RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 241 - Testo della trasmissione di martedì 29  agosto 2006

 

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Benedetto XVI ha nominato mons. Angelo Bagnasco nuovo arcivescovo di Genova al posto del cardinale Tarcisio Bertone, in procinto di assumere la carica di segretario di Stato. L’annuncio dato dallo stesso cardinale Bertone durante la solennità della Madonna della Guardia

 

All’indomani dell’incontro con Benedetto XVI, il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, illustra i temi chiave del Meeting interreligioso di Assisi, del prossimo 4 e 5 settembre

 

Il turismo, un mezzo per portare solidarietà: la visione della Santa Sede sul settore, in vista della prossima Giornata mondiale del turismo. Intervista con l’arcivescovo Agostino Marchetto

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Un anno fa l’uragano Katrina spazzava via uomini e case dalla Louisiana alla Florida. Il presidente Bush in visita sui luoghi della tragedia, ma non si spengono le polemiche sulla lentezza della ricostruzione. Ai nostri microfoni, l’arcivescovo di New Orleans, Alfred Hughes

 

In Libano, visita del segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, al quartier generale della forza internazionale delle Nazioni Unite. Intervista con mons. Armando Bortolaso

 

L’attualità dell’opera di San Benedetto per la costruzione dell’Europa al centro di un convegno di teologia, in corso a Subiaco. Intervista con mons. Aldo Giordano

 

Nella cornice dei Castelli di Jesi, al via il primo settembre la sesta edizione del Pergolesi Spontini Festival, con un omaggio all’opera di Mozart

 

CHIESA E SOCIETA’:

Celebrati con un Messa solenne, in India, i 96 anni dalla nascita di Madre Teresa di Calcutta

 

Oltre trecento subsahariani sbarcati nelle ultime 24 ore sulle coste spagnole e delle Isole Canarie. La vicepremier spagnola, Fernandez De La Vega, a Bruxelles per chiedere aiuti all’UE

 

Due aerei precipitati in questi giorni nel Kentucky: 56 i morti, sopravvissuto un copilota

 

Duecento bambini malesi hanno presentato, durante una manifestazione dell’ONU, progetti per la salvaguardia della flora e della fauna terrestre

 

Da oggi, in Australia, disponibile il primo vaccino contro il cancro alla cervice uterina sperimentato dall’australiano Ian Frazer. Dovrebbe arrivare in Europa entro il 2007.

 

Al via a Firenze, dal primo settembre, alla quarta edizione di “In canto gregoriano”

 

24 ORE NEL MONDO:

Decine di morti, in Iraq, per l’esplosione di un oleodotto durante un furto di carburante

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

29 agosto 2006

 

 

BENEDETTO XVI HA NOMINATO MONS. ANGELO BAGNASCO,

ORDINARIO MILITARE D’ITALIA,

NUOVO ARCIVESCOVO DI GENOVA, AL POSTO DEL CARDINALE TARCISIO BERTONE,

PROSSIMO SEGRETARIO DI STATO. L’ANNUNCIO DATO AI GENOVESI

DURANTE LA SOLENNITA’ DELLA MADONNA DELLA GUARDIA

 

E’ ufficiale da questa mattina: Benedetto XVI ha disposto che la sede arcivescovile di Genova - che il cardinale Tarcisio Bertone lascerà per assumere, il prossimo 15 settembre, la carica di segretario di Stato, passerà sotto la guida dell’arcivescovo Angelo Bagnasco, finora ordinario militare d’Italia. La nomina è stata ufficializzata dalla Santa Sede mentre un migliaio di pellegrini liguri partecipavano questa mattina alla celebrazione eucaristica nel giorno della Madonna della Guardia, solennità cara ai genovesi. Nell’omonimo Santuario, il cardinale Bertone ha presieduto la liturgia e si è congedato idealmente dalla comunità genovese con una importante promessa. I particolari, nel servizio, da Genova, di Dino Frambati.

 

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“Posso solo promettere che questi segni, così belli, così affettuosi, li porterò nella mia vita e soprattutto il sasso del Santuario, della cappella, il ricordo del monte Vigogna, del monte della Madonna della Guardia, perché la Madonna aiuti a sciogliere quei nodi difficili della vita del mondo che dovremo affrontare. Io spero per l’anno prossimo di ritornare; di ritornare, portando il Santo Padre Benedetto XVI”. (applausi)

 

La gioia, venata di commozione, di un pastore che lascia, il cardinale Tarcisio Bertone, e un ritorno a casa per un bresciano, ma genovese d’adozione, mons. Angelo Bagnasco. L’annuncio della nomina di quest’ultimo a neo-arcivescovo di Genova è stato dato proprio alla Madonna della Guardia nel Santuario che domina il capoluogo ligure. Dalla Salita del Grillo a Roma, sede dell’Ordinariato militare italiano, a Piazza Matteotti, sede della Curia di Genova, che il neo-arcivescovo conosce davvero molto bene. Perché? A Genova, mons. Bagnasco ha vissuto molti, molti anni. Colpisce soprattutto quanto raccontano molti, i molti fedeli che erano in chiesa questa mattina e che lo ricordano viceparroco in un quartiere del Levante: sorridono con affettuoso ricordo, rievocando quando si recava a casa loro per la benedizione pasquale e colloquiava con le famiglie. Sedeva, magari, in salotto per ascoltare sfoghi, problemi, dare consigli: ecco, dare consigli è proprio una grande capacità di mons. Bagnasco, signore d’animo, molto paterno. Lo ricordano così, i genovesi, e si attendono ora molto da lui. Piace un vescovo genovese, il primo dopo il cardinale Siri e gli abitanti del capoluogo ligure sperano che governi la loro chiesa a lungo. Dopo l’indimenticabile, già citato Siri, infatti, la città ha avuto grandi pastori: Canestri, Tettamanzi, ora Bertone, personaggi eccezionali che hanno amato Genova e sono stati riamati.

 

Intanto, questa mattina, sono saliti in 1.200 al Santuario della Madonna della Guardia per salutare il cardinale Bertone che lascia: lo hanno applaudito a lungo e il cardinale Bertone, oltre a congedarsi con la promessa di un possibile ritorno in compagnia di Benedetto XVI, ha lanciato l’ultimo messaggio alla città con un’omelia incentrata opportunamente sulla figura del vescovo e su quella mariana, vista la ricorrenza:

 

“Sarebbe bene – mi permettete qualche minuto – per spiegare proprio cosa vuol dire la parola ‘vescovo’. E’ la forma italiana della parola greca episcopos. Questa parola indica uno che ha una visione dall’alto. Il vescovo vede dall’alto, ma è uno che guarda con il cuore (...) Il legame tra il collegio dei vescovi sparsi in tutto il mondo, oggi – pensiamo ai Paesi più lontani e la comunità originaria degli apostoli – è inteso proprio nella linea della continuità dell’azione degli apostoli (…) Ma questa comunità che vediamo prima nella continuità storica dei ministri è da intendere anche in senso spirituale, perché la successione apostolica nel ministero viene considerata come luogo privilegiato dell’azione della trasmissione dello Spirito Santo”.

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ALL’INDOMANI DELL’INCONTRO CON BENEDETTO XVI,

IL FONDATORE DELLA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO, ANDREA RICCARDI,

ILLUSTRA I TEMI CHIAVE DEL MEETING INTERRELIGIOSO DI ASSISI,

DEL PROSSIMO 4 E 5 SETTEMBRE. L’EVENTO RICORRE NEL VENTENNALE

DELLA PRIMA GIORNATA MONDIALE PER LA PACE,

 CONVOCATA DA GIOVANNI PAOLO II, NELLA CITTA’ DI SAN FRANCESCO

 

Cresce l’attesa ad Assisi, dove fra meno di una settimana – il 4 e 5 settembre - si terrà il Meeting Internazionale e la Giornata di Preghiera per la Pace, sul tema “Per un mondo di pace, religioni e culture in dialogo”, promossa dalla Comunità di Sant’Egidio. In vista dell’evento, ieri Benedetto XVI ha ricevuto il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, assieme al vescovo di Terni-Narni-Amelia, mons. Vincenzo Paglia. L’incontro assume quest’anno un significato particolare: ricorre infatti il ventennale della prima storica “Giornata mondiale di preghiera per la pace”, convocata da Giovanni Paolo II nella città di San Francesco, il 27 ottobre 1986. Fabio Colagrande ha chiesto al prof. Andrea Riccardi una riflessione sul futuro dello “spirito di Assisi”:

 

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R. – Io non parlerei del futuro dello “spirito di Assisi” come se fosse un’entità particolare. Direi che lo spirito e la realtà di Assisi è quel dialogo tra le religioni voluto dal Concilio Vaticano II e imposto – gli amici libanesi ce lo insegnano -  dalla realtà stessa delle cose, dalla realtà del vivere insieme. Mi sembra che Benedetto XVI con la sua sensibilità sia da cardinale ma ora ancor più da Papa - penso a quello che ha detto a Colonia, a quello che ha detto nell’incontro con gli ebrei e via dicendo.. - sta dando un apporto molto importante a questo livello e noi aspettiamo anche una sua parola su questo tema. Credo che il Papa sia convinto che le religioni debbano lavorare per vivere insieme, che la Chiesa cattolica debba lavorare per aiutare la convivenza pacifica tra gli uomini. Naturalmente la Chiesa non è un’agenzia di dialogo interreligioso, un’agenzia culturale, il suo scopo è l’evangelizzazione, quella è la sua missione. Mi sembra che il Papa abbia detto delle parole molto importanti a questo livello. Certo, oggi ci troviamo in un tempo che ci richiede realismo e speranza e non illusioni o delusioni, perché spesso poi gli illusi diventano dei delusi e quindi anche dei pessimisti sul futuro dell’uomo e della convivenza.

 

D. – L’incontro “Uomini e religioni” cade quest’anno nel ventennale degli incontri interreligiosi di Assisi. Prof. Riccardi, sarà un appuntamento particolare per questo motivo?

 

R. – Certo, è un appuntamento particolare perché ricorre il 20.mo anniversario, perciò abbiamo deciso di ritornare ad Assisi. Del resto, già nel 2002, Giovanni Paolo II, dopo l’attentato dell’11 settembre, decise lui stesso di tornare ad Assisi con tutti i leader delle grandi religioni, delle chiese e comunità cristiane. E’ per questo che siamo voluti tornare: per ricordare l’intuizione di quel grande Papa. Non siamo, però, solo rivolti al passato ma anche al presente, a questo presente di guerra. In fondo, la guerra e la violenza sembrano diventate sempre più compagne della vita umana e della storia e sembra quasi che siano inevitabili. Allora c’è una grande domanda alle religioni, le religioni che sono tanto diverse tra loro come contenuto della fede, come organizzazioni sociali e che però molto spesso richiamano un messaggio di pace; ebbene come questa situazione interpella le grandi religioni? Come ci interpella il Libano? Il Libano era una terra di convivenza tra musulmani e cristiani, un tempo c’erano anche gli ebrei, molti anni fa. Il conflitto libanese, il conflitto mediorientale, la ‘sacralizzazione’ religiosa della violenza fino al terrorismo, come interpella le religioni? Queste domande rendono particolare, direi eccezionale, questo nostro incontro di Assisi dove noi avremo, non solo cristiani ed ebrei e cristiani musulmani, ma avremo anche ebrei e musulmani insieme… in questo momento israeliani assieme a leader musulmani arabi e iraniani, il che non è facile.

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L’incontro, informa la Comunità di Sant’Egidio, si articolerà in sedici panel su temi-chiave del nostro tempo dalla famiglia alla solidarietà, dall’ecumenismo alla globalizzazione, ancora alla preghiera strumento di pace alla lotta contro la povertà. Questi momenti di dialogo e confronto avranno per obiettivo “la ricerca pratica e teorica di vie d’uscita dall’ideologia dello “scontro” nel comune sforzo - senza confusioni - di disegnare una via spirituale e larga di collaborazione per una globalizzazione dal volto umano”. La due giorni di Assisi si concluderà, nella serata del 5 settembre, con la preghiera e la processione di pace, in corteo verso la piazza di San Francesco. Qui si terrà la cerimonia finale con la firma e la consegna dell’Appello di pace 2006.

 

All’evento, saranno presenti, tra gli altri, il Gran Rabbino Cohen da Haifa, i rabbini Toaff e Di Segni da Roma, Ibrahim Ezzedine Consigliere alla Presidenza degli Emirati Arabi Uniti, il segretario della Federazione Luterana Mondiale Noko, il presidente della Conferenza delle Chiese d’Europa Jean-Arnold de Clermont, i cardinali Paul Poupard, Jozef Glemp, Lopez Trujillo, Dionigi Tettamanzi, Crescenzio Sepe e Walter Kasper. Parteciperanno inoltre rappresentanti di tutte le confessioni cristiane d’Oriente e Occidente, con una forte presenza da regioni di “frontiera” quali Israele e Medio Oriente, Pakistan, Estremo Oriente e Mediterraneo.

 

 

IL TURISMO, UN MEZZO PER PORTARE SOLIDARIETA’:

LA VISIONE DELLA SANTA SEDE SUL SETTORE, IN VISTA DELLA PROSSIMA

GIORNATA MONDIALE DEL TURISMO

- Intervista con l’arcivescovo Agostino Marchetto -

 

Il 27 settembre è stata scelta come Giornata Mondiale per il Turismo dall’Organizzazione mondiale che si occupa di questo settore. Il Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti si associa ogni anno all’iniziativa con un apposito messaggio, pubblicato nei giorni scorsi. Il segretario del dicastero, l’arcivescovo Agostino Marchetto, ne parla al microfono di Giovanni Peduto:

 

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R. – La Santa Sede ha la possibilità di istituire una Giornata mondiale, con data propria, riguardo a temi, problemi e questioni dibattuti, pure annualmente, dalla comunità internazionale, dagli organismi delle Nazioni Unite, in giorno fisso. Ė il caso della Giornata mondiale della Pace, il 1° gennaio di ogni anno, o di quella del Migrante e del Rifugiato, la seconda Domenica dopo l’Epifania, se questa rimane celebrata il 6 gennaio. Ma vi sono altre circostanze in cui la Santa Sede, e quindi il Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti, per esempio, si uniscono alla celebrazione internazionale – direi per ragioni storiche, di tradizione – ed è il caso di questa Giornata internazionale dell’Organizzazione Mondiale del Turismo. Ho detto il nostro Pontificio Consiglio perché nella pastorale fra gli Itineranti annovera anche quella dei turisti.

 

D. – Ha parlato di “pastorale dei turisti”: perché?

 

R. – Ė in effetti la nostra competenza partecipata, della sollecitudine pastorale del Santo Padre, la ragione di questo nostro intervenire. E se leggiamo il Messaggio, ci appare il suo taglio pastorale, diretto com’è, il documento, specialmente ai nostri corrispondenti, pastori e agenti pastorali, promotori episcopali, ecc. nelle varie conferenze episcopali e organismi corrispondenti delle Chiese orientali cattoliche. Quest’anno, poi, il tono del documento è un po’ poetico, convinti - co-me siamo - che la vera poesia sia capace, dopo la Santa Scrittura, di trasmetterci un qualcosa dell’eterna e sempre nuova bellezza che il turista può intravedere nella natura da lui contemplata, e anche - in un certo senso – attraverso il genio umano che appare specialmente nelle sue opere d’arte.

 

D. – Vuole indicarci i punti principali del Messaggio?

 

R. – Il tema “Il turismo è ricchezza” l’abbiamo svolto sviluppando la seguente sintesi iniziale: “Il turismo – che si dilata  velocemente come fenomeno – apre nuove possibilità di incontro, stimola sviluppo, provoca anche panico e sfida la coscienza etica”. Questi aspetti li abbiamo poi ripresi sottolineando l’importanza dell’incontro con le persone, usando l’immagine della vetrata e dell’icona, incontro da cui dovrebbe nascere la solidarietà. Infatti “il sistema economico finanziario non è unico ma piuttosto egemonico, e non il migliore ma l’attuale, fonte di grandi squilibri. Resta l’impressione di un’umanità molto più ricca quando si aprono agli altri le finestre di un sistema, dando così l’accesso ai tesori culturali, storici, naturali, estetici, umani e spirituali che ogni popolo conserva più o meno gelosamente. Il turismo è dunque ricchezza proprio nella misura in cui aiuta a relativizzare i sistemi detti ricchi e li apre alla percezione di altre forme di essere ricchi”. Concludiamo che è l’uomo “il patrimonio più prezioso” anche dal punto di vista turistico.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

La prima pagina si apre con il Medio Oriente: Kofi Annan a Beirut chiede la “fine immediata” del blocco aeronavale imposto da Israele; colloqui del segretario generale dell’ONU con tutti i componenti del governo libanese.

 

Servizio vaticano - Tre pagine dedicate al prossimo viaggio apostolico di Benedetto XVI in Germania.

 

Servizio estero - Un articolo di Pierluigi Natalia dal titolo “Uganda: si riaccendono le speranze di pace per le stremate popolazioni del Nord”; accordo per la cessazione delle ostilità tra governo e ribelli dell’LRA.

 

Servizio culturale - Un articolo di Franco Patruno dal titolo “Il soggetto si trasforma in meditazione religiosa”: riflessioni in merito alla mostra fiorentina su “Lorenzo Monaco, dalla tradizione giottesca al Rinascimento”.

 

Servizio italiano - Oggi al via la missione del contingente di militari italiani in Libano.  

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

29 agosto 2006

 

 

UN ANNO FA L’URAGANO KATRINA SPAZZAVA VIA UOMINI E CASE DALLA LOUISIANA

ALLA FLORIDA. IL PRESIDENTE BUSH IN VISITA SUI LUOGHI DELLA TRAGEDIA,

MA NON SI SPENGONO LE POLEMICHE SULLA LENTEZZA PER LA RICOSTRUZIONE

- Intervista con l’arcivescovo di New Orleans -

 

“Ci vorranno anni e non mesi” per ricostruire il Mississippi e la Louisiana, ma soprattutto l’animo dei sopravvissuti. E’ stato questo il commento del presidente americano, Gorge Bush, nel visitare, fin da ieri, le aree devastate dal passaggio dell’uragano Katrina, avvenuto esattamente un anno fa. Quella del capo della Casa Bianca è la 13.ma visita sui luoghi di una tragedia che causò circa 1500 morti e una drammatica scia di sinistrati e senza tetto. Ma anche una visita accompagnata polemicamente dalle critiche per la lentezza riscontrata nella ricostruzione. Il servizio da New York, di Elena Molinari.

 

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L’uragano Katrina devastò la costa del Golfo del Messico, la Luisiana e il Mississipi, il 29 agosto del 2005, trasformando New Orleans in una città sommersa e dando un colpo alla popolarità di George Bush da cui non si è ancora ripreso. Un anno dopo il presidente americano parte dunque alla volta di Biloxi, Mississipi, e oggi sarà nella città del jazz dove meno della metà degli abitanti sono tornati. Bush sta cercando di mettere in luce i progressi delle zone colpite, anche se molti sono ancora gli sfollati che vorrebbero poter riparare le loro case. Ha anche ricordato che il Congresso ha stanziato 110 miliardi dollari per la ricostruzione, ma molti quartieri di New Orleans sembrano ancora oggi zone di guerra. Solo parte delle macerie sono infatti state portate via e nonostante la riapertura delle zone più turistiche della città la ricostruzione procede con lentezza. Anche lo stato degli argini non induce all’ottimismo, sono stati riparati alla meglio e gli esperti ammettono che un uragano della stessa potenza di quello di un anno fa potrebbe avere devastanti conseguenze. Questo mentre l’uragano Ernesto, il primo della stagione, sta raccogliendo forze sulle coste di Cuba.

 

Da New York, Elena Molinari, per la Radio Vaticana.

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La città-simbolo della tragedia di un anno fa è stata dunque New Orleans, che vede oggi l’arrivo del presidente Bush. Sulla situazione tuttora molto difficile della popolazione locale riferisce l’arcivescovo della città, Alfred Hughes, al microfono di Suzy Hodges della nostra redazione inglese:

 

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R. – The patience for recovery is slow, however I am a man of hope. …

La ricostruzione è lenta, ma io ho tanta speranza. Quello che a me sembra incredibilmente importante è non biasimare la lentezza della ripresa e della ricostruzione, quanto soprattutto unire tutte le nostre risorse e le nostre energie proprio per ricostruire la città.

 

D. – Lei pensa che la “lezione” di Katrina sia stata assimilata, oppure la città è ancora esposta al rischio di rivivere quella tragedia, se le condizioni atmosferiche saranno brutte?

 

R. – I think that the city has taken seriously the lesson. We cannot really …

Credo che la città abbia preso molto sul serio la tragedia subita. In realtà, non possiamo prevedere cosa potrebbe accadere se una tempesta di grande entità dovesse nuovamente abbattersi sulla città. Attualmente, se dovesse ripresentarsi una tempesta, abbiamo comunque un piano di evacuazione evoluto ed efficace. Saremmo molto vulnerabili, in questo momento, perché la barriera che ci proteggeva è stata erosa da Katrina. Inoltre, c’è ancora tanta gente che vive nelle roulottes, e verrebbe spazzata via da un altro uragano.

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IN LIBANO, VISITA DEL SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU, KOFI ANNAN,

AL QUARTIER GENERALE DELLA FORZA INTERNAZIONALE DELLE NAZIONI UNITE.

SONO PARTITE, INTANTO, 5 NAVI DELLA MARINA MILITARE

NELL’AMBITO DELLA MISSIONE ITALIANA IN LIBANO

- Intervista con mons. Armando Bortolaso -

 

Prosegue in Libano la visita del segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, che questa mattina si è recato nel quartier generale dell’UNIFIL, la forza multinazionale che presidierà le frontiere del Paese dei Cedri. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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Il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, è arrivato stamani a Naqura, città sulla costa del Libano meridionale, per una visita al quartier generale della forza internazionale dell’ONU in Libano, l’UNIFIL. Nel pomeriggio, si recherà poi in Israele per visitare alcune aree del nord sconvolte dalla guerra. Ieri a Beirut, prima tappa della missione in Medio Oriente che si concluderà sabato prossimo a Teheran, Annan ha avvertito che se non verrà applicata la risoluzione 1701 dell’ONU, c’è il rischio di un nuovo conflitto. Incontrando le massime autorità politiche libanesi, ha chiesto il disarmo di Hezbollah, il controllo dei confini del Libano, la fine del blocco aereo e navale ed il rilascio dei soldati israeliani rapiti. Sempre ieri, il segretario generale delle Nazioni Unite ha precisato che “nel suo mandato non figura il dispiegamento dell’UNIFIL lungo la frontiera con la Siria”. “Le forze dell’ONU - ha aggiunto - non sono qui per combattere per andare a cercare armi casa per casa, ma se attaccate sapranno difendersi, a prescindere da chi siano i loro eventuali aggressori”. Annan ha poi confermato che l’UNIFIL, potrà contare, entro il 2 settembre, su 3500 caschi blu grazie all’arrivo dei primi 1200 soldati italiani. E proprio questa mattina sono salpate da Brindisi le cinque navi della marina militare che daranno ufficialmente il via alla missione italiana nel sud del Libano. Il loro compito, sotto il comando francese, sarà di bonificare la zona e creare le condizioni per un'efficace base operativa. Rivolgendosi ai militari in partenza, il presidente del Consiglio italiano, Romano Prodi, ha detto che si tratta di “una missione delicata, di enorme portata storica”. “Le regole di ingaggio - ha aggiunto - sono scrupolose, robuste, inequivocabili”.

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Si respira dunque aria di pace e di speranza tra la popolazione libanese grazie anche alla missione di pace appena partita e al viaggio del segretario delle Nazioni Unite Koki Annan in Medio Oriente per rafforzare la tregua tra Israele ed Hezbollah.  I profughi che avevano cercato rifugio presso le strutture dei salesiani di El Houssoun  e di El Fidar, stanno ritornando nelle loro case o in quello che ne resta, come racconta ai nostri microfoni mons. Armando Bortolaso, già vicario apostolico di Aleppo in Siria e attualmente residente presso la casa Don Bosco di El Houssoun, a 35 km da Beirut. L’intervista è di Antonella Villani:

 

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R. – I nostri rifugiati musulmani sono partiti tutti, i cristiani sono ancora alcune famiglie soltanto che partiranno anche loro fra non molto. La situazione, infatti, sta migliorando, si sta già ricostruendo con gli aiuti che sono arrivati, per cui la situazione si normalizza.

 

D. – Sta partendo la missione di pace guidata dall’Italia, tra l’altro c’è il viaggio di Kofi Annan per sostenere la tregua. Che aria si respira in questo momento in Libano?

 

R. – C’è più speranza. In un primo momento subito dopo la tregua c’era ancora molto pessimismo ma si è creato qualche cosa di nuovo. Almeno in tanti punti del Libano dove si sono incontrati i rifugiati e si sono  trovati cristiani e musulmani, si è creata una relazione fraterna tra le due componenti  di questo Paese.

 

D. – C’è qualche immagine che dimostra che questo dialogo è possibile?

 

R. - Una donna musulmana ha dato alla luce una bambina e in riconoscenza anche di come è stata trattata ha dato alla sua bambina il nome di Martina, che è un nome cristiano. Bambini che si sono affezionati qui al luogo, per esempio da noi salesiani, si sono molto affezionati, non volevano più lasciare la nostra scuola per ritornare nella loro casa, che forse non hanno più trovato. E le famiglie musulmane hanno detto “appena le cose andranno meglio noi vogliamo tornare lì, farvi una visita per ringraziarvi come si deve del modo in cui ci avete trattato”.

 

D. – Che cosa si aspetta a questo punto la gente dalla missione di pace?

 

R. – Che ci sia un sostegno una presenza che scoraggi ogni ripresa delle ostilità da una parte e dall’altra e un aiuto anche materiale per la ricostruzione delle infrastrutture del Paese che sono andate completamente distrutte. Si aspettano che queste forze internazionali aiutino proprio i libanesi e il Libano a diventare questo “Paese messaggio” di cui aveva parlato Giovanni Paolo II durante la sua visita in Libano.

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L’ATTUALITA’ DELL’OPERA DI SAN BENEDETTO PER LA COSTRUZIONE DELL’EUROPA

 AL CENTRO DI UN CONVEGNO DI TEOLOGIA IN CORSO A SUBIACO.

 CE NE PARLA MONS. ALDO GIORDANO, SEGRETARIO GENERALE

 DEL CONSIGLIO DELLE CONFERENZE EPISCOPALI EUROPEE

- Intervista con il presule -

 

Seconda giornata, a Subiaco, di un convegno per studenti di teologia su San Benedetto e le radici cristiane dell’Europa, promosso dalla CEI. La tre giorni di studi è arricchita dai interventi e momenti di riflessione sui diversi aspetti dell’opera benedettina. L’evento si conclude domani con una relazione di mons. Aldo Giordano, segretario generale del Consiglio delle Conferenze episcopali europee sul “Ruolo della Chiesa e dei cristiani nel futuro dell’Europa”. Lo stesso mons. Giordano si sofferma – al microfono di Alessandro Gisotti – sull’attualità dell’opera di San Benedetto per la costruzione dell’Europa:

        

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R. – C’è una similitudine tra la situazione che viveva Benedetto allora e la situazione di oggi: Benedetto viveva in una situazione di grande cambiamento di popoli, di spostamento di popoli. Benedetto aveva intuito che in quel momento storico era opportuno creare dei luoghi dove innanzitutto ci fosse una ricerca del senso della vita, dove ci fosse al centro la persona e il valore della persona umana, dove ci fosse una forma di convivenza che potesse essere anche fonte esemplare per la convivenza tra le diversità culturali e soprattutto dove ci fosse la ricerca della luce stessa di Dio. Ecco, aver creato quest’oasi è veramente una pista che – come sappiamo – ha costruito l’Europa e forse è da riprendere anche oggi.

 

D. – Il monachesimo benedettino ha avuto un ruolo determinante nell’evangelizzazione dell’Europa e quindi nella sua unificazione. Quale contributo può dare oggi la Chiesa su questo fronte?

 

R. – Mi sembra che il contributo di fondo sia veramente quello di creare delle persone, di generare, formare persone che vivano autenticamente la vita del Vangelo. E in secondo luogo, creare delle comunità perché il cristianesimo non è mai solo singolare e individuale, ma crea sempre una società, una comunità, una Chiesa. E se noi creiamo delle comunità dove si cerca di vivere il Vangelo, dove si cercano vie di comunione, vie etiche per l’esistenza umana, dove si cercano di affrontare i problemi seri che l’umanità ha, io credo che queste comunità siano il contributo principale perché sono realtà concrete, sono realtà che vivono.

 

D. – Come il dialogo ecumenico può aiutare l’Europa ad unificarsi, un’unificazione che non sia solo politica ed economica?

 

R. – L’Europa, come sappiamo, si confronta con domande enormi all’interno e nei confronti degli altri continenti. Siamo impressionati da ciò che succede in Medio Oriente, dalla pressione dei popoli alle frontiere dell’Europa, il fenomeno delle migrazioni, dei rifugiati… Ci domandiamo cosa significhi, per esempio, l’emergere di nazioni come Cina e India sulla scena geopolitica mondiale. Davanti a questa grande sfida, l’Europa deve ritornare a scoprire la sua vocazione, la sua identità. E la sua identità ce l’ha: l’ha nelle sue radici cristiane. Quindi, è necessario scoprire assieme questo e interrogarsi su che cosa significhi per il futuro.

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NELLA CORNICE DEI CASTELLI DI JESI, AL VIA IL PRIMO SETTEMBRE

LA SESTA EDIZIONE DEL PERGOLESI SPONTINI FESTIVAL,

CON UN OMAGGIO ALL’OPERA DI MOZART

 

Si inaugura il 1 settembre, a Jesi, la sesta edizione del Pergolesi Spontini Festival, che presenta un’alternanza di eventi di teatro musicale e di concerti distribuiti nei luoghi di maggior interesse architettonico della provincia marchigiana e nei teatri storici dei Castelli di Jesi. Tema dell’edizione di quest’anno: “Spontini e Mozart, all’ombra di Pergolesi”. Il servizio di Luca Pellegrini:

 

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(musica)

 

Nel gran fervore del mondo e degli Stati sul finire del Settecento, il secolo dei Lumi e delle Rivoluzioni che si appresta a diventare il secolo del Sentimento e delle Restaurazioni, le arti si ritagliano un ruolo speciale e rappresentativo, a partire dai tanti, numerosi ingegni che le animano. Mozart e Spontini sono coloro che, nell’universo musicale, rappresentano il genio il primo e la regolatezza il secondo. Non si sa quando Spontini ebbe modo di conoscere Mozart, non fisicamente s’intende, ma artisticamente. E’ indubbio, però, il fascino dell’immagine mozartiana che può essere apparsa a Spontini nei suoi anni parigini e berlinesi. E questo, nell’anno mozartiano che stiamo celebrando, è proprio il tema della manifestazione, il cui programma prevede, nella dinamica di proposte assai raffinate, alcune prime assolute e un’attenzione particolare alle composizioni di carattere sacro, come ci illustra Vincenzo De Vivo, Consulente Scientifico della Fondazione che organizza il Festival.

 

“A Jesi, avremo modo di scoprire Mozart attraverso gli occhi di Spontini e lo faremo con la musica e con i documenti. Si possono ascoltare le musiche di Mozart che Spontini amava e anche le musiche di Pergolesi che Spontini amava. Perché Pergolesi, nel primo ’800, diventa una prefigurazione di Mozart, il genio che è destinato a morire giovane e che quindi fissa il proprio mito nella nuova temperie romantica. Ecco perché allo ‘Stabat’ di Pergolesi, presentato per la prima volta in revisione critica, si accosta un lavoro giovanile di Mozart, la ‘Grabmusik’ che è la musica per il seppellimento di Cristo, in un concerto dedicato alle musiche per la Passione”.

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

29 agosto 2006

 

 

CELEBRATI IN INDIA I 96 ANNI DALLA NASCITA DI MADRE TERESA DI CALCUTTA.

LE MISSIONARIE DELLA CARITÀ, INSIEME CON ALTRI RELIGIOSI,

VOLONTARI E DIVERSE AUTORITÀ CIVILI, HANNO RICORDATO

IL SUO MESSAGGIO D’AMORE E DEDIZIONE AL PROSSIMO

 

KOLKATA. = Le Missionarie della carità hanno celebrato il 26 agosto a Kolkata, in India, il novantaseiesimo anniversario della nascita della loro fondatrice, la Beata Teresa di Calcutta, ricordando il suo messaggio di amore e dedizione al prossimo. Religiose, novizie, volontari ed amici, riferisce l’agenzia AsiaNews, hanno riempito la cappella della casa per una Messa, celebrata alle sei del mattino, al termine della quale si è svolta una processione fino alla tomba della suora albanese, adornata da candele e fiori multicolori. Suor Nirmala Joshi, succeduta a Madre Teresa, a capo della Congregazione, ha detto che il messaggio d’amore della fondatrice delle Missionarie della carità “è la sola risposta al mondo odierno”, pieno di guerra e di odio. “Coloro che credono nella violenza – ha affermato – avranno come risposta solo il male, forse in un’altra forma”. Padre Cyril D’Silva, missionario della carità, ha ricordato l’importanza che la Beata ha sempre dato all’Eucaristia. “In costante contatto con il corpo di Cristo - ha dichiarato D’Silva - Madre Teresa è riuscita a comunicare al mondo il Suo amore”. Subash Chakraborty, ministro dei Trasporti indiano, che ha partecipato alle celebrazioni ha definito la Beata Teresa “una persona di pace così importante che deve essere imitata in questi tempi turbolenti”. Suor Nirmala ha chiesto a tutti coloro che si sono riuniti nella casa madre della Missionarie della carità di pregare per il processo di canonizzazione della fondatrice. Una novena in memoria della religiosa è iniziata il giorno dopo i festeggiamenti nella casa madre della Congregazione e proseguirà fino al giorno di festa a lei dedicato, il 5 settembre, data della sua morte, quando la preghiera verrà conclusa da una Messa. (A.Gr.)

 

 

OLTRE TRECENTO SUBSAHARIANI SONO SBARCATI NELLE ULTIME 24 ORE

SULLE COSTE SPAGNOLE E DELLE ISOLE CANARIE. LA VICEPREMIER SPAGNOLA,

MARIA TERESA FERNANDEZ DE LA VEGA, IN VIAGGIO VERSO BRUXELLES

PER CHIEDERE AIUTI ALL’UNIONE EUROPEA

 

MADRID. = Sono 360 i migranti irregolari arrivati nelle ultime 24 ore sulle coste delle isole Canarie e dell’Andalusia. La maggior parte dei clandestini, 223, sono sbarcati a Tenerife, mentre gli altri sarebbero giunti nella regione di Almeria. La vicepremier spagnola, Maria Teresa Fernandez de la Vega, è partita stamani per la Finlandia, Paese cui è affidata la presidenza di turno dell’Unione Europea, allo scopo di trovare soluzioni che pongano fine all’enorme flusso migratorio dall’Africa subsahariana alla penisola iberica. La de la Vega porterà a termine una missione che culminerà a Bruxelles per “un maggior coinvolgimento” dell’Unione Europea. Ieri, le autorità delle Canarie hanno reso noto che nel 2006 sono stati ripescati nell’Atlantico i corpi di 490 persone provenienti da regioni del subSahara, morte nel tentativo di raggiungere le isole spagnole. Oscillerebbe invece fra 2000 e 3000 il numero dei dispersi in mare. Fino ad agosto, secondo dati pubblicati dal quotidiano El Pais, i subsahariani giunti alle Canarie sono stati 18.474 contro i 4.751 di tutto il 2005. (T.C.)

 

 

DUE AEREI SONO PRECIPITATI IN QUESTI GIORNI NEL KENTUCKY:

56 LE VITTIME DEI DUE INCIDENTI, SOPRAVVISSUTO SOLO UN COPILOTA

 

WASHINGTON. = Due incidenti aerei si sono verificati negli ultimi due giorni nel Kentucky, negli Stati Uniti. Ieri, un piccolo velivolo con 7 persone a bordo si è schiantato nel sud-est del Paese, domenica un aereo di linea è caduto al decollo dall’aeroporto di Lexington. Le vittime di quest’ultimo incidente sono 49, solo il copilota è sopravvissuto, ma le sue condizioni sono critiche. L’uomo è stato tratto eroicamente in salvo da un agente di polizia, ustionatosi alle mani per tirarlo fuori dalla cabina in fiamme. Pare che l’aereo di linea della Comair sia partito da una pista più corta del necessario e sbagliata: una pista troppo breve per il velivolo, un Canadair della Bombardier. Questa ipotesi sarebbe confermata dal fatto che l’aereo è caduto ad un miglio circa dalla testa della pista più corta ed anche dai dati forniti dalle scatole nere recuperate in buone condizioni. Resta da capire perchè il pilota non abbia imboccato la pista giusta e come mai nessuno lo abbia avvertito dalla torre di controllo. Sembra che alcuni piloti si fossero già lamentati in passato del rischio di confondere nell’aeroporto di Lexington le due piste per i voli commerciali e per quelli privati. (T.C.)

 

 

DUECENTO BAMBINI HANNO PRESENTATO A PUTRAJAYA, IN MALESIA,

NEL CORSO DELLA QUINTA CONFERENZA GIOVANILE INTERNAZIONALE

“TUNZA” DEL PROGRAMMA AMBIENTALE ONU, PROGETTI PER

LA SALVAGUARDIA DELLA FLORA E DELLA FAUNA TERRESTRE

 

PUTRAJAYA. = Vuole promuovere la protezione della biodiversità biologica e della società minacciata dai cambiamenti climatici la quinta Conferenza giovanile internazionale “Tunza”, apertasi ieri a Putrajaya, in Malesia. Promosso dal Programma ambientale dell’ONU, (UNEP), l’incontro, scrive l’agenzia MISNA, mira alla diffusione di una campagna per la salvaguardia delle foreste e per azioni di imboscamento. Duecento bambini, tra i 12 e 14 anni, provenienti da 67 Paesi, hanno presentato molteplici progetti ambientali. Fra i più singolari vi sono: una foresta sacra per mostrare le proprietà curative degli alberi e il loro ruolo nei rituali sudafricani, un piano per restituire alcune specie al loro habitat naturale in Colombia, un programma per salvare gli alberi danneggiati nella Corea del Sud. Secondo un recente rapporto, sarebbero due su cinque le specie animali note che rischiano di estinguersi a causa dei problemi ambientali: tra queste, un uccello su otto, un quarto di tutti i mammiferi e un terzo degli anfibi. “Molte di queste specie sono boschive e tuttavia le foreste continuano ad essere distrutte in tutto il mondo”, ha osservato Eric Falt, direttore delle comunicazioni dell’UNEP. Fino a domani, i bambini partecipanti al convegno – tutti membri di associazioni per la salvaguardia dell’ambiente nelle loro scuole o comunità di provenienza - potranno esprimere le loro preoccupazioni e presentare proposte su quel che “nel loro piccolo” possono fare per promuovere la protezione, la conservazione e la sostenibilità dell’ambiente. Nel corso dell’incontro, verrà anche eletta la Commissione giovanile per l’organizzazione della prossima Conferenza sull’ambiente che si terrà a Stavanger, in Norvegia. (A.Gr.)

 

 

DA OGGI IN AUSTRALIA È DISPONIBILE IL PRIMO VACCINO CONTRO IL CANCRO

ALLA CERVICE UTERINA, SPERIMENTATO DALL’AUSTRALIANO IAN FRAZER.

IL FARMACO È IN COMMERCIO DA GIUGNO IN AMERICA E NUOVA ZELANDA.

DOVREBBE ARRIVARE IN EUROPA ENTRO IL 2007

 

CANBERRA. = È in commercio da oggi in Australia il primo vaccino al mondo contro il cancro alla cervice uterina sviluppato dallo scienziato australiano Ian Frazer. Venduto da giugno negli Stati Uniti, in Canada, Messico e Nuova Zelanda, il farmaco dovrebbe arrivare in Europa entro il 2007. Il vaccino mira a fermare la diffusione del virus del papilloma umano (HPV) che si trasmette con i rapporti sessuali e che provoca il 70 per cento dei casi di cancro alla cervice uterina. Le sue proprietà proteggono anche contro i due tipi di HPV che causano verruche genitali potenzialmente cancerogene. Il prof. Frazer, che opera nel Queensland, ha cominciato a lavorare al vaccino all’inizio degli anni ‘90. È stato nominato “Australiano dell’anno” dopo la pubblicazione, sulla prestigiosa rivista Lancet Oncology, dei risultati di sperimentazioni su base mondiale su oltre 20 mila donne sessualmente attive. I dati indicavano un tasso di successo del 100 per cento nel proteggere dal cancro della cervice e del 99 per cento contro due tipi di verruche genitali. Il vaccino si somministra con tre iniezioni in un arco di sei mesi ed in Australia è stato appena approvato dall’ente governativo Therapeutic Goods Administration per ragazzi da 9 e 15 anni e ragazze da 9 a 26 anni. (T.C.)

 

 

DAL PRIMO SETTEMBRE AL VIA A FIRENZE, LA QUARTA EDIZIONE DI

“IN CANTO GREGORIANO”, INCONTRO CHE PROMUOVE LO STUDIO

E LA DIFFUSIONE DEL CANTO GREGORIANO

 

FIRENZE. = Firenze capoluogo della musica gregoriana. La città toscana ospiterà dall’1 al 3 settembre la quarta edizione di “in Canto Gregoriano”, manifestazione che si propone lo studio e la diffusione di questa particolare melodia considerata nella sua duplice valenza di punto d’avvio della civiltà musicale occidentale ed espressione, fra le più alte, della spiritualità cristiana. Ideato e promosso dalla Propositura del Duomo, dall’Accademia San Felice e dall’Associazione Viri Galilaei, in collaborazione con l’AISCGre (Associazione Internazionale Studi di Canto Gregoriano), la Provincia e il Comune di Firenze e l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, l’incontro sarà ospitato nei principali luoghi di culto e d’arte fiorentini: dalla Basilica della Santissima Annunziata alla Basilica di San Lorenzo, da quella di San Miniato al Monte alla Cattedrale di Santa Maria del Fiore. Diversi i gruppi corali fra i più rinomati a livello internazionale, che si avvicenderanno in vari concerti nel corso delle giornate. L’iniziativa intende valorizzare in ambito ecclesiastico il grande patrimonio artistico e spirituale gregoriano e rinnovarne l’interesse in ambito liturgico. Vuole promuovere, inoltre, lo studio e la ricerca condotti secondo criteri scientifici, proponendosi di fornire al pubblico occasioni d’ascolto di alto livello all’interno di uno scenario storico-architettonico unico al mondo come quello delle basiliche fiorentine. L’edizione di “in Canto Gregoriano” di quest’anno si presenta come prodromo della grande manifestazione attesa per il 2007 – dal 28 maggio al 3 giugno – a Firenze e in Toscana: il Congresso internazionale dell’Associazione internazionale Studi canto gregoriano. Ad incontrarsi saranno tutti i più grandi studiosi del canto gregoriano e numerosi cori si esibiranno a Firenze e nelle principali città e centri di culto della Toscana. (T.C.)

 

 

 

24 ORE NEL MONDO

29 agosto 2006

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

 

Nuova strage nel sud dell’Iraq, dove l’esplosione di un oleodotto, che ha poi provocato un gigantesco incendio, ha causato la morte, secondo autorità sanitarie locali, di almeno 36 persone. Altre fonti parlano di 75 vittime. Testimoni riferiscono che l’esplosione è avvenuta dopo che alcuni abitanti della zona avevano forato l’oleodotto per prelevare benzina. L’Iraq, Paese con enormi riserve petrolifere, è colpito da una grave crisi energetica e in molti si dedicano al contrabbando di combustibile. A Baghdad, la polizia ha trovato poi i cadaveri di dieci uomini, nel cortile di una scuola. Altri 13 cadaveri sono stati scoperti nelle vicinanze di una moschea sciita della capitale irachena.

 

Un convoglio composto da militari afghani e canadesi della NATO è stato investito da un minibus imbottito di esplosivo nei pressi di Kandahar, nel sud dell’Afghanistan. Nell’esplosione - riferisce un colonnello della polizia - sono rimasti uccisi l'attentatore e un civile. Ieri, un attentato suicida in un bazar di Lashkar Gah, sempre nel sud del Paese, aveva provocato la morte di 17 persone, tra le quali 15 bambini.

 

Nuova incursione israeliana nei Territori palestinesi, dove Forze speciali dello Stato ebraico hanno ucciso due attivisti palestinesi durante un conflitto a fuoco in un campo profughi di Nablus, in Cisgiordania. Le vittime sarebbero due capi locali delle Brigate dei martiri di Al Aqsa, braccio armato di Al Fatah, il partito del presidente palestinese, Abu Mazen.

 

L’alto rappresentante dell’Unione Europea per la politica estera e di sicurezza, Javier Solana, ha condannato le esplosioni che domenica e ieri che hanno provocato la morte di almeno tre persone in Turchia. La serie di attentati di matrice curda, che ha colpito importanti zone turistiche del Paese, è coincisa con l’adesione di Ankara al contingente di pace dell’ONU in Libano. Ci può essere un collegamento tra la decisione del governo turco e la recrudescenza del terrorismo? Giancarlo La Vella lo ha chiesto ad Antonio Ferrari, inviato speciale ed esperto di Medio Oriente del Corriere della Sera:

        

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R. - Pensare ad uno sfruttamento della vicenda libanese da parte della guerriglia curda e anche da parte di coloro che ovviamente non hanno nulla a che fare con la guerriglia curda - ma che possono utilizzare anche questo pretesto per impedire alla Turchia di partecipare alla forza multinazionale in Libano - mi sembra un’ipotesi fondata.

 

D. - Qual è il valore aggiunto che la partecipazione della Turchia al contingente può dare? E’ solo un motivo di tipo militare o anche politico?

 

R. - Da un punto di vista militare, la presenza turca è un’enorme garanzia. La Turchia è un Paese musulmano che ha oggi buoni rapporti con tutti. Gli Stati Uniti considerano la Turchia un alleato fedele, bastione per anni del fronte orientale della NATO, e soprattutto – e qui veniamo alla parte più politica che più interessa probabilmente Ankara – dimostrare come una Turchia, in futuro integrata nell’Unione Europea, possa essere decisiva nella soluzione delle crisi. Ecco perché la presenza turca, la presenza musulmana, importante, efficiente, in questa forza multinazionale avrebbe un altissimo valore politico. Avrebbe anche delle conseguenze importanti. Conseguenze che, forse, potrebbero contribuire ad attenuare quelle che sono le riserve sulla possibilità della Turchia di diventare, in un prossimo futuro, membro effettivo dell’Unione Europea.

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La Francia si è detta di nuovo disponibile al dialogo con l’Iran per risolvere la controversia legata al programma nucleare di Teheran, che sta preoccupando la comunità internazionale. “Le autorità iraniane dicono che sono aperte al dialogo e pronte a riprendere le discussioni", ha detto il ministro degli Esteri francese, Philippe Douste-Blazy. “Senza abbandonare la richiesta di sospendere le attività sensibili - ha aggiunto il ministro - anche la Francia è pronta a riprendere il dialogo”.

 

Il ministero degli Esteri della Corea del Sud ha reso noto che il suo negoziatore per le questioni nucleari si recherà domani a Washington per incontrare una delegazione americana. Al centro dei lavori, figura la crisi nucleare nordcoreana. L’intelligence sudcoreana teme che il governo di Pyongyang stia preparando un test per un ordigno atomico.

 

Ancora pesanti scontri nello Sri Lanka tra esercito e ribelli tamil: un attacco condotto da ribelli nel distretto nord orientale di Trincomalee, ha causato la morte di 8 soldati. Ieri, almeno 20 civili sono rimasti uccisi inoltre, secondo i ribelli tamil, in seguito a raid aerei condotti dall’esercito nella parte orientale del Paese.

 

Si riaccendono le polemiche in Messico sull’esito delle presidenziali, dopo la decisione del Tribunale elettorale federale che ieri ha sostanzialmente confermato il vantaggio assegnato provvisoriamente al candidato di centro destra, Felipe Calderón. Secondo il candidato della sinistra, López Obrador, i giudici hanno adottato “una decisione politica e non giuridica”. Il servizio di Maurizio Salvi:

 

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La decisione del Tribunale elettorale che ha negato l’esistenza di brogli generalizzati nelle presidenziali del 2 luglio non ha ridotto le tensioni in Messico, anzi ha ravvivato le proteste dei militanti dell’opposizione che da due mesi presidiano il centro della capitale. I magistrati non hanno ancor indicato il nome del vincitore, hanno tempo fino al 6 settembre per farlo, ma hanno alimentato certamente le speranze di Felipe Calderón, candidato del Partito azione nazionale, di vedere confermato il minimo vantaggio provvisoriamente assegnatogli dopo il voto. I sostenitori dello sfidante, il leader della sinistra López Obrador, mantengono però un minimo di ottimismo perché i giudici debbono esprimersi ancora sullo strategico ricorso centrale, o ricorso leader, a sostegno del quale sono state fornite prove di presunti brogli e azioni illegali del governo a favore di Calderón. Prendendo la parola ieri, López Obrador ha mostrato di non sentirsi debilitato dalla sentenza che ha considerato una violazione della Costituzione e ha proposto di non riconoscere in ogni caso Calderón come presidente. Secondo lui, la Convenzione democratica nazionale che si riunirà il 16 settembre dovrà decidere se dare vita a un governo parallelo o limitarsi a nominare un coordinatore nazionale della resistenza.

 

Dall’America Latina, Maurizio Salvi ANSA, per la Radio Vaticana

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Divisioni all’interno del consiglio di sicurezza dell’ONU sulla martoriata regione sudanese del Darfur, riunitosi ieri a New York: gli Stati Uniti accusano la Cina di porre il veto per l’invio di caschi blu nella regione sudanese. Washington sta premendo per favorire un progetto di risoluzione britannica, che prevede la sostituzione delle truppe dell’Unione Africana con quelle dell’ONU.

 

“Sono ancora nella mani dei rapitori i due italiani sequestrati la scorsa settimana in Niger”. E’ quanto si apprende alla Farnesina, dopo la notizia della presunta liberazione di Claudio Chiodi e Ivano De Capitani diffusa dall’Agenzia Reporter Associati. Secondo Reporter Associati, i due sarebbero stati liberati ieri sera e avrebbero incontrato una pattuglia di guardie di frontiera.

 

Un gruppo militante attivo nella zona del Delta del Niger ha annunciato di aver ordinato la liberazione immediata e senza condizioni del tecnico italiano Mario Pavesi, rapito la settimana scorsa. In Nigeria sono state rapite, in questo mese, 19 persone. Si tratta, soprattutto, di stranieri che lavorano nel settore petrolifero. Nella maggior parte dei casi, sono stati liberati dopo il pagamento di un riscatto. Tre ostaggi, tra i quali il tecnico italiano, sono ancora in mano ai sequestratori.

 

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