RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n.
97 - Testo della trasmissione di venerdì 7 aprile 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
In Medio Oriente, Hamas chiede una tregua ad Israele
Rimpasto di governo in Spagna: cambi a Interni, Difesa e Istruzione
7 aprile 2006
CONVERTIRSI E TENERE FISSO GESU’ NEL CUORE,
IN UN
MOMENTO IN CUI LO SI VUOLE TOGLIERE DALLE AULE, E’ LA RISPOSTA
ALLE
SOFFERENZE PATITE DA CRISTO SUL CALVARIO:
COSI’
PADRE CANTALAMESSA NELLA TERZA PREDICA DI QUARESIMA
AL
PAPA E ALLA CURIA
La Passione e la morte di Cristo, consumatesi sul Calvario
per amore dell’umanità, hanno costituito il cuore della terza meditazione di
Quaresima, tenuta oggi al Papa e alla Curia Romana dal predicatore della Casa Pontificia,
padre Raniero Cantalamessa. “Nel momento in cui da più parti si fa pressione
per rimuovere il crocifisso dalle aule e dai luoghi pubblici – ha affermato tra
l’altro il religioso - noi cristiani lo dobbiamo più che mai fissare alle
pareti del nostro cuore che è il luogo dove a Gesù preme di più stare”. Il servizio di Alessandro De Carolis:
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L’Uomo inchiodato sulla Croce, le sofferenze fisiche, la
solitudine umana e lo strazio interiore che è costretto a patire, la prima
conversione che quella vista provoca in un ateo presente sul Calvario: il
centurione. Le ore della Passione e della morte di Gesù contengono tutti gli
elementi di riflessione sulla radice della fede per i cristiani di ogni epoca.
Su questi elementi si è soffermato padre Cantalamessa nella sua terza predica
quaresimale, constatando in apertura come da sempre l’arte – la musica, la
pittura, la scultura – sia rimasta, “nel nostro mondo secolarizzato”, “una
delle poche forme di evangelizzazione che penetra anche in ambienti chiusi”. Ma
nessuna di queste espressioni – ha detto il predicatore pontificio per
introdurre il tema – “esercita un fascino paragonabile a quello della Sindone”,
il cui volto – ha osservato – “è come una parete che separa due mondi”: quello
degli uomini, pieno di violenza e di agitazioni, e quello di Dio,
“inaccessibile al peccato”:
“Non importa, dal nostro punto di vista, sapere se la
Sindone è ‘autentica’ o no, se l’immagine si sia formata naturalmente o
artificialmente, se è soltanto un’icona o anche una reliquia. La cosa certa è
che essa è la rappresentazione più solenne e più sublime della morte che occhio
umano abbia mai contemplato. Se un Dio può morire, questo è il modo meno
inadeguato di rappresentarci la sua morte (…) Qualcosa di divino aleggia sul
volto martoriato ma pieno di maestà del Cristo della Sindone”.
Sul volto del Telo sacro si colgono, in modo strettamente
aderente, i segni del dramma vissuto da Cristo. Padre Cantalamessa ha ricordato
alcuni dettagli di un supplizio del quale anche gli antichi preferivano non
parlare pubblicamente per la sua estrema barbarie. Ma, ha ribadito, ben più
profonda della passione del corpo, fu quella dell’anima di Cristo”, costretto a
soffrire la solitudine più totale, fino all’abbandono spirituale dal padre, e
un “crescendo di disprezzo”, fino a divenire – lui, figlio di Dio – un “ateo”,
il peccato stesso:
“Ora, Gesù nel Getsemani è l’empietà,
tutta l’empietà del mondo. Egli, scrive l’apostolo, è l’uomo ‘fatto peccato!’ è
contro di lui che ‘si rivela’ l’ira di Dio. L’infinita attrazione che c’è
dall’eternità tra padre e figlio è attraversata ora da una repulsione
altrettanto infinita tra la santità di Dio e la malizia del peccato e questo è
‘bere il calice’. Ma questo è un abisso sul quale possiamo soltanto
affacciarci, senza poterlo mai esplorare”.
Di quell’abisso di sofferenza, ha proseguito padre
Cantalamessa, ogni uomo porta il peso. “Se Cristo è morto ‘per me’ e ‘per i
miei peccati’ – ha affermato - allora vuol dire, volgendo semplicemente la
frase all’attivo, che io ho ucciso
Gesù di Nazaret, che i miei peccati
lo hanno schiacciato”:
“La Passione ci resta inevitabilmente estranea, finché non
vi si entra dentro attraverso quella porticina stretta del “per noi”. Conosce
veramente la Passione solo colui che riconosce che essa è anche opera sua. Sono
io Giuda che tradisce, Pietro che rinnega, la folla che grida “Barabba non
costui!”. Ogni volta che ho preferito la mia soddisfazione, il mio comodo, il
mio onore a quelli di Cristo si è realizzato questo. Don Primo Mazzolari, in un
memorabile discorso per il venerdì Santo, non aveva torto di parlare del
“nostro fratello Giuda”.
A ciò
l’uomo può rispondere con la conversione del cuore, dove “cuore – ha spiegato -
sta per l’io profondo dell’uomo, la sua stessa persona,
in particolare la sua intelligenza e volontà (…) il punto in cui Dio si rivolge
all’uomo e l’uomo decide la sua risposta a Dio”:
“Una volta passati attraverso il
nostro piccolo ‘terremoto’ spirituale, vediamo la croce e la morte di cristo
cambiare completamente di segno e, da capo d’accusa e motivo di spavento e di
tristezza, trasformarsi in motivo di gioia e di sicurezza (…) possiamo aprirci
senza timore a quella dimensione gioiosa e pneumatica, in cui la Croce non
appare più ‘stoltezza e scandalo’, ma, al contrario, ‘potenza di Dio e sapienza
di Dio’ (...) nel momento in cui da più parti si fa pressione per rimuovere il
crocifisso dalle aule e dai luoghi pubblici, noi cristiani lo dobbiamo più che
mai fissare alle pareti del nostro cuore che è il luogo dove a Gesù preme di
più stare”.
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IERI POMERIGGIO A SAN PIETRO IL PAPA HA INCONTRATO
I GIOVANI DELLA GMG.
“IL MATRIMONIO, STATO
CREATO NEL DINAMISMO
DELL'AMORE TRA L’UOMO E LA DONNA”
Grande incontro ieri pomeriggio a
San Pietro tra il Papa e i giovani di Roma e del Lazio in vista della Giornata
Mondiale della Gioventù che si celebrerà il 9 aprile a livello diocesano. Il
tema della giornata sarà “Lampada ai miei passi è la tua parola, luce sul mio
cammino” e invita i giovani ad amare la Parola di Dio e la Chiesa che indicano
il cammino della vera libertà e della felicità. Il
pomeriggio è stato caratterizzato dall'intervento di numerosi artisti, gruppi
musicali, cantanti, cori, ma è stato il coro diretto da monsignor Marco
Frisina, accompagnato dall'orchestra diocesana, ad aprire intorno alle 17.00 il
primo incontro di Papa Benedetto XVI con i giovani della sua diocesi.
Alessandro Guarasci:
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I giovani sono tornati a riunirsi attorno al Papa. Sui loro
volti la speranza di incontrare il Pontefice per vivere un’esperienza che
ravvivi la loro fede. La Croce in legno, simbolo della GMG, è stata consegnata
dai giovani di Colonia a quelli di Sidney, dove si svolgerà la prossima
Giornata mondiale. Ma l’evento di ieri pomeriggio è stato anche un grande
momento di festa con balli, cantautori come Povia e Ron, testimonianze. Il
tutto nel ricordo di Giovanni Paolo II, a un anno dalla morte, e a contatto con
Benedetto XVI. Sono stati direttamente i giovani a rivolgere le domande al
Papa.
Una ragazza gli ha chiesto come vivere con responsabilità
la vita affettiva:
“Il sacramento del
matrimonio non è invenzione della Chiesa. E’ realmente concreata con l’uomo
come tale, come dinamismo dell’amore nel quale l’uomo e la donna si trovano e
così trovano anche il creatore che li ha chiamati all’amore”.
Un altro ragazzo ha parlato di come rispondere alla
chiamata alla vita consacrata. Il Pontefice gli ha risposto, ripercorrendo
alcuni momenti della sua vita, durante il nazismo, quando la dittatura
affermava che non c’era bisogno di sacerdoti.
“C’è bisogno di
sacerdoti. Proprio questo contrasto e vedere questa cultura antiumana mi ha
confermato che il Signore, che il Vangelo, la fede ci mostra la strada giusta.
Dobbiamo aiutare perché viva questa strada”.
Tra le tante testimonianze quella della sorella di Don
Andrea Santoro, il sacerdote fautore del dialogo tra le religioni ucciso in
Turchia, che ha ricordato le parole del fratello pochi giorni prima della
morte:
“Io mi sento prete
per tutti, perché questi sono i figli che Dio ama. Dio ama i musulmani, ama gli
ebrei, ama i cristiani e questo amore guida i nostri occhi”.
Il Papa ha abbracciato
lei, l’altra sorella e la madre di don Santoro, anche loro presenti a San Pietro.
Una ragazza ha invece raccontato quanto la Buona Novella abbia illuminato la
sua mente dopo alcuni giorni di esercizi spirituali:
“Era cambiato che io
non stavo più davanti alla Parola, ma ero dentro quella Parola fino a
comprendere che quello scritto era addirittura più vivo di me, di me, persona
del 2006”.
Alla fine, il Papa e
alcuni giovani hanno pregato sulla tomba di Giovanni Paolo II. “Vogliamo
ricordare in lui un nostro capo – ha detto il Pontefice parlando ai ragazzi –,
il quale ci ha annunziato la parola di Dio e considerando attentamente l'esito
del suo tenore di vita, vogliamo impegnarci ad imitarne la fede”.
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Come abbiamo ascoltato, il Papa ha invitato i giovani ad
amare la Parola di Dio e la Chiesa, che indicano il cammino della vera libertà
e della felicità. Ma cosa rappresentano le Sacre Scritture per i giovani di
oggi? Roberta Moretti lo ha chiesto ad alcuni tra le migliaia di ragazzi
riuniti in Piazza San Pietro:
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R. – Le Sacre Scritture sono molto attuali. Possono
insegnare anche a risolvere un problema concreto, come rispondere ad un
compagno, come cercare di dare un consiglio ad un amico che ha un problema
grave.
R. – Nell’oscurità, la Parola di guida: ti indica la via
da seguire.
R. – Nelle Scritture ritrovo la mia vita.
R. – Ti fanno conoscere Gesù, il suo immenso amore. Da una
parte ti scruta, ti fa conoscere quello che c’è nel tuo cuore, dall’altra ti
indica la strada.
R. – Il venirsi incontro, la condivisione con qualsiasi
persona, indipendentemente dalla religione che professa, dalla razza, dalle sue
ideologie politiche.
R. – Io sono abituata a leggerle ogni mattina e ogni
mattina mi dà una forza in più per affrontare la giornata.
D – Cosa rappresentano per te queste iniziative come la
GMG?
R. – Ci fanno sentire comunità, soprattutto quando la
comunità, a volte, è un po’ spenta e fa fatica. In queste occasioni uno si
rafforza, trova il coraggio, trova l’entusiasmo.
R. – Anzitutto è l’occasione per ascoltare il Santo Padre,
che ha sempre avuto una parola per i giovani, li incita a non vergognarsi di
essere cristiani; poi la possibilità di fare comunione, di sapere che la Chiesa
è giovane, ci sono tanti altri cristiani giovani che compiono la loro missione
nella loro vita.
R. – Si avvicina il primo anniversario dell’elezione di
Benedetto XVI: che cosa ti piace di questo Papa, che ti ha colpito di più di
questo Pontificato?
R. – E’ un Papa saldo, misericordioso, ma al tempo stesso
vero. Dice la verità con la carità.
R. – Una determinazione, una forza, una precisione. Io poi
sono molto appassionata di teologia e quando lo sento parlare mi arricchisco
sempre.
R. – Non ha paura di dire la verità, di tutelare la vita,
la famiglia, avere una parola per tutti, anche per coloro che non credono.
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SAN FRANCESCO SAVERIO “HA LASCIATO UNA
TRACCIA INCANCELLABILE
NELLA
STORIA DELLA CHIESA E DELL’UMANITÀ”: COSI’ IL CARDINALE ANTONIO
MARIA
ROUCO VARELA, INVIATO SPECIALE DEL PAPA, NELLA SOLENNE
CELEBRAZIONE
PER IL V CENTENARIO DI NASCITA DEL GRANDE SANTO GESUITA,
A
JAVIER NELLA NAVARRA, ALLA PRESENZA DEI REALI DI SPAGNA
La Chiesa e la Spagna in festa
per il V Centenario della nascita di San Francesco Saverio, avvenuta a Javier
località della Navarra il 7 aprile 1506. Proprio a Javier si sono svolte, stamani,
le solenni celebrazioni per l’evento. L’Inviato Speciale di Benedetto XVI, il
cardinale arcivescovo di Madrid, Antonio María Rouco Varela, ha celebrato la
Liturgia Eucaristica nella Basilica del Castello di Javier, alla presenza dei
Reali di Spagna, di oltre 35 vescovi, tra cui l’arcivescovo di Pamplona, mons.
Fernando Sebastián; il presidente dell’episco-pato spagnolo e vescovo di
Bilbao, mons. Ricardo Blázquez; del preposito generale della Compagnia di Gesù,
Peter-Hans Kolvenbach, e delle
massime autorità politiche della Navarra. Il servizio di Alessandro Gisotti:
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(canto iniziale)
Un gesuita universale, la cui eredità spirituale è quanto
mai viva nella vita della Chiesa. Nella suggestiva cornice del Castello di
Javier, dove San Francesco Saverio nacque 500 anni fa, tutta la Spagna si è
raccolta idealmente per celebrare il Santo missionario, che annunciò la Buona
Novella ai popoli dell’Estremo
Oriente.
“FRANCISCO JAVIER HA DEJADO UNA HUELLA IMBORRABLE …”
San Francesco Saverio, ha affermato il cardinale Antonio
Maria Rouco Varela, “ha lasciato una traccia incancellabile nella storia della
Chiesa e dell’uma-nità” elevando “il nome di Gesù e il segno della Croce nei
nuovi mondi” e illuminando “una concezione teologica della dignità dell’uomo,
immagine di Dio, persona libera dotata di diritti inviolabili”.
(musiche)
La celebrazione è stata caratterizzata da canti e musiche
delle terre che hanno conosciuto l’afflato missionario del Santo gesuita.
L’Inviato Speciale del Papa ha ricordato come San Francesco Saverio “abbia
incarnato con un’inaudita radicalità l’obbedienza al mandato del Signore”. E,
ha aggiunto il porporato, “non dubitò un istante” quando il suo “padre, amico e
compagno Ignazio di Loyola” gli chiese di annunciare Cristo nell’immenso
continente asiatico.
D’altro canto, il cardinale Rouco Varela ha auspicato che
questa celebrazione per San Francesco Saverio possa offrire l’occasione
per rammentare alla Spagna e
all’Europa, che è “molto difficile per non dire impossibile” difendere “la
vita, la giustizia, la solidarietà e la pace, se si dimentica la propria
anima”. Quindi, ha ricordato le instancabili esortazioni di Giovanni Paolo II a
recuperare le “radici cristiane” del Vecchio Continente. Prima dell’inizio
della Solenne Eucaristia, durante la sua visita al Castello di Javier, Sua
Maestà il Re Juan Carlos I ha messo in risalto la straordinaria personalità
umana, spirituale e missionaria di San Francesco Saverio:
“GRACIAS
AL APOYO …”
“Grazie all’appoggio generoso di molte iniziative
individuali e delle numerose organizzazioni – ha detto il Re - i missionari e
le missionarie, i cooperanti e volontari di molti Paesi, continuano a lavorare
ogni giorno, seguendo il solco che ha tracciato San Francesco”. Autenticità,
fedeltà e generosità sono, nelle parole del Re di Spagna, alcune delle
caratteristiche della personalità di San Francesco. Ha poi ringraziato quanti
hanno partecipato alla preparazione del centenario:
“QUIERO DIRIGIR …”
Infine, ha voluto indirizzare un saluto affettuoso e
speciale al cardinale, Legato Pontificio, che rappresenta Sua Santità. Al
cardinale Rouco Varela, il Re ha chiesto di portare al Papa il “ringraziamento
filiale per aver condiviso il contenuto di questa commemorazione piena di
significato”.
(canti finali)
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Sulla
straordinaria figura di San Francesco Saverio e la ricchezza della sua
testimonianza, in particolare nelle missioni in India e Giappone, padre Ignacio
Arregui ha intervistato padre José Carlos Coupeau, docente di spiritualità
ignaziana alla Pontificia Università Gregoriana:
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R. – Saverio “ha fatto colpo”: questo è ovvio. Tra i suoi
coetanei, lui diventa una persona di riferimento. Due caratteristiche che
immediatamente mi vengono in mente sono: primo, la semplicità della sua
proposta, e poi la flessibilità con cui lui l’ha portata avanti, l’ha proposta.
Francesco Saverio è un uomo povero, così povero, come il suo omonimo, Francesco
d’Assisi. E’ proverbiale che lui viaggia con un bagaglio a mano, quando parte
da Roma e, quando più tardi parte da Lisbona, non aveva proprio bagaglio!
Qualche libro per la preghiera, l’abito e poco di più. Può portare tutto
indosso e non essere mai stanco. Lui stesso è dimagrito fino a farsi pura
fibra: incorruttibile! Inoltre, il suo agire non è una lotta contro gli altri,
ma una proposta gentile, umana. Di meglio: ciò diventa di rilievo perché il suo
messaggio non è rigido, con una dottrina pesante, ma pura dinamicità. Porta una
bella novella: la fede nel Padre misericordioso, l’annuncio dell’amore del
Figlio che ha dato la sua vita perché noi abbiamo qualità di vita; il battesimo
dello Spirito per la trasformazione dell’uomo vecchio in un uomo glorificabile.
D. – Come si è preparato – se veramente ha avuto la
possibilità di prepararsi – San Francesco Saverio per una missione che poi si
rivelerà estremamente complessa perché – bisogna ricordare – è stato non solo
sacerdote, predicatore, catechista ma anche nunzio e rappresentante diplomatico
…
R. – Oltre alla formazione universitaria del suo tempo, e
non direi che sia stata molto adatta per ciò che poi ha fatto, oltre che begli
amici, direi: nulla. Che preparazione poteva avere un uomo che finisce gli
studi all’università di Parigi per quasi subito recarsi in pellegrinaggio a
Roma, e andarsene poi nell’Oriente del secolo XVI? Non nell’Oriente di oggi, ma
in un Oriente molto più sconosciuto, per i contemporanei! Per i nostri
standard, lui è piuttosto un uomo alla ventura, piuttosto che un missionario.
Saverio è un uomo che è rimasto all’università soltanto lo stretto
indispensabile; seduto, come studente, apre la mente all’universo. Saverio se
n’è andato dalla Sorbona nel momento giusto, prima che l’università e la
polvere dei libri lo trasformassero in un fossile. Saverio è stato preparato in
modo diverso dal suo amico Ignazio di Loyola; tramite lo sguardo amorevole
dell’amico, esperto della vita – Loyola aveva 15 anni più di lui – Saverio era
riuscito a conoscere se stesso e ad accettare se stesso: questo è importante.
Lui ha imparato tanto dalla dinamica spirituale, delle tentazioni del mondo,
come gli uomini si giustificano, da poter poi aiutare gli altri.
D. – Sono passati circa 500 anni. Padre Coupeau, lei, come
professore di spiritualità di una università, in questo caso l’Università
Gregoriana, come giudica o come viene valutata oggi la spiritualità e
l’apostolato di Saverio?
R. – L’apostolato di Saverio è l’apostolato del secolo
XVI: questo si deve tenere presente. Lo sguardo critico dal nostro secolo vi
troverà qualche mancanza. La spiritualità che lo ispira, comunque, è sobria. Si
costruisce sulla verità di se stesso, sul riconoscimento che malgrado le
apparenze, l’uomo è parte del Creato di Dio, cioè ha un immenso valore
positivo. La spiritualità di Saverio è ottimista. Colpisce il lettore. E’
l’esperienza che lo guida e senza di essa Francesco non parerà, non deciderà,
non inviterà altri a seguire i suoi passi verso l’Oriente. Lui è un uomo in
prima linea perché lui ha fatto l’esperienza.
D. – Padre Coupeau, come si spiega l’entusiasmo, la
simpatia, l’ammirazione che suscita ancora oggi San Francesco Saverio in
milioni di credenti e non credenti del mondo?
R. – Penso la sua pura personalità. E’ un uomo che muore
quando ancora è giovane, che ha fatto
ciò che lui voleva fare. E’ un uomo libero, un uomo che visita il mondo. E’ un
cittadino del villaggio globale, è un uomo che con il suo fare ha guadagnato
tantissimi amici; è un uomo che ha lasciato una traccia, dietro di sé, nella
storia. E’ un uomo, tra l’altro, che ci apre al mistero di Dio. Ciò che lo
spinge avanti non sono le forze fisiche, di cui è carente: spesso è molto
debole. E’ piuttosto, il desiderio. Il desiderio delle cose più grandi, le cose
più nobili, degli orizzonti più belli.
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RIORGANIZZAZIONE
DELLE CIRCOSCRIZIONI ECCLESIASTICHE IN
SLOVENIA
E RELATIVE PROVVISTE DI CHIESE
In Slovenia, Benedetto XVI ha creato le nuove diocesi di
Novo Mesto, con territorio dismembrato dall’arcidiocesi di Ljubljana; di Celje,
con territorio dismembrato dalla diocesi di Maribor; di Murska Sobota, con
territorio dismembrato dalla diocesi di Maribor. Nell’elevare, tra l’altro, la
diocesi di Maribor ad arcidiocesi metropolitana, il Papa ne ha nominato
arcivescovo metropolita mons. Franc Kramberger, finora vescovo della medesima
sede. Inoltre, il Pontefice ha nominato vescovo di Novo Mesto, mons. Andrej
Glavan, finora ausiliare di Ljubljana; ha nominato vescovo di Celje, mons.
Anton Stres, finora ausiliare di Maribor, e ha nominato vescovo di Murska
Sobota, il sacerdote Marjan Turnšek, finora rettore del Seminario vescovile di
Maribor.
Il nuovo arcivescovo metropolita di Maribor, mons.
Kramberger, 70 anni, ha conseguito il
dottorato in teologia presso l’Università di Ljubljana, quindi ha svolto vari ministeri
fino all’ordinazione episcopale del 1980. In questi 25 anni, mons. Kramberger
ha celebrato tre sinodi diocesani, ha ricevuto Giovanni Paolo II durante il
viaggio apostolico in Slovenia nel 1996 e nel 1999 per la beatificazione del
vescovo di Maribor, Anton Maria Slomsek. Dal 6 dicembre 2004, mons. Kramberger
è presidente della Conferenza episcopale slovena.
Mons. Andrej Glavanm, vescovo di Novo Mesto, ha 63 anni ed
ha studiato alla Facoltà di Scienze Naturali e Tecnologia di Ljubljana, dove ha
ottenuto il diploma d’ingegnere chimico. Dal 1967 al 1973 ha compiuto gli studi
filosofici e teologici presso la
Facoltà di Teologia di Ljubljana. Dopo l’ordinazione sacerdotale, ha svolto gli
incarichi, tra gli altri, di parroco e di arcidiacono della Carniola superiore.
Nel 2004, mons. Glavan è stato amministratore diocesano di Ljubljana. Egli
parla italiano, francese e serbo-croato.
Il 64.enne nuovo vescovo di Celje, Anton Stres, dei Padri Lazzaristi, è stato ordinato
sacerdote nel 1968 ed è stato rettore dei seminaristi, visitatore e provinciale
della sua Congregazione. E’ dottore in filosofia per l’Istututo cattolico di
Parigi ed in teologia per la Facoltà Teologica di Ljubljana. In quest’ultima ha
ricoperto diverse funzioni docenti fino ad essere eletto decano il 1 ottobre
1999. Ha pubblicato decine di libri e di articoli filosofici e teologici.
Nell’ambito della Conferenza episcopale slovena, mons. Stres è attualmente
presidente della Commissione “Giustizia e Pace” e delegato per i Rapporti con
lo Stato, particolarmente con il ministero di Difesa, per quanto riguarda
l’assistenza religiosa agli appartenenti alle Forze armate e di sicurezza dello
Stato.
Mons. Marjan Turnšek, 51 anni, vescovo di Murska Sabota ha
studiato anch’egli filosofia e teologia alla Facoltà Teologica di Ljubljana.
Dal 1985 al 1990 ha perfezionato gli studi presso la Pontificia Università
Gregoriana di Roma, ottenendo il dottorato in teologia dogmatica. Ha ottenuto
anche il diploma della Biblioteca Apostolica Vaticana. Dal 1 settembre 1994
sino ad oggi, mons. Turnšek è stato, tra l’altro, rettore del Seminario
Maggiore diocesano di Maribor, esorcista della diocesi e Responsabile della
Formazione permanente per il clero.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima pagina – “Rendere presente Dio nella
società”: in Piazza San Pietro l’incontro di Benedetto XVI con i giovani di
Roma e delle diocesi del Lazio in preparazione alla XXI Giornata mondiale della
Gioventù che si celebra nella Domenica delle Palme.
Servizio vaticano - Una pagina dedicata alle
celebrazioni per il primo anniversario della morte di Giovanni Paolo II.
Servizio estero - Iraq; orrore a Kirkuk, dove sono
state scoperte otto fosse comuni con mille cadaveri.
Servizio culturale - Un articolo del nostro inviato
Marcello Filotei dal titolo “La città santa e Betlemme divise per la prima
volta nella loro millenaria storia”: Gerusalemme fra storia e vita quotidiana.
Servizio italiano - Mezzogiorno: nel Sud le donne
rinunciano al lavoro. I dati ISTAT sull’occupazione.
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7 aprile 2006
“COLLABORIAMO PER LA SALUTE”: CON QUESTO SLOGAN,
L’OMS DENUNCIA QUEST’ANNO,
NELL’ODIERNA GIORNATA MONDIALE DELLA SALUTE,
UNA CRESCENTE CARENZA
DI PERSONALE SANITARIO NEL MONDO
- Con noi, il dott. Roberto Bertollini -
Denunciare la crescente carenza di personale sanitario nel mondo,
che sta incidendo gravemente sulle prestazioni mediche di 57 Paesi, soprattutto
africani e asiatici: è l’intento dell’odierna Giornata mondiale della Sanità,
quest’anno sul tema: “Collaboriamo per la salute”. Dell’insufficienza di
risorse umane, dunque, parla il Rapporto 2006 sulla salute nel mondo, lanciato
dall’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS). Ce ne parla, nel servizio,
Roberta Moretti:
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Secondo l’OMS, nell’Africa subsahariana, dove
vive l’11 per cento della popolazione mondiale e si rilevano un quarto delle
malattie, opera soltanto il 3 per cento del personale sanitario. Per colmare
questa carenza, occorre formare almeno 4 milioni e 300 mila operatori, come
spiega il direttore dell’OMS Europa, dott. Roberto Bertollini:
“Da un lato, c’è un problema di disponibilità
di risorse per l’università, per scuole di sanità che in molte parti del mondo
sono impiegate per altri fini e per risolvere emergenze immediate. D’altra
parte, invece, c’è un fenomeno molto preoccupante che si verifica soprattutto a
partire dai Paesi in via di sviluppo di lingua inglese, per esempio il
Sudafrica, o lo Zimbabwe o anche il Ghana, dove il personale sanitario formato
in loco viene spesso ‘rubato’ dall’Inghilterra, dall’Australia, dalla Nuova
Zelanda, dal Nord America, per impiegarlo nei servizi sanitari dei Paesi
riceventi. E’ ovvio che le persone poi emigrano perché hanno problemi di
salario, di sopravvivenza; però se questo si verifica, quando meno ci
dev’essere una compensazione in termini di sostegno all’economia di questi
Paesi e alla formazione sanitaria in questi Paesi. E la cosa migliore sarebbe
investire affinché gli operatori sanitari rimangano sul posto, piuttosto che
essere costretti ad emigrare”.
Tra le emergenze sanitarie più gravi,
l’epidemia di AIDS nell’Africa subsahariana e una recrudescenza della
tubercolosi in Asia. Nei Paesi in via di sviluppo, poi, accanto alla
denutrizione, avanzano la malnutrizione e l’obesità, gia diffuse in Europa e
nel Nord America. E sempre forte è la preoccupazione per un’eventuale pandemia
di forme influenzali. Non mancano, però, anche alcuni dati positivi. Ancora
Roberto Bertollini:
“Dall’interno di un fenomeno negativo, cioè la
mancanza di accesso alla terapia dell’AIDS di una parte importante di
popolazione, c’è comunque un miglioramento cospicuo delle persone che sono
attualmente trattate. Avevamo un obiettivo: di raggiungere tre milioni di
persone nel 2005, l’obiettivo non è stato raggiunto ma almeno due milioni di
persone oggi sono trattate, cosa che non era prima. Per quanto riguarda, per
esempio, il problema della pandemia influenzale, quasi tutti i Paesi –
senz’altro in Europa ma anche in molte altre parti del mondo – si sono
attrezzati per rispondere in maniera adeguata e pronta a questa emergenza. E’
stato approvato un regolamento internazionale che consentirà una maggiore collaborazione
tra i vari Paesi per controllare i fenomeni emergenti. E, accanto a tutto
questo, c’è una migliore consapevolezza della necessità di attrezzare in
maniera adeguata i sistemi sanitari per poter rispondere a tutte queste sfide.
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7
aprile 2006
ALLA PLENARIA DI PRIMAVERA I VESCOVI FRANCESI
DISCUTONO ANCHE DEI PROBLEMI SOCIALI CHE STANNO INTERESSANDO LA FRANCIA. TRA I
TEMI AFFRONTATI DALLA CONFERENZA EPISCOPALE I RAPPORTI CON CON I GRUPPI “TRADIZIONALISTI”
LOURDES. = Crisi sociale, immigrazione e riforma
strutturale: sono questi gli argomenti affrontati dai vescovi francesi
nell’assemblea plenaria di primavera che si conclude oggi a Lourdes. I presuli
hanno espresso il loro disaccordo nei confronti del progetto di legge
sull’immigrazione. “Nostro dovere – ha detto il vescovo di Saint-Denis mons.
Olivier de Berranger – è di elevare la nostra voce: noi diciamo di non essere
d’accordo”. La Conferenza episcopale francese aveva anche invitato il senatore
Jean-Marie Bockel ad interrogarsi profondamente sulle ragioni del malcontento
dei giovani e della società francese. Anche il ministro dell’Impiego Jean-Louis
Borloo era stato invitato alla plenaria, ma è stato trattenuto dalle
negoziazioni con i sindacati per le recenti proteste sulle riforme da lui
proposte. All’ordine del giorno dell’assemblea anche la posizione dei gruppi “tradizionalisti”
e la possibilità di accoglierli nelle diocesi. I vescovi si sono anche
interrogati sull’avvenire dei movimenti e delle associazioni dei laici. E
ancora la Conferenza episcopale ha espresso la volontà di impegnarsi per la
“grave crisi di senso” che vivono i giovani francesi. I presuli hanno
sottolineato che i giovani hanno bisogno soprattutto di rispetto. “I giovani
non chiedono la luna – ha affermato il vescovo di Ajaccio mons. Jean-Luc Brunin
– reclamano sicurezza, non opulenza. Esprimono le loro sofferenze, non possono
trovare stabilità per l’avvenire nella precarietà”. (T.C.)
MIGRANTI IRREGOLARI: CENTINAIA DI NUOVI ARRESTI IN
MAROCCO. LA POLIZIA HA FERMATO NORDAFRICANI E ASIATICI CHE TENTAVANO DI
RAGGIUNGERE LA SPAGNA
NADOR. = Sono 724 i migranti
irregolari arrestati in questi giorni dalle autorità marocchine. Come riferisce
l’agenzia MISNA, si tratterebbe di 513 cittadini di Paesi subsahariani, 107
asiatici e 104 algerini. Tutti sono stati fermati a Nador, nel nord-est del
Marocco, da dove avevano intenzione di entrare illegalmente in Spagna. Le
autorità di Rabat ritengono che i clandestini siano arrivati in Marocco attraversando
la frontiera con l’Algeria, dove ci sono minori controlli. Dall’inizio
dell’anno sono già stati fermati, processati ed espulsi più di 1.200 migranti
intercettati dalla polizia marocchina; nel 2005 erano stati 28.580. La
legislazione marocchina prevede che i migranti irregolari siano processati per
direttissima; di solito, tutti vengono condannati alla pena minima prevista dal
codice (un mese di carcere) e immediatamente espulsi verso i Paesi di
provenienza. (T.C.)
INDONESIA: GRUPPI PER I DIRITTI UMANI HANNO FIRMATO
UN DOCUMENTO
PER CHIEDERE L'ANNULLAMENTO DELLA PENA CAPITALE PER
I TRE CATTOLICI
ARRESTATI. ATTESA LA RISPOSTA DEL PRESIDENTE SUSILO
ALLA SECONDA RICHIESTA DI GRAZIA
JAKARTA. = Dopo il rifiuto della
Corte suprema indonesiana a rivedere il caso dei tre cristiani condannati a
morte, sulla base di nuove testimonianze, diverse associazioni per i diritti
umani chiedono con forza l’annullamento della sentenza capitale. Fabianus Tibo,
Dominggus da Silva e Marinus Riwu: questi i nomi dei tre detenuti per i quali
protesta arriva tra gli altri dalla Commission for Disappearances and
Victims of Violence (Kontras), dalla Association of Legal Aid in
Indonesia (Pbhi) e dalla Jakarta Legal Aid Agency (Lbh). “La pena di
morte - si legge nel comunicato delle associazioni di cui da notizia Asianews -
è contro l’umanità e deve essere abrogata; chiediamo fermamente che la pena
capitale per Tibo e i suoi compagni venga cancellata”. Durante una conferenza stampa
svoltasi ieri nella sede della Lbh a Jakarta, diversi attivisti per i diritti
umani hanno espresso profonda preoccupazione per la “rigidità” mostrata
rispetto al caso dal Procuratore generale e dalla Corte suprema. “Entrambi –
hanno denunciato i partecipanti all’incontro - rimangono saldamente attaccati
ai testi di legge, senza tenere conto dell’aspetto fondamentale di questa: il
rispetto di umanità e diritti umani”. L’ultima speranza per la sorte dei tre
cattolici, condannati per un massacro di musulmani avvenuto nel 2000 durante
scontri interreligiosi a Poso, è riposta nel presidente Susilo Bambang
Yudhoyono. Il capo di Stato non ha ancora risposto alla seconda richiesta di
grazia avanzata dalle famiglie e dai legali di Tibo e compagni qualche settimana
fa. (T.C.)
NEPAL: ARRESTATI CENTINAIA DI DIMOSTRANTI CHE PROTESTAVANO
CONTRO I POTERI SPECIALI ASSUNTI DA RE GYANENDRA.
APPELLO DI AMENSTY INTERNATIONAL PERCHÉ VENGANO RILASCIATI
AL PIÙ PRESTO
KATHMANDU. = Appello di Amnesty International al governo del
Nepal per fermare l’ondata di arresti di attivisti politici ed esponenti della
società civile, in seguito allo sciopero generale indetto per protesta contro i
poteri speciali assunti dal re Gyanendra. Secondo quanto riferito da media
locali, nonostante il divieto a qualsiasi manifestazione pubblica del governo,
numerosi i cortei che si sono svolti in varie zone della valle di Kathmandu, la
capitale, e più precisamente ad Ason, Chhetrapati, New Baneshwore, Koteshwore,
Chabbhil, Tripureshwore e Balaju. Pare siano circa 200 le persone fermate dalla
polizia. Amnesty International chiede il rilascio immediato di tutti quelli che
sono stati arrestati per aver espresso pacificamente le proprie idee politiche.
“Prendere di mira i dirigenti dell’opposizione politica pacifica è non solo
errato, ma anche pericoloso, – si legge in un comunicato della Onlus –
comprimere gli spazi per svolgere una legittima azione politica accresce i
rischi di violazioni dei diritti umani e di un confronto violento”. (T.C.)
DOPO LE ASPRE POLEMICHE SOLLEVATE DALLE VIGNETTE
SATIRICHE SU MAOMETTO,
IMAM DI TUTTA L’EUROPA DA STASERA A VIENNA
DISCUTONO DI IMMIGRAZIONE E INTEGRAZIONE
- A cura di Roberta Gisotti -
VIENNA.
= Centoventi capi religiosi musulmani sono in arrivo a Vienna, da circa 40
Paesi, per partecipare alla Conferenza degli imam europei, organizzata dalla
Comunità islamica austriaca, in collaborazione con la Commissione e la
presidenza europea. Inaugurazione dei lavori questa sera, presenti il
cancelliere austriaco Schuessel ed il presidente della Commissione europea
Barroso. Domani gli interventi del commissario Ue per le relazioni esterne,
Ferrero-Waldner, della direttrice dell'Osservatorio europeo contro il razzismo
e la xenofobia, Winkler, del presidente del Consiglio centrale dei musulmani
tedeschi, Ayyub Koehler, e del presidente del Consiglio accademico dei
musulmani scandinavi, Abu Hajar. I partecipanti discuteranno poi fino a
domenica in piccoli gruppi di lavoro su vari
temi, tra cui teologia dell’immigrazione, donne, giovani,
integrazione e assimilazione. Obiettivo della riunione è intensificare lo
scambio di opinioni all'interno della
comunità musulmana, alla luce degli accesi recenti dibattiti a seguito della
pubblicazione, in diversi organi stampa europei, delle vignette blasfeme su
Maometto. Secondo gli organizzatori, un rafforzamento delle reti di contatto
all’interno delle comunità musulmane è essenziale per spiegare le loro
posizioni in Europa. Da rilevare che oggi i musulmani rappresentano la
maggioranza degli immigrati in molti Paesi europei, come Belgio, Francia,
Germania, Olanda e Gran Bretagna. È difficile stabilirne il numero esatto
perché i censimenti occidentali raramente chiedono agli interessati quale sia
la loro religione. Ma si stima che attualmente vi siano dai 15 ai 20 milioni di
islamici in Europa, che costituiscono dal 4 al 5 per cento della popolazione
totale e si prevede che grazie all’alto tasso di natalità raddoppieranno entro
il 2025.
PARTONO OGGI DALLA SVIZZERA 80 EX GUARDIE SVIZZERE
CHE RAGGIUNGERANNO
ROMA IL 4 MAGGIO. LA MARCIA VUOLE RICORDARE
L’INGRESSO NELL’URBE
DELLE PRIME 150 GUARDIE AVVENUTO NEL 1506
BELLINZONA. = Partono oggi da
Bellinzona, nel Canton Ticino, 80 ex guardie svizzere che raggiungeranno Roma
il 4 maggio. La marcia, nell’ambito delle manifestazioni per i 500 anni di vita
del Corpo militare pontificio, vuole ricordare l’ingresso nella Città Eterna
delle prime 150 guardie, avvenuto il 22 gennaio 1506. Al
comando del capitano Kaspar von Silenen, un corpo di militari percorse allora
l’antica via Francigena-Romea per poi giurare fedeltà a Papa Giulio II. 723
i chilometri che i partecipanti alla marcia percorreranno in 27 giornate,
attraversando la stessa antica strada medievale di pellegrinaggio, documentata
fin dal X secolo. Anche il vescovo di Canterbury Sigerico la percorse per
recarsi a Roma intorno al 990: doveva ricevere il pallio vescovile dalle mani
di Papa Giovanni VI. Di ritorno dal viaggio lasciò in un diario l’elenco delle
79 tappe dell’itinerario, dalla sede papale alla costa atlantica. Le ex guardie
svizzere, nella marcia commemorativa, saranno guidate dal loro cappellano don
Pirmin Zinali. L’ambito più specificamente culturale dell’evento prevede visite
a chiese, conventi e luoghi di particolare interesse storico, con il
coinvolgimento di autorità ed associazioni locali. (T.C.)
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7
aprile 2006
- A cura
di Amedeo Lomonaco -
In Medio Oriente, il nodo centrale
resta il riconoscimento di Israele da parte del partito palestinese Hamas. Il
gruppo estremista ha proposto una tregua ad Israele e il ministro degli Esteri
palestinese ha avanzato l’ipotesi di un referendum sulla coesistenza di due
Stati. Il ministro ha anche chiesto di non tagliare i fondi all’Autorità
nazionale palestinese. Ma l’Unione Europea ha reso noto di aver interrotto,
temporaneamente, i finanziamenti al governo palestinese a causa
dell’intransigenza di Hamas. Sul terreno, intanto, non si fermano i raid
israeliani in risposta ad attacchi di fondamentalisti palestinesi. Il nostro
servizio:
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Il quotidiano dello Stato
ebraico “Haaretz” ha rivelato che il partito radicale palestinese Hamas ha
avanzato al governo israeliano una proposta di tregua in cambio della garanzia
della cessazione degli attacchi mirati in Cisgiordania e nella Striscia di
Gaza. Ma fonti della Difesa israeliana, citate dal quotidiano, hanno già
definito la proposta palestinese un “inganno”. La decisione delle autorità
israeliane di non porre fine ai raid nei Territori è confermata anche da un
ennesimo attacco condotto stamani dall’esercito dello Stato ebraico a Nablus,
nel nord della Cisgiordania, e costato la vita ad un giovane palestinese. A
Gaza l’aviazione israeliana ha colpito, inoltre, due edifici in seguito al
lancio di razzi da parte di fondamentalisti palestinesi contro il sud di
Israele. Intanto, in un’intervista rilasciata al quotidiano britannico “Times”,
il ministro degli Esteri palestinese, Mahmud Zahar,
ha definito possibile un referendum sul riconoscimento di Israele. Il ministro
si è anche dichiarato disponibile ad avviare colloqui con la comunità
internazionale, che ha minacciato di tagliare i fondi all’Autorità nazionale
palestinese, sulla prospettiva di una coesistenza pacifica di Israele e di uno
Stato palestinese. Ma Zahar ha anche dichiarato che, prima, il suo governo
chiederà di sapere quale sarà la “contropartita”. Le prime risposte non sono
però quelle attese dal governo palestinese. Il portavoce del commissario
europeo alle Relazioni esterne ha affermato, infatti, che “i pagamenti della
Commissione europea nei confronti dell’Autorità nazionale palestinese sono al
momento interrotti” perché Hamas non ha riconosciuto Israele e non ha rinunciato
alla lotta armata. Il provvedimento, adottato dall’Unione in attesa delle
decisioni che prenderanno lunedì prossimo i ministri degli Esteri europei, è
stato definito “un ricatto” dal partito palestinese.
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In Iraq, un attentatore suicida
si è fatto saltare in aria in una moschea sciita di Baghdad, causando la morte
di almeno 40 persone. Lo ha reso noto, poco fa, la polizia. Intanto, il
ministro della Difesa americano, Donald Rumsfeld, e il suo collega britannico,
John Reid, hanno chiesto la rapida formazione di un governo in Iraq. In una
conferenza stampa al Pentagono, i due ministri hanno lamentato la lentezza del
processo politico iracheno, che provoca violenza e incertezze nel Paese. “Più
ci vorrà tempo per il governo – ha spiegato Rumsfeld - più saranno contenti i
terroristi”. “Ai terroristi - ha aggiunto Reid - piace il vuoto”.
Il presidente americano, George
Bush, autorizzò una fuga di notizie di intelligence sull’Iraq. E’ quanto emerge
da alcuni documenti nell’ambito dell’inchiesta “Cia-gate”, legata alla
rivelazione dell’identità dell’agente della CIA, Valerie Plame. L’ex braccio
destro del vicepresidente statunitense, Dick Cheney, ha dichiarato inoltre che
fu proprio Cheney, dopo essere stato autorizzato da Bush, ad ordinargli di passare alla stampa le
informazioni.
In
Afghanistan, un kamikaze a bordo di un’autobomba si è
fatto esplodere nei pressi di un convoglio militare statunitense, nel sud del
Paese. La deflagrazione ha causato la morte dell’attentatore suicida e il
ferimento di due soldati e un civile statunitensi.
Rimpasto di governo in Spagna:
il premier, Jose Luis Rodriguez Zapatero, ha
annunciato la sostituzione dei ministri di Interno, Difesa e Istruzione dopo la
richiesta del capo del dicastero della Difesa, José Bono, di voler abbandonare il proprio incarico. Bono sarà
sostituito dall’attuale titolare degli Interni, Jose Antonio Alonso. Per gli
Interni è stato scelto Alfredo Perez Rubalcaba, già capogruppo parlamentare dei
socialisti, e per quello dell’Istruzione Mercedes Cabrera Calvo-Sotelo. Il
rimpasto è avvenuto all’indomani dell’approvazione, da parte del Parlamento
spagnolo, della riforma della scuola. La legge
stabilisce che l’educazione è concepita come un servizio pubblico che, però,
può essere fornito sia dallo Stato che “per iniziativa sociale”. La norma assicura, inoltre, il diritto all’educazione e
l’accesso in condizioni di eguaglianza mantenendo i finanziamenti ai centri
privati concertati. Lo Stato garantirà l'aumento dei finanziamenti alla scuola
nei prossimi dieci anni per equipararsi alla media dell’Unione Europea.
Un accordo entro il 24 novembre per
formare un nuovo governo dell’Irlanda del Nord, che faccia condividere il
potere a unionisti e repubblicani. È l’ultimatum lanciato ieri in Ulster dal
premier britannico, Tony Blair, e dal suo omologo irlandese, Bertie Ahern.
Blair ha dichiarato che, in mancanza di un accordo, la regione verrà gestita
direttamente dai governi britannico e irlandese, come prevedono gli accordi di
pace del 1998.
Porterò
avanti la mia battaglia “fino alla fine”. Così ieri il primo ministro francese,
Dominique de Villepin, escludendo l’ipotesi di dimissioni di fronte alla crisi
innescata dall’applicazione del Contratto di primo impiego (CPE). Non perdono
di intensità, intanto, le manifestazioni di protesta contro il CPE. Annunciati
nuovi blocchi stradali in tutto il Paese.
E’
salito a 69 morti il bilancio provvisorio del naufragio avvenuto ieri al largo di
Gibuti. Ancora da accertare le cause del disastro. Sul battello, secondo le
prime informazioni, si trovavano circa duecento persone.
Uno dei leader delle
Tigri Tamil è stato ucciso stamani nella città di Trincomalee, nel nord-est
dello Sri Lanka, da un gruppo di uomini armati. Lo ha riferito la polizia
precisando che l’uomo è stato raggiunto da colpi di arma da fuoco mentre stava
entrando in una banca.
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