RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L n. 92 - Testo della trasmissione di domenica 2 aprile 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Giovanni Paolo II ha sempre vissuto animato dall’indomito coraggio della fede: così, all’Angelus, Benedetto XVI ricorda Karol Wojtyla nel primo anniversario della morte. Dopo la recita della preghiera mariana, il Papa lancia un appello per la pace in Iraq e prega per il piccolo Tommaso, barbaramente ucciso dai suoi rapitori

 

Stasera, la veglia per commemorare la morte di Papa Wojtyla. Domani la Messa in suffragio di Giovanni Paolo II, celebrata da Benedetto XVI. Fin dal primo mattino migliaia di fedeli in fila per rendere omaggio alla tomba dell’amato pontefice

 

E’ sempre con noi: Giovanni Paolo II vive nel cuore dei fedeli. Un anno d’amore per Karol Wojtyla

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

La Polonia ricorda con commozione il suo Papa: stamani, nel santuario della Divina Misericordia a Cracovia, la Messa celebrata dal cardinale Stanislaw Dziwisz

 

Testimone di una fede incrollabile sino al termine della sua vita terrena: il medico del Papa, Renato Buzzonetti, ricorda il rapporto tra Karol Wojtyla e la sofferenza

 

Dolore e costernazione in Italia per l’uccisione del piccolo Tommaso, rapito un mese fa. Il corpo del bambino ritrovato, ieri sera, dopo la confessione di uno dei rapitori. Intervista con don Giacomo Spini

 

Il mondo della cultura italiana in lutto per la morte dello storico cattolico, Giorgio Rumi

 

Stamani, al carcere romano di Regina Coeli, un concerto per ricordare l’opera di Giovanni Paolo II in favore degli ultimi della terra:  intervista con Ernesto Olivero

 

CHIESA E SOCIETA’:

In tutto il mondo sono moltissime le messe di suffragio, gli incontri di preghiera e le iniziative culturali per ricordare Papa Wojtyla ad un anno dalla sua morte

 

Messa del cardinale Agostino Vallini, ieri pomeriggio, nel primo anniversario della scomparsa di Giovanni Paolo II

 

Oggi in tutta la diocesi di Locri viene letta la scomunica per i mafiosi: la condanna arriva dal vescovo, Giancarlo Maria Bregantini

 

La FAO lancia l’allarme per il Corno d’Africa: diecimila persone al mese rischiano di morire di fame a causa della carestia

 

Inizia domani in Sudan la campagna dell’UNICEF per favorire il ritorno a scuola dei bambini

 

24 ORE NEL MONDO:

        Il segretario di Stato USA, Rice, a sorpresa a Baghdad con il ministro degli Esteri britannico, Straw

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

2 aprile 2006

 

GIOVANNI PAOLO II HA SEMPRE VISSUTO ANIMATO DALL’INDOMITO CORAGGIO

DELLA FEDE: COSI’, ALL’ANGELUS, BENEDETTO XVI RICORDA GIOVANNI PAOLO II

NEL PRIMO ANNIVERSARIO DELLA MORTE. DOPO LA RECITA DELLA PREGHIERA MARIANA, IL PAPA LANCIA UN APPELLO PER LA PACE IN IRAQ E PREGA PER IL PICCOLO TOMMASO, BARBARAMENTE UCCISO DAI SUOI RAPITORI

 

Giovanni Paolo II “ha lasciato un segno profondo nella storia della Chiesa e dell’umanità”: così, all’Angelus domenicale, Benedetto XVI ha sintetizzato la grandezza del suo venerato predecessore, nel primo anniversario della morte. Il Papa ha parlato ad una piazza San Pietro gremita di fedeli che hanno voluto dimostrare, ancora una volta, l’affetto filiale che li lega a Karol Wojtyla. Tanti i pellegrini venuti dalla Polonia per il loro amato Papa. Benedetto XVI ha quindi dato appuntamento a stasera, quando il ritorno alla Casa del Padre di Papa Giovanni Paolo verrà commemorato in una Veglia promossa dalla diocesi di Roma. Dopo la recita della preghiera mariana, il Pontefice ha esortato tutti i credenti a pregare e digiunare per la pace in Iraq. Infine, il Papa ha chiesto di pregare per il piccolo Tommaso, il bambino italiano ucciso dai suoi rapitori. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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“Un pellegrinaggio di fede, di amore e di speranza che ha lasciato un segno profondo nella storia della Chiesa e dell’umanità”: con queste parole, Benedetto XVI ha descritto le ultime ore della vita terrena di Giovanni Paolo II. “La sua agonia e la sua morte – ha sottolineato – costituirono quasi un prolungamento del Triduo Pasquale”. Il Papa ha ricordato le immagini dell’ultima Via Crucis di Karol Wojtyla, seguita dalla sua “Cappella privata, tenendo tra le mani una croce”. Poi, con la memoria è tornato al giorno di Pasqua dell’anno scorso:

 

“Impartì la benedizione Urbi et Orbi senza poter pronunciare parole, con il solo gesto della mano. E’ stata la benedizione più sofferta e commovente, che ci ha lasciato come estrema testimonianza della sua volontà di compiere il ministero fino alla fine. Giovanni Paolo II è morto così come aveva sempre vissuto, animato dall’indomito coraggio della fede, abbandonandosi in Dio e affidandosi a Maria Santissima”.

 

Ha così rammentato l’appuntamento della Veglia di stasera e della messa in suffragio di domani in piazza San Pietro. Due momenti per ricordare, assieme a Benedetto XVI, il grande Papa Wojtyla. Quindi, si è soffermato sull’eredità lasciata dal Pontefice che ha “introdotto la Chiesa nel Terzo Millennio”:

 

“La sua eredità è immensa, ma il messaggio del suo lunghissimo pontificato si può ben riassumere nelle parole con le quali egli lo volle inaugurare, qui in Piazza San Pietro, il 22 ottobre 1978: “Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!”. Questo indimenticabile appello, Giovanni Paolo II l’ha incarnato con tutta la sua persona e tutta la sua missione di Successore di Pietro, specialmente con il suo straordinario programma di viaggi apostolici”.

 

Giovanni Paolo II, ha detto ancora, “ha annunciato sempre Cristo, proponendolo a tutti, come aveva fatto il Concilio Vaticano II, quale risposta alle attese dell’uomo, attese di libertà, di giustizia e di pace”. La sua morte, ha detto ancora Benedetto XVI, è stata una “coerente testimonianza di fede”. Fino all’ultimo si è donato agli altri:

 

“Negli ultimi anni, il Signore lo ha gradualmente spogliato di tutto, per assimilarlo pienamente a Sé. E quando ormai non poteva più viaggiare, e poi nemmeno camminare, e infine neppure parlare, il suo gesto, il suo annuncio si è ridotto all’essenziale: al dono di se stesso fino all’ultimo”.

 

Dopo l’Angelus, Benedetto XVI ha messo l’accento sull’iniziativa per la pace in Iraq promossa dal Patriarca di Babilonia dei Caldei, Emmanuel III Delly e dai vescovi iracheni. Un appello “che tocca il nostro cuore”, affinché domani e dopodomani, tutti gli uomini di buona volontà si “uniscano nella preghiera e nel digiuno per chiedere a Dio il dono della pace e della concordia in Iraq e nel mondo intero”. Il Papa ha invitato tutti ad aderire all’iniziativa dei fratelli di questo martoriato Paese. E’ poi tornato a parlare di Giovanni Paolo II nel saluto ai fedeli polacchi, che hanno accolto le parole di Benedetto XVI con un lungo applauso. “Rendiamo grazie a Dio – ha detto il Pontefice – per l’opera” della vita di Papa Wojtyla e per “ogni bene che ha recato alla Chiesa e al mondo”. Poi, con parole commosse ha rivolto il pensiero al piccolo Tommaso, ucciso dai suoi rapitori:

 

“Siamo tutti colpiti dalla vicenda del piccolo Tommaso, barbaramente ucciso. Preghiamo per lui e per tutte le vittime della violenza”.

 

Infine, il Papa ha dato appuntamento ai giovani per giovedì prossimo in piazza San Pietro, all’incontro in vista della XXI GMG, che si terrà a livello diocesano nella Domenica delle Palme.

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STASERA, LA VEGLIA PER COMMEMORARE LA MORTE DI PAPA WOJTYLA,

PROMOSSA DALLA DIOCESI DI ROMA. DOMANI LA MESSA IN SUFFRAGIO

 DI GIOVANNI PAOLO II, CELEBRATA DA BENEDETTO XVI. FIN DAL PRIMO MATTINO

 MIGLIAIA DI FEDELI IN FILA PER RECARSI ALLA TOMBA

 DELL’AMATO PONTEFICE E RENDERGLI OMAGGIO

 

Fin dalle prime ore del mattino, Piazza San Pietro è gremita di pellegrini, fedeli, giovani e famiglie che vogliono commemorare Giovanni Paolo II. In tanti si preparano già alla Veglia di preghiera che avrà inizio alle 20.30. La nostra emittente seguirà in diretta l’evento, con commento in lingua italiana, sull’onda media di 585 kHz e sulla modulazione di frequenza di 105 MHz. Alle 21 la recita del Rosario cui parteciperà Benedetto XVI affacciandosi dalla finestra del suo studio. Alle 21.37, l’ora in cui Giovanni Paolo II è tornato alla Casa del Padre, il Papa rivolgerà la sua parola ai presenti ed impartirà la Benedizione Apostolica. Questo pomeriggio, invece, alle 15 una Santa Messa sarà celebrata nella Basilica di San Giovanni in Laterano per le migliaia di pellegrini polacchi giunti a Roma per il primo anniversario della morte dell’amato Pontefice. Nel servizio di Tiziana Campisi, viviamo il clima che si respira in queste ore a Piazza San Pietro.

 

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Forte come la morte è l’amore: sembrano voler dire questo coloro che raggiungono Piazza San Pietro. Vogliono rendere visibile quel ponte che dalla terra li lega a Giovanni Paolo II: la fede. Persone di svariate nazionalità che vogliono testimoniare di crederci profondamente, nei valori più volte sottolineati da Karol Wojtyla. E stamani si è recato alla tomba di Giovanni Paolo II pure il presidente della Repubblica Italiana, Carlo Azeglio Ciampi, dove insieme alla moglie è rimasto a pregare per una decina di minuti. Ma che cosa rappresenta questa giornata per i tanti pellegrini che si preparano alla Veglia di stasera?

 

R. – La giornata di oggi è essenzialmente un ricordo. E’ un ricordo che, però, non è fine a se stesso, perché il vuoto lasciato da Giovanni Paolo II si riempie di giorno in giorno con la sua immagine che ci accompagna ancora.

 

D. – Che cosa ha lasciato Giovanni Paolo II lungo l’arco di quest’anno che è trascorso ?

 

R. – La risposta è semplice: basta guardarsi attorno. Ha lasciato un messaggio forte, con la sua malattia, con il suo dolore ha lasciato un messaggio di speranza, un messaggio di fede molto grande. Ha testimoniato a volte molto più con i suoi gesti, con il suo dolore, con il suo silenzio. E ci ha dato tanto: ci ha dato la possibilità di sperare che la via per la santità è aperta a tutti.

 

R. – Secondo me, questo anno di mancanza ha riavvicinato moltissime persone alla Chiesa, alla fede.

 

D. – In fila, per andare alla tomba di Giovanni Paolo II …

 

R. – E’ un momento di preghiera, di pellegrinaggio e un po’ di meditazione. Di ricordo …

 

D. – Che ricordi hai di lui?

 

R. – Ho visto dei filmati di quanto è stato eletto, quando c’era la folla in Piazza San Pietro. Quella sera, quando è morto, che c’erano tutti i “papaboys” qui in piazza, che facevano dei canti per lui …

 

D. – Insegnamenti particolari che ricorda, parole …

 

R. – L’amore …

 

R. – Ricordo bene l’ultima giornata quando l’ho visto affacciarsi: era un gesto di Dio, portava la voce di Dio tra noi.

 

R. – E’ stato un Papa, secondo me, che ha cambiato la storia in maniera totale, con il suo esempio di vita. Ha indicato alle persone la strada da seguire. Credo che sia stato veramente un Papa mandato da Dio perché il mondo potesse camminare sulle vie del Signore.

 

D. – Siete stati alla tomba di Giovanni Paolo II?

 

R. – Sì!

 

D. – Quali emozioni? Quali sensazioni?

 

R. – Molte cose, dentro, che senti, che vorresti trasmettere al mondo intero …

 

R. – Mi è passata davanti tutta la sua vita, le parole forti che ha detto, i suoi insegnamenti …

 

R. – Giovanni Paolo II, tre cose. La prima: “Quando sarà elevato da terra, attirerò tutti a me”. La seconda: “è stato un uomo di riconciliazione e di pace”. La terza: “l’umanità per tutto il mondo”.

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E’ SEMPRE CON NOI: GIOVANNI PAOLO II VIVE NEL CUORE DEI FEDELI.

UN ANNO D’AMORE PER KAROL WOJTYLA

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

E’ passato un anno da quando Giovanni Paolo II è tornato alla Casa del Padre. Ma l’amore dei fedeli per il Papa, che ci ha insegnato a “non avere paura”, è intatto. Forse ancora più intenso. Karol Wojtyla è sempre in mezzo a noi, perché è vivo nel cuore di chi lo ha amato e continua ad amarlo come un padre. Ripercorriamo questo anno d’amore per Papa Giovanni Paolo, nel servizio di Alessandro Gisotti:

 

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(musica di Mons. Frisina, tratta dal film Giovanni Paolo II)

 

Cosa cercano? Cosa cercano quelle migliaia di persone che ogni giorno si mettono in fila per soffermarsi qualche istante dinanzi alla tomba di Giovanni Paolo II? Quando, nei giorni successivi alla morte di Karol Wojtyla, una moltitudine come mai prima nella storia si era raccolta a Roma per dare l’ultimo abbraccio al “Papa venuto da lontano” qualcuno aveva parlato di folle convenute sull’onda dell’emozione. E’ passato un anno. E non c’è stato giorno di questo anno che non abbia visto donne e uomini di ogni età, provenienti dai quattro angoli del pianeta, raccogliersi in preghiera al sepolcro di Giovanni Paolo II. Nei biglietti lasciati sulla tomba, il grazie di chi lo ha amato come un padre:

 

“La tua benedizione muta in questi tempi di chiasso è stata un gesto profetico di potenza straordinaria. Mi hai avvicinato a Dio. Perdonami quando non ti capivo…”.

 

“Amato Papa Giovanni Paolo II, credo che tu guardando dal Cielo i tanti bambini che soffrono sulla terra, porterai al Padre le loro lacrime e farai di tutto per aiutarli”.

 

“Fammi essere buono, Santo Padre! Dammi un po’ di gioia che tanto desidero. Benedici la mia anima: tu sai chi sono e cosa desidero, perché tu sei un Santo!”.

(scritti tratti dal libro “Lasciatemi andare”)

 

“Santo, Santo subito!” Risuona ancora adesso la vibrante invocazione levatasi da Piazza San Pietro alle esequie di Papa Wojtyla, l’8 aprile scorso. Chi celebrò quei funerali, l’amico fidato che pochi giorni dopo gli sarebbe succeduto alla Cattedra di Pietro, avrà certo avuto nel cuore quel grido del popolo di Dio, quando a San Giovanni in Laterano pronunciò, emozionato, queste parole:

 

Summus Pontifex Benedictus XVI dispensavit a tempore quinque annorum exspectationis post mortem Servi Dei Ioannis Pauli II, Summi Pontificis… (applausi)

 

E’ il 13 maggio del 2005: Benedetto XVI annuncia l’apertura della Causa di Beatificazione di Giovanni Paolo II, il Papa che i fedeli già chiamano Santo. Santo perché si è chinato sulle sofferenze di ogni uomo. E all’uomo “via della Chiesa”, come lo definì nella sua prima Enciclica, Redemptor Hominis, ha dedicato tutto il suo lungo Pontificato. Ha ascoltato gli ultimi tra gli ultimi. Ha percorso le vie del mondo per annunciare il Vangelo della Salvezza, il Vangelo della Speranza. In ogni uomo, Giovanni Paolo II ha visto Cristo. Di fronte ai mali dell’umanità, non è rimasto in silenzio:

 

“E ancora mi rivolgo a tutti gli uomini, ad ogni uomo. E con quale venerazione l’apostolo di Cristo deve pronunciare questa parola: uomo!”

 

“Dopo tante sofferenze, avete il diritto di vivere nella pace. I colpevoli che portano sulle loro coscienze tante vittime umane debbono capire che non si permette di uccidere gli innocenti! Dio ha detto una volta: non uccidere!”

 

Con il passare degli anni, la malattia ha intaccato le forze del corpo. Ma nulla ha potuto contro la forza dello spirito di Karol Wojtyla. Certo, i movimenti sono diventati sempre più rigidi, la voce si è incrinata fino a farsi un sussurro dell’anima. Ma il messaggio è divenuto, se possibile, ancora più forte:

 

“ Nell’odierna società, una certa cultura considera la persona ammalata al pari di un fastidioso ostacolo, non riconoscendo l’apporto prezioso che essa reca, sul piano spirituale, alla comunità. E’ necessario ed urgente riscoprire il valore della Croce condivisa con Cristo!”

 

Nei giorni più luminosi del Pontificato di Giovanni Paolo II, quelli della sofferenza ultima nel passaggio dalla vita alla Vita, tanti che avevano perso la fede l’hanno ritrovata. In quel tempo di grazia, il vento dello Spirito è sembrato spirare più forte. Queste conversioni all’amore di Gesù sono “miracoli” che non saranno valutati nella Causa di Beatificazione. Ma sono il segno che i semi gettati dal Papa innamorato dell’essere umano hanno dato molto frutto. Così, ancora adesso, dalla “finestra della Casa del Padre”, Giovanni Paolo II ci vede, ci benedice e continua ad indicarci la Via, che è Vita e Verità:

 

“E’ Gesù che cercate quando sognate la felicità; è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae!”

 

(musica)

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OGGI IN PRIMO PIANO

2 aprile 2006

 

LA POLONIA RICORDA CON COMMOZIONE IL SUO PAPA:

STAMANI, NEL SANTUARIO DELLA DIVINA MISERICORDIA A CRACOVIA,

IL CULMINE DELLE CELEBRAZIONI CON LA MESSA

CELEBRATA DAL CARDINALE STANISLAW DZIWISZ

 

Il primo anniversario della morte di Giovanni Paolo II è stato ricordato in una maniera speciale a Cracovia, dove stamattina migliaia di persone hanno partecipato alla Messa solenne nel Santuario della Divina Misericordia. L’ha celebrata il nunzio apostolico, mons. Jòzef Kowalczyk, con il cardinale Stanislaw Dziwisz che ha tenuto l’omelia. Il servizio è di Andrea Sarubbi:

 

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Pioggia e vento non hanno fermato l’amore: l’amore di una città per il suo vescovo, di un Paese intero per il suo Papa. Una processione continua, silenziosa, che ha riempito presto il santuario e il sagrato. Uomini e donne, anziani e bambini, con al petto una coccarda bianca per testimoniare che il 2 aprile, in Polonia, non sarà più un giorno come gli altri.

 

Giovanni Paolo II – ha ricordato stamattina il cardinale Dziwisz – era interiormente pronto a morire, e non solo negli ultimi anni. Lo testimoniano i passaggi del suo testamento, che l’ex segretario del Pontefice ha riletto ai fedeli. Tra questi, le parole scritte poco prima dell’attentato definito da don Stanislao “l’inizio della Via Crucis di Papa Wojtyla”. “Una Via Crucis – ha aggiunto – vissuta nella prospettiva di dare senso alla sofferenza e alla morte e terminata nel tempo pasquale come se la Provvidenza – ha concluso – volesse aiutarci a vivere la Pasqua di Cristo nel nostro cuore”.

 

I documenti della Causa di Beatificazione e Canonizzazione, intanto, sono in partenza per Roma. La fase rogatoriale del processo diocesano si è chiusa solennemente ieri sera con una emozionante celebrazione nella cattedrale del Wawel. “Un gioioso ‘Te Deum’”, l’ha definita l’arcivescovo di Cracovia che ancora una volta ha sottolineato la capacità di Karol Wojtyla di spalancare le porte a Cristo fin dall’infanzia, prima ancora di invitare gli altri a fare lo stesso. Per questo – ha aggiunto – pur ringraziando i numerosi testimoni della Causa, la testimonianza più convincente rimarrà sempre quella offerta dalla sua vita.

 

E il gioioso “Te Deum” in serata è proseguito anche fuori dalla cattedrale, con la Veglia di preghiera, per il terzo giorno consecutivo, sotto la finestra dell’arcivescovado, dove Giovanni Paolo II si affacciava per incontrare i giovani. Proprio qui, stasera, si concluderà la Via Crucis che partirà alle 20 dalla Collegiata di Sant’Anna. Dopo la fiaccolata, alle 21.37, la campana di Sigismondo ricorderà solennemente la morte di Papa Wojtyla. Poi, in collegamento con Piazza San Pietro, la recita del Rosario e l’ascolto delle parole di Benedetto XVI.

 

Da Cracovia, Andrea Sarubbi, per la Radio Vaticana.

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TESTIMONE DI UNA FEDE INCROLLABILE SINO AL TERMINE

DELLA SUA VITA TERRENA: IL MEDICO DEL PAPA, RENATO BUZZONETTI,

RICORDA IL RAPPORTO TRA KAROL WOJTYLA E LA SOFFERENZA

 

“Nella sofferenza si nasconde una particolare forza che avvicina interiormente l’uomo a Cristo”: è un passo della Salvifici Doloris, la Lettera Apostolica che Giovanni Paolo II dedicò, nel 1984, al senso cristiano della sofferenza umana. “Allorché questo corpo è profondamente malato, totalmente inabile e l’uomo è quasi incapace di vivere e di agire – si legge ancora nel documento – tanto più si mettono in evidenza l'interiore maturità e grandezza spirituale, costituendo una commovente lezione per gli uomini sani e normali”. Parole profetiche, che sembrano quasi anticipare quanto Giovanni Paolo II testimoniò al mondo negli ultimi anni del suo Pontificato. La sofferenza è certamente tra gli aspetti caratterizzanti della vita e del magistero del Papa polacco. Un rapporto, quello tra Karol Wojtyla e il dolore, sul quale si sofferma il prof. Renato Buzzonetti, medico personale di Giovanni Paolo II, intervistato da Tiziana Campisi:

 

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R. – Se è vero che il medico conosce la morte e deve, quanto più possibile, aiutare l’uomo a varcare questa soglia misteriosa, io ho sempre detto che assistere alla morte di un uomo fa sfiorare il mistero di Dio perchè in effetti la morte di una creatura umana, in qualche maniera, è un’icona della passione e della morte del Signore. Però stare accanto ad un Papa che muore è qualcosa di più perché - io ne ho la sensazione quasi fisica - è la morte di un uomo che lascia le chiavi del Regno dei Cieli, quelle chiavi di cui tutti abbiamo fatto tesoro e si presenta veramente povero al giudizio di Dio e a quello di tutta la Chiesa. Chi ha toccato il corpo del Papa morente ha toccato le sue piaghe che c’erano, di queste piaghe nessuno ha mai parlato, ma c’erano anche le piaghe vere, quelle che sanguinano, e non perché ci fossero fenomeni misteriosi.. erano fenomeni puramente medici, ma c’erano le piaghe e quindi il dolore delle piaghe. Chi ha ascoltato le sue ultime parole biascicate in polacco, porta dentro di sé un’esperienza che non si può cancellare ma nemmeno troppo facilmente comunicare agli altri.

 

D. – Che tipo di paziente era Giovanni Paolo II?

 

R. – Era un paziente buono, si faceva visitare, collaborava, raccontava con esattezza i suoi disturbi, anzi era molto attento e vigile sui suoi malesseri piccoli e grandi perché voleva guarire presto e voleva aiutare il medico a trovare il bandolo della matassa dei suoi disturbi. Certo, come tutti i malati, non amava le iniezioni endovenose, però il resto della terapia, che poi è anche quella più pesante, più difficile da sopportare, lo accettò senza fare difficoltà fino alla tracheotomia. Si fece spiegare da me in cosa consistesse e quale era lo scopo, e dopo qualche minuto di riflessione e di silenzio diede il suo benestare.

 

D. – Che cosa invece lei ha imparato da Karol Wojtyla?

 

R. – Anzitutto a fare meglio il medico, cioè a ricordarmi che ogni malato ha gli stessi privilegi e diritti che può aver un Papa, nel senso che dinnanzi al medico, tutti i malati, i più poveri, i più dimenticati, sono anch’essi fratelli miei e figli di Dio. La sostanza è che il medico serve l’uomo, questo ho imparato. Poi dal Papa Giovanni Paolo ho appreso il suo grande spirito di fede, questa fede di acciaio che lo ha sostenuto in tutta la vita nei capitoli che ci hanno raccontato i libri, i film… questa fede veramente incrollabile che lo portava ad accettare e sopportare, non solo il male fisico, ma anche la difficoltà di un ministero estremamente impegnativo e anche rischioso.

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DOLORE E COSTERNAZIONE IN ITALIA PER L’UCCISIONE DEL PICCOLO TOMMASO,

RAPITO UN MESE FA. IL CORPO DEL BAMBINO RITROVATO

DOPO LA CONFESSIONE DI UNO DEI RAPITORI

- Intervista con don Giacomo Spini -

 

In Italia, sgomento e dolore per l’uccisione del piccolo Tommaso Onofri, rapito lo scorso 2 marzo nei pressi di Parma. Il corpo del bambino è stato trovato ieri sera vicino ad un casolare abbandonato, dopo la confessione di uno degli indagati per il sequestro, Mario Alessi. “L’ho ucciso – avrebbe rivelato l’uomo – perché non sopportavo il suo pianto”. Dopo aver appreso la terribile notizia, il presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi, ha espresso il suo profondo cordoglio alla famiglia del bambino. “La vita è sacra – ha detto Ciampi – e lo è ancor di più quella dei bambini”. E in molti hanno espresso, stamani, vicinanza e solidarietà ai genitori. Ascoltiamo, al microfono di Amedeo Lomonaco, il parroco di Sant’Andrea in Antognano a Parma, don Giacomo Spini, che proprio un anno fa, il 2 aprile del 2005, aveva battezzato il piccolo Tommaso:

 

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R. – Questa mattina ho incontrato i genitori di Tommaso. Stanno vivendo un momento difficilissimo. Ieri sera, alle sette, salutandoli, ci siamo detti: ‘E’ questione di momenti, questione di ore: domani facciamo festa’. Poco dopo, invece, è arrivata la tragica notizia e di conseguenza si può capire cosa stiano vivendo quest’oggi.

 

D. – Quali tracce lascia la tragica morte di Tommaso negli uomini di una società come quella moderna, e nei cristiani?

 

R. – Quanti interrogativi, quanto sgomento… Si è tutti smarriti, si è tutti disorientati. Per chi ha il dono della fede, c’è questa possibilità di alzare lo sguardo a Cristo crocifisso, all’Innocente che è stato crocifisso…

 

D. – E poi, dal punto di vista cristiano, si deve anche perdonare un atto comunque disumano, come quello dell’omicidio del piccolo Tommaso …

R. – E’ l’interrogativo un po’ di tutti… E’ stato l’interrogativo che ho raccolto dalle labbra dei genitori di Tommaso questa mattina. Credo che prima ci sia bisogno davvero di tutto un cammino, in queste persone, colpevoli di così gravi fatti, che li portino a rendersi consapevoli, a prendere coscienza di quale grave colpa abbiano commesso. E poi, sì: il coraggio del perdono. Gesù, dall’alto della Croce, ha detto: ‘Perdona loro perché non sanno quello che fanno’!

 

D. – Don Giacomo Spini, lei un anno fa ha battezzato Tommaso. Oggi Tommaso è un angelo …

 

R. – Sì, un anno fa, con solennità, con gioia, ho pronunciato le parole: “Tommaso, ti battezzo nel nome del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo”. E oggi con tristezza profonda, però anche con speranza, mi posso rivolgere a Tommaso che, appunto, adesso è un angelo. E allora: Tommaso, veglia sui tuoi genitori, sui tuoi familiari; veglia su tutti i piccoli, gli innocenti. E veglia anche su tutta l’umanità. Aiutaci a recuperare il valore dell’innocenza, aiutaci a recuperare i valori veri della vita …

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IL MONDO DELLA CULTURA ITALIANA IN LUTTO

PER LA MORTE DELLO STORICO CATTOLICO, GIORGIO RUMI

 

Il mondo della cultura piange la scomparsa del prof. Giorgio Rumi, figura di spicco tra gli intellettuali cattolici italiani. Lo studioso si è spento giovedì a Milano, all’età di 68 anni, ma i famigliari hanno voluto mantenere, per due giorni, uno stretto riserbo sulla notizia della morte. Ieri i funerali, in forma privata, a Dongo, comune di origine della famiglia. Ricordiamo la figura di Giorgio Rumi nel servizio di Alessandro Gisotti:

 

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Un “cristiano sapiente, coraggioso e fedele”: così il cardinale vicario Camillo Ruini definisce il prof. Giorgio Rumi, in un messaggio letto durante le esequie. Colleghi ed amici lo ricordano come maestro di storia e di virtù civica. Dal 1977 ordinario di Storia contemporanea all’Università di Milano, Rumi era editorialista dell’Osservatore Romano. Lo storico, che formò generazioni di giovani che hanno poi fatto strada nel giornalismo e nel mondo accademico, era particolarmente stimato per la capacità di dialogo con esponenti di diverse correnti di pensiero. Tanti i libri pubblicati dal prof. Rumi, tra cui ricordiamo un volume dedicato a Gioberti e, da ultimo, nel 2000, a don Carlo Gnocchi. Numerosi i suoi interventi alla nostra emittente, che ha potuto apprezzare le sue lucide analisi sui temi dell’attualità internazionale e sulla vita della Chiesa. Ecco il suo ricordo di Giovanni Paolo II, in un’intervista realizzata l’anno scorso dopo la morte di Papa Wojtyla:

 

R. - Troppo spesso leggiamo sui giornali commenti sul fatto che il Papa sia stato progressista o conservatore: cosa che, secondo me, non è pertinente. Invece qui il problema è di un uomo, Karol Wojtyla, che avendo avuto una vita basata sul coraggio, sul sacrificio, sull’impegno, sulla lotta, ha continuato così anche da Papa. Quel “non abbiate paura” rimandava al fatto di “io non ho paura, venite con me”.

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STAMANI, AL CARCERE ROMANO DI REGINA COELI,  UN CONCERTO PER RICORDARE L’OPERA DI GIOVANNI PAOLO II IN FAVORE DEGLI ULTIMI DELLA TERRA: 

- Intervista a Ernesto Olivero -

 

E’ stato eseguito questa mattina, nel carcere romano di Regina Coeli, alla presenza di esponenti della comunità ebraica e islamica, un “Concerto della Riconoscenza” dedicato a Giovanni Paolo II. E’ la riconoscenza del mondo degli ultimi e dei poveri che nell’opera musicale Dal basso della terra su musiche di Mauro Tabasso e liriche di Ernesto Olivero, fondatore del SERMIG, trovano voce, attenzione e solidarietà. Il servizio è di Luca Pellegrini:

 

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“Per questo Pontefice ci voleva qualcosa di diverso dalle composizioni della tradizione classica, qualcosa di semplice che arrivasse subito al suo cuore e lo aprisse alla nostra umanità fatta di quella gente comune che, nei silenzi, fa storia”. Con queste parole Mauro Tabasso descrive la sua opera musicale, Dal basso della terra, tornata a suscitare questa mattina forti emozioni non solo per le musiche ed i testi utilizzati, ma per il luogo ove ha trovato nuova vita, ossia il carcere romano di Regina Coeli. Una composizione “semplice”, dunque, ma toccante per ritmi, colori, strumenti e voci, provenienti dalle tradizioni musicali di diversi Paesi del mondo, quelli visitati dal Papa come pellegrino di pace e di speranza. Le liriche, invece, che emergono dalla terra e dalla vita, sono state scritte da Ernesto Olivero, il quale così ricorda la genesi ed i contenuti dell’opera:

 

R. – Prima di tutto è un concerto di riconoscenza per Giovanni Paolo II che è stato amico di tantissimi. Sono felice di pensare che tantissima gente in giro per il mondo dica: “Giovanni Paolo II era nostro amico”. Mentre era in vita il Santo Padre, io gli avevo promesso che gli avremmo dedicato un’opera musicale e lui sorridendo mi disse: “Ma fai anche il musicista”? Io risposi: “No, io farò i testi e allora lui mi disse: “Quando avrai i testi, me li farai vedere e se vanno bene lì autorizzerò io stesso”. Il Santo Padre il 21 novembre del 2002 mise la sua firma sui testi. Inoltre fece in tempo a sentirne un po’ durante i suoi ricoveri al Gemelli. Noi, però, avevamo questo debito di riconoscenza e abbiamo deciso di attuarlo il 2 aprile, ad un anno dalla sua scomparsa. Il tema dell’opera è il “basso della terra” perché i testi li ho tirati fuori dall’immondizia della vita, dalle favelas, dalle carceri più infami in giro per il mondo, da certe stragi che abbiamo visto, da tante guerre in cui siamo stati coinvolti. Quindi, i testi hanno un po’ il sapore della nostra esperienza e abbiamo deciso di fare questo concerto al carcere Regina Coeli perché era stato visitato da lui e poi esprime un’attenzione particolare per il mondo che soffre.

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CHIESA E SOCIETA’

2 aprile 2006

 

 

DALL’AUSTRALIA AL CONGO ALLA CINA, IN TUTTO IL MONDO SONO MOLTISSIME

LE MESSE IN SUFFRAGIO, GLI INCONTRI DI PREGHIERA E LE INIZIATIVE CULTURALI

PER RICORDARE PAPA WOJTYLA AD UN ANNO DALLA SUA MORTE

- A cura di Isabella Piro -

 

ROMA.  =  2 aprile 2005 – 2 aprile 2006: è passato un anno dalla scomparsa del Santo Padre Giovanni Paolo II ed oggi tutto il mondo si ferma per ricordarlo. Ecco le principali iniziative che si svolgeranno per tutta la giornata odierna, come riportato dall’agenzia Fides: in Australia, moltissime chiese ospiteranno incontri di preghiera, conferenze, dibattiti e proiezioni di filmati sulla vita di Papa Wojtyla. “Quest’anno”, ha detto l’arcivescovo di Melbourne, mons. Denis Hart, “l’anniver-sario della morte di Giovanni Paolo II giunge mentre la Chiesa si prepara ad entrare nella Settimana Santa e quindi l’evento può aiutare i fedeli a riflettere con maggiore profondità sul senso della morte e della Risurrezione”. Il Congo, invece, conclude oggi un vero e proprio triduo in ricordo del Santo Padre: a partire dal 30 marzo, infatti, tutte le chiese dell’arcidiocesi di Kinshasa, capitale della Repubblica Democratica del Congo, hanno celebrato Messe in memoria del Sommo Pontefice, ricordando i suoi viaggi nel Paese nel 1980 e nel 1985. Anche il Messico ricorda Giovanni Paolo II: “Sin dalla prima visita al nostro Paese”, affermano i vescovi locali in un comunicato pubblicato dalla Conferenza episcopale messicana, “Egli mise in moto un processo di dinamismo pastorale che ci ha fortificati enormemente”. Per ricordare il primo anniversario della sua morte, oggi nella Basilica di Nostra Signora di Guadalupe è prevista la Santa Messa, la recita del Rosario e l’adorazione del Santissimo Sacramento. Numerose anche le celebrazioni in Cile, che rilancia il libro “È rimasto tra noi” sulla figura di Giovanni Paolo II. “Con questo volume”, spiega mons. Cristián Contreras Villarroel, vescovo ausiliare di Santiago, “vogliamo perpetuare il nostro affetto e la nostra gratitudine a chi ha percorso le nostre terre come messaggero della vita e pellegrino della pace”. La Colombia, inoltre, ricorda Karol Wojtyla con una conferenza intitolata “Giovanni Paolo II: perché Magno?”, seguita dalla Santa Messa nella cattedrale di Bogotá. Una liturgia in suffragio di Papa Wojtyla è prevista anche in Perù, Paese che il Santo Padre visitò nel 1985 e nel 1988. La recita del Santo Rosario e la Via Crucis accompagnano, invece, il triduo spirituale che si conclude oggi a Pechino, nella parrocchia del Santissimo Salvatore, la comunità cattolica più numerosa della capitale cinese. Di notevole importanza, ancora, l’incontro interreligioso per la pace promosso oggi a New Delhi dalla Conferenza episcopale indiana, in collaborazione con la Caritas. Intitolato “Raduno mondiale della Pace”, l’evento prevede due momenti distinti: una cerimonia pubblica di commemorazione e preghiera per Giovanni Paolo II e una conferenza con interventi di diversi leader cristiani, indù e  musulmani. E passiamo ora all’Europa: naturalmente, sono moltissime le celebrazioni previste in Polonia. Tra le principali, la liturgia di suffragio in programma a Wadowice, la città natale di Karol Wojtyla, dove sono attesi circa 20 mila pellegrini che alle21.37, l’ora della morte del Santo Padre, si riuniranno in preghiera sulla piazza centrale della città. Una Santa Messa si terrà anche nella piazza del Mercato di Wroclaw/Breslavia con la partecipazione di 13 cori universitari, cui farà seguito un momento di preghiera interreligiosa per la pace, alla presenza di esponenti del Cristianesimo, dell’Ebraismo e dell’Islam. Questa sera alle 19, infine, nel Santuario di Jasna Gora, a Częstochowa, l’orchestra filarmonica polacca, diretta dal compositore italiano Giovanni Veneri, eseguirà il “Requiem” in memoria di Giovanni Paolo II. Al termine dell’esecuzione, sarà recitata la preghiera-appello di Jasna Gora. Sempre alle 19, ma a Madrid, verrà celebrata una Santa Messa nella cattedrale di Santa Maria dell’Almudena; a presiederla sarà l’arcivescovo madrileno, cardinale Antonio Maria Rouco Varela. Si apre inoltre oggi, nella capitale, la mostra fotografica “Passo dopo passo” che racconta l’ultimo saluto a Karol Wojtyla dei milioni di pellegrini giunti a Roma un anno fa e raccolti in preghiera in tutto il mondo. L’esposizione sarà visibile al pubblico fino al 9 aprile nello “Spazio Bergamo” di via di Pietra 70. Inoltre, stasera alle 21, nella Parrocchia Pontificia “San Tommaso da Villanova” di Castel Gandolfo, si terrà la recita del Santo Rosario. Sarà inaugurata, infine, dopodomani a Pordenone, la mostra “In hoc signo: il tesoro delle croci” in cui verrà esposto il bastone pastorale d’argento appartenuto a Giovanni Paolo II. Opera di Lello Scorzelli, il manufatto sarà posizionato in una sala insieme alle gigantografie di Papa Wojtyla, ritratto durante i tanti momenti di riflessione e preghiera in cui poggiava il capo sul suo prezioso pastorale.

 

 

GIOVANNI PAOLO II UOMO DI PREGHIERA E DI DOLORE NELLA PAROLA

DEL CARDINALE AGOSTINO VALLINI ALLA MESSA DI IERI POMERIGGIO

NELLA BASILICA ROMANA DI SAN LORENZO IN DAMASO,

NEL PRIMO ANNIVERSARIO DELLA SCOMPARSA DEL GRANDE PONTEFICE

- A cura di Giovanni Peduto -

 

ROMA. = Una folla commossa e orante si è raccolta ieri pomeriggio nella Basilica romana di San Lorenzo in Damaso attorno al cardinale Agostino Vallini, prefetto del Tribunale della Segnatura Apostolica, nella celebrazione della Santa Messa a un anno dal passaggio alla casa del Padre del compianto Pontefice Giovanni Paolo II. Risaltava fra gli astanti il folto gruppo di Suore dell’Ordine del Santissimo Salvatore di Santa Brigida, assieme all’abbadessa generale madre Tekla Famiglietti, le quali hanno la casa generalizia proprio nella parrocchia di San Lorenzo in Damaso. All’omelia il cardinale Vallini ha tratteggiato la figura di Giovanni Paolo II quale fulgido modello di discepolo del Signore e singolare icona del Crocifisso soprattutto negli ultimi anni della sua vita. La sofferenza lo aveva accompagnato fin da fanciullo – ha rilevato il porporato – privandolo dell’affetto della mamma, poi del fratello e del padre; testimone dei dolori immani della Seconda Guerra Modiale, ne ha portato il peso nella sua anima di sacerdote e di vescovo; e da Papa, a partire del 13 maggio 1981, ha assaporato goccia a goccia il calice  del dolore per amore, conformandosi generosamente a Cristo Crocifisso, che amava contemplare tutti i venerdì dell’anno nella pia pratica della Via Crucis, che non ometteva nemmeno quando d’estate era a Castelgandolfo. Il cardinale Vallini ha avuto modo di costatarlo negli anni in cui, prima di essere chiamato in Curia, era vescovo di Albano, nella cui diocesi si trova Castelgandolfo e, quindi, incontrava spesso il Papa. Il porporato si è soffermato in maniera particolare sulla profondità di vita interiore di Giovanni Paolo II che lo hanno reso grande al di là di tutte le gesta e i viaggi e i documenti che hanno riempito il suo Pontificato, vita interiore sostenuta dalla costante preghiera nella quale egli offriva le sue sofferenze per l’umanità intera.

 

 

LOCRI: OGGI IN TUTTA LA DIOCESI VIENE LETTA LA SCOMUNICA PER I MAFIOSI.

LA CONDANNA ARRIVA DAL VESCOVO GIANCARLO MARIA BREGANTINI

CONTRO “CHI FA ABORTIRE LA VITA DEI GIOVANI E DELLE NOSTRE TERRE

 

LOCRI. = “Condanno nel più forte dei modi questa ripetuta violazione della santità della vita nella Locride. La condanno con la scomunica”: scrive così mons. Giancarlo Maria Bregantini, vescovo di Locri-Gerace, nella lettera inviata a tutti parroci della diocesi e che viene letta oggi in tutte le Chiese della Locride. “Quella stessa scomunica”, continua il presule, “che la Chiesa lancia contro chi pratica l’aborto, è ora doveroso, purtroppo, lanciarla contro coloro che fanno abortire la vita dei nostri giovani, uccidendo e sparando, e delle nostre terre, avvelenando i nostri campi”. Secondo mons. Bregantini, “questa grave sanzione giuridica ci aiuterà di certo a prendere sempre più coscienza del tanto male che ci avvolge, per poi saper reagire con fermezza e ulteriore impegno nel bene, nella difesa della vita, nella preghiera sempre più intensa per chi fa il male, nella formazione in parrocchia, seminando speranza nelle scuole, negli oratori, nei gruppi ecclesiali”. Infine, il presule ricorda a tutti che “è necessario risvegliare le nostre coscienze, perché mai si lascino abituare al male”. (I.P.)

 

 

“DIECIMILA PERSONE AL MESE RISCHIANO DI MORIRE DI FAME A CAUSA DELLA CARESTIA CHE HA INVESTITO IL CORNO D’AFRICA”: QUESTO L’ALLARME LANCIATO DALLA FAO, MENTRE L’ONU POTENZIA IL PIANO DI AIUTI UMANITARI

 

GINEVRA. = “La carestia che ha colpito il Corno d’Africa  potrebbe cominciare ad uccidere diecimila persone al mese entro breve tempo”. Questa la previsione allarmante formulata dalla FAO nel corso della conferenza stampa, tenutasi nei giorni scorsi a Ginevra. “Non sappiamo quante persone moriranno” ha dichiarato Graham Farmer, responsabile dell’organizzazione per la Somalia, “ma questo è il rischio contro cui stiamo combattendo” ha aggiunto. Si stima che oltre alle regioni centrali e meridionali della  Somalia, la siccità ha colpito territori dell’Etiopia, Eritrea, Kenya e Gibuti. Entro settembre, circa 900.000 persone dovranno affrontare una gravissima crisi alimentare. La carenza di cibo è particolarmente grave in Somalia dove la parte più colpita è il sud del Paese. Le comunità di pastori, a causa della grave situazione di siccità, sono minacciate da una seria crisi in termini di mancanza di cibo e di mezzi di sussistenza. In Kenya la perdita dei raccolti e la decimazione del bestiame, conseguenza della prolungata siccità, hanno portato ad una grave situazione di carestia e nelle zone più aride sono già state segnalate le prime vittime. A Gibuti le gravi condizioni di siccità hanno aggravato la condizione di insicurezza alimentare di molti pastori. Si stima che circa 150.000 persone, quasi un quinto della popolazione, dovranno fare i conti con la mancanza di cibo. E infine in Etiopia, nonostante le prospettive favorevoli della principale stagione produttiva giunta al momento della mietitura, è stata segnalata una grave carestia nelle zone rurali della parte orientale e meridionale del Paese. Le prime stime indicano che oltre un milione di persone dovrà fare i conti con la fame. Per far fronte all’emergenza, l’ONU ha potenziato il piano d’intervento, stanziando 327 milioni di dollari  per gli aiuti umanitari. (S.C.)

 

 

IN SUDAN, DOMANI AL VIA LA CAMPAGNA DELL’UNICEF

PER FAVORIRE IL RITORNO A SCUOLA DEI BAMBINI

 

JUBA. = Far sedere tra i banchi di scuola centinaia di migliaia di bambini del sud del Sudan, che non hanno mai potuto seguire le lezioni. Questo l’obiettivo della campagna “Ritorno a scuola” lanciata dall’UNICEF che mira a moltiplicare il numero di bambini iscritti alla scuola primaria. “L’istruzione è la chiave per la pace e la prosperità futura della regione, devastata da decenni di guerra civile”, ha spiegato il vicedirettore generale dell’UNICEF, Rima Salah, presentando l’iniziativa. Secondo il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia, solo il 22% di circa 2,2 milioni di bambini sudanesi in età scolare risulta iscritto alla scuola primaria e solo l’1% completa il primo ciclo di istruzione. Molte carenze riguardano anche il corpo docente: circa 8.600 maestri, per lo più volontari senza una formazione adeguata, coprono le esigenze di oltre 2mila scuole, mentre molti istituti scolastici consistono in poco più di una lavagna appoggiata ad un albero. (I.P.)

 

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

2 aprile 2006

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

          

Visita a sorpresa in Iraq del segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, e del ministro degli Esteri britannico, Jack Straw. I capi della diplomazia di Londra e Washington sono arrivati a Baghdad – ha rivelato la portavoce dell’ambasciata britannica nel Paese arabo – per discutere della formazione del nuovo governo con il premier ad interim, Ibrahim Al Jaafari, e il presidente, Jalal Talabani. A Baghdad, intanto, sei persone che stavano probabilmente confezionando un ordigno,  sono morte per l’improvvisa esplosione della bomba. L’esercito americano ha reso noto stamani, inoltre, che 4 soldati statunitensi sono rimasti uccisi in attacchi compiuti nei giorni scorsi nella turbolenta provincia sunnita di Al Anbar.

 

In Thailandia, l’apertura dei seggi per le elezioni politiche anticipate volute dal premier Thaksin Shinawatra, accusato di corruzione dall’opposizione, è stata sconvolta stamani da un triplice attentato dinamitardo che ha provocato il ferimento di almeno 9 persone. Gli attacchi sono stati condotti nella parte meridionale del Paese, a maggioranza musulmana, dove sono forti le tendenze separatiste. L’esito della consultazione appare comunque scontato: i partiti dell’opposizione hanno invitato, infatti, i loro sostenitori a boicottare il voto e lo schieramento del premier “Thai Love Thai”, attualmente al governo, concorre praticamente da solo. E’ difficilmente prevedibile, invece, la portata della vittoria della prima forza politica tailandese. Il primo ministro ha annunciato che si ritirerà se non otterrà almeno il 50 per cento delle preferenze.

 

Una bomba artigianale ha devastato un caseificio nel sudovest del Pakistan, provocando la morte di almeno 2 persone. Lo ha reso noto un funzionario del governo della provincia del Baluchistan. Secondo gli inquirenti, i responsabili dell'attentato sono i leader tribali locali che, negli ultimi mesi, hanno organizzato diversi attacchi contro edifici governativi nella zona. Le tribù chiedono un aumento delle “royalty” per le risorse estratte nella provincia.

 

Nelle Filippine, guerriglieri comunisti hanno ucciso a colpi di arma da fuoco l’ex capo della polizia di Milagros, nella provincia filippina di Masbate. Lo hanno annunciato le forze dell'ordine del Paese precisando che i ribelli hanno anche fatto esplodere tre mine in un villaggio vicino a Milagros. Le esplosioni hanno provocato il ferimento di un agente e di un miliziano. I guerriglieri hanno rivendicato entrambi gli attacchi.

 

Ennesimo attacco in Afghanistan: quattro poliziotti sono stati uccisi nel sud del Paese ad un posto di blocco da un ribelle talebano. Lo hanno reso noto le autorità di Kabul precisando che l’uomo, prima di assassinare gli agenti, ha cenato e dormito con i poliziotti nel loro alloggio.

 

In Israele, cominciano oggi le consultazioni del presidente Moshe Katsav con i rappresentanti dei partiti che hanno ottenuto seggi al Parlamento dopo le politiche dello scorso 28 marzo. I primi incontri sono previsti con esponenti di Kadima, la formazione di centro che ha vinto le elezioni, e con una delegazione del partito laburista, la seconda forza politica israeliana. Secondo la stampa dello Stato ebraico, tra i due schieramenti sono emerse divisioni, negli ultimi giorni, sulla nomina del ministro delle Finanze. Sul terreno, intanto, la polizia israeliana ha dichiarato di aver  sventato un doppio attentato kamikaze nel nord del Paese.

 

In Francia, la legge sulle uguali opportunità, che all’articolo 8 disciplina il Contratto di primo impiego (CPE), è stata pubblicata oggi sulla Gazzetta Ufficiale. Il presidente della repubblica, Jacques Chirac, aveva annunciato la promulgazione della legge venerdì ma aveva chiesto al governo di non applicarla, in attesa di discuterne i passaggi controversi. Per protestare contro il CPE, che consente il licenziamento senza giusta causa dei giovani con meno di 26 anni nei primi due anni, sono scesi in piazza nei giorni scorsi centinaia di migliaia di studenti.

 

“L'’imbarcazione affondata alcuni giorni fa al largo del Bahrein non era autorizzata ad effettuare crociere turistiche”. Lo ha detto il portavoce del ministero degli Interni del Paese asiatico. Il capitano, che non aveva la licenza, è attualmente trattenuto dall’autorità giudiziaria. Il battello non aveva i requisiti necessari per poter navigare e poteva essere utilizzato solo come ristorante galleggiante. Nell’incidente sono morte 57 persone, tra cui 21 indiani e 12 britannici.

 

“Le spese militari cinesi crescono rapidamente e senza trasparenza. Questa è una minaccia per i Paesi vicini”. Lo ha detto il ministro degli Esteri giapponese, Taro Aso, durante una trasmissione televisiva. Nel corso dello stesso programma, il portavoce del governo nipponico ha respinto l’offerta della Cina per un vertice tra i due Stati. Il governo di Pechino ha chiesto inoltre al primo ministro giapponese, Junichiro Koizumi, di smettere di visitare i sacrari che rievocano “il passato militarista” nipponico.

 

Sopravvivere con meno di 70 euro l’anno. Sono costretti a farlo più di 23 milioni di cinesi. Lo ha reso noto oggi il governo di Pechino, citato dall'agenzia di stampa “Xinhua”. Otre la metà dei cinesi poveri vive in zone montagnose e circa il 36 per cento non dispone di cibo sufficiente. Dopo l’India, la Cina è il secondo Paese del mondo con il più alto numero di cittadini poveri.

 

Si aggrava l’allarme inondazioni nell’Europa dell’Est, dove il livello dei fiumi è salito pericolosamente. Nella Repubblica Ceca, la piena della Morava ha fatto salire a 5 il bilancio dei morti. Le autorità ceche hanno decretato lo stato d’emergenza quasi 2000 persone sono state evacuate. A Budapest, il Danubio è di poco sotto al livello critico di 7 metri e per oggi è previsto un peggioramento della situazione. L’allarme è alto anche nell’est della Romania e nella Germania orientale, dove l’Elba continua a minacciare la città di Dresda.

 

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