RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L n. 99  - Testo della trasmissione di domenica 9 aprile 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Povertà, pace, universalità: il Papa nella Domenica delle Palme ricorda l’ingresso di Gesù  a Gerusalemme sottolineando il mistero della Croce e invitando a non opporre mai violenza a violenza. E, nella Giornata Mondiale della Gioventù a livello diocesano ha benedetto la croce che arriverà a Sidney

 

Si continua a pregare per il piccolo Tommaso:  “vita innocente stroncata da inumana violenza”,  ha scritto il Papa nel telegramma di cordoglio per i funerali ieri nella cattedrale di Parma.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Apre oggi a Parma “Il Medioevo delle cattedrali”: grande mostra storica su architettura, scultura, pittura fra il IX e XII secolo nel Nord Italia.  Con noi Carlo Quintavalle.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Occorrono credibilità e una nuova generazione di leader”: è quanto ha affermato il presidente della Conferenza episcopale filippina, arcivescovo Angel Llagdameo, in vista dell’odierna Giornata mondiale della gioventù

Dura condanna del presidente della Conferenza episcopale indiana, cardinale Telesphore Placidus Toppo, dopo l’approvazione, nello Stato del Rajasthan, della legge anti-conversione

 

Boom di pellegrini in Terra Santa: oltre 25 mila, quelli che in questi giorni si trovano a Gerusalemme.

 

Sono rientrati in Sudan, dopo 20 anni di esilio, i primi 500 sfollati in Etiopia.

 

Esplorare la mistica nelle diverse religioni e trovare punti di confronto fra i vari culti e tradizioni: con questi intenti, è nato a Bangalore, nello Stato indiano del karnataka, un nuovo centro studi.

 

Presentata nei giorni scorsi a Nairobi, in Kenya, ‘a24’, la prima emittente televisiva panafricana

 

24 ore nel mondo:

 

Cresce la tensione in Nepal. Oggi nuove manifestazioni contro il Re Gyanendra, mentre sale a due il bilancio delle vittime di ieri.

 

In Italia alle ore 12:00, il 17,6 per cento degli aventi diritto al voto, si è recato alle urne. Giornata elettorale anche in Ungheria e Perù.

 

Ancora un attentato in Afghanistan dove l’esplosione di due bombe ha ferito 11 persone. E ancora morti in Iraq: 5 bombe hanno provocato 3 morti a Baghdad e dintorni

 

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

9 aprile 2006

 

 

 

POVERTA’, PACE, UNIVERSALITA’: IL PAPA NELLA DOMENICA DELLE PALME RICORDA L’INGRESSO DI GESU’  A GERUSALEMME SOTTOLINEANDO IL MISTERO DELLA CROCE E INVITANDO A NON OPPORRE MAI VIOLENZA A VIOLENZA.

E, NELLA GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTU’ A LIVELLO DIOCESANO HA BENEDETTO LA CROCE CHE ARRIVERA’ A SIDNEY

 

Cristo viene per “divenire un regno di pace in mezzo a questo mondo lacerato”: lo afferma Benedetto XVI spiegando la profezia compiuta quando Gesù entra a Gerusalemme osannato dalla folla. E poi afferma che “la domenica delle Palme è diventata giorno della gioventù”. Oggi, infatti, si celebra la Giornata Mondiale della Gioventù a livello diocesano. E il simbolo delle GMG, la croce di legno portata nel mondo tra un incontro e l’altro, è stata un altro momento forte della riflessione del Papa all’omelia della celebrazione eucaristica in piazza San Pietro, e poi anche all’Angelus. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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Povertà, pace, universalità: sono i tre punti fermi per la comprensione della profezia compiuta con l’ingresso di Cristo a Gerusalemme e ricordata nel giorno della Domenica delle Palme. Cristo entra a Gerusalemme “seduto sopra un puledro d'asina" (Gv 12,15; cfr Zc 9, 9) racconta l’evangelista Giovanni ed è quanto aveva annunciato il profeta Zaccaria. E il primo elemento è proprio la povertà: l’asino è “l’animale della semplice gente comune della campagna”,  spiega il Papa aggiungendo che l’animale lo aveva anche preso in prestito e sottolineando che i discepoli solo dopo capirono che si dava compimento a una profezia importante. Ma Benedetto XVI si sofferma anche sul concetto di povertà per spiegare che non è assenza di beni ma disposizione del cuore: si può essere poveri ma avere il cuore colmo di invidia e cupidigia. Nel cercare di purificare il cuore  - suggerisce – si deve anche riconoscere “il possesso  come responsabilità, come compito verso gli altri”. E il Papa usa parole forti: “La libertà interiore è il presupposto per il superamento della corruzione e dell'avidità che ormai devastano il mondo”, dice, aggiungendo a braccio “dappertutto”.

 

         Dalla povertà, poi, passa alla pace e all’universalità, altri doni di Cristo che viene. Nella profezia si legge “l'arco di guerra sarà spezzato, annunzierà la pace alle genti”: ora noi capiamo che Cristo annuncia la pace attraverso la Croce – ribadisce Benedetto XVI suggerendo una bella immagine:

 

“Essa è l'arco spezzato, in certo qual modo il nuovo, vero arcobaleno di Dio, che congiunge il cielo e la terra e getta un ponte sugli abissi tra i continenti.”

 

E definisce la Croce anche “la nuova arma, che Gesù ci dà nelle mani” – “segno di riconciliazione, segno dell'amore che è più forte della morte”. Suggerisce  di cogliere in profondità i significati di gesti per noi usuali:

 

“Ogni volta che ci facciamo il segno della Croce dobbiamo ricordarci di non opporre all'ingiustizia un'altra ingiustizia, alla violenza un'altra violenza; ricordarci che possiamo vincere il male soltanto con il bene e mai rendendo male per male.”

 

E poi spiega come la pace implichi l’universalità: nella profezia si parla del regno della pace dicendo che si estenderà “da mare a mare…fino ai confini della terra”. E Benedetto XVI invita a ricordarci della “rete delle comunità eucaristiche che abbraccia tutto il mondo – una rete di comunità che costituiscono il ‘Regno della pace’ di Gesù da mare a mare fino ai confini della terra”.

 

      In definitiva, ci suggerisce il Papa “Questo grido di speranza di Israele, questa acclamazione a Gesù durante il suo ingresso in Gerusalemme, con buona ragione è diventato nella Chiesa l'acclamazione a Colui che, nell'Eucaristia, viene incontro a noi in modo nuovo.”

     

      Tutto ciò, in definitiva, si riassume “nel segno della Croce”. E a questo proposito il Papa ribadisce l’essenziale da comprendere: “la Croce è il vero albero della vita. Non troviamo la vita impadronendoci di essa, ma donandola.”

 

“L'amore è un donare se stessi, e per questo è la via della vita vera simboleggiata dalla Croce.”

 

Il papa ricorda che la concreta croce “che è stata ultimamente al centro della Giornata Mondiale della Gioventù a Colonia, viene consegnata ad una apposita delegazione perché cominci il suo cammino verso Sydney, dove – ricorda - nel 2008 la gioventù del mondo intende radunarsi nuovamente intorno a Cristo per costruire insieme con Lui il regno della pace.” Sottolinea che da Colonia a Sydney è un cammino attraverso i continenti e le culture, un cammino attraverso un mondo lacerato e tormentato dalla violenza!”.

 

E all’Angelus, riprendendo il tema forte della Croce, Benedetto XVI saluta in diverse lingue quanti sono giunti in San Pietro per la celebrazione delle Palme e i giovani arrivati in particolare anche nella Giornata Mondiale della Gioventù a livello diocesano. La croce che passa  da giovani a giovani è “la croce che l’amato Giovanni Paolo II ha affidato ai giovani nel 1984 affinché la portassero nel mondo quale segno dell’amore di Cristo per l’umanità”..  Saluta il cCardinale Joachim Meisner, arcivescovo di Colonia, e il cardinale George Pell, arcivescovo di Sydney,  presenti.

 

Della fede che accompagna il viaggio della croce dice:

 

“Questa fede ce la insegna Maria Santissima, che per prima ‘ha creduto’ e ha portato la sua propria croce insieme al Figlio, gustando poi con Lui la gioia della risurrezione. Perciò la Croce dei giovani è accompagnata da un’icona della Vergine”

 

La Croce è accompagnata, dunque, dall’Icona mariana delle Giornate della Gioventù e quest’anno faranno tappa anche in alcuni Paesi dell’Africa, “per manifestare – spiega Benedetto XVI - la vicinanza di Cristo e della sua Madre alle popolazioni di quel Continente, provate da tante sofferenze”. Dal prossimo febbraio saranno accolte in diverse regioni dell’Oceania, per attraversare quindi le diocesi d’Australia e giungere infine a Sydney nel luglio 2008. “Si tratta – ribadisce il Papa di un pellegrinaggio spirituale che vede coinvolta l’intera comunità cristiana e specialmente i giovani.”

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Ed erano tantissimi i giovani presenti stamane in Piazza San Pietro per celebrare non solo la Domenica delle Palme, ma anche la XXI Giornata Mondiale della Gioventù, che ricorre oggi a livello diocesano. Il tema di quest’anno, tratto dal Salmo 118, è: “Lampada per i mie passi è la tua parola, luce sul mio cammino”. Ma ascoltiamo le testimonianze dei ragazzi, raccolte da Isabella Piro:

 

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D. - Perché hai deciso di venire qui oggi?

 

– Soprattutto perché amo Cristo. Ed è bello aver fatto qui questa sorta di pellegrinaggio perché veniamo dal Molise proprio per Cristo. E anche questo è un sacrificio.

 

– Il Signore oggi passa in mezzo a noi quindi è un’emozione importante da vivere e da condividere con i fratelli.

 

– Siamo venuti qua per incontrare il Santo Padre ed è comunque il padre di tutti noi, il padre di tutti i giovani.

 

D.- Oggi si celebra anche la Giornata mondiale della Gioventù a livello diocesano: che significato ha, per te, questa giornata?

 

– Penso che sia molto importate per tutta la comunità cristiana, si basa proprio sui giovani per un futuro migliore.

 

– E’ molto importante perché è giusto che i giovani conoscano Cristo perché se conoscono Cristo, veramente nel loro cuore entra la gioia, che non li abbandonerà mai e gli darà anche la forza per superare tante difficoltà.

 

D.- “Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino”: come mettere in pratica questo insegnamento?

 

– Bisogna trovare dei punti di riferimento che ci aiutino a fare luce sul futuro. Per me sono sicuramente la famiglia ed un grandissimo aiuto viene dalla fede.

 

- Mettendosi veramente al servizio di coloro che ci sono vicini alla luce della parola di Gesù Cristo.

 

– Nella semplicità, nelle piccole cose di ogni giorno, magari dando un sorriso a chi è triste e pregando, andando a Messa.

 

– Il Signore è luce della nostra vita, quindi è lui che ci dirige in questo cammino, è Lui che ci porterà alla gloria futura. La sua parola veramente è parola di vita eterna. Infatti Lui dice: io sono la via, la verità, la vita.

 

– Vivendo ogni giorno la parola di Dio e testimoniando che Cristo vive in ognuno di noi.

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SI CONTINUA A PREGARE PER IL PICCOLO TOMMASO,

 “VITA INNOCENTE STRONCATA DA INUMANA VIOLENZA”,  HA SCRITTO IL PAPA NEL TELEGRAMMA DI CORDOGLIO PER I FUNERALI IERI NELLA CATTEDRALE DI PARMA.

OGGI INTENZIONI DI PREGHIERA IN TANTE CHIESE, IN PARTICOLARE

 DOVE IL PICCOLO ERA STATO BATTEZZATO

 

Parma in lutto per l’ultimo saluto al piccolo Tommaso Onofri, il bambino di 17 mesi rapito e assassinato la sera del 2 marzo. Nel telegramma di cordoglio inviato da Benedetto XVI, a firma del cardinale Angelo Sodano, il Papa ricorda Tommaso Onofri come “una vita innocente stroncata da inumana violenza” e prega il Signore perché conforti i genitori ed i familiari e susciti il pentimento di quanti hanno perpetrato l’esecrando crimine. Un’immensa folla di persone ha assistito alle esequie celebrate ieri nel Duomo della città dal vescovo mons. Cesare Bonicelli. Molte le autorità presenti al rito. Il servizio di Nello Scavo:

 

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E’ la domenica della preghiera e della meditazione a Parma. Tommaso, innocente vita stroncata da inumana violenza, ha detto Benedetto XVI nel messaggio inviato per i funerali celebrati ieri nel duomo della città. Ed oggi le parole del Papa sono ritornate in tutte le chiese. Allo stesso tempo il Santo Padre Benedetto XVI ha fatto giungere la sua preghiera al Signore perché accolga l’anima del piccolo defunto e conforti i genitori e quanti ne piangono la tragica morte.

 

Un lungo applauso ieri ha accolto l’ingresso della piccola bara nella cattedrale di Parma. In piazza c’erano migliaia di persone, forse 50 mila, e affollate sono oggi tutte le chiese della città. “Noi facciamo il funerale del piccolo Tommaso, ma lui è il vincitore e gli uccisori sono gli sconfitti, che hanno ucciso in sé la propria umanità – ha detto nell’omelia il vescovo di Parma, Cesare Bonicelli, ma sentiamo le sue parole:

 

“Si tratta di vivere secondo la prospettiva di Gesù. Quel che conta è amare, volere e fare il bene. Chi si sbarazza dell’amore, si sbarazza dell’uomo. Di fronte ad eventi come questi torna la domanda: Se Dio esiste, come è possibile che permetta questo? Forse non interviene perché ha scelto di puntare tutto sulla dignità e sulla libertà dell’uomo e poi sa che dalla Croce del figlio Gesù, come da ogni croce d’uomo, viene del bene”.

 

Oggi si continua a pregare per Tommy a Parma, a cominciare dalla chiesa di Sant’Andrea Apostolo in Antoniano, dove il piccolo un anno fa era stato battezzato. Tutti sono partecipi di questo grande dolore, tutti si appellano però ancora una volta alle parole del vescovo Bonicelli. Molti non riescono a provare pietà per gli assassini, non riescono a perdonare, alcuni chiedono vendetta – aveva osservato il vescovo – ma Gesù ha pregato per quelli che lo mettevano in croce. Solo il bene sconfigge il male, solo l’amore vince la cattiveria. E’ questo il saluto che Tommy lascia alla sua città.

 

Da Parma, per la Radio vaticana, Nello Scavo.

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OGGI IN PRIMO PIANO

9 aprile 2006

 

 

“Il Medioevo delle Cattedrali”: grande mostra storica  su architettura, scultura, pittura fra il IX e XII secolo nel nord Italia. apre oggi a Parma a 900 anni dalla dedicazione della cattedrale dELLA CITTA’

 

         “Il Medioevo delle Cattedrali” è il titolo di una  grande mostra storica  sull’architettura, scultura, pittura fra il IX e XII secolo nel nord Italia: apre i battenti oggi a Parma ed è nata in occasione dei 900 anni dalla dedicazione della cattedrale della città emiliana. Si potrà visitare nel Salone delle Scuderie in Pilotta fino al 16 luglio. L’iniziativa riunisce una rara sequenza di capolavori, molti dei quali mai usciti dalle loro sedi. Il servizio è di Massimiliano Menichetti:

 

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         Oltre 110 pezzi di straordinaria bellezza per ripercorrere la storia dell’iconografia  della  Chiesa  nelle   cattedrali dal  IX al  XII secolo.  Un percorso

espositivo che si snoda tra capitelli, bassorilievi, decori, antichi manoscritti, miniature e dipinti, dall’età carolingia fino a saggiare i tratti che la Riforma Gregoriana generò nell’arte sacra. L’esposizione si apre con un blocco di recinzioni presbiteriali del IX secolo, capaci di svelare al visitatore quella che era l’architettura d’interni delle cattedrali medioevali. Carlo Quintavalle, curatore della mostra:

 

“Sono importanti la nuova architettura d’interni, con il coro per i monaci basso, quindi con la gente che stava in piedi ai lati di una specie di rettangolo al centro della chiesa. E poi a parete si trovano subito due affreschi del Sant’Antonino da Piacenza, che sono del 1020-1040; poi, dopo, c’è una grande sala con un confronto: a sinistra il romano-lombardo e a destra Diligelmo e la sua scuola con pezzi molto importanti”.

 

         In mostra 70 pezzi monumentali: pietra scolpita nei secoli in modi diversi, legata dall’unico denominatore del racconto del sacro. Passata in rassegna la semplicità stilistica, quasi in assenza d’immagini, dell’età carolingia fino ad arrivare alla riforma Gregoriana e all’estro delle officine di Wiligelmo, come l’acquasantiera della cattedrale di Cremona in cui tre sirene austere emergono dalla roccia. Centrale anche il Crocefisso ligneo piacentino di San Savino. Ancora Quintavalle:

 

“E’ un crocifisso vivente. Ha due chiodi per ciascuno dei due piedi, occhi spalancati ed è un’immagine diversa dal Cristo sofferente, dal Cristo di tradizione bizantina che poi si imporrà in tutto il ‘200”.

 

         Le cattedrali cambiano il modo di parlare, e agli intrecci di foglie sui capitelli si sostituiscono immagini di animali come le colombe scolpite, fino ad arrivare alla narrazione della vita dei Santi, della Vergine o di Cristo riportata su avorio, legno o pietra. La mostra chiude con due grandi portali rinvenuti a Bologna datati 1120 – 1130 e attribuiti al grande scultore Nicholaus.

 

“C’è un frammento, l’unico superstite, con soltanto due scene: il Cristo con i dottori;  Giuseppe e Maria che cercano il bambino, immagine insolita”.

 

         Attraverso il racconto delle immagini, quindi, il visitatore avrà l’opportunità di entrare nella storia grazie ai segni dell’arte tracciati nelle Cattedrali medioevali.

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CHIESA E SOCIETA’

9 aprile 2006

 

 

“OCCORRONO CREDIBILITÀ E UNA NUOVA GENERAZIONE DI LEADER”: E’ QUANTO HA

AFFERMATO IL PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE FILIPPINA, ARCIVESCOVO ANGEL N. LAGDAMEO, IN VISTA DELL’ODIERNA GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ

 

MANILA. = “Le Filippine affrontano oggi una crisi di credibilità. Occorre formare una nuova generazione di leader, una nuova classe dirigente”: è quanto ha affermato il presidente della Conferenza episcopale delle Filippine e arcivescovo di Jaro, mons. Angel N. Lagdameo, in vista della 21.ma Giornata mondiale della gioventù, che si celebra oggi in tutto il mondo a livello diocesano. “Quando un leader politico dice una cosa e agisce in modo diverso rispetto a quanto promesso – ha sottolineato il presule, rivolgendosi ai giovani – allora si assesta un colpo alla credibilità”. “Questo – ha aggiunto – diventa un problema per il Paese, poiché mina i rapporti sociali e il rapporto fiduciario fra governanti e governati”. Secondo l’arcivescovo, occorre dunque “proteggere la gioventù, terreno dove può crescere e sorgere una nuova generazione di leader sociali e politici che conducano il Paese sulla via dell’onestà, della giustizia, della verità e della libertà, di cui la nazione ha urgente bisogno”. “La Chiesa – ha notato – invita a celebrare la Giornata mondiale della gioventù per sostenere la fiamma della speranza e perché i giovani possano farsi promotori dei valori morali nella nostra società globalizzata”. L’arcivescovo Lagdameo ha anche ricordato che questi temi saranno trattati nel corso della Giornata della gioventù asiatica, che si terrà a Hong Kong dal 28 luglio al 5 agosto prossimo. (R.M.)

 

DURA CONDANNA DEL PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE INDIANA (CBCI), CARDINALE TELESPHORE PLACIDUS TOPPO, DOPO L’APPROVAZIONE  NELLO STATO DEL RAJASTHAN DELLA LEGGE ANTI-CONVERSIONE

JAIPUR. = “La nuova legge non fermerà la nostra opera”: è quanto ha dichiarato il  presidente della Conferenza episcopale indiana (CBCI), cardinale Telesphore Placidus Toppo, dopo l’approvazione, venerdì, della Legge anti-conversione nello Stato del Rajasthan. Il decreto, già in vigore in Madhya Pradesh, Orissa, Tamil Nadu, Gujarat e Chhattisgarh, prevede che, in caso di accusa di conversione, vi sia l’immediato arresto del presunto colpevole prima dell’inizio delle indagini, senza la possibilità del rilascio dietro cauzione. Chi è riconosciuto colpevole di conversione forzata o ingannevole dovrà scontare dai 2 ai 5 anni di carcere e pagare una multa che può arrivare fino a 50 mila rupie (1.120 dollari). “Noi non facciamo conversioni forzate o ingannevoli – ha spiegato il cardinale Toppo – né infrangiamo i diritti della persona umana, perché la dignità dell’uomo è al centro della nostra missione”. “Il governo – ha aggiunto – può approvare centinaia di leggi e decreti, ma questo servirà solo a rafforzare la nostra missione e la nostra vocazione”. Il porporato si è detto “orgoglioso” di essere indiano, “perché – ha precisato – la nostra Costituzione ci riconosce il diritto di mettere in pratica la nostra fede e la nostra libertà di essere cristiani”. Secondo il cardinale Toppo, “anche il momento in cui è stato approvato il decreto è simbolico, essendo l’ultimo venerdì di quaresima che introduce alla Settimana Santa”.  (R.M.)

 

 

BOOM DI PELLEGRINI IN TERRA SANTA: OLTRE 25 MILA QUELLI CHE IN QUESTI GIORNI SI TROVANO A GERUSALEMME. IN UN DIFFUSO CLIMA DI PREGHIERA

VISITANO I LUOGHI SANTI CRISTIANI E MUSULMANI

 

GERUSALEMME. = Sono più di 25 mila i pellegrini che in questi giorni si trovano a Gerusalemme per le celebrazioni della Settimana Santa. “Quella che stiamo per celebrare – ha affermato padre Athanasius Macora, direttore del Franciscan Pilgrims Office, organismo che, in seno alla Custodia di Terra Santa, aiuta i pellegrini a prenotare le celebrazioni presso i Luoghi Santi – sarà la Pasqua più affollata dallo scoppio della seconda Intifada, avvenuto nel settembre del 2000”. “Gli alberghi della città sono pieni – ha precisato il sacerdote all’agenzia Sir – e molti pellegrini alloggiano a Betlemme”. Già adesso, per visitare i luoghi santi, come il Sepolcro e il Calvario, occorre fare la fila. E da venerdì prossimo sono attesi anche gli ortodossi per la loro Pasqua, fissata per domenica 23 aprile. “Gli spazi sono piccoli – ha detto ancora padre Macora – ma i pellegrini sono felici di essere qui e si nota un diffuso clima di preghiera”. Secondo il religioso, “ad invogliare i pellegrini a recarsi in Terra Santa non è solo il tempo di Pasqua, privilegiato dai cristiani, ma anche una certa stabilità sul piano della sicurezza”. Momenti cruciali della Settimana Santa a Gerusalemme sono “l’ora santa” al Getsemani, giovedì alle 20:00, che colpisce per il silenzio e la commozione dei fedeli; la Via Crucis del venerdì e la Messa pontificale alle 8:00 al Santo Sepolcro la domenica di Pasqua. (T.C.)

 

 

SONO RIENTRATI IN SUDAN, DOPO 20 ANNI DI ESILIO, I PRIMI 500 SFOLLATI IN ETIOPIA. IL RIMPATRIO GRAZIE AD UN’ OPERAZIONE PROMOSSA DALL’ALTO COMMISSARIATO

 DELLE NAZIONI UNITE PER I RIFUGIATI (UNHCR)

 

KHARTOUM. = Si è conclusa con il rientro di 500 rifugiati sudanesi la prima operazione di rimpatrio dall’Etiopia allo Stato del Nilo Blu, nel Sudan meridionale, promossa dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR). Il convoglio di ritorno, scrive l’agenzia Fides, ha viaggiato per tre giorni dal campo profughi di Bonga a Gambella, nell’Etiopia occidentale. I rifugiati, tornati nelle loro case dopo 20 anni di esilio, hanno trascorso tre notti in stazioni costruite appositamente lungo gli 820 chilometri di strada. L’UNHCR ha fornito a tutti i rimpatriati coperte, materassi, teli di plastica, utensili da cucina e sapone. L’assistenza per la reintegrazione, che comprende una razione di cibo sufficiente ai rifugiati fino al primo raccolto, viene distribuita a Chali. Prima dell’inizio della stagione delle piogge, a fine maggio, l’UNHCR prevede di rimpatriare dall’Etiopia allo Stato del Nilo Blu 4.500 rifugiati. Complessivamente, sono circa 14 mila i rifugiati del Sudan meridionale attualmente in Etiopia ad avere espresso il desiderio di ritornare nelle loro città. Circa 79 mila, invece, quelli che vivono nei campi di Bonga, Dimma, Fugnido, Sherkole and Yarenja. La maggior parte è giunta in Etiopia nel 1983 e negli anni ‘90 a causa della guerra civile in Sudan. (T.C.)

 

 

ESPLORARE LA MISTICA NELLE DIVERSE RELIGIONI E TROVARE PUNTI DI CONFRONTO FRA I VARI CULTI E TRADIZIONI: CON QUESTI INTENTI, È NATO A BANGALORE, NELLO STATO INDIANO DEL KARNATAKA, UN NUOVO CENTRO STUDI PROMOSSO DALLA

COMMISSIONE PER IL DIALOGO INTERRELIGIOSO DELLO STATO

 

BANGALORE. = A Bangalore, nello Stato indiano del Karnataka, l’attenzione della popolazione non va solo allo sviluppo delle nuove tecnologie informatiche, ma anche alla mistica: è nato, infatti, un nuovo Centro Studi dedicato alla mistica nelle religioni del mondo, frutto della collaborazione fra la Commissione per il Dialogo interreligioso dello Stato, l’Associazione dei cattolici che vivono secondo la modalità dell’ashram (una sorta di romitaggio), e altri istituti che si occupano di filosofia e religione. Il Centro promuove giornate di studio e approfondimento per esplorare a fondo la mistica e trovare possibili punti di confronto e incontro fra i vari culti e tradizioni. La prima sessione di studi è stata dedicata al maestro Eckart, mistico tedesco del XIII secolo, grazie alla relazione del padre gesuita, Sebastian Painadath, che lo ha messo a confronto con il misticismo indù di Bhagavad Gita. L’uditorio era composto da cristiani, musulmani, jainisti, indù. La prossima sessione sarà dedicata al mistico islamico, Kwaja Banda Nawaz. (R.M.)

 

 

PRESENTATA NEI GIORNI SCORSI A NAIROBI, IN KENYA, ‘A24’,

LA PRIMA EMITTENTE TELEVISIVA PANAFRICANA

 

NAIROBI. = “È senza dubbio un progetto ambizioso, ma questo continente ha bisogno di una sua voce. Crediamo che sia il momento giusto per lanciare la versione africana di ‘Al-Jazeera’”: con queste parole, Salim Amin, figlio di uno dei più popolari fotogiornalisti africani, Mohammed Amin, ha presentato nei giorni scorsi a Nairobi ‘A24’, la prima emittente televisiva panafricana. La rete “all news” trasmetterà in diretta 24 ore su 24 notizie e approfondimenti di politica, salute, viaggi e turismo, scienza e tecnologia, musica e spettacolo, economia, sport e cultura. “Sarà commerciale, credibile, indipendente e trasparente nelle sue operazioni finanziarie, ha precisato Amin”.  “Grazie ad ‘A24’ – ha aggiunto - l’Africa occidentale si terrà aggiornata su quello che succede in Africa orientale e il Sudafrica potrà ascoltare storie dei Paesi del Nord”. Amin ha dichiarato l’intenzione di raccontare “la vera Africa, dove convivono bontà e cattiveria, onestà e corruzione, sviluppo economico e povertà”. Con un budget iniziale di un milione di dollari, ‘A24’ avrà uffici in 50 Paesi del continente, con almeno due giornalisti in ogni redazione. Per poter sopravvivere nei prossimi due anni, la nuova tv avrà bisogno di finanziamenti per 50 milioni di dollari che potrà assicurarsi vendendo spazi pubblicitari  e mettendo a disposizione di acquirenti pubblici e privati le sue azioni, con un limite massimo di acquisto fissato per ogni soggetto a 50 mila dollari. “Ci sono molte persone che hanno espresso interesse per la nostra iniziativa e vogliono contribuire”, ha concluso Amin.  ‘A24’, dunque, dovrebbe essere operativa  entro l’autunno 2007. (R.M.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

9 aprile 2006

 

 

- A cura di Andrea Cocco -

 

                   

Ancora arresti e repressione in Nepal, al quarto giorno di  proteste contro il re Gyanendra che da 14 mesi detiene i poteri assoluti. Con la morte di una donna colpita da un proiettile, sale a due il bilancio delle vittime delle violenze di ieri, mentre questa mattina nella capitale Katmandu sono sorti nuovi scontri tra forze di sicurezza e manifestanti. Uniti in un unico schieramento ed esternamente sostenuti dai ribelli maoisti, i sette partiti dell’opposizione chiedono il ritorno alla democrazia. Il nostro servizio :

 

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In migliaia sono scesi nelle strade nonostante il coprifuoco imposto dal governo e l’ordine di sparare su chiunque lo violi. La tensione cresce di ora in ora in Nepal. Nei dintorni di Katmandu i manifestanti hanno eretto barricate e occupato sedi istituzionali. Mentre l’esercito e la polizia controllano con posti di blocco le principali vie di comunicazione della capitale. Ieri, temendo un’escalation delle violenze, il blocco dei sette partiti dell’opposizione aveva rinunciato alla grande manifestazione indetta a Katmandu nel quadro dei quattro giorni di sciopero generale. Ma questa mattina le proteste sono ricominciate quasi spontaneamente. Nella città turistica di Pokhara, 200 chilometri a est della capitale, un migliaio di persone avrebbero tentato di entrare nell’ospedale dove viene trattenuto  il corpo di un uomo ucciso ieri dalla polizia. Mentre è morta la donna di 32 anni ferita ieri a Chitwan, città a sud della capitale dove la polizia ha aperto il fuoco sui manifestanti. Fiaccolate e una protesta delle luci, con l’appello a spegnere per 15 minuti tutte luci di casa, sono previste per oggi pomeriggio, mentre si attende una nuova riunione dei partiti dell’opposizione che dovranno decidere se prolungare o meno lo sciopero.

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Urne aperte in Italia dalle 8:00 di questa mattina. Oltre 47 milioni di italiani sono chiamati ad eleggere il nuovo Parlamento. Oltre 60 mila i seggi allestiti. Per votare c'è tempo oggi fino alle 22:00, domani dalle 7:00 alle 15:00. A fine mattina il Viminale rende noti i primi dati sull'affluenza alle urne. Servizio di Giampiero Guadagni:

 

 

 

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A mezzogiorno ha votato il 17,6% degli aventi diritto. Nel 2001 alla stessa ora aveva votato il 21,5%, ma in quell'occasione, ricordiamo, si è votato solo di domenica. Oggi tra gli italiani più mattinieri, il Capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi, che insieme alla moglie, signora Franca, si è recato alle 8.50 al seggio allestito in una scuola del quartiere Nemorense a Roma. In mattinata ha votato anche il leader dell'Unione Prodi, a Bologna. Il premier Berlusconi vota invece a Milano.  La novità principale di queste elezioni è il ritorno del sistema proporzionale, dopo 12 anni di maggioritario. Altra novità lo scrutinio elettronico che per la prima volta affiancherà quello tradizionale in quattro regioni: Lazio, Liguria, Puglia e Sardegna.

 

Le operazioni di scrutinio inizieranno domani alle 15:00 subito dopo la chiusura dei seggi, partendo dallo spoglio delle schede per l'elezione del Senato. Sempre alle 15:00 ci saranno i primi exit poll. Due le schede: rosa per la Camera, gialla per il Senato. In entrambi i casi, si vota sbarrando i simboli dei partiti. Non si possono più esprimere preferenze. E' previsto il premio di maggioranza: alla coalizione che ha ottenuto più voti a livello nazionale vengono garantiti almeno 340 seggi. Introdotta anche la soglia di sbarramento. In tutto si eleggono 630 deputati e 315 senatori. Di questi, 12 deputati e sei senatori sono per la prima volta eletti dagli italiani all'estero. Per loro urne già chiuse, l'affluenza ai seggi è stata del 42%. Dal Viminale intanto arriva l'appello a non votare all'ultimo minuto, per non creare affollamento nei seggi e facilitare il lavoro degli scrutatori.

 

Per la Radio Vaticana, Giampeiro Guadagni

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Giornata di voto anche in Ungheria per le politiche. Otto milioni i cittadini chiamati alle urne nel primo test elettorale dall’adesione all’Unione europea, nel 2004. La scelta è tra la coalizione di centrosinistra, attualmente al governo e guidata dal premier socialista Ferenc Gyurcsany, e i conservatori dell’ex primo ministro Viktor Orban. Ma quali sono le principali sfide per l’Ungheria in questo momento storico? Risponde da Budapest l’esperto di relazioni internazionali Marc Erszegi, intervistato da Giada Aquilino:

 

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R. - Da una parte il risanamento dei conti pubblici, dall’altra invece la questione del lavoro. Ambo le parti contendenti dicono che in queste elezioni si sceglierà tra due strade: la prima è quella al governo, la coalizione di maggioranza dominata dai socialisti e dai liberali, che sono in pratica gli eredi della nomenclatura comunista degli anni ottanta che ha trasformato il suo potere politico in potere economico, rimesso in politica verso la fine degli anni novanta. La seconda è quella dell’opposizione di centro destra, la cui forza di maggioranza è costituita dai cosiddetti giovani democratici che hanno cominciato col cambio di regime come forza giovane di contestazione di stampo liberale, però intorno alla metà degli anni novanta hanno impresso una decisa svolta conservatrice e democristiana alla loro politica. La loro guida, il loro capo, Viktor Orban, si esprime più in termini di democrazia cristiana. Lui era presente la settimana scorsa, quando il Papa ha ricevuto la delegazione del partito popolare europeo. Viktor Orban ha impresso alla sua campagna una direzione di contestazione dal punto di vista della situazione dell’impiego. C’è molta disoccupazione, molte persone, specialmente in campagna, vivono peggio di prima. Questo è dovuto un po’ al fatto che l’adesione all’Europa, all’Unione europea, a breve termine comporta molti disagi, svantaggi, mentre i benefici arrivano dopo.

 

D. - Cosa è cambiato poi fattivamente con l’ingresso in Europa?

 

R. - C’è la libera circolazione delle merci, in Ungheria giungono molte merci a buon mercato e questo crea difficoltà soprattutto all’economia agraria tradizionalmente forte e privilegiata nel Paese. Pochissimi Paesi già membri dell’Unione europea hanno aperto il loro mercato del lavoro ai lavoratori dei Paesi di nuova adesione quindi anche agli ungheresi.

 

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Quasi 17 milioni di peruviani sono chiamati oggi alle urne per il rinnovo del Parlamento e l’elezione del presidente della Repubblica. I candidati per la successione dell’attuale capo di Stato, Alejandro Toledo, sono 20. Tra i favoriti ci sono il nazionalista di sinistra Humala, un ex ufficiale dell’esercito che promette grandi cambiamenti a partire dalla nazionalizzazione delle risorse naturali del Paese; la candidata di centro-destra Flores, che potrebbe diventare la prima donna presidente del Perù;  e infine il socialdemocratico Alan Garcia, ex capo di Stato. Ma con quale spirito i peruviani vanno a votare? Giancarlo la Vella lo ha chiesto al giornalista peruviano, Roberto Montoya, corrispondente in Italia del quotidiano di Lima “Republica”:

 

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R. – Io credo che i peruviani andranno a votare per una linea di continuità. Nonostante le grosse difficoltà economiche e politiche che ha provato, Alejandro Toledo tutto sommato è riuscito in quella fragile democrazia che aveva lasciato il precedente governo della dittatura di Fujimori.

 

D. – In caso di elezione del nazionalista Humala, ex militare, potrebbe riprendere vigore la guerriglia di Sendero Luminoso e di Tupac Amaru?

 

R. –  Le guerriglie di Sendero Luminoso e di Tupac Amaru sono un problema del passato, penso. Oggi si sta costruendo questa democrazia che è ancora molto fragile. Quello che noi ci chiediamo, più che altro, è di non ritornare a quegli anni bui che hanno caratterizzato il Perù e che hanno fatto molti danni a più di 23 milioni di peruviani. Non vogliamo andare indietro con queste piccole politiche nazionaliste che veramente farebbero del male alla democrazia e ai milioni di peruviani che oggi si aspettano un governo diverso, un governo delle opportunità, un governo che dia soluzioni ai problemi che per tanti anni ci hanno attanagliato.

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In Medio Oriente, continua la serie di attacchi mirati da parte dell’esercito israeliano. Due i raid aerei effettuati ieri dall’aviazione israeliana nella Striscia di Gaza, al termine dei quali otto palestinesi sono morti, mentre questa mattina colpi di artiglieria hanno ucciso un tassista a nord di Gaza. I raid, che secondo l’esercito israeliano sono una risposta all’intensificarsi del lancio di missili da parte di gruppi palestinesi, hanno provocato da venerdì 14 morti. Dura la reazione dell’Autorità palestinese, che ha chiesto un intervento d’urgenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per fermare l’escalation israeliana.

 

Nel frattempo si attende la riunione dei ministri degli Esteri dell’Unione europea che lunedì dovranno decidere come procedere dopo la sospensione degli aiuti alla Palestina deliberata venerdì dalla Commissione europea. Ma che effetti avrà sulla popolazione palestinese il taglio dei finanziamenti statunitensi ed europei?  Francesca Faldini lo ha chiesto a Arturo Marzano, docente di storia del Medio Oriente alla facoltà di Scienze per la pace dell’Università di Pisa.

 

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R. – Dimostrerebbe che l’Unione Europea non si fida del voto dei Palestinesi e in qualche modo ritiene che i Palestinesi hanno fatto uno sbaglio affidandosi ad un governo che non va bene per l’Unione Europea ed quindi in qualche modo anche per l’Occidente. Poi, con una conseguenza molo forte perché l’Unione Europea rappresenta per i Palestinesi quella parte di mondo che li sostiene.

 

D – Questa decisione come si ripercuoterà sul popolo palestinese?

 

R. – La situazione diventerebbe molto drammatica perché con lo stipendio di una persona, di un impiegato, mangiano poi dieci persone. Una possibilità potrebbe essere che Arabia Saudita, Kuwait e Emirati Arabi Uniti diano 80 milioni di dollari subito per bloccare un po’ le cose.

 

D. – Quindi si verrebbe a creare una sorta di blocco da parte del mondo arabo a sostegno del popolo palestinese?

 

R. – L’Arabia Saudita e il Kuwait, dal 1991, finanziano molto Hamas, indirettamente poi la popolazione palestinese. E questo continuerà o aumenterà, se l’Unione Europea blocca i fondi.

 

D. – Il ministro degli Esteri palestinese afferma che l’eventuale congelamento dei fondi rischia anche di innestare un boicottaggio dei prodotti europei da parte del mondo arabo ed islamico…

 

R. – Io non credo che in Palestina ci sarebbe questo boicottaggio e non credo sinceramente che la Palestina conti così tanto da riuscire a spingere l’intero mondo arabo a fare un boicottaggio forte nei confronti del mondo occidentale. Ci sono sempre delle aperture e comunque delle differenze di posizione da una parte e dall’altra.

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 L'esplosione di due bombe a Kandahar, nel sud dell'Afghanistan, ha ferito 11 persone, tra cui 6 militari delle forze di sicurezza afghane. Il primo ordigno è esploso al passaggio di un convoglio dell'esercito afghano. La seconda bomba è stata fatta  esplodere allorché sono giunti sul posto i soccorsi. Nessuna rivendicazione è ancora giunta, ma secondo le forze di polizia locali l’attentato va attribuito, come quello di ieri alla base di Herat, ai Talebani.

            

In Iraq, i leader dell’Alleanza irachena unita (AIU), la coalizione dei movimenti sciiti uscita vittoriosa dalle elezioni dello scorso 15 dicembre, si sono riuniti stamani per tentare di trovare una via d’uscita dalla situazione di stallo nei negoziati per la formazione del nuovo governo di unità nazionale. I colloqui giungono nel terzo anniversario della caduta del regime di Saddam Hussein. Intanto, sia l’Autorità irachena che il ministro degli Esteri britannico, Jack Straw, hanno negato che in Iraq sia in corso una guerra civile, come era stato paventato ieri dal presidente egiziano, Hosni Mubarak, che in un’intervista ad al-Jazeera aveva anche messo in guardia contro l’influenza dell’Iran sulla leadership sciita. Stamani, comunque, il capo di Stato egiziano ha cercato, tramite il suo portavoce, di moderare il tono su tali dichiarazioni. Intanto, sul campo non si ferma la violenza: cinque bombe sono esplose oggi a Baghdad e nei dintorni, provocando almeno 3 morti, mentre le truppe americane hanno ucciso otto sospetti guerriglieri in un attacco preventivo nel nord della capitale.

 

Il governo statunitense starebbe studiando piani d’attacco contro l’Iran per forzare Teheran ad abbandonare il suo programma nucleare. A rivelarlo è il quotidiano Washington Post che indica nel sito nucleare per l’arricchimento dell’uranio di Natanz e nel laboratorio di Isfan due dei possibili bersagli di un raid statunitense. Quella dell’intervento militare, scrive il quotidiano, è un’opzione possibile, ma nessun attacco è previsto a breve termine.  La reazione del governo iraniano alla notizia non si è fatta attendere. Secondo il portavoce del  ministero degli Esteri iraniano, “quella della stampa statunitense è solo una guerra psicologica di mezzi d'informazione stranieri''. Rimane intanto congelata la decisione sugli annunciati colloqui tra Iran e Stati Uniti. Il governo iraniano ha affermato oggi che ''nessuna data è stata decisa'' sottolineando che i  negoziati riguarderanno esclusivamente la situazione dell’Iraq e non una possibile distensione tra Teheran e Washington.

 

 E’ in corso in questi giorni, in Nigeria, il colloquio di pace a quattro sul Darfur, regione orientale del Sudan teatro dal 2003 di un violento conflitto che ha provocato decine di migliaia di  vittime e due milioni di sfollati. A fare da mediatori tra il governo sudanese e i gruppi ribelli, il presidente nigeriano Obasnjo e il suo omologo congolese, Sassou-Nguesso, attuale presidente dell’Unione africana. Secondo i mediatori fino ad ora sono stati fatti significativi passi avanti, nonostante la lentezza iniziale delle trattative. Il termine ultimo per trovare un accordo è stato fissato alla fine del mese.

 

Segnali di speranza per una pacificazione giungono anche dalla Costa d’Avorio. Ieri ad Abidjan è stato raggiunto un accordo tra il governo, i principali partiti dell’opposizione e le forze ribelli che controllano il nord del Paese, sul calendario che dovrebbe condurre alle elezioni previste per ottobre 2006. Al termine di una lunga contrattazione, che aveva bloccato qualsiasi avanzamento del difficile processo di pace, è stato deciso che le operazioni di disarmo e quelle di registrazione nelle liste elettorali saranno condotte simultaneamente e senza ulteriori ritardi.

 

 

 

 

 

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