RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L n. 98  - Testo della trasmissione di sabato 8 aprile 2006

 

 

Sommario

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Un valido contributo alla formazione del volto spirituale della Polonia: l’apprezzamento di Benedetto XVI per il lavoro svolto dalla Casa editrice polacca Znak

 

Il Papa in Polonia dal 25 al 28 maggio. Sei le tappe del viaggio: Varsavia, Czestochowa, Cracovia, Wadowice, Kalwaria Zebrzydowska, Auschwitz

 

Solenne Messa di Benedetto XVI, domani in Piazza San Pietro, per la Domenica delle Palme e la celebrazione della XXI GMG a livello diocesano

 

Messaggio del Papa per la scomparsa di mons. Pasquale Macchi letto nel Duomo di Milano durante i funerali del presule

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Il Papa esprime la propria partecipazione ai genitori del piccolo Tommaso, i cui funerali si terranno nel pomeriggio nel Duomo di Parma: intervista con don Giacomo Spini

 

Il Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik

 

CHIESA E SOCIETA’:

Conclusasi ieri a Lourdes l’Assemblea plenaria dei vescovi francesi

 

Sensibilizzare l’opinione pubblica nella lotta contro il razzismo e le discriminazioni nei confronti degli zingari. E’ l’obiettivo dell’odierna Giornata internazionale dei Rom

 

Migliaia di persone hanno partecipato, stamani, alla marcia della pace al Santuario di Nostra Signora di Aránzazu, nel Paese basco

 

Assegnato al film “Diritto di famiglia” del regista argentino Daniel Burman un premio speciale a conclusione della V edizione dell’Alba International Film Festival

 

24 ORE NEL MONDO:

Chiusa la campagna elettorale in Italia: si vota domani e lunedì. Elezioni domani anche in Ungheria e Perù

 

Cresce la tensione in Nepal, dove dall’alba è stato imposto il coprifuoco

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

8 aprile 2006

 

 

UN VALIDO CONTRIBUTO ALLA FORMAZIONE DEL VOLTO SPIRITUALE DI CRACOVIA,

DELLA POLONIA E DELLA CHIESA: L’APPREZZAMENTO DI BENEDETTO XVI

PER IL LAVORO DELLA CASA EDITRICE POLACCA ZNAK,

ESPRESSO ALLA DELEGAZIONE RICEVUTA STAMANE

- Il servizio di Fausta Speranza -

 

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Non solo attività connessa alla pubblicazione di libri, ma  promozione della cultura cristiana intesa in senso largo, e anche opere caritative: nel ricordare l’impegno di quello che definisce “l’ambiente che da anni esiste intorno alla Casa Editrice ZNAK” di Cracovia, il Papa ringrazia per la pubblicazione in lingua polacca dei suoi libri, in particolare per “l’accuratezza” con la quale i testi sono stati preparati per la stampa. Benedetto XVI sottolinea poi che la visita a Roma è fatta in occasione dell’anniversario della morte di Giovanni Paolo II, che, come sempre, ricorda come il suo “grande predecessore”. Afferma che già come vescovo di Cracovia aveva avuto per la ZNAK particolare sollecitudine. Aggiungendo che “è rimasto fedele a quest’ambiente anche quando la Provvidenza Divina l’ha chiamato alla Sede di Pietro”. E poi sottolinea una scelta importante di Giovanni Paolo II di carattere più generale: “Ha sempre apprezzato – dice - l’attiva partecipazione dei laici alla vita della Chiesa e ha sorretto le loro opportune iniziative”. Non è stato un  caso, dunque, - afferma Benedetto XVI – se Giovanni Paolo II affidò  appunto alla Casa Editrice il suo ultimo libro intitolato ‘Memoria e identità’. E sottolinea la “riconoscenza” con cui accolse le prime copie quando era ricoverato nel Policlinico Gemelli, poco prima della sua dipartita per la casa del Padre. E, dunque, Benedetto XVI chiede di “rimanere fedeli a Cristo e alla Chiesa”. “Non si spenga – dice - il vostro zelo nel propagare la cultura basata sui valori eterni!”

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IL PAPA IN POLONIA DAL 25 AL 28 MAGGIO. SEI LE TAPPE DEL VIAGGIO: VARSAVIA,

CZESTOCHOWA, CRACOVIA, WADOWICE, KALWARIA ZEBRZYDOWSKA, AUSCHWITZ

 

Il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Joaquín Navarro-Valls, ha confermato oggi che il Papa compirà un viaggio apostolico in Polonia dal 25 al 28 maggio prossimi. Si tratta del secondo viaggio fuori dall’Italia di Benedetto XVI dopo quello dell’agosto dell’anno scorso in Germania per la Giornata Mondiale della Gioventù. Il servizio di Sergio Centofanti.

 

 

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Saranno sei le tappe del viaggio del Papa in Polonia: partirà giovedì mattina 25 maggio dall’aeroporto di Fiumicino per Varsavia, la capitale. Il giorno dopo si recherà a Czestochowa, sede del  celebre santuario della Madonna Nera di Jasna Gora, e quindi a Cracovia, dove Karol Wojtyla fu arcivescovo. Sabato 27 maggio Benedetto XVI sarà a Wadowice, città natale di Giovanni Paolo II, e poi  nella vicina Kalwaria Zebrzydowska, sede di un altro santuario mariano noto per la sua ''via crucis'', e dove il piccolo Karol Wojtyla si recava  in pellegrinaggio. Domenica 28 maggio il Papa farà visita al campo di sterminio nazista di Auschwitz. In serata il rientro a Roma-Ciampino con partenza dall’aeroporto di Cracovia. Del viaggio aveva già parlato lo stesso Benedetto XVI il 3 marzo scorso durante la sua visita alla Radio Vaticana. Riascoltiamo quanto aveva detto ai redattori del Programma polacco:

 

“In maggio andrò in Polonia. Sono molto felice di entrare nel Paese del grande e amato Papa, Giovanni Paolo II. Conosco Wadowice, il Paese dove è nato, e adesso ritornare in questi luoghi, rinnovare il ricordo di questa grande figura, di vedere il popolo polacco, che in tempi difficili ha dimostrato una forza di fede, esempio per tutta l’Europa ed esempio per tutti, per me è una grande gioia”.

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IN UDIENZA DAL PAPA IL PRESIDENTE DEL TOGO E IL FIGLIO

DELL’ULTIMO IMPERATORE AUSTRIACO

 

Il Santo Padre questa mattina ha ricevuto in successive udienze: il presidente della Repubblica del Togo,  Faure Essozimna Gnassingbe, con il seguito; il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli;  Sua Altezza Imperiale e Reale l’arciduca Otto d’Austria, figlio dell’ultimo Imperatore austriaco  Carlo d’Austria, beatificato da Giovanni Paolo II nel 2004.

 

Il Papa riceverà questo pomeriggio il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi.

 

 

RINUNCIA E NOMINE

 

Il Santo Padre ha nominato vescovo ausiliare della diocesi di Karaganda (Kazakhstan) il padre Athanasius Schneider, dell’Ordine dei Canonici Regolari della Santa Croce, finora Cancelliere della Curia diocesana della medesima circoscrizione ecclesiastica, assegnandogli la sede titolare vescovile di Celerina.

 

Ha nominato vescovo di Campeche (Messico), mons. Ramón Castro Castro, finora vescovo titolare di Suelli ed ausiliare dell’arcidiocesi di Yucatán.

 

Accettando la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Autun (Francia), presentata da mons. Raymond Séguy, in conformità al canone 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico, ha nominato al suo posto mons. Benoît Rivière, finora vescovo Ausiliare di Marseille.

 

Sempre stamane, Benedetto XVI ha nominato membri della Pontificia Commissione «Ecclesia Dei» i cardinali: William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede; Jean‑Pierre Ricard, arcivescovo di Bordeaux (Francia); Antonio Cañizares Llovera, arcivescovo di Toledo (Spagna).

 

 

CONCESSA DAL PAPA LA COMUNIONE ECCLESIASTICA RICHIESTA

DA SUA BEATITUDINE ANTONIOS NAGUIB

 

In data di ieri 7 aprile, il Santo Padre ha concesso la comunione ecclesiastica richiestaGli da Sua Beatitudine Antonios Naguib, canonicamente eletto il 30 marzo 2006 Patriarca di Alessandria dei Copti Cattolici nel Sinodo dei Vescovi della Chiesa Copta Cattolica.

 

 

SOLENNE MESSA DI BENEDETTO XVI, DOMANI IN PIAZZA SAN PIETRO,

PER LA DOMENICA DELLE PALME E LA CELEBRAZIONE

DELLA XXI GMG A LIVELLO DIOCESANO

 

Domenica delle Palme e, in concomitanza, la celebrazione a livello diocesano della XXI Giornata mondiale della gioventù: l’evento liturgico e quello giovanile saranno al centro della solenne Messa d’inizio della Settimana Santa, che Benedetto XVI presiederà domani mattina in Piazza San Pietro a partire dalle 9.30. La liturgia propone la tradizionale lettura della Passio, quest’anno tratta dal vangelo di Marco, e prima ancora la benedizione degli ulivi, donati dalla regione Puglia. In tutto il mondo, intanto, le diocesi si preparano a vivere la propria GMG diocesana, con il cuore tra i ricordi di Colonia 2005 e le aspettative per Sydney 2008. Il servizio di Alessandro De Carolis.

 

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Lo sguardo è a Sydney, fra poco più di due anni, quando a centinaia di migliaia i ragazzi e le ragazze di mezzo mondo “emigreranno” col Papa per portare anche in Australia il clima unico delle GMG. Ma di qui a quell’appuntamento c’è un cammino da compiere a tappe, scandite dallo studio, dalla formazione personale, dall’impegno comunitario. Un percorso di crescita sostenuto dall’insegnamento del Papa, che giovedì scorso, nell’incontro con i giovani romani in Piazza San Pietro, come un maestro di fede ha dato voce alle esortazioni in precedenza messe per iscritto nel suo Messaggio per la XXI Giornata mondiale della gioventù 2006, che si celebra domani a livello diocesano.

 

Essere cristiani significa scoprire la felicità in un cammino esigente, afferma in sostanza Benedetto XVI nel suo messaggio. L’amore alla Chiesa, alla Parola di verità di Dio, è un percorso di luce che permette ai giovani di non identificare la naturale ansia di libertà presente in ciascuno con le “illusioni di ideologie aberranti”, ma di scoprire che “costruire la vita su Cristo” è garanzia di una libertà precisa: quella diretta “verso il bene”. Tuttavia, ha ribadito il Papa nel grande incontro di due giorni fa, questa strada non si percorre senza impegno:

 

“Sappiamo tutti che per arrivare ad un traguardo nello sport e nella professione ci vogliono disciplina e rinunce, ma poi tutto questo è coronato dal successo, dall’aver raggiunto una meta auspicabile. Così anche la vita stessa, cioè il divenire uomini secondo il disegno di Gesù, esige rinunce; esse però non sono una cosa negativa, al contrario aiutano a vivere da uomini con un cuore nuovo, a vivere una vita veramente umana e felice. Poiché esiste una cultura consumistica che vuole impedirci di vivere secondo il disegno del Creatore, noi dobbiamo avere il coraggio di creare isole, oasi, e poi grandi terreni di cultura cattolica, nei quali si vive il disegno del Creatore”.

 

A Roma è in corso, e terminerà domani, l’incontro mondiale con i responsabili delle GMG, che domani saranno in Piazza San Pietro alla Messa presieduta da Benedetto XVI. L’arcivescovo Stanislaw Rilko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, ricorda come sin dalle prime ore del suo ministero pontificio, il Papa abbia impostato il suo dialogo con i giovani mettendo in luce soprattutto la bellezza del cristianesimo, che non reprime o frustra le aspirazioni di un ragazzo o di una ragazza ma aiuta a realizzarle:

 

“Nel discorso di inaugurazione del suo pontificato, Benedetto XVI ha voluto rivolgersi direttamente ai giovani con un appello accorato: ‘Cristo non toglie niente e dona tutto. Chi si dona a lui, riceve il centuplo’ (...) A Colonia, ribadiva con insistenza: ‘Spalancate il vostro cuore a Dio! Lasciatevi sorprendere da Cristo! Concedetegli il diritto di parlarvi’ (…) E’ un messaggio importante che i giovani hanno accolto con grande entusiasmo”.

 

Su questo entusiasmo Benedetto XVI conta perché, come ha scritto nel suo Messaggio, sorga “una nuova generazione di apostoli”, capaci “di rispondere alle sfide del nostro tempo e pronti a diffondere dappertutto il Vangelo”. “Ma come sogna che siano questi nuovi apostoli?”, ha domandato giovedì scorso al Papa una ragazza. Ecco la risposta:

        

“Mi sembra che la grande sfida del nostro tempo (…) sia il secolarismo: cioè un modo di vivere e di presentare il mondo come se Dio non esistesse (…) Quindi, il primo punto è conoscere Dio, conoscerlo sempre di più, riconoscere nella mia vita che Dio c’è, e che Dio c’entra. Il secondo punto (…) presenta la questione: quale Dio? Ci sono infatti tante immagini false di Dio, un Dio violento, ecc. La seconda questione quindi è: riconoscere il Dio che ci ha mostrato il suo volto in Gesù, che ha sofferto per noi, che ci ha amati fino alla morte e così ha vinto la violenza. (…) Solo così, la nostra vita diventa vera, autenticamente umana e così anche i criteri del vero umanesimo diventano presenti nella società”.

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Ricordiamo che domani mattina la nostra emittente trasmetterà in radiocronaca diretta la Santa Messa presieduta dal Papa con la benedizione delle palme e degli ulivi a partire dalle 9.30, con commenti in italiano, inglese, tedesco, francese, spagnolo e portoghese.

        

 

IL MESSAGGIO DEL PAPA PER LA SCOMPARSA DI MONS. PASQUALE MACCHI LETTO OGGI NEL DUOMO DI MILANO DURANTE I FUNERALI DEL PRESULE

 

Una vita ed un servizio che si intrecciano con la figura del cardinale Montini prima e di Papa Paolo VI poi, di cui fu segretario dal 1954 fino alla sua scomparsa nel 1978. E’ stata la lunga vita di mons. Pasquale Macchi, morto il 5 aprile scorso a Milano all’età di 82 anni e di cui sono stati celebrati questa mattina i funerali nel Duomo, presieduti dall’arcivescovo di Milano, il cardinale Dionigi Tettamanzi. Presenti fra gli altri il segretario della Conferenza episcopale italiana mons. Betori. Il servizio di Fabio Brenna:

 

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In apertura del rito il cardinale Attilio Nicora, varesino come lo scomparso, ha letto il messaggio personale, inviato da Papa Benedetto XVI in cui il Pontefice, ricordando il Prelato emerito di Loreto e il fedele segretario di Papa Paolo VI, ne sottolinea con gratitudine la profonda spiritualità, il generoso servizio episcopale e la devozione a Maria. Nell’omelia il cardinale Tettamanzi ha evidenziato i tratti caratteristici della figura di mons. Pasquale Macchi:

 

“Questo sacerdote, solido nella fede e generoso nella carità, è sempre rimasto ambrosiano, anche nel suo modo di vestire, da segretario del Papa e da vescovo. Questo mecenate di tanti artisti, questo umile e discreto benefattore di tanti poveri ed emarginati, questo tenace e deciso servitore della Santa Chiesa”.

 

Centrale e particolare fu il legame con Papa Paolo VI, durato un quarto di secolo in vita e continuato oltre la sua scomparsa per tenerne viva la memoria con tante iniziative:

 

“E’ stato un legame che chiede ancora di essere esplorato in tutti i suoi aspetti. Scrive il cardinale Carlo Maria Martini, nella lettera che mi ha inviato: ‘Soltanto con l’acribia degli studi storici sarà possibile ricostruire gli innumerevoli aiuti, suggerimenti e sussidi che il caro defunto ha offerto a Paolo VI fin da quando era arcivescovo di Milano e poi come Papa. E tutto questo sempre tenendosi nell’ombra, volendo che tutto risultasse a onore di Paolo VI e della Chiesa cattolica, cercando di nascondersi e di scomparire in ogni modo’.

 

Mons. Macchi viene considerato il rifondatore del Sacro Monte di Varese che grazie alla sua dedizione viene riportato agli antichi splendori e completamente ristrutturato in tempo per le celebrazioni del 400.mo anniversario di vita. E a Varese, nel pomeriggio, gli sarà tributato un altro omaggio con un rito presieduto dal cardinale Attilio Nicora.

 

Da Milano, per la Radio Vaticana, Fabio Brenna.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Prima pagina - "La generazione dei 'cuori nuovi' ": Domenica delle Palme 2006; Benedetto XVI con i giovani in Piazza San Pietro per celebrare la XXI Giornata mondiale della Gioventù.

 

Servizio vaticano - L'udienza del Papa alla Delegazione della Casa editrice "Znak".

 

Servizio estero - L'intervento della Santa Sede sul tema: "Il fenomeno delle migrazoni e lo sviluppo".  

Per la rubrica dell' "Atlante geopolitico" un articolo di Giuseppe Fiorentino dal titolo "Perù: il cruciale passaggio delle elezioni presidenziali".

 

Servizio culturale - Un articolo di Gaetano Vallini dal titolo "La banalità del male, l'ambiguità del bene": un libro su Sofia Kossak, la polacca antisemita che salvò migliaia di ebrei.

 

Servizio italiano - Elezioni: chiusa la campagna, si aprono le urne.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

8 aprile 2006

 

 

LA PARTECIPAZIONE DI BENEDETTO XVI AL DOLORE DEI GENITORI

 DEL PICCOLO TOMMASO, DI CUI  OGGI POMERIGGIO

SARANNO CELEBRATI A PARMA I FUNERALI 

- Intervista con don Giacomo Spini -

 

Si svolgeranno oggi pomeriggio alle 15.00 nel Duomo di Parma i funerali del piccolo Tommaso, barbaramente ucciso il mese scorso. Presiede il rito il vescovo della diocesi Cesare Bonicelli. Decine di migliaia le persone accorse a Parma da tutta Italia per dare l’estremo saluto a Tommaso e stringersi attorno ai suoi genitori. Anche Benedetto XVI ha espresso, in un telegramma a firma del cardinale segretario di Stato Angelo Sodano inviato a mons. Bonicelli, la sua viva partecipazione al dolore della mamma e del papà del bambino ricordando questa "innocente vita stroncata da inumana violenza". Benedetto XVI eleva la sua  preghiera al Signore perché accolga l'anima del piccolo e conforti i genitori e quanti ne piangono la tragica morte suscitando anche pentimento in quanti hanno perpetrato questo esecrando crimine. Ma su questa grande partecipazione ascoltiamo  don Giacomo Spini, il parroco che il 2 aprile dell’anno scorso aveva battezzato il bambino. L’intervista è di  Francesca Sabatinelli.

 

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R. – E’ una realtà sentita profondamente da tutti. C’è tanto sgomento, smarrimento, e allo stesso tempo mi sembra di cogliere anche tanto bisogno di luce, di uscire da questo buio che in qualche modo ha colpito tutti, particolarmente Tommaso e la sua famiglia. Ecco proprio questo desiderio di ritrovare la luce, probabilmente anche i valori veri della vita, credo sia proprio questo anche forse quello che si attendono i genitori stessi di Tommaso, che hanno pensato di scrivere sul ricordo di Tommaso: “Tu piccolo fiore estirpato hai fatto gridare a tal punto i nostri cuori che non potrà non nascere un’immensa distesa fiorita”. Certamente si è sentito questo strappo, questo fiore che è stato sradicato, ma allo stesso tempo questa speranza grande che possa nascere un’immensa distesa fiorita.

 

D. - Padre Giacomo come accompagnerà Tommaso in questo ultimo saluto?

 

R. - Certamente Tommaso non ha bisogno di preghiere, perché appunto lui è un angelo che sta presso Dio, lui è una luce, è un segno luminoso ormai. Siamo noi che abbiamo bisogno di pregare, siamo noi che abbiamo bisogno di stringerci anche attorno a questa famiglia con un grande abbraccio per questo papà, per questa mamma,  perché possano sentire una solidarietà vera, il calore della nostra amicizia e anche il calore derivante dalla preghiera.

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani, 9 aprile, Domenica delle Palme, la Liturgia ci presenta la Passione del Signore secondo l’evangelista Marco. Nel racconto è inserito l’episodio di una donna che a Betania versa unguento prezioso sul capo di Gesù suscitando lo sdegno dei presenti: l’unguento – dicono - si poteva vendere per darne il ricavato ai poveri. Ma Gesù dice:

 

«Lasciatela stare; perché le date fastidio? … Essa ha fatto ciò ch'era in suo potere, ungendo in anticipo il mio corpo per la sepoltura. In verità vi dico che dovunque, in tutto il mondo, sarà annunziato il vangelo, si racconterà pure in suo ricordo ciò che ella ha fatto».

 

Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:

 

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La Passione secondo Marco crea all’inizio una specie di cornice, affermando che i potenti vogliono prendere Cristo con l’inganno e Giuda Iscariota che va da loro offrendo la loro collaborazione per consegnarlo nelle loro mani. Qui si inserisce l’unzione di Betania. Una donna venuta con un vasetto di alabastro pieno di olio profumato di nardo genuino, rompe il vasetto e versa l’unguento sul capo di Cristo, in un gesto che ricorda l’unzione dei profeti dei sommi sacerdoti e dei re. Ma Cristo non è semplicemente un profeta che annuncia il messaggio di Dio: è la Buona Novella. Cristo non è un sommo sacerdote che dovrà offrire sacrifici per i peccati propri e altrui. Cristo offre se stesso come Agnello pasquale per la liberazione dell’umanità dalla schiavitù del peccato. Cristo è il Re che accogliendo l’odio, la violenza e la morte di tutte le donne e gli uomini, unisce l’umanità nell’amore del Padre.

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CHIESA E SOCIETA’

8 aprile 2006

 

 

LE QUESTIONI SOCIALI IN FRANCIA, TRA CUI LA LEGGE SUL CONTRATTO DI PRIMO

IMPIEGO E LE PROTESTE DEI GIOVANI CONTRO LA NORMA, HANNO DOMINATO L’ASSEMBLEA

PLENARIA DEI VESCOVI FRANCESI CONCLUSASI IERI A LOURDES

- A cura di Francesca Pierantozzi -

 

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LOURDES. = Come già quattro mesi fa, quando bruciavano le periferie, anche questa volta l’Assemblea plenaria dei vescovi francesi è stata dominata dalle questioni sociali e dall’attualità: il contratto di primo impiego e la lunga protesta che ha provocato e continua a provocare agitazioni, sono stati al centro della riflessione dei 116 vescovi riuniti a Lourdes. La Chiesa - si legge nel documento finale - misura la grave ansia e le sofferenze dei francesi, in particolare dei giovani, e intende contribuire a combatterla. L’arcivescovo di Bordeaux, cardinale Jean Pierre Ricard, presidente della Conferenza episcopale, ha denunciato le “pose elettorali” che gettano discredito sulla classe politica nella gestione sulla crisi del CPE, il contratto di primo impiego, in Francia. Attraverso questa contestazione - ha detto mons. Ricard – si percepisce ancora una volta il malessere dei giovani. Soltanto prendendo davvero in considerazione l’interesse generale - ha precisato - si possono affrontare le riforme che si riveleranno ineluttabili per la nostra società. La Chiesa, nel pieno rispetto per la laicità - ha concluso il porporato - è pronta a dare il proprio contributo. Durante l’assemblea, è stata affrontata anche la questione dei gruppi tradizionalisti: una questione che vuole essere affrontata, si legge nel documento, in uno spirito di comunione. Per questo, un gruppo di lavoro è stato incaricato di presentare un testo per l’assemblea episcopale di novembre.

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SENSIBILIZZARE L’OPINIONE PUBBLICA NELLA LOTTA CONTRO IL RAZZISMO

E LE DISCRIMINAZIONI NEI CONFRONTI DEGLI ZINGARI.

E’ L’OBIETTIVO DELL’ODIERNA GIORNATA INTERNAZIONALE DEI ROM

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

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ROMA. = Maggiore attenzione per il popolo degli zingari, il più discriminato d’Europa. E’ quanto chiede la Comunità di Sant’Egidio in occasione dell’odierna Giornata internazionale dei Rom. La Giornata, istituita nel 1990 per ricordare il primo Congresso internazionale dei Rom tenutosi a Londra l’8 aprile del 1971, intende sensibilizzare l’opinione pubblica nella lotta contro il razzismo nei confronti degli zingari. I Rom, termine che significa “uomo”, sono presenti in quasi tutti gli Stati membri dell’Unione Europea. Al suo interno, su una popolazione di oltre 446 milioni di persone, gli zingari sono quasi 9 milioni e la loro cultura è parte integrante della storia europea: i primi gruppi di zingari sono arrivati infatti nel continente, nel 1400. Provenivano dalla regione del Pakistan occidentale Sindh, da cui deriva il nome Sinti. Ma la loro storia è anche segnata da persecuzioni e pregiudizi. Il popolo zingaro è stato sconvolto, in particolare, dal dramma dell’Olocausto: si stima che siano stati sterminati almeno 500 mila zingari nei campi di concentramento e nelle fosse comuni nei Paesi occupati dai nazisti e dai loro alleati. Attualmente – si legge nella recente Risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione dei Rom nell’Unione – la comunità Rom continua a non essere considerata una minoranza etnica o nazionale nei Paesi europei e non gode dei diritti connessi a tale status. “La discriminazione e il razzismo – si legge ancora nel testo – restano un problema in tutto il Continente e costituiscono un ostacolo maggiore al pieno godimento dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali”. Su questo “vuoto” di garanzie politiche e di protezione civile, si sofferma anche il documento dello scorso 28 febbraio a cura del pontificio Consiglio della pastorale per i Migranti e gli Itineranti e intitolato: “Orientamenti per una pastorale degli Zingari”. Anche la Chiesa – si legge nel testo che affronta vari temi, tra cui quelli dell’evangelizzazione e dell’inculturazione - è chiamata ad operare affinché le decisioni degli organismi nazionali e internazionali in favore degli zingari trovino accoglienza presso le istanze locali. Le condizioni degli zingari – sottolinea infine il documento – stimolano la Chiesa ad una rinnovata azione pastorale per evitare la dispersione dei loro patrimonio religioso o una chiusura su se stessi.

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MIGLIAIA DI PERSONE HANNO PARTECIPATO, STAMANI, ALLA MARCIA DELLA PACE AL SANTUARIO DI NOSTRA SIGNORA DI ARÁNZAZU, NEL PAESE BASCO

 

ARANZAZU. = Grande partecipazione per la settima edizione della marcia della pace al Santuario di Nostra Signora di Aránzazu, nel Paese basco: almeno 6 mila persone hanno percorso, stamani, i 9 chilometri della marcia. “Il cammino verso la piena purificazione e la vera riconciliazione non è una tappa agevole”, ha scritto in una lettera in vista della marcia il vescovo di San Sebastian, mons. Juan Maria Uriarte Goiricelaya, dopo l’annuncio, da parte dell’ETA, di un cessate il fuoco permanente. Con grande entusiasmo del nostro popolo - aggiunge il presule - accogliamo questa notizia sperando che segni una rinuncia definitiva alla violenza. “Così – spiega mons. Uriarte – si porrà fine a tanta sofferenza accumulata e a tanto dolore”. Il vescovo definisce anche la marcia di Arantzazu come un “cammino duro e faticoso”, necessario per invocare la grazia di Gesù Cristo. Riferendosi ai credenti e ai non credenti, il presule lancia poi l’invito a pregare e ad impegnarsi responsabilmente per migliorare la società ancora troppo colpita dal dolore. L’auspicio per una piena pace e riconciliazione nel Paese basco è stato ribadito anche da Benedetto XVI durante l’udienza generale di mercoledì scorso. “Vi invito a pregare – aveva detto il Papa – perché tutti intensifichino i propri sforzi per consolidare gli orizzonti di pace che sembrano aprirsi nel Paese basco e in tutta la Spagna”. (S.C.)

 

 

ASSEGNATO AL FILM “DIRITTO DI FAMIGLIA” DEL REGISTA ARGENTINO DANIEL BURMAN

UN PREMIO SPECIALE A CONCLUSIONE DELLA V EDIZIONE

DELL’ALBA INTERNATIONAL FILM FESTIVAL

- A cura di Luca Pellegrini -

 

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ALBA. = Si è chiusa ieri sera la V edizione dell’Alba International Film Festival – Infinity, con la cerimonia di premiazione e l’assegnazione dei vari riconoscimenti, che hanno privilegiato opere di spessore, aperte alla dimensione umana sospesa tra solitudini, silenzi, amore e desiderio di trascendenza. Presente anche la giuria cattolica Signis. Una idea di cinema, una idea di uomo. Al Festival del Cinema di Alba sono uomini e idee a sorreggere proposte e riconoscimenti. E’ successo così anche quest’anno, nel corso della partecipata e applaudita cerimonia di premiazione. A fianco delle due giurie ufficiali, presente anche quella dell’organizzazione cattolica Signis, che ha scelto, tra gli undici film della competizione, due opere intense, assegnando un premio ed una menzione speciale. Il premio è stato attribuito a Derecho de familia – Diritto di famiglia, dell’argentino Daniel Burman. La motivazione della giuria fa riferimento all’Argentina di ieri e di oggi. Considerato come un Paese devastato da tragedie politiche, sociali ed economiche, ecco un film che unisce e non divide, che riconcilia persone e passati raccontando vita, amore, cammini condivisi. Tra le tante storie di generazioni e solitudini, quella raccontata da Daniel Burman è vicina alla sua gente e al suo popolo, ma anche a tutte le persone e famiglie che affrontano il loro futuro, ai padri che si riconoscono nei figli ed ai figli che tentano di farlo nei padri, di giorno in giorno e per tutta la durata dell’esistenza. Una commedia sociale e umana che, nella leggerezza narrativa, abbraccia appunto la vita, rappresentando il cuore e il calore della cultura porteña. Sentimenti veri, tradizioni rispettate, amore per la famiglia, voglia di futuro e il sorriso del piccolo Gastón, che racchiude tutta la bellezza del vivere, del ricevere e del donare amore. Menzione speciale, infine, a Kinamand del danese Henrik Ruben Genz. Nella vita del protagonista – recita la motivazione – si insinua un’inaspettata voglia di tenerezza rappresentata da una giovane cinese sposata per mera convenienza. Ma il matrimonio sfocia in un vero amore, riconosciuto nel momento di un tragico distacco. Nel rispetto delle culture e delle tradizioni, anche religiose, degli altri e dei più lontani, quello di Genz è un film sul futuro nostro e dell’Europa: un’opera di spessore, di poesia e di valori.

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24 ORE NEL MONDO

8 aprile 2006

 

- A cura di Andrea Cocco -

                            

 

Si è chiusa ieri a mezzanotte la campagna elettorale per le legislative italiane. Al termine di due mesi di forti polemiche, si è tenuto a Napoli il comizio finale della Casa delle libertà, e a Roma quello dell'Unione. Circa 47 milioni gli italiani chiamati alle urne. Ma la battaglia pre-elettorale ha fatto molto discutere anche all’estero. “Quella conclusasi oggi è una delle più aspre campagne mai conosciute in Italia dopo il 1948”, scrive il quotidiano francese Le Monde, mentre da Londra il Financial Times parla di competizione “scorretta” tra le due coalizioni. Il servizio di Giampiero Guadagni:

 

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Su un punto i due schieramenti sembrano d'accordo: col voto di domani non è in gioco solo un governo della Repubblica, quanto il futuro dell'Italia dei prossimi anni. Ma su come debba essere questo futuro il giudizio è diametralmente opposto. Almeno stando alle parole d'ordine della propaganda elettorale. La crescita economica passa dall'abbattimento delle tasse, ripete Berlusconi. Da uno Stato sociale più forte, replica Prodi. Per il presidente del Consiglio, l'Italia è al bivio, come nel 1948. Il leader dell'Unione promette un Paese più sereno e unito. In queste ore, si combatte anche la battaglia psicologica dei sondaggi, che per legge negli ultimi giorni non possono essere diffusi. Ognuno dei due poli si dice convinto di farcela, ma nessuno esclude la possibilità di un pareggio. E cioè una vittoria per uno al Senato e alla Camera. In questo caso, l'ipotesi più probabile sarebbe il ritorno alle urne. Ma in molti guardano anche al modello tedesco di grande coalizione, applicato dopo la striminzita vittoria di Angela Merkel sul cancelliere uscente Schroeder. Va ricordato che la nuova legge elettorale ha reintrodotto in Italia il sistema proporzionale, con premio di maggioranza e soglia di sbarramento, eliminando le preferenze. Alla coalizione che ha ottenuto più voti a livello nazionale vengono garantiti almeno 340 seggi. La parola passa dunque ai 47 milioni di italiani aventi diritto. Oltre 60 mila le sezioni allestite su tutto il territorio nazionale. Si vota domani dalle 8 alle 22, lunedì dalle 7 alle 15. Subito dopo i primi exit poll con le possibili  proiezioni. Intanto, hanno già votato gli italiani all'estero, che possono eleggere 6 senatori e 12 deputati. L'affluenza alle urne è stata del 42%. Un buon risultato considerando che era questa la prima prova con inevitabili difficoltà per la macchina organizzativa.

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E infuocata è stata anche la campagna elettorale che si è conclusa in Ungheria, dove domenica si vota per il rinnovo del Parlamento. Otto milioni i cittadini iscritti ai seggi elettorali. A contendersi la vittoria, il Partito socialista, attualmente al governo, e i conservatori dell’ex premier Orban. Il servizio di Giuseppe d’Amato:

 

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E’ il primo voto dopo l’adesione all’Unione Europea nel 2004. L’Ungheria sceglie la strada maestra che dovrebbe portarla tra quattro anni ad adottare l’euro se riuscirà ad entrare nei parametri di Maastricht. Tre partiti, tra i numerosi presentatisi, si contendono i 386 seggi parlamentari, che verranno assegnati in due tornate, la seconda il 23 aprile. Assai complesso il sistema elettorale misto magiaro. Le due maggiori formazioni sono il partito socialista del premier Gyurcsany e quello dei Cittadini di Viktor Orban. L’ago della bilancia dovrebbe però essere rappresentato dall’Alleanza dei liberi democratici se riuscirà a superare la barriera del 5% per entrare in Parlamento. I programmi economici dei due partiti maggiori sono divergenti. L’Ungheria è stata criticata dall’UE per l’eccessivo debito a fronte di una crescita del Pil sul 4%, con conseguente deprezzamento della moneta nazionale, il fiorino, del 5,7% in quattro mesi. Nei prossimi dieci anni da Bruxelles arriveranno ben 46 miliardi di euro per migliorare le infrastrutture.

 

Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.

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Sono quasi 17 milioni i peruviani chiamati domani alle urne per il rinnovo del Parlamento e l’elezione del presidente della Repubblica. I candidati per la successione dell’attuale capo di Stato, Alejandro Toledo, sono 20. I sondaggi danno per favorito il nazionalista Humala, ex ufficiale dell’esercito, la candidata di centro destra, Flores, e l’ex presidente social democratico, Garcia. Il servizio di Maurizio Salvi:

 

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Gli ultimi sondaggi non  contribuiscono a chiarire lo scenario elettorale. Gli analisti hanno però la sensazione  che la sorpresa del primo turno sarà proprio l’ex ufficiale dell’esercito peruviano che ha ritenuto opportuno proporsi come una sorta di  Hugo Chavez, presidente del Venezuela. Humala, secondo gli analisti, ha saputo cogliere la delusione e lo sconforto dell’elettorato per l’insistenza del governo uscente su un modello economico non liberale, che non ha funzionato negli anni Novanta in nessun Paese d’America Latina. Dati macroeconomici in ordine e bassa inflazione non riempiono il piatto della metà della popolazione, che è povera e che è disposta a votare per un candidato come antisistema, ma che in sostanza promette di ricostruire la giustizia sociale. Questo dovrebbe permettere domani ad Humala, di affermarsi, ma non di vincere con il 50 per cento più uno dei voti, per cui ci sarà bisogno di un ballottaggio tra un mese. E allora per lui, con la prevedibile alleanza dei suoi avversari, la strada verso il Palazzo presidenziale diventerà veramente in salita.

 

Dall’America Latina, Maurizio Salvi, Ansa, per la Radio Vaticana.

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Cresce la tensione in Nepal dove è stato imposto il coprifuoco in risposta alle manifestazioni contro il re Gyanendra, che 14 mesi fa ha deciso di assumere i  poteri assoluti. Nonostante la decisione dell’opposizione di cancellare le manifestazioni di oggi, la polizia ha aperto il fuoco contro alcuni dimostranti nella città di Pokhara, 200 km a est della capitale, uccidendone uno. Nove ribelli maoisti e tre militari sono invece morti a seguito di uno scontro a fuoco nel sud del Paese. Il servizio di Maria Grazia Coggiola:

 

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La polizia ha detto di sparare a vista a chiunque si trovi per strada. Sono state anche tagliate le comunicazioni telefoniche. L’agitazione di oggi avrebbe dovuto essere il momento culminante della protesta di quattro giorni indetta di sette partiti dell’opposizione, esautorati dal re Gyanendra un anno fa. Alle proteste hanno aderito anche i partiti comunisti, che sostengono la guerriglia maoista. Nonostante le critiche della comunità internazionale, che chiede il ripristino delle libertà democratiche, continuano le azioni repressive del governo. Un funzionario ha detto che sono stati arrestati oltre 700 attivisti politici, tra cui molti giornalisti. La tensione è alta non solo a Katmandu, ma anche nel resto del regno hymalayano, dove in questi giorni si sono intensificati gli attacchi dei ribelli. In violenti scontri tra l’esercito e i guerriglieri, la notte scorsa in due città meridionali, sono morte oltre 10 persone. I maoisti avrebbero assaltato anche una prigione e liberato un centinaio di prigionieri.

 

Per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.

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“Non cambieremo le nostre posizioni di fronte al ricatto dell’Occidente”. Così il premier palestinese, Ismail Haniya, ha risposto alla sospensione da parte di Stati Uniti e Unione Europea degli aiuti finanziari al governo guidato da Hamas. Washington e Bruxelles chiedono al movimento islamico di riconoscere Israele e rinunciare alla lotta armata. Proseguono intanto le violenze. In mattinata, un missile israeliano ha colpito una macchina nella Striscia di Gaza uccidendo due militanti delle Brigate dei Martiri di Al Aqsa. Ieri sera, a seguito di un altro raid,  aereo erano morti altri sei palestinesi tra cui una bambina di cinque anni.

 

 

Sale a tre il bilancio delle vittime dell’attentato kamikaze di questa mattina nel sud dell’Afghanistan. L’attacco, compiuto con un’ autobomba, è avvenuto nei pressi della base militare di Herat, dove risiedono il contingente italiano e spagnolo. L’attentato, rivendicato da un gruppo di talebani, ha causato la morte di un passante e di un militare oltre a quella dell’attentatore.  

 

 

Sei persone sono morte in Iraq a seguito di un attentato suicida di fronte a una moschea sciita nella città di Musayib, una settantina di chilometri a sud di Baghdad. L’esplosione segue di poche ore il triplice attacco contro la Moschea sciita di Bouratha a Bagdad, che ieri ha causato circa 90 morti. “I terroristi vogliono attizzare l’odio tra noi e i nostri fratelli sunniti”, ha detto il leader di uno dei principali partiti sciiti, mentre il segretario delle Nazioni Unite, Kofi Annan, punta il dito contro chi sfrutta le difficoltà nel processo di  formazione di un nuovo governo”.

 

 

Tredici ufficiali di dogana algerini sono stati uccisi ieri all’alba in un agguato nella regione desertica di Ghardaia, nel sud del Paese. L’attentato, secondo il Quotidien d’Oran, è opera di un commando appartenente al Gruppo salafista per la predicazione e il combattimento (GSPC). Simbolica la data scelta dal gruppo integralista per colpire. L’otto aprile di un anno fa, il presidente algerino Bouteflika presentava una carta per la riconciliazione nazionale dopo la guerra civile, che dal 1992 ha fatto oltre 200 mila vittime.

 

 

Almeno 4000 persone sono recluse da due anni nelle carceri di Haiti, senza capi di imputazione o in attesa di giudizio. A denunciarlo è stato il capo della missione ONU sull’isola, Thierry Fagart, che esorta il governo del neo eletto presidente René Preval a disporre il rilascio immediato dei non incriminati. Tra i reclusi, figurerebbero anche diverse personalità dell’ex governo guidato dal presidente Aristide, fuggito nel 2004 dal Paese. Nella rosa dei nomi illustri, l’ex-primo ministro Yvon Neptune e l’ex ministro degli Interni, Jocelerme Privert, accusati di responsabilità nelle violenze che precedettero e seguirono l’uscita di scena di Aristide.

 

 

E’ salito a 94 il bilancio delle vittime del naufragio avvenuto giovedì a pochi metri dal porto di Gibuti. Secondo fonti ufficiali del governo di Gibuti, i soccorritori hanno ripescato altri 22 corpi. L’imbarcazione di legno sarebbe affondata a pochi metri dalla banchina subito dopo essersene staccata. A bordo almeno 250 persone, tutti pellegrini musulmani che si recavano a Tadjourah, nel nord del Paese, per una cerimonia religiosa. A causare l’incidente è stato molto probabilmente il sovraccarico della barca pensata per non più di 120 passeggeri.

 

 

 

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