RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n.
96 - Testo della trasmissione di giovedì 6 aprile 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Solenni celebrazioni domani in
Spagna per il V centenario della
nascita di San Francesco Saverio
Brasile: i vescovi pubblicano
un documento in vista delle elezioni del 1° ottobre
In Israele, il premier ad interim Olmert incaricato di formare il
governo. Il custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, dichiara la
disponibilità dei francescani ad aprire un dialogo con Hamas
6
aprile 2006
BENEDETTO XVI HA RICEVUTO STAMANE IN UDIENZA
PRIVATA, L’EX PRIMO ISRAELIANO
SHIMON PERES, PREMIO NOBEL PER LA PACE
- Servizio di Roberta Gisotti -
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Grande attenzione dei media
sull’incontro oggi in Vaticano tra Benedetto XVI ed il leader politico
israeliano Shimon Peres, già primo ministro laburista d’Israele, Premio Nobel
per la pace, attualmente esponente del partito
di centro, Kadima, fondato da Ariel Sharon. “Nel corso dei colloqui – ha
riferito il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Joaquin Navarro-Valls
- “vi è stato uno scambio di opinioni sul problema della pace in Terra Santa,
nel rispetto delle Risoluzioni delle Nazioni Unite e degli Accordi finora conclusi”.
“In tale contesto – ha aggiunto il portavoce vaticano - vi è stata unanimità
nel condannare ogni forma di terrorismo sotto qualsiasi pretesto si tenti di
giustificarlo. Si sono anche esaminati i rapporti tra lo Stato d’Israele e la
Santa Sede, alla luce degli Accordi sottoscritti nel 1993 e nel 1997, come le
relazioni delle Autorità israeliane con le Comunità cristiane esistenti nel
Paese”. Navarro-Valls ha infine confermato - come era stato anticipato stamane
dalla Radio pubblica israeliana – che Shimon Peres ha invitato Benedetto XVI “a
recarsi in visita in Israele”.
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IL CORDOGLIO DEL
PAPA PER LA MORTE IERI A MILANO DELL’ARCIVESCOVO PASQUALE MACCHI, CUSTODE
FEDELE DELLA MEMORIA DI PAOLO VI,
DI CUI ERA STATO SEGRETARIO PERSONALE PER QUASI UN
QUARTO DI SECOLO
- Servizio di Roberta Gisotti -
“La profonda spiritualità ed il
generoso impegno episcopale”, sono stati i tratti distintivi del ministero del
“compianto presule”: con queste parole Benedetto XVI, ricorda l“indimenticato
segretario personale” di Paolo VI, in un telegramma di cordoglio, inviato
stamane al cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano. Assicurando le
sue preghiere, il Papa esprime gratitudine per “la costante dedizione alla
diffusione del Vangelo” e la “devozione alla Santissima Vergine” di questo
“servo buono e fedele”. Lo stesso cardinale Tettamanzi ha avuto parole commosse
a ricordo di mons. Pasquale Macchi, che si è spento ieri in un clinica
milanese, all’età di 83 anni: “di lui mi hanno molto colpito il senso
dell'amicizia, la signorilità, la grande generosità”; “per la Chiesa ha speso
tutta la sua vita”.
Mons. Macchi aveva prestato fin
dal 1955 il suo servizio pastorale accanto all’allora arcivescovo Giovanni
Montini, nominato alla guida dell’arcidiocesi ambrosiana e destinato nel 1963 a
sedere sulla cattedra di Pietro. Di questo grande Pontefice – ha osservato il
cardinale Tettamanzi – mons. Macchi “ha coltivato la memoria testimoniandone la
grandezza in diverse circostanze, evidenziandone anche tratti di vivissima
umanità”. Mons. Macchi, varesino, era stato ordinato sacerdote nel 1946,
laureato in Lettere moderne alla Cattolica di Milano, dopo la morte di Paolo VI
era tornato nella sua terra natia come arciprete del Sacro Monte sopra Varese,
poi nominato nel dicembre 1988 arcivescovo prelato di Loreto, fino al ritiro 10
anni fa in un Monastero a Perego, presso Lecco. Fine intellettuale, profondo
conoscitore di letteratura ed arte contemporanea, personalità schiva da ogni
protagonismo. I funerali di mons. Pasquale Macchi saranno celebrati sabato 8
aprile dal cardinale Dionigi Tettamanzi nel Duomo di Milano, alle ore 10.30.
Alle esequie parteciperà a nome del Santo Padre il cardinale Attilio Nicora,
presidente dell'Amministrazione del Patrimonio della Santa Sede. Una
celebrazione funebre avrà luogo anche nella Basilica di San Vittore a Varese,
alle ore 14.30 dello stesso giorno.
ALTRE UDIENZE
Sempre stamane il Papa ha
ricevuto in successive udienze il cardinale Ignace Moussa I Daoud, prefetto
della Congregazione per le Chiese Orientali, il cardinale Renato Raffaele
Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e del
Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti,
l’arcivescovo Nikola Eterovic, segretario generale del Sinodo dei Vescovi, e il
cardinale Jean-Louis Tauran, Archivista e Bibliotecario di Santa Romana Chiesa
con il seguito.
NOMINE
Il Santo Padre ha nominato vescovo di Hsinchu, in Taiwan,
il rev. John Baptist Lee Keh-mean, rettore del Seminario Interdiocesano a Hsinchuang,
nell’arcidiocesi di Taipei. Il rev. John Baptist Lee Keh-mien, è nato a Tainan
Hsien (diocesi di Tainan), il 23 agosto 1958. E' stato ordinato sacerdote a Hsinchu il 27
maggio 1990.
Nello Zimbabwe, il Santo Padre
ha nominato vescovo di Chinhoyi il padre gesuita Dieter Scholz, direttore del Centro di Formazione a Harare.
Padre Dieter Scholz è nato il 2 giugno
1938 a Berlino. E’ entrato nella Compagnia di Gesù il 15 aprile 1958 ed è stato
ordinato sacerdote il 13 luglio 1969. Dal 1972 al 1978 ha collaborato con la
Commissione Cattolica per la Giustizia e la
Pace per investigare sulle
atrocità commesse dalle forze di sicurezza in Rhodesia contro la popolazione
locale nera. Nel 1978 è stato incarcerato per un breve periodo e poi espulso dall'allora Rhodesia. Nel 1981
è stato nominato primo direttore del
neofondato "Jesuit Refugee Service" (JRS), a Roma, presso la Casa
Generalizia dei Gesuiti. Nel 1991 è tornato
nello Zimbabwe come parroco/superiore della "Marymount
Mission", nella diocesi di Chinhoyi. Dal 1997 al 2005 è stato direttore
della "Silveira House", un centro di educazione e formazione per
"Leadership & Development".
In Cile, il Santo Padre ha nominato
ausiliare dell’arcidiocesi di Santiago del Cile mons. Fernando Chomalí Garib,
moderatore della Curia della medesima arcidiocesi e parroco, assegnandogli la
sede titolare vescovile di Noba. Mons. Chomalí è nato a Santiago del Cile il 10
maggio 1957. Ha ottenuto la Licenza in Teologia morale presso la Pontificia
Accademia Alfonsiana a Roma, il Dottorato in Teologia alla Pontificia
Università Gregoriana a Roma e un Master in Bioetica presso l’Università
Cattolica del Sacro Cuore. Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 6 aprile
1991.
Infine in Italia, il Papa, accogliendo la proposta
presentata dalla presidenza della Conferenza Episcopale Italiana ai sensi
dell'art. 30 § 1 dello Statuto, ha confermato segretario generale della
medesima Conferenza, per il prossimo quinquennio, mons. Giuseppe Betori,
vescovo titolare di Falerone.
BENEDETTO XVI, QUESTA SERA IN
PIAZZA SAN PIETRO, INCONTRA I GIOVANI
DELLA DIOCESI DI ROMA IN PREPARAZIONE ALLA XXI
GIORNATA MONDIALE
DELLA GIOVENTÙ CHE QUEST’ANNO VIENE CELEBRATA A
LIVELLO DIOCESANO
NELLA DOMENICA DELLE PALME
- Intervista con mons. Stanislao Rylko -
Grande festa questa sera in
Piazza San Pietro dove Benedetto XVI incontra i giovani della diocesi di Roma
in preparazione alla XXI Giornata Mondiale della Gioventù che quest’anno viene
celebrata a livello diocesano nella Domenica delle Palme. La Radio Vaticana
trasmetterà la cronaca dell’evento a partire dalle 17.20 sull’onda media di 585
kHz e sulla modulazione di frequenza di 105 MHz. Il servizio di Sergio Centofanti.
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Un incontro che anticipa la
Messa presieduta dal Papa domenica mattina in occasione della XXI GMG e che
prevede l’esibizione di cantanti come Ron, Povia e Simona Bencini, e alcune
testimonianze sui valori della vita, della famiglia e del perdono: ne
parleranno la sorella di don Andrea Santoro, il sacerdote ucciso in Turchia nel
febbraio scorso, il campione olimpico Enrico Fabris e una coppia di giovani
sposi. Il Papa risponderà poi alle domande dei giovani e con alcuni di loro
alla fine dell’incontro si recherà a pregare presso la Tomba di Giovanni Paolo
II. Benedetto XVI, nel suo messaggio per la XXI GMG, che si svolge sul tema
“Lampada ai miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino”, invita i giovani
ad amare la Parola di Dio e la Chiesa che indicano il cammino della vera
libertà e della felicità: “l’uomo – scrive il Papa – è spesso ostaggio di
correnti di pensiero, che lo conducono, pur credendosi libero, a perdersi negli
errori o nelle illusioni di ideologie aberranti”. Fidatevi di Cristo – esorta
Benedetto XVI – “non abbiate paura di rispondergli con generosità… e non
resterete delusi”. Ma ascoltiamo l’arcivescovo Stanislao Rylko, presidente del
Pontificio Consiglio per i Laici, al microfono di Giovanni Peduto:
R. – Il Papa invita i giovani a
riscoprire l’importanza della Parola di Dio, a riscoprire questa importante
forma di presenza di Dio in mezzo al suo popolo, che è la Parola. E’ una Parola
di Vita, una Parola di Luce. E nel mondo di oggi, così confuso, dominato dalla
dittatura del relativismo che nega l’esistenza della verità, come dice
Benedetto XVI, i giovani sempre più spesso si rivolgono a Cristo e alla Sua
Parola per ritrovare la luce, il senso più profondo della loro esistenza, una
bussola sicura che dà orientamento alla loro vita. E’ un grande segno di speranza,
questo.
D. – E infatti, Benedetto XVI
esorta i giovani a meditare la Parola di Dio secondo l’antica pratica della lectio divina …
R. – Il Papa, infatti, rivolge
un accorato appello ai giovani ad acquistare questa importante dimestichezza
con la Bibbia, perché come dice San Girolamo – citato dal Santo Padre nel
messaggio ai giovani – l’ignoranza delle Scrittura è l’ignoranza di Cristo
stesso. Quindi non basta avere la Bibbia nel proprio armadio, ma bisogna leggerla.
Per arrivare a questa dimestichezza con la Sacra Scrittura, il Papa raccomanda
ai giovani la lectio divina: è un
metodo classico di lettura della Bibbia che insegna questo importante passaggio
dalla lettura all’ascolto, all’orazione e, infine, alla contemplazione della
Parola di Dio. Si tratta di una lettura che cambia la vita, la fa diventare più
conforme alla Parola meditata. La lectio
divina è una scuola di ascolto: si tratta di un ascolto vero, cioè un
ascolto che diventa obbedienza, docilità.
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L’IMMIGRAZIONE E’ UN FENOMENO POSITIVO PER L’ECONOMIA DEI PAESI CHE RICEVONO
I MIGRANTI: E’ QUANTO AFFERMATO IERI DALL’ARCIVESCOVO CELESTINO MIGLIORE, OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE PRESSO
L’ONU,
ALLA COMMISSIONE SULLA
POPOLAZIONE E LO SVILUPPO DEL PALAZZO DI VETRO
L’effetto dell’immigrazione sui
Paesi che accolgono i migranti “è generalmente positivo”: è quanto affermato
dall’arcivescovo Celestino Migliore, Osservatore permanente della Santa Sede
presso l’Ufficio ONU di New York, parlando ieri alla 39.ma sessione della
Commissione sulla Popolazione e lo Sviluppo. Il presule ha inoltre messo
l’accento sul rispetto dei diritti degli emigrati in ogni Paese. Il servizio di Alessandro Gisotti:
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“Sebbene la presenza di migranti
possa avere qualche impatto negativo sui redditi dei cittadini residenti”, tali
conseguenze “sono di solito poco influenti a
livello nazionale”. E’ quanto ribadito dall’arcivescovo Celestino
Migliore nel suo intervento al Palazzo di Vetro. Il presule ha così voluto sottolineare
che “sul medio e lungo periodo la migrazione può persino generare occupazione e
produrre guadagni fiscali netti”. Anzi, ha aggiunto l’osservatore vaticano,
“gli studi sull'invecchiamento della popolazione indicano che gli immigrati
possono contribuire sostanzialmente ad alleviare il peso fiscale sulle generazioni
future”.
D’altro canto,
mons. Migliore non ha mancato di
indicare che “negli anni passati, previsioni terribili sulla
composizione e sulla sostenibilità della popolazione umana globale prevista
hanno portato a politiche demografiche radicali, responsabili di dilemmi
diversi ma ugualmente gravi”. In particolare, il presule ha menzionato “i seri
problemi provocati dal crollo dei tassi di natalità e la creazione di squilibri
tra uomini e donne nella popolazione, con le loro ricadute sociali”. Infine,
mons. Migliore ha espresso l’auspicio che i leader mondiali prendano “misure
per assicurare il rispetto e la difesa dei diritti umani dei migranti, dei
lavoratori e delle loro famiglie” a beneficio di tutti i popoli “senza distinzioni”.
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OGGI SU
“L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina il Medio
Oriente: ad Olmert l’incarico di formare un nuovo governo israeliano.
Sempre in prima, un articolo di
Giampaolo Mattei dal titolo “I rivoluzionari della santità”: il Papa incontra i
giovani in Piazza San Pietro in preparazione alla Domenica delle Palme.
Servizio vaticano – una pagina
dedicata alle celebrazioni in occasione del primo anniversario della morte di
Giovanni Paolo II.
Servizio estero – per la rubrica
dell’“Atlante geopolitica” un articolo di Giuseppe Maria Petrone dal titolo
“Bielorussia: il Paese chiede democrazia”.
Servizio culturale – un articolo
del nostro inviato Marcello Filotei “Un grande festival ‘a costo zero’”:
Gerusalemme tra storia e vita quotidiana.
Servizio italiano – in rilievo
il tema dei conti pubblici.
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6
aprile 2006
LA
BELLEZZA PUO’ ESSERE UNA STRADA PER CRESCERE IN UMANITA’ E PORTARCI A DIO:
COSI’, IL CUSTODE DELLA BASILICA DI SAN FRANCESCO AD ASSISI, PADRE VINCENZO
COLI, ALL’INDOMANI DELL’INAUGURAZIONE DEL RESTAURO
DELLA VOLTA
DELLA BASILICA, DEVASTATA DAL TERREMOTO DEL SETTEMBRE 1997
-
Intervista con padre Vincenzo Coli -
Un
momento di grande emozione per la Chiesa e per il mondo della cultura. Così,
ieri, Assisi ha vissuto l’inaugurazione dei restauri della volta della Basilica
Superiore di San Francesco, devastata dal sisma che colpì l’Umbria nel
settembre del 1997. Un crollo in cui morirono quattro persone e le cui immagini
riprese da un operatore di “Umbria Tv” fecero il giro del mondo. I restauratori
si trovarono di fronte ad un puzzle di 300 mila frammenti. Particolarmente
lesionati dal terremoto furono i quattro Evangelisti di Cimabue, che ora sono
tornati parzialmente all’originario splendore. Sulla riconsegna all’umanità
tutta di questo patrimonio artistico, ecco la riflessione di padre Vincenzo
Coli, Custode della Patriarcale Basilica di San Francesco, intervistato da
Alessandro Gisotti:
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R. – E’ stata una giornata di
gioia, un bel giorno; c’è stata una grande partecipazione, non solo di
studiosi, di giornalisti ma anche – a parte la comunità francescana – di
fedeli. La giornata è stata vissuta come la riconsegna di una realtà stupenda.
La bellezza veramente può essere una strada per crescere in umanità, ma anche
per cogliere un po’ la presenza dei valori grandi che poi portano a Dio.
D. – La ferita inferta dal
terremoto alla Basilica di San Francesco ha colpito tutti, senza distinzioni.
Ancora una volta si può dire, dunque, che lo spirito del “Poverello di Assisi”
ha unito, anche in un tempo segnato da divisioni?
R. – Sì. Qui in Assisi questa
percezione di una profonda unità ideale che tenta anche di incarnarsi poi nella
vita, è percepibile sempre. Moltissimi pellegrini o turisti che vengono ad
Assisi dicono che le pietre stesse sembrano parlare, invitare a ritrovare spazi
di comunione, di collaborazione, di rispetto e di accoglienza profonda. Non è
poco, per i tempi che viviamo!
D. – Per riportare gli affreschi
della volta alla sua originaria bellezza si sono rimboccati le maniche in
tanti, anche su base volontaria. Anche questo è un aspetto che va sottolineato?
R. – Questo soprattutto
all’inizio. Poi, evidentemente, man mano che si è proceduto alla ricomposizione
sono subentrate persone professionalmente molto preparate, appassionate e
desiderose di ridonare qualche cosa che possa elevare la vita stessa dell’uomo.
Qui dobbiamo ringraziare il Ministero dei Beni culturali, l’Istituto Centrale
del Restauro, le Sovrintendenze sia regionali, sia settoriali dell’Umbria,
perché veramente sono stati vicino a noi e noi siamo stati vicino a loro, li
abbiamo incoraggiati ed insieme abbiamo ottenuti questi risultati che non sono
compiuti come avremmo tutti desiderato, ma sono sicuramente un segno della
capacità dell’uomo, sia di fede, sia anche laico di guardare a dei valori che
possono essere condivisi da tutti.
D. – In questo momento di gioia
il pensiero va anche a chi quel 26 settembre del 1997 perse la vita…
R. – Certamente. Li abbiamo
ricordati - quattro uomini, due frati e due rappresentanti della Sovrintendenza
– sempre con affetto e con stima e sono presenti sicuramente nel nostro cuore
perché poi il sacrificio umano e dei valori così alti hanno sempre un
significato profondo nella vita di ciascuno di noi.
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EVANGELIZZAZIONE DI
STRADA PER PORTARE AI LONTANI LA PAROLA DI GESU’:
IN UN LIBRO, LA PROPOSTA DELLA COMUNITA’ NUOVI
ORIZZONTI
- Intervista con Davide Banzato -
Stimolare
tutti i cristiani a uscire dalle parrocchie per testimoniare concretamente la
Parola di Dio. E’ l’obiettivo del libro “Evangelizzazione di strada,
l’esperienza e il progetto di Nuovi Orizzonti” di Davide Banzato, edito da
Città Nuova. Il volume offre a parroci, catechisti e animatori pastorali,
proposte pratiche e schemi utilizzati durante un’esperienza decennale di
missioni di strada. Nel Vangelo di Matteo si legge: “Gesù andava per tutte le
città e i villaggi insegnando e predicando il Vangelo del Regno e curando
malattie ed infermità”. Antonella Villani ha chiesto a Davide Banzato, diacono
della diocesi di Frosinone e responsabile dell’evangelizzazione di strada nella
comunità Nuovi Orizzonti, cosa significa portare il Vangelo nella società di
oggi:
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R. – Seguire il suo esempio.
Evangelizzazione di strada, effettivamente, è proprio questa esperienza che noi
facciamo da dieci anni, ormai, di andare noi ragazzi in cerca dei nostri
coetanei, ascoltarli, farci uno con loro, essere amici e poi creare quel ponte
tra la strada e l’oratorio. E’ la nuova evangelizzazione che Giovanni Paolo II
ha definito come un “portare un nuovo modo di vita, un nuovo modo di
trasmetterlo”. Lo sforzo, la programmazione, il metodo di apostolato, il
linguaggio, sono queste le modalità da cambiare per riuscire a raggiungere il
cuore del giovane.
D. – Lei gira per locali
notturni e per le strade dove i giovani, appunto, si ritrovano. Come è accolto?
R. – Molto bene. I ragazzi hanno
una sete di Dio incredibile e quando incontrano qualcuno di noi rimangono
stupiti dell’amore con cui ci amiamo e con cui cerchiamo di amare loro, la
gratuità con cui ci poniamo nell’ascolto verso di loro e la gioia che portiamo,
che è la gioia del Risorto. Infatti, la nostra azione di evangelizzazione è
sempre preceduta da tanta preghiera e sostenuta anche nel dopo, con tanta
preghiera.
D. – Si parla spesso di
evangelizzazione nel mondo e poco di una nuova evangelizzazione in Italia.
Eppure, le chiese lentamente si svuotano di giovani. Perché?
R. – Perché oggi vediamo che la
povertà più grande che c’è è questa morte dell’anima, che i giovani cercano di
riempire con tanti surrogati. Il Magistero in questi anni ce l’ha ripetuto
continuamente, dall’Evangelium Nuntiandi
con Paolo VI a Giovanni Paolo II e ora con Benedetto XVI. Un po’ siamo duri a
cambiare le strutture, perché effettivamente io, scherzando e ridendo, dico che
se Gesù tornasse e dovesse riformulare la parabola della pecorella perduta,
direbbe: “Andate in cerca delle 99 perdute”.
D. – Di qui il suo invito un po’
a tutti i cristiani ad uscire dalle parrocchie per annunciare la Parola di
Gesù?
R. – Sì, anche perché non è una
tecnica andare in strada, evangelizzare. Noi organizziamo eventi, meeting, ma
la cosa che più privilegiamo è il rapporto personale, a tu per tu. Il nostro stupore è anche vedere per esempio
una Riccione d’estate, dove i giovani stessi, anche punk, a un certo punto ci
dicono: a tutto pensavo ma non di trovarmi a Riccione a confessarmi.
D. – Ci racconta un episodio che
porta sempre nel suo cuore?
R. – Mirko: cercava di togliersi
la vita per la tossicodipendenza. Incontrandolo in una missione un ragazzo dei nostri gli ha detto:
ma tu lo sai che c’è Gesù che ti ama e ha dato la sua vita per te? Mirko è
rimasto toccato da questo invito. Oggi è un papà di famiglia e si fa anche
“missionario”: la sua vita è stata
capovolta.
D. – Le maggiori difficoltà che
affrontate tutti i giorni durante queste
missioni?
R. – Sinceramente vengono tutte
da cristiani perché è difficile riuscire a coinvol-gere le realtà del luogo, è
difficile scardinare un sistema.
D. - La prossima iniziativa qual
è?
R. - Questa estate in Sicilia e
in Puglia tutti i giovani d’Italia possono contattarci anche nel sito
www.nuoviorizzonti-onlus.com. E possono partecipare con noi per vivere una
esperienza che possono poi riproporre nelle proprie realtà locali.
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6
aprile 2006
RICORRE DOMANI IL V CENTENARIO
DELLA NASCITA DI SAN FRANCESCO SAVERIO.
SOLENNI CELEBRAZIONI SOPRATTUTTO IN SPAGNA, A
JAVIER, CITTADINA CHE DIEDE
I NATALI AL GESUITA. ALLA SOLENNE CELEBRAZIONE
EUCARISTICA, CHE SI SVOLGERÀ NEL CASTELLO DOVE VISSE IL RELIGIOSO,
ANCHE I REALI DI SPAGNA
- A cura di Tiziana Campisi -
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JAVIER.
= La Spagna si prepara alle solenni celebrazioni per il V centenario della
nascita di San Francesco Saverio. Domani - nel giorno in cui si ricorda la
nascita del gesuita che evangelizzò l’Oriente - a Javier, cittadina che diede i
natali al missionario, l’arcivescovo di Madrid, il cardinale Antonio Rouco
Varela, inviato speciale del Santo Padre alle celebrazioni, presiederà a
mezzogiorno una Liturgia eucaristica. Nella Basilica del Castello dove
trascorse la sua infanzia il religioso, saranno presenti anche i Reali di
Spagna. La cerimonia avrà inizio con un atto commemorativo. Alle 12 il suono a
distesa di tutte le campane della Navarra segnerà il momento solenne della
celebrazione ufficiale del cinquecentenario. Al termine della Liturgia sarà
inaugurata l’esposizione “San Francesco Saverio nelle arti. Il potere
dell’immagine”, una mostra che riunisce reperti di epoche e stili diversi provenienti
da varie regioni spagnole e da altri Paesi. Compagno di studi di Sant’Ignazio
di Loyola a Parigi, e con lui ed il beato Pierre Favre fondatore della
Compagnia di Gesù, San Francesco Saverio è stato il primo sacerdote europeo che
si è spinto verso l’India ed il Giappone, che raggiunse nel 1541. A lui il merito
di aver saputo adattare il messaggio evangelico alle culture locali. Morto a soli
46 anni nell’isola di San Chao, mentre si preparava ad evangelizzare la Cina, pare
abbia battezzato oltre trentamila persone. Particolarmente noto il suo epistolario,
che ha contribuito in maniera determinante alla formazione dello spirito missionario
nella cristianità del XVI secolo e alla fioritura di nuove vocazioni verso i
luoghi più remoti della Terra. Essendosi profondamente immerso nella cultura
dei popoli dell’Est ed infaticabile predicatore, suo anelito era portare Cristo
ad ogni uomo. Fervido e costante in lui il desiderio di raggiungere i luoghi in
cui il messaggio di Gesù non era ancora giunto, tanto che in una lettera
scrisse: “Che riposo vivere morendo ogni
giorno, per andare contro il nostro volere, cercando non i nostri interessi ma
bensì quelli di Gesù Cristo!”.
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BRASILE: I VESCOVI PUBBLICANO
UN DOCUMENTO IN VISTA DELLE ELEZIONI
DEL 1° OTTOBRE. IL PRESIDENTE DELLA CONFERENZA
EPISCOPALE GERALDO MAJELLA AGNELO HA DICHIARATO CHE LA CHIESA BRASILIANA
NON SI
SCHIERA A FAVORE DI NESSUN PARTITO O CANDIDATO MA VUOLE OFFRIRE CRITERI DI
DISCERNIMENTO PER UNA SCELTA CONSAPEVOLE E RESPONSABILE
BRASILIA.
= Si propone di offrire “criteri
di discernimento” per aiutare i cittadini ad una scelta consapevole e
responsabile, in vista del voto del primo ottobre, il documento elaborato dal
Consiglio episcopale pastorale della Chiesa brasiliana e approvato dal
Consiglio episcopale permanente. Il Brasile dovrà scegliere un nuovo presidente
della Repubblica, i governatori, i deputati federali ed un terzo dei membri del
Senato. Il Paese sta vivendo in questi mesi una fase difficile, aggravata anche
dallo scandalo che nel maggio dell’anno scorso ha colpito il partito del
presidente Luis Iñacio Lula da Silva, il Partido
dos trabalhadores (PT), accusato di corruzione. Il testo dei vescovi
critica le attuali politiche neoliberiste del governo denunciando l’ancora
diffusa corruzione, la crescita della criminalità organizzata, la persistente
disoccupazione, nonché lo scarso coinvolgimento dei cittadini nelle grandi
decisioni di interesse pubblico. La Chiesa brasiliana si aspetta dalle prossime
elezioni generali segnali concreti di cambiamento, in particolare un serio
impegno nella lotta contro le disuguaglianze sociali e la piaga della corruzione.
I presuli brasiliani riconoscono segnali di miglioramento in alcuni settori
sociali, segnatamente tra i più poveri, ma rilevano anche che la concentrazione
delle ricchezze nelle mani di pochi continua a crescere in Brasile. A loro
giudizio questo accresciuto divario tra ricchi e poveri è dovuto alle scelte
neoliberiste dell’attuale classe dirigente. Il presidente della Conferenza
episcopale brasiliana (Cnbb), il cardinale Geraldo Majella Agnelo, ha precisato
che la Chiesa brasiliana non si schiera a favore di nessun partito o candidato,
ma che ritiene che questo importante appuntamento elettorale sarà “un’
occasione per dare una svolta all’attuale processo politico” in Brasile. (T.C.)
IL PRESIDENTE DELL’ALL INDIA CATHOLIC UNION, HA SCRITTO UNA LETTERA
DI DENUNCIA AL PRIMO MINISTRO INDIANO MANMOHAN
SINGH: CONTRO LE MINORANZE NON PIÙ ATTACCHI SPORADICI MA UN PIANO PER
ELIMINARLE
NEW
DELHI. = In una lettera al primo ministro indiano Manmohan Singh, il presidente
dell’All India Catholic Union John
Dayal - riferisce l’agenzia Asianews - denuncia “un piano ben congegnato di
terrore ed intimidazione contro le minoranze”. I nazionalisti indù “non limitano
più la loro opera anti-cristiana ad attacchi sporadici - scrive Dayal - i
vertici politici ed amministrativi di molti Stati ed il loro sistema giuridico
pieno di pregiudizi sono causa di paura ed insicurezza per le minoranze
religiose ed etniche, che sono costrette a vivere in condizioni terribili”. Nel
testo il leader lamenta taluni gesti di intolleranza, che a suo parere non sono
segnali di una insofferenza religiosa. “Questa è una campagna basata sul
terrore contro la nostra comunità – afferma John Dayal – Chiedo a lei l’invio
di un segnale forte che possa fermare i colpevoli e rassicurare le vittime”.
(T.C.)
L’ARCIVESCOVO DI CITTÀ DEL MESSICO HA LANCIATO UNA
CAMPAGNA DI PREGHIERA
PER SENSIBILIZZARE LA POPOLAZIONE AI PROBLEMI SOCIALI
CITTÀ DEL MESSICO. = Una campagna di preghiera per
il Messico e l’America Latina perché possano risolversi i più gravi problemi
sociali. A lanciarla domenica scorsa il cardinale Norberto Rivera Carrera,
arcivescovo di Città del Messico. Indetta da un gruppo di laici, l’iniziativa
culminerà il 27 gennaio 2007, con un pellegrinaggio giovanile al monumento di
Cristo Re della Pace. L'obiettivo della campagna - come riferisce l’agenzia
Fides - è pregare per il Messico e per le persone dalle quali dipende il futuro
dal Paese: politici, comunicatori, legislatori, dirigenti di istituzioni
educative, responsabili della sicurezza pubblica e della giustizia, leader di
istituzioni ed organizzazioni. Come affermano gli organizzatori “la situazione
che vivono il Messico e gli altri Paesi Latinoamericani non è facile: costituisce
una sfida per il lavoro di evangelizzazione in tutti gli ambiti ma anche per la
partecipazione sociale e l'azione politica. Ci sono grandi problemi comuni: insicurezza
ed ingiustizia, corruzione ed impunità, miseria e mancanza di lavoro, degrado
della famiglia e dei valori etici”. (T.C.)
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6 aprile 2006
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Il governo
israeliano sta considerando la possibilità di “limitati legami” con il governo
palestinese guidato da Hamas allo scopo di prevenire una crisi umanitaria. Lo
hanno rivelato funzionari dell’esecutivo israeliano, citati dal quotidiano
dello Stato ebraico “Haaretz”. In un’intervista rilasciata al “Corriere della
Sera”, il custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, ha dichiarato
inoltre che i francescani sono disponibili a trattare con qualsiasi autorità
per tutelare la comunità cristiana in Terra Santa. Ma davvero i francescani
sono pronti al dialogo con il governo palestinese guidato da Hamas? Ascoltiamo,
al microfono di Giancarlo La Vella, padre Pizzaballa:
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R. – Abbiamo avuto tantissime autorità di tutti i generi e
abbiamo sempre parlato con tutti. Non c’è una pregiudiziale nei confronti di
nessuno, nemmeno nei confronti del governo palestinese che è stato
legittimamente eletto.
D. – Ecco: il fatto che Hamas abbia delle posizioni
abbastanza definite, ad esempio sul riconoscimento di Israele, pone degli
ostacoli – chiaramente – ad un dialogo sereno …
R. – Certamente sì: questo deve essere oggetto del
dialogo. Ma dialogare non significa che si sia d’accordo o che ci si debba
riconoscere l’un l’altro. Ma bisogna dialogare con tutti! Se San Francesco
avesse dovuto basarsi su questi argomenti, non avrebbe mai incontrato il
sultano che era il nemico per eccellenza, in quel momento. Ma, ripeto, noi non
siamo un’autorità politica. Siamo un’istituzione religiosa che deve essere
aperta al dialogo franco con tutti, mettendo sul tavolo tutti i punti con molta
chiarezza, senza una pregiudiziale nei confronti di nessuno.
D. – In che modo si potrà esporre la posizione cristiana
in Terra Santa, al nuovo governo palestinese?
R. – E’ ancora presto per trarre conclusioni. Aspettiamo
un po’ di tempo. Bisogna aspettare che si siano formate entrambe le compagini
governative e che la situazione si assesti. Poi vedremo. Attualmente, ancora
non c’è una posizione chiara, ben definita.
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In Israele, intanto, il presidente Moshe Katzav
ha ricevuto Ehud Olmert, premier ad interim e leader del partito di centro
Kadima, per conferirgli l’incarico di formare il nuovo governo. Nello Stato
ebraico ha ricevuto inoltre vasta eco la notizia dell’arresto, da parte della
polizia israeliana, di un ministro del nuovo governo palestinese guidato da
Hamas. L’uomo,
rilasciato poco fa, è il capo del dicastero per gli Affari di Gerusalemme,
Khaled Abu Araf. La radio israeliana ha rivelato che il ministro è stato
fermato nei pressi di un posto di blocco perché non aveva il permesso per
entrare nella zona della Cisgiordania amministrata dall’Autorità Nazionale
Palestinese.
In Iraq, il tribunale speciale iracheno
ha aggiornato al prossimo 12 aprile il processo contro l’ex rais, Saddam
Hussein, per la strage di 148 sciiti compiuta nel 1982 nel villaggio di Dujail.
Nel Paese arabo, intanto, le forze americane hanno annunciato l’arresto
di Muhammwed al-Obeidi, presunto capo del sedicente ‘Esercito islamico’. Tale
gruppo è ritenuto responsabile di diversi sequestri, tra i quali quelli dei
giornalisti italiani Enzo Baldoni e Giuliana Sgrena. Sul significato di questo
arresto, ascoltiamo l’intervista di Giancarlo La Vella con l’esperto di questioni mediorientali
del Corriere della Sera, Guido Olimpio:
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R. – Certamente, il personaggio è interessante perché è il
capo di uno dei gruppi più importanti coinvolti nei sequestri di persona e
quindi potrebbe fornire elementi e informazioni su vari sequestri. Però,
l’esperienza insegna che queste operazioni hanno un senso quando permettono di
raccogliere dati su casi specifici. Ma non hanno alcuna profondità strategica.
D.– Comunque, questo arresto conferma che gli americani
non stanno assolutamente abbassando la guardia contro le forze ribelli?
R.- No, assolutamente. Anzi, stanno tentando una duplice
linea: da una parte, stanno provando ad aprire un canale con alcune formazioni
della guerriglia sunnita e dall’altra cercano di avere la mano dura con le
organizzazioni terroristiche. E’ una
strategia binaria che dà risultati, per ora, ancora modesti.
D. – Decapitare la guerriglia potrà servire poi a far
giungere a più miti consigli tutta la parte sunnita più moderata?
R. – No, ritengo che decapitare la guerriglia in questi
casi serva a poco. Bisogna, soprattutto, creare una situazione in cui ci siano
incentivi a collaborare e a rinunciare alle armi. Oggi però le tensioni, la
guerra civile, le troppe divisioni fanno sì che il quadro sia a favore del
terrorismo e della violenza.
D. – Questi arresti sono un pò la prova generale sempre
nella speranza di catturare Osama Bin Laden?
R. – Io ritengo che la speranza ci sia sempre. Ma queste
formazioni diventano sempre più movimento per cui la cattura del capo incide
fino ad un certo punto. Proprio perché sono movimenti, sopravvivono anche con
la scomparsa del capo. Diciamo che l’uso di Internet ha favorito questo perché
la rete rende “immortali” e sempre presenti anche coloro che sono morti o sono
stati già catturati.
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In Iraq, intanto, il premier uscente, Ibhraim Jaafari, ha
ribadito il suo rifiuto a rinunciare alla candidatura alla guida del nuovo
governo iracheno. “Per il mio popolo – ha anche detto Jaafari – potrei morire”.
In Francia, il
premier francese, Dominique de Villepin, non esclude il ritiro della controversa
legge sul Contratto di primo impiego.”Abbiamo avviato un dialogo che non ha tabù",
ha detto il premier, invitando alla distensione dopo le proteste e l’avvio di
colloqui tra parlamentari della maggioranza e sindacati.
Il Papa, all’udienza generale, tenutasi
ieri in Piazza San Pietro, ha invitato a pregare perché si intensifichino gli
sforzi di pace che sembrano aprirsi nel Paese basco e in tutta la Spagna.
Sull’importanza di questo appello ascoltiamo, al microfono di Bernard Decottignìes,
il responsabile delle relazioni estere del governo basco, Jose Maria Muñoa
Ganuza, membro della formazione moderata dei nazionalisti baschi.
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C’EST
EXACTEMENT CE QUE NOUS DEVONS FAIRE: …
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“E’ esattamente quello che dobbiamo fare: oggi dobbiamo
unire le nostre forze, dobbiamo dimenticare i nostri interessi di partito – gli
uni e gli altri – perché la pace è al di sopra di ogni interesse. E’ necessario
che tutti lavoriamo insieme! Nessuno deve rimanere fuori da questo processo ma
soprattutto nessuno deve ‘mettere i bastoni tra le ruote’… Abbiamo bisogno di
tutti i partiti politici, di tutti! Nessuno può mancare in questo processo di
pace e di normalizzazione”.
In Ucraina, il partito del presidente Viktor Yushenko,
“Nostra Ucraina”, il Blocco Julia Timoshenko e la formazione socialista hanno
raggiunto un’intesa per dar vita ad una coalizione di governo. Lo ha riferito
stamani un’emittente televisiva ucraina. I tre partiti filo occidentali hanno
conquistato insieme, complessivamente, oltre il 40 per cento dei voti alle
elezioni tenutesi lo scorso 26 marzo. Il primo schieramento, con più del 33 per
cento delle preferenze, è risultato invece il partito filorusso dell’ex premier
Yanukovic.
In
Nepal, nonostante le critiche della comunità internazionale e la preoccupazione
del segretario generale dell’ONU Kofi Annan, il re Gyanendra ha usato ancora la
forza per impedire una nuova protesta nazionale dei partiti dell’opposizione,
prevista oggi nella capitale Kathmandu. Sul terreno, intanto, si registrano
nuovi combattimenti tra ribelli e forze governative. Il nostro servizio:
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Almeno
11 persone sono rimaste uccise in uno scontro a fuoco tra guerriglieri maoisti
e forze di sicurezza. Le vittime sono 5 agenti, quattro guerriglieri e due civili.
I ribelli hanno attaccato, inoltre, un carcere di una regione orientale del
Paese e hanno liberato oltre 100 detenuti, tra cui 20 prigionieri maoisti. Alla
difficile situazione sul terreno si aggiunge, poi, la tensione alimentata dalle
annunciate proteste contro il re: i principali partiti dell’opposizione hanno
proclamato infatti per oggi uno sciopero contro il regime di re Gyanendra. Ma
il governo, dopo aver imposto un coprifuoco notturno, ha già bandito a tempo
indeterminato qualsiasi tipo di manifestazione di protesta. Nei giorni scorsi,
sono anche stati arrestati vari esponenti del movimento per la democrazia.
L’amministrazione nepalese – ha spiegato il governo - ha imposto il divieto di
manifestare per evitare possibili violenze dovute a possibili infiltrazioni di
ribelli maoisti nelle dimostrazioni di piazza. La decisione arriva dopo
l’annuncio di lunedì scorso del partito comunista nepalese, vicino ai maoisti,
che aveva proclamato un cessate il fuoco unilaterale in tutta la valle di Katmandu
proprio per “facilitare la partecipazione della gente alle proteste contro il
re”. Secondo il ministro degli Interni, questa tregua costituisce, invece, la
prova del legame tra i partiti dell’opposizione nepalese e la guerriglia
maoista. Per questo - rivela il quotidiano “Katmandu Post” - le autorità
governative hanno dato ordine di arrestare i leader dei partiti politici che
tentano di entrare nella capitale per partecipare alle manifestazioni.
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Il governo della Serbia ha assicurato al
procuratore capo della Corte dell’Aja sull’ex Jugoslavia, Carla Del Ponte, che
l’ex capo militare serbo bosniaco Ratko Mladic, responsabile tra l’altro anche
del massacro di Srebrenica nel 1995, sarà consegnato al Tribunale entro il 30
aprile.
“E’
assurdo che mentre io lavoro, giorno e notte, degli impiegati dello Stato, dei
funzionari, dei dipendenti pagati con i soldi dei cittadini, tramano contro il
presidente del Consiglio. E’ una infamità”. Lo ha detto, riferendosi ad alcuni
magistrati definiti “indegni”, il capo dell’esecutivo italiano, Silvio
Berlusconi, durante una conferenza stampa a Palazzo Chigi. Commentando le
dichiarazioni del premier, il presidente dei DS, Massimo D’Alema , ha
affermato: “Berlusconi non ha fatto che accusare tutti: i giudici, i sindacati,
la Confindustria e i suoi alleati. Una catena di accuse”.
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