RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 243 - Testo della trasmissione di giovedì 31  agosto 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Benedetto XVI  incontra  i  sacerdoti  di  Albano: la Chiesa – ha detto - resta sempre viva anche di fronte a quanti, lungo i secoli, hanno cercato di distruggerla.  Il Papa invita le coppie in difficoltà a riscoprire l’amore nel matrimonio: come l’armonia, anche la crisi è una ricchezza

Manoppello in festa attende con trepidazione la visita di Benedetto XVI, domani, al Santuario del Volto Santo.  Sul significato del pellegrinaggio del Papa, la riflessione di mons. Bruno Forte

 

Reso noto il comunicato dell’ottava riunione del Consiglio Speciale per l’Oceania della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Oggi al Palazzo di Vetro di New York una risoluzione dell’ONU può aprire la strada ad una forza di pace nella regione sudanese del Darfur: con noi, Paolo Pinocchi

 

L’Unicef lancia l’allarme sul traffico di bambini dal Sud-Est europeo: intervista con Donata Lodi

 

CHIESA E SOCIETA’:

Lettera pastorale dei vescovi dell’Africa australe su “Fede cristiana e culto ancestrale”

 

Nota dell’episcopato messicano alla vigilia della cerimonia di commiato del presidente uscente Vicente Fox

 

I vescovi colombiani mettono in discussione la decisione della Corte Costituzionale del Paese, che ha consentito l’aborto di una bambina di 11 anni stuprata dal padre adottivo

 

A Singapore, condannato a cinque anni di prigione il giornalista Ching Cheong: avrebbe svolto indagini sul massacro di Piazza Tienanmen

 

Promosso a Roma dall’Associazione terapisti italiani, un corso sulla guarigione interiore

 

Si è aperto ieri sera il Festival del Cinema di Venezia. Grande spazio alle pellicole americane

 

24 ORE NEL MONDO:

Aperta a Stoccolma la conferenza dei Paesi donatori in vista della ricostruzione del Libano

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

31 agosto 2006

 

 

IL PAPA HA INCONTRATO I SACERDOTI DELLA DIOCESI DI ALBANO.

LA CHIESA – HA DETTO – RESTA SEMPRE VIVA ANCHE DI FRONTE A QUANTI, LUNGO I SECOLI, HANNO CERCATO DI DISTRUGGERLA. AFFRONTANDO IL TEMA DELLA FAMIGLIA BENEDETTO XVI HA INVITATO LE COPPIE IN DIFFICOLTA’

A RISCOPRIRE L’AMORE NEL MATRIMONIO:

COME L’ARMONIA ANCHE LA CRISI È UNA RICCHEZZA

 

Benedetto XVI ha ricevuto oggi in udienza, a Castel Gandolfo, il clero di Albano. A presentare al Papa la realtà della diocesi è stato il vescovo di Albano mons. Marcello Semeraro. Il presule ha illustrato il cammino che la diocesi sta compiendo, precisando che essa, dopo quella di Roma è la più popolosa del Lazio. Quindi mons. Semeraro ha esposto al Santo Padre i problemi che toccano la sua Chiesa: il futuro dei giovani, la vita degli anziani, le difficoltà dei sacerdoti nelle loro comunità. Hanno preso poi la parola alcuni sacerdoti che hanno rivolto a Benedetto XVI delle domande. Il servizio di Tiziana Campisi:

 

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Le difficoltà quotidiane dei sacerdoti nelle diverse comunità, la pastorale da adottare nelle parrocchie, la liturgia, i giovani e la famiglia: questi i temi posti a Benedetto XVI dal clero di Albano. Il Papa ha dato lunghe risposte, evidenziando, in particolare, la necessità di vivere le fatiche in un continuo affidamento a Dio e riconoscendo i propri limiti:

 

“La prima necessità per noi tutti è riconoscere con umiltà i nostri limiti, riconoscere che dobbiamo lasciare la maggior parte delle cose al Signore… perché alla fine deve Egli stesso guidare la sua Chiesa. Noi ci inseriamo con il nostro piccolo dono e facciamo quanto possiamo fare, soprattutto le cose sempre necessarie: i Sacramenti, l’annuncio della Parola, i segni della nostra carità, del nostro amore”.

 

Ai sacerdoti il Papa ha raccomandato di curare particolarmente la vita interiore e la preghiera:

 

“Non è un tempo sottratto alla nostra responsabilità pastorale, ma è proprio lavoro pastorale pregare, pregare anche per gli altri… sostituendo anche gli altri che forse non sanno pregare, non vogliono pregare, non trovano il tempo per pregare. Tenere così presente questo dialogo con Dio che è opera pastorale”.

 

Poi il Santo Padre ha sottolineato che la Chiesa è frutto di un cammino articolato e talvolta doloroso, ma che essa è sempre una Chiesa viva:

 

“Naturalmente abbiamo speranza: la Chiesa vive. Abbiamo 2 mila anni di storia della Chiesa con tante sofferenze, anche con tanti fallimenti…, ma dall’altra parte vediamo - come da tante crisi - la Chiesa è risorta con una nuova giovinezza, nuova freschezza. Nel secolo della Riforma, la Chiesa cattolica appariva realmente quasi finita…; vediamo il tempo dell’Illuminismo… e cosa succede? La Chiesa si rinnova… e la fede è più forte di tutte le correnti che vanno e vengono. Così anche nel secolo passato, Hitler era convinto… che avrebbe potuto, con tutti i mezzi, distruggere finalmente il Cattolicesimo. Lo stesso, la grande corrente marxista era sicura di possedere la visione scientifica del mondo e di aprire la porta al futuro. La Chiesa… è alla fine più forte”.

 

Sul modo di celebrare la liturgia Benedetto XVI ha suggerito ai sacerdoti di far sì che le comunità parrocchiali si sentano in comunione con i celebranti. Soprattutto, poi, ha raccomandato la cura dell’ars celebrandi:

 

“Mi sembra che i fedeli sentano se realmente siamo in colloquio con Dio con loro e attiriamo gli altri, in questa nostra preghiera comune, nella comunione con i figli di Dio o se facciamo solo una cosa esteriore. L’elemento fondamentale della vera ars celebrandi è quindi questa consonanza, questa concordia tra quanto facciamo con le labbra e quanto fa il cuore”.

 

Benedetto XVI ha poi esortato ad aiutare le famiglie a vivere crisi e sofferenze con pazienza e che sono proprio le difficoltà della vita ad aprire nuove porte nel matrimonio, come – ha raccontato – hanno testimoniato alcune coppie all’incontro mondiale delle famiglie a Valencia:

 

“Oggi si arriva alla crisi se vedono la diversità dei temperamenti, la difficoltà di sopportarsi ogni giorno, tutta una vita, e alla fine si dice:Separiamoci’. Abbiamo capito proprio con queste testimonianze che nella crisi, nel sopportare il momento dove sembra non si possa più andare avanti,  realmente si aprono nuove porte e una nuova bellezza dell’amore. Questo mi sembra importante, una bellezza solo di armonia, non è una vera bellezza, manca qualcosa è carente. La vera bellezza ha bisogno anche del contrasto l’oscurità  e la luminosità si completano: anche l’uva, per maturare, ha bisogno non solo del sole ma anche della pioggia, non solo del giorno ma anche della notte. E mi sembra che noi stessi, sacerdoti e tutti i giovani, anche gli adulti, dobbiamo imparare la necessità della sofferenza, della crisi, e sopportare questo… E così solo la vita diventa ricca. Per me un valore simbolico che il Signore porta in eternità, le stimmate, espressione delle atrocità della sofferenza e della morte sono adesso sigilli della vittoria di Cristo, di tutta la bellezza della sua vittoria e del suo amore per noi”.

 

Infine, perché i sacerdoti possano andare incontro ai giovani, il Papa ha parlato di una pastorale che deve trascendere i limiti della parrocchia. I giovani, ha detto il Santo Padre, non devono essere lasciati alle discoteche, ma piuttosto vanno inseriti in comunità di preghiera e ascolto della Parola e impegnati in attività di volontariato. Perché nell’aiuto ispirato dall’amore di Cristo per gli uomini possano far ardere quella fiamma che custodiscono nel cuore.

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MANOPPELLO IN FESTA ATTENDE CON TREPIDAZIONE

LA VISITA DI BENEDETTO XVI, DOMANI, AL SANTUARIO DEL VOLTO SANTO.

SUL SIGNIFICATO DEL PELLEGRINAGGIO DEL PAPA,

LA RIFLESSIONE DI MONS. BRUNO FORTE, ARCIVESCOVO DI CHIETI-VASTO

 

Ultimi preparativi a Manoppello, il piccolo centro vicino Chieti che domani accoglierà Benedetto XVI, in visita al Santuario del Volto Santo. Il Papa arriverà nella località abruzzese in elicottero intorno alle 9.45. La visita durerà in tutto due ore, ma assume un valore davvero particolare come ci spiega il nostro inviato a Manoppello, Alessandro Gisotti:

 

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Incastonato tra le vette della Maiella e il mar Adriatico, Manoppello si appresta a vivere domani una giornata storica. Per la prima volta, infatti, un Pontefice si recherà in pellegrinaggio al Santuario del Volto Santo, dove secondo un’antichissima tradizione è custodita la Veronica, ovvero il velo sul quale sarebbe impresso il volto di Gesù. Nel centro abruzzese, poco più di 6 mila abitanti, si respira il clima di festa che prelude ad un grande evento. Drappi bianchi e gialli, i colori della bandiera vaticana, si affacciano dai balconi delle case. L’attesa è vissuta con emozione particolare dai Frati Cappuccini, che attraverso i secoli e mille vicissitudini hanno sempre custodito con cura la reliquia. La visita del Papa durerà circa un paio d’ore. Oltre all’adorazione del Santissimo Sacramento e la venerazione della reliquia è previsto anche un discorso e un breve incontro con il clero locale. I fedeli abruzzesi si raccoglieranno dunque a Manoppello per ascoltare le parole di Papa Benedetto, per la prima volta nella loro terra. Ad attendere il Pontefice ci saranno nella piazza antistante il Santuario almeno 8 mila persone. Molti altri potranno seguire il pellegrinaggio del Papa attraverso dei maxischermi predisposti dal comune. Nutrita la schiera di giornalisti provenienti da tutto il mondo per seguire la visita. Moltissimi i tedeschi.

 

La visita del Papa assume, peraltro, un duplice valore: oltre ad essere, come ricordato, la prima di un Pontefice, avviene anche in un anno giubilare per il Santuario del Volto Santo. Secondo la tradizione, la sacra reliquia avrebbe fatto la sua apparizione nel centro abruzzese esattamente 500 fa. Di quello straordinario evento scrive nel 1646 un religioso cappuccino, padre Donato da Bomba, che alla Veronica, la “vera icona” del volto di Cristo dedicò una “Relazione Historica”. D’altro canto, per venire ai giorni nostri, negli ultimi anni il padre gesuita Heinrich Pfeiffer, docente di arte cristiana all’Università Gregoriana, ha dimostrato la perfetta sovrapponibilità del volto della Sindone di Torino con il volto di Manoppello. Anche lo studioso tedesco sarà domani a Manoppello. Fervono dunque gli ultimi preparativi, mentre un manifesto accanto al Santuario sintetizza la gioia dei fedeli con il messaggio di benvenuto: “Benedetto chi viene nel nome del Signore”.

 

Da Manoppello, Alessandro Gisotti, Radio Vaticana.

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Il Santo Padre verrà accolto a Manoppello dalle autorità cittadine e dall’arcivescovo di Chieti-Vasto, mons. Bruno Forte. Proprio al presule abruzzese, l’allora cardinale Joseph Ratzinger aveva promesso che si sarebbe recato in preghiera al Santuario di Manoppello. Una promessa mantenuta, anche una volta eletto Papa. Per una testimonianza sul significato di questo pellegrinaggio di Benedetto XVI al Santuario del Volto Santo, Alessandro Gisotti ha intervistato proprio mons. Bruno Forte:

 

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R. – L’attesa è grandissima ed è un’attesa di fede, perché il Successore di Pietro viene a confermarci nella fede, come è il suo ministero. Ma è anche un’attesa di amore, perché vogliamo bene al Papa e a questo Papa in particolare; ne sentiamo la incidenza profonda nel momento storico, culturale che vive la Chiesa e l’umanità intera e che vive anche la nostra terra. La visita ha – lo dico subito – carattere privato e questo, in qualche modo, la rende anche più intima e familiare per noi. Il Santo Padre incontrerà i sacerdoti, i seminaristi, i religiosi e le religiose e una rappresentanza delle parrocchie dell’arcidiocesi di Chieti-Vasto. Il Papa viene in pellegrinaggio personale al Santuario del Volto di Cristo, del Volto Santo, proprio per sottolineare la centralità nella vita della fede del riferimento al Volto di Gesù. Questo carattere privato e personale rende ancora più intima e perciò più bella questa occasione.

 

D. – Come è nata, appunto, l’occasione per questa visita di Benedetto XVI al Santuario del Volto Santo di Manoppello?

 

R. – Il Santo Padre aveva già da tempo avuto notizia di numerosi studi che riportavano al centro dell’interesse questa immagine impressa su un velo che si trova da secoli nel Santuario di Manoppello. Ne avevamo parlato anche prima che egli diventasse Papa ed era suo desiderio visitare questo luogo, proprio per pregare davanti a questa immagine. Poi c’è stata la sua elezione a Pontefice, e questo sembrava in qualche modo rendere molto difficile una sua possibile presenza. Tuttavia, in occasione di un incontro con la Commissione teologica internazionale, di cui faccio parte, io gli avevo rinnovato l’invito a venire a vedere l’immagine ed egli, con grande spontaneità, mi ha detto che sarebbe venuto. Dunque, il pellegrinaggio ha un carattere eminentemente spirituale: il Papa viene a pregare e a venerare l’immagine del Volto di Gesù, quel Volto a cui nel messaggio di Quaresima – bellissimo – di questo 2006, egli dice: “Noi dobbiamo sempre conformare il nostro sguardo”. Sotto quale Volto di Misericordia, il Papa intende mettere anche le grandi intenzioni di preghiera che porta nel cuore per l’umanità e la Chiesa intera, a cominciare da quella della pace, per cui tanto ci ha stimolato a pregare in questo ultimo periodo, con la guerra in Libano, e dall’altra anche l’intenzione della salvaguardia del Creato, ricordando che il 1° settembre è appunto la Giornata della salvaguardia del Creato, promossa dalla Conferenza episcopale italiana. Dunque, una visita di carattere personale, che ha il valore di pellegrinaggio spirituale e che naturalmente non entra nel merito delle questioni di carattere storico, che sono oggi così al centro dell’attenzione degli studiosi – da padre Pfeiffer a tanti altri – relativa alla doppia questione se il Velo di Manoppello si possa identificare con la “Veronica” che era in San Pietro fino agli inizi del Cinquecento, e questa con il Sudario vero e proprio di cui parla Giovanni cap.20 al versetto 6,7 quando dice che Pietro entra nel Sepolcro e vede il Sudario che era sul volto di Gesù. Il Papa non prende posizione su questa questione, che è una questione di studiosi, di storici; egli viene qui come pastore, in pellegrinaggio spirituale al Volto di Gesù.

 

D. – Benedetto XVI, Papa teologo, tra i più grandi teologi viventi senza dubbio, ama visitare e soffermarsi in preghiera ai santuari: pensiamo quante volte lo ha fatto nel suo periodo di riposo in Valle d’Aosta; pochi giorni fa, a sorpresa, si è recato al Santuario di Nemi con il fratello Georg, ed ora a Manoppello

 

R. – Io credo che questo sia un aspetto molto significativo della personalità profondamente spirituale di questo Papa e teologo che è Joseph Ratzinger. C’è come il bisogno di sottolineare che il cristianesimo non è una gnosi, cioè non è una religione dell’intelligenza e basta, come si potrebbe essere tentati di pensare riflettendo su una figura di statura intellettuale così alta come la sua. Il cristianesimo coinvolge tutta la realtà dell’uomo e tutti i sensi della persona umana e proprio in questo modo è capace di redimere dal profondo la pienezza dell’umanità. Anche questi segni – il pellegrinaggio, il movimento fisico verso un luogo, la venerazione di un segno, di un’immagine, il richiamare con intensità l’urgenza di porsi sotto lo sguardo di Gesù e di conformarsi al suo sguardo, sono un modo – a mio avviso, anche catecheticamente molto espressivo – per ricordarci questa grande verità, che il cristianesimo non è la salvezza dalla storia, ma è la salvezza della storia, cioè che tutto l’essere umano, nella integralità di tutti i suoi sensi è stato in qualche modo assunto e salvato dal Verbo di Dio che si è fatto carne per noi.

 

D. – Quali sono le sue aspettative per ildopo’? Cioè, dopo un momento di grande significatività, direi proprio storico, per la comunità dell’Abruzzo, come la prima visita di un Papa al Santuario di Manoppello

 

R. – Le mie aspettative sono in profonda sintonia con il carattere che il Santo Padre dà a questo pellegrinaggio, cioè un carattere spirituale. Io mi auguro che sia un’occasione per ravvivare nel cuore di tutto il popolo dell’arcidiocesi di Chieti-Vasto e naturalmente di tutti quelli che ci seguiranno anche attraverso la televisione, questo grande amore al Volto di Gesù, questo desiderio di conformarci al Suo sguardo che è uno sguardo di misericordia, lo sguardo con cui Egli guarda con compassione le folle, le folle stanche e affamate e poi questo impegno a rimettere al centro di tutto ciò che siamo e facciamo, come singoli e come Chiesa, la sequela di Gesù che è veramente la bellezza che salverà il mondo.

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La nostra emittente seguirà la visita del Santo Padre con radiocronaca diretta in lingua italiana a partire dalla ore 9.45, fino alle 10.30 circa, sull’onda media di 585 kHz e in modulazione di frequenza di 105 e 93,3 MHz.

 

 

ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Stamane il Papa ha ricevuto in udienza nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo anche il sig. Gunkatsu Kano, ambasciatore del Giappone, in visita di congedo.

 

Negli Stati Uniti, il Santo Padre ha nominato vescovo di Sioux Falls mons. Paul Joseph Swain, finora vicario generale della diocesi di Madison e rettore della cattedrale di San Raffaele. Mons. Swain è nato il 12 settembre 1943, da una famiglia di confessione Metodista. Nel 1974 ha conseguito il titolo di Juris Doctor presso l’University of Wisconsin Law School. Ha partecipato alla Guerra in Vietnam (1967-1971), come Air Intelligence Officer. Per i suoi meriti ha ricevuto l’onorificenza di Vietnam Veteran Bronze Star. Laureatosi in Diritto Civile, è stato Legal Counsel del Governatore dello Stato di Wisconsin (1979-1983). Dopo la sua conversione, è entrato nella Chiesa Cattolica nel 1982. Nel 1983 ha iniziato la sua formazione sacerdotale presso il Pope John XXIII National Seminary a Weston, Massachusetts. È stato ordinato sacerdote il 27 maggio 1988 dal vescovo Cletus F. O’Donnell. È Prelato d’Onore di Sua Santità dal 14 giugno 1997 e membro dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme.

 

 

RESO NOTO IL COMUNICATO DELL’OTTAVA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SPECIALE

PER L’OCEANIA DELLA SEGRETERIA GENERALE DEL SINODO DEI VESCOVI

 

La Sala Stampa della Santa Sede ha pubblicato oggi il comunicato dell’ottava riunione del Consiglio Speciale per l’Oceania della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi. La riunione si è svolta a Suva, nelle Isole Figi, nei giorni 4 e 5 agosto, alla vigilia dell’Assemblea Plenaria della Federazione delle Conferenze dei Vescovi cattolici dell’Oceania, tenutasi dal 7 all’11 agosto. Il tema generale di entrambi gli incontri è stata l’applicazione dell’Esortazione Apostolica Postsinodale Ecclesia in Oceania. La riunione del Consiglio Speciale, è stata presieduta dal segretario generale mons. Nikola Eterović, il quale ha ribadito il posto centrale dell’Eucaristia nella vita dei cattolici dell’Oceania e ha rilevato con soddisfazione che, secondo i dati statistici, sta crescendo nell’intero continente il numero delle vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata: un fatto – ha aggiunto – che promette, tra l’altro, una più regolare celebrazione dell’Eucaristia domenicale nelle comunità dei fedeli sparse nelle vaste zone della regione.

 

I membri del Consiglio Speciale hanno poi riferito sulla situazione ecclesiale e sociale nei singoli Paesi. In alcune Nazioni, come, per esempio, l’Australia e la Nuova Zelanda – è stato rilevato - si notano fenomeni di notevole secolarizzazione della società, caratterizzata da un accentuato relativismo etico e morale, che si riflette, in particolare, nella concezione della famiglia e nell’educazione dei giovani. In un periodo di accentuata globalizzazione, tale fenomeno si sta diffondendo pure in altri Paesi. Anche se a vari livelli, essi sono caratterizzati da un ambiente pluriculturale e plurireligioso, i rapporti con i credenti di altre denominazioni sono in genere buoni.

 

Non mancano problemi d’indole sociale: la povertà, la corruzione, la disoccupazione, il diffondersi di varie malattie, tra cui anche quella dell’AIDS. Tale situazione – è stato sottolineato -  rappresenta un forte richiamo alla Chiesa e alla sua rinnovata attività di evangelizzazione e d’applicazione della Dottrina sociale. Al riguardo, per essere più efficaci, - afferma il comunicato - occorre assicurare e rafforzare l’identità cattolica delle proprie istituzioni, in particolare, delle scuole di vari gradi della Chiesa che continua ad avere un importante influsso sociale. Durante la riunione è stato inoltre presentato un resoconto della consultazione dei vescovi dell’Oceania sull’applicazione dell’Esortazione Apostolica Postsinodale Ecclesia in Oceania. I membri del Consiglio Speciale hanno fatto delle osservazioni e dei suggerimenti per completare ulteriormente il testo.  Infine è stato deciso che la prossima riunione del Consiglio Speciale per l’Oceania avrà luogo il 14 e15 febbraio 2008 a Roma.



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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Prima pagina - Medio Oriente: si apre a Stoccolma la Conferenza dei donatori; necessari cinquecento milioni di dollari per l’emergenza in Libano.

 

Servizio vaticano - Tre pagine dedicate al prossimo viaggio apostolico di Benedetto XVI in Germania.

 

Servizio estero: Iraq: Bush ribadisce che il ritiro del contingente USA a missione incompiuta favorirebbe la formazione di uno “Stato terrorista”.

 

Servizio culturale - Per la rubrica “Incontri” Danilo Veneruso intervistato da Mario Spinelli. Il titolo dell'articolo è “Lo storico deve tener conto dei particolari e dell’universale”.

 

Servizio italiano - In primo piano sempre il tema della finanziaria.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

31 agosto 2006

 

 

OGGI AL PALAZZO DI VETRO DI NEW YORK UNA RISOLUZIONE DELL’ONU  

POTREBBE APRIRE  LA STRADA AD UNA FORZA DI PACE

NELLA REGIONE SUDANESE DEL DARFUR

- Intervista con Paolo Pinocchi -

 

 

Gran Bretagna e Stati Uniti hanno chiesto all’ONU un voto oggi al Palazzo di Vetro su una risoluzione che aprirebbe la strada alla costituzione di una forza di pace per la regione del Darfur, in Sudan, nonostante l'opposizione del governo di Karthoum. La risoluzione richiederebbe però il consenso del governo sudanese prima del dispiegamento vero e proprio della forza, ma le potenze occidentali sono convinte che il Sudan finirà per acconsentire dal momento che ha già accettato una presenza internazionale nella parte meridionale del Paese. Il servizio è di Stefano Leszczynski.

 

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A rischio è la vita di 2 milioni di persone nella regione sudanese del Darfur. La ragione del pericolo imminente è l’offensiva che il governo di Khatoum si appresta a lanciare contro due gruppi ribelli che non hanno aderito alla tregua di maggio. I civili e centinaia di migliaia di profughi rischiano di trovarsi nel bel mezzo di un violento regolamento di conti e di farne ovviamente le spese. Il contingente dell’Unione Africana presente nell’area non appare in grado di controllare la situazione e di difendere i civili, per questo motivo la risoluzione anglo-americana che attende di essere votata al Consiglio di Sicurezza dell’ONU prevede l’invio di almeno 22mila caschi blu che possano esercitare efficacemente un ruolo di interposizione, con l’autorizzazione a ricorrere alle armi se necessario. Tra i 15 Paesi del Consiglio di Sicurezza l’incognita riguarda il Qatar che ha già annunciato di voler bocciare la risoluzione e la Cina che potrebbe astenersi, visti gli stretti rapporti che intrattiene con il governo sudanese.

 

Intanto, cresce l’allarme per la grave situazione umanitaria nella regione, come ci conferma Paolo Pinocchi, di Amnesty International Italia:

 

R. – La situazione in Darfur è praticamente sempre al limite del baratro, in questo momento, soprattutto dopo l’allargamento del conflitto anche al Ciad, i campi profughi presenti nel Darfur rischiano di essere dei veri e propri cuscinetti dove da una parte e dall’altra le forze si confrontano e le vittime delle violazioni dei diritti umani sono tantissime. Per fare delle cifre, per quanto sia possibile, stiamo raggiungendo la cifra dei 300-400 mila morti; ci sono più di due milioni di sfollati, oltre 200 mila sono rifugiati in Ciad; ci sono 20 mila bambini soldato e le donne sono le prime vittime di questa situazione. Tutto questo avviene sotto gli occhi della comunità internazionale.

 

D. – In questa regione specifica, c’è una presenza internazionale, al momento?

 

R. – Praticamente, c’è una presenza in questo momento delle forze dell’Unione Africana; non è una presenza significativa perché opera con un profilo inadeguato rispetto alla situazione.

 

D. – La crisi del Darfur è stata al centro dell’attenzione internazionale. Come mai improvvisamente questo calo di preoccupazione per quanto riguarda quest’area così delicata?

 

R. – Non riusciamo a capire e critichiamo profondamente l’atteggiamento un po’ schizofrenico della comunità internazionale. Vorremmo che in questo momento si riservasse adeguata attenzione a questa situazione come evidentemente ad altre importantissime sulla faccia di questa terra …

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L’UNICEF LANCIA L’ALLARME SUL TRAFFICO DI BAMBINI

DAL SUD-EST EUROPA

- Intervista con Donata Lodi

 

 

Cresce l’allarme per il traffico di bambini dal Sud-Est europeo. A chiedere maggiori controlli e soprattutto misure di prevenzione agli Stati è l’UNICEF, il Fondo per l’infanzia delle Nazioni Unite in collaborazione con l’ONG “Terre des Hommes”, che hanno presentato ieri a Roma un Rapporto preliminare su questo fenomeno criminale. Stefano Leszczynski ha intervistato Donata Lodi, portavoce di UNICEF Italia:

 

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R. – Il Rapporto lancia un allarme molto forte sull’insufficienza dell’attenzione a questo problema, e soprattutto sulla carenza delle politiche di prevenzione finora attuate. Noi abbiamo delle stime a livello globale del numero dei bambini “trafficati” che ci parlano di almeno un milione e mezzo di bambini che ogni anno cadono vittime dei trafficanti a livello globale. Ma se andiamo in particolare in quest’area del mondo del Sud-Est dell’Europa, noi sappiamo che è una delle fonti principali del traffico di bambini verso Paesi come l’Italia, la Germania, l’Austria e anche altri. Però, la maggior parte di questi Paesi non dispone di dati precisi sul problema.

 

D. – In che modo si manifesta poi in Europa occidentale lo sfruttamento di questi bambini?

 

R. – Sono bambini “trafficati” esattamente con questa finalità di impiegarli ad opera di bande criminali per attività illegali soprattutto legate al furto. Quindi: furto, mendicità, sfruttamento anche in alcuni casi lavorativo, vero e proprio …

 

D. – Non si tratta, il più delle volte, di persone estranee ai bambini, ma spesso sono addirittura membri della famiglia …

 

R. – Sì, sono spesso membri della famiglia o comunque vicini. Diciamo che sono persone che i bambini non avvertono come ‘pericolose’: per questo la maggior parte delle campagne di prevenzione che noi abbiamo esaminato sono inefficaci, perché dipingono i trafficanti come una specie di ‘lupo mannaro’, un estraneo in agguato nell’ombra e quindi il bambino non ha strumenti di autodifesa quando invece la minaccia gli arriva da persone con cui lui ha un rapporto di familiarità! In molti casi è percepito dalle famiglie stesse come unlavoro stagionale’ e questo, paradossalmente, rende più accettabile per la comunità di origine questo traffico di bambini. In questo senso c’è da fare un grosso lavoro di educazione a livello locale.

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AVVISO

 

 

Da domani, 1° settembre 2006 non sarà più possibile ascoltare l’edizione del Radiogiornale delle 14.00 sulla frequenza di 5885 khz in onda corta, che verrà soppressa. Ricordiamo inoltre che è sempre possibile ascoltare l’informazione della Radio Vaticana sulle altre consuete frequenze e sul sito internet www.radiovaticana.va , sul quale è in funzione il servizio di podcasting.

 

 

 

 

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CHIESA E SOCIETA’

31 agosto 2006

 

 

“LA CREDENZA CHE GLI ANTENATI SIANO DOTATI DI POTERI SOPRANNATURALI

RASENTA L’IDOLATRIA”: COSÌ, I VESCOVI DELL’AFRICA AUSTRALE,

IN UNA LETTERA PASTORALE SU “FEDE CRISTIANA E CULTO ANCESTRALE”

- A cura di Roberta Moretti -

 

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CITTÀ DEL CAPO. = “La credenza che gli antenati siano dotati di poteri soprannaturali rasenta l’idolatria. È Dio e Dio soltanto che è onnipotente, mentre gli antenati sono sue creature”: è quanto affermano i vescovi dell’Africa australe, in un lettera pastorale su “Fede cristiana e Culto ancestrale”, pubblicata nei giorni scorsi. I presuli esprimono preoccupazione per il diffondersi “tra diversi cristiani africani, che vivono momenti difficili”, “di pratiche della religione tradizionale”, che prevedono “l’intervento degli spiriti degli antenati, di spiriti-medium, la consultazione di indovini, la magia e altro”. Ma quello che è ancora più preoccupante, secondo i vescovi, è “il fatto che alcuni sacerdoti e religiosi, oltre a laici professionisti, cerchino di diventare indovini e guaritori”. I sacerdoti, infatti,  “agiscono nella persona di Cristo e non nelle persone degli spiriti dei loro antenati. Essi ricevono autorità e potere dalla Chiesa e non attraverso un rituale per diventare un indovino-guaritore”. “L’affermazione di agire attraverso una doppia fonte di potere e autorità – spiegano i presuli africani – confonde i cristiani e indebolisce l’immagine del sacerdote, perché l’una contraddice l’altra”. “Il sacramento degli ammalati”, inoltre, “impallidisce fino a diventare insignificante agli occhi dei sofferenti, perché la fede in Gesù Cristo non riveste alcun ruolo”. Invece, “il Signore ha sempre dimostrato grande attenzione e cura per il benessere corporale e spirituale dei malati. Questo è dimostrato dal Vangelo e soprattutto dal sacramento dell’unzione degli infermi”. L’episcopato dell’Africa australe precisa infine che “ogni forma di divinazione deve essere respinta”. Consultare oroscopi, astrologi, medium, farsi leggere la mano, infatti, “nasconde il desiderio di potere sul tempo, la storia e, in ultimo, sugli esseri umani”. “Un corretto comportamento cristiano – concludono i vescovi – consiste, invece, nel rimettersi nelle mani della Provvidenza”.

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 UN’AUTENTICA CULTURA DEMOCRATICA È CAPACE DI PROMUOVERE LA DIGNITÀ

E I DIRITTI UMANI”: COSÌ, I VESCOVI DEL MESSICO, ALLA VIGILIA DELLA CERIMONIA

DI COMMIATO DEL PRESIDENTE USCENTE, VICENTE FOX

                                             - A cura di Luis Badilla -              

 

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CITTA’ DEL MESSICO. = “L’inizio di una nuova legislatura è una sfida, in particolare, per i legislatori, chiamati a lavorare con responsabilità ed entusiasmo in favore di un Messico più unito, più democratico, e con più opportunità per la partecipazione di tutti”: è quanto si legge in una nota diffusa oggi dall’episcopato messicano, alla vigilia della cerimonia di commiato del presidente uscente, Vicente Fox, che domani, davanti ai congressisti eletti lo scorso 2 luglio, leggerà il suo ultimo messaggio alla Nazione, senza che si conosca ancora il nome del suo successore. Intanto, mentre si attende nei prossimi giorni il verdetto definitivo del tribunale federale elettorale, il clima politico nel Paese è sempre molto teso e delicato. Il Partito della rivoluzione democratica, che sostiene López Obrador, che secondo numerose indiscrezioni avrebbe perso le elezioni a favore di Felipe Calderón, “delfino” di Fox, ha annunciato che farà di tutto per boicottare domani l’ultimo intervento del presidente uscente. Di fronte a numerose minacce che prospettano azioni per impedire che Fox legga il suo discorso, il presidente della Camera, Jorge Zermeno ha dichiarato che “se fosse impossibilitato a prendere la parola nel Palazzo di San Lazaro, Fox si limiterà a consegnare il documento invece di leggerlo, perché non si possono forzare le cose”.  Intanto, con la sua nota, l’episcopato messicano riflette sulla situazione nazionale, affermando che “un’autentica cultura democratica è partecipativa e solidale, rappresentativa e sussidiaria, e dunque, capace di promuovere la dignità e i diritti umani”. I vescovi sottolineano, inoltre, che “i compiti dei senatori e dei deputati hanno una grande importanza”, visto che “i loro dibattiti e le loro decisioni daranno forma alla società messicana del futuro”. “Il desiderio di tutti – si legge nella nota – è che, in questo lavoro, i legislatori sappiano mettere al centro l’uomo e il bene comune”. I presuli ricordano infine le parole di Giovanni Paolo II nel messaggio per la Giornata mondiale della pace del 1999: “Quando la promozione della dignità della persona è il principio-guida a cui ci si ispira quando la ricerca del bene comune costituisce l'impegno predominante, allora vengono posti solidi e durevoli fondamenti all’edificazione della pace. Quando invece i diritti umani sono ignorati o disprezzati, quando il perseguimento di interessi particolari prevale ingiustamente sul bene comune, allora vengono inevitabilmente seminati i germi dell'instabilità, della ribellione e della violenza”.

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I VESCOVI COLOMBIANI METTONO IN DISCUSSIONE LA DECISIONE

DELLA CORTE COSTITUZIONALE DEL PAESE, CHE HA CONSENTITO L’ABORTO DI UNA BAMBINA DI UNDICI ANNI STUPRATA DAL PADRE ADOTTIVO:

“SONO STATE SCARTATE ALTERNATIVE PIÙ UMANE E PIÙ CONSONE A UNA MINORENNE”:

 

BOGOTA’. = “Sottoporre la bambina all’aborto è stato come farle violenza nuovamente”: con queste parole, i vescovi della Colombia hanno commentato, in una nota, un caso di cronaca avvenuto nei giorni scorsi a Bogotá, che ha acquistato grande rilievo sulla stampa nazionale e internazionale. A una bambina di 11 anni, vittima di uno stupro da parte del padre adottivo, dopo una sentenza di un Tribunale e in applicazione delle recenti normative che depenalizzano l’aborto in certi casi, è stata interrotta la gravidanza. Secondo i presuli colombiani, autorizzando l’aborto, la Corte Costituzionale ha ecceduto nell’esercizio delle sue facoltà, optando in favore della soluzione più scontata, perché essa è divenuta legale nel Paese. “Sono state scartate – affermano i vescovi – altre alternative molto più umane e più consone al fatto che si tratta di una minorenne”. L’Episcopato colombiano sottolinea poi come le autorità non abbiano usato lo stesso zelo e la stessa tempestività “nel chiedere e applicare una punizione esemplare né per lo stupratore, né per le persone che, pur essendo a conoscenza della situazione, non hanno fatto opportuna denuncia”. Inoltre, se è vero che la Corte Costituzionale ha depenalizzato l’aborto in tre casi (tra cui, appunto, lo stupro), non è detto che sia obbligatorio applicare queste eccezioni. I vescovi prendono atto del comportamento di alcuni medici che, in un primo momento, “per motivi di coscienza”, si sono rifiutati di interrompere la gravidanza. Al tempo stesso, chiedono una chiara e precisa regolamentazione per questi casi eccezionali. La nota si chiude con il riferimento al Magistero della Chiesa sulla difesa della vita e, in particolare, all’Enciclica “Evangelium Vitae” di Giovanni Paolo II, che richiama l’attenzione sull’ambiguità di parole come ‘interruzione di gravidanza’ o ‘aborto’. “Ma nessuna parola – concludono i vescovi, citando Papa Wojtyla (E.V.58) – può cambiare la realtà delle cose”. (R.M.)

 

 

CONDANNATO A CINQUE ANNI DI PRIGIONE IL GIORNALISTA DELLO “STRAIT TIMES”

DI SINGAPORE, CHING CHEONG, CONSIDERATO COLPEVOLE DI SPIONAGGIO.

AVREBBE SVOLTO INDAGINI SUL MASSACRO DI PIAZZA TIANANMEN, DEL 1989

 

HONG KONG. = E’ stato condannato a cinque anni di prigione il corrispondente dello Strait Times di Singapore, Ching Cheong, ritenuto colpevole di spionaggio. Lo ha confermato ieri la Xinhua, agenzia di stampa ufficiale del regime comunista. Secondo i media statali, citati da AsiaNews, il giornalista, era stato arrestato nell’aprile del 2005, avrebbe confessato di aver venduto informazioni militari a Taiwan e di aver messo in piedi una rete di spionaggio per vendere segreti di Stato” a potenze straniere. Personalità della dissidenza hanno rivelato ad AsiaNews che le ragioni vere dell’arresto di Ching Cheong sarebbero da legare alla sua ricerca su Zhao Ziyang, segretario del Partito ai tempi delle rivolte pro-democrazia, e sul massacro di Piazza Tiananmen nell’89. L’avvocato di Ching non ha fornito alcuna spiegazione: “Devo rispettare i desideri della famiglia – ha spiegato, in un’intervista televisiva – e non rivelare nulla della decisione”. I datori di lavoro del giornalista hanno invece chiesto alle autorità cinesi di mostrare “compassione e indulgenza” durante la sua detenzione. Un appello pubblico della Singapore Press Holdings, editore del giornale per cui lavora Ching, recita: “Abbiamo appresso con preoccupazione della sentenza. E’ noto che il giornalista soffre di pressione alta e non è nella sua forma migliore. Per questo ci appelliamo alle autorità, affinché mostrino compassione ed indulgenza”. (R.M.)

 

 

UN CORSO SULLA GUARIGIONE INTERIORE: LO PROMUOVE, FINO A DOMANI A ROMA, L’ASSOCIAZIONE TERAPISTI ITALIANI

- A cura di Giovanni Peduto -

 

ROMA. = Presso la Rettoria San Paolo, nel complesso abbaziale delle Tre Fontane a Roma, è in corso, dal 28 agosto, una scuola di formazione per leader laici, comprendente pastori di diverse denominazioni cristiane e sacerdoti cattolici. L’evento e’ organizzato dall’Associazione terapisti cristiani, congiuntamente  alla Toronto airport christian fellowship, Chiesa pentecostale della “terza ondata”. In particolare, il corso affronta il tema della guarigione interiore. Domani, a conclusione del corso, dalle 18 alle 20 si terrà, sempre nel complesso abbaziale delle Tre Fontane, in via di Acque Salvie 1, una celebrazione ecumenica di lode e adorazione aperta a tutti.

 

 

AL VIA, IERI SERA, IL FESTIVAL DEL CINEMA DI VENEZIA.

GRANDE SPAZIO ALLE PELLICOLE AMERICANE

- A cura di Luca Pellegrini -

 

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VENEZIA. = Ecco l’Oriente e l’Occidente del mondo che riflettono tradizioni, storia, dolore: nella loro diversità di stili, le pellicole della Mostra del Cinema di Venezia, apertasi ieri sera, ci accompagnano ad una critica e attuale lettura del presente. In questi inizi di Festival, inoltre, grande spazio è stato offerto alle pellicole americane, i cui ospiti veneziani non mancheranno oggi di ricordare e rendere omaggio al grande Glenn Ford, spentosi ieri a Los Angeles all’età di 90 anni. Venature misticheggianti post-moderne, percorso seminato di simboli e metafore, curioso e molto selettivo per il pubblico cui potrebbe indirizzarsi, Luce del secolo del tailandese Apichatpong Weerasethakul è un’incursione d’autore sul tema della reincarnazione, al cuore del pensiero buddista, esplorato attraverso lunghi e immobili dialoghi affidati a personale e ospiti di due diverse unità ospedaliere, una di campagna ed una di città. Film sul dualismo uomo-donna, come afferma il regista: dualismo non solo di genere, ma di attitudini, sensazioni e sentimenti. E di luci, esteriori e interiori. Difficile descrivere, impossibile raccontare: esperienza che può essere vissuta solo nello scorrere dei 105 minuti che sono il condensato delle memorie personali dell’autore colte in una continua percezione visiva ed emotiva. Originale, certo, ed iniziatico. Certamente più diretta, invece, la ballata del pavido soldato Nikolaï raccontata dal francese Christophe De Ponfilly nell’intenso La stella del soldato, evento speciale delle Giornate degli Autori che hanno così voluto rendere omaggio al regista, suicidatosi soltanto tre mesi or sono. Il soldato del titolo avrebbe voluto rimanere un felice chitarrista, ma il potere dell’Unione Sovietica con i suoi imponenti apparati militari, se ne approprierà, spedendolo tra le brulle montagne dell'Afghanistan, dall'invasione sovietica divenuta terra di conquista, di violenze e di sangue. Una ferita non rimarginata e dalla quale sgorgano ancor’oggi problemi e tragedie per il mondo.  Il pregio del documentarista è quello d’aver legato avvenimenti realmente accaduti, e da lui vissuti nel 1983, alla tragedia newyorkese deflagrata diciotto anni più tardi: l’attacco alle Torri Gemelle. Che saranno le protagoniste assolute di uno dei film più attesi della Mostra, World Trade Center, fuori concorso domani, del regista americano Oliver Stone, dedicato alle vittime e ai venti sopravvissuti dell’attentato terroristico dell’11 settembre. Più che la narrazione assolutamente realistica impressa dal regista alla vicenda che coinvolge in modo drammatico due agenti-eroi, vale la pena sottolineare come il cinema, metabolizzato l’impatto emotivo iniziale, dimostri ancora una volta l’audacia di raccontare uno dei momenti più tragici del nostro recentissimo presente. Può non considerarsi una terapia, è sicuramente un atto coraggioso.

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24 ORE NEL MONDO

31 agosto 2006

 

- A cura di Amedeo Lomonaco e Alessandro Grifi -

 

 

Le truppe israeliane si ritirano dai Territori palestinesi e sono pronte a lasciare il Libano. Questa mattina è iniziato, infatti, il ritiro dei soldati israeliani dalla Striscia di Gaza, dove erano stati inviati per rintracciare tunnel ed esplosivi nascosti dalle milizie palestinesi. Ma continuano, comunque, le operazioni militari nei Territori: nel corso di un raid a Nablus, in Cisgiordania, è rimasto ucciso un capo militare delle Brigate dei Martiri di Al Aqsa. In Libano, intanto, cresce l’attesa per l’arrivo del contingente di rinforzo della forza di interposizione dell’ONU, incaricata di monitorare la tregua tra Israele ed Hezbolah. Entro dieci giorni, dovrebbe inoltre avere inizio l’operazione di rimpatrio dei militari israeliani dispiegati in Libano. Il nostro servizio:

 

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Dopo le visite di ieri in Israele e nei Territori palestinesi, il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, ha confermato in un’intervista concessa ad una radio francese che le truppe dello Stato ebraico si ritireranno dal sud del Libano quando saranno dispiegati 5000 “caschi blu” della forza di interposizione delle Nazioni Unite, l’UNIFIL, e circa 16 mila soldati libanesi. Annan ha detto di sperare che i 5000 militari dell’ONU saranno schierati entro 10 giorni”. “In quel momento - ha proseguito - gli israeliani saranno obbligati a ritirarsi”. Il numero uno delle Nazioni Unite, incontrando stamani ad Amman il re di Giordania Abdallah, ha anche denunciato l’uso dell’aviazione israeliana, in Libano, di bombe a frammentazione e ha chiesto al governo israeliano di fornire le mappe per localizzare e neutralizzare questo tipo di ordigni.

 

L’alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Unione Europea, Javier Solana, ha sottolineato poi, in un’intervista rilasciata al quotidiano “La Repubblica”, il ruolo dei Paesi europei nella missione in Libano. “Senza la forza ONU – ha detto Solana - non ci sarebbe la pace e senza l’Europa non ci sarebbe la forza ONU”. “Gli europei – ha aggiunto - costituiscono la spina dorsale del contingente”. Per questo – ha osservato Solana che ritiene cruciale per il Medio Oriente la questione palestinese – “possiamo andare fieri di aver fatto tutto ciò che era possibile”. Oltre a garantire l’impegno militare per sostenere e assicurare la pace, la comunità internazionale si mobilita anche per fornire aiuti e promuovere la ricostruzione. 

 

Con questi intenti, si è aperta questa mattina a Stoccolma la prima conferenza dei Paesi donatori per il Libano, promossa dalla Svezia ed organizzata in cooperazione con le Nazioni Unite. Partecipano alla riunione i rappresentanti di 50 Paesi e di dieci organizzazioni internazionali. L’obiettivo è quello di raccogliere 500 milioni di dollari, somma richiesta dal governo libanese per avviare la ricostruzione del Paese dei Cedri. La Commissione dell’Unione Europea ha già annunciato un primo pacchetto di 42 milioni di euro, ai quali si andranno ad aggiungere i contributi dei singoli Stati. Sulla conferenza di Stoccolma ascoltiamo, al microfono di Emer McCarthy, il portavoce del vice-ministro degli esteri svedese Jon Sachi:

 

R. – Il governo libanese e le Nazioni Unite hanno calcolato quale sia l’entità dei danni che dovranno essere riparati nei prossimi primi quattro mesi. Speriamo che tanti Paesi vogliano contribuire per aiutare il governo libanese a ricostruire il suo Paese.

 

D. – Quali sono le priorità? In quali settori è maggiore il bisogno della ricostruzione?

 

R. – Il governo libanese, insieme con le Nazioni Unite, ha esaminato i danni e le necessità. L’esecutivo di Beirut ha individuato in particolare dieci diverse aree, tra le quali il settore delle infrastrutture, la sanità, le scuole ed il sistema idrico. Per far fronte a queste esigenze, la somma totale necessaria è di 500 milioni di dollari. Speriamo che la comunità internazionale riesca ad aiutare il governo libanese a coprire questi danni!

 

D. – Lei pensa che alla fine le grandi potenze riusciranno a trovare un accordo per donare i fondi necessari al Libano?

 

R. – Io posso parlare per il governo svedese: la Svezia contribuirà con ulteriori 20 milioni di dollari che fanno seguito a 10 milioni di dollari donati durante l’emergenza nel periodo della guerra. Speriamo che anche tanti altri Paesi saranno solidali con il popolo libanese. Siamo fiduciosi.

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Entra nel vivo la questione nucleare iraniana: scade infatti oggi l’ultimatum imposto dall’ONU al governo dell’Iran, ma la Repubblica islamica continua a ribadire di non voler sospendere i processi di arricchimento dell’uranio. Il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, ha detto che il suo Paese “non indietreggerà di un centimetro”, nemmeno davanti alla prospettiva di una “aggressione”. L’Unione Europea ha deciso di non interrompere il dialogo con l’Iran, anche se dopo questa scadenza verranno utilizzati solo canali formali. L’Iran, quarto esportatore al mondo di petrolio, sostiene che la propria tecnologia nucleare ha solo scopi civili e non militari. Secondo la comunità internazionale, invece, il programma atomico iraniano potrebbe essere finalizzato alla produzione di armi nucleari.

 

Continua ad essere incandescente la situazione in Iraq. A Samarra, roccaforte della guerriglia è stato trovato morto un giudice civile iracheno rapito quattro giorni fa a Tikrit, città natale del deposto presidente iracheno, Saddam Hussein. A Baghdad un attentatore suicida si è fatto poi saltare in aria contro le auto ferme ad una pompa di benzina, causando la morte di due civili. Sempre nella capitale, uomini armati hanno ucciso un membro del servizio di sicurezza del ministero del Petrolio. Dopo gli attentati di ieri che hanno causato circa 80 morti, il presidente americano, George Bush, è tornato intanto a ribadire l’impossibilità di lasciare in questo momento l’Iraq. Sarebbe disastroso – ha detto il capo della Casa Bianca – lasciare campo libero al terrorismo.

 

Almeno quindici bombe sono esplose, quasi simultaneamente, dentro o nei pressi di banche commerciali della Thailandia meridionale, provocando la morte di almeno due persone. Nel sud del Paese, gruppi ribelli conducono una sanguinosa campagna per l’autonomia. Le tre province di Yala, Narathiwat e Pattani, dove la maggior parte degli abitanti appartengono all’etnia Malay e sono di fede musulmana, facevano parte di un sultanato che è stato annesso circa un secolo fa alla Thailandia, dove la maggioranza della popolazione è buddista.

 

Si aggrava il bilancio delle vittime per colera in Sudan. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità sono almeno 700 i morti dall’inizio dell’anno su di un totale di 2.500 persone infette. L’epidemia rischia di diffondersi anche nel Ciad, Paese confinante.

 

E’ previsto, in queste ore, l’arrivo dell’uragano John sulla costa occidentale del Messico, dove sono a rischio circa 800 mila persone. Lo ha reso noto il Ministero dell’Interno messicano, dichiarando lo “stato di emergenza” a seguito della minaccia di inondazioni di zone urbane e rurali. Secondo le previsioni, John giungerà oggi a circa 65 chilometri a sud del porto di Manzanillo, nella parte centro occidentale del Paese.  La protezione civile ha lanciato l’allarme per 1500 cittadine.

 

L’Unione Europea destinerà una cifra supplementare di 2,7 miliardi di euro a Paesi in via di sviluppo di Africa, Carabi e isole del Pacifico (ACP). Lo hanno annunciato ieri il commissario europeo delle Relazioni esterne, Benita Ferrero Waldner, e il commissario allo Sviluppo, Louis Michel, indicando i principi della “buona governance” sui quali Bruxelles si baserà per l’assegnazione degli aiuti. Saranno presi in esame i principi universali di libertà, diritto alla salute, all’educazione e alla giustizia. Verrà anche verificato come i sistemi fiscali rispondano alle possibilità retributive dei cittadini dei singoli Stati. La somma di 2,7 miliardi di euro si va ad aggiungere agli oltre 22 miliardi di euro stanziati dal Fondo europeo di sviluppo per il periodo 2008-2013.

 

È ancora in via di sviluppo la vicenda dei due italiani rapiti al confine tra Niger e Ciad, lo scorso 21 agosto, da un gruppo di ribelli del Fronte Far Sahara (FARS). Lo riferiscono fonti della Farnesina, comunicando che non si è ancora giunti ad una positiva conclusione del caso. Nonostante la notizia diffusa ieri della presunta liberazione dei due turisti italiani, Claudio Chiodi e Ivano De Capitani, il ministero degli Esteri continua ad essere attivato sul caso. Oggi, in una telefonata con la madre, Claudio Chiodi ha detto di stare bene e di non essere più prigioniero. Intanto, è atteso per questa sera l’arrivo al porto di Genova degli altri turisti sequestrati e successivamente rilasciati dai ribelli nigerini.

 

 

 

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