RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 241 - Testo
della trasmissione di martedì 29 agosto 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Celebrati
con un Messa solenne, in India, i 96 anni dalla nascita di Madre Teresa di
Calcutta
Due
aerei precipitati in questi giorni nel Kentucky: 56 i morti, sopravvissuto un
copilota
Al via a Firenze, dal primo
settembre, alla quarta edizione di “In canto gregoriano”
Decine di morti, in
Iraq, per l’esplosione di un oleodotto durante un furto di carburante
29 agosto 2006
BENEDETTO XVI HA NOMINATO MONS.
ANGELO BAGNASCO,
ORDINARIO
MILITARE D’ITALIA,
NUOVO
ARCIVESCOVO DI GENOVA, AL POSTO DEL CARDINALE TARCISIO BERTONE,
PROSSIMO
SEGRETARIO DI STATO. L’ANNUNCIO DATO AI GENOVESI
DURANTE
LA SOLENNITA’ DELLA MADONNA DELLA GUARDIA
E’ ufficiale da questa mattina: Benedetto XVI ha disposto
che la sede arcivescovile di Genova - che il cardinale Tarcisio Bertone lascerà per assumere, il prossimo 15 settembre, la
carica di segretario di Stato, passerà sotto la guida dell’arcivescovo Angelo Bagnasco, finora ordinario militare d’Italia. La nomina è
stata ufficializzata dalla Santa Sede mentre un
migliaio di pellegrini liguri partecipavano questa mattina alla celebrazione
eucaristica nel giorno della Madonna della Guardia, solennità cara ai genovesi.
Nell’omonimo Santuario, il cardinale Bertone ha
presieduto la liturgia e si è congedato idealmente dalla comunità genovese con una importante promessa. I particolari, nel servizio, da
Genova, di Dino Frambati.
**********
“Posso solo promettere che questi segni, così belli, così
affettuosi, li porterò nella mia vita e soprattutto il sasso del Santuario,
della cappella, il ricordo del monte Vigogna, del monte della Madonna della
Guardia, perché la Madonna aiuti a sciogliere quei nodi difficili della vita
del mondo che dovremo affrontare. Io spero per l’anno prossimo di ritornare; di
ritornare, portando il Santo Padre Benedetto XVI”. (applausi)
La gioia, venata di commozione, di un pastore che lascia,
il cardinale Tarcisio Bertone, e un ritorno a casa
per un bresciano, ma genovese d’adozione, mons.
Angelo Bagnasco. L’annuncio della nomina di quest’ultimo
a neo-arcivescovo di Genova è stato dato proprio alla Madonna della Guardia nel
Santuario che domina il capoluogo ligure. Dalla Salita del Grillo a Roma, sede
dell’Ordinariato militare italiano, a Piazza Matteotti, sede della Curia di
Genova, che il neo-arcivescovo conosce davvero molto bene. Perché? A Genova,
mons. Bagnasco ha vissuto molti, molti anni. Colpisce
soprattutto quanto raccontano molti, i molti fedeli che erano in chiesa questa
mattina e che lo ricordano viceparroco in un quartiere del Levante: sorridono
con affettuoso ricordo, rievocando quando si recava a
casa loro per la benedizione pasquale e colloquiava con le famiglie. Sedeva,
magari, in salotto per ascoltare sfoghi, problemi, dare consigli: ecco, dare
consigli è proprio una grande capacità di mons. Bagnasco,
signore d’animo, molto paterno. Lo ricordano così, i genovesi, e si attendono
ora molto da lui. Piace un vescovo genovese, il primo dopo il
cardinale Siri e gli abitanti del capoluogo ligure sperano che governi
la loro chiesa a lungo. Dopo l’indimenticabile, già citato Siri, infatti, la
città ha avuto grandi pastori: Canestri, Tettamanzi,
ora Bertone, personaggi eccezionali che hanno amato
Genova e sono stati riamati.
Intanto, questa mattina, sono
saliti in 1.200 al Santuario della Madonna della Guardia per salutare il
cardinale Bertone che lascia: lo hanno applaudito a
lungo e il cardinale Bertone, oltre a congedarsi con
la promessa di un possibile ritorno in compagnia di Benedetto XVI, ha lanciato
l’ultimo messaggio alla città con un’omelia incentrata opportunamente sulla
figura del vescovo e su quella mariana, vista la ricorrenza:
“Sarebbe bene – mi permettete qualche minuto – per
spiegare proprio cosa vuol dire la parola ‘vescovo’. E’ la forma italiana della
parola greca episcopos.
Questa parola indica uno che ha una visione dall’alto. Il vescovo vede
dall’alto, ma è uno che guarda con il cuore (...) Il legame tra il collegio dei
vescovi sparsi in tutto il mondo, oggi – pensiamo ai Paesi più lontani e la
comunità originaria degli apostoli – è inteso proprio nella linea della
continuità dell’azione degli apostoli (…) Ma questa
comunità che vediamo prima nella continuità storica dei ministri è da intendere
anche in senso spirituale, perché la successione apostolica nel ministero viene
considerata come luogo privilegiato dell’azione della trasmissione dello
Spirito Santo”.
**********
ALL’INDOMANI
DELL’INCONTRO CON BENEDETTO XVI,
IL FONDATORE DELLA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO,
ANDREA RICCARDI,
ILLUSTRA I TEMI CHIAVE DEL MEETING INTERRELIGIOSO DI
ASSISI,
DEL PROSSIMO 4 E 5 SETTEMBRE. L’EVENTO RICORRE NEL VENTENNALE
DELLA PRIMA GIORNATA MONDIALE PER LA PACE,
CONVOCATA DA
GIOVANNI PAOLO II, NELLA CITTA’ DI SAN FRANCESCO
Cresce l’attesa
ad Assisi, dove fra meno di una settimana – il 4 e 5 settembre - si terrà il
Meeting Internazionale e la Giornata di Preghiera per la Pace, sul tema “Per un
mondo di pace, religioni e culture in dialogo”, promossa dalla Comunità di Sant’Egidio. In vista dell’evento, ieri Benedetto XVI ha
ricevuto il fondatore della Comunità di Sant’Egidio,
Andrea Riccardi, assieme al vescovo di Terni-Narni-Amelia, mons. Vincenzo
Paglia. L’incontro assume quest’anno un significato particolare: ricorre infatti il ventennale della prima storica “Giornata
mondiale di preghiera per la pace”, convocata da Giovanni Paolo II nella città
di San Francesco, il 27 ottobre 1986. Fabio Colagrande
ha chiesto al prof. Andrea Riccardi una riflessione
sul futuro dello “spirito di Assisi”:
**********
R. – Io non parlerei del futuro dello “spirito di Assisi”
come se fosse un’entità particolare. Direi che lo spirito e la realtà di Assisi
è quel dialogo tra le religioni voluto dal Concilio Vaticano II e imposto – gli
amici libanesi ce lo insegnano - dalla realtà stessa delle cose, dalla realtà
del vivere insieme. Mi sembra che Benedetto XVI con la sua sensibilità sia da
cardinale ma ora ancor più da Papa - penso a quello che ha detto a Colonia, a
quello che ha detto nell’incontro con gli ebrei e via dicendo..
- sta dando un apporto molto importante a questo livello e noi aspettiamo anche
una sua parola su questo tema. Credo che il Papa sia convinto che le religioni
debbano lavorare per vivere insieme, che la Chiesa cattolica debba lavorare per
aiutare la convivenza pacifica tra gli uomini. Naturalmente la Chiesa non è
un’agenzia di dialogo interreligioso, un’agenzia culturale, il suo scopo è
l’evangelizzazione, quella è la sua missione. Mi sembra che il Papa abbia detto
delle parole molto importanti a questo livello. Certo, oggi ci troviamo in un
tempo che ci richiede realismo e speranza e non illusioni o delusioni, perché
spesso poi gli illusi diventano dei delusi e quindi anche dei pessimisti sul
futuro dell’uomo e della convivenza.
D. – L’incontro “Uomini e religioni” cade quest’anno nel
ventennale degli incontri interreligiosi di Assisi. Prof.
Riccardi, sarà un appuntamento particolare per questo
motivo?
R. – Certo, è un appuntamento particolare perché ricorre
il 20.mo anniversario,
perciò abbiamo deciso di ritornare ad Assisi. Del resto, già nel 2002, Giovanni
Paolo II, dopo l’attentato dell’11 settembre, decise
lui stesso di tornare ad Assisi con tutti i leader delle grandi religioni,
delle chiese e comunità cristiane. E’ per questo che siamo voluti tornare: per
ricordare l’intuizione di quel grande Papa. Non siamo, però, solo rivolti al
passato ma anche al presente, a questo presente di guerra. In fondo, la guerra
e la violenza sembrano diventate sempre più compagne della vita umana e della
storia e sembra quasi che siano inevitabili. Allora c’è una grande domanda alle
religioni, le religioni che sono tanto diverse tra loro come contenuto della
fede, come organizzazioni sociali e che però molto spesso richiamano un
messaggio di pace; ebbene come questa situazione interpella le grandi religioni?
Come ci interpella il Libano? Il Libano era una terra di convivenza tra
musulmani e cristiani, un tempo c’erano anche gli ebrei, molti anni fa. Il
conflitto libanese, il conflitto mediorientale, la ‘sacralizzazione’
religiosa della violenza fino al terrorismo, come interpella le religioni?
Queste domande rendono particolare, direi eccezionale, questo nostro incontro
di Assisi dove noi avremo, non solo cristiani ed ebrei e cristiani musulmani,
ma avremo anche ebrei e musulmani insieme… in questo momento israeliani assieme
a leader musulmani arabi e iraniani, il che non è facile.
**********
L’incontro,
informa la Comunità di Sant’Egidio, si articolerà in
sedici panel su temi-chiave del nostro tempo dalla famiglia alla solidarietà,
dall’ecumenismo alla globalizzazione, ancora alla
preghiera strumento di pace alla lotta contro la povertà. Questi momenti di dialogo
e confronto avranno per obiettivo “la ricerca pratica e teorica di vie d’uscita
dall’ideologia dello “scontro” nel comune sforzo - senza confusioni - di
disegnare una via spirituale e larga di collaborazione per una globalizzazione dal volto umano”. La due giorni di Assisi si concluderà, nella serata del 5
settembre, con la preghiera e la processione di pace, in corteo verso la piazza
di San Francesco. Qui si terrà la cerimonia finale con la firma e la consegna dell’Appello di pace 2006.
All’evento,
saranno presenti, tra gli altri, il Gran Rabbino Cohen
da Haifa, i rabbini Toaff e
Di Segni da Roma, Ibrahim Ezzedine
Consigliere alla Presidenza degli Emirati Arabi Uniti, il segretario della
Federazione Luterana Mondiale Noko, il presidente
della Conferenza delle Chiese d’Europa Jean-Arnold de
Clermont, i cardinali Paul Poupard, Jozef Glemp, Lopez Trujillo,
Dionigi Tettamanzi, Crescenzio Sepe
e Walter Kasper. Parteciperanno inoltre
rappresentanti di tutte le confessioni cristiane d’Oriente e Occidente, con una
forte presenza da regioni di “frontiera” quali Israele e Medio Oriente,
Pakistan, Estremo Oriente e Mediterraneo.
IL
TURISMO, UN MEZZO PER PORTARE SOLIDARIETA’:
LA
VISIONE DELLA SANTA SEDE SUL SETTORE, IN VISTA DELLA PROSSIMA
GIORNATA
MONDIALE DEL TURISMO
-
Intervista con l’arcivescovo Agostino Marchetto -
Il 27 settembre è stata scelta come Giornata Mondiale per
il Turismo dall’Organizzazione mondiale che si occupa di questo settore. Il
Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti si associa
ogni anno all’iniziativa con un apposito messaggio, pubblicato nei giorni
scorsi. Il segretario del dicastero, l’arcivescovo Agostino Marchetto, ne parla
al microfono di Giovanni Peduto:
**********
R. – La Santa Sede ha la possibilità di istituire una
Giornata mondiale, con data propria, riguardo a temi, problemi e questioni
dibattuti, pure annualmente, dalla comunità internazionale, dagli organismi
delle Nazioni Unite, in giorno fisso. Ė il caso della Giornata mondiale
della Pace, il 1° gennaio di ogni anno, o di quella del Migrante e del
Rifugiato, la seconda Domenica dopo l’Epifania, se questa rimane celebrata il 6
gennaio. Ma vi sono altre circostanze in cui
D. – Ha parlato di “pastorale dei turisti”: perché?
R. – Ė in effetti la nostra
competenza partecipata, della sollecitudine pastorale del Santo Padre, la
ragione di questo nostro intervenire. E se leggiamo il Messaggio, ci appare il
suo taglio pastorale, diretto com’è, il documento, specialmente ai nostri corrispondenti,
pastori e agenti pastorali, promotori episcopali, ecc. nelle varie conferenze
episcopali e organismi corrispondenti delle Chiese orientali cattoliche.
Quest’anno, poi, il tono del documento è un po’ poetico, convinti - co-me siamo
- che la vera poesia sia capace, dopo
D. – Vuole indicarci i punti principali del Messaggio?
R. – Il tema “Il turismo è ricchezza” l’abbiamo svolto
sviluppando la seguente sintesi iniziale: “Il turismo – che si dilata velocemente come
fenomeno – apre nuove possibilità di incontro, stimola sviluppo, provoca anche
panico e sfida la coscienza etica”. Questi aspetti li abbiamo poi ripresi
sottolineando l’importanza dell’incontro con le persone, usando l’immagine
della vetrata e dell’icona, incontro da cui dovrebbe nascere la solidarietà. Infatti
“il sistema economico finanziario non è unico ma piuttosto egemonico, e non il
migliore ma l’attuale, fonte di grandi squilibri. Resta l’impressione di
un’umanità molto più ricca quando si aprono agli altri
le finestre di un sistema, dando così l’accesso ai tesori culturali, storici,
naturali, estetici, umani e spirituali che ogni popolo conserva più o meno
gelosamente. Il turismo è dunque ricchezza proprio nella misura in cui aiuta a
relativizzare i sistemi detti ricchi e li apre alla percezione di altre forme di essere ricchi”. Concludiamo che è l’uomo
“il patrimonio più prezioso” anche dal punto di vista turistico.
**********
=======ooo=======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
La prima pagina si apre con il Medio Oriente: Kofi Annan a Beirut chiede la
“fine immediata” del blocco aeronavale imposto da Israele; colloqui del
segretario generale dell’ONU con tutti i componenti del governo libanese.
Servizio vaticano - Tre pagine dedicate al prossimo
viaggio apostolico di Benedetto XVI in Germania.
Servizio estero - Un articolo di Pierluigi Natalia
dal titolo “Uganda: si riaccendono le speranze di pace per le stremate
popolazioni del Nord”; accordo per la cessazione delle ostilità tra governo e
ribelli dell’LRA.
Servizio culturale - Un articolo di Franco Patruno dal titolo “Il soggetto si trasforma in meditazione
religiosa”: riflessioni in merito alla mostra fiorentina su “Lorenzo Monaco,
dalla tradizione giottesca al Rinascimento”.
Servizio italiano - Oggi al via la missione
del contingente di militari italiani in Libano.
=======ooo=======
29 agosto 2006
UN
ANNO FA L’URAGANO KATRINA SPAZZAVA VIA UOMINI E CASE DALLA LOUISIANA
ALLA
FLORIDA. IL PRESIDENTE BUSH IN VISITA SUI LUOGHI DELLA TRAGEDIA,
MA NON
SI SPENGONO LE POLEMICHE SULLA LENTEZZA PER LA RICOSTRUZIONE
-
Intervista con l’arcivescovo di New Orleans -
“Ci vorranno anni e non mesi” per ricostruire il
Mississippi e la Louisiana, ma soprattutto l’animo dei sopravvissuti. E’ stato
questo il commento del presidente americano, Gorge Bush,
nel visitare, fin da ieri, le aree devastate dal passaggio dell’uragano
Katrina, avvenuto esattamente un anno fa. Quella del capo della Casa Bianca è
la 13.ma visita sui luoghi di una tragedia che causò
circa 1500 morti e una drammatica scia di sinistrati e senza tetto. Ma anche
una visita accompagnata polemicamente dalle critiche per la lentezza riscontrata
nella ricostruzione. Il servizio da New York, di Elena Molinari.
**********
L’uragano Katrina devastò la costa del Golfo del Messico,
la Luisiana e il Mississipi,
il 29 agosto del 2005, trasformando New Orleans in una città sommersa e dando
un colpo alla popolarità di George Bush da cui non si è ancora ripreso.
Un anno dopo il presidente americano parte dunque alla volta di Biloxi, Mississipi, e oggi sarà
nella città del jazz dove meno della metà degli abitanti sono tornati. Bush sta cercando di mettere in luce i progressi delle zone
colpite, anche se molti sono ancora gli sfollati che vorrebbero poter riparare
le loro case. Ha anche ricordato che il Congresso ha stanziato 110 miliardi
dollari per la ricostruzione, ma molti quartieri di
New Orleans sembrano ancora oggi zone di guerra. Solo parte delle macerie sono infatti state portate via e nonostante la riapertura delle
zone più turistiche della città la ricostruzione procede con lentezza. Anche lo
stato degli argini non induce all’ottimismo, sono stati riparati alla meglio e
gli esperti ammettono che un uragano della stessa potenza di quello di un anno
fa potrebbe avere devastanti conseguenze. Questo mentre l’uragano Ernesto, il
primo della stagione, sta raccogliendo forze sulle coste di Cuba.
Da New York, Elena Molinari, per
la Radio Vaticana.
**********
La città-simbolo della tragedia di un anno fa è stata dunque
New Orleans, che vede oggi l’arrivo del presidente Bush.
Sulla situazione tuttora molto difficile della popolazione locale riferisce
l’arcivescovo della città, Alfred Hughes,
al microfono di Suzy Hodges
della nostra redazione inglese:
**********
R. – The patience for recovery is slow, however I
am a man of hope. …
La ricostruzione è lenta, ma io ho tanta speranza. Quello
che a me sembra incredibilmente importante è non biasimare la lentezza della
ripresa e della ricostruzione, quanto soprattutto unire tutte le nostre risorse
e le nostre energie proprio per ricostruire la città.
D. – Lei pensa che la “lezione” di Katrina sia stata
assimilata, oppure la città è ancora esposta al rischio di rivivere quella
tragedia, se le condizioni atmosferiche saranno brutte?
R. – I think that the city has taken seriously the
lesson. We cannot
really …
Credo che la città abbia preso molto sul serio la tragedia
subita. In realtà, non possiamo prevedere cosa potrebbe accadere se una
tempesta di grande entità dovesse nuovamente abbattersi sulla città.
Attualmente, se dovesse ripresentarsi una tempesta, abbiamo comunque un piano di evacuazione evoluto ed efficace. Saremmo molto
vulnerabili, in questo momento, perché la barriera che ci proteggeva
è stata erosa da Katrina. Inoltre, c’è ancora tanta gente che vive nelle roulottes, e verrebbe spazzata via
da un altro uragano.
**********
IN LIBANO, VISITA DEL
SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU, KOFI ANNAN,
AL QUARTIER GENERALE DELLA FORZA INTERNAZIONALE
DELLE NAZIONI UNITE.
SONO PARTITE, INTANTO, 5 NAVI DELLA MARINA
MILITARE
NELL’AMBITO DELLA MISSIONE ITALIANA IN LIBANO
- Intervista con mons. Armando Bortolaso
-
Prosegue in Libano la visita del segretario
generale dell’ONU, Kofi Annan,
che questa mattina si è recato nel quartier generale
dell’UNIFIL, la forza multinazionale che presidierà le frontiere del Paese dei
Cedri. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
**********
Il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, è arrivato stamani a Naqura, città sulla costa del Libano meridionale, per una
visita al quartier generale della forza internazionale
dell’ONU in Libano, l’UNIFIL. Nel pomeriggio, si recherà poi in Israele per
visitare alcune aree del nord sconvolte dalla guerra. Ieri a Beirut, prima tappa della missione in Medio Oriente che si
concluderà sabato prossimo a Teheran, Annan ha avvertito che se non verrà
applicata la risoluzione 1701 dell’ONU, c’è il rischio di un nuovo conflitto. Incontrando le massime
autorità politiche libanesi, ha chiesto il disarmo di Hezbollah,
il controllo dei confini del Libano, la fine del blocco aereo e navale ed il
rilascio dei soldati israeliani rapiti. Sempre ieri, il segretario generale delle
Nazioni Unite ha precisato che “nel suo mandato non figura il dispiegamento
dell’UNIFIL lungo la frontiera con
**********
Si respira dunque aria di pace
e di speranza tra la popolazione libanese grazie anche alla missione di pace
appena partita e al viaggio del segretario delle Nazioni Unite Koki Annan in Medio Oriente per rafforzare la tregua tra Israele ed Hezbollah. I profughi che avevano
cercato rifugio presso le strutture dei salesiani di El
Houssoun e di El Fidar, stanno ritornando nelle loro case o in quello che
ne resta, come racconta ai nostri microfoni mons. Armando Bortolaso,
già vicario apostolico di Aleppo in Siria e attualmente residente presso la
casa Don Bosco di El Houssoun,
a
**********
R. – I nostri rifugiati
musulmani sono partiti tutti, i cristiani sono ancora alcune famiglie soltanto
che partiranno anche loro fra non molto. La situazione, infatti, sta migliorando,
si sta già ricostruendo con gli aiuti che sono arrivati, per
cui la situazione si normalizza.
D. – Sta partendo la missione
di pace guidata dall’Italia, tra l’altro c’è il viaggio di Kofi
Annan per sostenere la tregua. Che aria si respira in
questo momento in Libano?
R. – C’è più speranza. In un
primo momento subito dopo la tregua c’era ancora molto pessimismo
ma si è creato qualche cosa di nuovo. Almeno in tanti punti del Libano
dove si sono incontrati i rifugiati e si sono trovati cristiani e musulmani, si è
creata una relazione fraterna tra le due componenti di questo Paese.
D. – C’è qualche immagine che
dimostra che questo dialogo è possibile?
R. - Una donna musulmana ha
dato alla luce una bambina e in riconoscenza anche di come è stata trattata ha
dato alla sua bambina il nome di Martina, che è un nome cristiano. Bambini che
si sono affezionati qui al luogo, per esempio da noi salesiani, si sono molto
affezionati, non volevano più lasciare la nostra scuola per ritornare nella
loro casa, che forse non hanno più trovato. E le famiglie musulmane hanno detto
“appena le cose andranno meglio noi vogliamo tornare lì, farvi una visita per
ringraziarvi come si deve del modo in cui ci avete trattato”.
D. – Che cosa si aspetta a
questo punto la gente dalla missione di pace?
R. – Che ci sia un sostegno una
presenza che scoraggi ogni ripresa delle ostilità da una parte e dall’altra e
un aiuto anche materiale per la ricostruzione delle infrastrutture del Paese
che sono andate completamente distrutte. Si aspettano che queste forze internazionali
aiutino proprio i libanesi e il Libano a diventare questo “Paese messaggio” di
cui aveva parlato Giovanni Paolo II durante la sua visita in Libano.
**********
L’ATTUALITA’
DELL’OPERA DI SAN BENEDETTO PER LA COSTRUZIONE DELL’EUROPA
AL CENTRO DI UN CONVEGNO DI TEOLOGIA IN CORSO
A SUBIACO.
CE NE PARLA MONS. ALDO
GIORDANO, SEGRETARIO GENERALE
DEL CONSIGLIO DELLE CONFERENZE EPISCOPALI
EUROPEE
-
Intervista con il presule -
Seconda giornata, a Subiaco, di
un convegno per studenti di teologia su San Benedetto e le radici cristiane
dell’Europa, promosso dalla CEI. La tre giorni di
studi è arricchita dai interventi e momenti di riflessione sui diversi aspetti
dell’opera benedettina. L’evento si conclude domani con una relazione di mons.
Aldo Giordano, segretario generale del Consiglio delle Conferenze episcopali
europee sul “Ruolo della Chiesa e dei cristiani nel futuro dell’Europa”. Lo
stesso mons. Giordano si sofferma – al microfono di Alessandro Gisotti –
sull’attualità dell’opera di San Benedetto per la costruzione dell’Europa:
**********
R. – C’è una similitudine tra la situazione che viveva
Benedetto allora e la situazione di oggi: Benedetto viveva in una situazione di
grande cambiamento di popoli, di spostamento di popoli. Benedetto aveva intuito
che in quel momento storico era opportuno creare dei luoghi dove innanzitutto
ci fosse una ricerca del senso della vita, dove ci fosse al centro la persona e
il valore della persona umana, dove ci fosse una forma di convivenza che
potesse essere anche fonte esemplare per la convivenza tra le diversità
culturali e soprattutto dove ci fosse la ricerca della luce stessa di Dio.
Ecco, aver creato quest’oasi è veramente una pista che – come sappiamo – ha
costruito l’Europa e forse è da riprendere anche oggi.
D. – Il monachesimo benedettino ha avuto un ruolo
determinante nell’evangelizzazione dell’Europa e quindi nella sua unificazione.
Quale contributo può dare oggi la Chiesa su questo fronte?
R. – Mi sembra che il contributo di fondo sia veramente
quello di creare delle persone, di generare, formare persone che vivano
autenticamente la vita del Vangelo. E in secondo luogo, creare delle comunità
perché il cristianesimo non è mai solo singolare e individuale, ma crea sempre
una società, una comunità, una Chiesa. E se noi creiamo delle comunità dove si
cerca di vivere il Vangelo, dove si cercano vie di comunione, vie etiche per
l’esistenza umana, dove si cercano di affrontare i problemi seri che l’umanità
ha, io credo che queste comunità siano il contributo principale perché sono
realtà concrete, sono realtà che vivono.
D. – Come il dialogo ecumenico può aiutare l’Europa ad
unificarsi, un’unificazione che non sia solo politica
ed economica?
R. – L’Europa, come sappiamo, si confronta con domande
enormi all’interno e nei confronti degli altri continenti. Siamo impressionati
da ciò che succede in Medio Oriente, dalla pressione dei popoli alle frontiere
dell’Europa, il fenomeno delle migrazioni, dei rifugiati… Ci domandiamo cosa
significhi, per esempio, l’emergere di nazioni come Cina e India sulla scena
geopolitica mondiale. Davanti a questa grande sfida, l’Europa deve ritornare a
scoprire la sua vocazione, la sua identità. E la sua identità ce l’ha: l’ha nelle sue radici cristiane. Quindi, è
necessario scoprire assieme questo e interrogarsi su che cosa significhi per il
futuro.
**********
NELLA
CORNICE DEI CASTELLI DI JESI, AL VIA IL PRIMO SETTEMBRE
LA
SESTA EDIZIONE DEL PERGOLESI SPONTINI FESTIVAL,
CON UN
OMAGGIO ALL’OPERA DI MOZART
Si
inaugura il 1 settembre, a Jesi, la sesta edizione
del Pergolesi Spontini Festival,
che presenta un’alternanza di eventi di teatro musicale e di concerti
distribuiti nei luoghi di maggior interesse architettonico della provincia
marchigiana e nei teatri storici dei Castelli di Jesi.
Tema dell’edizione di quest’anno: “Spontini e Mozart, all’ombra di Pergolesi”.
Il servizio di Luca Pellegrini:
**********
(musica)
Nel
gran fervore del mondo e degli Stati sul finire del Settecento, il secolo dei
Lumi e delle Rivoluzioni che si appresta a diventare il secolo del Sentimento e
delle Restaurazioni, le arti si ritagliano un ruolo speciale e rappresentativo,
a partire dai tanti, numerosi ingegni che le animano. Mozart
e Spontini sono coloro che, nell’universo musicale,
rappresentano il genio il primo e la regolatezza il secondo. Non si sa quando Spontini ebbe modo di conoscere
Mozart, non fisicamente s’intende, ma artisticamente.
E’ indubbio, però, il fascino dell’immagine mozartiana
che può essere apparsa a Spontini nei suoi anni
parigini e berlinesi. E questo, nell’anno mozartiano
che stiamo celebrando, è proprio il tema della manifestazione, il cui programma
prevede, nella dinamica di proposte assai raffinate, alcune prime assolute e
un’attenzione particolare alle composizioni di carattere sacro, come ci illustra
Vincenzo De Vivo, Consulente Scientifico della Fondazione che organizza il
Festival.
“A Jesi, avremo modo di scoprire Mozart
attraverso gli occhi di Spontini e lo faremo con la
musica e con i documenti. Si possono ascoltare le musiche di Mozart che Spontini amava e anche
le musiche di Pergolesi che Spontini
amava. Perché Pergolesi, nel primo ’800, diventa una
prefigurazione di Mozart, il genio che è destinato a
morire giovane e che quindi fissa il proprio mito nella nuova temperie
romantica. Ecco perché allo ‘Stabat’ di Pergolesi, presentato per la prima volta in revisione
critica, si accosta un lavoro giovanile di Mozart, la
‘Grabmusik’ che è
la musica per il seppellimento di Cristo, in un concerto dedicato alle
musiche per la Passione”.
(musica)
**********
=======ooo=======
29 agosto 2006
CELEBRATI
IN INDIA I 96 ANNI DALLA NASCITA DI MADRE TERESA DI CALCUTTA.
LE
MISSIONARIE DELLA CARITÀ, INSIEME CON ALTRI
RELIGIOSI,
VOLONTARI
E DIVERSE AUTORITÀ CIVILI, HANNO RICORDATO
IL SUO
MESSAGGIO D’AMORE E DEDIZIONE AL PROSSIMO
KOLKATA. = Le Missionarie della carità hanno celebrato il
26 agosto a Kolkata, in India, il novantaseiesimo
anniversario della nascita della loro fondatrice, la Beata Teresa di Calcutta,
ricordando il suo messaggio di amore e dedizione al prossimo. Religiose,
novizie, volontari ed amici, riferisce l’agenzia AsiaNews,
hanno riempito la cappella della casa per una Messa, celebrata alle sei del
mattino, al termine della quale si è svolta una processione fino alla tomba
della suora albanese, adornata da candele e fiori multicolori. Suor Nirmala Joshi, succeduta a Madre
Teresa, a capo della Congregazione, ha detto che il messaggio d’amore della
fondatrice delle Missionarie della carità “è la sola risposta al mondo
odierno”, pieno di guerra e di odio. “Coloro che credono nella violenza – ha
affermato – avranno come risposta solo il male, forse in un’altra forma”. Padre
Cyril D’Silva, missionario della carità, ha ricordato
l’importanza che la Beata ha sempre dato all’Eucaristia. “In costante contatto
con il corpo di Cristo - ha dichiarato D’Silva - Madre Teresa è riuscita a
comunicare al mondo il Suo amore”. Subash Chakraborty, ministro dei Trasporti indiano, che ha
partecipato alle celebrazioni ha definito la Beata Teresa “una persona di pace
così importante che deve essere imitata in questi tempi turbolenti”. Suor Nirmala ha chiesto a tutti coloro che si sono riuniti nella
casa madre della Missionarie della carità di pregare
per il processo di canonizzazione della fondatrice.
Una novena in memoria della religiosa è iniziata il giorno dopo i
festeggiamenti nella casa madre della Congregazione e proseguirà fino al giorno di festa a lei dedicato, il 5 settembre, data
della sua morte, quando la preghiera verrà conclusa da una Messa. (A.Gr.)
OLTRE TRECENTO SUBSAHARIANI SONO
SBARCATI NELLE ULTIME 24 ORE
SULLE COSTE SPAGNOLE E DELLE ISOLE CANARIE. LA VICEPREMIER
SPAGNOLA,
MARIA TERESA FERNANDEZ DE LA VEGA, IN VIAGGIO VERSO BRUXELLES
PER CHIEDERE AIUTI ALL’UNIONE EUROPEA
MADRID. = Sono 360 i migranti irregolari
arrivati nelle ultime 24 ore sulle coste delle isole Canarie e dell’Andalusia.
La maggior parte dei clandestini, 223, sono sbarcati a Tenerife, mentre gli
altri sarebbero giunti nella regione di Almeria. La vicepremier
spagnola, Maria Teresa Fernandez de la Vega, è partita stamani per
DUE AEREI SONO PRECIPITATI IN QUESTI GIORNI
NEL KENTUCKY:
56 LE VITTIME DEI DUE INCIDENTI, SOPRAVVISSUTO SOLO UN COPILOTA
WASHINGTON. = Due incidenti aerei si sono
verificati negli ultimi due giorni nel Kentucky, negli Stati Uniti. Ieri, un
piccolo velivolo con 7 persone a bordo si è schiantato nel sud-est del Paese,
domenica un aereo di linea è caduto al decollo dall’aeroporto di Lexington. Le
vittime di quest’ultimo incidente sono 49, solo il copilota è sopravvissuto, ma
le sue condizioni sono critiche. L’uomo è stato tratto eroicamente in salvo da
un agente di polizia, ustionatosi alle mani per tirarlo fuori
dalla cabina in fiamme. Pare che l’aereo di linea della Comair sia partito da una pista più corta del necessario e
sbagliata: una pista troppo breve per il velivolo, un Canadair
della Bombardier. Questa ipotesi sarebbe confermata
dal fatto che l’aereo è caduto ad un miglio circa dalla testa della pista più
corta ed anche dai dati forniti dalle scatole nere recuperate in buone
condizioni. Resta da capire perchè il pilota non abbia imboccato la pista
giusta e come mai nessuno lo abbia avvertito dalla torre di controllo. Sembra
che alcuni piloti si fossero già lamentati in passato
del rischio di confondere nell’aeroporto di Lexington le due piste per i voli
commerciali e per quelli privati. (T.C.)
DUECENTO BAMBINI HANNO PRESENTATO A PUTRAJAYA, IN MALESIA,
NEL CORSO DELLA QUINTA CONFERENZA
GIOVANILE INTERNAZIONALE
“TUNZA” DEL PROGRAMMA AMBIENTALE
ONU, PROGETTI PER
LA SALVAGUARDIA DELLA FLORA E
DELLA FAUNA TERRESTRE
PUTRAJAYA. = Vuole promuovere la protezione della biodiversità biologica e della società minacciata dai
cambiamenti climatici la quinta Conferenza giovanile internazionale “Tunza”, apertasi ieri a Putrajaya,
in Malesia. Promosso dal Programma ambientale dell’ONU, (UNEP), l’incontro,
scrive l’agenzia MISNA, mira alla diffusione di una campagna per la
salvaguardia delle foreste e per azioni di imboscamento. Duecento bambini, tra
i 12 e 14 anni, provenienti da 67 Paesi, hanno presentato molteplici progetti
ambientali. Fra i più singolari vi sono: una foresta sacra per mostrare le
proprietà curative degli alberi e il loro ruolo nei rituali sudafricani, un
piano per restituire alcune specie al loro habitat naturale in Colombia, un
programma per salvare gli alberi danneggiati nella Corea del Sud. Secondo un
recente rapporto, sarebbero due su cinque le specie animali note che rischiano
di estinguersi a causa dei problemi ambientali: tra queste, un uccello su otto,
un quarto di tutti i mammiferi e un terzo degli anfibi. “Molte di queste specie
sono boschive e tuttavia le foreste continuano ad essere distrutte in tutto il
mondo”, ha osservato Eric Falt,
direttore delle comunicazioni dell’UNEP. Fino a domani, i bambini partecipanti
al convegno – tutti membri di associazioni per la salvaguardia dell’ambiente
nelle loro scuole o comunità di provenienza - potranno esprimere le loro
preoccupazioni e presentare proposte su quel che “nel loro piccolo” possono
fare per promuovere la protezione, la conservazione e la sostenibilità
dell’ambiente. Nel corso dell’incontro, verrà anche eletta
DA OGGI IN AUSTRALIA È DISPONIBILE IL PRIMO VACCINO CONTRO IL CANCRO
ALLA CERVICE UTERINA, SPERIMENTATO
DALL’AUSTRALIANO IAN FRAZER.
IL FARMACO È IN COMMERCIO DA
GIUGNO IN AMERICA E NUOVA ZELANDA.
DOVREBBE ARRIVARE IN EUROPA ENTRO
IL 2007
CANBERRA. = È in commercio da oggi in Australia il primo
vaccino al mondo contro il cancro alla cervice uterina
sviluppato dallo scienziato australiano Ian Frazer. Venduto da giugno negli Stati Uniti, in Canada,
Messico e Nuova Zelanda, il farmaco dovrebbe arrivare
in Europa entro il 2007. Il vaccino mira a fermare la diffusione del virus del papilloma umano (HPV) che si trasmette con i rapporti
sessuali e che provoca il 70 per cento dei casi di cancro alla cervice uterina.
Le sue proprietà proteggono anche contro i due tipi di HPV che causano verruche genitali potenzialmente cancerogene. Il prof. Frazer, che opera nel Queensland,
ha cominciato a lavorare al vaccino all’inizio degli anni ‘90. È stato nominato
“Australiano dell’anno” dopo la pubblicazione, sulla prestigiosa rivista Lancet Oncology, dei risultati di
sperimentazioni su base mondiale su oltre 20 mila donne sessualmente attive. I
dati indicavano un tasso di successo del 100 per cento nel proteggere dal
cancro della cervice e del 99 per cento contro due tipi di verruche genitali.
Il vaccino si somministra con tre iniezioni in un arco di sei mesi ed in
Australia è stato appena approvato dall’ente governativo Therapeutic
Goods Administration per
ragazzi da 9 e 15 anni e ragazze da 9 a 26 anni. (T.C.)
DAL PRIMO SETTEMBRE AL VIA A FIRENZE, LA QUARTA EDIZIONE DI
“IN CANTO GREGORIANO”, INCONTRO
CHE PROMUOVE LO STUDIO
E
FIRENZE. = Firenze capoluogo della musica gregoriana. La
città toscana ospiterà dall’1 al 3 settembre la quarta edizione di “in Canto
Gregoriano”, manifestazione che si propone lo studio e la diffusione di questa
particolare melodia considerata nella sua duplice valenza di punto d’avvio
della civiltà musicale occidentale ed espressione, fra le più alte, della spiritualità
cristiana. Ideato e promosso dalla Propositura del
Duomo, dall’Accademia San Felice e dall’Associazione Viri Galilaei,
in collaborazione con l’AISCGre (Associazione Internazionale
Studi di Canto Gregoriano),
29 agosto 2006
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Nuova strage nel sud dell’Iraq, dove l’esplosione di un
oleodotto, che ha poi provocato un gigantesco incendio, ha causato la morte, secondo autorità sanitarie locali, di almeno 36 persone.
Altre fonti parlano di 75 vittime. Testimoni riferiscono che l’esplosione è avvenuta
dopo che alcuni abitanti della zona avevano forato l’oleodotto per prelevare benzina.
L’Iraq, Paese con enormi riserve petrolifere, è colpito da una grave crisi
energetica e in molti si dedicano al contrabbando di combustibile. A Baghdad,
la polizia ha trovato poi i cadaveri di dieci uomini, nel cortile di una
scuola. Altri 13 cadaveri sono stati scoperti nelle vicinanze di una moschea
sciita della capitale irachena.
Un convoglio composto da militari
afghani e canadesi della NATO è stato investito da un minibus imbottito di
esplosivo nei pressi di Kandahar, nel sud
dell’Afghanistan. Nell’esplosione - riferisce un colonnello della polizia -
sono rimasti uccisi l'attentatore e un civile. Ieri, un attentato suicida in un bazar di Lashkar Gah, sempre nel sud del Paese, aveva provocato la morte di
17 persone, tra le quali 15 bambini.
Nuova incursione israeliana nei Territori palestinesi,
dove Forze speciali dello Stato ebraico hanno ucciso due attivisti palestinesi
durante un conflitto a fuoco in un campo profughi di Nablus,
in Cisgiordania. Le vittime sarebbero due capi locali
delle Brigate dei martiri di Al Aqsa,
braccio armato di Al Fatah, il partito del presidente
palestinese, Abu Mazen.
L’alto rappresentante
dell’Unione Europea per la politica estera e di sicurezza, Javier
Solana, ha condannato le esplosioni che domenica e
ieri che hanno provocato la morte di almeno tre persone in Turchia. La serie di
attentati di matrice curda, che ha colpito importanti
zone turistiche del Paese, è coincisa con l’adesione di Ankara al contingente
di pace dell’ONU in Libano. Ci può essere un collegamento tra la decisione del
governo turco e la recrudescenza del terrorismo? Giancarlo
**********
R. - Pensare ad uno sfruttamento della vicenda libanese da
parte della guerriglia curda e anche da parte di
coloro che ovviamente non hanno nulla a che fare con la guerriglia curda - ma che possono utilizzare anche questo pretesto per
impedire alla Turchia di partecipare alla forza multinazionale in Libano - mi
sembra un’ipotesi fondata.
D. - Qual è il valore aggiunto che la partecipazione della
Turchia al contingente può dare? E’ solo un motivo di tipo militare o anche
politico?
R. - Da un punto di vista militare, la presenza turca è
un’enorme garanzia.
**********
La Francia si è detta di nuovo
disponibile al dialogo con l’Iran per risolvere la controversia legata al
programma nucleare di Teheran, che sta preoccupando
la comunità internazionale. “Le autorità iraniane dicono che sono aperte al dialogo e pronte a riprendere le discussioni", ha
detto il ministro degli Esteri francese, Philippe Douste-Blazy. “Senza abbandonare la richiesta di sospendere
le attività sensibili - ha aggiunto il ministro - anche
Il ministero degli Esteri della Corea del Sud
ha reso noto che il suo negoziatore per le questioni nucleari si recherà domani
a Washington per incontrare una delegazione americana. Al centro dei lavori,
figura la crisi nucleare nordcoreana. L’intelligence sudcoreana
teme che il governo di Pyongyang stia preparando un
test per un ordigno atomico.
Ancora pesanti scontri nello
Sri Lanka tra esercito e ribelli tamil:
un attacco condotto da ribelli nel distretto nord orientale di Trincomalee, ha causato la morte di 8 soldati. Ieri, almeno
20 civili sono rimasti uccisi inoltre, secondo i ribelli tamil,
in seguito a raid aerei condotti dall’esercito nella parte orientale del Paese.
Si riaccendono le polemiche in
Messico sull’esito delle presidenziali, dopo la decisione del Tribunale
elettorale federale che ieri ha sostanzialmente confermato il vantaggio assegnato
provvisoriamente al candidato di centro destra, Felipe Calderón.
Secondo il candidato della sinistra, López Obrador, i giudici hanno adottato “una decisione politica e
non giuridica”. Il servizio di Maurizio Salvi:
**********
La decisione del Tribunale elettorale che ha negato
l’esistenza di brogli generalizzati nelle presidenziali del 2 luglio non ha
ridotto le tensioni in Messico, anzi ha ravvivato le proteste dei militanti
dell’opposizione che da due mesi presidiano il centro della capitale. I magistrati
non hanno ancor indicato il nome del vincitore, hanno tempo fino al 6 settembre
per farlo, ma hanno alimentato certamente le speranze di Felipe
Calderón, candidato del Partito azione nazionale, di
vedere confermato il minimo vantaggio provvisoriamente assegnatogli dopo il
voto. I sostenitori dello sfidante, il leader della sinistra López Obrador, mantengono però un
minimo di ottimismo perché i giudici debbono esprimersi ancora sullo strategico
ricorso centrale, o ricorso leader, a sostegno del quale sono state fornite
prove di presunti brogli e azioni illegali del governo a favore di Calderón. Prendendo la parola ieri, López
Obrador ha mostrato di non sentirsi debilitato dalla
sentenza che ha considerato una violazione della Costituzione e ha proposto di
non riconoscere in ogni caso Calderón come
presidente. Secondo lui, la Convenzione democratica nazionale che si riunirà il
16 settembre dovrà decidere se dare vita a un governo parallelo o limitarsi a
nominare un coordinatore nazionale della resistenza.
Dall’America Latina, Maurizio Salvi ANSA, per
**********
Divisioni
all’interno del consiglio di sicurezza dell’ONU sulla martoriata regione sudanese
del Darfur, riunitosi ieri a New York: gli Stati
Uniti accusano
“Sono ancora nella mani dei
rapitori i due italiani sequestrati la scorsa settimana in Niger”. E’ quanto si
apprende alla Farnesina, dopo la notizia della
presunta liberazione di Claudio Chiodi e Ivano De Capitani
diffusa dall’Agenzia Reporter Associati. Secondo
Reporter Associati, i due sarebbero stati liberati ieri sera e avrebbero
incontrato una pattuglia di guardie di frontiera.
Un gruppo militante attivo
nella zona del Delta del Niger ha annunciato di aver ordinato la liberazione
immediata e senza condizioni del tecnico italiano Mario Pavesi, rapito la
settimana scorsa. In Nigeria sono state rapite, in questo mese, 19 persone. Si
tratta, soprattutto, di stranieri che lavorano nel settore petrolifero. Nella
maggior parte dei casi, sono stati liberati dopo il pagamento di un riscatto.
Tre ostaggi, tra i quali il tecnico italiano, sono ancora in mano ai sequestratori.
=======ooo=======