RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L n. 94 - Testo della trasmissione di martedì 4 aprile 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Reso noto il programma delle celebrazioni della Settimana Santa presiedute dal Papa. Il giorno di Pasqua coinciderà con il 79° compleanno di Benedetto XVI

 

Una roccia nella fede, tra le fatiche apostoliche e la malattia: così Benedetto XVI ha ricordato ieri  Giovanni Paolo II nella Messa a un anno dalla morte: le testimonianze del cardinale Camillo Ruini e dell’arcivescovo Leonardo Sandri

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Convegno oggi a Roma per i 20 anni dalla visita di Giovanni Paolo II in Sinagoga: ai nostri microfoni il cardinale Walter Kasper e il rabbino capo Riccardo Di Segni

 

Manifestazioni e scioperi oggi in tutta la Francia contro il Contratto di primo impiego: intervista con Giuseppe Bettoni

 

Solo nell’amore infinito di Dio possiamo trovare la forza di perdonare: così l’arcivescovo di Chieti-Vasto, Bruno Forte, riflette sul senso del perdono dopo la barbara uccisione del piccolo Tommaso

 

CHIESA E SOCIETA’:

“La trasmissione della fede nella famiglia”: è il tema scelto per il V Incontro mondiale delle famiglie con il Papa, a Valencia, in Spagna, all’inizio di luglio

 

Si celebra oggi la prima Giornata mondiale contro le mine antiuomo, che sparse ancora oggi in 84 Paesi causano ogni anno tra 15 e 20 mila vittime

 

A Mosca, Messa di suffragio in memoria di Giovanni Paolo II, presieduta dall’arcivescovo Kondrusiewicz nella Cattedrale dell’Immacolata Concezione

 

Aviaria, bilancio aggiornato dell’Organizzazione mondiale della sanità: dalla fine del 2003 sono 190 i casi umani in nove Paesi, di cui 107 mortali

 

24 ORE NEL MONDO:

Ultime battute della campagna elettorale in Italia: è scontro sull’abolizione dell’ICI

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

4 aprile 2006

 

RESO NOTO IL PROGRAMMA DELLE CELEBRAZIONI DELLA SETTIMANA SANTA

PRESIEDUTE DAL PAPA. IL GIORNO DI PASQUA COINCIDE

CON IL COMPLEANNO DI BENEDETTO XVI CHE COMPIRA’ 79 ANNI

 

La Chiesa si appresta a celebrare la prima Pasqua del Pontificato di Benedetto XVI. L’ufficio delle Celebrazioni Liturgiche ha reso noto oggi il programma delle Celebrazioni della Settimana Santa presiedute dal Papa. La Settimana Santa inizia il prossimo 9 aprile, Domenica delle Palme, e culmina con il Triduo Pasquale, centro di tutto l’anno liturgico. Il servizio di Sergio Centofanti.

 

**********

“Nella Settimana Santa - scrive mons. Piero Marini, Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie - la Chiesa celebra i misteri della salvezza: l'opera della redenzione … compiuta da Cristo” che “morendo ha distrutto la morte e risorgendo ha ridato a noi la vita”.

 

Benedetto XVI presiederà tutti i riti della Settimana Santa a cominciare dalla Messa in Piazza San Pietro, alle 9.30, per la Domenica delle Palme e della Passione del Signore, il prossimo 9 aprile, che coincide con la XXI Giornata mondiale della Gioventù celebrata a livello diocesano sul tema «Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino» (Sal 118, 105). Prima della celebrazione eucaristica si svolgerà il rito della benedizione delle palme e degli ulivi e la processione.

 

Martedì Santo 11 aprile, alle 17.30, il cardinale James Francis Stafford, Penitenziere Maggiore, per incarico del Santo Padre, presiederà nella Basilica Vaticana il rito per la Riconciliazione di più penitenti con la confessione e l’assoluzione individuale.

 

Giovedì Santo 13 aprile, il Papa presiederà in mattinata la Messa Crismale nella Basilica Vaticana e nel pomeriggio la Messa nella Cena del Signore in San Giovanni in Laterano.  Benedetto XVI farà la lavanda dei piedi a 12 uomini. Durante il rito i presenti saranno invitati a compiere un atto di carità a sostegno del progetto di ricostruzione di case per le vittime delle devastanti frane che nel febbraio scorso  hanno colpito il territorio della Dicesi di Maasin, nelle Filippine, provocando centinaia di morti. La somma raccolta sarà affidata al Santo Padre al momento della presentazione dei doni.

 

Venerdì Santo 14 aprile alle 17.00 il Papa presiederà nella Basilica Vaticana la Celebrazione della Passione del Signore con il rito dell’Adorazione della Croce e poi in serata alle 21.15  la tradizionale Via Crucis al Colosseo: le meditazioni quest’anno saranno proposte da mons. Angelo Comastri, Vicario del Papa per la Città del Vaticano (il volumetto della Via Crucis sarà disponibile nelle librerie a partire da martedì 11 aprile).  Sabato 15 aprile alle 22.00 Benedetto XVI presiederà la Veglia Pasquale nella Basilica Vaticana, con il rito della benedizione del fuoco nuovo nell’atrio della Basilica, e domenica 16 aprile, Solennità di Pasqua, il Papa celebrerà la Messa del Giorno in Piazza San Pietro alle 10.30. Dalla loggia centrale della Basilica impartirà quindi la Benedizione «Urbi et Orbi».

 

Quest’anno la Pasqua coincide tra l’altro con il compleanno del Santo Padre che appunto  il 16 aprile compirà 79 anni: tre giorni dopo, il 19 aprile, ricorrerà il primo anniversario del suo Pontificato.

**********

 

 

UNA ROCCIA NELLA FEDE, TRA LE FATICHE APOSTOLICHE E LA MALATTIA:

COSI’ BENEDETTO XVI HA RICORDATO GIOVANNI PAOLO II NELLA MESSA

A UN ANNO DALLA MORTE, INVITANDO

LA CHIESA AD “ANDARE AVANTI” SULLA SCIA DEL SUO ESEMPIO

 

Un Papa che ha esteso su tutta la Chiesa l’“influsso benefico” della propria fede, rimasta “schietta e salda” fino all’“ultimo viaggio” dell’agonia e della morte. Così Benedetto XVI ha ricordato Giovanni Paolo II nella Messa di suffragio, presieduta ieri pomeriggio dal Papa in una Piazza San Pietro di nuovo gremita da decine di migliaia di fedeli a meno di 24 ore dalla veglia della sera prima. Il Papa ha invitato la Chiesa a proseguire nella costruzione di una umanità più giusta e in pace, facendo tesoro degli  insegnamenti di Papa Wojtyla. La cronaca dell’evento nel servizio di Alessandro De Carolis.

 

**********

(canto)

 

Un ricordo che resta vivo come salda fu la “roccia” della sua fede e della sua personalità, non piegata da oltre 25 anni di fatiche apostoliche né dai mali fisici. Dodici mesi dopo la scomparsa di Giovanni Paolo II, è questo il ritratto che Benedetto XVI ha fatto del suo predecessore, con parole che sono risuonate quasi come un ideale seguito di quanto l’allora cardinale decano Ratzinger, il giorno delle esequie di Giovanni Paolo II, pronunciò per celebrare il ritorno di un grande Pontefice alla Casa del Padre.

 

(canto)

 

La folla di un anno dopo, con nel cuore la commozione di un anno fa, è stata la protagonista di una cerimonia sobria, le emozioni stemperate da una perdita che l’affetto o la semplice ammirazione hanno avuto il tempo di decantare, ma che l’anniversario ha reso di nuovo vive e sofferte, pur nella compostezza delle espressioni:

 

(canto - parole I Lettura: “Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio…”)

 

Anche Giovanni Paolo II fu uno dei “giusti” provati da Dio. “In effetti – ha riconosciuto Benedetto XVI - nelle difficoltà della vita è soprattutto la qualità della fede di ciascuno ad essere saggiata e verificata: la sua solidità, la sua purezza, la sua coerenza con la vita. Ebbene – ha soggiunto - il compianto Pontefice, che Dio aveva dotato di molteplici doni umani e spirituali, passando attraverso il crogiolo delle fatiche apostoliche e della malattia, è apparso sempre più una “roccia” nella fede”:

 

“Chi ha avuto modo di frequentarlo da vicino ha potuto quasi toccare con mano quella sua fede schietta e salda, che, se ha impressionato la cerchia dei collaboratori, non ha mancato di diffondere, durante il lungo Pontificato, il suo influsso benefico in tutta la Chiesa, in un crescendo che ha raggiunto il suo culmine negli ultimi mesi e giorni della sua vita. Una fede convinta, forte e autentica, libera da paure e compromessi, che ha contagiato il cuore di tanta gente, grazie anche ai numerosi pellegrinaggi apostolici in ogni parte del mondo, e specialmente grazie a quell’ultimo viaggio che è stata la sua agonia e la sua morte”.

 

(canto)

 

Per un Papa che “non ha mai fatto mistero – ha affermato Benedetto XVI - del suo desiderio di diventare sempre più una cosa sola con Cristo sacerdote, mediante il Sacrificio eucaristico” è possibile a buon diritto, ha osservato, un paragone spirituale con il “discepolo amato” da Gesù: quel Giovanni che accolse Maria nella sua casa dopo essere rimasto con lei sotto la Croce:

 

“Il motto segnato nello stemma del Pontificato di Papa Giovanni Paolo II, Totus tuus, riassume bene questa esperienza spirituale e mistica, in una vita orientata completamente a Cristo per mezzo di Maria”.

 

Ora, gli insegnamenti e l’esempio del Papa scomparso un anno fa, ha concluso Benedetto XVI, devono sospingere la Chiesa verso un presente e un futuro fatto di grandi ideali che attendono di essere ancora diffusi e resi stabili nell’umanità:

 

 “Cari fratelli e sorelle, questa sera il nostro pensiero torna con emozione al momento della morte dell’amato Pontefice, ma al tempo stesso il cuore è come spinto a guardare avanti (…) Ci tornano alla mente le sue incessanti esortazioni a cooperare generosamente alla realizzazione di una umanità più giusta e solidale, ad essere operatori di pace e costruttori di speranza (…) La forza dello Spirito di Gesù sia per tutti, cari fratelli e sorelle, come lo fu per Papa Giovanni Paolo II, sorgente di pace e di gioia”.

 

(applausi)

**********

 

Un Papa umanamente e spiritualmente forte, dunque: un attributo con il quale ieri anche Benedetto XVI ha scelto di caratterizzare, tra gli altri, la straordinaria parabola di Giovanni Paolo II. Ecco la testimonianza di uno dei più stretti collaboratori di Papa Wojtyla, il sostituto della Segreteria di Stato, l’arcivescovo Leonardo Sandri:

 

**********

R. – Siamo abituati a fuggire dalla realtà, dall’ambiente, dalle difficoltà che abbiamo. Giovanni Paolo II mi ha colpito sempre per questa forza di voler superare le difficoltà, di voler andare avanti nonostante la sofferenza, nonostante la limitazione che doveva portare con sé. C’era una forza spirituale che poteva dare a lui questo coraggio per andare avanti; effettivamente, vederlo concentrato nella preghiera, nei momenti anche del più grande rumore attorno a lui, mi ha fatto sempre pensare che dobbiamo lottare contro le difficoltà della vita e che la forza per poter superare tutto questo la troviamo solo in Dio.

**********

 

Come accennato da mons. Sandri, la forza di Giovanni Paolo II è emersa in modo particolare durante le numerose parentesi di sofferenza che hanno fatto da contrappunto all’esistenza del Pontefice scomparso un anno fa. Un aspetto sul quale torna con i propri ricordi il cardinale vicario, Camillo Ruini, al microfono di Luca Collodi:

 

**********

R. – Effettivamente, Papa Giovanni Paolo ha sperimentato la sofferenza fin dalla sua fanciullezza, quando gli è morta la mamma. Ha amato le persone sofferenti – io ricordo ancora che l’11 febbraio di ogni anno, salutava personalmente circa 600 ammalati in carrozzella che gli venivano presentati in San Pietro al termine della Messa della Giornata mondiale del malato.

 

D. – Una caratteristica di Giovanni Paolo II sono stati i viaggi, l’incontro con la gente, sia all’estero che in Italia …

 

R. – Certo. E’ stato un Papa straordinariamente missionario che ha preso sul serio ed ha applicato anzitutto a se stesso la parola che scrisse nella sua prima Enciclica “Redemptor Hominis” e cioè che l’uomo è la via della Chiesa. Per questo ha voluto incontrare tutti e farsi prossimo a tutti. Per aiutare tutti ad incontrare Cristo.

**********

 

 

NOMINE

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Cleveland, negli Stati Uniti,  presentata da mons. Anthony M. Pilla, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.

Gli succede mons. Richard G. Lennon, finora vescovo tit. di Sufes ed ausiliare dell’arcidiocesi di Boston. Mons. Richard Gerard Lennon è nato il 26 marzo 1947 ad Arlington (Massachusetts). E’ stato ordinato sacerdote il 19 maggio 1973 per l'arcidiocesi di Boston. Nominato vescovo ausiliare di Boston il 29 giugno 2001 ed ordinato il 14 settembre 2001, è stato amministratore apostolico dal 13 dicembre 2002 al 30 luglio 2003 e, finora, è stato vicario generale e moderatore della Curia.

 

 

=======ooo======= 

 

 

OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Prima pagina - "La Sua fede, libera da paure e compromessi, ha contagiato il cuore di tanta gente": Benedetto XVI presiede la Cappella papale in suffragio di Giovanni Paolo II che ha fatto della sua esistenza un dono a Dio e alla Chiesa.

All'interno, Cracovia: l'omelia del cardinale Dziwisz durante la Santa Messa nel santuario della Divina Misericordia di Lagiewniki.

 

Servizio vaticano - Una pagina dedicata alle celebrazioni svoltesi nelle Diocesi italiane in occasione del primo anniversario della morte di Giovanni Paolo II.

 

Servizio estero - In rilievo l'Iraq, dove non si arrestano le sanguinose violenze. 

 

Servizio culturale - Un articolo del nostro inviato Marcello Filotei dedicato a Gerusalemme "fra storia e vita quotidiana".

Per l' "Osservatore libri" un articolo di Mario Spinelli dal titolo "La 'Nuova Cronica' di un guelfo decorata con preziose miniature", in merito all'opera "Il Villani illustrato": Firenze e l'Italia medievale" a cura di Chiara Frugoni. 

 

Servizio italiano - Elezioni: si è tenuto il secondo duello tv, ma gli spettatori sono in fuga. Quattro milioni in meno. Fa discutere la promessa di togliere

 

 

 

=======ooo======= 

 

 

 

 

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

4 aprile 2006

 

 

 

EBREI E CRISTIANI TRASMETTANO INSIEME LA MEMORIA DELLE FEDE IN DIO 

PER DONARE SPERANZA AL MONDO: COSÌ IL CARDINALE WALTER KASPER

AL CONVEGNO SUL VENTENNALE DELLA VISITA DI GIOVANNI PAOLO II

ALLA SINAGOGA DI ROMA. IL RABBINO CAPO DI SEGNI:

PROSEGUIAMO IL DIALOGO APERTO DAL RABBINO ELIO TOAFF

 

Uno strettissimo rapporto, unico nel suo genere: così il cardinale Walter Kasper, presidente della Commissione della Santa Sede per i rapporti religiosi con l’Ebraismo, ha definito oggi a Roma, in Campidoglio, l’amicizia tra ebrei e cristiani. Il porporato è intervenuto al convegno organizzato in occasione del ventesimo anniversario della visita di Giovanni Paolo II alla Sinagoga di Roma. All’incontro ha preso parte anche il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni. Il servizio di Tiziana Campisi.

 

**********

Dobbiamo trasmettere la memoria dell’Olocausto e la memoria della fede in Dio  perché le generazioni future se ne possano nutrire per poi affrontare le sfide del domani; ebrei e cristiani devono alzare insieme la fiaccola della speranza per dare al mondo fiducia e coraggio. Questo ha voluto sottolineare il cardinale Walter Kasper. A lui abbiamo chiesto che cosa è cambiato dal quel 13 aprile del 1986, quando Giovanni Paolo II si recò alla Sinagoga di Roma.

 

R. - Abbiamo costruito un dialogo delle civiltà e adesso vogliamo un po’ allargare questo dialogo anche con i musulmani. E’ un comando della Sacra Scrittura perché noi siamo innestati nella radice dell’ebraismo, come dice l’Apostolo Paolo.

 

D.- Come proseguire la strada tracciata da Giovanni Paolo II lungo questi 20 anni?

 

R.- Giovanni Paolo II aveva una biografia sempre legata ad amici ebrei, sin da ragazzo quando andava a scuola a Wadowice. Adesso abbiamo cominciato non soltanto a dialogare, ma a cooperare anche perché possiamo fare molte cose insieme in campo sociale, politico. Abbiamo cominciato in Argentina ad aiutare i bambini; adesso a Novembre, nel nostro incontro a Capetown, in Sudafrica, porteremo il nostro aiuto contro l’Aids. Così penso che ebrei e cristiani potranno fare molte cose insieme, perché abbiamo molti valori in comune.

 

Ma che cosa ha significato per gli ebrei il gesto di Giovanni Paolo II? Ci risponde il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni:

 

**********

R. – La visita di Giovanni Paolo II alla Sinagoga di Roma ha avuto un impatto radicale, producendo un significativo cambio di atmosfera nei rapporti tra il mondo cattolico e l’ebraismo. Da allora si può dire che nulla è più come prima, soprattutto per quanto riguarda il modo con cui ci si pone l’uno  verso l’altro. Questo non significa che i numerosi problemi che stanno sul tappeto siano stati risolti, ma che c’è stata comunque una dimostrazione di buona volontà, di buone intenzioni ed una effettiva volontà di portare avanti i discorsi difficili e complessi.

 

D. – Lei come raccoglie l’eredità che le ha lasciato il Rabbino Elio Toaff?

 

R. – Direi che stiamo in un clima di continuità. Quello che è stato seminato viene raccolto e si continua a seminare. Siamo tutti custodi degli impegni presi. Il rabbino Toaff è stato geloso custode dell’identità e del valore della tradizione ebraica, che non deve venire in alcun modo al compromesso, è stato ed è un fervido sostenitore della necessità di un confronto pacifico e costruttivo. E su queste linee andiamo avanti.

 

D. - Ci sarà spazio per una visita di Benedetto XVI alla Sinagoga di Roma?

 

R. – Sicuramente lo spazio c’è, l’invito c’è stato. Si tratta soltanto di definire come e quando.

**********

 

 

NUOVA GIORNATA DI SCIOPERO IN FRANCIA PER CHIEDERE IL RITIRO DEFINITIVO

DELLA LEGGE SUL CONTRATTO DI PRIMO IMPIEGO PER I GIOVANI:

IN MATTINATA TRASPORTI PERTURBATI MA NON BLOCCATI.

ATTESA PER LO SVOLGIMENTO DI MANIFESTAZIONI IN TUTTO IL PAESE

- Intervista con Giuseppe Bettoni -

 

Il traffico aereo e i trasporti pubblici sono perturbati ma non bloccati stamattina in Francia  per via della nuova giornata di sciopero per chiedere il ritiro  definitivo della legge sul contratto di primo impiego per i giovani il CPE.  Manifestazioni sono previste in tutto il Paese. A Parigi, dove precedenti dimostrazioni sono degenerate in scontri tra  casseur e forze dell'ordine, sono mobilitati quattromila  poliziotti. I giovani e i sindacati hanno mantenuto questa giornata di azione contro il CPE nonostante la legge sia stata quasi 'sepolta' dal presidente Jacques Chirac, che l'ha promulgata ma ha chiesto che non sia applicata e che venga elaborato subito un  nuovo testo. Ma per un’analisi del braccio di ferro che sta proseguendo da molti giorni in Francia, Fausta Speranza ha intervistato il prof. Giuseppe Bettoni, docente di geopolitica all’Università Tor Vergata di Roma:

 

**********

R. – La popolazione francese tendenzialmente non molla quasi mai su queste grandi battaglie. Ricordiamoci quella contro Alain Juppé nel 1995, che portò ad una situazione disastrosa in tutta la Francia e che oggi si ripropone praticamente su questo contratto di primo impiego, come viene chiamato, che è una novità assoluta per i francesi: avevano una tutela totale dell’occupazione e dell’impiego. Chi ne esce con le ossa rotte è sicuramente de Villepin che, pur mantenendo dura la posizione ha comunque dovuto cedere lo scettro della decisione pubblicamente a Jacques Chirac, il quale ha dovuto riprendere le redini anche confermando il ruolo di de Villepin. Chi ne esce vincente è sicuramente, anche se su un filo di rasoio molto sottile, è sicuramente Sarkozy, il ministro dell’Interno che sicuramente vorrà essere candidato alle prossime presidenziali e che è l’antagonista di de Villepin. Ne esce vincente perché è riuscito a tenere distante e a respingere un po’ la visione di de Villepin senza però fare autenticamente marcia indietro cedendo completamente alle proteste di strada. Non è detto che chi sciopera in questo momento sia riuscito ad averla veramente vinta perché ricordiamo che Jacques Chirac ha deciso di mantenere il provvedimento chiamato CPE, ma di sospenderne almeno due aspetti fondamentali: primo, da due anni si passa ad un anno per il periodo che viene considerato come licenziabile; secondo, d’ora in poi dovrebbe esserci comunque la spiegazione, la giustificazione del licenziamento. Non si potrà più licenziare senza giustificazione. Un po’ si va a snaturare il contratto di primo impiego però viene considerato come una forma di compromesso accettabile.

 

D. – Questa battaglia politica in definitiva lascerà un segno sulla vita politica francese?

 

R. – Se i sindacati riusciranno a portare un altro milione, milione e mezzo di persone in Francia che – bisogna ricordarlo – per i francesi è una cifra gigantesca, non deve essere paragonato alla media delle manifestazioni nazionali italiane (in Italia siamo più facili ad andare in strada, i francesi sono molto duri, ma portano poca gente) se dunque riescono a confermare la massa, allora si potrà assistere addirittura  ad un ulteriore passo indietro e se accade così, sicuramente si difende una tutela della visione del lavoro in Francia. Se non ci dovessero riuscire e il contratto di primo impiego dovesse essere mantenuto, allora ci sarebbe un cambiamento importante nella visione del lavoro in Francia e questo sarebbe la prima volta dal dopo guerra ad oggi.

 

D. – Professore, è un braccio di ferro svolto tutto in ambito francese, ma potrà avere un significato anche su scala europea?

 

R. – Non dimentichiamoci che l’equivalente del contratto di primo impiego in Italia praticamente ci sta già da tempo, e non si è fatta nessuna battaglia. Credo che la Francia sia l’unico e ormai l’ultimo bastione che tiene fermo lo sguardo su certi punti essenziali di tutela nel sociale. Se la Francia crolla, automaticamente si avrà un effetto domino definitivo.

**********

 

 

SOLO NELL’AMORE INFINITO DI DIO POSSIAMO TROVARE LA FORZA DI PERDONARE:

COSI’, L’ARCIVESCOVO DI CHIETI-VASTO, BRUNO FORTE, RIFLETTE SUL SENSO

CRISTIANO DEL PERDONO, DOPO LA BARBARA UCCISIONE DEL PICCOLO TOMMASO

 

La barbara uccisione del piccolo Tommaso da parte dei suoi rapitori ha scosso profondamente le coscienze degli italiani. “Un orrore agghiacciante che mozza il fiato”: così, ha sintetizzato i sentimenti di un popolo intero il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi. L’efferatezza del crimine ha inoltre suscitato un confronto, nell’opinione pubblica, sul senso del perdono e l’esigenza di giustizia. “Non lasciarti vincere dal male. Ma vinci con il bene il male” ci dice San Paolo. Ma dove il cristiano può trovare la forza di perdonare di fronte all’uccisione di un bambino innocente? Alessandro Gisotti ha raccolto la riflessione dell’arcivescovo di Chieti-Vasto, mons. Bruno Forte:

 

**********

R. – Perdonare significa donare, donare… E’ un dono all’infinito e come tale la logica del perdono non è una logica del “do ut des”, non è una logica che possa essere commisurata alla capacità dell’altro di corrispondere al perdono donato, è proprio una logica di gratuità! La vera ragione del perdono è di non avere ragioni, cioè la gratuità dell’amore. E’ chiaro che questo significa che non si può arrivare al perdono in maniera estrinseca, che non comporti cioè un processo interiore di maturazione profonda, che faccia crescere nel cuore la capacità di amare, attingendola dell’amore infinito di Dio. Questo donare senza misura non deve naturalmente violare le esigenze della giustizia e anche, in forza di un bisogno di amore, la necessità che la persona perdonata porti anche frutti di penitenza nella sua vita. 

 

D. – L’uccisione di Tommaso ha anche riportato nella sua tragica evidenza quanto la dignità dell’uomo, anche del più piccolo indifeso possa essere schiacciata dall’odio…

 

R. – Mi sembra che questo punto sia emerso nelle dichiarazioni dei genitori del piccolo Tomasso, che hanno detto al vescovo di Parma: “Noi ci auguriamo che quello che è successo possa servire affinché simili efferatezze e barbarie non si ripetano più e possano aiutare a capire che ogni vita, specialmente del piccolo, del debole, dell’indifeso, ha una dignità immensa, infinita, che va rispettata”. Naturalmente questo discorso si estende alla vita sin dai suoi primissimi istanti e, dunque, porta con sé quello che la Chiesa ribadisce costantemente. Questo senso di un’attenzione alla vita emerge da questa vicenda in maniera molto forte. Chi si è giustamente scandalizzato per l’atrocità commessa verso il piccolo Tommaso dovrebbe parimenti sentire l’indignazione e il rifiuto verso ogni forma di violenza sull’innocente, specialmente l’innocente non nato. Penso alla tragedia dell’aborto o penso anche a chi con facili pretese di assolutezza vorrebbe che in nome della scienza si potesse manipolare l’embrione, si potesse agire su di esso a piacimento, come se non godesse del rispetto dovuto all’essere umano.

 

D. – Eccellenza, forse non si parla più abbastanza, in modo appropriato, del male o peggio lo si banalizza. Cosa può fare, dunque, la Chiesa, un pastore come lei, ma anche i fedeli nella loro vita quotidiana?

 

R. – Io sono convinto che il primum nell’annuncio che noi abbiamo da dare al mondo deve essere quello del bene, cioè della bellezza, dell’amore, della gioia che viene da Dio. Detto questo proprio chi annuncia il primato del bene, il primato dell’amore, il primato della verità di Dio, alla luce di questo primato più chiaramente riconosce il male. Il male va chiamato per nome. Ad esempio, non basta dire che il peccato è il male. Bisogna dire anche che il peccato fa male. Il male è devastante, è distruttivo. Noi dobbiamo continuamente chiedere al Signore la grazia di percepire quanto sia grande la tragedia del peccato, ma anzitutto dal punto di vista della dignità dell’uomo. Il peccato, il male, ferisce questa dignità.

**********  

 

 

=======ooo=======

 

CHIESA E SOCIETA’

4 aprile 2006

 

 

“LA TRASMISSIONE DELLA FEDE NELLA FAMIGLIA”: E’ IL TEMA SCELTO

PER IL V INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE CON IL PAPA.

APPUNTAMENTO A VALENCIA, IN SPAGNA, DALL’1 AL 9 LUGLIO PROSSIMO

- Servizio di Roberta Gisotti -

 

**********

VALENCIA. = “Un’occasione privilegiata per scoprire e proclamare nuovamente la bellezza della vocazione matrimoniale”, “in questa ora della storia piena di gravi interrogativi e profonde speranze”: cosi i vescovi spagnoli, in chiusura della loro Assemblea plenaria a Madrid, evidenziano in un Messaggio il cuore di questo evento, che vedrà riunite a Valencia – secondo le attese – un milione e mezzo di persone, giunte oltre che dal Paese iberico, dal resto d’Europa e dall’America Latina. Grande attesa per l’incontro con Benedetto XVI, che giungerà nella città spagnola l’8 e 9 luglio per annunciare il Vangelo della famiglia, “il cui valore - scrivono i vescovi - è centrale per la società e la Chiesa”. Due i momenti previsti il sabato sera e la domenica mattina con la celebrazione della Santa Messa. Obiettivo primario di questa V riunione mondiale delle famiglie – ricordiamo che il primo Incontro fu convocato nel ’94 da Giovanni Paolo II – è “aiutare - raccomandano i presuli spagnoli - a rafforzare l’identità della famiglia, basata sul matrimonio, come luogo in cui le persone ricevono il dono della vita e gli impulsi necessari per viverla con dignità”. Ma se il Vangelo della vita è sempre stato importante, osserva l’episcopato spagnolo, “oggi è particolarmente urgente. Il nostro popolo – scrivono i vescovi – apprezza molto la famiglia. I giovani la stimano e desiderano crearne una felice, nonostante le difficoltà.” I presuli ammettono che “ci sono forze impegnate nell’alterazione della realtà stessa del matrimonio di fronte alle nuove generazioni, ma noi crediamo – sottolineano - che essere sposo e sposa, padre e madre, sia qualcosa di imprescindibile per formare una famiglia sul cardine del matrimonio”. Famiglia “luogo idoneo per accogliere i figli e curarli nella salute corporale e spirituale: ambito della ecologia umana, santuario della vita e speranza della società”

**********

 

 

SI CELEBRA OGGI LA PRIMA GIORNATA MONDIALE CONTRO LE MINE ANTIUOMO, CHE SPARSE ANCORA OGGI IN 84 PAESI CAUSANO OGNI ANNO TRA LE 15 E 20 MILA VITTIME. APPELLO DEL SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU PERCHE’ TUTTI GLI STATI RATIFICHINO IL TRATTATO INTERNAZIONALE PER ABOLIRE QUESTI MICIDIALI ORDIGNI

 

NEW YORK. = Un appello ai Paesi del pianeta, che non lo hanno ancora fatto, a ratificare il Trattato internazionale per l'abolizione delle mine antiuomo: a lanciarlo il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, in un messaggio per l’odierna prima Giornata mondiale contro le mine antiuomo. Sono oltre 200 mila i chilometri quadrati della Terra contaminati dalle mine, sparse in ben 84 Paesi. Un arsenale ad orologeria che provoca ogni anno tra 15 mila e 20 mila vittime. "Le mine antiuomo", scrive Annan, "sono crudeli strumenti di guerra. A decenni di distanza dalla fine dei conflitti, questi assassini invisibili giacciono silenziosi sul terreno, aspettando di uccidere e mutilare. A causa delle mine antiuomo, le battaglie del Ventesimo secolo mietono le vittime del Ventunesimo secolo, con nuovi incidenti ogni ora". Una mina - aggiunge il segretario generale dell’ONU - può "tenere in ostaggio un'intera comunità. Può impedire agli agricoltori di coltivare i campi, ai rifugiati di tornare a casa, perfino ai bambini di giocare. Blocca la fornitura di assistenza umanitaria e impedisce il dispiegamento degli operatori di pace. Nelle società post-conflitto, le mine antiuomo rimangono uno dei più grandi ostacoli alla ricostruzione e alla ripresa". La comunità internazionale deve fare riferimento alla Convenzione del 1997. "Il Trattato, che conta 150 Stati", ha sottolineato Annan, "sta già dando risultati tangibili. I governi, i donatori, le organizzazioni non governative e le Nazioni Unite collaborano ad un livello senza precedenti per affrontare tale problema in oltre 30 Paesi. Sia la produzione sia il collocamento delle mine antiuomo sono in diminuzione. Il commercio globale di mine si è di fatto fermato, le riserve sono state distrutte, le operazioni di sminamento sono state accelerate e sono state iniziate campagne di informazione sui rischi delle mine". Il messaggio di Kofi Annan si chiude con una precisa richiesta ai donatori “di rinnovare il loro impegno finanziario” e alla comunità internazionale “affinché rivolga la propria attenzione all'impatto sul piano umanitario” di questi ordigni: “Insieme dobbiamo batterci contro il male delle mine, è un alto dovere morale”. (R.G.)

 

 

A MOSCA, MESSA DI SUFFRAGIO IN MEMORIA DI GIOVANNI PAOLO II,

PRESIEDUTA DALL’ARCIVESCOVO KONDRUSIEWICZ NELLA CATTEDRALE DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE

- A cura di padre Dominik -

 

MOSCA. = La memoria di Giovanni Paolo II è stata ricordata il 2 aprile nella cattedrale cattolica dell’Immacolata Concezione a Mosca. La Santa Messa è stata celebrata dal Metropolita Tadeusz Kondrusiewicz nel duomo gremito di fedeli e amici.  Prima della celebrazione, nell’ingresso del duomo, l’arcivescovo della Madre di Dio a Mosca ha acceso una lampada davanti a un grande ritratto del Papa scomparso il 2 aprile 2005. All’interno della Chiesa, erano state collocate alcune fotografie che mostravano i vari periodi della vita di Karol Wojtyla. Nell’omelia pronunciata durante la celebrazione – riferisce l’Agenzia Blagovest-Info - mons. Kondrusiewicz ha sottolineato i momenti che, a suo avviso, meglio hanno caratterizzato il Pontificato di Giovanni Paolo II. Ricordando che alla vigilia delle morte del Papa, Piazza San Pietro si era riempita di gente in maggioranza giovane, il presule ha definito quel momento “una nuova Giornata Mondiale della Gioventù”. Papa Wojtyla amava molto i giovani che considerava la speranza della Chiesa e del mondo, ha aggiunto citando le parole pronunciate dal Papa al Policlinico Gemelli. “Noi, cattolici russi, siamo profondamente riconoscenti a Giovanni Paolo II.  Grazie a lui – ha proseguito mons. Kondrusiewicz - furono stabilite relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e la Russia. E’ stato lui, 15 anni or sono, il 13 aprile del 1991, a ricostruire le strutture della Chiesa Cattolica in Russia”. Dopo la Messa, ha avuto luogo un incontro dedicato alla memoria di Papa Wojtyla, con la partecipazione di rappresentanti delle autorità civili, chiese e organizzazioni civili. Il vicepresidente del Consiglio della Federazione Russa, Alexander Torshin, ha chiamato il compianto Papa un grande umanista del XX de XXI secolo, che “non solo amava la Russia ma la capiva”. Lo statista ha ringraziato la Chiesa Cattolica in Russia per aver seguito i consigli di Giovanni Paolo II.  “Il nostro compito oggi – ha aggiunto Alexander Torshin - è di ricordare più spesso i suoi consigli”. Per la prima volta sul defunto Papa ha parlato un rappresentante dei vecchi-credenti. Il Metropolita Kornilij Roman Chrustal’jov ha notato come Papa Wojtyla sia stato “una persona eccellente, un cittadino responsabile per le sorti dei Paesi, il destino delle persone, un uomo che con il suo amore ha riempito di contenuto la vita umana e la dignità umana”. Alla fine dell’incontro, è stato proiettato il film “Non abbiate paura, io sono con voi.”

 

 

AVIARIA, BILANCIO AGGIORNATO DELL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITA’:

DALLA FINE DEL 2003, 190 I CASI UMANI IN NOVE PAESI, DI CUI 107 MORTALI

 

GINEVRA. = Con i primi casi umani di H5N1 confermati in Egitto, il numero di persone colpite dall'influenza aviaria nel mondo è salito a 190 e quello dei decessi provocati dal virus a 107. Il totale dei Paesi per i quali sono stati confermati casi umani è inoltre salito a nove, secondo quanto ha comunicato l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS). Il primo caso umano di influenza aviaria dell'attuale epidemia è stato registrato alla fine del 2003 in Vietnam, che è anche il Paese maggiormente colpito con 93 persone infettate e 42 morti. Nella lista seguono poi l’Indonesia, con 29 casi e 22 morti, la Thailandia, con 22 casi e 14 morti, la Cina, con 16 casi ed 11 morti, la Cambogia con 5 casi tutti mortali. Gli altri quattro Paesi colpiti, hanno segnalato il primo caso umano solo a partire da questo anno 2006: Turchia, 12 casi e 4 morti, Azerbagian 7 casi e 5 morti, Egitto 4 casi e 2 morti ed Iraq 2 casi letali. Per quanto riguarda invece la diffusione del virus tra gli animali, è giunta stamane la notizia di un caso d’infezione in un pollo alle porte di Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, che diviene il quinto Paese africano interessato dal micidiale virus dopo Nigeria, Niger, Camerun ed Egitto. (R.G.)

 

 

========ooo========

 

 

24 ORE NEL MONDO

4 aprile 2006

 

- A cura di Fausta Speranza -

             

Riprende il processo a Saddam Hussein: domani l'ex rais sarà ancora alla sbarra per una nuova deposizione, ma mentre il procedimento a suo carico per la strage di 148 sciiti si avvia ormai a conclusione, si profila entro aprile anche l'accusa di genocidio, per il massacro di decine di migliaia di curdi commesso alla fine degli anni '80 nella campagna di Anfal. In ogni caso il presidente iracheno Jalal Talabani puntualizza che la sentenza sull'ex dittatore sarà emessa al termine del dibattimento su tutti i crimini di cui è imputato. Ma che significato ha l’accusa di genocidio a Saddam per i curdi iracheni? Giada Aquilino lo ha chiesto ad Adib Fathe Alì, giornalista iracheno e rappresentante della comunità curda in Italia:

 

**********

R. – Potrebbe segnare la riconciliazione del popolo curdo con il resto della popolazione irachena o comunque con l’Iraq, se davvero Saddam Hussein venisse processato per i crimini commessi nel periodo dall’’86 all’’88, con quella che fu definita Operazione Anfal, che secondo le fonti curde ha ucciso oltre 100 mila persone in questi quattro anni terribili. Le organizzazioni internazionali tipo Human Rights Watch parlano di 50 mila civili massacrati da operazioni militari, con le armi chimiche.

 

D. – Cosa si aspettano i curdi da questo nuovo processo?

 

R. – Io credo, e parlo da curdo, che venga fuori la verità storica. Il fatto che è stato fatto ricorso ad armi terribili nei confronti della popolazione inerme deve essere codificato nella storia dell’umanità. Abbiamo diritto anche noi che la nostra storia venga scritta con lettere maiuscole, che l’umanità capisca e sappia che un crimine è stato commesso.

 

D. – In riferimento ad un’altra strage, quella dei 148 sciiti, Saddam rischia la pena di morte. Potrebbe essere eseguita?

 

R. – Esiste una diffusa tentazione di fare giustizia e vendetta subito, probabilmente anche perché da un punto di vista politico possa servire per attenuare le azioni terroristiche in Iraq e così via. E’ mio fortissimo desiderio che non venga condannato o, comunque, se anche venisse condannato a morte, non venisse eseguita questa condanna. Se dobbiamo imparare a convivere con la democrazia, se dobbiamo apprendere la democrazia, questo non avviene in un giorno o due. Dobbiamo assolutamente cominciare da questo passo: “Non uccidere più un uomo per nessuna ragione”.

**********     

 

Intanto, l'incaricato d'affari iraniano in Iraq fa sapere che i negoziati tra Iran e Stati Uniti per cercare di stabilizzare la situazione in Iraq si svolgeranno  ''apertamente'' a Baghdad con la partecipazione di rappresentanti iracheni, ma il programma non è ancora stato messo a punto nei  dettagli. I contatti dovrebbero riguardare esclusivamente l'Iraq e quindi non la questione nucleare iraniana o altri argomenti di contrapposizione tra i due Paesi, come il conflitto israelo-palestinese e la situazione in Libano. A proposito di Iraq, Iran e USA ritengono che il governo dovrebbe essere formato a Baghdad il più presto possibile e concordano sulla formazione di un esecutivo di solidarietà nazionale. Le differenze riguardano i modi per arrivare alla formazione del governo.

 

 E intanto sembra ci sia una presa di posizione da parte dell’Iran in tema di nucleare: il ministro degli Esteri, Mottaki, ha affermato che Teheran ''non può negoziare con alcun Paese la rinuncia ai suoi diritti''. Inoltre, secondo la radio di Stato, l'Iran ha annunciato di avere sperimentato un nuovo missile terra-mare denominato 'Kowsar', in grado di sfuggire ai controlli radar.

 

 Aerei militari israeliani hanno effettuato oggi un raid nella Striscia di Gaza colpendo, tra gli obiettivi, una piazzola di parcheggio di elicotteri vicino all'ufficio del presidente palestinese Abu Mazen (Mahmud Abbas). Secondo fonti locali palestinesi, che ne hanno dato notizia, è stato anche colpito un campo di addestramento della polizia palestinese. Un giornalista palestinese è rimasto ferito.

 

 E' stata posticipata un’operazione cranica cui il premier israeliano Ariel Sharon doveva essere sottoposto nel pomeriggio. L’intervento è stato rinviato dopo aver rilevato una leggera infiammazione alle vie respiratorie. Da tre mesi il premier si trova in coma, in condizioni definite gravi ma stabili. Sharon è stato ricoverato il 4 gennaio nell'ospedale Hadassah Ein Karem di Gerusalemme in seguito ad un ictus cerebrale e l’intervento di oggi avrebbe dovuto ricostruire una parte del cranio e consentire così di trasferirlo in un reparto di lunga degenza in un ospedale di Tel Aviv.

 

 Il premier spagnolo, Jose Luis Rodriguez Zapatero, ha ricevuto stamane alla Moncloa il capo del governo regionale basco, Juan Jose Ibarretxe, per discutere le prospettive di pace dopo la recente dichiarazione di una ''tregua permanente'' da parte dell'Eta. L'incontro Zapatero-Ibarretxe si inserisce nel contesto di una serie di consultazioni politiche che il premier avrà con i vari dirigenti di partito. Obiettivo di Zapatero con i vari leader è quello di ottenere il massimo appoggio prima di tornare in parlamento, una volta accertato che il cessate-il-fuoco tiene ed e' totale, per ottenere il via libera al negoziato con l'Eta.

 

 Con il secondo e ultimo confronto televisivo di ieri sera tra Berlusconi e Prodi, la campagna elettorale è ormai entrata nelle battute finali. Toni sempre molto aspri, soprattutto quando si parla di tasse e conti pubblici. Ma con il ritorno del sistema proporzionale, non mancano i distinguo anche tra partiti alleati. Servizio di Giampiero Guadagni:

 

 

**********

E’ davvero difficile immaginare se il faccia a faccia televisivo di ieri sera tra i due candidati premier abbia spostato voti. E se abbia convinto qualcuno dei tantissimi indecisi, l’ago della bilancia anche di queste elezioni. Ma certamente soprattutto a loro, agli indecisi, si rivolgono Berlusconi, Prodi e i rispettivi schieramenti. Berlusconi punta principalmente sul tema tasse. Accusa l’Unione di volerle aumentare colpendo il ceto medio e ieri sera ha promesso l’abolizione dell’ICI sulle prime case. Prodi ribatte: il centrosinistra vuole redistribuire la ricchezza. E anche dal professore una promessa: la riduzione di cinque punti del cuneo fiscale, cioè la differenza tra quanto paga un datore di lavoro e quanto effettivamente arriva nella busta paga del lavoratore. Tutte queste proposte hanno però costi elevati. Si pone dunque il problema della copertura economica. E qui le risposte si fanno più sfumate e generali. Berlusconi pensa di tagliare gli sprechi della pubblica amministrazione. Prodi alla lotta all’evasione fiscale. Ma in pista non ci sono solo i candidati premier. Con il ritorno del sistema proporzionale grande spazio anche ai singoli partiti, in una inevitabile competizione interna. Nella Casa delle Libertà, AN e UDC, con i loro leader Fini e Casini,  rappresentano l’anima più solidarista della coalizione. Così come nell’Unione, Margherita e UDEUR sono la controspinta alle istanze della sinistra più radicale. Quella che vuole ad esempio abolire il Concordato e chiede l’introduzione dei PACS, con il riconoscimento delle unioni  di fatto. I cattolici presenti trasversalmente nei due poli sollecitano piuttosto politiche più incisive per la famiglia fondata sul matrimonio. Altro tema caldo: la questione irachena. “L’Italia ha partecipato ad una guerra sbagliata”, afferma il centrosinistra che intende far rientrare le truppe al più presto. “La nostra è una missione di pace”, ribatte il centrodestra, che annuncia entro la fine dell’anno un ritiro concordato con il governo iracheno.

**********

  

 In attesa di risultati ufficiali nelle elezioni, in Thailandia l’opposizione continua a contestare il voto e, soprattutto, vorrebbe rimuovere dall’incarico il premier. Il nostro servizio:

 

**********

L'opposizione thailandese ha deciso di proseguire nelle proteste di strada fino a quando non darà le dimissioni il primo ministro, Thaksin Shinawatra, accusato di abuso di potere, di corruzione e, ora, anche di non essere il vero vincitore delle elezioni avvenute lo scorso weekend. ''E' troppo tardi, a questo punto, parlare di riconciliazione nazionale'', ha spiegato il responsabile del Partito Democratico di opposizione, Vejjajiva, respingendo la proposta fatta  ieri dal premier di creare una commissione di saggi per valutare  la situazione politica. Il voto di domenica è stato boicottato  dagli oppositori che hanno esortato gli elettori a non indicare nessun candidato sulle schede elettorali: il 40 per cento dei votanti ha seguito questa strada astensionista. C’è da dire che lo spoglio dei  voti si è svolto in modo confuso, in alcune decine di circoscrizioni si dovrà votare nuovamente, e non è chiaro se e quale maggioranza abbia ottenuto il contestato Thaksin Shinawatra. La commissione elettorale, sino a questo momento, non ha ancora reso noti i risultati ufficiali. Intanto il premier, stamani, si è recato in udienza dal re Bhumibol Adulyadej. Un portavoce governativo ha affermato che si trattava di un incontro già in programma. In ogni caso, nel corso degli ultimi due giorni, gli avversari di Thaksin hanno chiesto a gran voce al sovrano di intervenire nella crisi politica e di nominare un nuovo primo ministro ad interim.

**********

 

 La coalizione internazionale militare in Afghanistan ha annunciato oggi l'apertura di un'inchiesta sulla morte di due soldati statunitensi e di uno canadese che sarebbero stati vittime di 'fuoco amico' la settimana scorsa nel sud del Paese. Tre soldati canadesi, uno USA e uno afghano erano anche stati feriti nel corso della stessa operazione, il 29 marzo, nella provincia di Helmand, una delle più colpite dalla ribellione dei militanti dell'ex regime fondamentalista afghano dei Taleban. La coalizione, diretta dagli Stati Uniti, ha deciso l'apertura dell'inchiesta dopo aver preso conoscenza dei primi rapporti sull'operazione, secondo quanto annuncia un comunicato del contingente USA in Afghanistan.

 

 Ancora un botta e risposta fra Giappone e Cina: il ministro degli Esteri Taro Aso è giunto ormai a parlare di ''totale incomprensione'' diplomatica. Il ministro si riferiva alle crescenti preoccupazioni dimostrate dalla Repubblica popolare per le cerimonie commemorative a un santuario giapponese per i caduti del secondo conflitto mondiale, compresi alcuni criminali di guerra. Negli ultimi anni a Tokyo il premier Koizumi ha ripreso in veste sempre più formale le annuali visite al  santuario di Yasukuni, giungendo anche a firmare ufficialmente il registro del tempio: quest'anno, secondo alcuni giornali, in vista delle sue dimissioni in settembre, potrebbe effettuare la commemorazione nella data ipersensibile del 15 agosto, anniversario della fine della guerra. Venerdì scorso, nel ricevere a Pechino una delegazione nipponica comprendente l'ex premier nipponico Hashimoto, il presidente cinese Hu Jintao aveva escluso qualsiasi vertice con Koizumi se non ci sarà una sospensione delle visite ufficiali di Koizumi a Yasukuni. Lo scorso anno vi erano state nella Repubblica popolare varie e tumultuose proteste di piazza contro le cerimonie al sacrario nipponico, ma Koizumi ha ora tentato di sminuire la questione parlando di semplice ''divergenza di opinioni'' che non dovrebbe bloccare il dialogo ai massimi livelli fra le due potenze  asiatiche.

 

 La Lega e la delegazione polacca fanno nuovamente parte del gruppo euroscettico 'Ind Dem' del Parlamento europeo. Il presidente Josep Borrell ha infatti annunciato in apertura di seduta che la composizione del gruppo continua ad essere ''identica'' a quella che era prima del 15 marzo, quando il gruppo venne ''ristrutturato''. Borrell ha spiegato di avere ricevuto una lettera dei due co-presidenti del gruppo, Jens Peter Bonde e Nigel Farage, nella quale gli hanno chiesto di ''revocare'' l'annuncio avvenuto in  aula il 16 marzo sulla nuova composizione del gruppo. Questa sera è stato convocato il gruppo nella sua originaria composizione di 33 eurodeputati.

 

=======ooo=======