RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 92 -
Testo della trasmissione di domenica 2
aprile 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
E’
sempre con noi: Giovanni Paolo II vive nel cuore dei fedeli. Un anno d’amore
per Karol Wojtyla
OGGI IN PRIMO PIANO:
Il
mondo della cultura italiana in lutto per la morte dello storico cattolico,
Giorgio Rumi
CHIESA E SOCIETA’:
Inizia domani in Sudan la campagna
dell’UNICEF per favorire il ritorno a scuola dei bambini
Il segretario di
Stato USA, Rice, a sorpresa a Baghdad con il ministro degli Esteri britannico,
Straw
2
aprile 2006
GIOVANNI
PAOLO II HA SEMPRE VISSUTO ANIMATO DALL’INDOMITO CORAGGIO
DELLA
FEDE: COSI’, ALL’ANGELUS, BENEDETTO XVI RICORDA GIOVANNI PAOLO II
NEL
PRIMO ANNIVERSARIO DELLA MORTE. DOPO LA RECITA DELLA PREGHIERA MARIANA, IL PAPA
LANCIA UN APPELLO PER LA PACE IN IRAQ E PREGA PER IL PICCOLO TOMMASO,
BARBARAMENTE UCCISO DAI SUOI RAPITORI
Giovanni Paolo
II “ha lasciato un segno profondo nella storia della Chiesa e dell’umanità”:
così, all’Angelus domenicale, Benedetto XVI ha sintetizzato la grandezza del
suo venerato predecessore, nel primo anniversario della morte. Il Papa ha
parlato ad una piazza San Pietro gremita di fedeli che hanno voluto dimostrare,
ancora una volta, l’affetto filiale che li lega a Karol Wojtyla. Tanti i
pellegrini venuti dalla Polonia per il loro amato Papa. Benedetto XVI ha quindi
dato appuntamento a stasera, quando il ritorno alla Casa del Padre di Papa
Giovanni Paolo verrà commemorato in una Veglia promossa dalla diocesi di Roma.
Dopo la recita della preghiera mariana, il Pontefice ha esortato tutti i
credenti a pregare e digiunare per la pace in Iraq. Infine, il Papa ha chiesto
di pregare per il piccolo Tommaso, il bambino italiano ucciso dai suoi
rapitori. Il servizio di Alessandro Gisotti:
**********
“Un
pellegrinaggio di fede, di amore e di speranza che ha lasciato un segno
profondo nella storia della Chiesa e dell’umanità”: con queste parole,
Benedetto XVI ha descritto le ultime ore della vita terrena di Giovanni Paolo
II. “La sua agonia e la sua morte – ha sottolineato – costituirono quasi un
prolungamento del Triduo Pasquale”. Il Papa ha ricordato le immagini
dell’ultima Via Crucis di Karol Wojtyla, seguita dalla sua “Cappella
privata, tenendo tra le mani una croce”. Poi, con la memoria è tornato al
giorno di Pasqua dell’anno scorso:
“Impartì la benedizione Urbi et Orbi senza poter
pronunciare parole, con il solo gesto della mano. E’ stata la benedizione più
sofferta e commovente, che ci ha lasciato come estrema testimonianza della sua
volontà di compiere il ministero fino alla fine. Giovanni Paolo II è morto così
come aveva sempre vissuto, animato dall’indomito coraggio della fede,
abbandonandosi in Dio e affidandosi a Maria Santissima”.
Ha così rammentato l’appuntamento della Veglia di stasera e
della messa in suffragio di domani in piazza San Pietro. Due momenti per
ricordare, assieme a Benedetto XVI, il grande Papa Wojtyla. Quindi, si è
soffermato sull’eredità lasciata dal Pontefice che ha “introdotto la Chiesa nel
Terzo Millennio”:
“La sua eredità è immensa, ma il messaggio del suo
lunghissimo pontificato si può ben riassumere nelle parole con le quali egli lo
volle inaugurare, qui in Piazza San Pietro, il 22 ottobre 1978: “Aprite, anzi,
spalancate le porte a Cristo!”. Questo indimenticabile appello, Giovanni Paolo
II l’ha incarnato con tutta la sua persona e tutta la sua missione di
Successore di Pietro, specialmente con il suo straordinario programma di viaggi
apostolici”.
Giovanni Paolo II, ha detto ancora, “ha annunciato sempre
Cristo, proponendolo a tutti, come aveva fatto il Concilio Vaticano II, quale
risposta alle attese dell’uomo, attese di libertà, di giustizia e di pace”. La
sua morte, ha detto ancora Benedetto XVI, è stata una “coerente testimonianza
di fede”. Fino all’ultimo si è donato agli altri:
“Negli ultimi anni, il Signore lo ha gradualmente spogliato
di tutto, per assimilarlo pienamente a Sé. E quando ormai non poteva più
viaggiare, e poi nemmeno camminare, e infine neppure parlare, il suo gesto, il
suo annuncio si è ridotto all’essenziale: al dono di se stesso fino
all’ultimo”.
Dopo l’Angelus, Benedetto XVI ha messo l’accento
sull’iniziativa per la pace in Iraq promossa dal Patriarca di Babilonia dei
Caldei, Emmanuel III Delly e dai vescovi iracheni. Un appello “che tocca il
nostro cuore”, affinché domani e dopodomani, tutti gli uomini di buona volontà
si “uniscano nella preghiera e nel digiuno per chiedere a Dio il dono della
pace e della concordia in Iraq e nel mondo intero”. Il Papa ha invitato tutti
ad aderire all’iniziativa dei fratelli di questo martoriato Paese. E’ poi
tornato a parlare di Giovanni Paolo II nel saluto ai fedeli polacchi, che hanno
accolto le parole di Benedetto XVI con un lungo applauso. “Rendiamo grazie a
Dio – ha detto il Pontefice – per l’opera” della vita di Papa Wojtyla e per
“ogni bene che ha recato alla Chiesa e al mondo”. Poi, con parole commosse ha rivolto
il pensiero al piccolo Tommaso, ucciso dai suoi rapitori:
“Siamo tutti colpiti dalla vicenda del piccolo Tommaso,
barbaramente ucciso. Preghiamo per lui e per tutte le vittime della violenza”.
Infine, il Papa ha dato appuntamento ai giovani per giovedì
prossimo in piazza San Pietro, all’incontro in vista della XXI GMG, che si
terrà a livello diocesano nella Domenica delle Palme.
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STASERA,
PROMOSSA
DALLA DIOCESI DI ROMA. DOMANI
DI GIOVANNI PAOLO II, CELEBRATA DA BENEDETTO
XVI. FIN DAL PRIMO MATTINO
MIGLIAIA DI FEDELI IN FILA PER RECARSI ALLA
TOMBA
DELL’AMATO PONTEFICE E RENDERGLI OMAGGIO
Fin dalle prime ore del mattino, Piazza San Pietro è
gremita di pellegrini, fedeli, giovani e famiglie che vogliono commemorare
Giovanni Paolo II. In tanti si preparano già alla Veglia di preghiera che avrà
inizio alle 20.30. La nostra emittente seguirà in diretta l’evento, con
commento in lingua italiana, sull’onda media di 585 kHz e sulla modulazione di
frequenza di 105 MHz. Alle 21 la recita del Rosario cui parteciperà Benedetto
XVI affacciandosi dalla finestra del suo studio. Alle 21.37, l’ora in cui
Giovanni Paolo II è tornato alla Casa del Padre, il Papa rivolgerà la sua
parola ai presenti ed impartirà
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Forte come la morte è l’amore: sembrano voler dire questo
coloro che raggiungono Piazza San Pietro. Vogliono rendere visibile quel ponte
che dalla terra li lega a Giovanni Paolo II: la fede. Persone di svariate
nazionalità che vogliono testimoniare di crederci profondamente, nei valori più
volte sottolineati da Karol Wojtyla. E stamani si è recato alla tomba di
Giovanni Paolo II pure il presidente della Repubblica Italiana, Carlo Azeglio
Ciampi, dove insieme alla moglie è rimasto a pregare per una decina di minuti.
Ma che cosa rappresenta questa giornata per i tanti pellegrini che si preparano
alla Veglia di stasera?
R. – La giornata di oggi è essenzialmente un ricordo. E’
un ricordo che, però, non è fine a se stesso, perché il vuoto lasciato da
Giovanni Paolo II si riempie di giorno in giorno con la sua immagine che ci
accompagna ancora.
D. – Che cosa ha lasciato Giovanni Paolo II lungo l’arco
di quest’anno che è trascorso ?
R. – La risposta è semplice: basta guardarsi attorno. Ha
lasciato un messaggio forte, con la sua malattia, con il suo dolore ha lasciato
un messaggio di speranza, un messaggio di fede molto grande. Ha testimoniato a
volte molto più con i suoi gesti, con il suo dolore, con il suo silenzio. E ci
ha dato tanto: ci ha dato la possibilità di sperare che la via per la santità è
aperta a tutti.
R. – Secondo me, questo anno di mancanza ha riavvicinato
moltissime persone alla Chiesa, alla fede.
D. – In fila, per andare alla tomba di Giovanni Paolo II …
R. – E’ un momento di preghiera, di pellegrinaggio e un
po’ di meditazione. Di ricordo …
D. – Che ricordi hai di lui?
R. – Ho visto dei filmati di quanto è stato eletto, quando
c’era la folla in Piazza San Pietro. Quella sera, quando è morto, che c’erano
tutti i “papaboys” qui in piazza, che facevano dei canti per lui …
D. – Insegnamenti particolari che ricorda, parole …
R. – L’amore …
R. – Ricordo bene l’ultima giornata quando l’ho visto
affacciarsi: era un gesto di Dio, portava la voce di Dio tra noi.
R. – E’ stato un Papa, secondo me, che ha cambiato la
storia in maniera totale, con il suo esempio di vita. Ha indicato alle persone
la strada da seguire. Credo che sia stato veramente un Papa mandato da Dio
perché il mondo potesse camminare sulle vie del Signore.
D. – Siete stati alla tomba di Giovanni Paolo II?
R. – Sì!
D. – Quali emozioni? Quali sensazioni?
R. – Molte cose, dentro, che senti, che vorresti
trasmettere al mondo intero …
R. – Mi è passata davanti tutta la sua vita, le parole
forti che ha detto, i suoi insegnamenti …
R. – Giovanni Paolo II, tre cose. La prima: “Quando sarà
elevato da terra, attirerò tutti a me”. La seconda: “è stato un uomo di
riconciliazione e di pace”. La terza: “l’umanità per tutto il mondo”.
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E’
SEMPRE CON NOI: GIOVANNI PAOLO II VIVE NEL CUORE DEI FEDELI.
UN
ANNO D’AMORE PER KAROL WOJTYLA
-
Servizio di Alessandro Gisotti -
E’
passato un anno da quando Giovanni Paolo II è tornato alla Casa del Padre. Ma
l’amore dei fedeli per il Papa, che ci ha insegnato a “non avere paura”, è
intatto. Forse ancora più intenso. Karol Wojtyla è sempre in mezzo a noi,
perché è vivo nel cuore di chi lo ha amato e continua ad amarlo come un padre.
Ripercorriamo questo anno d’amore per Papa Giovanni Paolo, nel servizio di
Alessandro Gisotti:
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(musica di Mons. Frisina, tratta dal
film Giovanni Paolo II)
Cosa cercano? Cosa cercano quelle migliaia di persone che
ogni giorno si mettono in fila per soffermarsi qualche istante dinanzi alla
tomba di Giovanni Paolo II? Quando, nei giorni successivi alla morte di Karol
Wojtyla, una moltitudine come mai prima nella storia si era raccolta a Roma per
dare l’ultimo abbraccio al “Papa venuto da lontano” qualcuno aveva parlato di
folle convenute sull’onda dell’emozione. E’ passato un anno. E non c’è stato
giorno di questo anno che non abbia visto donne e uomini di ogni età, provenienti
dai quattro angoli del pianeta, raccogliersi in preghiera al sepolcro di
Giovanni Paolo II. Nei biglietti lasciati sulla tomba, il grazie di chi lo ha
amato come un padre:
“La tua benedizione muta in questi tempi di chiasso è
stata un gesto profetico di potenza straordinaria. Mi hai avvicinato a Dio.
Perdonami quando non ti capivo…”.
“Amato Papa Giovanni Paolo II, credo che tu guardando dal
Cielo i tanti bambini che soffrono sulla terra, porterai al Padre le loro
lacrime e farai di tutto per aiutarli”.
“Fammi essere buono, Santo Padre! Dammi un po’ di gioia che tanto
desidero. Benedici la mia anima: tu sai chi sono e cosa desidero, perché tu sei
un Santo!”.
(scritti tratti dal libro “Lasciatemi andare”)
“Santo, Santo
subito!” Risuona ancora adesso la vibrante invocazione levatasi da Piazza San
Pietro alle esequie di Papa Wojtyla, l’8 aprile scorso. Chi celebrò quei
funerali, l’amico fidato che pochi giorni dopo gli sarebbe succeduto alla Cattedra
di Pietro, avrà certo avuto nel cuore quel grido del popolo di Dio, quando a
San Giovanni in Laterano pronunciò, emozionato, queste parole:
Summus Pontifex
Benedictus XVI dispensavit a tempore quinque annorum exspectationis post mortem
Servi Dei Ioannis Pauli II, Summi Pontificis… (applausi)
E’ il 13 maggio del 2005: Benedetto XVI annuncia
l’apertura della Causa di Beatificazione di Giovanni Paolo II, il Papa che i
fedeli già chiamano Santo. Santo perché si è chinato sulle sofferenze di ogni
uomo. E all’uomo “via della Chiesa”, come lo definì nella sua prima Enciclica, Redemptor Hominis, ha dedicato tutto il
suo lungo Pontificato. Ha ascoltato gli ultimi tra gli ultimi. Ha percorso le
vie del mondo per annunciare il Vangelo della Salvezza, il Vangelo della
Speranza. In ogni uomo, Giovanni Paolo II ha visto Cristo. Di fronte ai mali
dell’umanità, non è rimasto in silenzio:
“E
ancora mi rivolgo a tutti gli uomini, ad ogni uomo. E con quale venerazione
l’apostolo di Cristo deve pronunciare questa parola: uomo!”
“Dopo tante sofferenze, avete il
diritto di vivere nella pace. I colpevoli che portano sulle loro coscienze
tante vittime umane debbono capire che non si permette di uccidere gli innocenti!
Dio ha detto una volta: non uccidere!”
Con il passare degli anni, la malattia ha intaccato le
forze del corpo. Ma nulla ha potuto contro la forza dello spirito di Karol
Wojtyla. Certo, i movimenti sono diventati sempre più rigidi, la voce si è
incrinata fino a farsi un sussurro dell’anima. Ma il messaggio è divenuto, se
possibile, ancora più forte:
“ Nell’odierna
società, una certa cultura considera la persona ammalata al pari di un fastidioso
ostacolo, non riconoscendo l’apporto prezioso che essa reca, sul piano
spirituale, alla comunità. E’ necessario ed urgente riscoprire il valore della
Croce condivisa con Cristo!”
Nei giorni più luminosi del Pontificato di Giovanni Paolo
II, quelli della sofferenza ultima nel passaggio dalla vita alla Vita, tanti
che avevano perso la fede l’hanno ritrovata. In quel tempo di grazia, il vento
dello Spirito è sembrato spirare più forte. Queste conversioni all’amore di
Gesù sono “miracoli” che non saranno valutati nella Causa di Beatificazione. Ma
sono il segno che i semi gettati dal Papa innamorato dell’essere umano hanno
dato molto frutto. Così, ancora adesso, dalla “finestra della Casa del Padre”,
Giovanni Paolo II ci vede, ci benedice e continua ad indicarci la Via, che è
Vita e Verità:
“E’ Gesù che cercate
quando sognate la felicità; è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di
quello che trovate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae!”
(musica)
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2 aprile 2006
LA
POLONIA RICORDA CON COMMOZIONE IL SUO PAPA:
STAMANI,
NEL SANTUARIO DELLA DIVINA MISERICORDIA A CRACOVIA,
IL
CULMINE DELLE CELEBRAZIONI CON LA MESSA
CELEBRATA
DAL CARDINALE STANISLAW DZIWISZ
Il primo anniversario della morte di Giovanni Paolo II è
stato ricordato in una maniera speciale a Cracovia, dove stamattina migliaia di
persone hanno partecipato alla Messa solenne nel Santuario della Divina
Misericordia. L’ha celebrata il nunzio apostolico, mons. Jòzef Kowalczyk, con
il cardinale Stanislaw Dziwisz che ha tenuto l’omelia. Il servizio è di Andrea
Sarubbi:
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Pioggia e vento non hanno fermato l’amore: l’amore di una
città per il suo vescovo, di un Paese intero per il suo Papa. Una processione
continua, silenziosa, che ha riempito presto il santuario e il sagrato. Uomini
e donne, anziani e bambini, con al petto una coccarda bianca per testimoniare
che il 2 aprile, in Polonia, non sarà più un giorno come gli altri.
Giovanni Paolo II – ha ricordato stamattina il cardinale
Dziwisz – era interiormente pronto a morire, e non solo negli ultimi anni. Lo
testimoniano i passaggi del suo testamento, che l’ex segretario del Pontefice
ha riletto ai fedeli. Tra questi, le parole scritte poco prima dell’attentato
definito da don Stanislao “l’inizio della Via Crucis di Papa Wojtyla”. “Una Via
Crucis – ha aggiunto – vissuta nella prospettiva di dare senso alla sofferenza
e alla morte e terminata nel tempo pasquale come se la Provvidenza – ha
concluso – volesse aiutarci a vivere la Pasqua di Cristo nel nostro cuore”.
I documenti della Causa di Beatificazione e
Canonizzazione, intanto, sono in partenza per Roma. La fase rogatoriale del
processo diocesano si è chiusa solennemente ieri sera con una emozionante
celebrazione nella cattedrale del Wawel. “Un gioioso ‘Te Deum’”, l’ha definita
l’arcivescovo di Cracovia che ancora una volta ha sottolineato la capacità di Karol
Wojtyla di spalancare le porte a Cristo fin dall’infanzia, prima ancora di invitare
gli altri a fare lo stesso. Per questo – ha aggiunto – pur ringraziando i
numerosi testimoni della Causa, la testimonianza più convincente rimarrà sempre
quella offerta dalla sua vita.
E il gioioso “Te Deum” in serata è proseguito anche fuori
dalla cattedrale, con la Veglia di preghiera, per il terzo giorno consecutivo,
sotto la finestra dell’arcivescovado, dove Giovanni Paolo II si affacciava per
incontrare i giovani. Proprio qui, stasera, si concluderà la Via Crucis che
partirà alle 20 dalla Collegiata di Sant’Anna. Dopo la fiaccolata, alle 21.37,
la campana di Sigismondo ricorderà solennemente la morte di Papa Wojtyla. Poi,
in collegamento con Piazza San Pietro, la recita del Rosario e l’ascolto delle
parole di Benedetto XVI.
Da Cracovia, Andrea Sarubbi, per la Radio Vaticana.
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TESTIMONE
DI UNA FEDE INCROLLABILE SINO AL TERMINE
DELLA
SUA VITA TERRENA: IL MEDICO DEL PAPA, RENATO BUZZONETTI,
RICORDA
IL RAPPORTO TRA KAROL WOJTYLA E LA SOFFERENZA
“Nella
sofferenza si nasconde una particolare forza che avvicina interiormente l’uomo
a Cristo”: è un passo della Salvifici Doloris, la Lettera Apostolica che
Giovanni Paolo II dedicò, nel 1984, al senso cristiano della sofferenza umana. “Allorché questo corpo è profondamente malato, totalmente inabile e
l’uomo è quasi incapace di vivere e di agire – si legge ancora nel documento –
tanto più si mettono in evidenza l'interiore maturità e grandezza
spirituale, costituendo una commovente lezione per gli uomini sani e
normali”. Parole profetiche, che sembrano quasi anticipare quanto Giovanni
Paolo II testimoniò al mondo negli ultimi anni del suo Pontificato. La
sofferenza è certamente tra gli aspetti caratterizzanti della vita e del
magistero del Papa polacco. Un rapporto, quello tra Karol Wojtyla e il dolore,
sul quale si sofferma il prof. Renato Buzzonetti, medico personale di Giovanni
Paolo II, intervistato da Tiziana Campisi:
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R. – Se è vero che il medico conosce la morte e deve,
quanto più possibile, aiutare l’uomo a varcare questa soglia misteriosa, io ho
sempre detto che assistere alla morte di un uomo fa sfiorare il mistero di Dio
perchè in effetti la morte di una creatura umana, in qualche maniera, è un’icona
della passione e della morte del Signore. Però stare accanto ad un Papa che
muore è qualcosa di più perché - io ne ho la sensazione quasi fisica - è la
morte di un uomo che lascia le chiavi del Regno dei Cieli, quelle chiavi di cui
tutti abbiamo fatto tesoro e si presenta veramente povero al giudizio di Dio e
a quello di tutta la Chiesa. Chi ha toccato il corpo del Papa morente ha
toccato le sue piaghe che c’erano, di queste piaghe nessuno ha mai parlato, ma
c’erano anche le piaghe vere, quelle che sanguinano, e non perché ci fossero
fenomeni misteriosi.. erano fenomeni puramente medici, ma c’erano le piaghe e
quindi il dolore delle piaghe. Chi ha ascoltato le sue ultime parole biascicate
in polacco, porta dentro di sé un’esperienza che non si può cancellare ma nemmeno
troppo facilmente comunicare agli altri.
D. – Che tipo di paziente era Giovanni Paolo II?
R. – Era un paziente buono, si faceva visitare,
collaborava, raccontava con esattezza i suoi disturbi, anzi era molto attento e
vigile sui suoi malesseri piccoli e grandi perché voleva guarire presto e
voleva aiutare il medico a trovare il bandolo della matassa dei suoi disturbi.
Certo, come tutti i malati, non amava le iniezioni endovenose, però il resto
della terapia, che poi è anche quella più pesante, più difficile da sopportare,
lo accettò senza fare difficoltà fino alla tracheotomia. Si fece spiegare da me
in cosa consistesse e quale era lo scopo, e dopo qualche minuto di riflessione
e di silenzio diede il suo benestare.
D. – Che cosa invece lei ha imparato da Karol Wojtyla?
R. – Anzitutto a fare meglio il medico, cioè a ricordarmi
che ogni malato ha gli stessi privilegi e diritti che può aver un Papa, nel
senso che dinnanzi al medico, tutti i malati, i più poveri, i più dimenticati,
sono anch’essi fratelli miei e figli di Dio. La sostanza è che il medico serve
l’uomo, questo ho imparato. Poi dal Papa Giovanni Paolo ho appreso il suo
grande spirito di fede, questa fede di acciaio che lo ha sostenuto in tutta la
vita nei capitoli che ci hanno raccontato i libri, i film… questa fede
veramente incrollabile che lo portava ad accettare e sopportare, non solo il
male fisico, ma anche la difficoltà di un ministero estremamente impegnativo e
anche rischioso.
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DOLORE
E COSTERNAZIONE IN ITALIA PER L’UCCISIONE DEL PICCOLO TOMMASO,
RAPITO
UN MESE FA. IL CORPO DEL BAMBINO RITROVATO
DOPO
LA CONFESSIONE DI UNO DEI RAPITORI
-
Intervista con don Giacomo Spini -
In Italia, sgomento e dolore per
l’uccisione del piccolo Tommaso Onofri, rapito lo scorso 2 marzo nei pressi di
Parma. Il corpo del bambino è stato trovato ieri
sera vicino ad un casolare abbandonato, dopo la confessione di uno degli indagati
per il sequestro, Mario Alessi. “L’ho ucciso – avrebbe
rivelato l’uomo – perché non sopportavo il suo pianto”. Dopo aver
appreso la terribile notizia, il presidente della Repubblica italiana, Carlo
Azeglio Ciampi, ha espresso il suo profondo cordoglio alla famiglia del
bambino. “La vita è sacra – ha detto Ciampi – e lo è ancor di più quella dei
bambini”. E in molti hanno espresso, stamani, vicinanza e solidarietà ai
genitori. Ascoltiamo, al microfono di Amedeo Lomonaco, il parroco di
Sant’Andrea in Antognano a Parma, don Giacomo Spini, che proprio un anno fa, il
2 aprile del 2005, aveva battezzato il piccolo Tommaso:
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R. – Questa mattina ho incontrato i genitori di Tommaso.
Stanno vivendo un momento difficilissimo. Ieri sera, alle sette, salutandoli,
ci siamo detti: ‘E’ questione di momenti, questione di ore: domani facciamo
festa’. Poco dopo, invece, è arrivata la tragica notizia e di conseguenza si
può capire cosa stiano vivendo quest’oggi.
D. – Quali tracce lascia la tragica morte di Tommaso negli
uomini di una società come quella moderna, e nei cristiani?
R. – Quanti interrogativi, quanto sgomento… Si è tutti
smarriti, si è tutti disorientati. Per chi ha il dono della fede, c’è questa
possibilità di alzare lo sguardo a Cristo crocifisso, all’Innocente che è stato
crocifisso…
D. – E poi, dal punto di vista cristiano, si deve anche
perdonare un atto comunque disumano, come quello dell’omicidio del piccolo
Tommaso …
R. – E’ l’interrogativo un po’ di tutti… E’ stato
l’interrogativo che ho raccolto dalle labbra dei genitori di Tommaso questa
mattina. Credo che prima ci sia bisogno davvero di tutto un cammino, in queste
persone, colpevoli di così gravi fatti, che li portino a rendersi consapevoli,
a prendere coscienza di quale grave colpa abbiano commesso. E poi, sì: il coraggio
del perdono. Gesù, dall’alto della Croce, ha detto: ‘Perdona loro perché non
sanno quello che fanno’!
D. – Don Giacomo Spini, lei un anno fa ha battezzato
Tommaso. Oggi Tommaso è un angelo …
R. – Sì, un anno fa, con solennità, con gioia, ho
pronunciato le parole: “Tommaso, ti battezzo nel nome del Padre, del Figlio,
dello Spirito Santo”. E oggi con tristezza profonda, però anche con speranza,
mi posso rivolgere a Tommaso che, appunto, adesso è un angelo. E allora:
Tommaso, veglia sui tuoi genitori, sui tuoi familiari; veglia su tutti i
piccoli, gli innocenti. E veglia anche su tutta l’umanità. Aiutaci a recuperare
il valore dell’innocenza, aiutaci a recuperare i valori veri della vita …
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IL
MONDO DELLA CULTURA ITALIANA IN LUTTO
PER LA
MORTE DELLO STORICO CATTOLICO, GIORGIO RUMI
Il mondo della cultura piange la scomparsa del prof.
Giorgio Rumi, figura di spicco tra gli intellettuali cattolici italiani. Lo
studioso si è spento giovedì a Milano, all’età di 68 anni, ma i famigliari
hanno voluto mantenere, per due giorni, uno stretto riserbo sulla notizia della
morte. Ieri i funerali, in forma privata, a Dongo, comune di origine della famiglia.
Ricordiamo la figura di Giorgio Rumi nel servizio di Alessandro Gisotti:
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Un “cristiano sapiente, coraggioso e fedele”: così il
cardinale vicario Camillo Ruini definisce il prof. Giorgio Rumi, in un
messaggio letto durante le esequie. Colleghi ed amici lo ricordano come maestro
di storia e di virtù civica. Dal 1977 ordinario di Storia contemporanea
all’Università di Milano, Rumi era editorialista dell’Osservatore Romano. Lo
storico, che formò generazioni di giovani che hanno poi fatto strada nel
giornalismo e nel mondo accademico, era particolarmente stimato per la capacità
di dialogo con esponenti di diverse correnti di pensiero. Tanti i libri
pubblicati dal prof. Rumi, tra cui ricordiamo un volume dedicato a Gioberti e,
da ultimo, nel 2000, a don Carlo Gnocchi. Numerosi i suoi interventi alla
nostra emittente, che ha potuto apprezzare le sue lucide analisi sui temi
dell’attualità internazionale e sulla vita della Chiesa. Ecco il suo ricordo di
Giovanni Paolo II, in un’intervista realizzata l’anno scorso dopo la morte di
Papa Wojtyla:
R. - Troppo
spesso leggiamo sui giornali commenti sul fatto che il Papa sia stato progressista
o conservatore: cosa che, secondo me, non è pertinente. Invece qui il problema
è di un uomo, Karol Wojtyla, che avendo avuto una vita basata sul coraggio, sul
sacrificio, sull’impegno, sulla lotta, ha continuato così anche da Papa. Quel
“non abbiate paura” rimandava al fatto di “io non ho paura, venite con me”.
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STAMANI,
AL CARCERE ROMANO DI REGINA COELI,
UN CONCERTO PER RICORDARE L’OPERA DI GIOVANNI PAOLO II IN FAVORE DEGLI ULTIMI
DELLA TERRA:
- Intervista a Ernesto Olivero -
E’
stato eseguito questa mattina, nel carcere romano di Regina Coeli, alla
presenza di esponenti della comunità ebraica e islamica, un “Concerto della
Riconoscenza” dedicato a Giovanni Paolo II. E’ la riconoscenza del mondo degli
ultimi e dei poveri che nell’opera musicale Dal
basso della terra su musiche di Mauro Tabasso e liriche di Ernesto Olivero,
fondatore del SERMIG, trovano voce, attenzione e solidarietà. Il servizio è di
Luca Pellegrini:
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“Per
questo Pontefice ci voleva qualcosa di diverso dalle composizioni della tradizione
classica, qualcosa di semplice che arrivasse subito al suo cuore e lo aprisse
alla nostra umanità fatta di quella gente comune che, nei silenzi, fa storia”.
Con queste parole Mauro Tabasso descrive la sua opera musicale, Dal basso
della terra, tornata a suscitare questa mattina forti emozioni non solo per
le musiche ed i testi utilizzati, ma per il luogo ove ha trovato nuova vita,
ossia il carcere romano di Regina Coeli. Una composizione “semplice”,
dunque, ma toccante per ritmi, colori, strumenti e voci, provenienti dalle tradizioni
musicali di diversi Paesi del mondo, quelli visitati dal Papa come pellegrino
di pace e di speranza. Le liriche, invece, che emergono dalla terra e dalla
vita, sono state scritte da Ernesto Olivero, il quale così ricorda la genesi ed
i contenuti dell’opera:
R. –
Prima di tutto è un concerto di riconoscenza per Giovanni Paolo II che è stato
amico di tantissimi. Sono felice di pensare che tantissima gente in giro per il
mondo dica: “Giovanni Paolo II era nostro amico”. Mentre era in vita il Santo
Padre, io gli avevo promesso che gli avremmo dedicato un’opera musicale e lui
sorridendo mi disse: “Ma fai anche il musicista”? Io risposi: “No, io farò i
testi e allora lui mi disse: “Quando avrai i testi, me li farai vedere e se
vanno bene lì autorizzerò io stesso”. Il Santo Padre il 21 novembre del 2002
mise la sua firma sui testi. Inoltre fece in tempo a sentirne un po’ durante i
suoi ricoveri al Gemelli. Noi, però, avevamo questo debito di riconoscenza e
abbiamo deciso di attuarlo il 2 aprile, ad un anno dalla sua scomparsa. Il tema
dell’opera è il “basso della terra” perché i testi li ho tirati fuori
dall’immondizia della vita, dalle favelas, dalle carceri più infami in giro per
il mondo, da certe stragi che abbiamo visto, da tante guerre in cui siamo stati
coinvolti. Quindi, i testi hanno un po’ il sapore della nostra esperienza e abbiamo
deciso di fare questo concerto al carcere Regina Coeli perché era stato
visitato da lui e poi esprime un’attenzione particolare per il mondo che
soffre.
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2 aprile 2006
DALL’AUSTRALIA
AL CONGO ALLA CINA, IN TUTTO IL MONDO SONO MOLTISSIME
LE
MESSE IN SUFFRAGIO, GLI INCONTRI DI PREGHIERA E LE INIZIATIVE CULTURALI
PER RICORDARE
PAPA WOJTYLA AD UN ANNO DALLA SUA MORTE
- A cura
di Isabella Piro -
ROMA. = 2
aprile 2005 – 2 aprile 2006: è passato un anno dalla scomparsa del Santo Padre
Giovanni Paolo II ed oggi tutto il mondo si ferma per ricordarlo. Ecco le
principali iniziative che si svolgeranno per tutta la giornata odierna, come
riportato dall’agenzia Fides: in Australia, moltissime chiese ospiteranno
incontri di preghiera, conferenze, dibattiti e proiezioni di filmati sulla vita
di Papa Wojtyla. “Quest’anno”, ha detto l’arcivescovo di Melbourne, mons. Denis
Hart, “l’anniver-sario della morte di Giovanni Paolo II giunge mentre
GIOVANNI
PAOLO II UOMO DI PREGHIERA E DI DOLORE NELLA PAROLA
DEL
CARDINALE AGOSTINO VALLINI ALLA MESSA DI IERI POMERIGGIO
NELLA
BASILICA ROMANA DI SAN LORENZO IN DAMASO,
NEL
PRIMO ANNIVERSARIO DELLA SCOMPARSA DEL GRANDE PONTEFICE
- A cura di Giovanni Peduto -
ROMA. = Una folla commossa e orante si è raccolta ieri
pomeriggio nella Basilica romana di San Lorenzo in Damaso attorno al cardinale
Agostino Vallini, prefetto del Tribunale della Segnatura Apostolica, nella
celebrazione della Santa Messa a un anno dal passaggio alla casa del Padre del
compianto Pontefice Giovanni Paolo II. Risaltava fra gli astanti il folto
gruppo di Suore dell’Ordine del Santissimo Salvatore di Santa Brigida, assieme
all’abbadessa generale madre Tekla Famiglietti, le quali hanno la casa
generalizia proprio nella parrocchia di San Lorenzo in Damaso. All’omelia il
cardinale Vallini ha tratteggiato la figura di Giovanni Paolo II quale fulgido
modello di discepolo del Signore e singolare icona del Crocifisso soprattutto
negli ultimi anni della sua vita. La sofferenza lo aveva accompagnato fin da
fanciullo – ha rilevato il porporato – privandolo dell’affetto della mamma, poi
del fratello e del padre; testimone dei dolori immani della Seconda Guerra Modiale,
ne ha portato il peso nella sua anima di sacerdote e di vescovo; e da Papa, a
partire del 13 maggio
LOCRI:
OGGI IN TUTTA
LA CONDANNA
ARRIVA DAL VESCOVO GIANCARLO MARIA BREGANTINI
CONTRO
“CHI FA ABORTIRE
LOCRI. = “Condanno nel più
forte dei modi questa ripetuta violazione della santità della vita nella
Locride. La condanno con la scomunica”: scrive così mons. Giancarlo Maria
Bregantini, vescovo di Locri-Gerace, nella lettera inviata a tutti parroci
della diocesi e che viene letta oggi in tutte le Chiese della Locride. “Quella
stessa scomunica”, continua il presule, “che
“DIECIMILA PERSONE AL MESE RISCHIANO DI MORIRE DI FAME A
CAUSA DELLA CARESTIA CHE HA INVESTITO IL CORNO D’AFRICA”: QUESTO L’ALLARME
LANCIATO DALLA FAO, MENTRE L’ONU POTENZIA IL PIANO DI AIUTI UMANITARI
GINEVRA. = “La carestia che ha colpito il Corno
d’Africa potrebbe cominciare ad uccidere
diecimila persone al mese entro breve tempo”. Questa la previsione allarmante
formulata dalla FAO nel corso della conferenza stampa, tenutasi nei giorni
scorsi a Ginevra. “Non sappiamo quante persone moriranno” ha dichiarato Graham
Farmer, responsabile dell’organizzazione per
IN
SUDAN, DOMANI AL VIA
PER
FAVORIRE IL RITORNO A SCUOLA DEI BAMBINI
JUBA. = Far sedere tra i banchi di scuola
centinaia di migliaia di bambini del sud del Sudan, che non hanno mai potuto
seguire le lezioni. Questo l’obiettivo della campagna “Ritorno a scuola”
lanciata dall’UNICEF che mira a moltiplicare il numero di bambini iscritti alla
scuola primaria. “L’istruzione è la chiave per la pace e la prosperità futura
della regione, devastata da decenni di guerra civile”, ha spiegato il
vicedirettore generale dell’UNICEF, Rima Salah, presentando l’iniziativa.
Secondo il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia, solo il 22% di circa 2,2
milioni di bambini sudanesi in età scolare risulta iscritto alla scuola
primaria e solo l’1% completa il primo ciclo di istruzione. Molte carenze
riguardano anche il corpo docente: circa 8.600 maestri, per lo più volontari
senza una formazione adeguata, coprono le esigenze di oltre 2mila scuole,
mentre molti istituti scolastici consistono in poco più di una lavagna
appoggiata ad un albero. (I.P.)
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2 aprile 2006
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Visita a sorpresa in Iraq del segretario di Stato
americano, Condoleezza Rice, e del ministro degli Esteri britannico, Jack
Straw. I capi della diplomazia di Londra e Washington
sono arrivati a Baghdad – ha rivelato la portavoce dell’ambasciata britannica
nel Paese arabo – per discutere della formazione del nuovo governo con il
premier ad interim, Ibrahim Al Jaafari, e il presidente, Jalal Talabani. A Baghdad,
intanto, sei persone che stavano probabilmente confezionando un ordigno, sono morte per l’improvvisa esplosione della
bomba. L’esercito americano ha reso noto stamani, inoltre, che 4 soldati
statunitensi sono rimasti uccisi in attacchi compiuti nei giorni scorsi nella
turbolenta provincia sunnita di Al Anbar.
In Thailandia,
l’apertura dei seggi per le elezioni politiche anticipate volute dal premier
Thaksin Shinawatra, accusato di corruzione dall’opposizione, è stata sconvolta
stamani da un triplice attentato dinamitardo che ha provocato il ferimento di
almeno 9 persone. Gli attacchi sono stati condotti nella parte meridionale del
Paese, a maggioranza musulmana, dove sono forti le tendenze separatiste.
L’esito della consultazione appare comunque scontato: i partiti
dell’opposizione hanno invitato, infatti, i loro sostenitori a boicottare il
voto e lo schieramento del premier “Thai
Love Thai”, attualmente al governo, concorre praticamente da solo. E’
difficilmente prevedibile, invece, la portata della vittoria della prima forza
politica tailandese. Il primo ministro ha annunciato che si ritirerà se non otterrà
almeno il 50 per cento delle preferenze.
Una bomba artigianale ha devastato un
caseificio nel sudovest del Pakistan, provocando la morte di almeno 2 persone.
Lo ha reso noto un funzionario del governo della provincia del Baluchistan.
Secondo gli inquirenti, i responsabili dell'attentato sono i leader tribali locali
che, negli ultimi mesi, hanno organizzato diversi attacchi contro edifici governativi
nella zona. Le tribù chiedono un aumento delle “royalty” per le risorse
estratte nella provincia.
Nelle Filippine, guerriglieri
comunisti hanno ucciso a colpi di arma da fuoco l’ex capo della polizia di
Milagros, nella provincia filippina di Masbate. Lo hanno annunciato le forze dell'ordine
del Paese precisando che i ribelli hanno anche fatto esplodere tre mine in un
villaggio vicino a Milagros. Le esplosioni hanno provocato il ferimento di un
agente e di un miliziano. I guerriglieri hanno rivendicato entrambi gli
attacchi.
Ennesimo attacco in
Afghanistan: quattro poliziotti sono stati uccisi nel sud del Paese ad un posto
di blocco da un ribelle talebano. Lo hanno reso noto le autorità di Kabul precisando
che l’uomo, prima di assassinare gli agenti, ha cenato e dormito con i poliziotti
nel loro alloggio.
In Israele, cominciano oggi le consultazioni
del presidente Moshe Katsav con i rappresentanti dei partiti che hanno ottenuto
seggi al Parlamento dopo le politiche dello scorso 28 marzo. I primi incontri
sono previsti con esponenti di Kadima, la formazione di centro che ha vinto le
elezioni, e con una delegazione del partito laburista, la seconda forza
politica israeliana. Secondo la stampa dello Stato ebraico, tra i due
schieramenti sono emerse divisioni, negli ultimi giorni, sulla nomina del
ministro delle Finanze. Sul terreno, intanto, la polizia israeliana ha
dichiarato di aver sventato un doppio
attentato kamikaze nel nord del Paese.
In Francia, la legge sulle uguali opportunità,
che all’articolo 8 disciplina il Contratto di primo impiego (CPE), è stata
pubblicata oggi sulla Gazzetta Ufficiale. Il presidente della repubblica,
Jacques Chirac, aveva annunciato la promulgazione della legge venerdì ma aveva
chiesto al governo di non applicarla, in attesa di discuterne i passaggi
controversi. Per protestare contro il CPE, che consente il licenziamento senza
giusta causa dei giovani con meno di 26 anni nei primi due anni, sono scesi in
piazza nei giorni scorsi centinaia di migliaia di studenti.
“L'’imbarcazione affondata alcuni giorni fa al largo del
Bahrein non era autorizzata ad effettuare crociere turistiche”. Lo ha detto il
portavoce del ministero degli Interni del Paese asiatico. Il capitano, che non
aveva la licenza, è attualmente trattenuto dall’autorità giudiziaria. Il
battello non aveva i requisiti necessari per poter navigare e poteva essere utilizzato
solo come ristorante galleggiante. Nell’incidente sono morte 57 persone, tra
cui 21 indiani e 12 britannici.
“Le spese militari cinesi crescono rapidamente e senza
trasparenza. Questa è una minaccia per i Paesi vicini”. Lo ha detto il ministro
degli Esteri giapponese, Taro Aso, durante una trasmissione televisiva. Nel
corso dello stesso programma, il portavoce del governo nipponico ha respinto
l’offerta della Cina per un vertice tra i due Stati. Il governo di Pechino ha
chiesto inoltre al primo ministro giapponese, Junichiro Koizumi, di smettere di visitare
i sacrari che rievocano “il passato militarista” nipponico.
Sopravvivere con meno di 70 euro l’anno. Sono
costretti a farlo più di 23 milioni di cinesi. Lo ha reso noto oggi il governo
di Pechino, citato dall'agenzia di stampa “Xinhua”. Otre la metà dei cinesi
poveri vive in zone montagnose e circa il 36 per cento non dispone di cibo
sufficiente. Dopo l’India, la Cina è il secondo Paese del mondo con il più alto
numero di cittadini poveri.
Si aggrava l’allarme inondazioni nell’Europa dell’Est,
dove il livello dei fiumi è salito pericolosamente. Nella Repubblica Ceca, la
piena della Morava ha fatto salire a 5 il bilancio dei morti. Le autorità ceche
hanno decretato lo stato d’emergenza quasi 2000 persone sono state evacuate. A
Budapest, il Danubio è di poco sotto al livello critico di 7 metri e per oggi è
previsto un peggioramento della situazione. L’allarme è alto anche nell’est della
Romania e nella Germania orientale, dove l’Elba continua a minacciare la città
di Dresda.
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