RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n.
98 - Testo della trasmissione di sabato 8 aprile 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Il Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik
CHIESA E SOCIETA’:
Conclusasi ieri a Lourdes l’Assemblea plenaria dei
vescovi francesi
Chiusa
la campagna elettorale in Italia: si vota domani e lunedì. Elezioni domani
anche in Ungheria e Perù
Cresce
la tensione in Nepal, dove dall’alba è stato imposto il coprifuoco
8
aprile 2006
UN
VALIDO CONTRIBUTO ALLA FORMAZIONE DEL VOLTO SPIRITUALE DI CRACOVIA,
DELLA POLONIA E DELLA CHIESA:
L’APPREZZAMENTO DI BENEDETTO XVI
PER IL LAVORO DELLA CASA EDITRICE
POLACCA ZNAK,
ESPRESSO ALLA DELEGAZIONE
RICEVUTA STAMANE
- Il servizio di Fausta Speranza -
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Non solo
attività connessa alla pubblicazione di libri, ma promozione della cultura cristiana intesa in
senso largo, e anche opere caritative: nel ricordare l’impegno di quello che
definisce “l’ambiente che da anni esiste intorno alla Casa Editrice ZNAK” di
Cracovia, il Papa ringrazia per la pubblicazione in lingua polacca dei suoi
libri, in particolare per “l’accuratezza” con la quale i testi sono stati
preparati per la stampa. Benedetto XVI sottolinea poi che la visita a Roma è
fatta in occasione dell’anniversario della morte di Giovanni Paolo II, che,
come sempre, ricorda come il suo “grande predecessore”. Afferma che già come
vescovo di Cracovia aveva avuto per la ZNAK particolare sollecitudine.
Aggiungendo che “è rimasto fedele a quest’ambiente anche quando la Provvidenza
Divina l’ha chiamato alla Sede di Pietro”. E poi sottolinea una scelta
importante di Giovanni Paolo II di carattere più generale: “Ha sempre
apprezzato – dice - l’attiva partecipazione dei laici alla vita della Chiesa e
ha sorretto le loro opportune iniziative”. Non è stato un caso, dunque, - afferma Benedetto XVI – se
Giovanni Paolo II affidò appunto alla
Casa Editrice il suo ultimo libro intitolato ‘Memoria e identità’. E sottolinea
la “riconoscenza” con cui accolse le prime copie quando era ricoverato nel
Policlinico Gemelli, poco prima della sua dipartita per la casa del Padre. E,
dunque, Benedetto XVI chiede di “rimanere fedeli a Cristo e alla Chiesa”. “Non
si spenga – dice - il vostro zelo nel propagare la cultura basata sui valori
eterni!”
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IL PAPA IN POLONIA DAL 25 AL 28 MAGGIO. SEI LE
TAPPE DEL VIAGGIO: VARSAVIA,
CZESTOCHOWA,
CRACOVIA, WADOWICE, KALWARIA ZEBRZYDOWSKA, AUSCHWITZ
Il
direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Joaquín Navarro-Valls, ha
confermato oggi che il Papa compirà un viaggio apostolico in Polonia dal 25 al
28 maggio prossimi. Si tratta del secondo viaggio fuori dall’Italia di
Benedetto XVI dopo quello dell’agosto dell’anno scorso in Germania per la
Giornata Mondiale della Gioventù. Il servizio di Sergio Centofanti.
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Saranno
sei le tappe del viaggio del Papa in Polonia: partirà giovedì mattina 25 maggio
dall’aeroporto di Fiumicino per Varsavia, la capitale. Il giorno dopo si
recherà a Czestochowa, sede del celebre
santuario della Madonna Nera di Jasna Gora, e quindi a Cracovia, dove Karol
Wojtyla fu arcivescovo. Sabato 27 maggio Benedetto XVI sarà a Wadowice, città
natale di Giovanni Paolo II, e poi nella
vicina Kalwaria Zebrzydowska, sede di un altro santuario mariano noto per la
sua ''via crucis'', e dove il piccolo Karol Wojtyla si recava in pellegrinaggio. Domenica 28 maggio il Papa
farà visita al campo di sterminio nazista di Auschwitz. In serata il rientro a
Roma-Ciampino con partenza dall’aeroporto di Cracovia. Del viaggio aveva già
parlato lo stesso Benedetto XVI il 3 marzo scorso durante la sua visita alla
Radio Vaticana. Riascoltiamo quanto aveva detto ai redattori del Programma
polacco:
“In maggio andrò in Polonia. Sono molto felice di
entrare nel Paese del grande e amato Papa, Giovanni Paolo II. Conosco Wadowice,
il Paese dove è nato, e adesso ritornare in questi luoghi, rinnovare il ricordo
di questa grande figura, di vedere il popolo polacco, che in tempi difficili ha
dimostrato una forza di fede, esempio per tutta l’Europa ed esempio per tutti,
per me è una grande gioia”.
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IN UDIENZA DAL PAPA IL PRESIDENTE DEL TOGO E IL
FIGLIO
DELL’ULTIMO IMPERATORE AUSTRIACO
Il Santo
Padre questa mattina ha ricevuto in successive udienze: il presidente della
Repubblica del Togo, Faure Essozimna
Gnassingbe, con il seguito; il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della
Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli; Sua Altezza
Imperiale e Reale l’arciduca Otto d’Austria, figlio dell’ultimo Imperatore
austriaco Carlo d’Austria, beatificato
da Giovanni Paolo II nel 2004.
Il Papa
riceverà questo pomeriggio il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della
Congregazione per i Vescovi.
RINUNCIA E NOMINE
Il Santo Padre ha nominato vescovo ausiliare della
diocesi di Karaganda (Kazakhstan) il padre Athanasius Schneider, dell’Ordine
dei Canonici Regolari della Santa Croce, finora Cancelliere della Curia
diocesana della medesima circoscrizione ecclesiastica, assegnandogli la sede
titolare vescovile di Celerina.
Ha nominato vescovo di Campeche (Messico), mons.
Ramón Castro Castro, finora vescovo
titolare di Suelli ed ausiliare dell’arcidiocesi di Yucatán.
Accettando
la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Autun (Francia), presentata
da mons. Raymond Séguy, in conformità al canone 401 § 1 del Codice di Diritto
Canonico, ha nominato al suo posto mons. Benoît Rivière, finora vescovo
Ausiliare di Marseille.
Sempre stamane,
Benedetto XVI ha nominato membri della Pontificia
Commissione «Ecclesia Dei» i cardinali: William Joseph Levada, prefetto della
Congregazione per la Dottrina della Fede; Jean‑Pierre Ricard, arcivescovo
di Bordeaux (Francia); Antonio Cañizares Llovera, arcivescovo di Toledo
(Spagna).
CONCESSA DAL PAPA LA COMUNIONE ECCLESIASTICA
RICHIESTA
DA SUA BEATITUDINE ANTONIOS NAGUIB
In data
di ieri 7 aprile, il Santo Padre ha concesso la comunione ecclesiastica
richiestaGli da Sua Beatitudine Antonios Naguib, canonicamente eletto il 30
marzo 2006 Patriarca di Alessandria dei Copti Cattolici nel Sinodo dei Vescovi
della Chiesa Copta Cattolica.
SOLENNE MESSA DI
BENEDETTO XVI, DOMANI IN PIAZZA SAN PIETRO,
PER LA DOMENICA DELLE PALME E LA
CELEBRAZIONE
DELLA XXI GMG A LIVELLO DIOCESANO
Domenica delle Palme e,
in concomitanza, la celebrazione a livello diocesano della XXI Giornata
mondiale della gioventù: l’evento liturgico e quello giovanile saranno al
centro della solenne Messa d’inizio della Settimana Santa, che Benedetto XVI
presiederà domani mattina in Piazza San Pietro a partire dalle 9.30. La
liturgia propone la tradizionale lettura della Passio, quest’anno tratta dal vangelo di Marco, e prima ancora la
benedizione degli ulivi, donati dalla regione Puglia. In tutto il mondo,
intanto, le diocesi si preparano a vivere la propria GMG diocesana, con il
cuore tra i ricordi di Colonia 2005 e le aspettative per Sydney 2008. Il
servizio di Alessandro De Carolis.
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Lo
sguardo è a Sydney, fra poco più di due anni, quando a centinaia di migliaia i
ragazzi e le ragazze di mezzo mondo “emigreranno” col Papa per portare anche in
Australia il clima unico delle GMG. Ma di qui a quell’appuntamento c’è un
cammino da compiere a tappe, scandite dallo studio, dalla formazione personale,
dall’impegno comunitario. Un percorso di crescita sostenuto dall’insegnamento
del Papa, che giovedì scorso, nell’incontro con i giovani romani in Piazza San
Pietro, come un maestro di fede ha dato voce alle esortazioni in precedenza
messe per iscritto nel suo Messaggio per la XXI Giornata mondiale della
gioventù 2006, che si celebra domani a livello diocesano.
Essere cristiani
significa scoprire la felicità in un cammino esigente, afferma in sostanza
Benedetto XVI nel suo messaggio. L’amore alla Chiesa, alla Parola di verità di
Dio, è un percorso di luce che permette ai giovani di non identificare la
naturale ansia di libertà presente in ciascuno con le “illusioni di ideologie
aberranti”, ma di scoprire che “costruire la vita su Cristo” è garanzia di una
libertà precisa: quella diretta “verso il bene”. Tuttavia, ha ribadito il Papa
nel grande incontro di due giorni fa, questa strada non si percorre senza
impegno:
“Sappiamo tutti che per arrivare ad un traguardo nello sport e nella
professione ci vogliono disciplina e rinunce, ma poi tutto questo è coronato dal
successo, dall’aver raggiunto una meta auspicabile. Così anche la vita stessa,
cioè il divenire uomini secondo il disegno di Gesù, esige rinunce; esse però
non sono una cosa negativa, al contrario aiutano a vivere da uomini con un
cuore nuovo, a vivere una vita veramente umana e felice. Poiché esiste una
cultura consumistica che vuole impedirci di vivere secondo il disegno del
Creatore, noi dobbiamo avere il coraggio di creare isole, oasi, e poi grandi
terreni di cultura cattolica, nei quali si vive il disegno del Creatore”.
A Roma è in corso, e
terminerà domani, l’incontro mondiale con i responsabili delle GMG, che domani
saranno in Piazza San Pietro alla Messa presieduta da Benedetto XVI.
L’arcivescovo Stanislaw Rilko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici,
ricorda come sin dalle prime ore del suo ministero pontificio, il Papa abbia
impostato il suo dialogo con i giovani mettendo in luce soprattutto la bellezza
del cristianesimo, che non reprime o frustra le aspirazioni di un ragazzo o di
una ragazza ma aiuta a realizzarle:
“Nel discorso di
inaugurazione del suo pontificato, Benedetto XVI ha voluto rivolgersi
direttamente ai giovani con un appello accorato: ‘Cristo non toglie niente e
dona tutto. Chi si dona a lui, riceve il centuplo’ (...) A Colonia, ribadiva
con insistenza: ‘Spalancate il vostro cuore a Dio! Lasciatevi sorprendere da
Cristo! Concedetegli il diritto di parlarvi’ (…) E’ un messaggio importante che
i giovani hanno accolto con grande entusiasmo”.
Su questo entusiasmo
Benedetto XVI conta perché, come ha scritto nel suo Messaggio, sorga “una nuova
generazione di apostoli”, capaci “di rispondere alle sfide del nostro tempo e
pronti a diffondere dappertutto il Vangelo”. “Ma come sogna che siano questi
nuovi apostoli?”, ha domandato giovedì scorso al Papa una ragazza. Ecco la
risposta:
“Mi sembra che la grande sfida del nostro tempo (…)
sia il secolarismo: cioè un modo di vivere e di presentare il mondo come se Dio
non esistesse (…) Quindi, il primo punto è conoscere Dio, conoscerlo sempre di
più, riconoscere nella mia vita che Dio c’è, e che Dio c’entra. Il secondo
punto (…) presenta la questione: quale Dio? Ci sono infatti tante immagini
false di Dio, un Dio violento, ecc. La seconda questione quindi è: riconoscere
il Dio che ci ha mostrato il suo volto in Gesù, che ha sofferto per noi, che ci
ha amati fino alla morte e così ha vinto la violenza. (…) Solo così, la nostra
vita diventa vera, autenticamente umana e così anche i criteri del vero
umanesimo diventano presenti nella società”.
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Ricordiamo che domani mattina la nostra emittente
trasmetterà in radiocronaca diretta la Santa Messa presieduta dal Papa con la
benedizione delle palme e degli ulivi a partire dalle 9.30, con commenti in
italiano, inglese, tedesco, francese, spagnolo e portoghese.
IL MESSAGGIO DEL PAPA PER LA SCOMPARSA DI MONS.
PASQUALE MACCHI LETTO OGGI NEL DUOMO DI MILANO DURANTE I FUNERALI DEL PRESULE
Una vita
ed un servizio che si intrecciano con la figura del cardinale Montini prima e
di Papa Paolo VI poi, di cui fu segretario dal 1954 fino alla sua scomparsa nel
1978. E’ stata la lunga vita di mons. Pasquale Macchi, morto il 5 aprile scorso
a Milano all’età di 82 anni e di cui sono stati celebrati questa mattina i
funerali nel Duomo, presieduti dall’arcivescovo di Milano, il cardinale Dionigi
Tettamanzi. Presenti fra gli altri il segretario della Conferenza episcopale
italiana mons. Betori. Il servizio di Fabio Brenna:
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In
apertura del rito il cardinale Attilio Nicora, varesino come lo scomparso, ha
letto il messaggio personale, inviato da Papa Benedetto XVI in cui il
Pontefice, ricordando il Prelato emerito di Loreto e il fedele segretario di
Papa Paolo VI, ne sottolinea con gratitudine la profonda spiritualità, il
generoso servizio episcopale e la devozione a Maria. Nell’omelia il cardinale
Tettamanzi ha evidenziato i tratti caratteristici della figura di mons.
Pasquale Macchi:
“Questo
sacerdote, solido nella fede e generoso nella carità, è sempre rimasto
ambrosiano, anche nel suo modo di vestire, da segretario del Papa e da vescovo.
Questo mecenate di tanti artisti, questo umile e discreto benefattore di tanti
poveri ed emarginati, questo tenace e deciso servitore della Santa Chiesa”.
Centrale
e particolare fu il legame con Papa Paolo VI, durato un quarto di secolo in
vita e continuato oltre la sua scomparsa per tenerne viva la memoria con tante
iniziative:
“E’
stato un legame che chiede ancora di essere esplorato in tutti i suoi aspetti.
Scrive il cardinale Carlo Maria Martini, nella lettera che mi ha inviato:
‘Soltanto con l’acribia degli studi storici sarà possibile ricostruire gli
innumerevoli aiuti, suggerimenti e sussidi che il caro defunto ha offerto a
Paolo VI fin da quando era arcivescovo di Milano e poi come Papa. E tutto questo
sempre tenendosi nell’ombra, volendo che tutto risultasse a onore di Paolo VI e
della Chiesa cattolica, cercando di nascondersi e di scomparire in ogni modo’.
Mons.
Macchi viene considerato il rifondatore del Sacro Monte di Varese che grazie
alla sua dedizione viene riportato agli antichi splendori e completamente
ristrutturato in tempo per le celebrazioni del 400.mo anniversario di vita. E a
Varese, nel pomeriggio, gli sarà tributato un altro omaggio con un rito
presieduto dal cardinale Attilio Nicora.
Da
Milano, per la Radio Vaticana, Fabio Brenna.
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OGGI SU
“L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima pagina - "La generazione dei 'cuori
nuovi' ": Domenica delle Palme 2006; Benedetto XVI con i giovani in Piazza
San Pietro per celebrare la XXI Giornata mondiale della Gioventù.
Servizio vaticano - L'udienza del Papa alla
Delegazione della Casa editrice "Znak".
Servizio estero - L'intervento della Santa Sede sul
tema: "Il fenomeno delle migrazoni e lo sviluppo".
Per la rubrica dell' "Atlante
geopolitico" un articolo di Giuseppe Fiorentino dal titolo "Perù: il
cruciale passaggio delle elezioni presidenziali".
Servizio culturale - Un articolo di Gaetano Vallini
dal titolo "La banalità del male, l'ambiguità del bene": un libro su
Sofia Kossak, la polacca antisemita che salvò migliaia di ebrei.
Servizio italiano - Elezioni: chiusa la campagna,
si aprono le urne.
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8
aprile 2006
LA PARTECIPAZIONE DI BENEDETTO XVI AL DOLORE DEI
GENITORI
DEL PICCOLO
TOMMASO, DI CUI OGGI POMERIGGIO
SARANNO CELEBRATI A PARMA I FUNERALI
- Intervista con don Giacomo Spini -
Si
svolgeranno oggi pomeriggio alle 15.00 nel Duomo di Parma i funerali del
piccolo Tommaso, barbaramente ucciso il mese scorso. Presiede il rito il
vescovo della diocesi Cesare Bonicelli. Decine di
migliaia le persone accorse a Parma da tutta Italia per dare l’estremo saluto a
Tommaso e stringersi attorno ai suoi genitori. Anche Benedetto XVI ha espresso,
in un telegramma a firma del cardinale segretario di Stato Angelo Sodano
inviato a mons. Bonicelli, la sua viva partecipazione al dolore della mamma e
del papà del bambino ricordando questa "innocente vita stroncata da
inumana violenza". Benedetto XVI eleva la sua preghiera al Signore perché accolga l'anima
del piccolo e conforti i genitori e quanti ne piangono la tragica morte
suscitando anche pentimento in quanti hanno perpetrato questo esecrando
crimine. Ma su questa grande partecipazione
ascoltiamo don Giacomo Spini, il parroco
che il 2 aprile dell’anno scorso aveva battezzato il bambino. L’intervista è
di Francesca Sabatinelli.
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R. – E’
una realtà sentita profondamente da tutti. C’è tanto sgomento, smarrimento, e
allo stesso tempo mi sembra di cogliere anche tanto bisogno di luce, di uscire
da questo buio che in qualche modo ha colpito tutti, particolarmente Tommaso e
la sua famiglia. Ecco proprio questo desiderio di ritrovare la luce,
probabilmente anche i valori veri della vita, credo sia proprio questo anche
forse quello che si attendono i genitori stessi di Tommaso, che hanno pensato
di scrivere sul ricordo di Tommaso: “Tu piccolo fiore estirpato hai fatto
gridare a tal punto i nostri cuori che non potrà non nascere un’immensa distesa
fiorita”. Certamente si è sentito questo strappo, questo fiore che è stato
sradicato, ma allo stesso tempo questa speranza grande che possa nascere
un’immensa distesa fiorita.
D. -
Padre Giacomo come accompagnerà Tommaso in questo ultimo saluto?
R. -
Certamente Tommaso non ha bisogno di preghiere, perché appunto lui è un angelo
che sta presso Dio, lui è una luce, è un segno luminoso ormai. Siamo noi che
abbiamo bisogno di pregare, siamo noi che abbiamo bisogno di stringerci anche
attorno a questa famiglia con un grande abbraccio per questo papà, per questa
mamma, perché possano sentire una
solidarietà vera, il calore della nostra amicizia e anche il calore derivante
dalla preghiera.
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Domani, 9 aprile,
Domenica delle Palme, la Liturgia ci presenta la Passione del Signore secondo
l’evangelista Marco. Nel racconto è inserito l’episodio di una donna che a Betania
versa unguento prezioso sul capo di Gesù suscitando lo sdegno dei presenti:
l’unguento – dicono - si poteva vendere per darne il ricavato ai poveri. Ma
Gesù dice:
«Lasciatela stare; perché le date fastidio? … Essa
ha fatto ciò ch'era in suo potere, ungendo in anticipo il mio corpo per la
sepoltura. In verità vi dico che dovunque, in tutto il mondo, sarà annunziato
il vangelo, si racconterà pure in suo ricordo ciò che ella ha fatto».
Su
questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko
Ivan Rupnik:
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La
Passione secondo Marco crea all’inizio una specie di cornice, affermando che i
potenti vogliono prendere Cristo con l’inganno e Giuda Iscariota che va da loro
offrendo la loro collaborazione per consegnarlo nelle loro mani. Qui si
inserisce l’unzione di Betania. Una donna venuta con un vasetto di alabastro
pieno di olio profumato di nardo genuino, rompe il vasetto e versa l’unguento
sul capo di Cristo, in un gesto che ricorda l’unzione dei profeti dei sommi sacerdoti
e dei re. Ma Cristo non è semplicemente un profeta che annuncia il messaggio di
Dio: è la Buona Novella. Cristo non è un sommo sacerdote che dovrà offrire
sacrifici per i peccati propri e altrui. Cristo offre se stesso come Agnello
pasquale per la liberazione dell’umanità dalla schiavitù del peccato. Cristo è
il Re che accogliendo l’odio, la violenza e la morte di tutte le donne e gli
uomini, unisce l’umanità nell’amore del Padre.
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8 aprile 2006
LE QUESTIONI SOCIALI IN FRANCIA,
TRA CUI LA LEGGE SUL CONTRATTO DI PRIMO
IMPIEGO E LE PROTESTE DEI GIOVANI
CONTRO LA NORMA, HANNO DOMINATO L’ASSEMBLEA
PLENARIA DEI VESCOVI FRANCESI
CONCLUSASI IERI A LOURDES
- A cura di Francesca Pierantozzi
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LOURDES. = Come già quattro mesi
fa, quando bruciavano le periferie, anche questa volta l’Assemblea plenaria dei
vescovi francesi è stata dominata dalle questioni sociali e dall’attualità: il
contratto di primo impiego e la lunga protesta che ha provocato e continua a
provocare agitazioni, sono stati al centro della riflessione dei 116 vescovi
riuniti a Lourdes. La Chiesa - si legge nel documento finale - misura la grave
ansia e le sofferenze dei francesi, in particolare dei giovani, e intende
contribuire a combatterla. L’arcivescovo di Bordeaux, cardinale Jean Pierre
Ricard, presidente della Conferenza episcopale, ha denunciato le “pose
elettorali” che gettano discredito sulla classe politica nella gestione sulla
crisi del CPE, il contratto di primo impiego, in Francia. Attraverso questa
contestazione - ha detto mons. Ricard – si percepisce ancora una volta il
malessere dei giovani. Soltanto prendendo davvero in considerazione l’interesse
generale - ha precisato - si possono affrontare le riforme che si riveleranno
ineluttabili per la nostra società. La Chiesa, nel pieno rispetto per la
laicità - ha concluso il porporato - è pronta a dare il proprio contributo.
Durante l’assemblea, è stata affrontata anche la questione dei gruppi
tradizionalisti: una questione che vuole essere affrontata, si legge nel
documento, in uno spirito di comunione. Per questo, un gruppo di lavoro è stato
incaricato di presentare un testo per l’assemblea episcopale di novembre.
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- A cura di Amedeo Lomonaco -
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MIGLIAIA DI PERSONE HANNO PARTECIPATO, STAMANI, ALLA MARCIA
DELLA PACE AL SANTUARIO DI NOSTRA SIGNORA DI ARÁNZAZU, NEL PAESE BASCO
ARANZAZU. = Grande partecipazione per la settima edizione
della marcia della pace al Santuario di Nostra Signora di Aránzazu, nel Paese basco: almeno 6 mila persone hanno
percorso, stamani, i 9 chilometri della marcia. “Il cammino verso la piena
purificazione e la vera riconciliazione non è una tappa agevole”, ha scritto in
una lettera in vista della marcia il vescovo di San Sebastian, mons. Juan Maria
Uriarte Goiricelaya, dopo l’annuncio, da parte dell’ETA, di un cessate il fuoco
permanente. Con grande entusiasmo del nostro popolo - aggiunge il presule -
accogliamo questa notizia sperando che segni una rinuncia definitiva alla violenza.
“Così – spiega mons. Uriarte – si porrà fine a tanta sofferenza accumulata e a
tanto dolore”. Il vescovo definisce anche la marcia di Arantzazu come un
“cammino duro e faticoso”, necessario per invocare la grazia di Gesù Cristo.
Riferendosi ai credenti e ai non credenti, il presule lancia poi l’invito a
pregare e ad impegnarsi responsabilmente per migliorare la società ancora
troppo colpita dal dolore. L’auspicio per una piena pace e riconciliazione nel
Paese basco è stato ribadito anche da Benedetto XVI durante l’udienza generale
di mercoledì scorso. “Vi invito a pregare – aveva detto il Papa – perché tutti
intensifichino i propri sforzi per consolidare gli orizzonti di pace che
sembrano aprirsi nel Paese basco e in tutta la Spagna”. (S.C.)
ASSEGNATO AL FILM “DIRITTO DI FAMIGLIA” DEL REGISTA
ARGENTINO DANIEL BURMAN
UN
PREMIO SPECIALE A CONCLUSIONE DELLA V EDIZIONE
DELL’ALBA
INTERNATIONAL FILM FESTIVAL
- A cura di Luca Pellegrini -
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ALBA. = Si è chiusa ieri sera la V
edizione dell’Alba International Film Festival – Infinity, con la cerimonia di
premiazione e l’assegnazione dei vari riconoscimenti, che hanno privilegiato
opere di spessore, aperte alla dimensione umana sospesa tra solitudini,
silenzi, amore e desiderio di trascendenza. Presente anche la giuria cattolica
Signis. Una idea di cinema, una idea di uomo. Al Festival del Cinema di Alba
sono uomini e idee a sorreggere proposte e riconoscimenti. E’ successo così
anche quest’anno, nel corso della partecipata e applaudita cerimonia di
premiazione. A fianco delle due giurie ufficiali, presente anche quella
dell’organizzazione cattolica Signis, che ha scelto, tra gli undici film della
competizione, due opere intense, assegnando un premio ed una menzione speciale.
Il premio è stato attribuito a Derecho de familia – Diritto di famiglia,
dell’argentino Daniel Burman. La motivazione della giuria fa riferimento
all’Argentina di ieri e di oggi. Considerato come un Paese devastato da
tragedie politiche, sociali ed economiche, ecco un film che unisce e non
divide, che riconcilia persone e passati raccontando vita, amore, cammini
condivisi. Tra le tante storie di generazioni e solitudini, quella raccontata
da Daniel Burman è vicina alla sua gente e al suo popolo, ma anche a tutte le
persone e famiglie che affrontano il loro futuro, ai padri che si riconoscono
nei figli ed ai figli che tentano di farlo nei padri, di giorno in giorno e per
tutta la durata dell’esistenza. Una commedia sociale e umana che, nella
leggerezza narrativa, abbraccia appunto la vita, rappresentando il cuore e il
calore della cultura porteña. Sentimenti veri, tradizioni rispettate,
amore per la famiglia, voglia di futuro e il sorriso del piccolo Gastón, che
racchiude tutta la bellezza del vivere, del ricevere e del donare amore.
Menzione speciale, infine, a Kinamand del danese Henrik Ruben Genz.
Nella vita del protagonista – recita la motivazione – si insinua un’inaspettata
voglia di tenerezza rappresentata da una giovane cinese sposata per mera
convenienza. Ma il matrimonio sfocia in un vero amore, riconosciuto nel momento
di un tragico distacco. Nel rispetto delle culture e delle tradizioni, anche
religiose, degli altri e dei più lontani, quello di Genz è un film sul futuro
nostro e dell’Europa: un’opera di spessore, di poesia e di valori.
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8 aprile 2006
- A cura di Andrea Cocco -
Si è
chiusa ieri a mezzanotte la campagna elettorale per le legislative italiane. Al
termine di due mesi di forti polemiche, si è tenuto a Napoli il comizio finale
della Casa delle libertà, e a Roma quello dell'Unione. Circa 47 milioni gli
italiani chiamati alle urne. Ma la battaglia pre-elettorale ha fatto molto
discutere anche all’estero. “Quella conclusasi oggi è una delle più aspre
campagne mai conosciute in Italia dopo il 1948”, scrive il quotidiano francese
Le Monde, mentre da Londra il Financial Times parla di competizione “scorretta”
tra le due coalizioni. Il servizio di Giampiero Guadagni:
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Su un punto i due schieramenti
sembrano d'accordo: col voto di domani non è in gioco solo un governo della
Repubblica, quanto il futuro dell'Italia dei prossimi anni. Ma su come debba
essere questo futuro il giudizio è diametralmente opposto. Almeno stando alle
parole d'ordine della propaganda elettorale. La crescita economica passa
dall'abbattimento delle tasse, ripete Berlusconi. Da uno Stato sociale più
forte, replica Prodi. Per il presidente del Consiglio, l'Italia è al bivio,
come nel 1948. Il leader dell'Unione promette un Paese più sereno e unito. In
queste ore, si combatte anche la battaglia psicologica dei sondaggi, che per
legge negli ultimi giorni non possono essere diffusi. Ognuno dei due poli si dice
convinto di farcela, ma nessuno esclude la possibilità di un pareggio. E cioè
una vittoria per uno al Senato e alla Camera. In questo caso, l'ipotesi più
probabile sarebbe il ritorno alle urne. Ma in molti guardano anche al modello
tedesco di grande coalizione, applicato dopo la striminzita vittoria di Angela
Merkel sul cancelliere uscente Schroeder. Va ricordato che la nuova legge
elettorale ha reintrodotto in Italia il sistema proporzionale, con premio di
maggioranza e soglia di sbarramento, eliminando le preferenze. Alla coalizione
che ha ottenuto più voti a livello nazionale vengono garantiti almeno 340
seggi. La parola passa dunque ai 47 milioni di italiani aventi diritto. Oltre
60 mila le sezioni allestite su tutto il territorio nazionale. Si vota domani
dalle 8 alle 22, lunedì dalle 7 alle 15. Subito dopo i primi exit poll con le
possibili proiezioni. Intanto, hanno già
votato gli italiani all'estero, che possono eleggere 6 senatori e 12 deputati.
L'affluenza alle urne è stata del 42%. Un buon risultato considerando che era
questa la prima prova con inevitabili difficoltà per la macchina organizzativa.
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E
infuocata è stata anche la campagna elettorale che si è conclusa in Ungheria,
dove domenica si vota per il rinnovo del Parlamento. Otto milioni i cittadini
iscritti ai seggi elettorali. A contendersi la vittoria, il Partito socialista,
attualmente al governo, e i conservatori dell’ex premier Orban. Il servizio di
Giuseppe d’Amato:
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E’ il primo voto dopo l’adesione
all’Unione Europea nel 2004. L’Ungheria sceglie la strada maestra che dovrebbe
portarla tra quattro anni ad adottare l’euro se riuscirà ad entrare nei
parametri di Maastricht. Tre partiti, tra i numerosi presentatisi, si
contendono i 386 seggi parlamentari, che verranno assegnati in due tornate, la
seconda il 23 aprile. Assai complesso il sistema elettorale misto magiaro. Le
due maggiori formazioni sono il partito socialista del premier Gyurcsany e
quello dei Cittadini di Viktor Orban. L’ago della bilancia dovrebbe però essere
rappresentato dall’Alleanza dei liberi democratici se riuscirà a superare la
barriera del 5% per entrare in Parlamento. I programmi economici dei due
partiti maggiori sono divergenti. L’Ungheria è stata criticata dall’UE per
l’eccessivo debito a fronte di una crescita del Pil sul 4%, con conseguente
deprezzamento della moneta nazionale, il fiorino, del 5,7% in quattro mesi. Nei
prossimi dieci anni da Bruxelles arriveranno ben 46 miliardi di euro per
migliorare le infrastrutture.
Per la Radio Vaticana, Giuseppe
D’Amato.
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Sono
quasi 17 milioni i peruviani chiamati domani alle urne per il rinnovo del
Parlamento e l’elezione del presidente della Repubblica. I candidati per la
successione dell’attuale capo di Stato, Alejandro Toledo, sono 20. I sondaggi
danno per favorito il nazionalista Humala, ex ufficiale dell’esercito, la
candidata di centro destra, Flores, e l’ex presidente social democratico,
Garcia. Il servizio di Maurizio Salvi:
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Gli ultimi sondaggi non contribuiscono a chiarire lo scenario
elettorale. Gli analisti hanno però la sensazione che la sorpresa del primo turno sarà proprio
l’ex ufficiale dell’esercito peruviano che ha ritenuto opportuno proporsi come
una sorta di Hugo Chavez, presidente del
Venezuela. Humala, secondo gli analisti, ha saputo cogliere la delusione e lo
sconforto dell’elettorato per l’insistenza del governo uscente su un modello
economico non liberale, che non ha funzionato negli anni Novanta in nessun
Paese d’America Latina. Dati macroeconomici in ordine e bassa inflazione non
riempiono il piatto della metà della popolazione, che è povera e che è disposta
a votare per un candidato come antisistema, ma che in sostanza promette di
ricostruire la giustizia sociale. Questo dovrebbe permettere domani ad Humala,
di affermarsi, ma non di vincere con il 50 per cento più uno dei voti, per cui
ci sarà bisogno di un ballottaggio tra un mese. E allora per lui, con la
prevedibile alleanza dei suoi avversari, la strada verso il Palazzo
presidenziale diventerà veramente in salita.
Dall’America
Latina, Maurizio Salvi, Ansa, per la Radio Vaticana.
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Cresce
la tensione in Nepal dove è stato imposto il coprifuoco in risposta alle
manifestazioni contro il re Gyanendra, che 14 mesi fa ha deciso di assumere i poteri assoluti. Nonostante la decisione
dell’opposizione di cancellare le manifestazioni di oggi, la polizia ha aperto
il fuoco contro alcuni dimostranti nella città di Pokhara, 200 km a est della
capitale, uccidendone uno. Nove ribelli maoisti e tre militari sono invece
morti a seguito di uno scontro a fuoco nel sud del Paese. Il servizio di Maria
Grazia Coggiola:
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La polizia ha detto di sparare a
vista a chiunque si trovi per strada. Sono state anche tagliate le
comunicazioni telefoniche. L’agitazione di oggi avrebbe dovuto essere il
momento culminante della protesta di quattro giorni indetta di sette partiti
dell’opposizione, esautorati dal re Gyanendra un anno fa. Alle proteste hanno
aderito anche i partiti comunisti, che sostengono la guerriglia maoista.
Nonostante le critiche della comunità internazionale, che chiede il ripristino
delle libertà democratiche, continuano le azioni repressive del governo. Un
funzionario ha detto che sono stati arrestati oltre 700 attivisti politici, tra
cui molti giornalisti. La tensione è alta non solo a Katmandu, ma anche nel
resto del regno hymalayano, dove in questi giorni si sono intensificati gli
attacchi dei ribelli. In violenti scontri tra l’esercito e i guerriglieri, la
notte scorsa in due città meridionali, sono morte oltre 10 persone. I maoisti
avrebbero assaltato anche una prigione e liberato un centinaio di prigionieri.
Per la Radio Vaticana, Maria
Grazia Coggiola.
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“Non cambieremo le nostre
posizioni di fronte al ricatto dell’Occidente”. Così il premier palestinese,
Ismail Haniya, ha risposto alla sospensione da parte di Stati Uniti e Unione
Europea degli aiuti finanziari al governo guidato da Hamas. Washington e
Bruxelles chiedono al movimento islamico di riconoscere Israele e rinunciare
alla lotta armata. Proseguono intanto le violenze. In mattinata, un missile
israeliano ha colpito una macchina nella Striscia di Gaza uccidendo due
militanti delle Brigate dei Martiri di Al Aqsa. Ieri sera, a seguito di un
altro raid, aereo erano morti altri sei
palestinesi tra cui una bambina di cinque anni.
Sale a
tre il bilancio delle vittime dell’attentato kamikaze di questa mattina nel sud
dell’Afghanistan. L’attacco, compiuto con un’ autobomba, è avvenuto nei pressi
della base militare di Herat, dove risiedono il contingente italiano e
spagnolo. L’attentato, rivendicato da un gruppo di talebani, ha causato la
morte di un passante e di un militare oltre a quella dell’attentatore.
Sei persone sono morte in Iraq a
seguito di un attentato suicida di fronte a una moschea sciita nella città di
Musayib, una settantina di chilometri a sud di Baghdad. L’esplosione segue di
poche ore il triplice attacco contro la Moschea sciita di Bouratha a Bagdad,
che ieri ha causato circa 90 morti. “I terroristi vogliono attizzare l’odio tra
noi e i nostri fratelli sunniti”, ha detto il leader di uno dei principali
partiti sciiti, mentre il segretario delle Nazioni Unite, Kofi Annan, punta il
dito contro chi sfrutta le difficoltà nel processo di formazione di un nuovo governo”.
Tredici
ufficiali di dogana algerini sono stati uccisi ieri all’alba in un agguato
nella regione desertica di Ghardaia, nel sud del Paese. L’attentato, secondo il
Quotidien d’Oran, è opera di un commando appartenente al Gruppo salafista per
la predicazione e il combattimento (GSPC). Simbolica la data scelta dal gruppo
integralista per colpire. L’otto aprile di un anno fa, il presidente algerino
Bouteflika presentava una carta per la riconciliazione nazionale dopo la guerra
civile, che dal 1992 ha fatto oltre 200 mila vittime.
Almeno 4000 persone sono recluse da due anni nelle carceri
di Haiti, senza capi di imputazione o in attesa di giudizio. A denunciarlo è
stato il capo della missione ONU sull’isola, Thierry Fagart, che esorta il
governo del neo eletto presidente René Preval a disporre il rilascio immediato
dei non incriminati. Tra i reclusi, figurerebbero anche diverse personalità
dell’ex governo guidato dal presidente Aristide, fuggito nel 2004 dal Paese.
Nella rosa dei nomi illustri, l’ex-primo ministro Yvon Neptune e l’ex ministro
degli Interni, Jocelerme Privert, accusati di responsabilità nelle violenze che
precedettero e seguirono l’uscita di scena di Aristide.
E’ salito a 94 il bilancio delle vittime del naufragio
avvenuto giovedì a pochi metri dal porto di Gibuti. Secondo fonti ufficiali del
governo di Gibuti, i soccorritori hanno ripescato altri 22 corpi.
L’imbarcazione di legno sarebbe affondata a pochi metri dalla banchina subito
dopo essersene staccata. A bordo almeno 250 persone, tutti pellegrini musulmani
che si recavano a Tadjourah, nel nord del Paese, per una cerimonia religiosa. A
causare l’incidente è stato molto probabilmente il sovraccarico della barca
pensata per non più di 120 passeggeri.
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