RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 91 - Testo della trasmissione di sabato 1 aprile 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Il
Papa riceve i Reali del Belgio
OGGI IN PRIMO PIANO:
Il
Vangelo di domani: il commento di p. Marko Ivan Rupnik
CHIESA E SOCIETA’:
La Chiesa messicana
chiede agli Stati Uniti una legge sull’emigrazione che rispetti i diritti umani
Appello dei leader religiosi
iracheni per la
ricostruzione dell’Iraq
Gli Stati Uniti offrono aiuti all’Iran, dopo il
terremoto che ha causato ieri almeno 70 morti
Ancora scontri in Francia dopo il discorso di ieri
sera di Chirac sul Contratto di primo impiego:
arrestate almeno 100 persone
La Thailandia al voto senza le opposizioni, che
accusano il premier di corruzione
1
aprile 2006
MAI SACRIFICARE L’UOMO A SCIENZA E TECNICA:
COSI’
BENEDETTO XVI AI PARTECIPANTI AL SEMINARIO, IN VATICANO,
DEDICATO
AL RUOLO DELLE UNIVERSITA’. L’OBIETTIVO PER IL FUTURO:
“AIUTARE L’EUROPA A CONSERVARE LA SUA ANIMA”
“L’essere umano non può mai essere
sacrificato ai successi della scienza e della tecnica”: è una delle riflessioni
di Benedetto XVI nel discorso ai partecipanti al Seminario sul tema “Il
patrimonio culturale e i valori delle Università europee come base per
l’attrattività dello ‘Spazio Europeo di Istruzione Superiore’”. L’incontro, in Vaticano, è
stato organizzato in collaborazione con la Conferenza dei Rettori delle
Pontificie Università, con la Pontificia Accademia delle Scienze, con
l’UNESCO-CEPES, con il Consiglio d’Europa e con il patrocinio della
Commis-sione Europea. Hanno aderito esponenti del mondo universitario provenienti
da oltre 50 Paesi, guidati stamane dal cardinale Zenon Grocholewski, prefetto
della Congregazione per l’Educazione Cattolica. Il servizio di Fausta Speranza:
**********
L’uomo è capolavoro della
Creazione, – ricorda il Papa – illustrando i punti fermi della visione
cristiana, in una fase in cui è “fondamentale” la questione antropologica. Al
mondo accademico il Papa dice che ogni realtà culturale ha un passato e un
futuro fatto di progetti, per poi sottolineare che “si tratta di chiarire quale
sia la concezione dell’uomo che è alla base dei nuovi progetti”. E il Papa è
molto chiaro e diretto quando afferma:
“E giustamente voi vi domandate a servizio di quale uomo intenda essere l’Università: di un individuo arroccato nella
difesa dei soli suoi interessi, di una sola prospettiva di interessi,
materialistica, o di una persona aperta alla solidarietà con gli altri, nella
ricerca del vero senso dell’esistenza? Che deve essere un senso comune che
trascende la singola persona”.
Stessa concretezza quando
Benedetto XVI focalizza un altro punto essenziale: chiedersi “quale sia il
rapporto tra la persona umana, la scienza e la tecnica”. E denuncia gravi
rischi: “lo sviluppo tecnologico ha preso in carico,
grazie all’informatica, una parte anche delle nostre attività mentali, – spiega
– con conseguenze che coinvolgono il nostro modo di pensare e possono
condizionare la nostra stessa libertà”. ”Occorre dire con forza – aggiunge –
che l’essere umano non può essere mai sacrificato ai successi della scienza e della
tecnica”. Ecco la questione antropologica, di fronte alla quale far valere la
ricchezza del patrimonio delle Università europee:
“Per noi, eredi della tradizione umanistica fondata su valori
cristiani, va affrontata alla luce dei principi ispiratori della nostra
civiltà, che hanno trovato nelle Università europee autentici laboratori di
ricerca e di approfondimento”.
La Chiesa – chiarisce il Papa –
intende dare il suo contributo alla riflessione per la costruzione dell’Europa
del Terzo Millennio, alla quale sono chiamate proprio le Università. E a questo
proposito Benedetto XVI ricorda che costante è stata la sollecitudine della
Chiesa nei secoli verso i centri di studio. E che “le istituzioni universitarie
si distinsero sempre per l’amore della sapienza e la ricerca della verità, con
riferimento costante alla visione cristiana che riconosce nell’uomo il
capolavoro della creazione”. “L’università – afferma Benedetto XVI – è nata
dall’amore del sapere ed anche da un sapere che conduce all’amore”.
E a proposito del ruolo delle
Università, spiega che “nell’attuale situazione ad esse
è chiesto di non accontentarsi di istruire, ma di impegnarsi anche a svolgere
un attento ruolo educativo al servizio delle nuove generazioni, facendo appello
al patrimonio di ideali e valori che hanno segnato i millenni passati”.
Dunque, ecco il progetto per il
futuro: “Aiutare l’Europa a conservare la sua ‘anima’ rivitalizzando
quelle radici cristiane che l’hanno originata”.
Un progetto però che proprio
perché si nutre della memoria del passato spinge Benedetto XVI a ricordare
quanto notava Giovanni Paolo II nell’Esorta-zione post-sinodale Ecclesia in Europa: “Dalla concezione biblica
dell’uomo, l’Europa ha tratto il meglio della sua cultura umanistica ed ha promosso la dignità
della persona, fonte di diritti inalienabili. In tal modo la Chiesa ha concorso
a diffondere e consolidare i valori che hanno reso universale la cultura
europea”. E il Papa aggiunge:
“Ma l’uomo non può comprendere se stesso in modo pieno se prescinde da
Dio”.
“E’
questa la ragione – spiega – per la quale non può essere trascurata la
dimensione religiosa dell’esistenza umana nel momento in cui si pone mano alla
costruzione dell’Europa del terzo millennio”.
**********
Al centro del convegno promosso dalla Congregazione per l’Educazione
Cattolica c’è stato, tra l’altro, il dibattito sulla concezione del vero progresso. Giovanni Peduto ne ha parlato
con il cardinale Zenon Grocholewski
prefetto del dicastero:
**********
R. – Io penso che oggi più che nel passato ci si accorge
che il vero progresso dell’umanità non è soltanto il progresso tecnico, il
fatto che possiamo andare su altri pianeti o che possiamo fare macchine sempre
più sofisticate, perché la scienza può essere usata sia per il bene, sia per il
male. In realtà, la scienza, la tecnica, sono state usate anche per rendere le
guerre più terribili, le ingiustizie più raffinate, l’oppressione dei popoli
più perfida. Dunque, è molto importante in quali mani si pongono le conquiste
della scienza e della tecnica. Tutto il nostro convegno era impostato proprio
su questo argomento: il vero progresso dell’umanità dipende anche dallo
sviluppo delle scienze umanistiche, dalla riflessione dell’uomo, dalla
formazione della persona umana che deve essere responsabile nell’usufruire
delle conquiste della scienza e della tecnica affinché non diventino una minaccia
per tutta l’umanità.
D. – Perché è necessario oggi difendere e rilanciare il
patrimonio culturale europeo?
R. – Perché in questa prospettiva della responsabilità dell’uomo la tradizione universitaria europea ha molto
da dire. La nostra cultura, soprattutto la cultura europea universitaria, ci
insegna che per un vero progresso, per un vero sviluppo dell’umanità si deve soprattutto
formare integralmente la persona umana e non soltanto insegnare le tecniche.
D. – Qual è il contributo che
R. – Penso che
**********
IL
PAPA RICEVE I REALI DEL BELGIO
Sempre stamane il Papa ha ricevuto
le Loro Maestà il Re Alberto II del Belgio e
NOMINE
Il Santo Padre ha nominato nunzio apostolico in Papua Nuova
Guinea e nelle Isole Salomone mons. Francisco Montecillo
Padilla, finora consigliere della nunziatura apostolica
in Australia, elevandolo in pari tempo alla sede titolare di Nebbio, con dignità di arcivescovo.
Benedetto XVI ha nominato anche nunzio apostolico in Samoa
mons. Charles Daniel Balvo,
arcivescovo titolare di Castello, nunzio apostolico in Nuova
Zelanda, Isole Cook, Isole Fiji,
Isole Marshall, Kiribati,
Stati Federati di Micronesia, Palau, Tonga, Vanuatu, e Delegato
Apostolico nell’Oceano Pacifico.
In Honduras, il Papa ha nominato ausiliare
dell’arcidiocesi di Tegucigalpa padre Darwin Rudy Andino Ramírez, della
Congregazione dei Padri Somaschi, finora parroco di “San
Juan Bautista” in Tegucigalpa e consigliere provinciale della Provincia
Centroamericana dei Padri Somaschi, assegnandogli la
sede titolare vescovile di Orta. Mons.
Darwin Rudy Andino Ramírez è nato a Tegucigalpa il 6 agosto
Il Pontefice ha poi nominato suo Inviato speciale alle
celebrazioni che avranno luogo a Singapore, dal 21 al 23 giugno 2006, nel XXV
anniversario delle relazioni diplomatiche con la Santa Sede, il
cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio
della Giustizia e della Pace e del Pontificio Consiglio della Pastorale per i
Migranti e gli Itineranti.
IL POPOLO DI DIO DI NUOVO IN CAMMINO VERSO ROMA
PER RENDERE OMAGGIO
A
GIOVANNI PAOLO II NEL PRIMO ANNIVERSARIO DELLA MORTE.
DOMANI SERA
LE TESTIMONIANZE DEL CARDINALE DZIWISZ E
DELL’ARCIVESCOVO COMASTRI
I fedeli di tutto il mondo si apprestano a commemorare il
primo anniversario della morte di Giovanni Paolo II. Il momento culminante
delle celebrazioni si vivrà domani sera con il Rosario e la Veglia di preghiera
in Piazza San Pietro. L’evento sarà seguito in diretta dalla nostra emittente a
partire dalle ore 20.30 in lingua italiana, sull’onda media di 585 kHz e sulla modulazione di
frequenza di 105 MHz. Alle 21.37, l’ora in cui
Giovanni Paolo II è tornato alla Casa del Padre, Benedetto XVI si affaccerà dal
suo studio per rivolgersi ai presenti e impartire la Benedizione Apostolica.
Sul clima che si respira alla vigilia di questo evento, il servizio di
Alessandro Gisotti:
**********
Nulla è cambiato, un anno dopo. In via della
Conciliazione, a Piazza San Pietro è palpabile la stessa intensa emozione delle
ultime ore del Pontificato di Giovanni Paolo II. Cresce il numero di fedeli,
tanti i polacchi, che si recano alla Tomba di Karol Wojtyla,
nelle Grotte Vaticane. Roma attende una nuova “invasione pacifica”, rinnovato
segno dell’affetto filiale per l’amato Papa. Domani sera, poi, Benedetto XVI si
unirà ai fedeli nel ricordare il suo venerato predecessore. Ma anche “l’amico
fidato”, come lo stesso Papa Giovanni Paolo definì l’allora cardinale Joseph Ratzinger, nel libro
“Alzatevi, Andiamo”. Impossibile tener conto di tutte le iniziative promosse
per commemorare la morte del Papa del dialogo, del servizio a Cristo, del Papa
della pace. Non è solo la Chiesa a celebrare, con commozione e gratitudine, il
suo coraggioso Pastore. Anche fedeli di altre religioni, così come tanti non
credenti, ricordano con ammirazione, in queste ore, Giovanni Paolo II perché
riconoscono che nell’annunciare la Buona Novella ha difeso la dignità
dell’uomo, di ogni uomo.
*********
E con particolare commozione questo primo anniversario
della morte di Giovanni Paolo II viene vissuto dal
cardinale Stanislaw Dziwisz,
la persona che più di tutti gli è stata vicina, sin dagli anni in cui Karol Wojtyla era arcivescovo di Cracovia. Al microfono di padre Jozef Polak, il porporato mette
l’accento sui frutti lasciati dal Santo Padre alla Chiesa e all’umanità intera:
**********
R. – L’ultimo periodo della vita di Giovanni Paolo II era
segnato da una grande sofferenza e la sua beata morte era e continua a essere
per me una profonda esperienza umana e spirituale. Ero accanto al cardinale
Karol Wojtyła e poi accanto al Papa Giovanni
Paolo II per quasi 40 anni. Oltre al dono della fede, considero questa la più
grande grazia e privilegio che mi poteva capitare nella vita. Tutta questa
esperienza me la porto dentro. Essa continua a formarmi. La dipartita di
Giovanni Paolo II verso la Casa del Padre, l’ho vissuta in spirito di fede,
poiché lui così ha vissuto la sua partenza - come passaggio dalla vita alla
Vita. Del resto solo alla luce della fede la nostra vita, il nostro morire ha
un senso - in quanto essa non va verso l’annientamento,
ma verso il suo compimento in Dio che è Amore. Ora, a un anno di distanza,
sempre più chiaramente mi rendo conto che la morte di Giovanni Paolo II non era
la fine, ma il punto culminante del suo lungo e fiducioso servizio alla Chiesa.
In un certo senso la sua morte ha dato inizio ad una nuova efficacia, ha
portato nuovi frutti. Questa morte ha liberato nella gente tante energie di
bene, tanta compassione, tanto senso d’appartenenza alla grande comunità del
Popolo di Dio. Infine, questa morte ha avvicinato e continua ad avvicinare a
Dio, a Gesù Cristo tante persone. Giovanni Paolo II è come quel chicco di
grano, che è morto per dare la vita, la nuova Vita. Perciò posso dire
tranquillamente - benché non senza profonda commozione - che la sofferenza, la
morte del Servo di Dio s’è rivelata un grande dono alla Chiesa. Dio l’ha preso
in mezzo a noi, ma nello stesso momento ce lo ha
regalato in un modo nuovo, diverso. Lo vediamo dai frutti della fede, della
speranza e della carità.
D. – Da
agosto dell’anno scorso Lei, Eminenza, è pastore della Chiesa a Cracovia e
dalla settimana scorsa membro del Collegio Cardinalizio. Come Lei vede questo
suo nuovo servizio nella Chiesa?
R. – Mi rendo conto che la mia nomina ad
arcivescovo metropolita di Cracovia è in qualche maniera un prolungamento del
mio servizio a fianco
di Giovanni Paolo II. Da lui imparavo a conoscere l’uomo e la Chiesa. Imparavo
come servire l’uomo e come assumere responsabilità per la Chiesa di oggi, come
annunciare il Vangelo di Cristo nel mondo di oggi. Mi rendo ovviamente conto
dei miei limiti di fronte alle sfide che mi sono trovato davanti. Chi non avrebbe
tremato in una situazione simile! Ritrovo però la
serenità nella consapevolezza che ho da compiere la volontà di Dio e dunque
sono fiducioso che Dio mi darà la forza. Inoltre sono profondamente convinto
che dal cielo mi accompagna una particolare intercessione del Servo di Dio
Giovanni Paolo II. In qualche maniera lui è “responsabile” della mia nuova
missione che devo compiere nella Chiesa. Il 24 marzo, dopo il Concistoro, sono
andato nelle Grotte Vaticane sulla tomba di Giovanni Paolo II - chiedendo la
sua intercessione - per affidare a Dio e alla Madonna la mia strada nella
Chiesa e per la Chiesa. Ho una viva convinzione che non sono solo. Poi,
incontro tanta gente che - senza dubbio per il ricordo di Giovanni Paolo II -
mi manifesta molta benevolenza, mi sostiene con la preghiera, mi aiuta. Ora in
Polonia e nell’arcidiocesi di Cracovia ci stiamo preparando a ricevere il Santo
Padre Benedetto XVI. Lo abbiamo accolto nel giorno dell’elezione e lo
accoglieremo in Polonia come nostro Papa che in questa tappa della storia guida
tutto il Popolo di Dio nel comune pellegrinaggio verso la Casa del Padre.
Questa visita - ne sono profondamente convinto - renderà ancor più forte il legame
dei cattolici polacchi con la Chiesa diffusa su tutta la terra, con la Chiesa
universale; approfondirà e rafforzerà tutto ciò che tanto stava a cuore al Santo Padre Giovanni Paolo II.
**********
E fu proprio mons. Stanislaw Dziwisz, il primo aprile dell’anno scorso, a chiamare
l’arcivescovo Angelo Comastri per dare l’ultimo saluto al Papa morente. Da qui
inizia il ricordo di quell’esperienza straordinaria
che il presule, vicario generale del Santo Padre per la Città del Vaticano,
condivide con noi in questa intervista di Tiziana Campisi:
**********
R. – Mons. Dziwisz
mi introdusse nella camera del Papa. Per me fu una grande emozione vedere il
Santo Padre nel suo letto, ormai morente. C’era un sacerdote che stava leggendo
da un libro, in polacco, non capivo. Chiesi cosa fosse e mi dissero che stava
leggendo dal Vangelo i racconti della morte e della resurrezione di Gesù,
perché il Papa voleva morire quasi ‘immergendosi’ nel racconto della morte e
della resurrezione del Signore. Poi, quando vidi il Santo Padre sofferente, con
gli occhi però sereni … aveva gli occhi sereni, come
se stesse veramente per entrare nella festa, come di fatto stava per entrare
nella festa, nella festa attesa, al banchetto di nozze dell’Agnello … Quando lo
vidi, mi si impose l’immagine del Venerdì Santo precedente, quando il Papa
venne ripreso dalle televisioni del mondo di spalle, … vedere il volto, ma il
Papa aveva davanti a sé Gesù, il Crocifisso, rivolto non verso la gente ma
verso di sé, come per dire: ‘Lo scopo della mia vita è guardare Lui, è condurre
tutti a guardare Lui’. Mi inginocchiai, chiesi al
Papa la benedizione, il Papa aveva le braccia molto gonfie per la ritenzione
dei liquidi, non riusciva ad alzare il braccio … Io stesso gli alzai un momento
la mano e il Papa subito, immediatamente fece un cenno di benedizione che io
custodisco come un caro ricordo e, potrei dire, come un piccolo testamento personale.
D. – Lei ha avuto modo di leggere alcuni biglietti
lasciati nella tomba di Giovanni Paolo II. Quali sono quelli che l’hanno più
colpita?
R. – Mi ha colpito anzitutto un fatto: che sono tutti
biglietti che sottolineano il rapporto delle famiglie e dei giovani con il
Papa. Sono o famiglie che pregano e che chiedono un’invocazione per la
famiglia, oppure famiglie che pregano per i giovani, per i figli, che dicono a
Giovanni Paolo II: ‘Tu hai amato tanto i giovani,
proteggi mio figlio’, oppure giovani che dicono: ‘Tu
sei stato un Papa giovane, anche a 80 anni avevi il cuore giovane, capivi i
nostri problemi e avevi un linguaggio che si faceva capire da noi’. Giovani che dicono: ‘Aiutami
a conservare la fede’, ‘Aiutami a realizzare nella
mia vita un progetto bello’, ‘Aiutami a capire quello
che Dio vuole da me’, ‘Aiutami a non rassegnarmi alla
meschinità, alla banalità, alla frivolezza’, che oggi
è diventato l’ideale di tanti giovani …
D. – Da tutti questi messaggi, che cosa è possibile
evincere?
R. – La conclusione ovvia è questa: che la gente ha
sentito subito Giovanni Paolo II come un santo. Questa fama di santità è stata
immediata e corale. La gente viene lì alla tomba per pregare, per pregare sulla
tomba di uno che ritiene ormai nella festa dei santi e quindi lo invoca come un
intercessore davanti a Dio.
**********
=======ooo=======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima pagina – “Ubbidiente alla Croce con audacia
biblica” è il titolo che apre la prima pagina in occasione del 1° anniversario
della morte di Giovanni Paolo II. L’udienza del Papa alle Loro Maestà il Re
Alberto II del Belgio e la Regina Paola.
Servizio vaticano - Il ricordo di Giovanni Paolo II
negli articoli di Migone, Comastri, Riccardi, Pendinelli, Mattei. Lettera del Santo Padre al cardinale Rouco Varela per la nomina a
Inviato speciale alle celebrazioni del V Centenario della nascita di San
Francesco Saverio.
Servizio estero - Corno d’Africa: si temono
diecimila morti al mese per la carestia. Medio
Oriente: nuova ondata di violenze in Israele e nei Territori. Iraq: per la Rice commessi “migliaia di errori tattici” ma è stato
giusto rovesciare Saddam Hussein. Nucleare: l’ultimatum dell’ONU all’Iran
complica la crisi. Iran: si aggrava il bilancio del terremoto nel Lorestan. USA: un anno fa Terri
Schiavo moriva di fame e di sete. Francia: Chirac
firma la legge sul CPE ma chiede di non applicarla e
cambiarla.
Servizio culturale – L’Elzeviro di Mario Gabriele
Giordano “L’uovo di Pasqua”.
Servizio italiano - In primo piano il tema dei
conti pubblici.
=======ooo=======
1 aprile 2006
ANDREA BOCELLI CANTA A FIRENZE
LA
PREGHIERA DI GIOVANNI PAOLO II PER LA PACE
-
Intervista con il tenore -
Per ricordare la figura di Giovanni Paolo II, un Papa che
ha speso molte delle sue forze per la pace nel mondo ed il dialogo con il mondo
dell’arte, il Maggio Musicale Fiorentino ha eseguito ieri sera al Teatro
Comunale di Firenze, con repliche questa sera e domani, il Canto di pace, la preghiera del Pontefice che fu
recitata ad Assisi nel 2002 e che è stata messa in musica dal compositore
Marco Tutino. Sul podio il Direttore d’Orchestra Steven Mercurio, mentre la voce tenorile è quella di Andrea
Bocelli. Il servizio di Luca Pellegrini:
**********
“La Tua
parola ci insegnerà ad inventare la pace”: si fa canto questa densa preghiera
levata da Giovanni Paolo II ad Assisi nel 2002. Un declamare espressivo si apre
alla melodia che si fa meditazione, mentre le invocazioni del Pontefice sono
caratterizzate da momenti di tenerezza, di timore e di speranza. Una partitura
affrontata da Andrea Bocelli con particolare stato
d’animo, perché in questo caso – come conferma il famoso tenore – il suo
impegno di artista travalica l’arte e il canto:
R. – Io affronto questo spartito di musica classica e
moderna per la prima volta, quindi per me ha un significato sia dal punto di
vista artistico ma soprattutto sono i contenuti religiosi che mi hanno
invogliato, per così dire, ad affrontare questa esperienza.
D. – Cantando le parole del Papa, che cosa può ricordare
della sua figura?
R. – Io ho incontrato Giovanni Paolo II in diverse
occasioni; spesso mi è stato chiesto di tracciare un ricordo di questo grande
Papa. Mi è sempre stato molto difficile, perché è una personalità così alta,
così complessa … però prendo a prestito quello che è
stato detto da un sacerdote polacco poche sere fa, intervistato dalla
televisione italiana il quale, parlando del Papa, ha detto: ‘Era un uomo che
viveva come due realtà allo stesso tempo. Era con te, parlava con te, era
vicino a te spiritualmente, ma si aveva la sensazione che con l’anima fosse altrove’. Questa è una cosa che mi ha colpito perché è una
percezione che ho avuto anch’io, e la condivido profondamente.
D. – Giovanni Paolo II si è speso moltissimo, seguendo le
orme di Paolo VI, per un dialogo tra l’arte e la fede cristiana. Personalmente,
come vive questo impegno?
R. – E’ difficile da dire. Ma se l’arte è un dono di Dio,
come io voglio sperare e pensare che sia, naturalmente è un dono di Dio che va
messo a servizio degli scopi per i quali siamo qui sulla terra. Primo tra
tutti, penso, la pace, la carità, l’amore per il prossimo.
D. – I momenti del “Canto di pace” che lei sente più
ispirati, quali sono?
R. – Il “Canto di pace” è uno spartito che noi potremmo
definire post-romantico e ci sono delle frasi particolarmente suggestive: per
esempio, quando si intona questa frase bellissima, “Nel nome di Maria”, dice lo
spartito, lì c’è una forte suggestione che la musica e le parole riescono a
dare.
**********
=======ooo=======
Domani 2
aprile, 5a Domenica di Quaresima,
“È giunta l'ora che sia glorificato il Figlio dell'uomo. In verità, in verità vi
dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece
muore, produce molto frutto … Io quando sarò elevato
da terra, attirerò tutti a me”.
Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del
teologo gesuita, padre Marko Ivan Rupnik:
**********
I Greci vogliono conoscere Gesù. Cristo non va da loro per
farsi conoscere, ma annuncia che lo conosceranno in un altro modo. Anche agli
Apostoli che lo hanno conosciuto Cristo ha proibito loro di parlare di Lui
perché hanno avuto difficoltà ad accettare che Lui fosse un Messia pasquale.
Allora anche per i Greci Cristo dice che sarà manifestato e conosciuto quando
sarà innalzato sulla Croce perché allora attirerà tutti a sé. Per conoscere
Cristo non basta una conoscenza teorica, ci vuole una conoscenza integra che
passa attraverso l’amore. Amare significa agire concretamente, cioè servire.
Servire non vuol dire fare ciò che voglio io, ma seguire il Signore, camminare
sulle sue orme, vivere in comunione con Lui, diventandogli simile. Così l’uomo
lo serve. Seguendo Cristo fino al Triduo Pasquale si giunge alla manifestazione
della gloria di Dio. La conoscenza di Cristo in questo modo per l’uomo
significa la vita: e la gloria di Dio è l’uomo vivente.
**********
=======ooo=======
1 aprile 2006
ARRESTATI DUE GIOVANI SOSPETTATI DELL’OMICIDIO DI DON BRUNO BALDACCI,
IL SACERDOTE FIDEI DONUM,
ORIGINARIO DI LA SPEZIA, UCCISO IN BRASILE.
I FUNERALI SONO STATI CELEBRATI IERI MATTINA. IL VESCOVO DELLA
DIOCESI DI
LA SPEZIA: UNA TESTIMONIANZA GENEROSA DI SERVIZIO AI PIÙ POVERI
- A cura di Tiziana Campisi -
**********
VITÓRIA DA CONQUISTA. = Si sono svolti ieri
mattina, nella cittadina di Vitória
da Conquista, nello Stato di Bahia i funerali di don Bruno Baldacci,
sacerdote Fidei Donum originario
di La Spezia. Il missionario è stato ucciso a
bastonate nella notte tra mercoledì e giovedì nella sua abitazione al fianco
della parrocchia di Nossa Senhora
das Candeias. La polizia ha
arrestato due sospetti, si tratta di un ventiduenne e di un trentacinquenne di
una comunità di recupero per tossicodipendenti che padre Baldacci
seguiva. I due sono noti per l’insistenza con la quale in passato avevano chiesto denaro al missionario e per piccoli furti
commessi nella sua abitazione. In tanti hanno preso parte alle esequie del missionario, ha
raccontato all’agenzia MISNA l’arcivescovo di Vitória
da Conquista, Geraldo Lyrio Rocha,
che ha concelebrato, nella parrocchia di Nossa Senhora das
Candeias, i funerali di don Bruno Baldacci.
“L’uccisione di don Bruno - ha detto il presule - oltre ad
addolorarci, rappresenta motivo di profonda riflessione e preghiera per
l’intera comunità. Tutti noi abbiamo già perdonato, seguendo l’insegnamento di
Gesù Cristo che ha detto: “Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno”.
Ma perdonare non vuol dire non volere giustizia o garantire l’impunità a chi ha
commesso un terribile crimine”. Per questa ragione, ha spiegato l’arcivescovo,
stiamo affiancando “agli investigatori un bravo avvocato, aiutato da un nostro
sacerdote, di modo che si possa seguire ogni sviluppo delle indagini”. E il
vescovo di La Spezia-Sarzana-Bugnato
Bassano Staffieri, che oggi prenderà parte ad una
Messa in suffragio del sacerdote scomparso, ha definito don Baldacci
“una testimonianza generosa di servizio ai più poveri” chiedendo ai fedeli
della sua diocesi di pregare per lui. Intanto da
settimane, a Nova Iguazù, nella periferia di Rio de
Janeiro, riceve minacce di morte da settimane don Renato Chiera.
Il sacerdote, in Brasile dal 1978, ha fondato la “Casa do Menor”,
per l’accoglienza dei “meninos de rua”
(ragazzi di strada). La diocesi di Mondovì, di cui fa
parte il missionario, ha già chiesto a don Renato di valutare un rientro in
Italia o un trasferimento. “Vedrò, ma il mio posto è qui – ha sottolineato il
sacerdote -. Chi accetta di svolgere questo lavoro, accetta anche le sue
conseguenze, compresa la morte”.
**********
SI CHIUDE OGGI POMERIGGIO A CRACOVIA IL PROCESSO ROGATORIALE DELLA
FASE DIOCESANA PER LA BEATIFICAZIONE DI GIOVANNI PAOLO II. IN POLONIA DIVERSE
LE CELEBRAZIONI PER RICORDARE IL PONTEFICE
SCOMPARSO UN ANNO FA
- A cura di Andrea Sarubbi -
**********
CRACOVIA.= Grandi celebrazioni a Cracovia, dove la causa
di beatificazione e canonizzazione di Giovanni Paolo II compie oggi pomeriggio
un passo importante. Si chiude infatti il processo rogatoriale della fase diocesana. Ci sarà un paese intero,
alle 17, nella cattedrale del Wawel, per accompagnare
il Servo di Dio Karol Wojtyla sulla strada della santità.
Con la Messa celebrata dall’arcivescovo Stanislao Dziwisz,
che contemporaneamente festeggia con la diocesi la sua porpora cardinalizia, si
chiudono oltre nove mesi di indagine passati a raccogliere testimonianze in
lingua polacca. La causa di beatificazione ritorna a Roma e Cracovia ha deciso
di salutarla con una grande festa. E’ difficile da queste parti parlare di
Giovanni Paolo II al passato. La sua immagine è ovunque: quotidiani, settimanali,
gigantografie in giro per la città e basta andare nella piazza del mercato per
riascoltare la sua voce trasmessa dagli altoparlanti di uno stand. Oppure si
può accendere la TV pubblica, che ha deciso di riproporre ai telespettatori i
discorsi di Papa Wojtyla durante i viaggi in Polonia.
Per non parlare degli eventi culturali come la mostra fotografica sui 27 anni
di pontificato allestita nei giardini di fronte all’arcivescovado. I papà ci
accompagnano i figli, le insegnanti ci portano le classi, i fidanzati si
fermano commossi davanti alle immagini più toccanti. Venti metri dopo, sotto la
finestra più famosa di Cracovia, centinaia di lumini accesi si affollano su un
muretto. E da ieri la casa natale di Karol Wojtyla,
ormai un museo con alcuni oggetti dell’infanzia e della giovinezza del
pontefice appartiene alla diocesi di Cracovia. L’edificio di Wadowice, che era stato acquistato da due imprenditori
americani e messo all’asta, è stato acquistato dall’associazione polacca “Ryszard Kreuze” che l’ha donato
alla curia di Cracovia. Da due sere, ormai, i giovani si danno appuntamento per
pregare insieme nel luogo in cui, fino al 2002, anno dell’ultimo viaggio in
Polonia, andavano a salutare il loro Papa. E’ come se Giovanni Paolo II fosse
ancora lì e per questa gente c’è ancora. Ha solo cambiato finestra,
affacciandosi dal cielo.
*********
LA CHIESA MESSICANA CHIEDE AGLI STATI UNITI UNA LEGGE SULL’EMIGRAZIONE
CHE RISPETTI I DIRITTI UMANI. IN
UN DOCUMENTO I VESCOVI SI ASSOCIANO
ALLE RICHIESTE DEI GIORNI SCORSI DEI PRESULI STATUNITENSI
CITTÀ DEL MESSICO. = I vescovi messicani si
associano ai presuli statunitensi perché la legge sull’emigrazione, al vaglio
degli organi legislativi degli USA, rispetti i diritti umani. Nei giorni scorsi
i vescovi americani hanno lanciato un appello in vista dell’approvazione delle
misure contro l’immigrazione clandestina. “Stiamo vivendo un momento chiave per migliaia di
messicani che si trovano senza documenti negli Stati Uniti, giacché il riconoscimento
dei loro diritti e della loro dignità dipende in buona parte dalle misure che
il senato adotterà in questi giorni”, scrivono i presuli in una lettera aperta. “Fermare la migrazione con diversi tipi di
‘barriere” è impossibile, – si legge nel documento – è necessario dialogare e
cercare soluzioni di fondo, prendendo coscienza del contributo specifico che la
migrazione può offrire alla pace mondiale”, continua la lettera, alludendo alla
costruzione del muro di separazione al confine tra Messico e Stati Uniti per
volontà di Washington. Lo scopo, come scrive l’agenzia MISNA, è quello di
impedire l’ingresso illegale di migliaia di cittadini centroamericani che,
attraverso il Messico, cercano nuove speranze di vita più a nord. “Insieme ai vescovi degli Stati Uniti, esigiamo una riforma non escludente,
giusta e ragionevole”, affermano i vescovi del Messico nel comunicato emesso
dalla Conferenza Episcopale Messicana (CEM). Il documento, riferisce l’agenzia
Fides, è datato 28 marzo ed è firmato dal presidente della CEM José Guadalupe Martín Rabago, vescovo di Leon, e dal
vicepresidente Carlos Aguiar
Retes, vescovo di Texcoco.
Nella dichiarazione i vescovi affermano che “è impossibile fermare
l’emigrazione con tipi diversi di barriere” e perciò è necessario “dialogare e
cercare soluzioni di fondo”. Chiedono quindi agli Stati Uniti di fare uno
sforzo per trovare “vie legali affinché i lavoratori messicani trovino impieghi
che consentano loro di condurre una vita degna, attraverso un salario giusto,
insieme a prestazioni e alle protezioni lavorative adeguate”. I presuli
messicani ribadiscono inoltre il loro impegno per favorire un dialogo serio e
rispettoso: “Non possiamo trascurare la nostra responsabilità nelle riforme
strutturali, affinché i messicani trovino nel nostro paese le condizioni
basilari per vivere degnamente, qualunque professione scelgano”. Il comunicato
include poi un invito alla cooperazione rivolto a tutti “per ricercare
congiuntamente i modi adeguati a risolvere il problema, contribuendo con la nostra
partecipazione ed il nostro impegno a riconoscere i diritti, e a rendere
giustizia ai fratelli che cercano di migliorare la propria vita”. (T.C.)
LONDRA: UN DOCUMENTO “PER RICOSTRUIRE L’IRAQ” DALLA
CONFERENZA
MONDIALE DELLE RELIGIONI PER LA PACE.
FIRMATARI,
LEADER RELIGIOSI IRACHENI CHE VI HANNO PRESO PARTE
LONDRA.
= I leader religiosi iracheni hanno firmato, nei giorni scorsi, un documento in
cui chiedono la ricostruzione del loro Paese. Formulato nell’ambito della
Conferenza mondiale delle religioni per la pace, che si è svolta a Londra, il
testo contiene diverse proposte per far fronte alla difficile e complessa
situazione irachena, come la necessità di “formare un governo stabile e forte”
e dar vita ad “un’economia nazionale onesta ed equilibrata”, in grado di
risolvere i molteplici problemi attuali. Nell’ambito del dialogo interreligioso,
i capi religiosi si dicono impegnati a “mantenere il dialogo fra le varie aree
religiose, fedi ed etnie” ed invitano a mettere in evidenza, nei sermoni
religiosi, la necessità di incrementare lo spirito di tolleranza e di perdono
rifiutando ogni forma di violenza ed estremismo. La dichiarazione auspica che
al fine di un alto sviluppo sociale si tenga conto dei valori religiosi
perseguiti nel Paese. Nel documento, infine, l’esortazione dei leader affinché
“ognuno si assuma le sue responsabilità, non solo con le parole ma soprattutto
con i fatti”. Ultimo punto da evidenziare è la richiesta di una maggiore
protezione per i luoghi santi. (S.C.)
========ooo========
1 aprile 2006
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Si moltiplicano le offerte di aiuto
all’Iran, dopo il sisma del sesto grado della scala Richter
che ha colpito, ieri, la provincia occidentale del Lorestan.
Il bilancio, ancora provvisorio, è di almeno 70 morti e di oltre mille feriti. Il terremoto ha inoltre distrutto 330 villaggi. Per
far fronte a questa emergenza, il presidente statunitense, George Bush, ha dichiarato la sua disponibilità a inviare soccorsi
in favore del popolo iraniano. Ma qual è la situazione al momento? Giada
Aquilino lo ha chiesto ad Alberto Zanconato, corrispondente
Ansa da Teheran:
**********
R. – Ci sono almeno 15.000 famiglie senza tetto, rimaste
senza casa in 330 villaggi dell’aerea colpita. Alcuni sono stati solo
danneggiati, altri anche interamente distrutti. Le autorità iraniane dicono che
i generi di cui si ha necessità più urgentemente sono tende, coperte, cibo e
medicinali, oltre a mezzi quali ambulanze ed elicotteri.
D. – Come è stata accolta, in questo momento di crisi nucleare
con l’ONU, l’offerta di aiuto del presidente Bush?
R. – E’ la prima volta che c’è un’offerta, non solo
espressa dal presidente Bush, ma anche con un
contatto diretto tra un sottosegretario di Stato americano, Nicholas
Burns, con l’ambasciatore iraniano alle Nazioni
Unite. Va ricordato che c’è un altro canale diplomatico che è stato aperto o
sta per aprirsi per negoziati, a proposito dell’Iraq, tra l’Iran e gli Stati
Uniti. Quindi, probabilmente, si sta studiando la situazione qui a Teheran, in vista di possibili sviluppi concreti nei
contatti diplomatici. Anche un evento come un terremoto, può assumere un
significato politico importante.
D. – Quest’ennesimo terremoto può al momento far calare
l’attenzione sulle ambizioni atomiche di Teheran?
R. – E’ un terremoto che non raggiunge sicuramente le
dimensioni di quello di Bam. Dopo il sisma di Bam, che ha causato oltre 30.000 morti, il programma
nucleare iraniano non si è fermato.
**********
In Iraq, esponenti di uno dei gruppi minori che
fanno parte dell’Alleanza irachena unita, lista sciita che ha
vinto le elezioni dello scorso 15 dicembre, hanno chiesto le dimissioni
del primo ministro, Ibrahim Jaafari.
Il segretario di
Stato americano Condoleezza Rice,
in visita nel Regno Unito, ha dichiarato intanto che gli Stati Uniti hanno
commesso “migliaia di errori tattici” in Iraq. “Vogliamo che i terroristi
catturati – ha poi spiegato la signora Rice - siano
processati per i loro crimini”. “E non tolleriamo – ha aggiunto - che nessun
americano compia atti di tortura”.
In Medio Oriente, cresce la
tensione nei Territori occupati per un nuovo raid israeliano nella Striscia di
Gaza e per profonde divisioni interpalestinesi seguite all’uccisione, ieri, di
un leader fondamentalista. Il nostro servizio:
**********
Prosegue, in Medio Oriente, l’inquietante
alternanza tra attacchi condotti da estremisti palestinesi e raid compiuti
dall’esercito israeliano. Dopo il lancio, nella notte, di razzi Qassam da parte di fondamentalisti palestinesi nel sud di
Israele, l’artiglieria dello Stato ebraico ha bombardato il Nord della Striscia
di Gaza, zona di interdizione proclamata unilateralmente. A questi ennesimi
attacchi si aggiunge, poi, il caos nelle strade di Gaza. Duri combattimenti
hanno visto contrapposti, ieri, i miliziani di Al Fatah, inquadrati nelle forze di sicurezza dell’Autorità Nazionale
Palestinese, e i guerriglieri dei cosiddetti comitati di resistenza popolare,
responsabili di numerosi attacchi contro Israele. La sparatoria, che ha causato
la morte di almeno tre persone, è avvenuta dopo la morte, ieri mattina, di un
leader fondamentalista, rimasto ucciso nell’esplosione
della sua auto. Secondo i movimenti estremisti, l’uomo è stato assassinato in
seguito ad un raid di Israele ma non si esclude che
l’azione sia stata condotta dai servizi segreti palestinesi. Il rischio,
alimentato da queste gravi divisioni interne, è quello di una nuova e
drammatica serie di violenze interpalestinesi. Per scongiurare tale inquietante
ipotesi, il nuovo governo di Hamas ha promesso di
bandire il porto di armi in pubblico nelle strade di Gaza. Il premier Ismail Haniyeh ha lanciato,
inoltre, un appello a tutti i palestinesi e ha convocato una riunione
straordinaria del governo. “Faremo cessare il caos con la legge e l’ordine – ha
spiegato il primo ministro - e ritireremo i civili armati dalle strade per
mettere fine a questa situazione pericolosa”.
**********
In Francia, più di 100 persone sono state arrestate durante manifestazioni di protesta tenutesi nella notte a
Parigi, dopo l’intervento televisivo del presidente Jacques
Chirac, che ha annunciato il suo “si” alla
promulgazione della legge sul controverso contratto di primo impiego. I
sindacati francesi confermano, intanto, l’appello a manifestare il prossimo
4 aprile contro il provvedimento, nonostante il presidente Chirac
abbia chiesto di introdurre due modifiche alla legge: la riduzione ad un anno
del periodo di prova entro il quale i giovani di età inferiore ai 26 anni
potranno essere licenziati, e l’esplicitazione dei
motivi del licenziamento.
Oltre 45 milioni di elettori sono chiamati domani a
votare, in Thailandia, per le legislative anticipate. L’esito sembra scontato:
il partito del primo ministro, Thaksin Shinawatra, concorre praticamente da solo dopo la
decisione, presa dalle formazioni dell’opposizione, di boicottare la
consultazione per protestare contro il premier, accusato di abuso di potere e
di corruzione. Il servizio di Chiaretta Zucconi:
**********
A poche ore dall’apertura dei seggi, in Thailandia non si
respira aria di elezioni. Nelle strade di Bangkok, appaiono soltanto i
manifesti dei candidati del partito dominante, il “Thai Love Thai” (i tailandesi amano
i thailandesi), che di fatto
si presenta da solo alle elezioni di domani: i tre maggiori partiti di opposizione,
tra cui lo schieramento democratico, hanno boicottato, infatti, l’appuntamento
elettorale, sollecitando gli elettori all’astensione. Secondo la costituzione
tailandese, il partito dominante deve vincere con almeno il 20 per cento dei
voti. Nella maggior parte dei collegi il “Thai Love Thai” si presenta
praticamente da solo, ma se non dovesse vincere, la Thailandia si troverebbe di
fronte all’impasse costituzionale, con il Parlamento impossibilitato a riunirsi
e, quindi, a nominare il nuovo primo ministro. Si annunciano, dunque, elezioni
controverse che rischiano di aggravare, piuttosto che risolvere, la profonda
crisi del Paese. Uno Stato che sembra diviso a metà: nel Nord e nel Nord-Est
sono in maggioranza i sostenitori del premier Thaksin;
nel Sud è dato in netto in vantaggio, invece, il partito democratico. Nel caso
di una vittoria schiacciante del primo ministro, quest’ultimo potrebbe usare il
suo nuovo mandato per dichiarare lo stato di emergenza e far tacere le critiche
dell’opposizione che lo accusa di corruzione.
Per la Radio Vaticana, da Tokio, Chiaretta Zucconi.
**********
Tragedia in Uganda: almeno 13 bambini sono morti per
l’incendio che ha devastato ieri il dormitorio di una scuola elementare
islamica, nella parte occidentale del Paese. Gli inquirenti ritengono che
l’incendio sia stato provocato dalla fiamma di una candela.
In Brasile, un
aereo è precipitato, nella notte, vicino a Rio de
Janeiro provocando la morte di 19 persone. Le vittime sono due membri
dell’equipaggio e 17 passeggeri. Il velivolo era scomparso dopo essere
decollato dalla città di Macae, a circa 180
chilometri ad est di Rio de Janeiro.
=======ooo=======