RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 240 - Testo della trasmissione di lunedì 28  agosto 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

In udienza dal Papa il cancelliere tedesco Angela Merkel: 40 minuti di colloquio sulla delicata situazione del Medio Oriente e sull’identità cristiana dell’Europa

 

Il Creato un dono di Dio da tutelare. Lo ha sottolineato ieri il Papa all’Angelus, in vista della prima giornata per la salvaguardia del Creato, l’1 settembre. Il Santo Padre ha invitato i cristiani a riflettere sugli stili di vita che degradano l’ambiente: intervista con padre Enzo Fortunato

 

Al via, oggi pomeriggio a Subiaco, un seminario promosso dalla CEI su San Benedetto, figura centrale nell’insegnamento del Papa, che al patrono d’Europa ha dedicato profonde riflessioni, fin dai tempi del suo cardinalato

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

La soddisfazione degli organizzatori del 27° Meeting di Rimini: “E’ un’esperienza che ha colpito moltissime persone”: le riflessioni di Emilia Guarnieri

 

La Chiesa ricorda oggi la figura di Sant’Agostino: il pensiero del grande vescovo di Ippona ancora vivo nella dottrina teologica moderna. Ce ne parla padre Pietro Bellini

 

Da stasera a L’Aquila, la Festa della Perdonanza, ricorrenza istituita 712 anni fa da Papa Celestino V: con noi, mons. Giuseppe Molinari

 

Alla Mostra del cinema di Venezia, le proposte degli esperti per la settimana della critica: una carrellata di film sul tema comune della “scomparsa”. Ai nostri microfoni, Francesco Di Pace

 

CHIESA E SOCIETA’:

In corso a Tokyo, la Conferenza mondiale delle religioni per la pace

 

Creata negli Stati Uniti una nuova ONG per sostenere i rapporti tra la Chiesa e Israele

 

In America Latina, allarme per l’uragano “Ernesto”

 

Iniziato a Roma l’83.mo Capitolo generale dei Frati Minori Cappuccini

 

La ONG “Amici dei Bambini” promuove il Convegno internazionale “Senza figli senza”

 

24 ORE NEL MONDO:

Giunto in Libano il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, per la prima tappa della sua missione in Medio Oriente, che lo porterà anche in Israele, Siria e Iran

 

Stragi in Iraq e in Afghanistan: oltre 40 morti a Baghdad e 17 morti nel Sud dello Stato afghano. Quattro attentati dinamitardi a Istanbul e nel nord della Turchia: feriti 10 turisti britannici

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

28 agosto 2006

 

IN UDIENZA DA BENEDETTO XVI IL CANCELLIERE TEDESCO ANGELA MERKEL.

IL COLLOQUIO DEDICATO AI TEMI DEL MEDIO ORIENTE, DELLA LIBERTÀ DI RELIGIONE

E DELLE RADICI CRISTIANE DELL’EUROPA

- A cura di Tiziana Campisi -

 

Libertà di religione, radici cristiane dell’Europa e Medio Oriente: questi i temi affrontati da Benedetto XVI che ha ricevuto stamattina in udienza privata, nella sua residenza estiva di Castel Gandolfo, il cancelliere tedesco, Angela Merkel. Incontrando i giornalisti, al termine dell’udienza con il Santo Padre, Angela Merkel ha detto di avere affrontato diversi argomenti con Benedetto XVI e di aver discusso, in particolare, di libertà di religione e del ruolo dell’Europa. “Sono dell’idea – ha affermato la Merkel – che ci serva una identità europea sotto forma di un contratto di costituzione e, secondo me, questo contratto dovrebbe essere collegato al cristianesimo e a Dio. Perchè il cristianesimo ha formato in maniera decisiva l’Europa”. Il cancelliere tedesco ha anche dichiarato di aver parlato intensamente con il Papa della politica mondiale, della situazione del Medio Oriente e di ciò che la comunità internazionale sta facendo per l’Iran.

 

Il cancelliere tedesco, accolto da un picchetto d’onore della Guardia Svizzera Pontificia, era accompagnato da una delegazione di sei persone, tra cui Christoph Heusgen, responsabile del piano sicurezza per il viaggio del Papa in Baviera, previsto dal 9 al 14 settembre. Il colloquio di Angela Merkel con il Santo Padre si è protratto per circa 40 minuti. Il cancelliere tedesco, al quale non è sconosciuta la passione di Benedetto XVI per la musica, ha donato al Papa una partitura.

 


ALTRE UDIENZE

 

Benedetto XVI ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, l’arcivescovo Luigi Bonazzi, nunzio apostolico in Cuba, il vescovo di Terni-Narni-Amelia, Vincenzo Paglia, il prof. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, il vescovo Markus Büchel, vescovo eletto di Sankt Gallen, in Svizzera.

 

 

 

CREAZIONE DI DIOCESI E NOMINA DEL PRIMO VESCOVO

 

Nel Myanmar, Benedetto XVI ha creato la diocesi di Banmaw con territorio dismembrato dalla Diocesi di Myitkyina, rendendola suffraganea dell’arcidiocesi di Mandalay. Come primo vescovo di Banmaw, il Papa ha nominato il sacerdote Raymond Sumlut Gam, del clero di Myitkyina, presidente del Consiglio presbiterale e direttore della Caritas diocesana. La nuova diocesi, che comprenderà i distretti civili di Banmaw, Mansi, Momauk e Shwegu, si estende su una superficie di oltre 10 mila Kmq e conta 453 mila abitanti, dei quali 26 mila cattolici, distribuiti in 10 parrocchie, con 13 sacerdoti, 40 suore e 6 fratelli religiosi. La chiesa parrocchiale di San Patrizio a Banmaw, diventerà la chiesa cattedrale dell'erigenda diocesi.

 

Il neo presule di Banmaw, mons. Raymond Sumlut Gam, 53 anni, è originario della zona di Banmaw ed ha studiato filosofia e teologia al Seminario maggiore di Yangon. Ordinato sacerdote nel 1981, ha ricoperto, tra gli altri, gli incarichi di rettore del Seminario minore di Myitkyina, di economo della diocesi e di parroco di Panghkat-Banmaw.

 

 

IL CREATO UN DONO DI DIO DA TUTELARE.

LO HA SOTTOLINEATO IERI IL PAPA ALL’ANGELUS, IN VISTA DELLA PRIMA GIORNATA

PER LA SALVAGUARDIA DEL CREATO, L’1 SETTEMBRE.

IL SANTO PADRE HA INVITATO I CRISTIANI A RIFLETTERE SUGLI STILI DI VITA

CHE DEGRADANO L’AMBIENTE

- Intervista con padre Enzo Fortunato -

 

Il Creato è un grande dono di Dio, ma oggi è esposto a seri rischi da scelte e stili di vita che possono degradarlo. Lo ha detto ieri all’Angelus Benedetto XVI. Per sensibilizzare i fedeli ai problemi che toccano l’ambiente, il Papa ha voluto ricordare la celebrazione - prevista l’1 settembre - della I Giornata per la salvaguardia del Creato, voluta dalla Conferenza episcopale italiana. Tiziana Campisi ha chiesto a padre Enzo Fortunato, responsabile della Commissione giustizia, pace e salvaguardia del Creato del Sacro Convento di Assisi, come combattere il degrado ambientale:

 

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R. – Intanto, il Santo Padre ha posto un problema molto serio che era già a cuore, a suo tempo, a Francesco d’Assisi, tanto da fargli dire: “Fratello Sole, Sorella Luna”. Un rapporto famigliare, quindi, non solo con le persone ma anche con l’ambiente. Ecco perché Francesco viene riconosciuto come persona, Santo indiscusso, che ha avuto a cuore l’ambiente. Quali sono le intenzioni del Papa, denunciate da questa affermazione molto forte? Ci si sta accorgendo che l’ambiente è deturpato, ed è deturpato da stili di vita che non lo rispettano. Possiamo fare degli esempi molto semplici: basta una cicca di sigarette per provocare incendi molto gravi. E sono sotto gli occhi di tutti: i grandi incendi, a volte dolosi altre volte no, che mettono comunque a serio rischio l’ambiente. Parliamo, quindi, di stili di vita che non sono rispettosi. Penso anche ad un foglio di carta, a qualcosa che viene gettato sulle strade… Questi, credo, sono gli stili di vita che non rispettano l’ambiente. E poi, non si tratta solo di stili di vita: il Papa ha parlato anche di ambiente deturpato. Pensiamo a quanti attacchi vengono fatti alla Madre Terra, come la chiamava San Francesco, dalle guerre: le guerre non solo distruggono l’uomo, ma distruggono anche l’ambiente. E’ tutta una serie di elementi che fanno preoccupare. Credo che il Papa si faccia portavoce di un’umanità che è scossa e sconvolta da tutto quello che sta succedendo.

 

D. – Benedetto XVI invita anche i cristiani delle diverse confessioni al dialogo, affinché ci si impegni ad avere cura del Creato. In che modo, allora, far crescere questo dialogo?

 

R. – Io credo che il dialogo sia la prima forma di pacificazione della persona. La persona che riesce a dialogare è una persona pacificata con se stessa e con gli altri. In questo senso, è capace di creare armonia, un’armonia che trova il suo sbocco naturale non solo nelle relazioni ma anche nel rapporto con l’ambiente, con il Creato. E’ in quest’ottica che le religioni rappresentano il punto di partenza e il punto di arrivo di una realtà che permette di sanare tutto quello che è dettato non solo dal peccato, per redimere l’uomo, ma di sanare tutto ciò che è deturpato anche – appunto – da stili di vita errati. Ecco perché il dialogo può aiutare.

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AL VIA, OGGI POMERIGGIO A SUBIACO, UN SEMINARIO PROMOSSO

DALLA CEI SU SAN BENEDETTO, FIGURA CENTRALE NELL’INSEGNAMENTO

DEL PAPA, CHE AL PATRONO D’EUROPA HA DEDICATO PROFONDE

RIFLESSIONI, FIN DA QUANDO ERA CARDINALE

 

Si apre oggi pomeriggio a Subiaco, nel monastero di Santa Scolastica, un seminario su San Benedetto, promosso dalla Conferenza episcopale italiana. La tre giorni di studio, dedicata in particolare agli studenti di teologia, è organizzata dall’Ufficio per i problemi sociali e il lavoro della CEI. L’evento di Subiaco ci offre l’occasione per tornare sulle riflessioni che Benedetto XVI ha dedicato al grande Santo Patrono d’Europa, a lui tanto caro. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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(canto)

 

“Abbiamo bisogno di uomini come Benedetto da Norcia il quale, in un tempo di dissipazione e di decadenza, si sprofondò nella solitudine più estrema, riuscendo, dopo tutte le purificazioni che dovette subire, a risalire alla luce”, mettendo “insieme le forze dalle quali si formò un mondo nuovo”. E’ il primo aprile del 2005 quando il cardinale Joseph Ratzinger pronuncia queste parole. Il prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede è a Subiaco, al Monastero di Santa Scolastica, per ricevere il Premio San Benedetto.

 

Sono parole che suonano profetiche. Passano, infatti, 18 giorni da quella prolusione e il cardinale Ratzinger, “l’amico fidato” di Karol Wojtyla, viene eletto Papa. Un Pontificato che fin dal nome si annuncia nel segno del grande Santo Patrono d’Europa. E’ lo stesso Benedetto XVI a spiegare le ragioni di questa scelta, nella sua prima udienza generale, il 27 aprile 2005:

 

“La progressiva espansione dell’Ordine benedettino da lui fondato ha esercitato un influsso enorme nella diffusione del cristianesimo in tutto il continente. San Benedetto è perciò molto venerato in Germania e, in particolare, nella Baviera, la mia terra d’origine; costituisce un fondamentale punto di riferimento per l’unità dell’Europa e un forte richiamo alle irrinunciabili radici cristiane della sua cultura e della sua civiltà”.

 

A San Benedetto, il Papa dedica l’Angelus del 10 luglio 2005, alla vigilia della Festa dedicata al Padre del monachesimo occidentale. Il Papa ricorda che, assieme ai suoi primi discepoli, Benedetto diede “vita ad una comunità fraterna fondata sul primato dell’amore di Cristo, nella quale la preghiera e il lavoro si alternavano armonicamente a lode di Dio”. Da Subiaco, Benedetto illuminò con la sua opera l’Europa. Una rivoluzione ancora viva oggi, a 15 secoli di distanza:

 

“Tra le ceneri dell’Impero Romano, Benedetto, cercando prima di tutto il Regno di Dio, gettò, forse senza neppure rendersene conto, il seme di una nuova civiltà che si sarebbe sviluppata, integrando i valori cristiani con l’eredità classica, da una parte, e le culture germanica e slava, dall’altra”.

 

L’eredità di Benedetto, “padre di tanti popoli”, va rinvigorita giorno dopo giorno. Ai cristiani, è l’avvertimento di Benedetto XVI, spetta il compito di riscoprire le radici dell’Europa per costruire una vera casa comune. Un vibrante appello che il Papa, significativamente, rivolge alla Commissione preparatoria della III Assemblea ecumenica europea, nell’udienza del 26 gennaio scorso:

 

“In effetti, perché sia fruttuoso il processo di unificazione che ha avviato, l’Europa ha bisogno di riscoprire le sue radici cristiane, dando spazio ai valori etici che fanno parte del suo vasto e consolidato patrimonio spirituale. Tocca a noi discepoli di Cristo il compito di aiutare l’Europa a prendere coscienza di questa sua peculiare responsabilità nel consesso dei popoli. Tuttavia la presenza di noi cristiani sarà incisiva e illuminante solo se avremo il coraggio di percorrere con decisione la via della riconciliazione e dell’unità”.

 

(canto)

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

 

Prima pagina – “Agostino: un’appassionata ricerca della verità con il sostegno silente e solido della mamma”; all’Angelus Benedetto XVI ripropone alle famiglie del nostro tempo la testimonianza del santo vescovo di Ippona alla luce della fede saggia e perseverante della madre Monica.

 

Servizio vaticano - Un articolo di Giampaolo Mattei dal titolo “Il Viaggio della memoria, della gratitudine, della riscoperta di Dio oggi”: verso il pellegrinaggio del Papa a München, Altötting e Regensburg (9-14 settembre).

 

Servizio estero - Medio Oriente: il leader di Hezbollah esclude il disarmo della milizia; Annan nella regione in vista del dispiegamento dei “caschi blu”.

 

Servizio culturale - Un articolo di Luigi Martellini dal titolo “Il ritratto di un’Italia dei ‘buoni incontri’”; riediti gli scritti di Antonio Baldini.   

 

Servizio italiano - Da domani la missione del contingente di militari italiani in Libano.

 

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

28 agosto 2006

 

LA SODDISFAZIONE DEGLI ORGANIZZATORI DEL 27° MEETING DI RIMINI:

“UN’ESPERIENZA CHE HA COLPITO MOLTISSIME PERSONE”

- Intervista con Emilia Guarnieri -

 

 “Dall’utopia alla presenza” è il titolo del libro di don Luigi Giussani sul quale è stata incentrata l’ultima giornata di dibattito al 27° Meeting di Rimini, conclusosi sabato scorso. Promosso da Comunione e Liberazione sul rapporto fra ragione ed infinito, “Il Meeting - si legge nel comunicato stampa conclusivo - ha mostrato, seguendo il carisma di don Giussani, che la ragione dell’uomo è una finestra spalancata sulla realtà”. Ma qual è stato il bilancio di questa edizione? Debora Donnini lo ha chiesto a Emilia Guarnieri, presidente del Meeting:

 

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R. – Bene, nel senso che, da una parte, ha evidenziato proprio il desiderio e il bisogno che esiste di occasioni di confronto, di dialogo, cioè di luoghi in cui sia possibile approfondire le ragioni gli uni degli altri. Dall’altra, come ci sia un grande desiderio, una grande voglia di incontrarsi con proposte positive e la proposta del Meeting sicuramente è in questa direzione. Mi pare che il fatto che tanta gente sia venuta confermi il desiderio che c’è di questo. Bilancio positivo, dunque, perché il tema che quest’anno abbiamo posto, quello della ragione come apertura, si è rivelato – perdonate il gioco di parole – “ragionevole”, nel senso che veramente il Meeting ha documentato che la ragione è un’apertura alla realtà, un’apertura alla positività della realtà.

 

D. – Può farci qualche esempio, di questo?

 

R. – Certamente. Questo clamorosissimo incontro che c’è stato con gli amici egiziani - che sono poi quelli che hanno collaborato alla traduzione del “Senso religioso” di don Giussani in arabo - è un approfondimento comune proprio sul concetto di ragione, sul concetto di realtà. E l’individuazione di quali siano i limiti e le obliterazioni che, tanto nella cultura islamica quanto nella cultura occidentale, esistono rispetto a questi due termini è stata una cosa impressionante. Queste persone hanno detto: “Questo incontro ci ha cambiato la vita”, e questo è veramente un esempio di incontro. L’altro dato positivo del bilancio di quest’anno è l’esperienza delle persone presenti qui, dei 3 mila che hanno lavorato, ma non solo: la gente è andata via contenta – stanco, chi ha lavorato, sicuramente – ma veramente contenta per l’esperienza umana fatta. E io ne ho incontrati veramente tantissimi, anche tante persone non appartenenti al movimento di Comunione e Liberazione, che hanno vissuto quest’esperienza con letizia e con entusiasmo. Questo, secondo me, è una delle conferme della ragionevolezza di quello che stiamo facendo.

 

D. – “Sorpreso dalla gioia” è uno dei libri fondamentali di Lewis, lo scrittore inglese  autore anche delle “Cronache di Narnia”. Potremmo dire che, come appunto diceva lei, questa gioia di un incontro è uno dei sentimenti cristiani fondamentali…

 

R. – Assolutamente sì. Tra l’altro, lei cita un testo che è stato oggetto di un incontro clamoroso, perché l’incontro di presentazione dell’opera di Lewis era stracolmo. Questo dice che il pubblico del Meeting è veramente grande, che non viene qui a fare il tifo per qualcuno ma che viene qui per ascoltare una proposta.

 

D. – In questo Meeting, uno dei temi centrali è stato il confronto con il mondo islamico, che è tornato varie volte. E’ possibile un incontro, quindi, con il mondo musulmano?

 

R. – Deve essere possibile, perché ormai conviviamo gomito a gomito e allora bisogna che, con ragionevolezza, capiamo dove sono i punti di una posizione umana ragionevole da una parte e dall’altra E, soprattutto, che cerchiamo in tutte le occasioni in cui è possibile di diventare amici, perché il livello di amicizia è quel livello di apertura e di cordialità che rende possibile capirsi.

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LA CHIESA RICORDA OGGI SANT’AGOSTINO.

IL SUO PENSIERO È ANCORA VIVO NELLA DOTTRINA DELLA CHIESA

ED È ALLA BASE DI DIVERSI PRINCIPI TEOLOGICI

- Intervista con padre Pietro Bellini -

 

Il 28 agosto del 430 moriva in Africa Sant’Agostino, del quale fa oggi memoria la Chiesa. Vescovo di Ippona, dottore della Grazia, grande pensatore e teologo, Agostino ha lasciato un’enorme eredità alla Chiesa con i suoi scritti. Attraverso di essi, ha saputo spiegarne meglio la dottrina ed è proprio sul pensiero agostiniano che oggi si basano diversi principi teologici. Ma questi tempi così difficili, soprattutto in Medio Oriente, quali parole di Agostino richiamano alla memoria? Tiziana Campisi lo ha chiesto a padre Pietro Bellini, priore della Provincia Agostiniana d’Italia:

 

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R. – Sant’Agostino visse momenti storici non meno drammatici di quelli che stiamo vivendo noi oggi. Si era ai tempi in cui l’Impero romano si stava disgregando e in mezzo a tanta confusione molti dicevano “viviamo tempi cattivi, dove andiamo, cosa si può fare”. Sant’Agostino di fronte a questa domanda replicava: “I tempi non sono cattivi né buoni: i tempi li facciamo noi. Se gli uomini sono buoni o cercano di essere buoni i tempi saranno migliori, se gli uomini sono cattivi i tempi saranno cattivi”. Agostino, soprattutto nella “Città di Dio”, in cui cerca di dare una lettura teologica alla Scrittura teologica, alla storia passata e presente del suo tempo, mette in evidenza anzitutto che l’uomo e il mondo intero sono sotto la mano della Provvidenza. D’altra parte, per Agostino “siamo noi, sono gli uomini, è l’umanità che deve cercare di migliorare di mettere in atto tutto ciò che può fare perché gli uomini possano vivere in pace, perché si possano comprendere e perché possano collaborare tra di loro”.

 

D. – Secondo Agostino, per raggiungere la pace bisogna partire da sé stessi: per è stato chiamato “Padre dell’interiorità”…

 

R. – Si, la pace non è una questione esterna all’uomo è la situazione dell’uomo, la situazione interiore. Gli uomini saranno in pace tra di loro quando ciascuno riuscirà ad essere in pace con sé stesso. La pace non è cosa esterna agli uomini, fa parte della relazione che c’è tra due persone o tra due popoli. Quindi, Agostino sostiene che dobbiamo cominciare dal cuore dell’uomo, perché è lì che può nascere la pace o può covare quello che è il più grande nemico della pace, l’odio. Cerchiamo di estirpare l’odio dal nostro cuore e  allora nascerà la pace nel nostro cuore e potremmo portarla anche fuori.

 

D. – Il vescovo di Ippona che cosa direbbe all’uomo di oggi?

 

R. – Anzitutto di non avere paura di andare avanti con fiducia, cercando senza mai fermarsi, senza mai pretendere di aver raggiunto la meta perchè la meta è sempre più in là delle possibilità concrete dell’uomo. Nello stesso tempo però, di riconoscere pure i limiti e le fragilità dell’uomo. L’uomo se si mette al posto di Dio fallisce inesorabilmente: se l’uomo, nella sua infinita sete di ricerca, si pone come limite la sua fragilità e quindi cerca di avere un riferimento preciso verso di Dio allora le vie dell’uomo saranno vie molto positive, che potranno avere anche uno sviluppo molto grande.

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DA STASERA ALL’AQUILA LA FESTA DELLA PERDONANZA,

RICORRENZA ISTITUITA 712 ANNI FA DA PAPA CELESTINO V

 

Si celebra da stasera a L’Aquila, in Abruzzo, la festa della Perdonanza, una ricorrenza collegata all’elezione al soglio pontificio di Papa Celestino V, che la istituì nel 1294, e all’indulgenza plenaria concessa a tutti i pellegrini che visiteranno, fino domani sera, la Basilica di Santa Maria di Collemaggio, si confesseranno e si comunicheranno. Alle ore 19, il rito di apertura della Porta Santa, presieduto, in qualità di delegato del Santo Padre, dal cardinale Attilio Nicora. Il servizio di Giancarlo La Vella.

 

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Era il settembre del 1294 quando Papa Celestino V, al secolo Pietro da Morrone, eremita, emanò la bolla del Perdono. Una grande eredità spirituale lasciata alla Chiesa dal protagonista di un Pontificato brevissimo e contrastato, iniziato il 5 luglio dello stesso anno quando un corteo, guidato da due re, Carlo d’Angiò e Carlo Martello, si recò dall’umile monaco nell’eremo del Monte Morrone, vicino Sulmona, a portare la notizia della sua elezione al soglio pontificio. Sui motivi delle successive dimissioni avvenute nel dicembre 1294 - il dantesco “gran rifiuto” – e quindi dell’esilio e della morte di colui che fu fautore quasi solitario all’epoca dell’Ecclesia spiritualis, discutono, ancora oggi, storici e studiosi della Chiesa. A noi rimane la celebrazione della “Perdonanza” con la quale 712 anni fa Papa Celestino, che venne poi canonizzato nel 1313, introdusse i concetti di pace, solidarietà e riconciliazione, ponendo come condizioni per l’ottenimento dell’indulgenza plenaria l’ingresso nella Basilica aquilana di Santa Maria di Collemaggio, nelle 24 ore comprese tra le sere del 28 e del 29 agosto, ricorrenza del martirio di San Giovanni Battista, e l’essere sinceramente pentiti e confessati. In occasione dell’edizione di quest’anno, il capoluogo abruzzese ospita una serie di iniziative culturali - tra le quali il caratteristico corteo storico della bolla - che fanno da corollario al rito di apertura della Porta Santa della Basilica, la sera del 28, presieduto dal cardinale Attilio Nicora, in qualità di delegato del Santo Padre. La Porta verrà chiusa la sera successiva e la preziosa bolla celestiniana viene esposta al pubblico dei fedeli. Ma qual è l’attualità oggi di una ricorrenza come la Perdonanza? Lo abbiamo chiesto a mons. Giuseppe Molinari, arcivescovo dell’Aquila:

 

R. – La Perdonanza è attualissima proprio per il suo messaggio, il suo significato. E’ un dono di Papa Celestino V alla città dell’Aquila ma anche a tutta la Chiesa. Un piccolo giubileo, perché il Papa allora volle non solo aprire a tutti i fedeli i tesori della misericordia di Dio, quindi il perdono del Signore per tutti, ma volle spingere tutti a chiedersi perdono reciprocamente, una vera riconciliazione. Quindi la Perdonanza doveva servire anche, sul piano sociale, a ricreare dei rapporti nuovi in tutta la città, tra tutti i cittadini, fra i vari gruppi. Questo è un aspetto, secondo me, attualissimo perché purtroppo vediamo come nel mondo di oggi c’è tanto bisogno di pace e riconciliazione.

 

D. – Qual è il messaggio che nella ricorrenza della Perdonanza, in questo 2006, dall’Aquila va al mondo intero?

 

R. – E’ un messaggio di pace e riconciliazione soprattutto per i gravi problemi del Medio Oriente. Siamo una piccola città, ma il messaggio di Celestino è grande e può essere significativo per il mondo intero.

 

E come sette secoli fa, saranno migliaia i pellegrini che otterranno l’indulgenza, la perdonanza appunto, accostandosi ai Sacramenti della riconciliazione, dell’Eucaristia, visitando la Basilica di Santa Maria di Collemaggio, recitando il Credo e pregando secondo le intenzioni del Sommo Pontefice.

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ALLA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA,

LE PROPOSTE DEGLI ESPERTI PER LA SETTIMANA DELLA CRITICA:

UNA CARRELLATA DI FILM SUL TEMA COMUNE DELLA “SCOMPARSA”

 

Promuovere tendenze e linguaggi, far conoscere giovanissimi autori, dare visibilità al cinema di piccole dimensioni, indipendente e propositivo: è il ruolo della critica che alla Mostra del Cinema di Venezia, in programma dal prossimo 30 agosto, si concretizza in un ventaglio di originali proposte cinematografiche, che formano la Settimana internazionale della critica. Anche quest’anno, sette nuovi film in concorso che faranno discutere. Il servizio di Luca Pellegrini.

 

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La critica non è presente alla Mostra veneziana soltanto come mediazione ed informazione. Da ventuno anni, infatti, i critici cinematografici italiani presentano, con scelte spesso originali e coraggiose, opere prime appositamente selezionate e che formano la Settimana internazionale della critica, una vetrina insostituibile che un’apposita commissione selezionatrice allestisce in modo appassionato, cercando titoli tra il miglior cinema internazionale: una missione culturale tesa a portare sugli schermi nomi e titoli che altrimenti rimarrebbero sconosciuti ai più. Scelte che Francesco Di Pace, delegato generale e responsabile di questa interessante sezione, motiva così ai nostri microfoni:

 

R. – “In realtà è curioso, quando cercavamo di trovare una traccia, un filo comune che unisse i film, che man mano cominciavano a delinearsi come i film che ci piacevano di più, nel corso della nostra selezione trovavamo - in maniera anche un po’ divertita tra di noi - che questa tema della “scomparsa”  diventava via via il tema dominante e lo abbiamo più o meno riscontrato in tutti i film che poi abbiamo selezionato. Insomma, il tema attraversa un po’ tutti i film e ci sembrava anche un tema simbolicamente attinente con quella che è la nostra preoccupazione di tutti gli anni, che è quella, ad essere sinceri, sul cinema italiano.

 

D. – Lei ha messo in evidenza come la selezione della Settimana sia, quest’anno, curiosamente attraversata dal tema della scomparsa.

 

R. – La Settimana internazionale della critica è una sezione autonoma ma ospitata all’interno della Mostra internazionale del cinema di Venezia. Autonoma perché è formata da un comitato di selezione a parte, rispetto a quello della selezione ufficiale. Autonoma nelle dinamiche, nelle scelte che orgogliosamente rivendichiamo come assolutamente indipendenti e legate al nostro gusto e alla nostra voglia di segnalare il cinema degli esordi migliore che riusciamo a trovare in giro per il mondo. Quest’anno - oltre ai tre centenari più importanti del cinema italiano, quelli di Rossellini, Visconti e Soldati - era anche il centenario della nascita di Otto Preminger.  Ci sembrava giusto omaggiare un grandissimo del cinema mondiale e lo omaggiamo con un film abbastanza raro, girato nel 1965 da Preminger a Londra: si tratta di “Bunny Lake is missing”, “Bunny Lake è scomparsa”.

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CHIESA E SOCIETA’

28 agosto 2006

 

 

IL SUPERAMENTO DEI CONFLITTI E LA RIDUZIONE DELLA POVERTÀ. SONO ALCUNI DEI TEMI AFFRONTATI NELLA SECONDA GIORNATA DELLA CONFERENZA MONDIALE

SULLA PACE E LA RELIGIONE, IN CORSO A KYOTO, IN GIAPPONE

- A cura di Chiaretta Zucconi -

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TOKYO. = Come superare i conflitti e ridurre la povertà. Si è parlato di questo alla Conferenza mondiale delle religioni per la pace, che si conclude domani a Kyoto. Ma si è anche sottolineato come fede e religione siano spesso erroneamente utilizzate per giustificare atti di violenza. I partecipanti ai lavori hanno analizzato, poi, il conflitto tra Israele e gli Hezbollah in Libano e gli episodi di terrorismo in Iraq. E’ dunque compito urgente dei religiosi dialogare e cooperare alla pace ha detto Eishin Watanabe, patriarca della scuola Tendai di buddismo, soprattutto in un momento in cui si tende ad attribuire alle religioni la responsabilità dei conflitti. Ospite illustre della Conferenza, è il premier giapponese Koizumi, il quale si è detto convinto che, attraverso dialogo e fiducia reciproca, sia possibile superare differenze religiose e culturali. Ma ha suscitato un certo scalpore l’assenza di delegazioni nord coreane, compreso il presidente del Consiglio religioso della Corea del Nord. Al Consiglio, il governo di Tokyo ha negato l’ingresso attribuendo la decisione al severo regolamento sull’immigrazione adottato dopo il lancio di missili nel  Mar del Giappone, il mese scorso, da parte di Pyongyang.

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CREATA NEGLI STATI UNITI UNA NUOVA ORGANIZZAZIONE NON GOVERNATIVA,

PRESIEDUTA DA PADRE DAVID JAEGER,

PER SOSTENERE I RAPPORTI TRA CHIESA E ISRAELE

 

WASHINGTON. = E’ nata l’organizzazione non governativa “The Church and Israel Public Education Iniziative”, che si propone di informare e sostenere le relazioni fra la Chiesa cattolica e la società israeliana, lavorando per una piena libertà religiosa in Israele e aiutando la Chiesa ad entrare più attivamente nel dibattito nazionale. E’ stato eletto presidente della nuova ONG padre David Jaeger, francescano esperto nelle relazioni tra Chiesa e Stato in Terra Santa. Nel  documento sulla “missione” della nuova ONG, creata negli Stati Uniti, si sottolinea quanto espresso da Giovanni Paolo II nel 1993,  pochi giorni prima della firma degli Accordi fondamentali fra la Santa Sede e lo Stato d’Israele (30 dicembre 1993), che hanno portato all’apertura dei rapporti diplomatici. Parlando a dei canonisti, l’11 dicembre del 1993, Giovanni Paolo II aveva indicato alcune linee per il futuro delle Chiese nel Mediterraneo orientale, chiedendo piena libertà religiosa per i cristiani e spingendoli a partecipare come “cittadini” alla vita della nazione in cui essi sono inseriti. E partendo da questo impulso – spiega padre Jaeger in un’intervista rilasciata all’agenzia AsiaNews – bisogna “informare e convincere l’opinione pubblica, specialmente negli Stati Uniti, della cruciale importanza della visione di Giovanni Paolo II su un nuovo tipo di relazioni tra Chiesa e società in Medio Oriente e in Israele”. L’ONG si propone, in particolare, di potenziare l’amicizia fra la Chiesa in Israele e le comunità cristiane nel mondo, e fra cristiani ed ebrei. Ma desta ancora preoccupazione – fa notare padre Jaeger - la mancata traduzione in leggi dell’Accordo Fondamentale, sottoscritto da Israele. Alla firma dell’Accordo e al varo delle relazioni diplomatiche fra Santa Sede e Israele un contributo importante è venuto da cattolici ed ebrei degli Stati Uniti, dove opera l’organizzazione. (A.L.)

 

ALLARME PER L’URAGANO “ERNESTO” IN AMERICA CENTRALE:

PREVISTE TRA OGGI E GIOVEDI’ FORTISSIME RAFFICHE DI VENTO E PIOGGE BATTENTI.

GIAMAICA, CUBA, FLORIDA LE ZONE PIÙ A RISCHIO

 

MIAMI. = La tempesta tropicale Ernesto si è trasformata nel primo uragano della stagione 2006, quando in Giamaica, i suoi venti, hanno superato nelle ultime ore i 110 chilometri orari. Lo rende noto il Centro nazionale per gli uragani di Miami, un anno dopo i disastri provocati dal passaggio dell’ uragano Katrina, che lo scorso 29 agosto ha devastato la città di New Orleans. Ernesto minaccia attualmente la Giamaica con forti venti e pioggia battente. Il suo arrivo è previsto entro giovedì sull’isola di Hispaniola, a Cuba, e alle isole Caymans, dove potrebbe crescere di intensità e costituire, quindi, una minaccia per un ampio arco di costa sul Golfo del Messico. Le autorità  cubane hanno già predisposto un piano di evacuazione per almeno 200 mila persone nella regione orientale dell’isola. La televisione statale ha sospeso il palinsesto dei programmi per trasmettere continuamente dati meteorologici relativi ad Ernesto. Secondo le previsioni dei metereologi americani, l’uragano colpirà, sempre entro tre giorni, anche la Florida con raffiche di vento molto forti. Il governatore della Florida ha già decretato lo stato d’emergenza e ordinato l’evacuazione dei turisti delle isole Keys all’estremo Sud, già esposte a partire da martedì. La NASA ha deciso, intanto, di rinviare ai prossimi giorni il lancio dello shuttle Atlantis, previsto per oggi al Kennedy Space Center di Cape Canaveral, in Florida. Anche gli operatori delle piattaforme petrolifere disseminate nel Golfo del Messico sono pronti ad evacuare: un’eventualità, questa, che ha già fatto salire da venerdì i prezzi del petrolio.

(A.Gr.)

 

 

INIZIATO A ROMA L’83.MO CAPITOLO GENERALE DEI FRATI MINORI CAPPUCCINI

CON UNA SOLENNE CONCELEBRAZIONE PRESIEDUTA

 DALL’ARCIVESCOVO DI BOSTON, IL CARDINALE SEAN O’MALLEY

- A cura di padre Egidio Picucci –

 

ROMA. = Questa mattina è cominciato a Roma, presso il Collegio internazionale San Lorenzo da Brindisi, l’83.mo Capitolo generale dell’Ordine Cappuccino. Il Capitolo è stato aperto con una solenne concelebrazione presieduta dall’arcivescovo di Boston, il cardinale Sean O’Malley. Vi prendono parte 175 religiosi provenienti dalle varie circoscrizioni dell’Ordine, in rappresentanza dei circa 11 mila confratelli sparsi in tutti i continenti. L’agenda  prevede la trattazione dei seguenti temi: Costituzioni e Statuti generali, solidarietà tra i Cappuccini, accesso di tutti i fratelli ad ogni grado di servizio nell’Ordine ed altre questioni di particolare interesse per la vita delle comunità cappuccine. Degni di nota, per la seconda volta nella storia dell’Ordine e dei Capitoli generali, sono poi i 10 fratelli nominati direttamente dal ministro generale con il suo Definitorio, in conformità alle disposizioni emanate nel precedente Capitolo generale. Alla fine della seconda settimana, i partecipanti si recheranno in pellegrinaggio ad Assisi, dove il nuovo ministro generale celebrerà una Santa Messa nella Basilica di San Francesco. Il Capitolo si concluderà il 17 settembre, nella festa delle Stimmate del Santo fondatore.

 

“SENZA FIGLI SENZA”. E’ IL TITOLO DEL CONVEGNO INTERNAZIONALE PROMOSSO DALLA ONG “AMICI DEI BAMBINI” CHE PROPONE UNA SERIE DI TESTIMONIANZE DI RAGAZZI E RAGAZZE, CHE HANNO SUPERATO L’ABBANDONO DIVENTANDO FIGLI ADOTTIVI,

 E DI FAMIGLIE CHE HANNO SPERIMENTATO IL CALORE DELL’ACCOGLIENZA

 

RIMINI. = “Figli senza genitori e genitori senza figli”: è il tema sul quale si snoda il convegno internazionale promosso dall’organizzazione non governativa “Amici dei bambini”, in programma da oggi a mercoledì prossimo a Bellaria Igea Marina, in provincia di Rimini. L’incontro propone una serie di testimonianze dei protagonisti delle esperienze dell’abbandono e dell’accoglienza: i giovani allontanati dalle loro famiglie e le famiglie adottive e affidatarie, desiderose di dare speranza e futuro ai minori privati dell’amore genitoriale. Al centro del convegno, ci sono le testimonianze di quanti hanno vissuto in istituto per vincoli familiari inesistenti o insufficienti, di coloro che hanno sperimentato il calore dell’accoglienza, di chi è stato riaccolto nella famiglia di origine. Saranno poi prese in esame anche diverse esperienze nel cammino dell’affido o dell’adozione, il servizio offerto ad altri nuclei familiari disponibili all’accoglienza e la presenza del volontariato in questo specifico ambito. Obiettivo delle giornate di lavoro è quello di arrivare alla creazione di un network internazionale per individuare problemi e strumenti innovativi in grado di contrastare la traumatica esperienza dell’abbandono. Sono previsti interventi di gruppi e associazioni al servizio dell’infanzia di Europa (Bosnia-Erzegovina, Russia, Albania, Moldova, Romania, Irlanda e Italia), America Latina (Brasile, Bolivia, Perù) e Africa (Marocco). In 20 anni di attività, l’organizzazione “Amici dei bambini” ha promosso una serie di incontri e iniziative alle quali hanno partecipato esperti, professionisti e studiosi che hanno approfondito le relazioni e le dinamiche familiari. (A.L.)

 

 

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

28 agosto 2006

 

- A cura di Roberta Moretti -

 

 

Continua l’impegno della comunità internazionale per sciogliere la tensione tra Israele ed Hezbollah. Questa mattina, il presidente francese, Jacques Chirac, ha chiesto una conferenza internazionale sul Libano, mentre è arrivato a Beirut il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, per la prima tappa della sua missione in Medio Oriente, che lo porterà anche in Israele, Siria e Iran. Il nostro servizio:

 

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Il dispiegamento della forza UNIFIL nel Sud del Libano, il blocco aereo e navale imposto da Israele, un possibile scambio di prigionieri con Israele: sono questi i punti centrali della missione in Libano di Annan, che incontrerà il premier libanese, Siniora, e il presidente del Parlamento, Berri. Non è escluso, inoltre, che il segretario generale dell’ONU possa incontrare anche il leader di Hezbollah, Nasrallah, che ieri si era detto pronto a un colloquio. In un’intervista alla tv libanese, il capo Hezbollah aveva dichiarato che se avesse saputo che la cattura, il 12 luglio scorso, di due soldati israeliani avrebbe causato una guerra, avrebbe sicuramente evitato il sequestro. Nasrallah aveva anche parlato di negoziati con Israele per uno scambio di prigionieri e dell’interesse di Italia e Nazioni Unite ad assumere un ruolo nei colloqui. Notizie poi smentite dallo Stato ebraico e dalla Farnesina. Intanto, stamani il presidente francese, Chirac ha auspicato una soluzione complessiva al problema mediorientale, proponendo di convocare “al più presto” una nuova riunione del “quartetto di Madrid” dei mediatori internazionali, ovvero, Unione Europea, Nazioni Unite, Russia e Stati Uniti. Da parte sua, il Patriarca di Antiochia dei maroniti, il cardinale Nasrallah Sfeir, ha ringraziato le forze militari internazionali e, in particolare la Francia e l’Italia, alla guida della missione, per il loro impegno a “garantire la sicurezza e la pace nel sud del Libano”. E proprio in Italia è in programma questo pomeriggio il Consiglio dei Ministri che varerà il decreto con cui il governo autorizza l’invio del contingente militare in Libano. Il presidente, Giorgio Napolitano, si è detto convinto che, una volta approvato, il decreto “avrà una convergenza molto ampia in Parlamento”. Sono già salpate, intanto, da Marghera e Taranto le prime due navi che domani partiranno alla volta del Libano, mentre restano le obiezioni dell’opposizione di centrodestra sulla natura della missione. Ce ne parla Giampiero Guadagni:

 

“La missione in Libano è sentita e condivisa in tutto il Paese”: il premier Romano Prodi sottolinea la rinnovata importanza dell’Italia nella diplomazia internazionale, “in un contesto – aggiunge – in cui l’ONU ha ripreso il suo ruolo di autorevole garante della pace”, con soddisfazione anche dei movimenti pacifisti che hanno sfilato sabato scorso ad Assisi. Per il centrodestra, le parole di Prodi esprimono un trionfalismo fuori luogo: “La missione – osserva la CDL – è rischiosa e servono regole d’ingaggio che prevedano anche il disarmo delle milizie di Hezbollah”. “Polemiche assurde”, replica il centrosinistra, ma è comunque prevedibile che la CDL voti a favore della missione quando approderà in Parlamento il decreto che sarà approvato oggi pomeriggio dal Consiglio dei ministri. “Non partiamo per la guerra, ma per difendere e consolidare la pace”, ha spiegato il ministro degli Esteri, D’Alema.

 

         Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni.

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Strage in Iraq. E’ di almeno 25 soldati iracheni morti e di una settantina di feriti il bilancio di violenti scontri avvenuti questa mattina a Diwaniya, a sud di Baghdad, tra le milizie sciite di Moqtada al Sadr e le forze di coalizione. Sempre nella capitale, altre 16 persone hanno perso la vita e oltre 40 sono rimaste ferite in un attentato suicida davanti al Ministero dell’interno iracheno. Il kamikaze, a bordo di un’autobomba, si è fatto saltare in aria mentre il ministro, Jawad Bolani, si accingeva a tenere una riunione con i capi della polizia delle diciotto province del Paese, all’indomani di una serie di attacchi costati la vita a oltre 60 iracheni. Questa mattina, inoltre, l’esercito statunitense ha riferito della morte, ieri a Baghdad, di cinque soldati americani per lo scoppio di due diversi ordigni collocati sul ciglio della strada. Intanto, sul piano politico, il primo ministro iracheno Al Maliki starebbe preparando un rimpasto di governo per ricomporre le lacerazioni tra fazioni in un piano di pacificazione. Lo ha riferito ieri, in un’intervista alla Reuters, il suo vice Barham Salih.

 

Grande spargimento di sangue anche in Afghanistan. Almeno 17 persone sono morte e un’altra cinquantina – tra cui 17 bambini – sono rimaste ferite in un attentato suicida avvenuto stamani a Lashkar Gah, capitale della provincia meridionale di Helmand. Secondo alcuni testimoni, un uomo si è fatto saltare in aria scagliandosi contro un ex capo della polizia che si trovava in un bazar, gremito di gente.

 

Quattro palestinesi legati ad Hamas sono stati uccisi stamani in un raid aereo isreliano nella città di Gaza. I quattro si trovavano nel sobborgo orientale di Shejaya, roccaforte di militanti islamici, dove da sabato sono in corso operazioni israeliane. Intanto, ci sono tensioni anche tra gli stessi palestinesi. Sempre nella mattinata, un palestinese di 20 anni e' stato ucciso a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, in apparenza da una cannonata israeliana. Un adolescente è stato inoltre ucciso a Beit Hanun, a nord di Gaza, dall'esplosione di una granata difettosa rimasta sul terreno. Infine, sono stai rilasciati ieri i due giornalisti della tv americana, Fox News, Steve Centanni e Olav Wiig, rapiti il 14 agosto scorso a Gaza. Poco prima della liberazione, era stato diffuso un video in cui i due dichiaravano di essersi convertiti all’Islam.

 

“Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU dimostri di non essere sotto il dominio USA”: è quanto ha auspicato stamani il portavoce del governo iraniano, Gholam Hossein Elham, in merito a un’eventuale decisione di Washington di imporre sanzioni a Teheran, senza l’avallo del Consiglio di sicurezza, se la Repubblica islamica non sospenderà l’arricchimento dell’uranio. Intanto, il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, sarà a Teheran sabato, due giorni dopo la scadenza del 31 agosto, fissata dalla comunità internazionale per l’accettazione dell'offerta di incentivi in cambio della sospensione del programma nucleare iraniano. Intanto, le autorità di Teheran continuano a proporre da una parte il dialogo, dall’altra, però, ribadiscono che proseguiranno nel loro cammino verso il nucleare. Perché questa doppia posizione? Salvatore Sabatino lo ha chiesto al giornalista iraniano Caren Davidkanian, del quotidiano “Il Riformista”:

 

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R. – Io credo che la transizione diplomatica, fra l’altro, abbia fruttato moltissimo all’Iran perché intanto sono anni che va avanti in questa situazione nella quale da una parte dicono di no e dall’altra parte dicono forse sì. Di fatto continuano a fare quello che hanno fatto negli ultimi 20 anni.

 

D. – Da una parte, gli Stati Uniti che chiedono sanzioni severe. Dall’altra, la Russia che le ritiene troppo premature. Quali sono le reazioni all’interno della Repubblica islamica a questa divisione della comunità internazionale?

 

R. – Bisogna dire che c’è una parte dell’opinione pubblica che ovviamente ne ha fatto una questione di orgoglio, però non è una parte così importante come vorrebbero farci credere soprattutto gli ufficiali del governo iraniano. Poi, c’è una parte della popolazione che pensa che questi fondi, questi miliardi, che vengono investiti nel progetto nucleare e in altre cose, soprattutto al di fuori dei confini dell’Iran, potrebbero essere spesi in maniera molto più utile per la popolazione.

 

D. – Fin qui l’opinione pubblica. Invece, dal punto di vista della classe politica, quali sono le reazioni?

 

R. – Anche lì, le reazioni sono abbastanza diversificate perché c’è una parte della classe politica del regime che vorrebbe avere il nucleare come una difesa contro qualsiasi aggressione dell’Islam sunnita. In questo ambito, molti di loro, soprattutto i riformisti, non credono che il modo in cui l’attuale governo sta portando avanti il discorso nucleare sia il modo più utile perché vorrebbero farlo in un modo che non porti ad un costo eccessivo sul piano internazionale.

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E di nucleare si è parlato ieri anche in Alaska, dove il segretario della Difesa americano, Donald Rumsfeld, ha incontrato il suo omologo russo Sergei Ivanov. Nel corso del colloquio, Rumsfeld ha definito la Corea del Nord “un pericolo del prossimo futuro”, a causa della sua proliferazione di tecnologie usate per la costruzione di missili balistici. Ieri, invece, l’Iran ha testato un nuovo missile sotterraneo a lunga gittata.

 

E’ di almeno 27 feriti, di cui 10 turisti britannici, il bilancio di quattro attentati dinamitardi compiuti nella notte in Turchia. Tre bombe sono esplose quasi simultaneamente a Marmaris, località balnerare sul Mediterraneo, punto di imbarco per escursioni sull’isola di Rodi. Un quarto ordigno è esploso nella zona europea di Istanbul. Al momento, non vi sono rivendicazioni. Gli inquirenti ritengono che dietro gli attentati possa esservi il PKK, il Partito dei lavoratori del Kurdistan che rivendica la creazione di un proprio Stato sovrano. 

 

Almeno due soldati sono morti e 41 sono rimasti feriti in Sri Lanka in un’offensiva di terra lanciata dall’esercito nel tentativo di respingere un attacco contro il porto strategico nord-orientale di Trincomalee da parte dei ribelli delle Tigri per la liberazione della patria Tamil (LTTE). Gli scontri sono avvenuti nella città di Sanpur, sul lembo meridionale della baia di Koddiyar, usata dai ribelli per attaccare il porto navale di Trincomalee e il vicino aeroporto militare.

 

E torniamo all’accordo firmato sabato per la cessazione delle ostilità tra il governo dell’Uganda ed i ribelli del Lord Resistence Army. Un importante traguardo dopo 18 anni dall’inizio del conflitto tra nord Uganda e Sud Sudan, che ha causato moltissime vittime civili. La tregua entrerà in vigore il 29 agosto e le parti si sono dichiarate ottimiste circa i futuri risultati di questo importante passo avanti, raggiunto grazie anche ad un team di mediazione internazionale di cui fa parte la Comunità di Sant’Egidio. Xavier Sartre, della nostra redazione francese, ha intervistato l’esperto di questioni africane per l’organizzazione, Mario Giro:

 

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R. – Le condizioni di questo accordo sono finalmente il raggruppamento in alcune aree specifiche dei combattenti del LRA. Dopo 20 anni di diffidenza, di guerra nella foresta, è un fatto decisivo. Questo accordo di cessazione delle ostilità, accordo bilaterale, veramente ci fa ben sperare perché è la prima volta che esiste un accordo con una terza parte mediatrice di cui Sant’Egidio fa parte, che ha la fiducia di entrambe le parti combattenti.

 

D. – Come si è svolto il negoziato?

 

R. – E’ stato difficile convincere l’alto comando del LRA a negoziare. Probabilmente in questa decisione, che ha voluto dire per noi andare ad incontrare Kony e il suo alto comando nella foresta, a nord-est del Congo. Conta anche la debolezza di quest’ultimo periodo, dopo la pace tra nord e sud Sudan che ha lasciato il LRA molto isolata.

 

D. – Quali sono le prospettive future dopo questo accordo?

 

R. – Sono ottimista, nel senso che questo accordo fa vedere concretamente che è possibile un accordo finale. Certamente però ci vuole pazienza, tanti altri accordi di pace come lo stesso accordo tra nord e sud Sudan hanno necessitato almeno due anni di lavoro. Forse non ci sarà bisogno di due anni di lavoro però bisogna andare molto lenti, molto progressivi, per essere efficaci ed ottenere una pace definitiva.

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Grave incidente aereo, ieri, all’aeroporto americano di Lexington, nel Kentucky, durante il decollo di un volo per Atlanta. Quarantanove persone sono morte e un membro dell’equipaggio è rimasto gravemente ferito. Ne ha dato notizia la Federal Aviation Authority. Ignote, per ora, le cause della sciagura, che è avvenuta in condizioni meteorologiche normali.

 

 

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