RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 243 - Testo
della trasmissione di giovedì 31 agosto 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
L’Unicef
lancia l’allarme sul traffico di bambini dal Sud-Est europeo: intervista con
Donata Lodi
CHIESA E SOCIETA’:
Lettera pastorale dei
vescovi dell’Africa australe su “Fede cristiana e culto ancestrale”
Promosso
a Roma dall’Associazione terapisti italiani, un corso sulla guarigione
interiore
Si è aperto ieri sera il Festival del Cinema di Venezia. Grande spazio alle
pellicole americane
Aperta a Stoccolma la conferenza dei Paesi
donatori in vista della ricostruzione del Libano
31 agosto 2006
IL
PAPA HA INCONTRATO I SACERDOTI DELLA DIOCESI DI ALBANO.
LA
CHIESA – HA DETTO – RESTA SEMPRE VIVA ANCHE DI FRONTE A QUANTI, LUNGO I SECOLI,
HANNO CERCATO DI DISTRUGGERLA. AFFRONTANDO IL TEMA DELLA FAMIGLIA BENEDETTO XVI
HA INVITATO LE COPPIE IN DIFFICOLTA’
A
RISCOPRIRE L’AMORE NEL MATRIMONIO:
COME
L’ARMONIA ANCHE LA CRISI È UNA RICCHEZZA
Benedetto XVI ha ricevuto oggi in udienza, a Castel
Gandolfo, il clero di Albano. A presentare al Papa la realtà della diocesi è
stato il vescovo di Albano mons. Marcello Semeraro.
Il presule ha illustrato il cammino che la diocesi sta compiendo, precisando
che essa, dopo quella di Roma è la più popolosa del Lazio.
Quindi mons. Semeraro ha esposto al Santo Padre i
problemi che toccano la sua Chiesa: il futuro dei giovani, la vita degli anziani,
le difficoltà dei sacerdoti nelle loro comunità. Hanno preso poi la parola alcuni
sacerdoti che hanno rivolto a Benedetto XVI delle domande. Il servizio di
Tiziana Campisi:
**********
Le difficoltà quotidiane dei sacerdoti nelle diverse
comunità, la pastorale da adottare nelle parrocchie, la liturgia, i giovani e
la famiglia: questi i temi posti a Benedetto XVI dal clero di Albano. Il Papa
ha dato lunghe risposte, evidenziando, in particolare, la necessità di vivere
le fatiche in un continuo affidamento a Dio e riconoscendo i propri limiti:
“La prima necessità
per noi tutti è riconoscere con umiltà i nostri limiti, riconoscere che
dobbiamo lasciare la maggior parte delle cose al Signore… perché alla fine deve
Egli stesso guidare la sua Chiesa. Noi ci inseriamo con il nostro piccolo dono
e facciamo quanto possiamo fare, soprattutto le cose sempre necessarie: i
Sacramenti, l’annuncio della Parola, i segni della nostra carità, del nostro
amore”.
Ai sacerdoti il Papa ha raccomandato di curare
particolarmente la vita interiore e la preghiera:
“Non è un tempo
sottratto alla nostra responsabilità pastorale, ma è proprio lavoro pastorale
pregare, pregare anche per gli altri… sostituendo anche gli altri che forse non
sanno pregare, non vogliono pregare, non trovano il tempo per pregare. Tenere
così presente questo dialogo con Dio che è opera pastorale”.
Poi il Santo Padre ha sottolineato che
“Naturalmente
abbiamo speranza: la Chiesa vive. Abbiamo 2 mila anni di storia della Chiesa
con tante sofferenze, anche con tanti fallimenti…, ma dall’altra parte vediamo
- come da tante crisi - la Chiesa è risorta con una nuova giovinezza, nuova
freschezza. Nel secolo della Riforma, la Chiesa cattolica appariva realmente
quasi finita…; vediamo il tempo dell’Illuminismo… e
cosa succede? La Chiesa si rinnova… e la fede è più forte di tutte le correnti
che vanno e vengono. Così anche nel secolo passato, Hitler
era convinto… che avrebbe potuto, con tutti i mezzi, distruggere finalmente il
Cattolicesimo. Lo stesso, la grande corrente marxista era sicura di possedere
la visione scientifica del mondo e di aprire la porta al futuro. La Chiesa… è
alla fine più forte”.
Sul modo di celebrare la liturgia Benedetto XVI ha
suggerito ai sacerdoti di far sì che le comunità parrocchiali si sentano in
comunione con i celebranti. Soprattutto, poi, ha raccomandato la cura dell’ars celebrandi:
“Mi sembra che i
fedeli sentano se realmente siamo in colloquio con Dio con loro e attiriamo gli
altri, in questa nostra preghiera comune, nella comunione con i figli di Dio o
se facciamo solo una cosa esteriore. L’elemento fondamentale della vera ars celebrandi è quindi questa consonanza, questa
concordia tra quanto facciamo con le labbra e quanto fa il cuore”.
Benedetto XVI ha poi esortato ad aiutare le famiglie a
vivere crisi e sofferenze con pazienza e che sono proprio le difficoltà della
vita ad aprire nuove porte nel matrimonio, come – ha raccontato – hanno
testimoniato alcune coppie all’incontro mondiale delle famiglie a Valencia:
“Oggi si arriva alla
crisi se vedono la diversità dei temperamenti, la difficoltà di sopportarsi
ogni giorno, tutta una vita, e alla fine si dice: ‘Separiamoci’.
Abbiamo capito proprio con queste testimonianze che nella crisi, nel sopportare
il momento dove sembra non si possa più andare
avanti, realmente si aprono nuove porte
e una nuova bellezza dell’amore. Questo mi sembra importante, una bellezza solo
di armonia, non è una vera bellezza, manca qualcosa è carente. La vera bellezza
ha bisogno anche del contrasto l’oscurità e la luminosità si completano: anche
l’uva, per maturare, ha bisogno non solo del sole ma anche della pioggia, non
solo del giorno ma anche della notte. E mi sembra che noi stessi, sacerdoti e
tutti i giovani, anche gli adulti, dobbiamo imparare la necessità della
sofferenza, della crisi, e sopportare questo… E così solo la vita diventa
ricca. Per me un valore simbolico che il Signore porta in eternità, le
stimmate, espressione delle atrocità della sofferenza e della morte sono adesso
sigilli della vittoria di Cristo, di tutta la bellezza della sua vittoria e del
suo amore per noi”.
Infine, perché i sacerdoti possano andare incontro ai
giovani, il Papa ha parlato di una pastorale che deve trascendere i limiti
della parrocchia. I giovani, ha detto il Santo Padre, non devono essere
lasciati alle discoteche, ma piuttosto vanno inseriti in comunità di preghiera
e ascolto della Parola e impegnati in attività di volontariato. Perché
nell’aiuto ispirato dall’amore di Cristo per gli uomini possano far ardere
quella fiamma che custodiscono nel cuore.
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MANOPPELLO
IN FESTA ATTENDE CON TREPIDAZIONE
LA
VISITA DI BENEDETTO XVI, DOMANI, AL SANTUARIO DEL VOLTO SANTO.
SUL
SIGNIFICATO DEL PELLEGRINAGGIO DEL PAPA,
LA
RIFLESSIONE DI MONS. BRUNO FORTE, ARCIVESCOVO DI CHIETI-VASTO
Ultimi preparativi a Manoppello,
il piccolo centro vicino Chieti
che domani accoglierà Benedetto XVI, in visita al Santuario del Volto Santo. Il
Papa arriverà nella località abruzzese in elicottero intorno alle 9.45. La
visita durerà in tutto due ore, ma assume un valore davvero particolare come ci
spiega il nostro inviato a Manoppello, Alessandro
Gisotti:
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Incastonato tra le vette della Maiella
e il mar Adriatico, Manoppello si appresta a vivere
domani una giornata storica. Per la prima volta, infatti, un Pontefice si
recherà in pellegrinaggio al Santuario del Volto Santo, dove secondo
un’antichissima tradizione è custodita
La visita del Papa assume, peraltro, un duplice valore:
oltre ad essere, come ricordato, la prima di un Pontefice, avviene anche in un
anno giubilare per il Santuario del Volto Santo. Secondo la tradizione, la
sacra reliquia avrebbe fatto la sua apparizione nel centro abruzzese
esattamente 500 fa. Di quello straordinario evento scrive nel 1646 un religioso
cappuccino, padre Donato da Bomba, che alla Veronica, la “vera icona” del volto
di Cristo dedicò una “Relazione Historica”. D’altro
canto, per venire ai giorni nostri, negli ultimi anni il padre gesuita Heinrich Pfeiffer, docente di
arte cristiana all’Università Gregoriana, ha dimostrato la perfetta
sovrapponibilità del volto della Sindone di Torino con il volto di Manoppello. Anche lo studioso tedesco sarà domani a Manoppello. Fervono dunque gli ultimi preparativi, mentre
un manifesto accanto al Santuario sintetizza la gioia dei fedeli con il
messaggio di benvenuto: “Benedetto chi viene nel nome del Signore”.
Da Manoppello, Alessandro Gisotti, Radio
Vaticana.
**********
Il
Santo Padre verrà accolto a Manoppello
dalle autorità cittadine e dall’arcivescovo di Chieti-Vasto,
mons. Bruno Forte. Proprio al presule abruzzese, l’allora cardinale Joseph Ratzinger aveva promesso
che si sarebbe recato in preghiera al Santuario di Manoppello.
Una promessa mantenuta, anche una volta eletto Papa. Per una testimonianza sul
significato di questo pellegrinaggio di Benedetto XVI al Santuario del Volto
Santo, Alessandro Gisotti ha intervistato proprio mons. Bruno Forte:
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R. – L’attesa è grandissima ed è un’attesa di fede, perché
il Successore di Pietro viene a confermarci nella fede, come è il suo
ministero. Ma è anche un’attesa di amore, perché vogliamo bene al Papa e a
questo Papa in particolare; ne sentiamo la incidenza
profonda nel momento storico, culturale che vive la Chiesa e l’umanità intera e
che vive anche la nostra terra. La visita ha – lo dico subito – carattere
privato e questo, in qualche modo, la rende anche più intima e familiare per
noi. Il Santo Padre incontrerà i sacerdoti, i seminaristi, i religiosi e le religiose
e una rappresentanza delle parrocchie dell’arcidiocesi di Chieti-Vasto.
Il Papa viene in pellegrinaggio personale al Santuario del Volto di Cristo, del
Volto Santo, proprio per sottolineare la centralità nella vita della fede del
riferimento al Volto di Gesù. Questo carattere privato e personale rende ancora
più intima e perciò più bella questa occasione.
D. – Come è nata, appunto, l’occasione per questa visita
di Benedetto XVI al Santuario del Volto Santo di Manoppello?
R. – Il Santo Padre aveva già da tempo avuto notizia di
numerosi studi che riportavano al centro dell’interesse questa immagine
impressa su un velo che si trova da secoli nel Santuario di Manoppello.
Ne avevamo parlato anche prima che egli diventasse Papa ed era suo desiderio
visitare questo luogo, proprio per pregare davanti a questa immagine. Poi c’è
stata la sua elezione a Pontefice, e questo sembrava in qualche modo rendere
molto difficile una sua possibile presenza. Tuttavia, in occasione di un
incontro con la Commissione teologica internazionale, di cui faccio parte, io
gli avevo rinnovato l’invito a venire a vedere l’immagine ed egli, con grande
spontaneità, mi ha detto che sarebbe venuto. Dunque, il pellegrinaggio ha un
carattere eminentemente spirituale: il Papa viene a pregare e a venerare
l’immagine del Volto di Gesù, quel Volto a cui nel
messaggio di Quaresima – bellissimo – di questo 2006, egli dice: “Noi dobbiamo
sempre conformare il nostro sguardo”. Sotto quale Volto di Misericordia, il
Papa intende mettere anche le grandi intenzioni di preghiera che porta nel
cuore per l’umanità e la Chiesa intera, a cominciare da quella della pace, per cui tanto ci ha stimolato a pregare in questo ultimo
periodo, con la guerra in Libano, e dall’altra anche l’intenzione della
salvaguardia del Creato, ricordando che il 1° settembre è appunto la Giornata
della salvaguardia del Creato, promossa dalla Conferenza episcopale italiana.
Dunque, una visita di carattere personale, che ha il valore di pellegrinaggio
spirituale e che naturalmente non entra nel merito delle questioni di carattere
storico, che sono oggi così al centro dell’attenzione degli studiosi – da padre
Pfeiffer a tanti altri – relativa alla doppia
questione se il Velo di Manoppello si possa identificare
con la “Veronica” che era in San Pietro fino agli inizi del Cinquecento, e
questa con il Sudario vero e proprio di cui parla Giovanni cap.20 al versetto 6,7 quando dice
che Pietro entra nel Sepolcro e vede il Sudario che era sul volto di Gesù. Il
Papa non prende posizione su questa questione, che è una questione di studiosi,
di storici; egli viene qui come pastore, in
pellegrinaggio spirituale al Volto di Gesù.
D. – Benedetto XVI, Papa teologo, tra i più grandi teologi
viventi senza dubbio, ama visitare e soffermarsi in preghiera ai santuari:
pensiamo quante volte lo ha fatto nel suo periodo di riposo in Valle d’Aosta;
pochi giorni fa, a sorpresa, si è recato al Santuario di Nemi
con il fratello Georg, ed ora a Manoppello
…
R. – Io credo che questo sia un aspetto molto
significativo della personalità profondamente spirituale di questo Papa e
teologo che è Joseph Ratzinger.
C’è come il bisogno di sottolineare che il cristianesimo non è una gnosi, cioè
non è una religione dell’intelligenza e basta, come si potrebbe essere tentati
di pensare riflettendo su una figura di statura intellettuale così alta come la
sua. Il cristianesimo coinvolge tutta la realtà dell’uomo e tutti
i sensi della persona umana e proprio in questo modo è capace di redimere
dal profondo la pienezza dell’umanità. Anche questi segni – il pellegrinaggio,
il movimento fisico verso un luogo, la venerazione di un segno, di un’immagine,
il richiamare con intensità l’urgenza di porsi sotto lo sguardo di Gesù e di
conformarsi al suo sguardo, sono un modo – a mio avviso, anche catecheticamente molto espressivo – per ricordarci questa
grande verità, che il cristianesimo non è la salvezza dalla storia, ma è la salvezza della
storia, cioè che tutto l’essere umano, nella integralità di tutti i suoi sensi
è stato in qualche modo assunto e salvato dal Verbo di Dio che si è fatto carne
per noi.
D. – Quali sono le sue aspettative per il ‘dopo’? Cioè, dopo un momento di grande significatività,
direi proprio storico, per la comunità dell’Abruzzo, come la prima visita di un
Papa al Santuario di Manoppello …
R. – Le mie aspettative sono in profonda sintonia con il
carattere che il Santo Padre dà a questo pellegrinaggio, cioè un carattere
spirituale. Io mi auguro che sia un’occasione per ravvivare nel cuore di tutto
il popolo dell’arcidiocesi di Chieti-Vasto e
naturalmente di tutti quelli che ci seguiranno anche attraverso la televisione,
questo grande amore al Volto di Gesù, questo desiderio di conformarci al Suo
sguardo che è uno sguardo di misericordia, lo sguardo con cui Egli guarda con
compassione le folle, le folle stanche e affamate e poi questo impegno a rimettere
al centro di tutto ciò che siamo e facciamo, come singoli e come Chiesa, la
sequela di Gesù che è veramente la bellezza che salverà il mondo.
**********
La nostra emittente seguirà la visita del Santo Padre con
radiocronaca diretta in lingua italiana a partire dalla ore 9.45, fino alle
10.30 circa, sull’onda media di 585 kHz
e in modulazione di frequenza di 105 e 93,3 MHz.
ALTRE
UDIENZE E NOMINE
Stamane il Papa ha ricevuto in udienza
nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo anche il sig. Gunkatsu
Kano, ambasciatore del Giappone, in visita di
congedo.
Negli Stati Uniti, il Santo Padre ha nominato vescovo di
Sioux Falls mons. Paul Joseph Swain, finora vicario
generale della diocesi di Madison e
rettore della cattedrale di San Raffaele. Mons. Swain è nato
il 12 settembre 1943, da una famiglia di confessione Metodista. Nel
RESO
NOTO IL COMUNICATO DELL’OTTAVA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SPECIALE
PER
L’OCEANIA DELLA SEGRETERIA GENERALE DEL SINODO DEI VESCOVI
La Sala Stampa della Santa Sede ha
pubblicato oggi il comunicato dell’ottava riunione del Consiglio Speciale per
l’Oceania della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi. La riunione si è
svolta a Suva, nelle Isole Figi, nei giorni 4 e 5 agosto,
alla vigilia dell’Assemblea Plenaria della Federazione delle Conferenze dei
Vescovi cattolici dell’Oceania, tenutasi dal 7 all’11 agosto. Il tema generale
di entrambi gli incontri è stata l’applicazione dell’Esortazione Apostolica Postsinodale Ecclesia
in Oceania. La riunione del Consiglio Speciale, è stata presieduta dal
segretario generale mons. Nikola Eterović, il quale ha
ribadito il posto centrale dell’Eucaristia nella vita dei cattolici
dell’Oceania e ha rilevato con soddisfazione che, secondo i dati statistici,
sta crescendo nell’intero continente il numero delle vocazioni al sacerdozio e
alla vita consacrata: un fatto – ha aggiunto – che promette, tra l’altro, una
più regolare celebrazione dell’Eucaristia domenicale nelle comunità dei fedeli
sparse nelle vaste zone della regione.
I membri del Consiglio Speciale
hanno poi riferito sulla situazione ecclesiale e sociale nei singoli Paesi. In
alcune Nazioni, come, per esempio, l’Australia e
Non mancano problemi d’indole
sociale: la povertà, la corruzione, la disoccupazione, il diffondersi di varie
malattie, tra cui anche quella dell’AIDS. Tale situazione – è stato sottolineato
- rappresenta
un forte richiamo alla Chiesa e alla sua rinnovata attività di evangelizzazione
e d’applicazione della Dottrina sociale. Al riguardo,
per essere più efficaci, - afferma il comunicato - occorre assicurare e
rafforzare l’identità cattolica delle proprie istituzioni, in particolare,
delle scuole di vari gradi della Chiesa che continua ad avere un importante
influsso sociale. Durante la riunione è stato inoltre presentato un resoconto
della consultazione dei vescovi dell’Oceania sull’applicazione dell’Esortazione
Apostolica Postsinodale Ecclesia
in Oceania. I membri del Consiglio Speciale hanno fatto delle osservazioni
e dei suggerimenti per completare ulteriormente il testo. Infine è stato deciso che la prossima
riunione del Consiglio Speciale per l’Oceania avrà luogo il 14 e15 febbraio
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima pagina - Medio Oriente: si apre a Stoccolma
la Conferenza dei donatori; necessari cinquecento milioni di dollari per
l’emergenza in Libano.
Servizio vaticano - Tre pagine dedicate al prossimo
viaggio apostolico di Benedetto XVI in Germania.
Servizio estero: Iraq: Bush ribadisce che il ritiro del contingente USA a missione
incompiuta favorirebbe la formazione di uno “Stato terrorista”.
Servizio culturale - Per la rubrica “Incontri”
Danilo Veneruso intervistato da Mario Spinelli. Il
titolo dell'articolo è “Lo storico deve tener conto dei particolari e
dell’universale”.
Servizio italiano - In primo piano sempre il tema
della finanziaria.
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31 agosto 2006
OGGI
AL PALAZZO DI VETRO DI NEW YORK UNA RISOLUZIONE DELL’ONU
POTREBBE
APRIRE
NELLA
REGIONE SUDANESE DEL DARFUR
-
Intervista con Paolo Pinocchi -
Gran Bretagna e Stati Uniti hanno chiesto
all’ONU un voto oggi al Palazzo di Vetro su una risoluzione che aprirebbe la
strada alla costituzione di una forza di pace per la regione del Darfur, in Sudan, nonostante l'opposizione del governo di
Karthoum. La risoluzione richiederebbe però il consenso del governo sudanese
prima del dispiegamento vero e proprio della forza, ma le potenze occidentali
sono convinte che il Sudan finirà per acconsentire dal momento che ha già
accettato una presenza internazionale nella parte meridionale del Paese. Il
servizio è di Stefano Leszczynski.
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A rischio è la vita di 2 milioni di persone
nella regione sudanese del Darfur. La ragione del
pericolo imminente è l’offensiva che il governo di Khatoum
si appresta a lanciare contro due gruppi ribelli che non hanno aderito alla
tregua di maggio. I civili e centinaia di migliaia di
profughi rischiano di trovarsi nel bel mezzo di un violento regolamento di
conti e di farne ovviamente le spese. Il contingente dell’Unione Africana
presente nell’area non appare in grado di controllare la situazione e di
difendere i civili, per questo motivo la risoluzione anglo-americana che
attende di essere votata al Consiglio di Sicurezza dell’ONU prevede l’invio di
almeno 22mila caschi blu che possano esercitare
efficacemente un ruolo di interposizione, con l’autorizzazione a ricorrere alle
armi se necessario. Tra i 15 Paesi del Consiglio di Sicurezza l’incognita
riguarda il Qatar che ha già annunciato di voler bocciare la risoluzione e
Intanto, cresce l’allarme per la grave
situazione umanitaria nella regione, come ci conferma Paolo Pinocchi, di Amnesty International Italia:
R. – La situazione in Darfur è
praticamente sempre al limite del baratro, in questo momento, soprattutto dopo
l’allargamento del conflitto anche al Ciad, i campi profughi presenti nel Darfur rischiano di essere dei veri e propri cuscinetti
dove da una parte e dall’altra le forze si confrontano e le vittime delle
violazioni dei diritti umani sono tantissime. Per fare delle
cifre, per quanto sia possibile, stiamo raggiungendo la cifra dei 300-400 mila
morti; ci sono più di due milioni di sfollati, oltre 200 mila sono rifugiati in
Ciad; ci sono 20 mila bambini soldato e le donne sono le prime vittime di
questa situazione. Tutto questo avviene sotto gli occhi della comunità
internazionale.
D. – In questa regione specifica, c’è una presenza
internazionale, al momento?
R. – Praticamente, c’è una presenza in questo momento
delle forze dell’Unione Africana; non è una presenza significativa perché opera
con un profilo inadeguato rispetto alla situazione.
D. – La crisi del Darfur è stata
al centro dell’attenzione internazionale. Come mai improvvisamente questo calo
di preoccupazione per quanto riguarda quest’area così delicata?
R. – Non riusciamo a capire e critichiamo profondamente
l’atteggiamento un po’ schizofrenico della comunità internazionale. Vorremmo
che in questo momento si riservasse adeguata attenzione a questa situazione
come evidentemente ad altre importantissime sulla faccia di questa terra …
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L’UNICEF LANCIA L’ALLARME SUL
TRAFFICO DI BAMBINI
DAL SUD-EST EUROPA
- Intervista con Donata Lodi
Cresce l’allarme per il traffico di bambini dal Sud-Est
europeo. A chiedere maggiori controlli e soprattutto misure di prevenzione agli
Stati è l’UNICEF, il Fondo per l’infanzia delle Nazioni Unite in collaborazione
con l’ONG “Terre des Hommes”,
che hanno presentato ieri a Roma un Rapporto preliminare su questo fenomeno
criminale. Stefano Leszczynski ha intervistato Donata Lodi, portavoce di UNICEF
Italia:
**********
R. – Il Rapporto lancia un allarme molto forte
sull’insufficienza dell’attenzione a questo problema, e soprattutto sulla
carenza delle politiche di prevenzione finora attuate. Noi abbiamo delle stime
a livello globale del numero dei bambini “trafficati” che ci parlano di almeno
un milione e mezzo di bambini che ogni anno cadono vittime dei trafficanti a livello
globale. Ma se andiamo in particolare in quest’area del mondo del Sud-Est
dell’Europa, noi sappiamo che è una delle fonti principali del traffico di
bambini verso Paesi come l’Italia, la Germania,
l’Austria e anche altri. Però, la maggior parte di questi Paesi non dispone di
dati precisi sul problema.
D. – In che modo si manifesta poi in Europa occidentale lo
sfruttamento di questi bambini?
R. – Sono bambini “trafficati” esattamente con questa
finalità di impiegarli ad opera di bande criminali per
attività illegali soprattutto legate al furto. Quindi: furto, mendicità,
sfruttamento anche in alcuni casi lavorativo, vero e proprio …
D. – Non si tratta, il più delle volte, di persone
estranee ai bambini, ma spesso sono addirittura membri della famiglia …
R. – Sì, sono spesso membri della famiglia o comunque
vicini. Diciamo che sono persone che i bambini non avvertono come ‘pericolose’:
per questo la maggior parte delle campagne di prevenzione che noi abbiamo
esaminato sono inefficaci, perché dipingono i trafficanti come una specie di
‘lupo mannaro’, un estraneo in agguato nell’ombra e
quindi il bambino non ha strumenti di autodifesa quando
invece la minaccia gli arriva da persone con cui lui ha un rapporto di
familiarità! In molti casi è percepito dalle famiglie stesse come un ‘lavoro stagionale’ e questo,
paradossalmente, rende più accettabile per la comunità di origine questo
traffico di bambini. In questo senso c’è da fare un grosso lavoro di educazione
a livello locale.
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AVVISO
Da domani, 1° settembre 2006 non sarà più possibile
ascoltare l’edizione del Radiogiornale delle 14.00
sulla frequenza di 5885 khz in onda corta, che verrà
soppressa. Ricordiamo inoltre che è sempre possibile ascoltare l’informazione
della Radio Vaticana sulle altre consuete frequenze e sul sito internet www.radiovaticana.va , sul quale è in funzione il servizio di podcasting.
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31 agosto 2006
“LA
CREDENZA CHE GLI ANTENATI SIANO DOTATI DI POTERI
SOPRANNATURALI
RASENTA
L’IDOLATRIA”: COSÌ, I VESCOVI DELL’AFRICA AUSTRALE,
IN UNA
LETTERA PASTORALE SU “FEDE CRISTIANA E CULTO ANCESTRALE”
- A cura di Roberta Moretti -
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CITTÀ DEL CAPO. = “La credenza che gli antenati siano dotati di poteri soprannaturali rasenta l’idolatria. È
Dio e Dio soltanto che è onnipotente, mentre gli antenati sono sue creature”: è
quanto affermano i vescovi dell’Africa australe, in un lettera pastorale su
“Fede cristiana e Culto ancestrale”, pubblicata nei giorni scorsi. I presuli
esprimono preoccupazione per il diffondersi “tra diversi cristiani africani,
che vivono momenti difficili”, “di pratiche della religione tradizionale”, che
prevedono “l’intervento degli spiriti degli antenati, di spiriti-medium, la consultazione
di indovini, la magia e altro”. Ma quello che è ancora più preoccupante,
secondo i vescovi, è “il fatto che alcuni sacerdoti e religiosi, oltre a laici
professionisti, cerchino di diventare indovini e guaritori”. I sacerdoti,
infatti, “agiscono
nella persona di Cristo e non nelle persone degli spiriti dei loro antenati.
Essi ricevono autorità e potere dalla Chiesa e non attraverso un rituale per
diventare un indovino-guaritore”. “L’affermazione di agire attraverso una
doppia fonte di potere e autorità – spiegano i presuli africani – confonde i
cristiani e indebolisce l’immagine del sacerdote, perché l’una contraddice
l’altra”. “Il sacramento degli ammalati”, inoltre, “impallidisce fino a
diventare insignificante agli occhi dei sofferenti, perché la fede in Gesù
Cristo non riveste alcun ruolo”. Invece, “il Signore ha sempre dimostrato
grande attenzione e cura per il benessere corporale e spirituale dei malati.
Questo è dimostrato dal Vangelo e soprattutto dal sacramento dell’unzione degli
infermi”. L’episcopato dell’Africa australe precisa infine che “ogni forma di
divinazione deve essere respinta”. Consultare oroscopi, astrologi, medium,
farsi leggere la mano, infatti, “nasconde il desiderio di potere sul tempo, la
storia e, in ultimo, sugli esseri umani”. “Un corretto comportamento cristiano
– concludono i vescovi – consiste, invece, nel rimettersi nelle mani della
Provvidenza”.
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“UN’AUTENTICA CULTURA DEMOCRATICA È CAPACE DI PROMUOVERE LA DIGNITÀ
E I DIRITTI UMANI”: COSÌ, I VESCOVI DEL MESSICO, ALLA
VIGILIA DELLA CERIMONIA
DI COMMIATO DEL PRESIDENTE USCENTE, VICENTE FOX
-
A cura di Luis Badilla -
**********
CITTA’ DEL MESSICO. = “L’inizio di una nuova legislatura è
una sfida, in particolare, per i legislatori, chiamati a lavorare con
responsabilità ed entusiasmo in favore di un Messico più unito, più
democratico, e con più opportunità per la partecipazione di tutti”: è quanto si
legge in una nota diffusa oggi dall’episcopato messicano, alla vigilia della
cerimonia di commiato del presidente uscente, Vicente
Fox, che domani, davanti ai congressisti eletti lo
scorso 2 luglio, leggerà il suo ultimo messaggio alla Nazione, senza che si
conosca ancora il nome del suo successore. Intanto, mentre si attende nei
prossimi giorni il verdetto definitivo del tribunale federale elettorale, il
clima politico nel Paese è sempre molto teso e delicato. Il Partito della
rivoluzione democratica, che sostiene López Obrador, che secondo numerose indiscrezioni avrebbe perso
le elezioni a favore di Felipe Calderón,
“delfino” di Fox, ha annunciato che farà di tutto per
boicottare domani l’ultimo intervento del presidente uscente. Di fronte a
numerose minacce che prospettano azioni per impedire che Fox
legga il suo discorso, il presidente della Camera, Jorge
Zermeno ha dichiarato che “se fosse impossibilitato a
prendere la parola nel Palazzo di San Lazaro, Fox si limiterà a consegnare il documento invece di leggerlo,
perché non si possono forzare le cose”.
Intanto, con la sua nota, l’episcopato messicano riflette sulla
situazione nazionale, affermando che “un’autentica
cultura democratica è partecipativa e solidale, rappresentativa e sussidiaria,
e dunque, capace di promuovere la dignità e i diritti umani”. I vescovi sottolineano,
inoltre, che “i compiti dei senatori e dei deputati hanno una grande
importanza”, visto che “i loro dibattiti e le loro decisioni daranno forma alla
società messicana del futuro”. “Il desiderio di tutti – si legge nella nota – è
che, in questo lavoro, i legislatori sappiano mettere al centro l’uomo e il
bene comune”. I presuli ricordano infine le parole di Giovanni Paolo II nel
messaggio per la Giornata mondiale della pace del 1999: “Quando la promozione
della dignità della persona è il principio-guida a cui
ci si ispira quando la ricerca del bene comune costituisce l'impegno
predominante, allora vengono posti solidi e durevoli fondamenti
all’edificazione della pace. Quando invece i diritti umani sono ignorati o
disprezzati, quando il perseguimento di interessi particolari prevale ingiustamente
sul bene comune, allora vengono inevitabilmente
seminati i germi dell'instabilità, della ribellione e della violenza”.
**********
I
VESCOVI COLOMBIANI METTONO IN DISCUSSIONE LA DECISIONE
DELLA
CORTE COSTITUZIONALE DEL PAESE, CHE HA
CONSENTITO L’ABORTO DI UNA BAMBINA DI UNDICI ANNI STUPRATA DAL PADRE ADOTTIVO:
“SONO
STATE SCARTATE ALTERNATIVE PIÙ UMANE E PIÙ CONSONE A UNA MINORENNE”:
BOGOTA’. =
“Sottoporre la bambina all’aborto è stato come farle violenza nuovamente”: con
queste parole, i vescovi della Colombia hanno commentato, in una nota, un caso
di cronaca avvenuto nei giorni scorsi a Bogotá, che ha acquistato grande
rilievo sulla stampa nazionale e internazionale. A una bambina di 11 anni,
vittima di uno stupro da parte del padre adottivo, dopo una sentenza di un
Tribunale e in applicazione delle recenti normative che depenalizzano
l’aborto in certi casi, è stata interrotta la gravidanza. Secondo i presuli
colombiani, autorizzando l’aborto, la Corte Costituzionale ha ecceduto
nell’esercizio delle sue facoltà, optando in favore della soluzione più
scontata, perché essa è divenuta legale nel Paese. “Sono state scartate –
affermano i vescovi – altre alternative molto più
umane e più consone al fatto che si tratta di una minorenne”. L’Episcopato colombiano
sottolinea poi come le autorità non abbiano usato lo stesso zelo e la stessa
tempestività “nel chiedere e applicare una punizione esemplare né per lo
stupratore, né per le persone che, pur essendo a conoscenza della situazione,
non hanno fatto opportuna denuncia”. Inoltre, se è vero che la Corte Costituzionale
ha depenalizzato l’aborto in tre casi (tra cui,
appunto, lo stupro), non è detto che sia obbligatorio applicare queste eccezioni.
I vescovi prendono atto del comportamento di alcuni medici che, in un primo
momento, “per motivi di coscienza”, si sono rifiutati di interrompere la
gravidanza. Al tempo stesso, chiedono una chiara e precisa regolamentazione per
questi casi eccezionali. La nota si chiude con il riferimento al Magistero
della Chiesa sulla difesa della vita e, in particolare, all’Enciclica “Evangelium Vitae” di Giovanni Paolo II, che richiama
l’attenzione sull’ambiguità di parole come ‘interruzione di gravidanza’
o ‘aborto’. “Ma nessuna parola – concludono i vescovi, citando Papa Wojtyla
(E.V.58) – può cambiare la realtà delle cose”. (R.M.)
CONDANNATO
A CINQUE ANNI DI PRIGIONE IL GIORNALISTA DELLO “STRAIT
TIMES”
DI
SINGAPORE, CHING CHEONG, CONSIDERATO COLPEVOLE DI SPIONAGGIO.
AVREBBE
SVOLTO INDAGINI SUL MASSACRO DI PIAZZA TIANANMEN, DEL 1989
HONG KONG. = E’ stato condannato a
cinque anni di prigione il corrispondente dello Strait
Times di Singapore, Ching Cheong, ritenuto colpevole di spionaggio. Lo ha confermato ieri la Xinhua, agenzia
di stampa ufficiale del regime comunista. Secondo i media
statali, citati da AsiaNews, il giornalista, era stato arrestato nell’aprile del 2005, avrebbe confessato di aver venduto informazioni militari a Taiwan
e di aver messo in piedi una rete di spionaggio
per “vendere segreti di Stato” a potenze
straniere. Personalità della dissidenza hanno rivelato ad AsiaNews che le
ragioni vere dell’arresto di Ching Cheong sarebbero da legare alla sua ricerca su Zhao Ziyang, segretario del
Partito ai tempi delle rivolte pro-democrazia, e sul massacro di Piazza Tiananmen nell’89. L’avvocato di Ching
non ha fornito alcuna spiegazione: “Devo rispettare i desideri della famiglia –
ha spiegato, in un’intervista televisiva – e non rivelare nulla della
decisione”. I datori di lavoro del giornalista hanno invece chiesto alle
autorità cinesi di mostrare “compassione e indulgenza” durante la sua
detenzione. Un appello pubblico della Singapore Press Holdings,
editore del giornale per cui lavora Ching, recita: “Abbiamo appresso con preoccupazione della
sentenza. E’ noto che il giornalista soffre di pressione alta e non è nella sua
forma migliore. Per questo ci appelliamo alle autorità, affinché mostrino
compassione ed indulgenza”. (R.M.)
UN
CORSO SULLA GUARIGIONE INTERIORE: LO PROMUOVE, FINO A
DOMANI A ROMA, L’ASSOCIAZIONE TERAPISTI ITALIANI
- A cura di Giovanni Peduto -
ROMA. = Presso la Rettoria San
Paolo, nel complesso abbaziale delle Tre Fontane a Roma, è in corso, dal 28
agosto, una scuola di formazione per leader laici, comprendente pastori di
diverse denominazioni cristiane e sacerdoti cattolici. L’evento e’ organizzato
dall’Associazione terapisti cristiani, congiuntamente alla Toronto airport
christian fellowship,
Chiesa pentecostale della “terza ondata”. In particolare, il corso affronta il
tema della guarigione interiore. Domani, a conclusione del corso, dalle 18 alle
20 si terrà, sempre nel complesso abbaziale delle Tre Fontane, in via di Acque Salvie 1, una celebrazione ecumenica di lode e adorazione
aperta a tutti.
AL
VIA, IERI SERA, IL FESTIVAL DEL CINEMA DI
VENEZIA.
GRANDE
SPAZIO ALLE PELLICOLE AMERICANE
- A
cura di Luca Pellegrini -
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VENEZIA. = Ecco l’Oriente e l’Occidente del mondo che
riflettono tradizioni, storia, dolore: nella loro diversità di stili, le
pellicole della Mostra del Cinema di Venezia, apertasi ieri sera, ci
accompagnano ad una critica e attuale lettura del presente. In questi inizi di
Festival, inoltre, grande spazio è stato offerto alle pellicole americane, i
cui ospiti veneziani non mancheranno oggi di ricordare e rendere omaggio al
grande Glenn Ford, spentosi
ieri a Los Angeles all’età di 90 anni. Venature misticheggianti
post-moderne, percorso seminato di simboli e metafore,
curioso e molto selettivo per il pubblico cui potrebbe indirizzarsi, Luce del secolo del tailandese Apichatpong Weerasethakul è
un’incursione d’autore sul tema della reincarnazione, al cuore del pensiero
buddista, esplorato attraverso lunghi e immobili dialoghi affidati a personale
e ospiti di due diverse unità ospedaliere, una di campagna ed una di città.
Film sul dualismo uomo-donna, come afferma il regista: dualismo non solo di
genere, ma di attitudini, sensazioni e sentimenti. E di luci, esteriori e interiori.
Difficile descrivere, impossibile raccontare: esperienza che può essere vissuta
solo nello scorrere dei 105 minuti che sono il condensato delle memorie
personali dell’autore colte in una continua percezione visiva ed emotiva.
Originale, certo, ed iniziatico. Certamente più
diretta, invece, la ballata del pavido soldato
Nikolaï raccontata dal francese Christophe
De Ponfilly nell’intenso La stella del soldato, evento speciale delle Giornate degli Autori
che hanno così voluto rendere omaggio al regista, suicidatosi soltanto tre mesi
or sono. Il soldato del titolo avrebbe voluto rimanere
un felice chitarrista, ma il potere dell’Unione Sovietica con i suoi imponenti
apparati militari, se ne approprierà, spedendolo tra le brulle montagne
dell'Afghanistan, dall'invasione sovietica divenuta terra di conquista, di
violenze e di sangue. Una ferita non rimarginata e dalla quale sgorgano ancor’oggi problemi e tragedie per il mondo. Il
pregio del documentarista è quello d’aver legato avvenimenti realmente
accaduti, e da lui vissuti nel 1983, alla tragedia newyorkese
deflagrata diciotto anni più tardi: l’attacco alle Torri Gemelle. Che saranno
le protagoniste assolute di uno dei film più attesi della Mostra, World Trade Center,
fuori concorso domani, del regista americano Oliver Stone, dedicato alle vittime e ai venti sopravvissuti
dell’attentato terroristico dell’11 settembre. Più che la narrazione
assolutamente realistica impressa dal regista alla vicenda che coinvolge in
modo drammatico due agenti-eroi, vale la pena sottolineare come il cinema,
metabolizzato l’impatto emotivo iniziale, dimostri ancora una volta l’audacia
di raccontare uno dei momenti più tragici del nostro recentissimo presente. Può
non considerarsi una terapia, è sicuramente un atto coraggioso.
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31 agosto 2006
- A cura di Amedeo Lomonaco e Alessandro
Grifi -
Le
truppe israeliane si ritirano dai Territori palestinesi e sono pronte a lasciare
il Libano. Questa mattina è iniziato, infatti, il ritiro dei soldati israeliani
dalla Striscia di Gaza, dove erano stati inviati per rintracciare tunnel ed
esplosivi nascosti dalle milizie palestinesi. Ma continuano, comunque, le
operazioni militari nei Territori: nel corso di un raid a Nablus, in
Cisgiordania, è rimasto ucciso un capo militare delle Brigate dei Martiri di
Al Aqsa. In Libano, intanto, cresce l’attesa
per l’arrivo del contingente di rinforzo della forza di interposizione
dell’ONU, incaricata di monitorare la tregua tra Israele ed Hezbolah.
Entro dieci giorni, dovrebbe inoltre avere inizio l’operazione di
rimpatrio dei militari israeliani dispiegati in Libano. Il nostro servizio:
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Dopo le visite di ieri in Israele e nei
Territori palestinesi, il segretario generale dell’ONU, Kofi
Annan, ha confermato in un’intervista concessa ad una
radio francese che le truppe dello Stato ebraico si ritireranno dal sud del Libano quando saranno dispiegati 5000 “caschi blu” della
forza di interposizione delle Nazioni Unite, l’UNIFIL, e circa 16 mila soldati
libanesi. Annan
ha detto di sperare che i 5000 militari dell’ONU saranno
schierati entro 10 giorni”. “In quel momento - ha proseguito
- gli israeliani saranno obbligati a ritirarsi”. Il numero uno delle Nazioni
Unite, incontrando stamani ad Amman il re di Giordania Abdallah, ha anche denunciato
l’uso dell’aviazione israeliana, in Libano, di bombe a frammentazione e ha
chiesto al governo israeliano di fornire le mappe per localizzare e neutralizzare
questo tipo di ordigni.
L’alto rappresentante per la politica estera e
di sicurezza dell’Unione Europea, Javier Solana, ha sottolineato poi, in un’intervista rilasciata al
quotidiano “La Repubblica”, il ruolo dei Paesi europei nella missione in
Libano. “Senza la forza ONU – ha detto Solana - non
ci sarebbe la pace e senza l’Europa non ci sarebbe la forza ONU”. “Gli europei
– ha aggiunto - costituiscono la spina dorsale del contingente”. Per questo –
ha osservato Solana che ritiene cruciale per il Medio
Oriente la questione palestinese – “possiamo andare fieri di aver fatto tutto
ciò che era possibile”. Oltre a garantire l’impegno
militare per sostenere e assicurare la pace, la comunità internazionale si
mobilita anche per fornire aiuti e promuovere la ricostruzione.
Con questi
intenti, si è aperta questa mattina a Stoccolma la prima conferenza dei Paesi
donatori per il Libano, promossa dalla Svezia ed organizzata in cooperazione
con le Nazioni Unite. Partecipano alla riunione i rappresentanti di 50 Paesi e
di dieci organizzazioni internazionali. L’obiettivo è quello di raccogliere 500
milioni di dollari, somma richiesta dal governo libanese per avviare la
ricostruzione del Paese dei Cedri. La Commissione dell’Unione Europea ha già
annunciato un primo pacchetto di 42 milioni di euro, ai quali si andranno ad
aggiungere i contributi dei singoli Stati. Sulla conferenza di Stoccolma ascoltiamo,
al microfono di Emer McCarthy,
il portavoce del vice-ministro degli esteri svedese Jon
Sachi:
R. – Il governo libanese e le
Nazioni Unite hanno calcolato quale sia l’entità dei
danni che dovranno essere riparati nei prossimi primi quattro mesi. Speriamo
che tanti Paesi vogliano contribuire per aiutare il governo libanese a
ricostruire il suo Paese.
D. – Quali sono le priorità? In
quali settori è maggiore il bisogno della ricostruzione?
R. – Il governo libanese, insieme
con le Nazioni Unite, ha esaminato i danni e le necessità. L’esecutivo di
Beirut ha individuato in particolare dieci diverse aree,
tra le quali il settore delle infrastrutture, la sanità, le scuole ed il sistema
idrico. Per far fronte a queste esigenze, la somma totale necessaria è di 500
milioni di dollari. Speriamo che la comunità internazionale riesca ad aiutare
il governo libanese a coprire questi danni!
D. – Lei pensa che alla fine le
grandi potenze riusciranno a trovare un accordo per donare i fondi necessari al
Libano?
R. – Io posso parlare per il
governo svedese: la Svezia contribuirà con ulteriori 20 milioni di dollari che
fanno seguito a 10 milioni di dollari donati durante l’emergenza nel periodo
della guerra. Speriamo che anche tanti altri Paesi saranno solidali con il
popolo libanese. Siamo fiduciosi.
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Entra nel vivo la questione
nucleare iraniana: scade infatti oggi l’ultimatum imposto
dall’ONU al governo dell’Iran, ma la Repubblica islamica continua a ribadire di
non voler sospendere i processi di arricchimento dell’uranio. Il presidente
iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, ha detto che il suo
Paese “non indietreggerà di un centimetro”, nemmeno davanti alla prospettiva di
una “aggressione”. L’Unione Europea ha deciso di non interrompere il dialogo
con l’Iran, anche se dopo questa scadenza verranno
utilizzati solo canali formali. L’Iran, quarto esportatore al mondo di
petrolio, sostiene che la propria tecnologia nucleare ha solo scopi civili e
non militari. Secondo la comunità internazionale, invece, il programma atomico
iraniano potrebbe essere finalizzato alla produzione di armi nucleari.
Continua
ad essere incandescente la situazione in Iraq. A Samarra,
roccaforte della guerriglia è stato trovato morto un giudice civile iracheno
rapito quattro giorni fa a Tikrit, città natale del
deposto presidente iracheno, Saddam Hussein. A Baghdad un attentatore suicida si è fatto poi
saltare in aria contro le auto ferme ad una pompa di benzina, causando la morte
di due civili. Sempre nella capitale, uomini armati hanno ucciso un membro del
servizio di sicurezza del ministero del Petrolio. Dopo
gli attentati di ieri che hanno causato circa 80 morti, il presidente
americano, George Bush, è tornato intanto a ribadire
l’impossibilità di lasciare in questo momento l’Iraq. Sarebbe disastroso – ha
detto il capo della Casa Bianca – lasciare campo libero al terrorismo.
Almeno quindici bombe sono
esplose, quasi simultaneamente, dentro o nei pressi di banche commerciali della
Thailandia meridionale, provocando la morte di almeno due persone. Nel sud del
Paese, gruppi ribelli conducono una sanguinosa campagna per l’autonomia. Le tre province di Yala, Narathiwat e Pattani, dove la
maggior parte degli abitanti appartengono all’etnia Malay
e sono di fede musulmana, facevano parte di un sultanato che è stato annesso
circa un secolo fa alla Thailandia, dove la maggioranza della popolazione è
buddista.
Si aggrava il bilancio delle vittime per colera in
Sudan. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità sono almeno 700 i morti
dall’inizio dell’anno su di un totale di 2.500 persone infette. L’epidemia
rischia di diffondersi anche nel Ciad, Paese confinante.
E’ previsto, in queste ore, l’arrivo
dell’uragano John sulla costa occidentale del Messico, dove sono a rischio circa 800 mila persone. Lo ha reso noto il
Ministero dell’Interno messicano, dichiarando lo “stato di emergenza” a seguito
della minaccia di inondazioni di zone urbane e rurali. Secondo le
previsioni, John giungerà oggi a circa 65 chilometri a sud del porto di Manzanillo, nella parte centro occidentale del Paese. La
protezione civile ha lanciato l’allarme per 1500 cittadine.
L’Unione Europea destinerà una cifra supplementare
di 2,7 miliardi di euro a Paesi in via di sviluppo di Africa, Carabi e isole
del Pacifico (ACP). Lo hanno annunciato ieri il commissario europeo delle
Relazioni esterne, Benita Ferrero Waldner,
e il commissario allo Sviluppo, Louis Michel, indicando i principi della “buona governance” sui
quali Bruxelles si baserà per l’assegnazione degli aiuti. Saranno presi in
esame i principi universali di libertà, diritto alla salute, all’educazione e alla
giustizia. Verrà anche verificato come i sistemi fiscali rispondano alle
possibilità retributive dei cittadini dei singoli Stati. La somma di 2,7 miliardi
di euro si va ad aggiungere agli oltre 22 miliardi di euro stanziati dal Fondo
europeo di sviluppo per il periodo 2008-2013.
È ancora in via di sviluppo la vicenda dei due
italiani rapiti al confine tra Niger e Ciad, lo scorso 21 agosto, da un gruppo
di ribelli del Fronte Far Sahara (FARS). Lo riferiscono fonti della Farnesina, comunicando che non si è ancora giunti ad una
positiva conclusione del caso. Nonostante la notizia diffusa ieri della
presunta liberazione dei due turisti italiani, Claudio Chiodi e Ivano De
Capitani, il ministero degli Esteri continua ad essere
attivato sul caso. Oggi, in una telefonata con la madre, Claudio Chiodi ha
detto di stare bene e di non essere più prigioniero. Intanto, è atteso per
questa sera l’arrivo al porto di Genova degli altri turisti sequestrati e
successivamente rilasciati dai ribelli nigerini.
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