RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 93 -
Testo della trasmissione di lunedì 3
aprile 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Sua
Beatitudine Antonios Naguib è il nuovo
Patriarca di Alessandria dei Copti Cattolici
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Numerose iniziative nel mondo in
omaggio a Giovanni Paolo II
Muoiono in mare oltre 30
clandestini subsahariani nel tentativo di raggiungere le Canarie
In visita in Uganda e Darfur il
segretario dell’ONU per le questioni umanitarie
In Thailandia
appello alla riconciliazione del premier dopo le elezioni di ieri vinte dal suo
partito e segnate da una bassa partecipazione
In
Nepal la guerriglia maoista annuncia una tregua unilaterale
Radiogiornale
3 aprile
2006
LA
GRAVE, IRRISOLTA CRISI POLITICA DELLA COSTA D’AVORIO AL CENTRO
DEL
DISCORSO RIVOLTO STAMANE DAL PAPA AI VESCOVI DEL PAESE AFRICANO,
IN
VISITA AD LIMINA APOSTOLORUM
-
Servizio di Roberta Gisotti -
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Una crisi che “purtroppo ha messo in luce le divisioni che
costituiscono una ferita profonda nelle relazioni tra le diverse componenti
della società”: così Benedetto XVI ha puntato al cuore dei problemi di questo
Paese dilaniato da un conflitto civile, che oppone il Centro Nord, occupato dal
2002 dai ribelli di Forze nuove, al Sud sotto l’autorità del presidente Gbagbo;
e seppure dal gennaio 2003 sia stato proclamato un Governo di riconciliazione
nazionale la Costa d’Avorio resta spaccata in due e non mancano tensioni e
scontri che rischiano di riportare tra gli ivoriani la guerra civile. In questo
clima “le violenze – ha sottolineato il Papa – hanno gravemente attentato alla
fiducia tra le persone e alla stabilità del Paese, lasciando indietro molte
sofferenze difficili da guarire”. Ristabilire una pace vera non sarà quindi possibile
“che attraverso il perdono generosamente accordato e la rinconciliazione
effettivamente realizzata”. Per questo Benedetto XVI invita tutte le parti in
causa “a proseguire coraggiosamente il dialogo per esaminare in maniera approfondita
e leale le cause che hanno portato alla situazione attuale e per trovare i modi
di pervenire ad una soluzione accettabile per tutti, nella giustizia e nella
verità”
“Le chemin de la paix est long et difficile, mais il n’est jamais…”
“Il cammino della pace – ha detto - è lungo e difficile,
ma non é mai impossibile” ed i cattolici devono dare il buon esempio a partire
dalle loro comunità, ricreando “la fiducia tra i discepoli di Cristo, malgrado
le divergenze d’opinione che possono manifestarsi tra loro”.
“Dans vos Églises diocésaines, face aux tensions politiques …”
“Nelle vostre Chiese diocesane, di fronte alle tensioni
politiche o etniche, vescovi, sacerdoti e persone consacrate devono essere
tutti modelli di fraternità e carità e contribuire con le loro parole e i loro
comportamenti all’edificazione di una società unita e riconciliata”.
Da qui la particolare raccomandazione a curare la
formazione iniziale e permanente dei sacerdoti, soprattutto sotto il profilo
spirituale ma anche dei laici, specie dei catechisti e di quanti sono impegnati
in ambienti intellettuali, politici, economici, che possono trovare nel
“Compendio della dottrina sociale della Chiesa” “uno strumento fondamentale”.
Per essere la Chiesa “più comprensibile” e “adatta alla sua missione”, è necessario
sì – ha aggiunto il Santo Padre - inculturare la fede, senza comprometterne
però “specificità” e “integrità”, aiutando pure i cristiani “a saper rinunciare
alle pratiche in contraddizione con gli impegni battesimali”, quando - come
relazionato dai vescovi ivoriani - “il peso della mentalità tradizionale è
sovente un ostacolo”, E qui Benedetto XVI ha posto la questione più importante
del matrimonio, laddove la poligamia e la convivenza senza celebrazione
religiosa sono gli impedimenti maggiori per comprendere che questo sacramento è
per il cristiano, “via della santità.”
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ALTRE UDIENZE
Stamane il Papa ha ricevuto in
successive udienze il presidente dell'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa, l’on. René van der
Linden, il sig. Jorge Dezcallar de Mazarredo,
ambasciatore di Spagna,
in visita di congedo, e il cardinale Darío Castrillón Hoyos, prefetto
della Congregazione per il Clero.
NOMINE
Il Santo Padre ha accettato la
rinuncia al governo pastorale della diocesi di Diébougou, in Burkina Faso,
presentata da mons.
Jean-Baptiste Somé, per raggiunti limiti di
età. Il Papa ha nominato vescovo di
Diébougou mons. Der Raphaël Dabiré Kusiélé, vicario episcopale per i progetti
socio-pastorali della Diocesi. Mons. Der Raphaël Dabiré Kusiélé è nato
il 27 aprile 1948 a Dissin, nella Diocesi di Diébougou. E' stato ordinato
sacerdote il 12 luglio 1975. Ha ottenuto nel 1989 una licenza in Sociologia
presso la Pontificia Università Gregoriana e nel 2003 una "maîtrise"
in Amministrazione pubblica presso l’Università di Québec/Canada.
ELETTO
IL NUOVO PATRIARCA DI ALESSANDRIA DEI
COPTI CATTOLICI
Il Sinodo dei Vescovi della Chiesa
Copta cattolica riunitosi nel Convento di San Giuseppe delle Suore Egiziane del
Sacro Cuore al Cairo, dal 27 al 30 marzo 2006, avvalendosi della facoltà di cui
al Codice dei Canoni delle Chiese Orientali (CCEO) can. 126 § 2, e consultato
il Sommo Pontefice, ha accettato la rinuncia all’ufficio patriarcale di Sua
Beatitudine il cardinale Stephanos II Ghattas, Patriarca di Alessandria dei
Copti.
Il medesimo Sinodo ha eletto il 30
marzo 2006 mons. Antonios Naguib, finora vescovo emerito di Minya dei Copti, a
nuovo Patriarca di Alessandria dei Copti Cattolici. Sua Beatitudine Antonios
Naguib è nato il 18 marzo 1935 a Samalout nell’eparchia di Minya. Entrato nel
seminario di Maadi presso Il Cairo, è stato poi inviato al Collegio Urbano di
Propaganda Fide per il corso istituzionale di
Teologia (1953-1958). Ordinato sacerdote il 30 ottobre 1960,
è stato per un anno parroco di Fikryah nell’eparchia di Minya, dopo di che ha
ripreso gli studi a Roma, conseguendo la licenza in Teologia (1962) e poi
quella in Sacra Scrittura all’Istituto Biblico. È stato docente di quest’ultima
disciplina nel seminario patriarcale di Maadi fino alla sua elezione a vescovo
di Minya il 26 luglio 1977. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 9 settembre
di quello stesso anno. Si è occupato in particolare dell’animazione
pastorale della sua eparchia e della formazione dei catechisti. Ha organizzato
i convegni annuali ai quali hanno partecipato numerosi fedeli e clero. Ha
presentato la rinuncia all’ufficio di vescovo di Minya nel 9 settembre 2002 ed
ha passato un periodo di riposo fino alla sua elezione a Patriarca di
Alessandria Copti.
OGGI
POMERIGGIO IN PIAZZA SAN PIETRO LA MESSA PRESIEDUTA DAL PAPA
IN SUFFRAGIO DI GIOVANNI PAOLO II NEL PRIMO
ANNIVERSARIO DELLA MORTE.
GRANDE
PARTECIPAZIONE IERI SERA ALLA VEGLIA MARIANA IN MEMORIA
DI PAPA WOJTYLA, CHE - HA DETTO BENEDETTO XVI - CONTINUA A SUSCITARE
IN TUTTI
L’ENTUSIASMO DEL BENE E IL CORAGGIO DI SEGUIRE GESÙ
Oggi pomeriggio
alle 17.30 Benedetto XVI presiede in Piazza San Pietro la Messa in suffragio di
Giovanni Paolo II nel primo anniversario della morte. La Radio Vaticana a
partire dalle 17.20 trasmetterà la cronaca dell’evento con commento in italiano
sull’onda media di 585 kHz e sulla modulazione di frequenza di 105 MHz. Ieri
sera grande è stata la partecipazione in Piazza San Pietro alla veglia mariana
in memoria di Karol Wojtyla, promossa dalla diocesi di Roma. 80 mila i fedeli
presenti. Alle ore 21.00, Benedetto XVI si è unito, dalla finestra del suo
studio privato, alla recita del Santo Rosario. Il servizio di Giancarlo La
Vella:
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(Canto)
“2 aprile 2005 – 2 aprile 2006”, Piazza San Pietro
come un anno fa. Circa 80 mila fedeli sono tornati in preghiera a rendere
omaggio a Giovanni Paolo II ad un anno dalla sua morte. Particolarmente
toccante il momento in cui si è aperta la finestra dello studio privato del
Pontefice e Benedetto XVI ha partecipato alla preghiera del Rosario, al termine
della quale, alle 21.37 in punto, ora della morte di Giovanni Paolo II, ha
ricordato l’amato Pontefice scomparso:
“E’ passato già un anno dalla morte del Servo di Dio Giovanni Paolo II… Egli
continua ad essere presente nella nostra mente e nel nostro cuore; continua a
comunicarci il suo amore per Dio e il suo amore per l’uomo; continua a
suscitare in tutti, specie nei giovani, l’entusiasmo del bene e il coraggio di
seguire Gesù e i suoi insegnamenti”.
Dopo aver parlato della vita e della testimonianza
evangelica del suo grande predecessore, che si può riassumere – ha detto
Benedetto XVI – con le seguenti parole, “fedeltà totale a Dio e dedizione senza
riserve alla propria missione di Pastore della Chiesa universale”, il Papa ha
ricordato il difficile periodo della malattia:
“La sua malattia affrontata con coraggio ha reso tutti più attenti al
dolore umano, ad ogni dolore fisico e spirituale; ha dato alla sofferenza
dignità e valore, testimoniando che l'uomo non vale per la sua efficienza, per
il suo apparire, ma per se stesso, perché creato e amato da Dio. Con le parole
e i gesti il caro Giovanni Paolo II non si è stancato di indicare al mondo che
se l'uomo si lascia abbracciare da Cristo, non mortifica la ricchezza della sua
umanità; se a Lui aderisce con tutto il cuore, non gli viene a mancare
qualcosa. Al contrario, l'incontro con Cristo rende la nostra vita più appassionante.
Proprio perché si è avvicinato sempre più a Dio nella preghiera, nella
contemplazione, nell'amore per la Verità e la Bellezza, il nostro amato Papa ha
potuto farsi compagno di viaggio di ognuno di noi e parlare con autorevolezza
anche a quanti sono lontani dalla fede cristiana”.
In
questo anniversario – ha detto ancora Benedetto XVI, rievocando le parole di
Papa Wojtyla – siamo invitati ad accogliere nuovamente l’eredità spirituale che
egli ci ha lasciato:
“Siamo incoraggiati a non aver paura di seguire Cristo, per recare a
tutti l'annuncio del Vangelo, che è fermento di una umanità più fraterna e solidale.
Giovanni Paolo II ci aiuti dal cielo a proseguire il nostro cammino, restando
docili discepoli di Gesù per essere, come egli stesso amava ripetere ai
giovani, ‘sentinelle del mattino’ in questo inizio del terzo millennio cristiano”.
Poi, il
saluto al cardinale Stanislao Dziwisz, arcivescovo metropolita di Cracovia, e
ai fedeli polacchi videocollegati con Piazza San Pietro: “E’ vivo in noi il
ricordo di Giovanni Paolo II e non si spegne il senso della sua spirituale presenza
– ha detto il Pontefice –. La memoria del particolare amore che nutriva per i
suoi connazionali sempre sia per voi la luce sulla via verso Cristo”.
Emozionata e commossa la grata risposta del porporato che per 40 anni è stato
al fianco di Karol Wojtyla:
“Giovanni Paolo II ci sorride dal Cielo e ci affida
a Dio buon pastore delle anime e del mondo. Grazie”.
(Canto)
E ieri, come un anno fa, sono
stati soprattutto loro, i giovani di tante GMG, le sentinelle del mattino, che
con canti e preghiere sono tornati in Piazza San Pietro, quasi accogliendo
ancora una volta il messaggio che il Papa morente rivolse loro: “Vi ho
chiamati, siete venuti qui e vi ringrazio”. Comunque, tante e forti le emozioni
con cui giovani e meno giovani hanno vissuto questo primo anniversario della
morte di Giovanni Paolo II:
R. – Vogliamo condividere ancora la gioia di questo
“Santo” che ci ha fatto vedere come accettare la vita e continuamente cercare
quello che Dio vuole da noi.
R. – Noi facciamo riferimento a lui per tante cose. Gli
abbiamo affidato il battesimo di un nostro nipote, che i genitori non volevano
battezzare. Siamo andati alla sua tomba e poi lo hanno fatto battezzare.
R. – Un anno dopo cosa mi rimane? Mi rimane il ricordo di
quei giorni che sono stati intensi. Un anno fa ero qui a vegliare per lui due
notti, fino alla notte in cui è venuta a mancare, per me personalmente, ma
anche per il mondo intero, una persona grande.
R. – Noi saremo sempre pronti a rispondere a qualsiasi
chiamata o per voce sua o per voce di chi sarà quando sarà. Sempre pronti.
(Canto)
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Ha partecipato alla veglia mariana anche il vescovo Rino
Fisichella, rettore della Pontificia Università Lateranense. Fabio Colagrande
lo ha intervistato:
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D. – Mons. Fisichella, le chiedo subito di raccontarci le
sue sensazioni durante questa serata di preghiera e di riflessione, ma anche
una serata vissuta in un clima di gioia, nonostante il ricordo di un
avvenimento triste, come la morte di Giovanni Paolo II …
R. – Senza dubbio direi che tutti questi sentimenti sono
veri e penso che fossero presenti non soltanto nel mio cuore ma nel cuore di
tutte le migliaia e migliaia di persone che riempivano la piazza fino a Via
della Conciliazione. Direi che c’è stato veramente il ricordo di quello che era
un anno fa il silenzio della preghiera, soprattutto per ricordare la grandezza
di Giovanni Paolo II. C’è stata però anche la grande gioia di vedere che c’è
una continuità nel servizio di Pietro e nel servizio che il Successore di
Pietro compie. Sembrava quasi che il tempo non fosse mai passato. D’altra
parte, il Papa ieri ha detto due parole molto importanti. Ha detto che tutto il
Pontificato di Giovanni Paolo II si raccoglie nella parola “fedeltà” e nella
parola “dedizione”: la fedeltà a Dio e la dedizione all’uomo. Sembrava di
rileggere le pagine della prima Enciclica di Giovanni Paolo II, la Redemptor Hominis, quando scriveva:
“Dobbiamo essere capaci di portare Cristo a tutti”, e soprattutto diceva: “La
Chiesa, in questo cammino verso l’uomo, non può essere fermata da nessuno”.
D. – Descrivendo la vita di Giovanni Paolo II, Benedetto
XVI ha detto che Papa Wojtyla ha dato dignità alla sofferenza …
R. – E’ vero. E’ vero e soprattutto in un periodo come il
nostro in cui si vuole mettere in un angolo la malattia, la sofferenza, e
soprattutto c’è il rifiuto di doverla accettare nella propria vita perché ha in
sé una componente di assurdità, di contraddizione. L’uomo non è fatto per la
sofferenza, l’uomo è fatto per la gioia. Però, in tutto questo certamente il
Papa ci ha fatto capire una cosa importante: che l’uomo vale per quello che è,
non per quello che prova, non per le situazioni in cui si viene a incontrare.
Queste sono importanti perché lo provocano a dare un senso alla propria vita.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima pagina - "Fedeltà e
dedizione": 2 aprile 2006; un corale, orante "pellegrinaggio della
memoria" in Piazza San Pietro guidato da Benedetto XVI nel primo
anniversario della morte di Giovanni Paolo II.
Servizio vaticano - Il discorso
del Papa ai Vescovi della Conferenza Episcopale della Costa d'Avorio.
Nell'occasione il Santo Padre ha sottolineato che dinanzi alle tensioni
politiche ed etniche i Vescovi, i sacerdoti e le persone consacrate devono
essere tutti modelli di fraternità e di carità per costruire una società unita
e riconciliata.
Servizio estero - Iraq: in
visita a Baghdad il Segretario di Stato USA ed il Ministro degli esteri
britannico sollecitano la formazione del nuovo Governo iracheno.
Servizio culturale - In
evidenza la notizia della morte di Giorgio Rumi. In merito un articolo di
Andrea Riccardi dal titolo "Uno storico saggio, un credente convinto".
Servizio italiano - In primo
piano l'articolo dal titolo "Un dolore senza fine che ha sconvolto il
Paese": trovato il corpicino di Tommaso, rapito un mese fa a Casalbaroncolo.
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3 aprile 2006
OGGI E DOMANI DUE GIORNI DI PREGHIERA E DIGIUNO PER LA PACE IN
IRAQ:
ALL’INIZIATIVA DEL PATRIARCA DI BABILONIA DEI CALDEI E DEI VESCOVI
IRACHENI
SI E’ UNITO IL PAPA, CHE IERI ALL’ANGELUS HA INVITATO A
PARTECIPARE
TUTTI GLI UOMINI DI BUONA VOLONTA’
- Intervista con Sua Beatitudine Emmanuel III Delly -
Due giorni di
preghiera e digiuno, oggi e domani, per la pace in Iraq: il Papa ha rilanciato
ieri l’iniziativa promossa da Sua
Beatitudine Emmanuel III Delly, patriarca di Babilonia dei Caldei, e dai
vescovi iracheni. Il servizio di Fausta Speranza:
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Benedetto XVI ha
ricordato l’appello, ieri all’Angelus,
dicendo che “tocca il nostro cuore” e ha invitato tutti gli uomini di
buona volontà ad aderire. C’è da dire che le comunità sciite e sunnite del
martoriato Paese parlano dell’iniziativa sui media, in Iraq e nel mondo arabo.
E il patriarca fa sapere che alla fine dei due giorni di digiuno celebrerà una
Messa in cattedrale, sottolineando che saranno presenti anche personalità
musulmane che – dice - “vogliono pregare con noi”. Negli ultimi mesi, dopo il
varo della Costituzione e le elezioni parlamentari, dopo il rientro del
boicottaggio sunnita, una serie di uccisioni e attentati terroristici continua
a mettere a dura prova la popolazione e rende difficile la formazione del
governo. Secondo dati ufficiali, nel mese di marzo sono stati uccisi 900 iracheni.
A causa dell’insicurezza, soprattutto nella capitale, circa 35 mila persone
sono migrate in altre parti del Paese. Proprio oggi giunge notizia di due fosse
comuni con i corpi di quasi 300 tra soldati dell'esercito del deposto regime di
Saddam Hussein e sciiti uccisi durante la rivolta del 1991 nel sud dell'Iraq,
scoperti nei pressi di Nassiriya. E c’è poi il triste bilancio di morte delle
ultime ore: un civile ucciso e altri tre feriti nell'esplosione di due autobomba
al centro e a nord di Baghdad; quattro poliziotti, un civile e un bambino
trucidati in un mercato di Bassora. Mentre ieri sera quattro membri di una
famiglia sciita erano stati uccisi nella loro abitazione a Doura, nella parte
meridionale della capitale. Un dramma quotidiano fatto di violenza che sembra a
molti intensificarsi.
Da Stati Uniti e Gran Bretagna la raccomandazione che al più presto venga nominato formalmente il nuovo premier: hanno parlato stamattina in
conferenza stampa congiunta, il segretario di Stato americano,
Condoleezza Rice, e il ministro degli
Esteri britannico, Jack Straw, che in questa fase di stallo hanno fatto una
visita a sorpresa. La Rice ha invocato
“un leader forte, che sappia unificare le
fazioni, portare stabilità.” In definitiva, dichiarazioni che lasciano
trasparire la preoccupazione per la realtà quotidiana in Iraq. Ma ascoltiamo
dalle parole di Sua Beatitudine Emmanuel III Delly, Patriarca di Babilonia dei
Caldei, come sia nata l’idea di due giorni di preghiera e di digiuno,
espressione del dolore vissuto dalla popolazione, e che cosa ha significato
l’adesione del Papa:
R. – Io
parlo di quelli che stanno in Iraq. C’è stata la partecipazione di tanti amici
musulmani e delle comunità musulmane, che si sono congratulate con me per aver
fatto questo appello a tutti gli iracheni in Iraq, e fuori dal Paese, e a tutti
gli uomini del mondo pieni di buona volontà, a pregare per la pace e per la
sicurezza in questo Paese martoriato da tanti anni. “Anche noi – hanno detto -
partecipiamo al vostro appello”.
D. – Sua Beatitudine, ricordiamo da quale drammatica
situazione nasce il suo appello alla preghiera e al digiuno?
R. – Noi da tanti anni viviamo questa drammatica, tragica,
situazione che attraversa l’Iraq. Specialmente in questi ultimi tre anni quanti
massacri, quanti sequestri ogni giorno. La media dei morti, ogni giorno, è di
60-80 persone. Questa è una grande perdita. Molti poi emigrano, vanno fuori,
per questa tragica situazione che affligge il Paese: la paura, la chiusura, la
mancanza di un governo. E’ un miracolo che un Paese sia rimasto per tanti mesi
senza governo. Allora questo crea disagio, trepidazione, paura. Non si sa, se
si è attaccati, a chi rivolgersi per salvarsi. Ecco la situazione. Ogni giorno
decine di morti sono gettati sui marciapiedi delle strade. Negli ultimi giorni
tutto questo è aumentato e mi ha spinto a lanciare l’appello. Ho parlato con
tanti uomini, con tanti responsabili, ma non potevano fare niente. Allora, ho
detto a me stesso: “Non c’è altro, il Signore ci aiuterà. Lui porterà la pace e
la sicurezza a tutto il Paese”. Ho fatto questo appello e poi ho pregato la gente,
tutti gli iracheni, senza distinzione, cristiani e musulmani, di fare dei
giorni di preghiera e di digiuno.
D. – Che cosa hanno significato per lei le parole del Papa
ieri?
R. – Mi sono commosso tanto per l’intervento del Santo
Padre in seguito al mio umile appello, che è diventato così un appello per
tutto il mondo. Lui stesso ha detto “pregherò” e ha chiesto le preghiere e il
digiuno di tutto il mondo, di tutti quelli che hanno buona volontà, di pregare
per l’Iraq e non soltanto, ma per tutto il Medio Oriente che soffre. Aggiungo
il mio ringraziamento cordiale a Sua Santità e a tutti quelli che l’hanno
ascoltato, che pregheranno e faranno il digiuno, affinché il Signore ci dia la
pace, la tranquillità, perché siamo tutti una sola famiglia, la famiglia umana,
per la quale il Signore ha dato la sua vita.
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UN
CENTRO INTERNAZIONALE A BASSANO ROMANO DEDICATO
DAI MONACI BENEDETTINI SILVESTRINI ALLA MEMORIA DI PAPA WOJTYLA
-
Intervista con dom Felice Poli -
Sono numerose le iniziative che stanno fiorendo nel mondo
per tenere viva l’eredità di Papa
Wojtyla: tra queste segnaliamo quella dei Monaci benedettini silvestrini di
Bassano Romano che hanno costituito una
Associazione allo scopo di fondare un Centro internazionale di cultura in
memoria di Giovanni Paolo II. Ce ne parla il priore dom Felice Poli, al
microfono di Giovanni Peduto:
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R. - Un peccato che il Signore rimproverava al suo popolo
era quello della dimenticanza, dell’oblio. Non vorremmo cadere nello stesso
errore nei confronti del grande Pontefice Giovanni Paolo II. Un Centro
Internazionale di cultura, nell’ambito di un Monastero benedettino, poco
distante da Roma, potrà offrire la migliore garanzia di continuità e di ‘memoria’.
Del resto siamo tutti ben consapevoli che il prezioso bagaglio culturale e
religioso che Papa Wojtyla ci ha lasciato deve ancora essere ripreso e calato
nel cuore della Chiesa e del mondo. Questa è una esigenza ed un sacrosanto
dovere.
D. - State portando avanti anche l’iniziativa ‘Scrivi al
Papa’: di cosa si tratta?
R. - Persone di ogni ceto su un apposito registro
collocato nella nostra chiesa monastica, o via email, o per posta, scrivono preghiere,
implorazioni … È un parlare umile e devoto, è anche un docile ascolto, un bel
modo di pregare. ‘Scrivi al Papa’ significa anche scrivi sul Papa. Giovani
artisti si stanno impegnando per produrre opere esclusive su Giovanni Paolo II.
D. - Ci può parlare di qualche lettera?
R. - È difficile la scelta. Mi pare particolarmente
significativa quella di Massimo e Dorotea, due giovani, lui italiano, lei
polacca che in occasione della GMG 2000, senza conoscersi, si trovano a Tor
Vergata con il Papa. Si stringono la mano per pregare insieme, si guardano e
scocca in loro la scintilla dell’amore. Non conoscono le rispettive lingue, ma
si parlano con gli occhi e sono certi di potersi amare per la vita. Con
infinita gratitudine lo raccontano al Papa e si affidano ancora a lui. Ora
Dorotea parla italiano e Massimo ha
imparato il polacco, ma non dimenticheranno mai quella notte di preghiere che
ha illuminato le loro giovani vite.
D. - Ci sono numerose testimonianze di conversione proprio
in quei giorni che hanno portato milioni di persone a dare l’ultimo saluto a
Papa Wojtyla…
R. - La santità incide profondamente nella vita della
Chiesa. Diventa veicolo di salvezza ed attualizza la redenzione nella vita dei
fedeli: così si spiegano le innumerevoli conversioni che maturano “intorno” ai
santi. Il fascino che emana dalla splendida figura del Pontefice polacco ha
ricondotto a Cristo una schiera di fedeli e particolarmente di giovani. Sono i
suoi miracoli che continuano dal cielo. Ne siamo testimoni noi confessori, cui
è dato di poter ascoltare dai protagonisti le meraviglie di grazia che tanti e
tante dicono di aver ottenuto dal Servo di Dio.
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3 aprile 2006
INAUGURATA
IERI A BRATISLAVA UNA STATUA DI GIOVANNI PAOLO II.
A
BASSANO ROMANO NASCE UN SANTUARIO A LUI DEDICATO ED OGGI A LONDRA
IL
CARDINALE CORMAC MURPHY-O’CONNOR
PRESIEDE UNA CELEBRAZIONE EUCARISTICA A WESTMINSTER
ROMA. = Una statua raffigurante Giovanni Paolo II, di
grandezza naturale, è stata inaugurata ieri a Bratislava nel primo anniversario
della sua morte. Realizzata in bronzo è stata collocata nel quartiere di
Petrzalka, dove papa Wojtyla, il 14 settembre del 2003, aveva celebrato una
messa davanti a 200 mila fedeli, durante la sua terza e ultima visita in
Slovacchia. In quell’occasione il pontefice aveva beatificato due vittime delle
persecuzioni comuniste, il vescovo Vasil Hopko (1904-1976) e sorella Zenka
Cecilia Schelingova (1904-1955). E un’altra statua di oltre sette metri di altezza è stata scoperta, in India, nel
cortile della missione di Besant Nagar a Chennai. A New Delhi persone di fedi
differenti si sono riunite al Vishwa Shanti Sammelan per ricordare “l’attività
del grande Papa nel corso del suo pontificato”. Nel suo discorso durante
l’incontro, A. R. Antulay, ministro per gli Affari delle minoranze, ha definito
Giovanni Paolo II “l’incarnazione della pace, che ha riunito in sé tutte le
virtù umane”. Celebrazioni
per ricordare il pontefice scomparso si svolte ieri anche in Nepal, tra queste,
come riferisce l’agenzia Fides, una solenne Liturgia eucaristica nella
cattedrale di Kathmandu. “La maggior parte della nostra gente (anche non
cristiani), che non lo ha mai incontrato di persona - dice padre Pius Perumana,
pro-prefetto apostolico del Nepal - lo conosce, lo ama, è affezionata a lui ed
apprezza tutto quello che ha fatto per il popolo di Dio e per il mondo”. Ed
oggi Giovanni Paolo II sarà commemorato pure
a Londra, nella cattedrale di Westminster. A presiedere la celebrazione sarà il
cardinale Cormac Murphy-O’Connor. (T.C.)
MUOIONO IN MARE 32 CLANDESTINI SUBSAHARIANI. PARTITI DALLA
MAURITANIA
CERCAVANO DI RAGGIUNGERE LE ISOLE CANARIE. LE AUTORITÀ
SPAGNOLE INTANTO HANNO INDIVIDUATO UN’ALTRA IMBARCAZIONE CON CIRCA 500 PERSONE
A BORDO
NUADIBÚ.
= Trentadue migranti irregolari subsahariani hanno perso la vita in mare, a
largo della costa mauritana, nel tentativo di raggiungere le coste delle Isole
Canarie. Le vittime, come hanno fatto sapere le autorità della Mauritania,
facevano parte di un gruppo di 57 persone imbarcatesi, sembra, 17 giorni fa a
Nuadibú. La località, scrive l’agenzia MISNA, al confine con il Sahara
Occidentale, da mesi è per i mercanti di esseri umani un nuovo punto di
partenza per i viaggi di migliaia di cittadini subsahariani verso l’Europa e,
in particolare, verso la Spagna. Secondo le autorità costiere mauritane, la
piccola imbarcazione, salpata da Nuadibú verso la metà di marzo, sarebbe andata
alla deriva a circa 56 chilometri al largo del porto di partenza. Solo 25 i
migranti sopravvissuti alla sete e alla fame, ora tutti ricoverati in gravi
condizioni di salute. Unità spagnole, secondo la radio Cadena Ser, starebbero
intanto seguendo un’imbarcazione con circa 500 persone a bordo, a 200
chilometri a sud delle Canarie, che si pensa sia partita dalla Guinea o dal
Senegal. Sono oltre 1.200 i clandestini che da novembre sono morti in mare nel
tentativo di lasciare l’Africa, mentre dall’inizio di quest’anno più di 3.000
subsahariani sono giunti in Spagna dalla Mauritania. Il governo delle Canarie
ha chiesto aiuti a Madrid e all’Unione europea per arginare il fenomeno
migratorio e rispondere alle emergenze attuali. (T.C.)
INCENDIATA UNA CHIESA PROTESTANTE IN PAKISTAN. È IL QUINTO
LUOGO DI CULTO CRISTIANO AD ESSERE STATO PRESO DI MIRA NEGLI ULTIMI DUE MESI.
E NEL WAZIRISTAN 7 I MORTI IN OPERAZIONI MILITARI
CONTRO PRESUNTI TALEBANI E TERRORISTI
MIAN CHANNU. = Incendiata un’altra
chiesa in Pakistan, la quinta nell’arco di questi ultimi mesi. La notte di
giovedì scorso un gruppo di ignoti ha dato fuoco al luogo di culto protestante
del villaggio di Mian Channu, nella provincia del Punjab. In seguito
all’incidente, riferisce l’agenzia Asianews, un gruppo di attivisti per i
diritti umani ha chiesto a leaders religiosi e politici internazionali di
schierarsi contro la persecuzione dei cristiani nel Paese. Secondo quanto affermato da un ufficiale della polizia locale,
l’azione mirerebbe a creare “agitazioni religiose” nella zona. Il pastore della
chiesa, il reverendo Nathaniel Barkat,
ipotizza che i responsabili possano essere alcuni estremisti ed ha fatto appello alle Forze dell’ordine
perché assicurino maggiore sicurezza ai cristiani “scossi da questo gesto”. In
un comunicato stampa Ejaz Ghauri, presidente della Human Development Net
(Hdn), ha condannato l’attentato alla chiesa di Mian Channu puntando il dito contro
le autorità, colpevoli di non intervenire a favore delle minoranze negli
episodi di persecuzione religiosa. Nel testo diffuso, Ghauri ringrazia il Papa
per la solidarietà espressa a favore di tutti i cristiani perseguitati per la
loro fede e per quelli che vivono in Paesi senza libertà religiosa. Negli
ultimi due mesi in Pakistan è stato registrato un aumento delle violenze contro
obiettivi cristiani. Il 3 febbraio una chiesa cattolica è stata attaccata a
Kanwanlit, distretto di Sialkot; distrutti gli arredi, le finestre e testi
religiosi. Il 20 febbraio, mentre montavano le proteste contro le vignette su
Maometto, una folla composta da alcune centinaia di musulmani inferociti ha
assaltato e saccheggiato due chiese a Sukkur: la St. Mary, cattolica, e la St.
Saviour. Qualche giorno prima la violenza dei manifestanti ha colpito tre
scuole superiori cristiane. Il 28 febbraio invece è stata la volta della chiesa
presbiteriana di Basti Noori Gate, a Sarghoda, data alle fiamme. E almeno 7 persone sono
morte stamani nelle aree tribali del Waziristan settentrionale, la turbolenta
regione del Pakistan al confine con l’Afghanistan dove, da mesi, si susseguono
operazioni militari contro gruppi di presunti talebani e di terroristi internazionali.
Lo hanno detto oggi fonti ufficiali da Islamabad, precisando che cinque persone
sono morte per l’esplosione di una mina interrata, mentre due miliziani
pro-talebani sono rimasti a terra al termine di un’intensa sparatoria con le
forze di sicurezza nazionali. Secondo stime ufficiali, scrive l’agenzia MISNA,
nell’ultimo mese nel Waziristan sono morte quasi 200 persone, tra miliziani, soldati
e civili. (T.C.)
IL SEGRETARIO DELL’ONU PER LE QUESTIONI
UMANITARIE, JAN EGELAND,
IN VISITA IN UGANDA E DARFUR,
PROPONE COLLOQUI DI PACE ED UN MAGGIORE
IMPEGNO PER GARANTIRE LA
SICUREZZA. NEI DUE PAESI CIRCA 4 MILIONI DI SFOLLATI VIVONO TRA CARENZE E
DISAGI
KARTHOUM. = Il segretario dell’ONU per le questioni
umanitarie, Jan Egeland, in visita nei giorni scorsi in Uganda, ha invitato
organizzazioni umanitarie, governo ed esercito ad un impegno maggiore per
riportare la pace nel Paese. Straziata da vent’anni da un conflitto
armato che ha visto
continue incursioni dell’Esercito di Resistenza del Signore (Lord Resistance
Army, Lra), l’Uganda conta attualmente circa due milioni di “sfollati interni”
che vivono in numerosi “campi protetti”, in condizioni scadenti e disumane. Come riferisce
l’agenzia MISNA, secondo
Egeland, mentre gli organismi umanitari devono impegnarsi per migliorare le
condizioni sanitarie e l’assistenza ai campi degli sfollati, l’esercito
ugandese dovrebbe creare condizioni di sicurezza e di protezione non solo
intorno ai campi, ma anche e soprattutto nelle zone più a rischio. Egeland
propone inoltre tentativi di colloqui, escludendo soluzioni di tipo militare.
Oggi il viaggio del segretario delle Nazioni Unite prosegue in Darfur. Qui,
dopo tre anni di scontri, migliaia di vittime e due milioni di sfollati, i
gruppi ribelli, che si sono divisi e moltiplicati, combattono tra loro, mentre
milizie e predoni noti come “janjaweed”, continuano a compiere scorrerie nei
villaggi più isolati e a fare vittime. (S.C.)
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3 aprile 2006
- A cura di Amedeo Lomonaco -
I risultati ancora provvisori delle politiche
tenutesi ieri in Thailandia confermano come previsto la vittoria del partito
del premier uscente, Thaksin Shinawatra, che tuttavia antepone la “necessità di una riconciliazione
nazionale” ad un suo nuovo mandato. Secondo dati
forniti da televisioni thailandesi, avrebbe votato solo il 70 per cento degli
oltre 45 milioni degli aventi diritto. E’ stato anche reso noto che sarà
necessario un voto suppletivo. Il nostro servizio:
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La Commissione elettorale ha annunciato che sarà
necessario un voto suppletivo per 38 circoscrizioni su 400 in cui il candidato
del partito di governo non è riuscito ad ottenere neppure il voto del 20 per
cento degli aventi diritto, richiesto dalla Costituzione. Il testo
costituzionale impone, infatti, che tutti i seggi siano assegnati prima della
formazione di un nuovo esecutivo. In base ai primi dati, le schede bianche e le
astensioni hanno prevalso a Bangkok e nel sud del Paese sui voti per i
candidati governativi della formazione del premier, il 56.enne imprenditore
miliardario Thaksin Shinawatra. Prima delle elezioni,
i partiti dell’opposizione, che accusano Thaksin di corruzione e di abuso di
potere, avevano chiesto di boicottare il voto. Dopo i primi risultati, il primo
ministro ha assicurato che la vera priorità è quella di “una riconciliazione
nazionale”. “Abbiamo ottenuto metà dei voti, siamo stati sconfitti solo in
alcuni collegi”, ha aggiunto poi il premier. Prima della consultazione, aveva
dichiarato che se non avesse raggiunto almeno il 50 per cento dei voti, avrebbe
abbandonato la carica. Thaksin Shinawatra è
comunque riuscito ad ottenere il consenso degli elettori più poveri, residenti
nelle aree rurali, che costituiscono quasi il 70 per cento dei 64 milioni di
thailandesi. Il primo ministro aveva sciolto il Parlamento e indetto le
elezioni con tre anni di anticipo per cercare di mettere a tacere le proteste
dei partiti dell’opposizione, che da gennaio scorso chiedono le sue dimissioni.
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Spiragli di pace in Nepal: la guerriglia maoista ha
annunciato una tregua indefinita, a partire da oggi, nella zona della capitale
Katmandu. La decisione è stata annunciata tre giorni prima dell’incontro
previsto da giovedì prossimo a domenica e organizzato dai sette principali
partiti dell’opposizione.
E’ ripreso, in Libano, il “dialogo nazionale”
tra i leader dei contrapposti schieramenti filosiriani e antisiriani. La quinta
tornata dei colloqui interlibanesi, avviati lo scorso 2 marzo, è incentrata
sulla richiesta di dimissioni del presidente filosiriano, Emile Lahoud,
avanzata dalla nuova maggioranza antisiriana vincitrice delle elezioni della
scorsa primavera. Il capo di Stato libanese ha però ripetutamente dichiarato di
essere deciso a rimanere in carica fino al mese di novembre del 2007, quando
scadrà il suo mandato. L’incarico del presidente Emile Lahoud è stato prorogato
nel 2004 di tre anni in seguito a forti pressioni del governo di Damasco.
E’ salito a 12 morti il
bilancio degli scontri fra forze di sicurezza e manifestanti curdi, in protesta
da una settimana nel sud-est della Turchia. Solo ieri, tre persone sono morte,
ad Istanbul, per una bomba molotov lanciata contro un autobus.
In Medio Oriente, soldati israeliani hanno ucciso in
Cisgiordania un militante palestinese delle Brigate dei martiri di al Aqsa.
Intanto, la radio dell’esercito israeliano, citando un documento ricevuto da
fonti governative, ha rivelato che la Francia starebbe conducendo da alcune settimane
colloqui informali con il movimento estremista palestinese Hamas per conto
dell’Unione Europea.
I governi di
Pechino e di Canberra hanno firmato un accordo che consente alla Cina di
importare uranio dall’Australia. L’intesa è stata raggiunta dopo che
l’esecutivo di Pechino ha fornito garanzie sull’utilizzo del metallo per scopi
pacifici. L’Australia, che possiede circa il 40 per cento delle riserve
mondiali di uranio, ne consente la vendita solo a Paesi che abbiano
sottoscritto il Trattato di non proliferazione nucleare e che accettino di
concludere un accordo separato di tutele.
Forti tempeste hanno colpito vaste zone centro-orientali
degli Stati Uniti: violentissime raffiche di vento hanno provocato la morte,
nelle ultime 24 ore, di almeno 14 persone. Le aree più colpite sono il Tennessee, l’Illinois ed il Missouri. L’emergenza
è stata provocata dall’avanzata di un fronte freddo da ovest che si è scontrato
con correnti di aria calda provenienti dal sud degli Stati Uniti. Questa è la
tipica situazione – spiegano gli esperti – nella quale si generano trombe
d’aria.
I sindacati
studenteschi e confederali sono pronti ad una nuova prova di forza in Francia.
Per domani, infatti, è confermata la giornata di mobilitazioni e cortei, dopo
le proteste del 28 marzo scorso. L’obiettivo di giovani e sindacati è quello di
far ritirare completamente il contestato Contratto di primo impiego (CPE), dopo
che venerdì il presidente Jacques Chirac ha confermato la promulgazione della
legge, invitando però al contempo una revisione parlamentare del testo. Ma anche se oggi il
principale sindacato studentesco si è detto favorevole ad un dialogo con i
parlamentari incaricati di rivedere il CPE, quante possibilità
ci sono che il documento venga ritirato? Risponde Massimo Nava, corrispondente
da Parigi del Corriere della Sera, intervistato da Giada Aquilino:
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R. – Formalmente nessuna e politicamente l’hanno già
ottenuto, nel senso che l’artificio istituzionale e giuridico inventato da
Chirac durante il week-end ha smorzato la tensione e disinnescato la bomba ad
orologeria sul piano sociale, perché di fatto la legge è promulgata ma la
maggioranza dei parlamentari ha l’ordine di rivederla.
D. – Si sta lavorando per modificare i due punti della
legge maggiormente contestati - quindi la durata del periodo di prova e le
motivazioni del licenziamento - che lo stesso Chirac ha detto di rivedere: ma
cosa cambierà?
R. – La legge aveva due punti particolarmente controversi.
Il primo è la durata del contratto, che verrebbe abbassata da due ad un anno e
quindi cambierebbe il lasso di tempo tra il periodo di prova e il periodo in
cui è ancora possibile licenziare. E poi la clausola di licenziamento senza
giusta causa, che viene di fatto abolita e sostituita, almeno dalle ultime indicazioni
di questo tipo, dalla necessità di una motivazione scritta: questo potrebbe
essere un elemento su cui costruire una contestazione di tipo sindacale o
addirittura di tipo giuridico.
D. – I sondaggi dicono che Chirac non è stato convincente,
che il sindacato degli studenti è in crescita, ma chi ne esce fortemente
indebolito è il premier de Villepin. Che conseguenze potrebbero esserci per
lui?
R. – E’ molto difficile che la destra di governo, ad un
anno dalle presidenziali, si avventuri in una nuova nomina del primo ministro.
Chi esce rafforzato da questa vicenda è, alla fine, ancora Sarkozy: è lui che in questo momento sta dialogando
con i sindacati e con gli studenti.
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In Bielorussia, il
capo di Stato Alexander Lukashenko giurerà sabato prossimo per il terzo mandato
presidenziale, ottenuto dopo la vittoria nelle elezioni dello scorso 19 marzo. Lo ha riportato l’agenzia di stampa russa Interfax. La notizia
arriva dopo l’ondata di proteste dell’opposizione che ha contestato i risultati
delle presidenziali. Alle manifestazioni, tenutesi nelle scorse settimane nel
centro di Minsk, sono seguiti centinaia di arresti. Secondo gli osservatori
internazionali, le elezioni sono state macchiate da brogli e irregolarità.
In Italia il capo del governo, Silvio Berlusconi, e il
leader del centrosinistra, Romano Prodi, si confronteranno questa sera
nell’ultimo dibattito televisivo prima delle elezioni del 9 e del 10 aprile: il
confronto si terrà alle 21.15 e sarà trasmesso da Raiuno. “Cercherò
di essere essenziale e di parlare agli italiani anche con il cuore”, ha detto
Berlusconi. “Mi auguro – ha dichiarato invece Prodi – che in quest’ultima
settimana prima del voto ci si confronti su temi precisi che riguardino il
futuro e sul respiro da dare al Paese”.
L’ex presidente liberiano,
Charles Taylor, comparirà oggi davanti al Tribunale di Freetown, in Sierra
Leone, per rispondere delle sue responsabilità in merito alla guerra civile che
per dieci anni, fra il 1991 e il 2001, ha provocato oltre 120.000 morti in
Liberia.
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