate, insieme. Debbo dire che era un Papa straordinario che non faceva
pesare la sua autorità, ma la sua autorità veniva fuori proprio da questo, dal
fatto che non la facesse pesare.
D. – Ci ricorda le sue emozioni
in quella giornata…
R. – Io ero molto preoccupato,
dico la verità, perché non sapevo come sarebbe andata la faccenda. Era la prima
volta. Non c’erano precedenti cui ispirarsi. E debbo dire che prima dovetti
fare una riunione con i rabbini europei, naturalmente telefonica,
per sentire da loro cosa pensavano. All’unanimità mi dissero di sì, di andare
avanti e cercare di farla riuscire il meglio possibile. E così è andata.
L’abbiamo fatta e devo dire siamo stati aiutati da tutti. In particolare mons. Mejia si dette molto da fare, perché tutto si svolgesse nel
modo migliore.
D. – Lei, a 20 anni di distanza,
come vede questa amicizia fra ebrei e cristiani?
R. – Ci ho lavorato tutta la vita, quindi, non la posso vedere altro che bene. Ognuno con le
proprie tradizioni, ma ognuno con il rispetto dell’altro.
D. – Come lo vede il futuro?
R. – Io ho scritto un libro che
è intitolato “Perfidi giudei, fratelli maggiori”, cioè il passaggio da quando si pregava per i perfidi giudei a quando il Papa
li ha chiamati “fratelli maggiori”. E questi è stato Giovanni Paolo II.
D. – Guardare avanti… cosa si
può fare ancora?
R. – Collaborare, perché tutti,
tutte le religioni, o almeno quasi tutte, hanno come scopo l’innalzamento del
livello morale delle popolazioni. Se noi avessimo il successo che desideriamo,
non ci sarebbero più né guerre, né odi, ma ci sarebbe la fratellanza
universale, quella che i profeti ci hanno predetto.
**********
=======ooo=======
OGGI SU
“L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima
pagina - Giovedì Santo 2006
"Le
nostre mani diventino nel mondo le mani del Signore": Benedetto XVI celebra
per la prima volta la Santa Messa Crismale nella Patriarcale Basilica Vaticana.
Servizio
vaticano - Una pagina dedicata alla Quaresima nelle diocesi italiane.
Servizio
estero - In rilievo l'Iraq, dove si registrano nuove, sanguinose violenze.
Servizio
culturale - Un articolo di Vittorino Grossi dal titolo
"La storia degli uomini nasce sotto la croce": il Venerdì Santo nelle
catechesi di Agostino e dei Padri.
Servizio
italiano - Elezioni: ancora veleni e accuse sulla regolarità del voto.
=======ooo=======
13
aprile 2006
ANCORA
TENSIONI IN CIAD: I GOVERNATIVI DEL PRESIDENTE DEBY
RESPINGONO
UN ATTACCO RIBELLE ALLA CAPITALE N'DJAMENA
- Intervista con Vittorio Scelzo
-
Sembra sia stato respinto l'assalto alla capitale del Ciad, N'Djamena, sferrato all'alba dai miliziani del Fronte unito
per il cambiamento. I combattenti puntano a rovesciare il capo di Stato, Idriss Deby, alla vigilia delle
presidenziali in programma il prossimo 3 maggio. Lo stesso Deby,
in un messaggio radiofonico, ha annunciato che in città è tornata la calma.
Notizia questa confermata - in un’intervista al
settimanale ‘Vita’ - anche dall’arcivescovo di
N'Djamena, Matthias N'Gartéri Mayadi,
il quale però parla di colpi di arma da fuoco provenienti ancora dalla
periferia sud. Alta comunque la tensione in tutto il Paese, anche al confine col
vicino Sudan, martoriato dalla grave crisi nella
regione del Darfur. Ce ne parla Vittorio Scelzo, osservatore della Comunità di Sant’Egidio ai
colloqui di pace di Abuja, in Nigeria, dedicati al Darfur. L’intervista è di Giada Aquilino:
**********
R. – Il confine tra Sudan e Ciad
è una zona molto instabile. Il conflitto in Darfur
interessa quest’area da almeno un paio d’anni. Da qualche mese gli scontri si
sono spostati anche in territorio ciadiano. Dal
confine con il Sudan, cioè, i ribelli ciadiani sono riusciti
ad arrivare nei pressi della capitale, N’Djamena.
D. – Perché ora è precipitata la
situazione tra i ribelli del Fronte unito per il cambiamento ed il presidente Deby?
R. – Sicuramente influisce il
persistente conflitto in Darfur. C’è da dire, poi,
che le popolazioni del Darfur e quelle del Ciad,
specialmente del Ciad orientale, sono le stesse, hanno radici comuni. Ci sono
inoltre ragioni politiche, legate al problema dell’appoggio presunto o reale
del governo del Ciad ai ribelli del Darfur e, viceversa,
dell’appoggio del governo sudanese ai gruppi combattenti ciadiani.
D. – Perché, in particolare, il
presidente Deby ha più volte accusato il Sudan di
appoggiare i ribelli?
R. – C’è purtroppo un gioco
politico di alleanze e di scontro tra i Paesi della regione che sta complicando
quello che era all’inizio un conflitto interno al Darfur.
D. – Ma dietro ci sono ragioni
economiche?
R. – C’è sicuramente il
controllo dei giacimenti di petrolio in Ciad. Direi però che la ragione di
quello che sta succedendo è essenzialmente politica. E’ l’allargarsi purtroppo
del conflitto in Darfur che, proprio in queste
settimane, sembrava avere una possibilità di soluzione grazie ai colloqui di Abuja, ai quali come Comunità di Sant’Egidio stiamo
partecipando. Ma, a causa di questi nuovi scontri in Ciad, tutto viene rimesso in discussione.
D. – Il 3 maggio sono in
programma le presidenziali in Caid. Che ripercussioni potranno avere?
R. – Una delle accuse dei
ribelli al presidente Deby è quella di presidenziali
non adeguatamente democratiche. Non si riconosce la validità delle prossime
elezioni e certamente questo è uno dei problemi. L’avvicinarsi della data sicuramente
complica la situazione.
D. – Qual è l’attenzione della
comunità internazionale per il Caid, il Sudan e, appunto, il Darfur?
R. – L’attenzione nei confronti
del Darfur è fin qui adeguata. Ai colloqui di pace
sono presenti delegati dei principali Paesi europei e occidentali. Purtroppo,
però, la situazione è molto complessa e c’è davvero la sensazione che il
conflitto vada estendendosi.
D. – Ma cosa è mancato fino ad
ora da parte della comunità internazionale?
R. – Si è cercato una soluzione
forse in alcuni momenti troppo semplice, individuando da una parte le vittime e
dall’altra i carnefici. I nodi del conflitto invece andrebbero ricercati nella
complessità delle radici storiche, politiche, economiche, socio-culturali dei
Paesi in questione.
**********
60 TESORI D’ARTE RESTAURATI,
TRA CUI OPERE DEI MUSEI VATICANI,
IN MOSTRA A VICENZA. L’ESPOSIZIONE INTITOLATA
“RESTITUZIONI”
E’ DEDICATA A CAPOLAVORI SALVATI DAI RISCHI DEGRADO
- Intervista con Carlo Bertelli
e Fatima Terzo -
60 tesori d’arte restaurati, dal II secolo a.C. al XVI
secolo: questo il contenuto della tredicesima edizione di “Restituzioni”, la
mostra promossa che raccoglie i capolavori italiani più a rischio, da
restituire all’antico splendore. Tra questi anche opere di solito conservate ai
Musei Vaticani. Ospitata a Vicenza, nei saloni di Palazzo Leoni Montanari,
l’esposizione, promossa da Banca Intesa, rimarrà aperta fino all’11 giugno. Ce
ne parla Isabella Piro:
**********
(musica)
Restituire dignità alle opere
d’arte, senza sovrapporsi allo spirito originario voluto dall’autore. Il vero
restauro si basa su questa premessa per salvare quelle meraviglie artistiche
che, senza un intervento specifico, finirebbero per scomparire. L’edizione 2006
di Restituzioni, la tredicesima nell’arco di 17 anni, espone i restauri
effettuati su 60 opere per lo più di arte sacra. Dall’Arcangelo Michele di San
Marco alla Madonna con Bambino di Luca Signorelli, la
mostra ospita molte tesori provenienti dai Musei
Vaticani, come spiega il presidente del comitato scientifico, Carlo Bertelli:
“Un calice con patena inglese del XVI secolo è una cosa che in Italia è
estremamente rara. E’ una testimonianza, infatti, del carattere universale dei
Musei Vaticani. Dall’altra, abbiamo alcuni vetri straordinari che vengono dalle
Catacombe ed in particolare il vetro con un certo Dedalus,
che era un costruttore di navi, con la rappresentazione di tutti i momenti
della fabbricazione di una nave. Erano vetri che erano già stati maltrattati.
Si tratta infatti di coppe che erano state rotte
apposta per tirarne fuori il fondo, molte volte cementato sopra il loculo nella
catacomba”.
Gemme intagliate, altari,
sculture marmoree, ritratti ad olio: incastonate in pannelli di legno neri che
ne fanno risaltare i colori originari, le opere si offrono al visitatore come
una macchina del tempo, che permette di viaggiare tra l’epoca paleocristiana e
il Rinascimento. Ma c’è un quadro che rappresenta al meglio tutto questo. Ce lo descrive Fatima Terzo, curatrice dell’esposizione:
“Quella che
abbiamo utilizzato come immagine guida per la nostra mostra è la Santa Giustina di Giovanni Bellini. E’ un momento della
storia dell’arte assolutamente importante. Basta guardare il viso di questa Giustina: dà un senso di armonia, di serenità. E’
una martire eppure trasmette molta serenità”.
Il valore del restauro sta nel
tramandare quelle antiche espressioni di civiltà e cultura che rappresentano le
nostre radici. Per questo, il visitatore ha molto da imparare da Restituzioni
2006. Ancora Carlo Bertelli:
“Impara prima
di tutto il senso del rispetto verso le opere d’arte, il senso di
partecipazione ad un compito comune, che è quello della preservazione e della
conoscenza del patrimonio artistico della nazione”.
(musica)
**********
=======ooo=======
13 aprile 2006
STAMANI,
NELLA BASILICA DEL SANTO SEPOLCRO A GERUSALEMME,
CON LA
MESSA IN COENA DOMINI PRESIEDUTA DAL PATRIARCA MICHEL SABBAH
HA AVUTO
INIZIO IL TRIDUO PASQUALE IN TERRA SANTA
- A
cura di Graziano Motta -
**********
GERUSALEMME. = Nella Basilica del Santo Sepolcro, con
tempi liturgici diversi rispetto alle Chiese cattoliche del mondo intero per il
regime speciale di convivenza con le confessioni cristiane ortodosse che vi è
stato stabilito e che è noto come statu quo,
il Triduo pasquale ha avuto inizio questa mattina con la celebrazione della
Messa in Coena Domini. Presieduta
dal Patriarca latino Michel Sabbah
ha riunito i vescovi ausiliari e moltissimi sacerdoti diocesani delle
congregazioni religiose operanti in diocesi, primi fra tutti i frati minori
della Custodia di Terra Santa. La celebrazione è avvenuta proprio dinanzi all’anastasi, luogo della sepoltura e della Risurrezione
del Signore, per far risplendere in questo modo l’unità del Mistero pasquale
nella relazione tra la mente del Signore e il sacrificio della Croce, che sarà
commemorato domani sul vicino Calvario. Questa intima
connessione è emersa anche nella processione con il Santissimo Sacramento,
guidata dal Patriarca, che ha compiuto tre giri attorno all’edicola dell’anastasi e nel terzo giro ha incluso pure la pietra
dell’unzione, passando davanti al Calvario. Poi, il Santissimo Sacramento è
stato collocato nel tabernacolo posto sul Sepolcro del Signore, per significare
che Gesù divenuto cibo vive sempre con i suoi ed accoglie il loro sacrificio di
preghiera e di lode. Altra caratteristica di questa Messa celebrativa
dell’istituzione dell’Eucaristia è che ha incluso la benedizione degli olii sacri, oltre naturalmente al rinnovo da parte dei
presbiteri delle promesse sacerdotali, nella memoria del comando dato dagli
Apostoli ai loro successori nel sacerdozio di perpetuare l’offerta del suo
corpo e del suo sangue. Intenso il sentimento di partecipazione ai riti di
centinaia di fedeli, quasi tutti pellegrini venuti da ogni continente ma più
numerosi quelli dai Paesi europei. Molto sentita la devozione al Santissimo
Sacramento nel corso della solenne processione tra canti ed effluvi di incenso.
**********
ANCORA
UN MORTO, ALTRI FERITI E NUMEROSI ARRESTI IN NEPAL,
DOVE
CONTINUANO LE PROTESTE POPOLARI
PER
RIPRISTINARE LA DEMOCRAZIA NEL PAESE
-
Servizio di Roberta Gisotti -
**********
KATHMANDU. = Proseguono da una settimana le proteste di
piazza in diverse città nepalesi per ottenere il ritorno alla democrazia, dopo
che il re Gyanendra ha assunto pieni poteri, con un colpo
di Stato nel febbraio 2005. Truppe governative hanno di nuovo aperto il fuoco
sui manifestanti, ieri a Nawalparasi, uccidendo un
quarto dimostrante, ferendone
numerosi altri, e operando molti arresti, cosi come nei giorni scorsi. Tra gli arrestatati anche 97 giornalisti, dei quali 24 sono rimasti
feriti, picchiati e insultati: lo denuncia “Reporter senza frontiere”, che condanna
gli episodi di violenza e chiede il rilascio immediato di 20 colleghi ancora in
carcere. Arrestati pure 70 avvocati, che manifestavano oggi a Kathmandu, insieme a centinaia di loro colleghi, davanti
alla Corte suprema, scandendo slogan contro il Re. “Manifestavamo pacificamente quando la Polizia ha caricato a colpi di manganello, lacrimogeni e
proiettili di gomma”, ha riferito un membro dell'Associazione degli avvocati, Laxman Bashyal. Secondo
l'avvocato, una ventina di persone sono rimaste ferite, di cui tre con
pallottole di gomma. La Polizia non ha reagito a tali affermazioni. A dare vita
al movimento di protesta sono stati i sette principali partiti politici. Il
governo nepalese, da parte sua, ha scelto la linea dura contro i dimostranti,
proibendo gli scioperi pena l’arresto e la detenzione fino a sei mesi. Di ieri,
l’intervento dell’Unione Europea, che ha invitato il Re Gyanendra
ad aprire un dialogo per la pace tra tutte le forze politiche. E
“preoccupazione per gli sviluppi della vicenda”, è stata espressa infine dalle
Nazioni Unite.
**********
IN
PAKISTAN, UNA DONNA E’ IN CARCERE DA UN MESE CON L’ACCUSA
DI
BLASFEMIA PER AVER DIFESO LA CROCE DA GESTI DISSACRATORI
KASUR.=
In prigione per aver difeso la croce da una dissacrazione: è l’incredibile
storia di Naseem Bibi, una
donna cristiana arrestata in Pakistan con l'accusa di blasfemia. Naseem è detenuta in isolamento con l’imputazione di aver offeso
un’immagine della Kabaah, il luogo più sacro
dell'Islam, in Arabia Saudita. Lo scorso 7 aprile – informa l’agenzia AsiaNews
– i giudici le hanno negato il rilascio su cauzione. Il marito e i tre figli,
intanto, hanno dovuto lasciare la loro casa e nascondersi altrove per paura di
ritorsioni da parte di estremisti islamici. Secondo la sua famiglia, la donna
ha protestato contro un gruppo di musulmani che disegnavano una croce sopra un
mucchio di spazzatura. Le autorità carcerarie hanno negato a membri dello
Sharing Life Ministry
Pakistan (Slmp), un'organizzazione protestante, di visitare la detenuta. L’associazione ha diffuso un
comunicato di Gulzar Masih,
marito della donna, in cui l’uomo racconta la vicenda. Tutto risale al 3 marzo
scorso, quando numerosi musulmani vicino alla casa di Naseem,
a Kasur, stavano protestando contro le vignette
blasfeme. “Naseem – racconta l’uomo – ha visto che i
dimostranti disegnavano una croce sopra un mucchio di spazzatura, così è uscita
a protestare contro questo gesto dissacratore”. La donna ha discusso con i
manifestanti facendo notare che stavano violando un simbolo sacro al
Cristianesimo, mentre protestavano proprio per la stessa offesa alla loro
religione. Secondo il racconto del marito, Naseem è
stata percossa e le sono stati strappati i vestiti di dosso. Il gruppo di
musulmani si è allontanato per poi ritornare dopo qualche ora con un’immagine
della Kabaah sporcata da escrementi. Gli uomini hanno
accusato Naseem di blasfemia e la polizia, accorsa
sul posto, l’ha portata al comando locale. Dopo più di un mese, il marito non
l’ha ancora potuta visitare. La cosiddetta legge sulla blasfemia (ovvero
l’articolo 295 b e c del Codice penale pakistano) punisce con l’ergastolo le
offese al Corano e stabilisce la morte o il carcere a vita per diffamazioni
contro il profeta Maometto. Da tempo la Chiesa cattolica e gruppi per i diritti
umani chiedono la totale abrogazione della legge. Finora, però, il governo ha
apportato solo deboli emendamenti. (A.G.)
I GOVERNI DI ARGENTINA E BOLIVIA ISTITUISCONO UN
OSSERVATORIO
SUI
DIRITTI UMANI PER LA COLLETTIVITA’ BOLIVIANA PRESENTE A BUENOS AIRES.
LA
DECISIONE DOPO LA MORTE DI 6 CITTADINI BOLIVIANI NELL’INCENDIO
IN UNA
FABBRICA TESSILE DELLA CAPITALE ARGENTINA
BUENOS
AIRES.= I governi di Buenos Aires e di La Paz hanno raggiunto un accordo per la creazione di un
“Osservatorio sui diritti umani” per la collettività boliviana residente regolarmente
o irregolarmente nella capitale argentina: lo ha annunciato il vice-ministro
degli Esteri boliviano, Mauricio Dorfler,
che da alcuni giorni conduce serrati negoziati a Buenos Aires con
rappresentanti del governo federale argentino dopo che, lo scorso 31 marzo, sei
persone originarie della Bolivia (quattro delle quali minorenni) sono perite
nell’incendio della fabbrica tessile in cui lavoravano e vivevano in condizioni
di schiavitù. L’Osservatorio – informa l’agenzia MISNA – avrà il compito di
favorire e promuovere l’accesso alla giustizia e ai diritti umani, sociali ed
economici per i boliviani presenti in Argentina, un gruppo numericamente
stimato tra 800.000 e 1,2 milioni di persone, ma anche di denunciare casi di
sfruttamento sul lavoro o di tratta degli esseri umani. Secondo le autorità
argentine, almeno 4.000 boliviani sono impiegati come “manodopera schiavizzata”
in centinaia di fabbriche clandestine a Buenos Aires e altri 11.000 lavorano in
condizioni irregolari nella sola sterminata provincia della capitale federale.
(A.G.)
UN
DIFFUSO DINAMISMO CHE DA’ GIA’ I SUOI FRUTTI: COSI’ MONS. ALDO GIORDANO, PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DELLE
CONFERENZE EPISCOPALI D’EUROPA, RACCONTA
IL CLIMA CHE PRECEDE LA TERZA ASSEMBLEA ECUMENICA,
NEL 2007 IN ROMANIA
GINEVRA.= “Un diffuso dinamismo di cui stiamo già vedendo
alcuni frutti”: così il segretario generale del Consiglio delle Conferenze
episcopali d’Europa (CCEE), mons. Aldo Giordano, descrive all’agenzia SIR il
clima che accompagna il cammino di preparazione alla Terza assemblea ecumenica
europea in programma a Sibiu, in Romania, dal 4 all’8
settembre 2007. Tra le iniziative in preparazione del’appuntamento di Sibiu, mons.
Giordano anticipa “l’incontro nazionale che la Chiesa cattolica, la Metropolia ortodossa e la Federazione delle Chiese evangeliche
promuovono in Italia il prossimo giugno; il documento di lavoro predisposto
dalle Chiese in Germania; il progetto di incontri transfrontalieri in Francia;
il programma di incontri in Scandinavia e nell'area
dei Balcani tra cattolici e ortodossi”. A Sibiu sono previsti nove forum, raggruppati in tre ambiti
ad ognuno dei quali verrà dedicata una giornata: la
prima sull’ecumenismo (unità, testimonianza, spiritualità); la seconda sull’Europa
(unificazione europea, religioni, migrazioni); la terza sul rapporto tra Europa
e mondo (creato, giustizia, pace). (A.G.)
========ooo========
13 aprile 2006
- A cura di Eugenio Bonanata -
Al via in Iran l’estrema missione del direttore
dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA). El
Baradei, accolto dalle nuove bordate del presidente
iraniano, Ahmadinejad, che ormai presenta il suo Paese nel club nucleare, ha
avviato i suoi difficili colloqui con le autorità locali. Il nostro servizio:
**********
Il presidente Ahmadinejad è stato chiaro affermando che
ormai non intende negoziare con nessuno i diritti del suo popolo. Una posizione
che rende veramente difficile la missione di El Baradei, che stanotte è giunto a Teheran
proprio con l’obiettivo di convincere “i governanti iraniani a venire a patti
con le richieste della comunità internazionale”, e quindi a sospendere
l’arricchimento dell’uranio annunciato trionfalmente due giorni fa dal presidente
iraniano. La speranza di una soluzione diplomatica, mista a seria preoccupazione,
è condivisa anche dalla Cina che, chiedendo moderazione
a tutti gli attori, ha annunciato per domani l’arrivo nella repubblica islamica,
e poi in Russia, del suo vice ministro degli Esteri. L’obiettivo della missione
cinese è di evitare che le parti in causa adottino misure che facciano “inasprire
ulteriormente la situazione”. Sulla scena internazionale si moltiplicano
intanto preoccupazioni e critiche. Il segretario di Stato USA, Condoleezza Rice, ha chiesto
“misure forti” dell’ONU, mentre la Russia è contraria “all’uso della forza”.
Dal canto suo, l’Unione Europea ha giudicato “deplorevole” l’annuncio di Teheran, che ha già arricchito una piccola quantità di
uranio e mira ad espandere questa tecnologia. C’è da ricordare infine che il 18
aprile prossimo si riunirà il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, inclusa la Germania, per discutere della questione.
**********
Falliti i tentativi di rilanciare i negoziati
internazionali sul nucleare nord coreano. Il vice ministro degli
Esteri nord-coreano, Kim Kye-Gwan,
ha respinto a Tokyo ogni compromesso minacciando di rafforzare l’arsenale
militare del suo Paese. Il diplomatico ha inoltre ribadito che tornerà a
trattare solo se gli USA revocheranno le sanzioni economiche proclamate recentemente
contro Pyongyang, ritenuta da Washington a capo di
attività finanziarie illegali.
In Iraq è di almeno 26 morti il bilancio dell’ennesimo
attentato che ieri sera ha colpito una moschea sciita a nord di Baquba, proprio quando i fedeli avevano
appena terminato le preghiere serali. Sul piano politico, a 4 mesi dalle elezioni,
è stata fissata a lunedì prossimo la riunione del parlamento che avrà
l’obiettivo di accelerare la formazione del nuovo governo. Intanto il numero
due di Al Qaeda, Al Zawahiri,
ha lanciato un nuovo appello alla resistenza. In un video diffuso sul web ha elogiato i ribelli iracheni, in
particolare il giordano Al Zarqawi, invitando tutti i
musulmani a sostenerli.
In Medio Oriente il governo di Hamas
deve fare i conti con la crisi finanziaria che attanaglia l’Autorità Nazionale
Palestinese, dopo il congelamento dei fondi da parte europea e statunitense. In
segno di protesta una ventina di miliziani armati delle brigate Al Aqsa, il gruppo armato vicino al movimento Al Fatah del presidente palestinese Abu
Mazen, sono penetrati questa mattina negli uffici della
presidenza del governo palestinese, a Ramallah.
L’incursione è avvenuta mentre era in corso una
riunione in video-conferenza con Gaza City, dove risiede e lavora il premier Ismail Haniyeh. Un raid simile si è svolto anche presso il ministero
dei Trasporti, dove un commando aveva costretto momentaneamente gli impiegati a
lasciare l’edificio.
Un razzo lanciato da ignoti si è abbattuto in piena Kabul, in Afghanistan, a poche centinaia di metri
dal Palazzo Presidenziale senza provocare vittime. Lo ha reso noto il portavoce
del ministero dell'Interno, specificando che l’attacco risale al pomeriggio di ieri. L’episodio fa seguito al massacro del
giorno prima consumatosi ad Asadabad, nell'Afghanistan
orientale, dove un analogo ordigno, esploso contro una scuola, aveva provocato la morte di 7 bambini.
L’esercito pakistano ha condotto un raid antiterroristico
in una zona tribale al confine con l’Afghanistan. Nell’operazione avrebbe provocato
un numero imprecisato di ribelli.
Il segretario generale dell’ONU, Kofi
Annan, ieri ha lanciato un appello alla pace dopo
l’escalation di violenza registratasi nello Sri Lanka. Il capo del Palazzo di Vetro ha invitato il governo
cingalese e i ribelli delle Tigri Tamil a “trovare
quanto prima un modo per porre in atto gli accordi sul cessate il fuoco”. Nella
sola giornata di ieri 13 persone hanno perso la vita in una serie di attentati
avvenuti nel nord-est del Paese asiatico.
In
Italia non c’è accordo sul risultato elettorale tra Berlusconi
e Prodi, entrambi ricevuti ieri al Quirinale dal Capo
dello Stato, Ciampi. Il premier uscente sollecita una
verifica scrupolosa delle schede contestate, mentre il leader dell’Unione non
teme il ribaltamento del risultato. Il servizio di Giampiero Guadagni:
**********
Il
centrodestra non intende riconoscere la vittoria del centrosinistra fino a che
non saranno verificate tutte le schede contestate. Ieri Berlusconi
ha parlato di brogli unidirezionali e ha sollecitato una verifica scrupolosa e
imparziale. Prodi è tranquillo: il risultato non cambierà e io governerò tutta
la legislatura. Il leader dell’Unione passa al contrattacco: Berlusconi deve andare a casa; è inutile che tenti di innescare
ritardi. Bocciata anche senza appello la proposta di Berlusconi
della grande coalizione, che peraltro suscita le perplessità anche degli
alleati del premier uscente. Nella Casa delle libertà intanto sono al lavoro
per individuare candidati unitari in vista delle elezioni amministrative del 28
maggio che riguardano anche grandi città come Roma e Milano. I tempi per la
formazione del nuovo governo saranno in ogni caso lunghi.
Ieri il Capo dello Stato Ciampi ha spiegato che ci sono
scadenze temporali costituzionalmente obbligate. Insomma l’incarico sarà dato
dal nuovo presidente della repubblica: la prima votazione è in programma il 13
maggio. Ma in entrambi gli schieramenti sono in molti a considerare la
rielezione di Ciampi una scelta naturale.
*********
In Francia è atteso per oggi il voto del Senato sulla
nuova legge che sostituirà il contratto di primo impiego (CPE), ritirato dopo
settimane di proteste di piazza. Ieri l’Assemblea Nazionale – la camera bassa
del Parlamento – con 151 voti a favore e 93 contrari ha approvato il
provvedimento che prevede aiuti finanziari alle imprese che assumeranno giovani
dai 16 ai 25 anni senza particolari qualifiche. Intanto la polizia ha rimosso
le barriere metalliche che circondavano l’Università della Sorbona.
Ali Agca, l’uomo che attentò
alla vita Giovanni Paolo II, sarà liberato non prima del 2010. Lo ha stabilito
la sentenza del tribunale di Istanbul che corregge un precedente conteggio.
Questa volta viene stabilito che saranno
conteggiate separatamente le pene che
l’uomo deve scontare in Turchia per l’uccisione di un giornalista e per due
rapine commesse negli anni ’70. Al termine dell’udienza, Agca
è stato rinviato al carcere di Kartal di Istanbul.
Il maggiore partito della destra ungherese Fidesz non è riuscito a formare un’alleanza con il partito
Foro Democratico (MDF). Questo fallimento rende difficile la speranza di Fidesz di neutralizzare, al secondo turno del 23 aprile
prossimo, il successo elettorale realizzato dai socialisti del premier Gyurccsany al primo turno del 9 aprile. Il capo di Fidesz, Orban, si era perfino
offerto di cedere la carica di primo ministro, in cambio dell'appoggio elettorale
del Foro Democratico. Diversi osservatori ritengono improbabile la vittoria
della destra. Ci sono in lizza 110 seggi in circoscrizioni uninominali: la destra dovrebbe
vincere almeno in 70 per ottenere una maggioranza parlamentare, mentre per la
coalizione di centrosinistra basterà vincere
ancora una cinquantina di seggi per conservare la maggioranza nel futuro
parlamento.
La Federazione russa è diventata ufficialmente membro
della FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura.
In un comunicato il direttore generale dell’organismo, Jacques
Diouf, si è detto entusiasta di accogliere questa
storica decisione. La FAO ha sede a Roma e conta 190 membri.
Negli Stati Uniti si è celebrato ieri il processo contro Zacarias Moussaoui, l’unico
imputato per gli attentati dell’11 settembre 2001. Al termine dell’udienza, dedicata
ad ascoltare le registrazioni della lotta avvenuta a bordo del volo United 93, i procuratori dell’accusa hanno concluso il loro
lavoro, chiedendo nuovamente la pena di morte. La difesa tenterà, invece, di
ottenere l’ergastolo, puntando sulle condizioni mentali di Moussaoui.
=======ooo========