RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 95 -
Testo della trasmissione di mercoledì 5
aprile 2006
IL
PAPA E
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
In Israele, Kadima e
laburisti trovano l’accordo per una coalizione, mentre il movimento palestinese
Hamas si dichiara pronto ad una convivenza con lo Stato ebraico
Dopo il voto di
domenica, in Thailandia si dimette il premier, accusato di corruzione
5 aprile 2006
BENEDETTO XVI ALL’UDIENZA GENERALE IN PIAZZA SAN
PIETRO:
VESCOVI
E SACERDOTI SONO NELLA CHIESA I DIFENSORI DELLE VERITA’ DI FEDE
E I
TESTIMONI DELLA CARITA’. L’AUSPICIO DI PACE DEL PAPA PER LE RELAZIONI
TRA
GOVERNO SPAGNOLO E PAESE BASCO
La comunione che esiste nella Chiesa, dono d’amore e di
verità suscitato dallo Spirito Santo, non può essere vissuta con chi la rifiuta
e non accetta di vivere nella Chiesa stessa. E’ questo uno dei passaggi-chiave
della catechesi di Benedetto XVI all’udienza generale di oggi, che ha visto
circa 30 mila fedeli riempire per la terza volta in quattro giorni Piazza San
Pietro. Il Papa ha messo in grande risalto il ruolo dei vescovi e del clero
nella difesa della fede ed ha poi espresso parole di soddisfazione per “gli
orizzonti di pace” che si sono aperti per la Spagna e il Paese basco. Il
servizio di Alessandro De Carolis:
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La Chiesa è tutta dello Spirito Santo e il “deposito della
fede” è affidato ai vescovi e ai sacerdoti, che hanno il dovere di custodirlo
“nella verità e nella carità”, nonostante le debolezze che possano esistere
anche nella Chiesa stessa. E’ l’insegnamento alto con cui Benedetto XVI ha
proseguito la catechesi sul rapporto che lega la Chiesa e i suoi ministri,
iniziata un mese fa. Il Papa si è ispirato alla lettura degli Atti degli
apostoli che ritrae la prima comunità cristiana riunita e rafforzata dalla
predicazione, dall’Eucaristia, dalla carità fraterna. Tutti “valori” che
“purtroppo”, ha osservato, non mettono neanche quel primo nucleo di credenti al
riparo dalle “lacerazioni” interne, soprattutto sulle “verità di fede”:
“Questo intimo legame della Chiesa
con lo Spirito non annulla la nostra umanità con tutta la sua debolezza. Come
la comunione dell’amore esiste sin dall’inizio e sarà fino alla fine, così
purtroppo sin dall’inizio subentra anche la divisione. Non dobbiamo
meravigliarci che esista anche oggi. C’è il pericolo, in tutte le circostanze
del mondo, ed anche in tutte le debolezze della Chiesa, di perdere la fede e
così anche di perdere l’amore e la fraternità. E’ un preciso dovere di chi
crede la Chiesa dell'amore, e vuol vivere in essa, interrompere la comunione
con chi si è allontanato dalla dottrina che salva”.
“La Chiesa dell’amore – ha affermato Benedetto XVI - è
anche la Chiesa della verità, intesa anzitutto come fedeltà al Vangelo,
affidato dal Signore Gesù ai suoi. Ma la famiglia dei figli di Dio per vivere
nell’unità e nella pace – ha osservato ancora il Papa - ha bisogno di chi la
custodisca nella verità e la guidi con discernimento sapiente e autorevole. E’
ciò che fa il ministero degli apostoli”:
“Il compito dei
vescovi, dei successori degli apostoli, è in questo senso, anzitutto, un servizio
di amore. E la carità che essi devono vivere e promuovere è, come detto,
inseparabile dalla verità che custodiscono (…) E tutto questo, che vediamo
nella Chiesa nascente, ci fa pregare per i successori degli apostoli, per tutti
i vescovi e per i successori di Pietro, che siano realmente insieme, custodi
della verità e della carità, che siano in questo senso realmente apostoli di
Cristo e che la sua luce non si spenga mai nella Chiesa e nel mondo”.
Costretto a sopportare con pazienza, durante la catechesi,
le intense raffiche di vento che spazzavano la piazza, in una giornata velata
da qualche nuvola, il Papa si è concesso ad un certo punto una battuta di
spirito:
“Il vento non è
sempre identico allo Spirito Santo, ma può farci pensare anche alla forza dello
Spirito Santo”. (applausi)
Come di consueto, Benedetto XVI ha poi riproposto in sette
lingue una sintesi della catechesi, salutando i vari gruppi di pellegrini, tra
i quali oggi comparivano anche un centinaio di sordomuti, che hanno potuto
seguire lo svolgersi dell’udienza grazie alla traduzione gestuale trasmessa sui
maxischermi. Con i circa 1.500 polacchi presenti all’udienza generale, il Papa
ha nuovamente ringraziato Dio per il Pontificato del suo “grande predecessore”
Giovanni Paolo II, quindi si è soffermato a lungo con i pellegrini di lingua spagnola,
che dopodomani celebreranno i 500 anni dalla nascita di San Francesco Saverio.
Un’occasione cha ha fornito a Benedetto XVI l’opportunità per un altro
importante augurio:
“OS INVITO A REZAR PARA QUE, POR INTERCESIÓN DE ESTE
SANTO…
Vi invito a pregare perché, per mezzo dell’intercessione
di questo Santo, tutti intensifichino i propri sforzi per consolidare gli
orizzonti di pace che sembrano aprirsi nel Paese basco e in tutta la Spagna, e
per superare gli ostacoli che possano presentarsi durante questo senso”.
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RINUNCE
E NOMINE
Il Santo
Padre ha accettato oggi la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di
Ribeirão Preto, in Brasile, presentata da mons. Arnaldo Ribeiro, per raggiunti
limiti di età, ed ha nominato arcivescovo metropolita della medesima diocesi
mons. Joviano de Lima Júnior, finora vescovo di São Carlos.
Il Papa ha accettato anche la rinuncia all’ufficio di
Incaricato dell’assistenza spirituale degli emigrati ungheresi, presentata da
mons. Attila Miklósházy, vescovo titolare di Castel minore, in conformità al
Codice di Diritto Canonico.
DA
DOMANI POMERIGGIO, 6 APRILE, A SABATO PROSSIMO A SASSONE,
NEI
PRESSI DI ROMA, L’INCONTRO MONDIALE DEI RESPONSABILI DELLE GMG
-
Intervista con mons. Francis Kohn -
Un
raduno internazionale dei responsabili delle Giornate Mondiali della Gioventù:
è stato promosso dal Pontificio
Consiglio per i laici da domani pomeriggio, 6 aprile, fino a sabato, a Sassone,
una località nei pressi di Roma. Ricordiamo che siamo in prossimità della
Domenica delle Palme, in cui si celebra a livello diocesano la Giornata
Mondiale della Gioventù, alternativamente negli anni in cui non viene celebrata
a livello mondiale ad agosto. Ma sull’importanza del confronto internazionale
tra i responsabili delle GMG, ascoltiamo, nell’intervista di Giovanni Peduto,
il responsabile del settore giovani del Pontificio Consiglio per i laici, mons.
Francis Kohn:
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R. – Dopo ogni
incontro mondiale il nostro Consiglio invita tutti i delegati della pastorale
giovanile, che vengono molto numerosi. Questa volta saranno 250, da più di 85
Paesi diversi, appartenenti a conferenze episcopali e ad una cinquantina di
movimenti ecclesiali internazionali. Vengono per fare prima di tutto una
valutazione dal punto di vista pastorale e logistico della Gmg di Colonia e
cominciare l’itinerario di preparazione della Gmg di Sidney, anche dal punto di
vista pastorale e logistico. Questo incontro, dunque, in occasione della
Giornata mondiale, che sarà celebrata nella Domenica delle Palme, segna veramente
l’inizio del cammino di preparazione verso Sidney 2008.
D. – C’è anche un passaggio della Croce…
R. – Il Passaggio della Croce si farà alla Messa delle
Palme in Piazza San Pietro. E’ una grande tradizione. E’ un simbolo, una fiamma
che si passa fa due Paesi, due Chiese locali. La delegazione dei giovani
tedeschi passerà la Croce ai giovani australiani e inizierà così la
preparazione di questo grande evento. Ma c’è una novità. Prima di partire per
l’Oceania, per la prima volta, la Croce partirà per l’Africa. Già lunedì pomeriggio
andrà in Senegal e attraverserà una ventina di Paesi dell’Africa, prima di
arrivare, solo nel febbraio del 2007, in Australia e attraversare tutte le
diocesi dell’Australia per la preparazione pastorale.
D. – Al termine dell’incontro di Sassone, domenica
mattina, vi sposterete tutti in Piazza San Pietro?
R. – Certamente, perché sarà il termine e il culmine del
nostro incontro cui parteciperanno molti vescovi e sacerdoti. Interverranno in
particolare il cardinale Meisner; S. E. mons. Bode, responsabile della
pastorale giovanile in Germania, e anche S. E. mons. Koch, segretario generale
dell’organizzazione tedesca, da poco nominato vescovo ausiliare di Colonia, e
sarà presente anche il cardinale Pell e S. E. mons. Fisher, suo ausiliare, per
l’Australia. Molte altre persone saranno presenti e l’idea è non solo quella di
ascoltare gli insegnamenti, ma di avere un dibattito, uno scambio per preparare
le iniziative migliori per il prossimo incontro.
D. – La Giornata mondiale della gioventù quest’anno si
svolge sul tema “Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio
cammino”…
R. – E’ molto interessante vedere che il Papa per la prima
volta nel suo primo messaggio ai giovani ha scelto la parola di un salmo
dell’Antico Testamento. La Parola di Dio è riferimento, ma soprattutto, come ha
detto il Papa nel suo messaggio ai giovani, una bussola che indica la via da
seguire. Il Papa dice ai giovani l’importanza di ascoltare la Parola di Dio per
metterla in pratica. Per questo richiede ai giovani di diventare familiari con
il libro della Bibbia, di avere questa Bibbia sempre vicino e di leggere e di
meditare. Il Papa dice che questa Parola è la roccia sulla quale fondare la
propria vita. La cosa importante è che il filo diretto di questo messaggio e
soprattutto l’itinerario spirituale che il Papa indica alla fine è lo Spirito
Santo e la missione. Il Papa ha già annunciato i temi dei due prossimi anni.
Quest’anno il Papa ha chiesto di approfondire lo Spirito Santo, Spirito di
verità, che ci fa conoscere Gesù Cristo come persona vivente e che ci conduce
alla verità intera. L’anno prossimo il tema sarà quello della carità.
Approfondiremo con il Papa lo Spirito Santo come Spirito di amore, che mette
nel nostro cuore la carità concreta in atto per i nostri fratelli, coloro che
soffrono dal punto di vista materiale ma anche spirituale. Il più grande
servizio è quello di lavorare per la salvezza di tutti gli uomini. L’ultimo
tema, che sarà la tematica di Sidney nel 2008, è un versetto degli Atti degli
Apostoli: “Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete
testimoni”. Sarà al centro, dunque, il legame tra lo Spirito Santo e la
missione, lo Spirito Santo visto, approfondito, pregato come Spirito di forza e
di testimonianza. Tutto questo filo diretto sarà approfondito a Sassone e il
Papa lo valorizzerà nella sua omelia della Domenica delle Palme.
D. – Quale eredità ha lasciato Giovanni Paolo II nei
giovani e oggi cosa dice ai giovani Benedetto XVI?
R. – Sappiamo tutti che Giovanni Paolo II ha avuto un
ruolo essenziale, fondamentale, perché è lui che ha capito l’importanza dei
giovani per la Chiesa e per il mondo. E’ lui che ha avuto questa intuizione
profetica delle Giornate mondiali della gioventù e tutti conosciamo questo
legame fino alla sua morte, questo legame molto intimo con la gioventù del
mondo. E questo legame rimane, perché ogni volta che ci sono giovani in un convegno,
in un incontro, continuano ad acclamare Giovanni Paolo II, che rimarrà sempre
questo grande Papa dei giovani e della Chiesa. Il suo successore, lo sappiamo
tutti, è molto diverso. Ma è anche molto toccante vedere come a Colonia sia
stato ‘adottato’ subito come un padre, con il suo stile molto diverso. Ha molto
toccato i giovani per la sua semplicità, la sua umiltà, la sua dolcezza e la profondità
delle sue parole, che i giovani hanno la possibilità di approfondire nei
diversi insegnamenti, omelie e discorsi. Questo filo conduttore con il capo
della Chiesa, con il Papa, dunque, continua ed è facilitato dal fatto che
Benedetto XVI si riferisce sempre al suo ‘amato’ predecessore. In questo i
giovani non vedono difficoltà. Il cardinal Meisner ha sempre detto che la
Giornata mondiale di Colonia è stata segnata dal fatto che per la prima volta
erano presenti insieme due Papi: il primo, Papa Giovanni Paolo II, dal cielo, e
il secondo, Papa Benedetto XVI, in mezzo ai giovani. I giovani che hanno
conosciuto Giovanni Paolo II continuano attraverso la figura del Papa a seguire
Cristo e amare la Chiesa.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima pagina – “Il servizio alla comunione”:
all’udienza generale Benedetto XVI prosegue il ciclo di catechesi sul “Mistero
del rapporto tra Cristo e la Chiesa”.
Servizio vaticano - Una pagina dedicata al cammino
della Chiesa in Oceania.
Servizio estero - Iraq: Saddam Hussein sarà
processato anche per genocidio.
Servizio culturale - Un articolo del nostro inviato
Marcello Filotei dal titolo “Israeliani e palestinesi, ‘mano nella mano’”:
Gerusalemme fra storia e vita quotidiana.
Servizio italiano - In primo piano un articolo dal
titolo “Ancora due morti sul lavoro, ma ci si occupa di altro...”; decessi a
Roma e a Terni: operai difesi da nessuno.
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5
aprile 2006
DOSSIER DI AMNESTY INTERNATIONAL SULLA RETE
INTERNAZIONALE DI COPERTURA
AD OPERAZIONI SEGRETE ED ILLECITE DELLA CIA
NELL’AMBITO DELLA LOTTA
AL TERRORISMO: DENUNCIATE GRAVI VIOLAZIONI DEI
DIRITTI UMANI
- Intervista con Riccardo Noury -
“Al di sotto del radar: voli
segreti, destinazione tortura e ‘sparizioni’”: è il titolo del Dossier
pubblicato oggi da Amnesty International,
che documenta l’esistenza di una Rete internazionale di copertura ad operazioni
segrete ed illecite della CIA, i Servizi americani di intelligence, per assicurare
alla giustizia presunti responsabili di atti di terrorismo. Lo scandalo,
denunciato il 2 novembre scorso dal giornale americano Washington Post, ha dato luogo ad inchieste tutt’ora in corso del
Consiglio d’Europa e del Parlamento europeo. Ascoltiamo l’intervista di Roberta
Gisotti:
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D. - Riccardo Noury, portavoce
di Amnesty International in Italia: che cosa avete scoperto “al di sotto del
radar”?
R. –
Amnesty ha scoperto, analizzando piani di volo e altre fonti ufficiali,
l’esistenza di un’operazione coperta della Cia, che ha riguardato più di un
migliaio di voli, direttamente gestiti dalla Cia, più almeno 600 operati da
velivoli usati almeno temporaneamente dalla stessa agenzia statunitense. Il
tutto per trasferire persone sospettate di terrorismo da un Paese all’altro,
probabilmente diverse migliaia - anche se i dati ufficiali non sono disponibili
- in una rete segreta che ha coinvolto grosso modo una trentina di Paesi. Si
parla di Paesi di destinazione e Paesi di arrivo, e soprattutto di Guantanamo
Bay, che è stato spesso il luogo di destinazione finale di questi voli, e che
ha certamente coinvolto anche l’Europa.
D. – Anche l’Italia è stata
coinvolta con il caso di Abu Omar, l’imam catturato a Milano nel 2003. Secondo
il Consiglio d’Europa non ha dato informazioni sufficienti su questo caso…
R. – E’ vero, ma il caso di Abu
Omar è marginale, perché in fondo è stata utilizzata una struttura, quella di
Aviano, all’interno di una Base militare statunitense. Il caso più grave è
quello che riguarda l’utilizzo delle infrastrutture di Roma-Ciampino, che sono
state utilizzate dalla Cia nell’ottobre del 2002, durante uno scalo tecnico di
un volo segreto che portava una persona sospettata di terrorismo, un ingegnere
canadese di nome Maher Arar, catturato a New York, trasferito via Italia in
Siria e poi in Giordania, dove è stato torturato e successivamente rilasciato
senza alcuna accusa.
D. – Uno scandalo di dimensioni
planetarie: circa 30 i Paesi coinvolti. Ma come è possibile che tutti abbiano
taciuto?
R. – E’ possibile, perché in
molti casi le operazioni segrete sono coperte veramente molto bene. Amnesty
International ritiene che ci sia stata non soltanto segretezza, ma anche
complicità. Una rete di qualche migliaia di voli che aggirano la convenzione di
Chicago, che regolamenta la natura, le caratteristiche dei voli stessi; e la
presenza anche in Europa di cosiddetti ‘buchi neri’, ovvero di Centri segreti
di detenzione; e l’uso di infrastrutture aeroportuali anche civili; ed il
sorvolo dello spazio aereo: tutto questo non può essere possibile senza una
discreta connivenza dei Paesi il cui spazio aereo e le cui infrastrutture
aeroportuali sono state utilizzate.
D. – Possiamo ipotizzare, anzi
auspicare, che si possa istruire un processo ai responsabili presso un’istanza
internazionale, per ridare fiducia ai cittadini nello stato di diritto nei Paesi
democratici, che purtroppo si sono macchiati di tale crimine?
R. – Amnesty auspica che questo
ennesimo scandalo di violazione dei diritti umani nel contesto della guerra al
terrore metta all’erta su tutti gli errori fatti da un punto di vista strategico,
politico e soprattutto sulle violazioni dei diritti umani, che si stanno
verificando da più di quattro anni a questa parte. Noi chiediamo intanto che
tutti questi voli siano sospesi e che si dia seguito all’inchiesta del
Consiglio d’Europa che riguarda proprio i voli segreti e l’esistenza di Centri
segreti di detenzione all’interno di Paesi membri del Consiglio d’Europa
stesso.
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LA COMUNITA’ MISSIONARIA DI VILLAREGIA FESTEGGIA
I SUOI 25
ANNI DI FONDAZIONE: UNA STORIA DI IMPEGNO
PER L’EVANGELIZZAZIONE E LO SVILUPPO DELLA PERSONA
UMANA
- Intervista con Maria Luigia Corona -
Al servizio degli ultimi, per
essere segno dell’amore di Dio: è il carisma che, da 25 anni, anima la Comunità
Missionaria di Villaregia, associazione che proprio nei prossimi giorni
celebrerà a Roma questo significativo traguardo con un incontro il 25 aprile,
seguito il giorno dopo dall’udienza con il Papa. Al centro dell’impegno della Comunità
Missionaria l’attività di evangelizzazione e di cooperazione sociale per la
promozione e lo sviluppo integrale della persona umana. Al microfono di
Alessandro Gisotti, la co-fondatrice dell’associazione, Maria Luigia Corona si
sofferma sullo spirito che anima l’impegno missionario della Comunità:
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R. –
Siamo presenti in Brasile, in due parti del Brasile: a Belo Horizonte, nel Mina
Gerais, e alla periferia della grande San Paolo. Normalmente scegliamo le
grandi periferie, riconoscendo in esse le sfide più grandi del mondo di oggi.
Siamo presenti in Perù, in Messico, nella periferia della grande Città del
Messico, riempita di baracche. Dal 1985 operiamo fuori dall’Italia.
D. – Qual è la risposta dei
fedeli, delle persone che assistete in queste parti del mondo, in particolare
in Sud America?
R. – Siamo
appena rientrati da una visita alle nostre comunità in America Latina.
L’esperienza è sempre caratterizzata dallo stupore di che cosa Dio può operare
in mezzo ai fedeli più poveri. Il nostro impegno è quello di porci al fianco
della gente per costruire con loro, stabilire delle relazioni. Edifichiamo con
loro una Chiesa-comunione, una Chiesa che è comunione di piccole comunità, con
un continuo atteggiamento di dono, di offerta. La gente è molto grata per
essersi riscoperta amata. Vi abbiamo visto una Chiesa viva, una Chiesa povera,
ma anche una Chiesa piena di speranza. Facciamo un lavoro, insieme alla gente,
di crescita e di sviluppo. Quindi, all’annuncio si affianca la promozione
umana. Sono nate tante opere di sviluppo e centri di accoglienza per i minori,
per toglierli dalla strada in Brasile, centri medici laddove l’emergenza è il
problema della sanità. E ancora, centri culturali di formazione professionale,
di avvio all’università per i giovani, farmacie parrocchiali, cucine popolari.
La provvidenza ci ha consentito di realizzare anche tante opere sociali, sempre
con l’aiuto delle forze locali, in collaborazione con la nostra gente. Questi
popoli vogliono riscattare la vera dignità dell’uomo. Al centro è sempre la
persona umana!
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L’UOMO E LA RIFLESSIONE SULL’ESISTENZA SONO AL
CENTRO
DEL FESTIVAL CINEMATOGRAFICO INTERNAZIONALE
OSPITATO DALLA CITTA’ DI ALBA.
SI INTITOLA “ALBA INTERNATIONAL FILM FESTIVAL –
INFINITY”
E PROSEGUE FINO A SABATO
- Intervista con Mario Brenta -
Uno spazio familiare e costruttivo dedicato al
cinema, alla riflessione e alla discussione sull’uomo, alla precarietà e alle
certezze dell’esistenza, alla sua dimensione spirituale, sovente nascosta tra
le pieghe della vita: molte pellicole e incontri all’Alba International Film
Festival – Infinity, in programma fino all’8 aprile. Servizio di Luca
Pellegrini:
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Dall’asilo cinese di Zhang Yuan,
che nella sua Guerra dei fiori rossi tratteggia sorrisi e piccole
tragedie che descrivono i giorni di uno stupendo e commovente gruppo di bambini
negli anni Cinquanta, al confronto generazionale così sereno, maturo e sorridente
dell’argentino Daniel Burman che in Diritto di famiglia ancora una volta
si dimostra regista dotatissimo e sapiente. Al Festival di Alba scorrono,
dunque, in concorso, titoli e personaggi con i quali discutere di cinema e
riflettere sull’uomo. A fianco delle pellicole, anche alcune lezioni e un
Convegno, dedicato, in modo assai originale, all’Etica ed estetica del
Pudore. Vi ha partecipato anche il regista italiano Mario Brenta, al quale
abbiamo chiesto quali sono stati gli ambiti della discussione:
R. - Sono
emersi vari aspetti: quello più specificatamente etico, come quello magari più
specificatamente linguistico. Penso sia un problema di soglia, come anche è emerso
dai vari discorsi; soglia che si situa a diversi livelli. Io penso che noi
autori abbiamo la nostra soglia. Siamo soglia del pudore nei confronti della
realtà. Dobbiamo tener conto anche della soglia dello spettatore. Penso che
nella rappresentazione cinematografica, nell’audiovisivo, ormai si sia detto
tutto, si faccia vedere tutto e si ridica tutto. Credo che ci sia bisogno di
sottrarre, di togliere, di eliminare, di ridurre e questo non per limitare la
visione. Forse limitare la visione fisica, ma aprire attraverso l’immaginario
dello spettatore quella che è la visione interiore, cioè che ci sia un
allargamento di vedute, facendo appello all’interiorità. Quindi, il pudore, ma
per entrare nell’intimità, nell’interno delle cose della realtà e delle persone
alle quali noi vogliamo comunicare.
D. – Nei suoi
film lei ha sempre privilegiato una scrittura piana e una vera e propria poesia
antropologica. Ma oggi come si racconta ancora l’uomo sul grande schermo?
R. - La poesia
è una bella cosa. Quando la si cerca non la si trova e quando non la si cerca
magari arriva. E’ una specie di dono. Io dico sia quasi un incidente di
percorso. Pensando all’aggettivo antropologica, non so se l’uomo è al centro
dell’esistente. Noi, però, abbiamo questo nostro punto di vista che ci fa
sentire tali. Essere al centro delle cose o vedersi al centro delle cose credo
sia anche una via verso la solitudine. Bisogna, credo, guardare all’altro e
agli altri. Questo mi sembra normale, mi sembra proprio una necessità. Credo
che nel mio cinema ci sia questo, cioè il problema del rapporto con l’altro,
che vuol dire il mondo, che vuol dire gli altri umani. Abbiamo bisogno, credo,
di un riconoscimento. I miei film parlano del conflitto tra l’individuo e la
società, di questo difficile percorso dell’intesa, certe volte anche
dell’insuccesso, della non integrazione, del non sentirsi parte. Se poi, nel
dire questo, salta fuori qualche lampo di poesia, va bene.
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5
aprile 2006
CARITAS
INTERNATIONALIS IN PRIMA LINEA PER PORTARE AIUTI
ALLE
POPOLAZIONI IRANIANE COLPITE DAL TERREMOTO, CHE VENERDI’ SCORSO
HA
DEVASTATO LA CITTA’ DI BOROUJERD PROVOCANDO ALMENO 70 MORTI
ROMA.=
In seguito alla visita di ricognizione di Caritas Iran a Boroujerd, una delle
città dell’Iran occidentale più gravemente colpite dal terremoto di venerdì
scorso, Caritas Internationalis sta esortando i suoi membri a fornire
cibo, acqua, tende e altri oggetti di emergenza per aiutare le vittime subito
dopo il disastro. La Caritas – informa l’agenzia Zenit – sta concentrando i
suoi sforzi su 1.000-1.500 famiglie nei tre villaggi più colpiti nelle
immediate vicinanze di Boroujerd Darbe Astaneh, Bozazna e Gnanjineh, dove i funzionari
locali hanno scortato l’équipe durante una visita nel fine settimana.
“Questi villaggi sono stati distrutti per il 70-100%, e ciò che è rimasto
spesso non è utilizzabile”, hanno affermato i membri della squadra in un
rapporto inviato a Caritas Internationalis. Circa 15.000 famiglie sono
rimaste senza casa in seguito al sisma. I morti sono stati 70. Nel terremoto,
molte persone hanno perso gran parte del loro bestiame, che rappresenta la
principale fonte di entrate. Funzionari locali hanno affermato di aver bisogno
anche di servizi igienici temporanei, docce e coperte, così come di generatori
per il riscaldamento per la notte. Molti ospedali e centri sanitari sono stati
distrutti o chiusi per instabilità strutturale. Sono stati dunque allestiti
alcuni ospedali da campo, ma sono già pieni di feriti e malati. Caritas
Internationalis è una confederazione di 162 organizzazioni cattoliche di
sostegno, sviluppo e servizi sociali presente in più di 200 Paesi e territori.
(A.G.)
PIÙ DI
2.400 PERSONE, NELLA DIOCESI DI HONG KONG, RICEVERANNO IL BATTESIMO
DURANTE
LA VEGLIA DI PASQUA. I CATECUMENI, DOPO L’ESAME DI FEDE,
SONO
STATI GIÀ CONSACRATI, DURANTE UNA CELEBRAZIONE
PRESIEDUTA
DAL NEOCARDINALE JOSEPH ZEN ZE-KIUN
Hong Kong.= Oltre 2.400 catecumeni
della diocesi di Hong Kong saranno battezzati la prossima vigilia di Pasqua. Il 19 marzo scorso, nella chiesa di San Francesco di Assisi, si
sono svolte le due celebrazioni di scrutinio che precedono il Battesimo. Tali
cerimonie, riferisce l’agenzia AsiaNews, sono state concelebrate dal
neocardinale Joseph Zen Ze-kiun e dal vescovo ausiliare di Hong Kong, John Tong
Hon. I candidati sono stati consacrati dopo l’esame di fede, insieme ai padrini
e agli operatori pastorali delle rispettive parrocchie in veste di testimoni.
Nella sua omelia, il porporato ha ricordato l’importanza dei Dieci
Comandamenti, definendoli, “grazia di Dio” donata a Mosé “per aiutarci a comprendere
quanto Egli ci ama”. Il porporato ha poi paragonato la Chiesa ad una grande famiglia
ed ha ricordato che, una volta battezzati, i catecumeni si uniranno alle sue
gioie ed ai suoi dolori. “Essere un
catecumeno – ha aggiunto il cardinale Zen Ze-kiun - significa
in un certo senso vivere un corteggiamento, e con il Battesimo, a Pasqua, si
celebrerà il vostro matrimonio con la Chiesa universale”. (S.C.)
SONO 191 MILIONI GLI IMMIGRATI NEL MONDO: E’ IL
DATO EMERSO DA UN
RAPPORTO DELLE NAZIONI UNITE PUBBLICATO IERI A NEW
YORK. IL DOCUMENTO
ANALIZZA LE
POLITICHE MIGRATORIE DEI PAESI RICCHI
NEW YORK. = I
Paesi ricchi hanno cambiato le proprie politiche dell’immigrazione, a partire
dal 1990 e ora stanno adottando misure che favoriscano gli immigrati
qualificati: è quanto emerge da un rapporto delle Nazioni Unite, pubblicato
ieri a New York. In base a questo documento, i governi hanno inoltre aumentato
gli sforzi per contrastare l’immigrazione illegale, dopo gli attentati dell’11
settembre 2001. Secondo gli ultimi dati dell’ONU, il numero di immigrati
ammontava nel 2005 a circa 191 milioni di persone, la metà delle quali donne.
Il 60 per cento vive in Paesi ricchi. Il 20 per cento, negli Stati Uniti. In
cima alla classifica dei Paesi con il più alto numero di immigrati ci sono dunque gli USA, con 38,4
milioni nel 2005. Secondo il rapporto, considerati i livelli di fertilità nel
nord del mondo, la migrazione è diventata la maggiore forza per la crescita demografica
in Europa e Giappone. In tale contesto,
negli ultimi 10 anni, la proporzione dei governi che cerca di ridurre il flusso
migratorio è passato dal 40 al 22 per cento. Tra i Paesi che seguono ancora
questa politica si distinguono: Danimarca, Estonia, Francia, Italia, Romania e
Olanda. Ma anche questi Stati promuovono l’ingresso di lavoratori qualificati e
programmi temporanei di lavoro per gli immigrati. (A.G.)
IN ITALIA, I GIOVANI CON UN LAVORO PRECARIO SONO I
PIU’ INFELICI:
E’ QUANTO EMERGE DAL RAPPORTO ANNUALE
DELL’ASSOCIAZIONE “VOCE AMICA”,
CHE IERI HA PRESENTATO LA RICERCA AI MUSEI
CAPITOLINI,
IN OCCASIONE DEL 50.MO
ANNIVERSARIO DI FONDAZIONE
ROMA.= Solitudine, depressione,
sentimenti e sessualità: sono questi gli elementi critici vissuti
quotidianamente dagli italiani, ma il dato più significativo è la nascita di
una nuova categoria di infelici: i trentenni. E’ quanto emerge dal Rapporto
annuale di “Voce Amica”, l’associazione fondata
nel 1956 da padre Cosimo Bonaldi, cappellano del carcere di Regina Coeli.
L’indagine realizzata sulla base di oltre 10 mila casi analizzati è stata presentata
ieri ai Musei Capitolini, dall’associazione in occasione del 50.mo anniversario
della sua fondazione. L’impossibilità di una reale comunicazione tra le persone
è la causa della maggior parte dei problemi personali (56%) che affliggono
l’Italia. La totale assenza di dialogo, compagnia, solidarietà e comprensione è
portatrice di disagi di ogni genere le cui conseguenze si ripercuotono sui
singoli individui ma anche sulla vita di coppia e familiare. Se nel 2000 erano
i pensionati gli utenti che maggiormente si rivolgevano a “Voce Amica”, seguiti
da lavoratori dipendenti e disoccupati, oggi casalinghe e lavoratori dipendenti
occupano le prime due posizioni. Il Rapporto 2006 segnala inoltre la nascita di
una nuova categoria di infelici: i giovani. Se negli anni passati il maggior
numero di chiamate proveniva da persone anziane, sole, senza mezzi e malate ora
il loro posto è occupato dalla categoria diametralmente opposta. Sebbene, in
termini assoluti, le problematiche più diffuse rimangano sempre quelle legate a
solitudine, depressione, questioni sentimentali e sessuali, è possibile
tracciare il ritratto di un nuovo “appellante”, afflitto da problemi di ordine
pratico. La sua età va dai 25 ai 45 anni, ha una occupazione per lo più
precaria e discontinua ed è schiacciato da problemi pratici e, con grande
difficoltà, riesce a far fronte alle necessità di tutti i giorni. (A.G.)
LO STATO INDIANO DEL TAMIL NADU DEDICA UNA STATUA
MONUMENTALE
DI 7 METRI
A GIOVANNI PAOLO II, NEL PRIMO ANNIVERSARIO DELLA MORTE
CHENNAI.= La città di Chennai,
nello stato del Tamil Nadu, nell’India meridionale, ha scelto di onorare la
memoria di Giovanni Paolo II, nel primo anniversario della sua morte,
dedicandogli una grande statua in bronzo. La statua, opera dello scultore
Shihan Hussaini, campeggia all’interno del cortile di una missione cattolica,
in attesa di essere collocata, in accordo con le autorità civili di Chennai, in
una piazza o in un parco della città. Il governo locale – riferisce l’agenzia
Fides – ha infatti espresso disponibilità nell’individuare un luogo in cui
collocare la statua e ha affermato che la comunità civile “si sente onorata di
poter offrire questo riconoscimento a un uomo di dialogo e di pace come è stato
Giovanni Paolo II”. “E’ la prima statua al mondo, di grandi dimensioni,
dedicata al Pontefice”, ha sottolineato lo scultore Hussaini, illustrando
l’opera alta 7 metri. “Raffigura il Papa sopra tre grandi scalini che
rappresentano le tre fasi della vita del Papa: il primo quando era Karol
Wojtyla, il secondo quando era Giovanni Paolo II, il terzo mentre è sulla
strada verso la santità. Vi sono poi altri 26 scalini più piccoli, uno per ogni
anno di pontificato, che giungono fino all’osservatore”. (A.G.)
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5 aprile 2006
- A cura di Amedeo Lomonaco -
In
Israele, il presidente Moshe Katsav ha convocato, per domani pomeriggio, il
premier ad interim Ehud Olmert per affidargli l’incarico di formare il nuovo
governo. Olmert ha confermato, inoltre, di aver raggiunto un’intesa con i
laburisti tesa ad avviare i negoziati per la composizione del prossimo
esecutivo di coalizione. Intanto, vasta eco ha ricevuto in Medio Oriente la
lettera inviata dal ministro degli Esteri palestinese, Mahmud Zahar, al
segretario generale dell’ONU, Kofi Annan. Nel testo, che non contiene comunque
un riferimento esplicito al riconoscimento dello Stato ebraico, si afferma che
il nuovo governo controllato da Hamas è disposto a convivere fianco a fianco
con i propri vicini. Ma quale significato si può attribuire a questa lettera?
Amedeo Lomonaco lo ha chiesto a Marcella Emiliani, docente di Sviluppo Politico
del Medio Oriente all’università di Bologna:
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R. – E’ senz’altro un passo molto positivo. Non
dimentichiamoci che nel manifesto costitutivo di Hamas è ancora in piena
evidenza lo scopo di Hamas: distruggere lo Stato d’Israele. E’ evidente, però,
che questo è uno slogan che poteva funzionare in un momento di lotta per
conquistare il potere. Adesso che Hamas è una forza di governo, il gruppo
radicale deve muoversi politicamente. Questo è il primo passo per arrivare ad
una convivenza con Israele.
D. – Professoressa, comunque i rapporti tra Hamas e la
comunità internazionale restano ambigui. Il premier palestinese Ismail Haniyeh
ha definito, infatti, razzista l’Occidente denunciando un doppio standard…
R. – Credo che con Hamas al potere il doppio standard sia
difficilmente eliminabile. Non dimentichiamoci che Hamas deve anche
“soddisfare” una parte dell’opinione pubblica palestinese che è sinceramente,
profondamente arrabbiata per anni e anni di occupazione militare israeliana.
L’importante è che Hamas non si arrocchi solo su vecchie posizioni.
D. – In Israele, intanto, si preannuncia una coalizione
tra laburisti e centristi. Quale significato può avere questa coalizione per il
Medio Oriente?
R. – La cosa interessante è vedere il gioco dialettico tra
Kadima e il partito laburista. Bisogna vedere se si vuole comprendere o
escludere i palestinese nel cammino verso la pace. Quello che si è messo in
moto è un processo estremamente sfumato, estremamente delicato, che sta
modificando profondamente il quadro di riferimento sia in campo palestinese,
sia in campo israeliano.
D. – Il premier ad interim israeliano, Ehud Olmert, ha
proposto un piano di pace unilaterale. Questo piano è effettivamente
realizzabile?
R. – Israele si è messa nelle condizioni di potersi
ritirare unilateralmente. Poi, dovrà rivedere il rapporto con i palestinesi; le
due comunità non possono, così intersecate, vivere in due mondi separati come
monadi che non hanno nulla da dirsi l’una con l’altra. Quindi, sulla carta, una
pace unilaterale è certamente comprensibile. Ma sarebbe preferibile, però, che
si arrivasse ad una pace dopo negoziati tra le parti.
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In Iraq, un duplice attentato
dinamitardo, compiuto da ribelli a Baghdad, ha causato almeno 3 morti. Intanto,
nella capitale irachena è ripreso, stamani, il processo contro l’ex presidente
iracheno, Saddam Hussein, per la strage nel villaggio sciita di Dujail costata
la vita, nel 1982, a 148 persone. L’ex rais ha criticato la Corte e accusato il
governo iracheno: “L’attuale ministero dell’Interno - ha detto Saddam - ha
ucciso e torturato migliaia di persone”. La ripresa del procedimento a carico
del deposto presidente iracheno è avvenuta all’indomani dell’annuncio
dell’imminente avvio di un processo per genocidio contro l’ex dittatore. Le nuove
accuse si riferiscono alla campagna di Anfal condotta contro i curdi iracheni
alla fine degli anni Ottanta. Il bilancio di questa serie di tragiche azioni repressive
oscilla, secondo varie fonti, tra 50
mila e 200 mila morti.
In
Thailandia clamorose dimissioni, ieri, del premier Thaksin Shinawatra che ha
rimesso il suo mandato nelle mani del re. Motivo della decisione, le pesanti
accuse di corruzione avanzate dall’opposizione che ha boicottato le elezioni
legislative di domenica scorsa segnate da un forte astensionismo. Ma la
decisione di Thaksin Shinawatra potrebbe rafforzare la posizione dei partiti di
minoranza? Giancarlo La Vella lo ha chiesto ad Emilio Asti, docente
universitario ed esperto di Estremo Oriente:
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R. – Alcune fonti sospettano che si tratti di un’abile
manovra da parte del premier, in modo da riuscire, poi, a manovrare la
situazione dietro le quinte. Ma bisogna anche tener presente che si tratta di
un Paese la cui situazione politica è sempre stata caratterizzata da una forte
instabilità. Un ruolo importante, sicuramente, lo sta svolgendo il sovrano che
è uno dei più longevi nel Sudest asiatico, con quasi 60 anni di regno; quindi
sarà lui, l’arbitro della situazione.
D. – C’è il rischio che un Paese come la Thailandia,
tradizionalmente pacifico, possa attraversare un periodo di preoccupante
destabilizzazione poi per tutta l’area?
R. – E’ difficile azzardare previsioni al riguardo, però
sicuramente questo fenomeno va inquadrato in un’ottica più vasta. Diciamo che
questa situazione è tipica del sud-est asiatico. Inoltre, un altro fattore di
destabilizzazione riguarda la situazione del Sud della Thailandia, che sta
fronteggiando diversi attentati di separatisti islamici. Questi attacchi hanno
provocato la morte di oltre mille persone. Vi sono vari fattori che aumentano
l’instabilità del Paese. Però penso che un ruolo importante lo svolgerà il re.
Tutti i tailandesi sono concordi nel riconoscere autorità morale alla
monarchia. Infatti, già nel 1916 il re Rama VI aveva condensato in tre parole
l’essenza della nazione thailandese: “Nazione, religione, monarchia”. La
nazione thailandese si fonda sulla monarchia e il re è anche garante della
religione buddista, al di là dei vari governi. E’ la monarchia che deve sempre
più garantire stabilità al Paese.
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In Francia appuntamento oggi tra sindacati e parlamentari dell’UMP, partito
del ministro dell’Interno Nicolas Sarkozy, incaricati di preparare una nuova
legge che modifichi il CPE, il famoso contratto di primo impiego destinato a giovani
con meno di 26 anni. Il servizio di Fausta Speranza:
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L’appuntamento fa seguito alle manifestazioni di ieri in
tutto il Paese: il numero delle persone
che ha scioperato è calato rispetto alla precedente giornata di mobilitazione
del 28 marzo. Ma in piazza per chiedere l’abrogazione della legge sul CPE, il
contratto di primo impiego, sono scese ugualmente centinaia di migliaia di
persone - tre milioni secondo i sindacati, uno per la polizia - in
manifestazioni e cortei che hanno interessato tutto il Paese. La sospensione,
di fatto, del provvedimento decisa dal capo dello Stato, Jacques Chirac - che,
con una formula inedita, ha promulgato la legge, chiedendo di non applicarla -
non è riuscita dunque a placare la protesta che da un paio di mesi stanno portando
avanti organizzazioni sindacali confederali e studentesche. Migliaia di
manifestanti in piazza un pò dappertutto, ieri, in Francia, ed incidenti
scoppiati a conclusione di cortei a Rennes, Grenoble, Caen e Lorient. I più
gravi sono avvenuti a Parigi, quando - come al solito - a conclusione del
corteo, a Place d’Italie, sono
arrivati i casseur. Ci sono stati lanci di pietre, bottiglie contro gli agenti
- che hanno risposto con gas lacrimogeni e una carica - e contro i giornalisti
e gli operatori televisivi. Sono state complessivamente 383 le persone portate
ieri in questura dalla polizia, 67 delle quali sono ancora in stato di fermo
questa mattina. Ma quello che conta è il dato politico: il movimento anti-CPE
non molla sulla parola d’ordine che si è data fin dall’inizio: cioè “ritiro del
Contratto primo impiego”. Ricordiamo i due punti più contestati: il periodo di
prova - che Chirac ha già proposto di ridurre da due anni ad uno - e la rottura
del contratto, che va giustificata.
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Slobodan Milosevic è morto “per cause naturali”: è la conclusione
dell’inchiesta condotta in Olanda sul decesso dell’ex presidente jugoslavo.
Milosevic è stato trovato morto nel carcere della Corte dell’Aja lo scorso 11
marzo. I risultati dell’inchiesta sono stati presentati ieri dalla procura
dell’Aja al Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia.
In Turchia, una bomba è esplosa
negli uffici del partito Giustizia e sviluppo (Akp) alla periferia di Istanbul.
Lo ha reso noto il segretario locale del partito, aggiungendo che due persone
sono rimaste ferite.
Il Dipartimento di Stato americano
ha invitato i cittadini americani a prendere precauzioni in caso di viaggi in
Russia, ricordando che permane nel Paese un potenzialmente elevato rischio di
attentati terroristici. Nella nota, il Dipartimento di Stato ribadisce anche
l’invito a non andare nelle regioni del Caucaso del Nord.
L’influenza
aviaria continua a colpire il sud-est asiatico: un bambino di 12 anni è morto
questa notte in Cambogia. In Germania sono state scoperte, intanto, tracce del
virus H5N1, il più letale per l’uomo, in un allevamento di volatili nella
Sassonia. Dopo la scoperta del focolaio, il ministero della Sanità del Land tedesco ha annunciato
l’abbattimento di circa 16 mila uccelli.
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