RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 101  - Testo della trasmissione di martedì 11  aprile 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Oggi pomeriggio, nella Basilica Vaticana, il Rito per la Riconciliazione presieduto dal cardinale James Francis Stafford, su incarico di Benedetto XVI: sul senso cristiano del perdono, la riflessione di padre Raniero Cantalamessa

 

Da oggi disponibile in libreria il volumetto della Via Crucis presieduta dal Papa al Colosseo nel Venerdì Santo: le meditazioni sono di mons. Angelo Comastri

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Le elezioni in Italia: è scontro tra gli schieramenti. Il centrosinistra canta vittoria, ma la Casa delle Libertà chiede di verificare le schede nulle alla Camera. Il ruolo dei cattolici: ce ne parlano Antonio Maria Baggio, Paola Binetti e Maria Luisa Santolini

 

Arrestato in Sicilia Bernardo Provenzano: il boss mafioso era latitante da oltre 40 anni. Ai nostri microfoni Giuseppe Carlo Marino e Guido Lo Forte

 

CHIESA E SOCIETA’:

Messaggio del Patriarca dei Latini di Gerusalemme, mons. Michel Sabbah per la Santa Pasqua

 

In Arabia Saudita, arrestato ed espulso un sacerdote accusato di aver svolto nel Paese arabo attività religiose illecite

 

E’ sempre più grave la situazione del Corno d'Africa per la siccità e la malnutrizione

 

In Calabria, avvelenate le serre e dato alle fiamme un deposito di una cooperativa nata su iniziativa del vescovo di Locri-Gerace, mons. Giancarlo Maria Bregantini

 

24 ORE NEL MONDO:

Tragedia in Colombia: almeno sei persone sono morte ieri a Bituma, 70 chilometri da Bogotà, per il crollo del tetto di una chiesa durante la Messa

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

11 aprile 2006

 

OGGI POMERIGGIO, NELLA BASILICA VATICANA, IL RITO PER LA RICONCILIAZIONE

PRESIEDUTO DAL PENITENZIERE MAGGIORE, CARDINALE JAMES

FRANCIS STAFFORD, SU INCARICO DI BENEDETTO XVI

- Ai nostri microfoni, padre Raniero Cantalamessa -

 

Oggi pomeriggio - a partire dalle ore 17,20, nella Basilica di San Pietro - il cardinale James Francis Stafford, Penitenziere Maggiore, per incarico del Santo Padre, presiederà il Rito per la Riconciliazione di più penitenti con la confessione e l’assoluzione individuale. La celebrazione della Penitenza verrà trasmessa dalla nostra emittente – in radiocronaca diretta – sull’onda media di 585 kHz e in modulazione di frequenza di 105 MHz. Sul senso cristiano della penitenza e del perdono, ecco la riflessione di padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, raccolta da Alessandro Gisotti:

 

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R. – Il perdono ha sempre due dimensioni: un perdono da chiedere e un perdono da dare. Quello più importante è quello da chiedere a Dio, perché tutto parte da lì. Noi dobbiamo perdonare gli altri – dice San Paolo – come Dio ha perdonato noi in Cristo. E quindi, in questa Settimana Santa, la cosa più importante credo che sia proprio chiedere il perdono a Dio e farlo anche secondo l’antica tradizione della Chiesa, con il Sacramento del perdono, della riconciliazione, che è la confessione: confessarsi almeno a Pasqua, dice un canone che risale addirittura al Concilio Lateranense IV, al tempo di San Francesco. Questo poi diventa l’incentivo e poi crea in noi la possibilità di perdonare gli altri, perché perdonare gli altri non viene dalla natura: non è possibile chiedere all’uomo una cosa del genere. Lo si può chiedere per la grazia di Dio seguendo l’esempio di Cristo, che ha perdonato noi …

 

D. – Padre, il Sacramento della Riconciliazione – come si sa – è forse, specie tra i giovani oggi, uno dei Sacramenti meno praticati. Che cosa dice ad un padre, ad un pastore, questo elemento?

 

R. – Sì, è vero: la Confessione è entrata in crisi per diversi motivi. Alcuni generali – come la secolarizzazione – e altri sono piuttosto pratici; bisogna ammettere che la Confessione spesso era ridotta a una pratica amministrata in condizioni molto povere, che era ridotta spesso proprio ad una pratica così, di dovere, e basta: una “tassa da pagare”, per così dire, alla Chiesa. Papa Giovanni Paolo II ha fatto il possibile per accelerare il processo di riscoperta della dimensione biblica, salvifica e anche bella della Confessione. Perché la Confessione è un’esperienza bella, pasquale: è l’incontro con il Cristo risorto che permette di toccare le sue piaghe e di sentirsi dire la parola che tutti nel fondo aspettano: “Vai in pace, i tuoi peccati ti sono perdonati!”. Credo che dobbiamo fare il possibile per restituire alla Confessione questa sua dimensione pasquale. Molto dipende anche dai confessori: il confessore dovrebbe imitare Gesù, il quale era duro con i farisei, gli ipocriti, quelli che credevano di non avere bisogno di perdono; ma era sempre tenerissimo con i peccatori: tenerissimo! I pastori dovrebbero fare in modo di rendere il meno possibile della Confessione, che è un Sacramento, una specie di processo giuridico: assoluzione o condanna, ma di farne il più possibile un incontro con il Cristo risorto.

 

D. – Ieri, il Papa, incontrando i giovani del convegno “UNIV”, ha sottolineato che dall’incontro e dall’amicizia con Gesù dipende la nostra felicità. Ecco, in fondo, l’amicizia ci dà la forza di perdonare …

 

R. – L’amicizia con Gesù significa anche desiderio di imitarlo… non solo desiderio: l’amicizia con Gesù non è come l’amicizia con gli uomini. Tra Gesù e il suo amico passa una corrente di grazia che si deve al fatto che lui è morto per noi, ci ha meritato lo Spirito Santo ed è questo Spirito Santo che, in definitiva, crea in noi la possibilità di perdonare gli altri.

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DALLA CROCE DI GESU’ NASCE LA SANTITA’ DELLE GANDI FIGURE DELLA CHIESA

E IL POTERE CHE SANA I MALI DEL MONDO DI OGGI: LO SCRIVE MONS. COMASTRI,

AUTORE DELLE MEDITAZIONI DELLA VIA CRUCIS AL COLOSSEO

 

Quattordici meditazioni e altrettante preghiere che guardano al sacrificio di Gesù e ai mali dell’umanità di oggi. Nel testo della Via Crucis che venerdì sera sarà presieduta da Benedetto XVI al Colosseo, l’autore delle riflessioni, l’arcivescovo Angelo Comastri, vicario del Papa per la Città del Vaticano, si sofferma con toni di grande partecipazione sui mali della famiglia, gli attacchi alla vita, i poveri che chiedono di uscire dall’anonimato dell’indifferenza. Il volumetto è disponibile da oggi nelle librerie in numerose lingue e può essere richiesto anche su ordinazione alla Libreria Editrice Vaticana. Sui contenuti del testo, il servizio di Alessandro De Carolis.

 

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(musica)

 

Ci sono due poteri “certi” che si scontrano mentre Gesù sale il Calvario: il potere “devastante” del peccato e quello “sanante” dell’amore di Dio. Comincia così la lunga meditazione dell’arcivescovo Angelo Comastri sulla Via Crucis. Le sue parole, evocative, capaci di suscitare emozioni grazie ad un linguaggio figurato molto vivido, non si limitano a riflettere sui dolori che costellarono duemila anni fa il cammino straziante di Gesù verso il supplizio finale. Mons. Comastri porta la Via della Croce direttamente nelle croci piantate nella società oggi, tra aggressioni alla vita e alla famiglia, lo svilimento del corpo, l’indecenza di chi muore per miseria contro chi lo fa per abbondanza.

 

Le prime stazioni sono un invito alla purificazione per l’uomo, del suo spirito come delle sue azioni. “Aiutaci – si legge nella prima preghiera – a non diventare mai carnefici dei fratelli indifesi (…) aiutaci a rifiutare l’acqua di Pilato perché non pulisce le mani ma le sporca di sangue innocente”. Tra i volti della folla che assistono alla Via dolorosa, Comastri pone simbolicamente l’uomo contemporaneo. Se gli uomini, scrive, con i loro  “assurdi peccati” hanno costruito la croce della loro “inquietudine”, Dio la prende sulle spalle in un “mistero insondabile di bontà”. Poi Gesù barcolla, e in questa prima caduta il vicario del Papa per la Città del Vaticano vede la perdita del senso del peccato. “Oggi si sta diffondendo, con subdola propaganda, una stolta apologia del male”, afferma. “Un assurdo culto di satana (…) presentandoli come conquiste di civiltà”. Quando Gesù incontra la madre, per mons. Comastri è il momento di riflettere sul bisogno che il mondo ha di “donne, di spose, di madri, che restituiscano agli uomini il volto bello dell’umanità”. Più avanti, all’ottava stazione, nel pianto delle donne di Gerusalemme il presule coglie il singhiozzo delle “mamme di assassini, di drogati, di terroristi” auspicando che il pianto si trasformi “in amore che educa” in “dialogo che costruisce”.

 

(musica)

 

La Veronica che asciuga il viso di Gesù ispira un pensiero per i tanti “senza volto” emarginati dalla vita. “Basterebbe un passo – dice mons. Comastri – e il mendicante non sarebbe più solo”, in “famiglia tornerebbe la pace”. Ed è nei confronti della famiglia che l’autore della Via Crucis vede in atto un’“aggressione”, un’“anti-Genesi” tesa a “modificare la grammatica stessa della vita così come Dio l’ha pensata e voluta”. Con la terza caduta di Gesù, sono i poveri ad essere ricordati con metrica incisiva: “Il mondo – osserva mons. Comastri – è composto in di due stanze: in una stanza si spreca e nell’altra si crepa; in una si muore di abbondanza” e nell’altra “di indigenza”. “Perché non apriamo una porta?”, si chiede il presule. “Perché non formiamo una sola mensa?”. E ancora, nel corpo denudato di Gesù mons. Comastri “venduto e comprato sui marciapiedi”: delle città, ma anche sui “marciapiedi della televisione, “nelle case diventate marciapiedi”, giacché – stigmatizza – un “silenzio impuro” è stato “astutamente imposto” sulla purezza, dipinta come “nemica dell’amore”. Ma è dalla Croce su cui Gesù muore, elenca poco più avanti mons. Comastri, che nascono “la povertà felice” di S. Francesco o “la meravigliosa carità” di Madre Teresa, o ancora “il coraggio di Giovanni Paolo II”. “Una certezza ci illumina: la strada – afferma il presule tra poesia e spiritualità - non finisce sulla Croce ma va oltre, va nel Regno della Vita e nell’esplosione della gioia, che nessuno potrà mai rapirci”.

 

(musica)

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

Prima pagina – “Sono sempre i più deboli le vittime della folle logica della guerra”. Dodicenne palestinese muore in un raid israeliano su Gaza; in Afghanistan, razzi su una scuola a Kunar provocano la morte di sei bambini.  

 

Servizio vaticano - Una pagina dedicata alle Lettere dei vescovi italiani.

 

Servizio estero - Iraq: Bush rinnova l’appello per la formazione del governo.

 

Servizio culturale - Un articolo di Piero Viotto dal titolo “Il realismo di un’arte che propone unincontro’”: la singolare figura di Michel Ciry, novantenne terziario francescano che attraverso la scrittura e il disegno offre la sua testimonianza di fede.

Per “L’Osservatore libri” un articolo di Francesco Licinio Galati dal titolo “Verso la gioia pasquale sulle orme di Cristo Signore”: omelie quaresimali di Padre Turoldo raccolte nel libro “Cammino di fede”.

 

Servizio italiano - Elezioni: vittoria di misura del centrosinistra.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

11 aprile 2006

 

LE ELEZIONI IN ITALIA:  E’ SCONTRO  TRA GLI SCHIERAMENTI.

IL CENTROSINISTRA CANTA VITTORIA, MA LA CASA DELLE LIBERTA’

CHIEDE  DI VERIFICARE LE SCHEDE  NULLE ALLA CAMERA

- Interviste con Antonio Maria Baggio, Paola Binetti e Maria Luisa Santolini -

 

Le elezioni in Italia. Si accende lo scontro tra gli schieramenti politici sull’interpretazione del voto di domenica e lunedì. Il centrodestra contesta l’annuncio di vittoria del centrosinistra. Al Senato si attende l’esito, a questo punto decisivo, del voto degli italiani all’estero che sembra premiare l’Unione. Il servizio di Giampiero Guadagni.

 

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38 milioni di votanti. Al Senato il centrodestra ha vinto di 400 mila voti, alla Camera il centrosinistra di 25 mila voti. E’ dunque la fotografia di un’Italia spaccata in due quella scattata dal voto elettorale. Alla Camera l’Unione con il premio di maggioranza conquista 40 seggi in più. Al Senato, la Casa delle Libertà ottiene un seggio in più. Ma i riflettori sono ora tutti accesi su Castelnuovo di Porto, località vicino Roma dove si stanno scrutinando le schede degli italiani all’estero, che assegnano sei seggi a Palazzo Madama, a questo punto decisivi. Quattro ne dovrebbe avere ottenuti il centrosinistra e dunque la situazione al Senato potrebbe essere ribaltata, sia pure sempre di stretta misura. In questo modo, dunque, non ci sarebbe il pareggio, temuto soprattutto dai mercati finanziari che privilegiano in ogni caso la stabilità. Ma tra molti osservatori stranieri si fa strada l’opinione che il prossimo governo sarà debole e probabilmente di breve durata. Primo vero banco di prova nel rapporto tra le coalizioni sarà l’elezione il prossimo mese del Capo dello Stato.

 

Intanto però l’aspra campagna elettorale sta vivendo un tempo supplementare altrettanto conflittuale. Il leader dell’Unione Prodi parla di vittoria e pensa ad un governo di legislatura. Posso governare cinque anni, dice, la legge me lo permette, il presidente del Consiglio sarò io. E tuttavia, aggiunge Prodi, servirà collaborazione. La Casa delle Libertà contesta la vittoria dell’Unione da un punto di vista politico. E sottolinea anche come alla Camera ci sono 500 mila schede nulle da verificare. Sotto accusa, infine, gli istituti di sondaggi che in questi mesi e anche ieri fino a metà pomeriggio avevano dato l’Unione nettamente vincente. Intanto il Capo dello Stato Ciampi ha espresso compiacimento per lo svolgimento ordinato e regolare delle elezioni. Soddisfazione anche per l’elevata partecipazione al voto, ricordiamo l’affluenza alle urne dell’83,6%. Sottolinea Ciampi: una ulteriore prova della maturità democratica e dell'impegno civile del popolo italiano.

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Il voto ha fatto emergere dunque un’Italia profondamente divisa. E un fenomeno triste è stato quello della delegittimazione reciproca, che purtroppo ha coinvolto talora anche l’elettorato cattolico.  Di cosa ha bisogno ora il Paese? Fabio Colagrande lo ha chiesto al prof. Antonio Maria Baggio, docente di etica politica all’Università Gregoriana di Roma:

 

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R. – Quello che ci vuole qui è una cultura dell’unità della Nazione, un rispetto reciproco sul piano civile che ha vacillato nel corso della legislatura ma senza queste cose non possiamo affrontare gli anni che abbiamo davanti.

 

D. – Prof. Baggio, a questo proposito, rispetto a questi risultati è evidente che alla classe politica ora si chiede un grande senso di responsabilità. Ecco, l’opera di delegittimazione reciproca che c’è stata durante la campagna elettorale – dobbiamo dire a volte anche nell’area cattolica – potrebbe essere una delle cause anche della situazione in cui ci troviamo adesso?

 

R. – Ma sì, certamente, perché anche i cattolici che dovrebbero avere – in quanto cristiani – diciamo una competenza specifica nel costruire comunità, non sono stati capaci o non hanno avuto abbastanza forza e decisione nell’indicare le cose che uniscono più di quelle che dividono: certamente non ci si può aspettare dagli altri questa cosa! Invece, una comunità politica deve avere ben chiaro ciò che la unisce, perché altrimenti non è in grado di affrontare le sfide. Ora, a questa cultura che cerca di unire – secondo me – è stato fatto un attacco, grosso, con il potenziamento e l’ingresso nell’agone politico e nell’area del centrosinistra, della componente radicale che, secondo me, è un fatto nuovo che è intervenuto e che è pericoloso. Ecco, qui, in genere, quando si delegittima l’altro, c’è sempre una mistificazione in atto e una mistificazione che potrebbe essere tipica di questi giorni viene proprio da quest’area politica quando dice: “Senza di me il centrosinistra non avrebbe potuto vincere alla Camera: siamo importanti”. Io ritengo – per le conoscenze che ho, per quello che ho visto in questo periodo – che i voti persi dal centrosinistra per l’ingresso dei radicali sono molti di più di quelli guadagnati. E anche così si spiega come l’UDC, a destra, abbia notevolmente accresciuto i propri voti senza toglierne agli alleati. Questi sono voti di cattolici orientati a sinistra che hanno cambiato parere.

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I cattolici dunque si sono schierati sui due fronti. Ai nostri microfoni abbiamo la professoressa Paola Binetti, già presidente del Comitato Scienza e Vita, candidata al Senato nella lista della Margherita, e la professoressa Maria Luisa Santolini, candidata alla Camera nelle liste dell’UDC, già presidente del Forum delle Associazioni familiari. Luca Collodi le ha intervistate:

 

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D. - Professoressa Binetti,  come commenta l’esito elettorale?

 

R. – Diciamo che l’esito elettorale ha creato da un lato una convinzione chiara che l’elettorato si attesta verso posizioni che sono posizioni prevalentemente di tipo centristico, sia a destra, sia a sinistra. E in questa attestazione dell’elettorato, si riflette un desiderio che è proprio del popolo italiano, che è quello della tutela di un certo stile di valori che sono quelli legati non solo alla famiglia e alla vita, ma che sono anche quelli legati a modelli economici che rappresentino per loro un’ipotesi rassicurante. Questo è un dato di cui tutti devono tenere conto …

 

D. – Maria Luisa Santolini, dell’UDC: lei è d’accordo con la professoressa Binetti?

 

R. – In parte sono d’accordo, ma bisognerebbe mettere a fuoco anche il fatto che la Margherita, purtroppo, è calata nei voti e questo francamente mi dispiace molto, perché invece è salita Rifondazione e la Rosa nel pugno ha preso meno di quanto si dicesse all’inizio ma comunque il 2,5% non è proprio poco, e quindi la mia paura è che a sinistra poi venga impedito alle correnti centriste moderate, quelle che esprimono proprio i valori di fondo che noi condividiamo … sarà tutto da vedere. La mia paura è che appunto con la sinistra così, i voti cattolici si disperdano e non ce la facciano a fermare questa ondata laicista: mi auguro che davvero il Paese sia governabile.

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ARRESTATO IN SICILIA BERNARDO PROVENZANO:

IL BOSS MAFIOSO ERA LATITANTE DA OLTRE 40 ANNI

- Interviste con Giuseppe Carlo Marino e Guido Lo Forte -

 

E’ stato arrestato il boss di Cosa Nostra Bernardo Provenzano: classe 1933, corleonese, il suo nome compare in decine di processi e in tutte le dichiarazioni dei pentiti. In tasca ai suoi jeans aveva numerosi ‘pizzini’, i foglietti con cui negli oltre 40 anni di latitanza ha continuato a comunicare e ad impartire ordini ai suoi fedelissimi. Il servizio di Fausta Speranza.

 

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Dopo l’ennesimo agguato della faida fra la cosca di Luciano Liggio, di cui Provenzano faceva parte, e quella di Michele Navarra, il 18 settembre 1963 iniziava ufficialmente la latitanza della primula rossa di Corleone. Del boss restava una foto segnaletica del 1959. Per oltre quarant’anni, è il capo più misterioso di Cosa Nostra, conosciuto come “zu Binu” o come “u tratturi”, il trattore, per la sua determinazione. E’ il boss che vanta il primato della più lunga latitanza nella storia della mafia. Quello che si sa da tempo è che dopo la cattura di Totò Riina, nel gennaio del ’93, è toccato a lui il compito di prendere in mano le redini di Cosa Nostra, decimata dagli arresti, indebolita dalle “cantate” dei pentiti, impoverita dai sequestri di armi e di denaro.

 

Nell’ordinanza di rinvio a giudizio del maxiprocesso, i giudici di Palermo definivano Provenzano “uno dei personaggi più sfuggenti ed inafferrabili, oltre che uno dei più feroci e sanguinari, di Cosa Nostra”. La sua scalata criminale comincia negli anni Cinquanta. Tra la fine degli anni Settanta ed i primi anni Ottanta, dopo aver infiltrato ogni cosca con uomini di stretta osservanza “corleonese”, ed avere poi eliminato tutti gli avversari, Provenzano e Riina sono i capi assoluti di Cosa Nostra. Né Liggio né Riina, nelle loro dichiarazioni processuali, hanno accreditato la “statura” mafiosa di Provenzano. Secondo il pentito Totò Cancemi, è il boss che “tiene in mano tutti gli appalti ed i rapporti con i politici”. Negli ultimi anni, si intrecciano le ipotesi più disparate, compresa quella della morte, smentita dallo stesso boss. Nell’aprile del ’94, infatti, Provenzano inviò una lettera al presidente della Corte d’Assise di Palermo per nominare due avvocati suoi legali di fiducia, nel processo per l’omicidio di Giannuzzu Lallicata. La lettera, ritenuta autentica, risultava spedita da un nome di fantasia. Oggi l’arresto. Ma quali implicazioni potrà avere? Lo chiediamo allo storico della mafia Giuseppe Carlo Marino, docente di storia contemporanea all'Università di Palermo:

 

R. – Attendiamo delle informazioni credibili sulle protezioni che hanno reso possibile una così lunga latitanza. Di solito il ricambio avviene attraverso la consegna del capo, che non serve più, alla polizia; è molto strano che un personaggio come Provenzano riuscisse a stare probabilmente a casa sua, non nascosto magari dentro qualche botola, forse qualche botola c’era pure, ma riuscisse a stare addirittura a casa sua, nel suo paese e che per 40 anni nessuno fosse stato capace di trovarlo. Questa davvero è una cosa assai inquietante, che spiega però il radicamento del fenomeno della mafia nella società, e soprattutto i suoi rapporti con un più complesso sistema di potere. Questa è una vecchia storia che si riproduce nella tradizione della mafia, riguarda personaggi come Luciano Liggio, come Salvatore Riina, detto “Totò”, riguarda anche personaggi più antichi, dei tempi del prefetto Mori degli anni ’20, che fruivano di ampie e radicate protezioni che ad un certo punto venivano meno e nel momento in cui venivano meno se ne verificava l’arresto da parte della polizia. Può darsi che proprio la liquidazione, diciamo formale, di Provenzano, coincida con la riorganizzazione del sistema mafioso ad un  livello ancora più pericoloso.

 

D. – Potrà comunque portarlo in tribunale e rivelarci pagine importanti della storia mafiosa …

 

R. – Io penso che attraverso Provenzano passi un’ampia parte almeno sociale della Sicilia e non solo della Sicilia. Quindi nell’eventualità in cui lui parlasse si creerebbero situazioni direi imprevedibili per gli attuali equilibri di potere in Sicilia e forse in Italia. Sicuramente Provenzano non è quel rozzo e incolto personaggio che la stampa ci ha rappresentato, egli è certamente un elemento importante e qualitativamente di livello dell’organizzazione mafiosa, direi “un grande manager del sistema”; e molto francamente io ritengo che della mafia si sia capito piuttosto poco, finora. La mafia non è solo e soltanto un fenomeno criminale; la mafia è un complesso sistema di potere, e un sistema di potere adeguato alla globalizzazione, ai processi in corso di modernizzazione del nostro tempo, non poteva più avere capi incapaci di leggere e scrivere o appena al di là della soglia dell’alfabetizzazione. Ora, invece, il sistema mafioso ha bisogno di manager di altro tipo, di altre qualità. Quindi Provenzano rappresentava, tutto sommato, il residuo di una vecchia mafia, ormai superata.

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Grandissima la soddisfazione alla Procura di Palermo: come conferma, nell’intervista di Francesca Sabatinelli, il procuratore aggiunto di Palermo, Guido Lo Forte:

 

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R. – Non corro certo il rischio di enfatizzare se dico che l’atmosfera che si respira alla Procura di Palermo è di grande entusiasmo e di grande soddisfazione. Prima di tutto un grazie, un riconoscimento sentito, di cuore, alla eccellente professionalità della Polizia di Stato, che ha consentito di realizzare questo importantissimo risultato.

 

D. – Dott. Lo Forte, questo importantissimo risultato si basa sul fatto che non è stata arrestata la memoria storica, è stato arrestato un uomo che era ancora attivo …

 

R. – In Sicilia contano molto i simboli. Bernardo Provenzano non era più un capo militare come era stato Salvatore Riina, però rappresentava, e rappresenta tuttora, per la mafia, per la Cosa Nostra siciliana, il simbolo della tradizione storica, della sua coesione. Quindi, dal punto di vista simbolico – e i simboli contano moltissimo in Sicilia – la sua cattura ha una grandissima importanza.

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CHIESA E SOCIETA’

11 aprile 2006

 

 

AMAREZZA PER LA TRAGICA SITUAZIONE IN TERRA SANTA MA ANCHE TANTA SPERANZA NELLA CAPACITÀ DI AMARE DI ISRAELIANI E PALESTINESI.

E’ QUANTO SCRIVE, NEL MESSAGGIO PER LA SANTA PASQUA,

IL PATRIARCA DEI LATINI DI GERUSALEMME, MONS. MICHEL SABBAH

- A cura di Graziano Motta -

 

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GERUSALEMME. = Tanta amarezza nella constatazione della tragica situazione in Terra Santa, ma anche tanta forza nel proclamare la ricchezza e la potenza dell’amore di Dio e la speranza nella capacità di amare di israeliani e palestinesi. “Amarezza quando – afferma il Patriarca – la nostra vita quotidiana sembra essere ben lontana dalla visione del Dio con noi, del suo amore per tutti e del frutto dello Spirito in noi”. Perché l’operato dei capi, come la vita di individui e gruppi, non fa che svilupparsi secondo la logica che occorre uccidere per sopravvivere, odiare perché si ha paura e perché si è oppressi. Eppure – afferma mons. Sabbah – nonostante tutta questa dura realtà, dobbiamo proclamare e ripetere che la terra dove Dio ha parlato e in cui ha fatto conoscere il suo amore per tutti, può restare tale. “Noi siamo capaci di amare e di far giustizia, capaci di liberarci dalla morte che finora ci è stata imposta dalla paura nata nella violenza e nel terrorismo, dall’occupazione imposta dalla legge del più forte e dalla logica della morte dell’odio”. Ma occorre ripartire da nuovi principi, da una nuova visione della vita, scongiurando: “Voi che uccidete, smettete di uccidere; voi che odiate, smettete di odiare; voi che occupate la terra restituitela ai proprietari, perché solo l’amore e la fiducia possono fare riacquistare la libertà perduta, la sicurezza persa e l’indipendenza desiderata”. Certo – riconosce mons. Sabbah - questo linguaggio è estraneo a tutti coloro che detengono il potere. Ma rivolgendosi ad essi, il Patriarca afferma: “Anche voi siete capaci di amare, di vivere e di trasformare i rapporti tra i due popoli di terra santa in termini di vita e di pace, e auguro ad essi in questa pasqua cristiana tutte le benedizioni del Signore”.

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IN ARABIA SAUDITA, ARRESTATO ED ESPULSO UN SACERDOTE

ACCUSATO DI AVER SVOLTO NEL PAESE ARABO ATTIVITÀ RELIGIOSE ILLECITE

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

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TRIVANDRUM. = Fermato e poi espulso dall’Arabia Saudita per aver celebrato una Messa nel Paese arabo, dove è proibita qualsiasi pratica religiosa che non segua l’Islam. E’ questa l’esperienza vissuta da padre George Joshua, che ha rivelato all’Agenzia “Asia News” i particolari di questa vicenda. Il sacerdote, che si è recato in Arabia Saudita per preparare la Pasqua, è stato arrestato lo scorso 5 aprile dopo aver celebrato la Santa Messa. “Avevo appena tolto i paramenti – ha spiegato padre George – quando diversi agenti appartenenti alla polizia religiosa sono arrivati nella sala”. I poliziotti hanno quindi detto al sacerdote che in Arabia Saudita, dove vivono migliaia di indiani cattolici, sono considerate illegali le celebrazioni cristiane senza un visto speciale per religiosi. Padre George ha detto di avere un visto per business. “Il mio business – ha aggiunto – è Gesù Cristo”. Ma i poliziotti hanno arrestato il sacerdote, accusato di aver svolto “attività religiose illecite”. Il provvedimento non ha comunque minato il suo stato d’animo. “Gesù Cristo – ha infatti dichiarato il prete – era nato in una mangiatoia ed era morto sulla Croce”. “Partecipare alla sua sofferenza, proprio una settimana prima del Venerdì Santo - ha concluso - è stato un dono speciale”. La vicenda si è conclusa con l’espulsione di padre George dall’Arabia Saudita.

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È SEMPRE PIÙ GRAVE LA SITUAZIONE DEL CORNO D'AFRICA. LA TERRIBILE SICCITÀ

CHE HA AFFLITTO LA REGIONE, DOVE NON PIOVE DA QUASI DUE ANNI,

HA DETERMINATO GRAVI CONSEGUENZE: MALATTIE E MALNUTRIZIONE

 

GINEVRA. = La prolungata siccità e la conseguente carestia nel Corno d’Africa continuano a provocare epidemie. Secondo dati forniti dall’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) e riportati dall’Agenzia MISNA, sono la malaria, il colera, la tubercolosi e numerose infezioni respiratorie le malattie più gravi. Tali patologie continuano a sconvolgere soprattutto le popolazioni di Somalia, Etiopia, Gibuti e nord-est del Kenya. Si stima che in questi Stati siano circa 8 milioni le persone a rischiare la vita. Sono, inoltre, più di 1,5 milioni i bambini sotto i cinque anni minacciati dalle drammatiche conseguenze della siccità. Secondo l’OMS, la copertura immunitaria garantita da campagne di vaccinazione infantile resta poi molto bassa in tutta la regione.  L’Africa continua, dunque, ad essere il continente maggiormente sconvolto dal flagello della fame: lo studio rivela che un bambino su cinque di età inferiore ai 5 anni è affetto da denutrizione. E sono ormai oltre 12 milioni le persone esposte alle conseguenze della siccità. In Somalia, in particolare, sono oltre 2 milioni coloro che rischiano di essere colpiti da una “grave emergenza alimentare”. Per far fronte a questa tragica situazione, le Nazioni Unite hanno recentemente lanciato un appello per raccogliere circa 426 milioni di dollari necessari all’assistenza delle vittime della siccità nel Corno d’Africa. L’ONU ha anche presentato nel suo appello una lista di oltre 100 progetti messi a punto insieme con altre organizzazioni umanitarie per garantire acqua, cibo, assistenza sanitaria e sostenere la ripresa economica dei Paesi colpiti. (S.C.)

 

 

IN CALABRIA, AVVELENATE LE SERRE E DATO ALLE FIAMME UN DEPOSITO

DI UNA COOPERATIVA NATA SU INIZIATIVA

DEL VESCOVO DI LOCRI-GERACE, MONS. GIANCARLO MARIA BREGANTINI.

LA CARITAS ITALIANA ESPRIME LA PROPRIA SOLIDARIETA AL PRESULE

 

LOCRI. = Due nuovi, inquietanti episodi legati al mondo della criminalità organizzata hanno colpito, in Calabria, la Cooperativa Frutti del Sole, nata in seguito all’iniziativa del vescovo di Locri-Gerace, mons. Giancarlo Maria Brigantini, per cercare di dare opportunità concrete a tanti giovani. Dopo l’avvelenamento delle serre della cooperativa, sabato scorso è stato devastato dalle fiamme anche un deposito della società. Coloro che compiono queste azioni – ha detto mons. Brigantini commentando i due episodi – “fanno abortire la vita dei nostri giovani e delle nostre terre”. Al vescovo è stata espressa piena solidarietà e vicinanza nella preghiera dalla Caritas italiana. Servire al meglio le Chiese locali, i poveri e l’intera comunità – ha affermato il direttore della Caritas italiana, mons. Vittorio Nozza – resta per noi un impegno primario da attuare accompagnando l’opera efficace e discreta delle Caritas diocesane. Espressione di questa sinergia costante – ha aggiunto mons. Nozza - è il progetto Policoro, “un patto di solidarietà tra Chiese del nord e del sud per combattere insieme la disoccupazione, puntando su evangelizzazione, formazione e rapporti di reciprocità”. Bisogna fare in modo – ha concluso il direttore della Caritas italiana – che “i giovani diventino veramente protagonisti della loro crescita umana e cristiana e promotori di radicale cambiamento di mentalità”. (A.L.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

11 aprile 2006

 

- A cura di Fausta Speranza -

                   

Tragedia in Colombia: almeno sei persone sono morte ieri a Bituma, 70 chilometri da Bogotà, per il crollo del tetto di una chiesa durante la Messa. Il tetto dell’edificio è crollato al momento della comunione a causa del maltempo che si è abbattuto sulla regione con venti e violenti piogge. Tra i feriti, di cui undici sono in gravi condizioni, ci sono anche tre bambini.

 

C’è ancora incertezza in Perù su chi sfiderà nel ballottaggio presidenziale di maggio l’ex militare nazionalista, Ollanta Humala, vincitore alle elezioni di domenica scorsa. Si contendono il ruolo di sfidante la candidata di destra, Lourdes Flores, e l’ex capo dello Stato, il social-democratico Alan Garcia. Una situazione di incertezza che si riflette anche sulla governabilità del Paese. Il servizio di Maurizio Salvi:

 

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Lo spoglio di oltre tre quarti delle schede, delle elezioni svoltesi domenica, non è stato sufficiente a sciogliere l’enigma su chi, fra la democristiana, Lourdes Flores ed il social democratico, Alan Garcia, accompagnerà il leader nazionalista, Ollanta Humala, nel ballottaggio presidenziale di fine maggio. Humala ha vinto, sia pure con un risultato inferiore alle previsioni, ma un’incredibile parità, caratterizza il risultato degli altri due principali candidati. Secondo gli analisti peruviani, è molto probabile che la corsa del leader nazionalista dell’Unione per il Perù per la presidenza si infranga sulla legge dei numeri. Humala, infatti, non dovrebbe usufruire, se non in minima parte, del riporto di voti degli altri candidati, cosa che avverrebbe invece con una certa facilità a favore della Flores o dell’ex presidente, Alan Garcia. Ma gli osservatori sottolineano anche che chiunque succederà ad Alejandro Toledo ritroverà il problema di dover creare una maggioranza parlamentare e il compito appare quanto mai complesso. L’ingovernabilità è un brutto presagio per il Perù, che in 50 anni è passato per sette volte dalla democrazia alla dittatura.

 

Dall’America Latina, Maurizio Salvi, ANSA, per la Radio Vaticana.

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Il principale schieramento di opposizione, il Partito delle regioni, con il 32,14% dei suffragi ha vinto le elezioni politiche tenute lo scorso mese in Ucraina, secondo i risultati definitivi resi noti ieri. Il partito di Viktor Ianukovich, il candidato filo-russo, con 8,1 milioni di voti raccolti ha sorpassato il Blocco Iulia Timoshenko, ex alleata del presidente Viktor Iushenko, passata all'opposizione, che ha ottenuto 5,7 milioni di voti. Secondo quanto ha annunciato alla Tv pubblica, la Commissione elettorale ucraina, la coalizione presidenziale Nostra Ucraina è arrivata al terzo posto con 3,5 milioni di voti. Seguono i socialisti e i comunisti che hanno superato lo sbarramento del 3% necessario per essere rappresentati in Parlamento. I risultati finali confermano che nessun partito ha ottenuto la maggioranza assoluta e trattative sono in corso per la formazione di un governo di coalizione.

 

I ministri degli Esteri dell’Unione Europea hanno bandito ieri l’ingresso nell’UE al presidente bielorusso, Alexander Lukashenko e ad altri 30 ministri. La restrizione della libertà di movimento sul territorio comunitario è la reazione dell’UE alle contestate elezioni presidenziali dello scorso 19 marzo.

 

E sempre i ministri degli Esteri dell’Unione Europea hanno confermato il congelamento temporaneo dei fondi destinati al governo palestinese guidato da Hamas, poiché il movimento islamico non ha riconosciuto il diritto all’esistenza di Israele né rinunciato alla violenza. Gli aiuti umanitari proseguiranno, comunque, attraverso canali alternativi.

 

In Iraq, si è concluso senza un’intesa il vertice tra i leader politici sciiti sulla candidatura di Ibrahim al Jaafari come futuro premier iracheno. Jaafari è stato indicato lo scorso mese di febbraio come candidato primo ministro dall’Alleanza sciita, ma sulla sua nomina c’è il veto dei partiti sunniti e curdi. Intanto, un ennesimo attentato ha scosso il quartiere sciita di Baghdad: un’autobomba è esplosa su un minibus causando la morte di almeno 3 persone.

 

Messa da parte, in Francia, la contestata legge sul contratto di primo impiego che prevedeva la possibilità di licenziamento anche senza giusta causa per i minori di 26 anni. Le proteste di piazza hanno avuto, dunque, la meglio sul governo e, ieri mattina, il presidente Chirac ha annunciato che la normativa verrà sostituita. In attesa della nuova legge, ci si chiede quali siano le motivazioni della decisione dell’Eliseo.

 

Trascorsi cento giorni prescritti per legge il governo israeliano ha oggi preso atto all'unanimità che Ariel Sharon - in coma profondo dal 4 gennaio scorso - non è in grado di riprendersi e dunque non può più fungere da premier.  Di conseguenza Ehud Olmert, che finora aveva la carica di primo ministro ad interim, da venerdì a mezzanotte sarà premier a tutti gli effetti. In queste settimane Olmert ha sempre avuto cura di non sedersi sulla poltrona del premier e si è astenuto dall'entrare nell'ufficio di Sharon.  In seguito alle elezioni politiche del 28 marzo Olmert ha intanto ricevuto dal capo dello stato Moshe Katzav l'incarico di  formare un nuovo governo che sarà guidato dal partito centrista  Kadima fondato da Sharon nel novembre scorso.

 

“Le notizie sui piani per un attacco militare americano contro l’Iran, sono speculazioni”. Lo ha detto ieri il presidente Bush commentando gli articoli usciti durante il fine settimana su diversi giornali americani, che parlavano anche di un possibile uso delle armi atomiche per distruggere i siti dove si concentra il programma nucleare della Repubblica Islamica.

 

Due razzi hanno colpito una scuola alle porte di Asadabad, nella provincia  orientale di Kunar, in Afghanistan, uccidendo almeno sei bambini  e ferendone almeno altri 15. Lo si apprende dalla polizia  locale.

 

La legge sull’immigrazione infiamma le piazze americane. Centinaia di migliaia di dimostranti hanno invaso ieri le strade di Washington e di numerose altre città statunitensi contro l’ipotesi di un giro di vite anti-clandestini. Alla Camera è già stata approvata una bozza di legge che criminalizza gli immigrati che lavorano negli USA senza permesso, mentre al Senato un progetto sullo stesso tema prevede misure più favorevoli ai circa 11 milioni di clandestini che vivono negli Stati Uniti.

 

Presunti ribelli delle Tigri Tamil hanno ucciso 12 militari della marina e ne hanno feriti altri otto in un attacco compiuto con una mina a frammentazione contro un veicolo che trasportava i militari, nella parte nordorientale del Paese. Le forze armate ritengono che a compiere l'attacco siano state le Tigri per la liberazione del Tamil Eelam che sono state anche accusate di essere responsabili di un attacco analogo compiuto ieri nel nord dello Sri Lanka con un bilancio di sette morti.  Il governo ed i ribelli hanno in programma un incontro la prossima settimana in Svizzera nell'ambito di un percorso negoziale per giungere alla fine della ribellione tamil.

 

Persiste lo stato di tensione in Nepal. Le autorità di Kathmandou hanno esteso, per la quarta volta consecutiva, il coprifuoco diurno imposto per bloccare le manifestazioni. I partiti di opposizione, sostenuti dai maoisti, protestano contro re Gyanendra, che nel febbraio 2005 si è attribuito pieni poteri.

 

Disastroso rogo in India. Almeno 100 persone, uomini, donne e bambini, hanno perso la vita nell’incendio che è divampato ieri in una fiera tecnologica a Meerut. Le fiamme, provocate da un corto circuito, hanno ridotto in cenere tre gigantesche tende, che disponevano di un’unica entrata ed un’unica uscita.

 

A Tokyo si sono rimessi in moto i colloqui multilaterali a sei sulla crisi nucleare nord-coreana, avviati nel 2003 e interrotti da mesi dopo il rifiuto della Nord Corea di ritornare al tavolo negoziale per protesta contro possibili sanzioni economiche  degli Stati Uniti.

 

Boris Gryzlov, speaker della Duma, la Camera bassa del parlamento russo, ha avvertito oggi che il Cremlino ritarderà il processo di adesione al WTO - l'organizzazione mondiale del commercio - se si cercherà di imporgli condizioni svantaggiose. “L'adesione al WTO non è un fine in sé. Non accetteremo condizioni svantaggiose”, ha affermato Gryzlov, un fedelissimo del presidente Vladimir Putin. La Russia stenta a completare i negoziati per la cooptazione nel WTO soprattutto per le richieste avanzate dall'amministrazione Bush, che non vede di buon occhio la politica economica di Putin, insiste per una maggiore liberalizzazione in vari settori (incominciando da quello bancario) e per una lotta più efficace contro la piaga della pirateria.

 

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