RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L n. 95 - Testo della trasmissione di mercoledì 5 aprile 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Vescovi e sacerdoti,  difensori delle verità di fede e testimoni della carità: così Benedetto XVI all’udienza in Piazza San Pietro. Il suo auspicio di pace per le relazioni tra governo spagnolo e  Paese basco

 

Da domani pomeriggio a sabato nei pressi di Roma, l’incontro mondiale dei responsabili delle GMG: intervista con mons. Francis Kohn

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Dossier di Amnesty International sulla rete internazionale di copertura ad operazioni segrete della Cia nell’ambito della lotta al terrorismo: denunciate gravi violazioni dei diritti umani: ce ne parla Riccardo Noury

 

La comunità missionaria di Villaregia festeggia i suoi 25 anni di fondazione: una storia di impegno per l’evangelizzazione e lo sviluppo della persona umana. Con noi Maria Luigia Corona

 

L’uomo e la riflessione sull’esistenza sono al centro del Festival cinematografico internazionale ospitato dalla città di Alba. Si intitola “Alba International Film Festival – Infinity” e prosegue fino a sabato. Ai nostri microfoni Mario Brenta  

 

CHIESA E SOCIETA’:

Caritas internationalis in prima linea per portare aiuti alle popolazioni iraniane colpite dal terremoto

 

Più di 2.400 persone, nella diocesi di Hong Kong, riceveranno il battesimo durante la veglia di Pasqua

 

Sono 191 milioni gli immigrati nel mondo: è il dato emerso da un rapporto delle Nazioni Unite pubblicato ieri a New York

 

In Italia, i giovani con un lavoro precario sono i più infelici: è quanto emerge dal Rapporto annuale dell’Associazione “Voce amica”

 

Lo Stato indiano del Tamil Nadu dedica una statua monumentale di 7 metri a Giovanni Paolo II, nel primo anniversario della morte

 

24 ORE NEL MONDO:

In Israele, Kadima e laburisti trovano l’accordo per una coalizione, mentre il movimento palestinese Hamas si dichiara pronto ad una convivenza con lo Stato ebraico

 

Dopo il voto di domenica, in Thailandia si dimette il premier, accusato di corruzione

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

5 aprile 2006

 

 

BENEDETTO XVI ALL’UDIENZA GENERALE IN PIAZZA SAN PIETRO:

VESCOVI E SACERDOTI SONO NELLA CHIESA I DIFENSORI DELLE VERITA’ DI FEDE

E I TESTIMONI DELLA CARITA’. L’AUSPICIO DI PACE DEL PAPA PER LE RELAZIONI

TRA GOVERNO SPAGNOLO E PAESE BASCO

 

 

La comunione che esiste nella Chiesa, dono d’amore e di verità suscitato dallo Spirito Santo, non può essere vissuta con chi la rifiuta e non accetta di vivere nella Chiesa stessa. E’ questo uno dei passaggi-chiave della catechesi di Benedetto XVI all’udienza generale di oggi, che ha visto circa 30 mila fedeli riempire per la terza volta in quattro giorni Piazza San Pietro. Il Papa ha messo in grande risalto il ruolo dei vescovi e del clero nella difesa della fede ed ha poi espresso parole di soddisfazione per “gli orizzonti di pace” che si sono aperti per la Spagna e il Paese basco. Il servizio di Alessandro De Carolis:   

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La Chiesa è tutta dello Spirito Santo e il “deposito della fede” è affidato ai vescovi e ai sacerdoti, che hanno il dovere di custodirlo “nella verità e nella carità”, nonostante le debolezze che possano esistere anche nella Chiesa stessa. E’ l’insegnamento alto con cui Benedetto XVI ha proseguito la catechesi sul rapporto che lega la Chiesa e i suoi ministri, iniziata un mese fa. Il Papa si è ispirato alla lettura degli Atti degli apostoli che ritrae la prima comunità cristiana riunita e rafforzata dalla predicazione, dall’Eucaristia, dalla carità fraterna. Tutti “valori” che “purtroppo”, ha osservato, non mettono neanche quel primo nucleo di credenti al riparo dalle “lacerazioni” interne, soprattutto sulle “verità di fede”:

 

“Questo intimo legame della Chiesa con lo Spirito non annulla la nostra umanità con tutta la sua debolezza. Come la comunione dell’amore esiste sin dall’inizio e sarà fino alla fine, così purtroppo sin dall’inizio subentra anche la divisione. Non dobbiamo meravigliarci che esista anche oggi. C’è il pericolo, in tutte le circostanze del mondo, ed anche in tutte le debolezze della Chiesa, di perdere la fede e così anche di perdere l’amore e la fraternità. E’ un preciso dovere di chi crede la Chiesa dell'amore, e vuol vivere in essa, interrompere la comunione con chi si è allontanato dalla dottrina che salva”.

        

“La Chiesa dell’amore – ha affermato Benedetto XVI - è anche la Chiesa della verità, intesa anzitutto come fedeltà al Vangelo, affidato dal Signore Gesù ai suoi. Ma la famiglia dei figli di Dio per vivere nell’unità e nella pace – ha osservato ancora il Papa - ha bisogno di chi la custodisca nella verità e la guidi con discernimento sapiente e autorevole. E’ ciò che fa il ministero degli apostoli”:

 

“Il compito dei vescovi, dei successori degli apostoli, è in questo senso, anzitutto, un servizio di amore. E la carità che essi devono vivere e promuovere è, come detto, inseparabile dalla verità che custodiscono (…) E tutto questo, che vediamo nella Chiesa nascente, ci fa pregare per i successori degli apostoli, per tutti i vescovi e per i successori di Pietro, che siano realmente insieme, custodi della verità e della carità, che siano in questo senso realmente apostoli di Cristo e che la sua luce non si spenga mai nella Chiesa e nel mondo”.

 

Costretto a sopportare con pazienza, durante la catechesi, le intense raffiche di vento che spazzavano la piazza, in una giornata velata da qualche nuvola, il Papa si è concesso ad un certo punto una battuta di spirito:

 

“Il vento non è sempre identico allo Spirito Santo, ma può farci pensare anche alla forza dello Spirito Santo”. (applausi)

 

Come di consueto, Benedetto XVI ha poi riproposto in sette lingue una sintesi della catechesi, salutando i vari gruppi di pellegrini, tra i quali oggi comparivano anche un centinaio di sordomuti, che hanno potuto seguire lo svolgersi dell’udienza grazie alla traduzione gestuale trasmessa sui maxischermi. Con i circa 1.500 polacchi presenti all’udienza generale, il Papa ha nuovamente ringraziato Dio per il Pontificato del suo “grande predecessore” Giovanni Paolo II, quindi si è soffermato a lungo con i pellegrini di lingua spagnola, che dopodomani celebreranno i 500 anni dalla nascita di San Francesco Saverio. Un’occasione cha ha fornito a Benedetto XVI l’opportunità per un altro importante augurio:

 

“OS INVITO A REZAR PARA QUE, POR INTERCESIÓN DE ESTE SANTO…

Vi invito a pregare perché, per mezzo dell’intercessione di questo Santo, tutti intensifichino i propri sforzi per consolidare gli orizzonti di pace che sembrano aprirsi nel Paese basco e in tutta la Spagna, e per superare gli ostacoli che possano presentarsi durante questo senso”.

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RINUNCE E NOMINE

 

         Il Santo Padre ha accettato oggi la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Ribeirão Preto, in Brasile, presentata da mons. Arnaldo Ribeiro, per raggiunti limiti di età, ed ha nominato arcivescovo metropolita della medesima diocesi mons. Joviano de Lima Júnior, finora vescovo di São Carlos.

 

Il Papa ha accettato anche la rinuncia all’ufficio di Incaricato dell’assistenza spirituale degli emigrati ungheresi, presentata da mons. Attila Miklósházy, vescovo titolare di Castel minore, in conformità al Codice di Diritto Canonico.

 

 

DA DOMANI POMERIGGIO, 6 APRILE, A SABATO PROSSIMO A SASSONE,

NEI PRESSI DI ROMA, L’INCONTRO MONDIALE DEI RESPONSABILI DELLE GMG

- Intervista con mons. Francis Kohn -

 

Un raduno internazionale dei responsabili delle Giornate Mondiali della Gioventù: è stato promosso  dal Pontificio Consiglio per i laici da domani pomeriggio, 6 aprile, fino a sabato, a Sassone, una località nei pressi di Roma. Ricordiamo che siamo in prossimità della Domenica delle Palme, in cui si celebra a livello diocesano la Giornata Mondiale della Gioventù, alternativamente negli anni in cui non viene celebrata a livello mondiale ad agosto. Ma sull’importanza del confronto internazionale tra i responsabili delle GMG, ascoltiamo, nell’intervista di Giovanni Peduto, il responsabile del settore giovani del Pontificio Consiglio per i laici, mons. Francis Kohn:

 

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R. – Dopo ogni incontro mondiale il nostro Consiglio invita tutti i delegati della pastorale giovanile, che vengono molto numerosi. Questa volta saranno 250, da più di 85 Paesi diversi, appartenenti a conferenze episcopali e ad una cinquantina di movimenti ecclesiali internazionali. Vengono per fare prima di tutto una valutazione dal punto di vista pastorale e logistico della Gmg di Colonia e cominciare l’itinerario di preparazione della Gmg di Sidney, anche dal punto di vista pastorale e logistico. Questo incontro, dunque, in occasione della Giornata mondiale, che sarà celebrata nella Domenica delle Palme, segna veramente l’inizio del cammino di preparazione verso Sidney 2008.

 

D. – C’è anche un passaggio della Croce…

 

R. – Il Passaggio della Croce si farà alla Messa delle Palme in Piazza San Pietro. E’ una grande tradizione. E’ un simbolo, una fiamma che si passa fa due Paesi, due Chiese locali. La delegazione dei giovani tedeschi passerà la Croce ai giovani australiani e inizierà così la preparazione di questo grande evento. Ma c’è una novità. Prima di partire per l’Oceania, per la prima volta, la Croce partirà per l’Africa. Già lunedì pomeriggio andrà in Senegal e attraverserà una ventina di Paesi dell’Africa, prima di arrivare, solo nel febbraio del 2007, in Australia e attraversare tutte le diocesi dell’Australia per la preparazione pastorale.

 

D. – Al termine dell’incontro di Sassone, domenica mattina, vi sposterete tutti in Piazza San Pietro? 

 

R. – Certamente, perché sarà il termine e il culmine del nostro incontro cui parteciperanno molti vescovi e sacerdoti. Interverranno in particolare il cardinale Meisner; S. E. mons. Bode, responsabile della pastorale giovanile in Germania, e anche S. E. mons. Koch, segretario generale dell’organizzazione tedesca, da poco nominato vescovo ausiliare di Colonia, e sarà presente anche il cardinale Pell e S. E. mons. Fisher, suo ausiliare, per l’Australia. Molte altre persone saranno presenti e l’idea è non solo quella di ascoltare gli insegnamenti, ma di avere un dibattito, uno scambio per preparare le iniziative migliori per il prossimo incontro.

 

D. – La Giornata mondiale della gioventù quest’anno si svolge sul tema “Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino”…

 

R. – E’ molto interessante vedere che il Papa per la prima volta nel suo primo messaggio ai giovani ha scelto la parola di un salmo dell’Antico Testamento. La Parola di Dio è riferimento, ma soprattutto, come ha detto il Papa nel suo messaggio ai giovani, una bussola che indica la via da seguire. Il Papa dice ai giovani l’importanza di ascoltare la Parola di Dio per metterla in pratica. Per questo richiede ai giovani di diventare familiari con il libro della Bibbia, di avere questa Bibbia sempre vicino e di leggere e di meditare. Il Papa dice che questa Parola è la roccia sulla quale fondare la propria vita. La cosa importante è che il filo diretto di questo messaggio e soprattutto l’itinerario spirituale che il Papa indica alla fine è lo Spirito Santo e la missione. Il Papa ha già annunciato i temi dei due prossimi anni. Quest’anno il Papa ha chiesto di approfondire lo Spirito Santo, Spirito di verità, che ci fa conoscere Gesù Cristo come persona vivente e che ci conduce alla verità intera. L’anno prossimo il tema sarà quello della carità. Approfondiremo con il Papa lo Spirito Santo come Spirito di amore, che mette nel nostro cuore la carità concreta in atto per i nostri fratelli, coloro che soffrono dal punto di vista materiale ma anche spirituale. Il più grande servizio è quello di lavorare per la salvezza di tutti gli uomini. L’ultimo tema, che sarà la tematica di Sidney nel 2008, è un versetto degli Atti degli Apostoli: “Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni”. Sarà al centro, dunque, il legame tra lo Spirito Santo e la missione, lo Spirito Santo visto, approfondito, pregato come Spirito di forza e di testimonianza. Tutto questo filo diretto sarà approfondito a Sassone e il Papa lo valorizzerà nella sua omelia della Domenica delle Palme.

 

D. – Quale eredità ha lasciato Giovanni Paolo II nei giovani e oggi cosa dice ai giovani Benedetto XVI?

 

R. – Sappiamo tutti che Giovanni Paolo II ha avuto un ruolo essenziale, fondamentale, perché è lui che ha capito l’importanza dei giovani per la Chiesa e per il mondo. E’ lui che ha avuto questa intuizione profetica delle Giornate mondiali della gioventù e tutti conosciamo questo legame fino alla sua morte, questo legame molto intimo con la gioventù del mondo. E questo legame rimane, perché ogni volta che ci sono giovani in un convegno, in un incontro, continuano ad acclamare Giovanni Paolo II, che rimarrà sempre questo grande Papa dei giovani e della Chiesa. Il suo successore, lo sappiamo tutti, è molto diverso. Ma è anche molto toccante vedere come a Colonia sia stato ‘adottato’ subito come un padre, con il suo stile molto diverso. Ha molto toccato i giovani per la sua semplicità, la sua umiltà, la sua dolcezza e la profondità delle sue parole, che i giovani hanno la possibilità di approfondire nei diversi insegnamenti, omelie e discorsi. Questo filo conduttore con il capo della Chiesa, con il Papa, dunque, continua ed è facilitato dal fatto che Benedetto XVI si riferisce sempre al suo ‘amato’ predecessore. In questo i giovani non vedono difficoltà. Il cardinal Meisner ha sempre detto che la Giornata mondiale di Colonia è stata segnata dal fatto che per la prima volta erano presenti insieme due Papi: il primo, Papa Giovanni Paolo II, dal cielo, e il secondo, Papa Benedetto XVI, in mezzo ai giovani. I giovani che hanno conosciuto Giovanni Paolo II continuano attraverso la figura del Papa a seguire Cristo e amare la Chiesa.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Prima pagina – “Il servizio alla comunione”: all’udienza generale Benedetto XVI prosegue il ciclo di catechesi sul “Mistero del rapporto tra Cristo e la Chiesa”.

 

Servizio vaticano - Una pagina dedicata al cammino della Chiesa in Oceania.

 

Servizio estero - Iraq: Saddam Hussein sarà processato anche per genocidio.

 

Servizio culturale - Un articolo del nostro inviato Marcello Filotei dal titolo “Israeliani e palestinesi, ‘mano nella mano’”: Gerusalemme fra storia e vita quotidiana.

 

Servizio italiano - In primo piano un articolo dal titolo “Ancora due morti sul lavoro, ma ci si occupa di altro...”; decessi a Roma e a Terni: operai difesi da nessuno.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

5 aprile 2006

 

 

DOSSIER DI AMNESTY INTERNATIONAL SULLA RETE INTERNAZIONALE DI COPERTURA

AD OPERAZIONI SEGRETE ED ILLECITE DELLA CIA NELL’AMBITO DELLA LOTTA

AL TERRORISMO: DENUNCIATE GRAVI VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI

- Intervista con Riccardo Noury -

 

“Al di sotto del radar: voli segreti, destinazione tortura e ‘sparizioni’”: è il titolo del Dossier pubblicato oggi da Amnesty International, che documenta l’esistenza di una Rete internazionale di copertura ad operazioni segrete ed illecite della CIA, i Servizi americani di intelligence, per assicurare alla giustizia presunti responsabili di atti di terrorismo. Lo scandalo, denunciato il 2 novembre scorso dal giornale americano Washington Post, ha dato luogo ad inchieste tutt’ora in corso del Consiglio d’Europa e del Parlamento europeo. Ascoltiamo l’intervista di Roberta Gisotti:        

 

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D. - Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International in Italia: che cosa avete scoperto “al di sotto del radar”?        

 

R. – Amnesty ha scoperto, analizzando piani di volo e altre fonti ufficiali, l’esistenza di un’operazione coperta della Cia, che ha riguardato più di un migliaio di voli, direttamente gestiti dalla Cia, più almeno 600 operati da velivoli usati almeno temporaneamente dalla stessa agenzia statunitense. Il tutto per trasferire persone sospettate di terrorismo da un Paese all’altro, probabilmente diverse migliaia - anche se i dati ufficiali non sono disponibili - in una rete segreta che ha coinvolto grosso modo una trentina di Paesi. Si parla di Paesi di destinazione e Paesi di arrivo, e soprattutto di Guantanamo Bay, che è stato spesso il luogo di destinazione finale di questi voli, e che ha certamente coinvolto anche l’Europa.

 

D. – Anche l’Italia è stata coinvolta con il caso di Abu Omar, l’imam catturato a Milano nel 2003. Secondo il Consiglio d’Europa non ha dato informazioni sufficienti su questo caso…

 

R. – E’ vero, ma il caso di Abu Omar è marginale, perché in fondo è stata utilizzata una struttura, quella di Aviano, all’interno di una Base militare statunitense. Il caso più grave è quello che riguarda l’utilizzo delle infrastrutture di Roma-Ciampino, che sono state utilizzate dalla Cia nell’ottobre del 2002, durante uno scalo tecnico di un volo segreto che portava una persona sospettata di terrorismo, un ingegnere canadese di nome Maher Arar, catturato a New York, trasferito via Italia in Siria e poi in Giordania, dove è stato torturato e successivamente rilasciato senza alcuna accusa.

 

D. – Uno scandalo di dimensioni planetarie: circa 30 i Paesi coinvolti. Ma come è possibile che tutti abbiano taciuto?

 

R. – E’ possibile, perché in molti casi le operazioni segrete sono coperte veramente molto bene. Amnesty International ritiene che ci sia stata non soltanto segretezza, ma anche complicità. Una rete di qualche migliaia di voli che aggirano la convenzione di Chicago, che regolamenta la natura, le caratteristiche dei voli stessi; e la presenza anche in Europa di cosiddetti ‘buchi neri’, ovvero di Centri segreti di detenzione; e l’uso di infrastrutture aeroportuali anche civili; ed il sorvolo dello spazio aereo: tutto questo non può essere possibile senza una discreta connivenza dei Paesi il cui spazio aereo e le cui infrastrutture aeroportuali sono state utilizzate.

 

D. – Possiamo ipotizzare, anzi auspicare, che si possa istruire un processo ai responsabili presso un’istanza internazionale, per ridare fiducia ai cittadini nello stato di diritto nei Paesi democratici, che purtroppo si sono macchiati di tale crimine?

 

R. – Amnesty auspica che questo ennesimo scandalo di violazione dei diritti umani nel contesto della guerra al terrore metta all’erta su tutti gli errori fatti da un punto di vista strategico, politico e soprattutto sulle violazioni dei diritti umani, che si stanno verificando da più di quattro anni a questa parte. Noi chiediamo intanto che tutti questi voli siano sospesi e che si dia seguito all’inchiesta del Consiglio d’Europa che riguarda proprio i voli segreti e l’esistenza di Centri segreti di detenzione all’interno di Paesi membri del Consiglio d’Europa stesso.

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LA COMUNITA’ MISSIONARIA DI VILLAREGIA FESTEGGIA

 I SUOI 25 ANNI DI FONDAZIONE: UNA STORIA DI IMPEGNO

PER L’EVANGELIZZAZIONE E LO SVILUPPO DELLA PERSONA UMANA

- Intervista con Maria Luigia Corona -

 

Al servizio degli ultimi, per essere segno dell’amore di Dio: è il carisma che, da 25 anni, anima la Comunità Missionaria di Villaregia, associazione che proprio nei prossimi giorni celebrerà a Roma questo significativo traguardo con un incontro il 25 aprile, seguito il giorno dopo dall’udienza con il Papa. Al centro dell’impegno della Comunità Missionaria l’attività di evangelizzazione e di cooperazione sociale per la promozione e lo sviluppo integrale della persona umana. Al microfono di Alessandro Gisotti, la co-fondatrice dell’associazione, Maria Luigia Corona si sofferma sullo spirito che anima l’impegno missionario della Comunità:

 

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R. – Siamo presenti in Brasile, in due parti del Brasile: a Belo Horizonte, nel Mina Gerais, e alla periferia della grande San Paolo. Normalmente scegliamo le grandi periferie, riconoscendo in esse le sfide più grandi del mondo di oggi. Siamo presenti in Perù, in Messico, nella periferia della grande Città del Messico, riempita di baracche. Dal 1985 operiamo fuori dall’Italia.

 

D. – Qual è la risposta dei fedeli, delle persone che assistete in queste parti del mondo, in particolare in Sud America?

 

R. – Siamo appena rientrati da una visita alle nostre comunità in America Latina. L’esperienza è sempre caratterizzata dallo stupore di che cosa Dio può operare in mezzo ai fedeli più poveri. Il nostro impegno è quello di porci al fianco della gente per costruire con loro, stabilire delle relazioni. Edifichiamo con loro una Chiesa-comunione, una Chiesa che è comunione di piccole comunità, con un continuo atteggiamento di dono, di offerta. La gente è molto grata per essersi riscoperta amata. Vi abbiamo visto una Chiesa viva, una Chiesa povera, ma anche una Chiesa piena di speranza. Facciamo un lavoro, insieme alla gente, di crescita e di sviluppo. Quindi, all’annuncio si affianca la promozione umana. Sono nate tante opere di sviluppo e centri di accoglienza per i minori, per toglierli dalla strada in Brasile, centri medici laddove l’emergenza è il problema della sanità. E ancora, centri culturali di formazione professionale, di avvio all’università per i giovani, farmacie parrocchiali, cucine popolari. La provvidenza ci ha consentito di realizzare anche tante opere sociali, sempre con l’aiuto delle forze locali, in collaborazione con la nostra gente. Questi popoli vogliono riscattare la vera dignità dell’uomo. Al centro è sempre la persona umana!

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L’UOMO E LA RIFLESSIONE SULL’ESISTENZA SONO AL CENTRO

DEL FESTIVAL CINEMATOGRAFICO INTERNAZIONALE OSPITATO DALLA CITTA’ DI ALBA.

SI INTITOLA “ALBA INTERNATIONAL FILM FESTIVAL – INFINITY”

E PROSEGUE FINO A SABATO

- Intervista con Mario Brenta -

 

Uno spazio familiare e costruttivo dedicato al cinema, alla riflessione e alla discussione sull’uomo, alla precarietà e alle certezze dell’esistenza, alla sua dimensione spirituale, sovente nascosta tra le pieghe della vita: molte pellicole e incontri all’Alba International Film Festival – Infinity, in programma fino all’8 aprile. Servizio di Luca Pellegrini:

 

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Dall’asilo cinese di Zhang Yuan, che nella sua Guerra dei fiori rossi tratteggia sorrisi e piccole tragedie che descrivono i giorni di uno stupendo e commovente gruppo di bambini negli anni Cinquanta, al confronto generazionale così sereno, maturo e sorridente dell’argentino Daniel Burman che in Diritto di famiglia ancora una volta si dimostra regista dotatissimo e sapiente. Al Festival di Alba scorrono, dunque, in concorso, titoli e personaggi con i quali discutere di cinema e riflettere sull’uomo. A fianco delle pellicole, anche alcune lezioni e un Convegno, dedicato, in modo assai originale, all’Etica ed estetica del Pudore. Vi ha partecipato anche il regista italiano Mario Brenta, al quale abbiamo chiesto quali sono stati gli ambiti della discussione:

 

R. - Sono emersi vari aspetti: quello più specificatamente etico, come quello magari più specificatamente linguistico. Penso sia un problema di soglia, come anche è emerso dai vari discorsi; soglia che si situa a diversi livelli. Io penso che noi autori abbiamo la nostra soglia. Siamo soglia del pudore nei confronti della realtà. Dobbiamo tener conto anche della soglia dello spettatore. Penso che nella rappresentazione cinematografica, nell’audiovisivo, ormai si sia detto tutto, si faccia vedere tutto e si ridica tutto. Credo che ci sia bisogno di sottrarre, di togliere, di eliminare, di ridurre e questo non per limitare la visione. Forse limitare la visione fisica, ma aprire attraverso l’immaginario dello spettatore quella che è la visione interiore, cioè che ci sia un allargamento di vedute, facendo appello all’interiorità. Quindi, il pudore, ma per entrare nell’intimità, nell’interno delle cose della realtà e delle persone alle quali noi vogliamo comunicare.

 

D. – Nei suoi film lei ha sempre privilegiato una scrittura piana e una vera e propria poesia antropologica. Ma oggi come si racconta ancora l’uomo sul grande schermo?  

 

R. - La poesia è una bella cosa. Quando la si cerca non la si trova e quando non la si cerca magari arriva. E’ una specie di dono. Io dico sia quasi un incidente di percorso. Pensando all’aggettivo antropologica, non so se l’uomo è al centro dell’esistente. Noi, però, abbiamo questo nostro punto di vista che ci fa sentire tali. Essere al centro delle cose o vedersi al centro delle cose credo sia anche una via verso la solitudine. Bisogna, credo, guardare all’altro e agli altri. Questo mi sembra normale, mi sembra proprio una necessità. Credo che nel mio cinema ci sia questo, cioè il problema del rapporto con l’altro, che vuol dire il mondo, che vuol dire gli altri umani. Abbiamo bisogno, credo, di un riconoscimento. I miei film parlano del conflitto tra l’individuo e la società, di questo difficile percorso dell’intesa, certe volte anche dell’insuccesso, della non integrazione, del non sentirsi parte. Se poi, nel dire questo, salta fuori qualche lampo di poesia, va bene. 

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CHIESA E SOCIETA’

5 aprile 2006

 

 

CARITAS INTERNATIONALIS IN PRIMA LINEA PER PORTARE AIUTI

ALLE POPOLAZIONI IRANIANE COLPITE DAL TERREMOTO, CHE VENERDI’ SCORSO

HA DEVASTATO LA CITTA’ DI BOROUJERD PROVOCANDO ALMENO 70 MORTI

 

ROMA.= In seguito alla visita di ricognizione di Caritas Iran a Boroujerd, una delle città dell’Iran occidentale più gravemente colpite dal terremoto di venerdì scorso, Caritas Internationalis sta esortando i suoi membri a fornire cibo, acqua, tende e altri oggetti di emergenza per aiutare le vittime subito dopo il disastro. La Caritas – informa l’agenzia Zenit – sta concentrando i suoi sforzi su 1.000-1.500 famiglie nei tre villaggi più colpiti nelle immediate vicinanze di Boroujerd Darbe Astaneh, Bozazna e Gnanjineh, dove i funzionari locali hanno scortato l’équipe durante una visita nel fine settimana. “Questi villaggi sono stati distrutti per il 70-100%, e ciò che è rimasto spesso non è utilizzabile”, hanno affermato i membri della squadra in un rapporto inviato a Caritas Internationalis. Circa 15.000 famiglie sono rimaste senza casa in seguito al sisma. I morti sono stati 70. Nel terremoto, molte persone hanno perso gran parte del loro bestiame, che rappresenta la principale fonte di entrate. Funzionari locali hanno affermato di aver bisogno anche di servizi igienici temporanei, docce e coperte, così come di generatori per il riscaldamento per la notte. Molti ospedali e centri sanitari sono stati distrutti o chiusi per instabilità strutturale. Sono stati dunque allestiti alcuni ospedali da campo, ma sono già pieni di feriti e malati. Caritas Internationalis è una confederazione di 162 organizzazioni cattoliche di sostegno, sviluppo e servizi sociali presente in più di 200 Paesi e territori. (A.G.)

 

 

PIÙ DI 2.400 PERSONE, NELLA DIOCESI DI HONG KONG, RICEVERANNO IL BATTESIMO

DURANTE LA VEGLIA DI PASQUA. I CATECUMENI, DOPO L’ESAME DI FEDE,

SONO STATI GIÀ CONSACRATI, DURANTE UNA CELEBRAZIONE

PRESIEDUTA DAL NEOCARDINALE JOSEPH ZEN ZE-KIUN

 

Hong Kong.=  Oltre 2.400 catecumeni della diocesi di Hong Kong saranno battezzati la prossima vigilia di Pasqua. Il 19 marzo scorso, nella chiesa di San Francesco di Assisi, si sono svolte le due celebrazioni di scrutinio che precedono il Battesimo. Tali cerimonie, riferisce l’agenzia AsiaNews, sono state concelebrate dal neocardinale Joseph Zen Ze-kiun e dal vescovo ausiliare di Hong Kong, John Tong Hon. I candidati sono stati consacrati dopo l’esame di fede, insieme ai padrini e agli operatori pastorali delle rispettive parrocchie in veste di testimoni. Nella sua omelia, il porporato ha ricordato l’importanza dei Dieci Comandamenti, definendoli, “grazia di Dio” donata a Mosé “per aiutarci a comprendere quanto Egli ci ama”. Il porporato ha poi paragonato la Chiesa ad una grande famiglia ed ha ricordato che, una volta battezzati, i catecumeni si uniranno alle sue gioie ed ai suoi dolori. “Essere un catecumeno – ha aggiunto il cardinale Zen Ze-kiun - significa in un certo senso vivere un corteggiamento, e con il Battesimo, a Pasqua, si celebrerà il vostro matrimonio con la Chiesa universale”. (S.C.)

 

 

SONO 191 MILIONI GLI IMMIGRATI NEL MONDO: E’ IL DATO EMERSO DA UN

RAPPORTO DELLE NAZIONI UNITE PUBBLICATO IERI A NEW YORK. IL DOCUMENTO

 ANALIZZA LE POLITICHE MIGRATORIE DEI PAESI RICCHI

 

NEW YORK. = I Paesi ricchi hanno cambiato le proprie politiche dell’immigrazione, a partire dal 1990 e ora stanno adottando misure che favoriscano gli immigrati qualificati: è quanto emerge da un rapporto delle Nazioni Unite, pubblicato ieri a New York. In base a questo documento, i governi hanno inoltre aumentato gli sforzi per contrastare l’immigrazione illegale, dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Secondo gli ultimi dati dell’ONU, il numero di immigrati ammontava nel 2005 a circa 191 milioni di persone, la metà delle quali donne. Il 60 per cento vive in Paesi ricchi. Il 20 per cento, negli Stati Uniti. In cima alla classifica dei Paesi con il più alto numero di  immigrati ci sono dunque gli USA, con 38,4 milioni nel 2005. Secondo il rapporto, considerati i livelli di fertilità nel nord del mondo, la migrazione è diventata la maggiore forza per la crescita demografica in  Europa e Giappone. In tale contesto, negli ultimi 10 anni, la proporzione dei governi che cerca di ridurre il flusso migratorio è passato dal 40 al 22 per cento. Tra i Paesi che seguono ancora questa politica si distinguono: Danimarca, Estonia, Francia, Italia, Romania e Olanda. Ma anche questi Stati promuovono l’ingresso di lavoratori qualificati e programmi temporanei di lavoro per gli immigrati. (A.G.)

 

 

IN ITALIA, I GIOVANI CON UN LAVORO PRECARIO SONO I PIU’ INFELICI:

E’ QUANTO EMERGE DAL RAPPORTO ANNUALE DELL’ASSOCIAZIONE “VOCE AMICA”,

CHE IERI HA PRESENTATO LA RICERCA AI MUSEI CAPITOLINI,

IN OCCASIONE DEL 50.MO ANNIVERSARIO DI FONDAZIONE

 

ROMA.= Solitudine, depressione, sentimenti e sessualità: sono questi gli elementi critici vissuti quotidianamente dagli italiani, ma il dato più significativo è la nascita di una nuova categoria di infelici: i trentenni. E’ quanto emerge dal Rapporto annuale di “Voce Amica”, l’associazione fondata nel 1956 da padre Cosimo Bonaldi, cappellano del carcere di Regina Coeli. L’indagine realizzata sulla base di oltre 10 mila casi analizzati è stata presentata ieri ai Musei Capitolini, dall’associazione in occasione del 50.mo anniversario della sua fondazione. L’impossibilità di una reale comunicazione tra le persone è la causa della maggior parte dei problemi personali (56%) che affliggono l’Italia. La totale assenza di dialogo, compagnia, solidarietà e comprensione è portatrice di disagi di ogni genere le cui conseguenze si ripercuotono sui singoli individui ma anche sulla vita di coppia e familiare. Se nel 2000 erano i pensionati gli utenti che maggiormente si rivolgevano a “Voce Amica”, seguiti da lavoratori dipendenti e disoccupati, oggi casalinghe e lavoratori dipendenti occupano le prime due posizioni. Il Rapporto 2006 segnala inoltre la nascita di una nuova categoria di infelici: i giovani. Se negli anni passati il maggior numero di chiamate proveniva da persone anziane, sole, senza mezzi e malate ora il loro posto è occupato dalla categoria diametralmente opposta. Sebbene, in termini assoluti, le problematiche più diffuse rimangano sempre quelle legate a solitudine, depressione, questioni sentimentali e sessuali, è possibile tracciare il ritratto di un nuovo “appellante”, afflitto da problemi di ordine pratico. La sua età va dai 25 ai 45 anni, ha una occupazione per lo più precaria e discontinua ed è schiacciato da problemi pratici e, con grande difficoltà, riesce a far fronte alle necessità di tutti i giorni. (A.G.)

 

 

LO STATO INDIANO DEL TAMIL NADU DEDICA UNA STATUA MONUMENTALE

 DI 7 METRI A GIOVANNI PAOLO II, NEL PRIMO ANNIVERSARIO DELLA MORTE

 

CHENNAI.= La città di Chennai, nello stato del Tamil Nadu, nell’India meridionale, ha scelto di onorare la memoria di Giovanni Paolo II, nel primo anniversario della sua morte, dedicandogli una grande statua in bronzo. La statua, opera dello scultore Shihan Hussaini, campeggia all’interno del cortile di una missione cattolica, in attesa di essere collocata, in accordo con le autorità civili di Chennai, in una piazza o in un parco della città. Il governo locale – riferisce l’agenzia Fides – ha infatti espresso disponibilità nell’individuare un luogo in cui collocare la statua e ha affermato che la comunità civile “si sente onorata di poter offrire questo riconoscimento a un uomo di dialogo e di pace come è stato Giovanni Paolo II”. “E’ la prima statua al mondo, di grandi dimensioni, dedicata al Pontefice”, ha sottolineato lo scultore Hussaini, illustrando l’opera alta 7 metri. “Raffigura il Papa sopra tre grandi scalini che rappresentano le tre fasi della vita del Papa: il primo quando era Karol Wojtyla, il secondo quando era Giovanni Paolo II, il terzo mentre è sulla strada verso la santità. Vi sono poi altri 26 scalini più piccoli, uno per ogni anno di pontificato, che giungono fino all’osservatore”. (A.G.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

5 aprile 2006

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

          

In Israele, il presidente Moshe Katsav ha convocato, per domani pomeriggio, il premier ad interim Ehud Olmert per affidargli l’incarico di formare il nuovo governo. Olmert ha confermato, inoltre, di aver raggiunto un’intesa con i laburisti tesa ad avviare i negoziati per la composizione del prossimo esecutivo di coalizione. Intanto, vasta eco ha ricevuto in Medio Oriente la lettera inviata dal ministro degli Esteri palestinese, Mahmud Zahar, al segretario generale dell’ONU, Kofi Annan. Nel testo, che non contiene comunque un riferimento esplicito al riconoscimento dello Stato ebraico, si afferma che il nuovo governo controllato da Hamas è disposto a convivere fianco a fianco con i propri vicini. Ma quale significato si può attribuire a questa lettera? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto a Marcella Emiliani, docente di Sviluppo Politico del Medio Oriente all’università di Bologna:

 

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R. – E’ senz’altro un passo molto positivo. Non dimentichiamoci che nel manifesto costitutivo di Hamas è ancora in piena evidenza lo scopo di Hamas: distruggere lo Stato d’Israele. E’ evidente, però, che questo è uno slogan che poteva funzionare in un momento di lotta per conquistare il potere. Adesso che Hamas è una forza di governo, il gruppo radicale deve muoversi politicamente. Questo è il primo passo per arrivare ad una convivenza con Israele.

 

D. – Professoressa, comunque i rapporti tra Hamas e la comunità internazionale restano ambigui. Il premier palestinese Ismail Haniyeh ha definito, infatti, razzista l’Occidente denunciando un doppio standard…

 

R. – Credo che con Hamas al potere il doppio standard sia difficilmente eliminabile. Non dimentichiamoci che Hamas deve anche “soddisfare” una parte dell’opinione pubblica palestinese che è sinceramente, profondamente arrabbiata per anni e anni di occupazione militare israeliana. L’importante è che Hamas non si arrocchi solo su vecchie posizioni.

 

D. – In Israele, intanto, si preannuncia una coalizione tra laburisti e centristi. Quale significato può avere questa coalizione per il Medio Oriente?

 

R. – La cosa interessante è vedere il gioco dialettico tra Kadima e il partito laburista. Bisogna vedere se si vuole comprendere o escludere i palestinese nel cammino verso la pace. Quello che si è messo in moto è un processo estremamente sfumato, estremamente delicato, che sta modificando profondamente il quadro di riferimento sia in campo palestinese, sia in campo israeliano.

 

D. – Il premier ad interim israeliano, Ehud Olmert, ha proposto un piano di pace unilaterale. Questo piano è effettivamente realizzabile?

 

R. – Israele si è messa nelle condizioni di potersi ritirare unilateralmente. Poi, dovrà rivedere il rapporto con i palestinesi; le due comunità non possono, così intersecate, vivere in due mondi separati come monadi che non hanno nulla da dirsi l’una con l’altra. Quindi, sulla carta, una pace unilaterale è certamente comprensibile. Ma sarebbe preferibile, però, che si arrivasse ad una pace dopo negoziati tra le parti.

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In Iraq, un duplice attentato dinamitardo, compiuto da ribelli a Baghdad, ha causato almeno 3 morti. Intanto, nella capitale irachena è ripreso, stamani, il processo contro l’ex presidente iracheno, Saddam Hussein, per la strage nel villaggio sciita di Dujail costata la vita, nel 1982, a 148 persone. L’ex rais ha criticato la Corte e accusato il governo iracheno: “L’attuale ministero dell’Interno - ha detto Saddam - ha ucciso e torturato migliaia di persone”. La ripresa del procedimento a carico del deposto presidente iracheno è avvenuta all’indomani dell’annuncio dell’imminente avvio di un processo per genocidio contro l’ex dittatore. Le nuove accuse si riferiscono alla campagna di Anfal condotta contro i curdi iracheni alla fine degli anni Ottanta. Il bilancio di questa serie di tragiche azioni repressive oscilla, secondo varie fonti, tra  50 mila e 200 mila morti.

 

In Thailandia clamorose dimissioni, ieri, del premier Thaksin Shinawatra che ha rimesso il suo mandato nelle mani del re. Motivo della decisione, le pesanti accuse di corruzione avanzate dall’opposizione che ha boicottato le elezioni legislative di domenica scorsa segnate da un forte astensionismo. Ma la decisione di Thaksin Shinawatra potrebbe rafforzare la posizione dei partiti di minoranza? Giancarlo La Vella lo ha chiesto ad Emilio Asti, docente universitario ed esperto di Estremo Oriente:

 

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R. – Alcune fonti sospettano che si tratti di un’abile manovra da parte del premier, in modo da riuscire, poi, a manovrare la situazione dietro le quinte. Ma bisogna anche tener presente che si tratta di un Paese la cui situazione politica è sempre stata caratterizzata da una forte instabilità. Un ruolo importante, sicuramente, lo sta svolgendo il sovrano che è uno dei più longevi nel Sudest asiatico, con quasi 60 anni di regno; quindi sarà lui, l’arbitro della situazione.

 

D. – C’è il rischio che un Paese come la Thailandia, tradizionalmente pacifico, possa attraversare un periodo di preoccupante destabilizzazione poi per tutta l’area?

 

R. – E’ difficile azzardare previsioni al riguardo, però sicuramente questo fenomeno va inquadrato in un’ottica più vasta. Diciamo che questa situazione è tipica del sud-est asiatico. Inoltre, un altro fattore di destabilizzazione riguarda la situazione del Sud della Thailandia, che sta fronteggiando diversi attentati di separatisti islamici. Questi attacchi hanno provocato la morte di oltre mille persone. Vi sono vari fattori che aumentano l’instabilità del Paese. Però penso che un ruolo importante lo svolgerà il re. Tutti i tailandesi sono concordi nel riconoscere autorità morale alla monarchia. Infatti, già nel 1916 il re Rama VI aveva condensato in tre parole l’essenza della nazione thailandese: “Nazione, religione, monarchia”. La nazione thailandese si fonda sulla monarchia e il re è anche garante della religione buddista, al di là dei vari governi. E’ la monarchia che deve sempre più garantire stabilità al Paese.

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In Francia appuntamento oggi  tra sindacati e parlamentari dell’UMP, partito del ministro dell’Interno Nicolas Sarkozy, incaricati di preparare una nuova legge che modifichi il CPE, il famoso contratto di primo impiego destinato a giovani con meno di 26 anni. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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L’appuntamento fa seguito alle manifestazioni di ieri in tutto il Paese:  il numero delle persone che ha scioperato è calato rispetto alla precedente giornata di mobilitazione del 28 marzo. Ma in piazza per chiedere l’abrogazione della legge sul CPE, il contratto di primo impiego, sono scese ugualmente centinaia di migliaia di persone - tre milioni secondo i sindacati, uno per la polizia - in manifestazioni e cortei che hanno interessato tutto il Paese. La sospensione, di fatto, del provvedimento decisa dal capo dello Stato, Jacques Chirac - che, con una formula inedita, ha promulgato la legge, chiedendo di non applicarla - non è riuscita dunque a placare la protesta che da un paio di mesi stanno portando avanti organizzazioni sindacali confederali e studentesche. Migliaia di manifestanti in piazza un pò dappertutto, ieri, in Francia, ed incidenti scoppiati a conclusione di cortei a Rennes, Grenoble, Caen e Lorient. I più gravi sono avvenuti a Parigi, quando - come al solito - a conclusione del corteo, a Place d’Italie, sono arrivati i casseur. Ci sono stati lanci di pietre, bottiglie contro gli agenti - che hanno risposto con gas lacrimogeni e una carica - e contro i giornalisti e gli operatori televisivi. Sono state complessivamente 383 le persone portate ieri in questura dalla polizia, 67 delle quali sono ancora in stato di fermo questa mattina. Ma quello che conta è il dato politico: il movimento anti-CPE non molla sulla parola d’ordine che si è data fin dall’inizio: cioè “ritiro del Contratto primo impiego”. Ricordiamo i due punti più contestati: il periodo di prova - che Chirac ha già proposto di ridurre da due anni ad uno - e la rottura del contratto, che va giustificata.

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Slobodan Milosevic è morto “per cause naturali”: è la conclusione dell’inchiesta condotta in Olanda sul decesso dell’ex presidente jugoslavo. Milosevic è stato trovato morto nel carcere della Corte dell’Aja lo scorso 11 marzo. I risultati dell’inchiesta sono stati presentati ieri dalla procura dell’Aja al Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia.

 

In Turchia, una bomba è esplosa negli uffici del partito Giustizia e sviluppo (Akp) alla periferia di Istanbul. Lo ha reso noto il segretario locale del partito, aggiungendo che due persone sono rimaste ferite.

 

Il Dipartimento di Stato americano ha invitato i cittadini americani a prendere precauzioni in caso di viaggi in Russia, ricordando che permane nel Paese un potenzialmente elevato rischio di attentati terroristici. Nella nota, il Dipartimento di Stato ribadisce anche l’invito a non andare nelle regioni del Caucaso del Nord.

 

L’influenza aviaria continua a colpire il sud-est asiatico: un bambino di 12 anni è morto questa notte in Cambogia. In Germania sono state scoperte, intanto, tracce del virus H5N1, il più letale per l’uomo, in un allevamento di volatili nella Sassonia. Dopo la scoperta del focolaio, il ministero della Sanità del Land tedesco ha annunciato l’abbattimento di circa 16 mila uccelli.

 

 

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