RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 240 - Testo della trasmissione di lunedì 28 agosto 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
In corso a Tokyo, la Conferenza
mondiale delle religioni per la pace
Creata negli Stati Uniti una
nuova ONG per sostenere i rapporti tra la Chiesa e Israele
In America Latina, allarme per
l’uragano “Ernesto”
Iniziato a Roma l’83.mo
Capitolo generale dei Frati Minori Cappuccini
La ONG “Amici dei Bambini” promuove
il Convegno internazionale “Senza figli senza”
Giunto in Libano il segretario generale dell’ONU, Kofi
Annan, per la prima tappa della sua missione in Medio Oriente, che lo porterà
anche in Israele, Siria e Iran
Stragi in Iraq e in Afghanistan: oltre 40 morti a Baghdad
e 17 morti nel Sud dello Stato afghano. Quattro attentati dinamitardi a Istanbul
e nel nord della Turchia: feriti 10 turisti britannici
28 agosto 2006
IN UDIENZA DA BENEDETTO XVI IL
CANCELLIERE TEDESCO ANGELA MERKEL.
IL COLLOQUIO DEDICATO AI TEMI DEL MEDIO ORIENTE, DELLA LIBERTÀ DI
RELIGIONE
E DELLE RADICI CRISTIANE DELL’EUROPA
- A cura di Tiziana Campisi -
Libertà di religione, radici cristiane
dell’Europa e Medio Oriente: questi i temi affrontati da Benedetto XVI che ha
ricevuto stamattina in udienza privata, nella sua residenza estiva di Castel
Gandolfo, il cancelliere tedesco, Angela Merkel. Incontrando i giornalisti, al
termine dell’udienza con il Santo Padre, Angela Merkel ha detto di avere affrontato
diversi argomenti con Benedetto XVI e di aver discusso, in particolare, di
libertà di religione e del ruolo dell’Europa. “Sono dell’idea – ha affermato
Il cancelliere tedesco, accolto da un
picchetto d’onore della Guardia Svizzera Pontificia, era accompagnato da una
delegazione di sei persone, tra cui Christoph Heusgen, responsabile del piano
sicurezza per il viaggio del Papa in Baviera, previsto dal 9 al 14 settembre.
Il colloquio di Angela Merkel con il Santo Padre si è protratto per circa 40 minuti.
Il cancelliere tedesco, al quale non è sconosciuta la passione di Benedetto XVI
per la musica, ha donato al Papa una partitura.
ALTRE UDIENZE
Benedetto XVI ha ricevuto nel corso della mattinata, in
successive udienze, l’arcivescovo Luigi Bonazzi, nunzio apostolico in Cuba, il
vescovo di Terni-Narni-Amelia, Vincenzo Paglia, il prof. Andrea Riccardi,
fondatore della Comunità di Sant’Egidio, il vescovo Markus Büchel, vescovo
eletto di Sankt Gallen, in Svizzera.
CREAZIONE
DI DIOCESI E NOMINA DEL PRIMO VESCOVO
Nel Myanmar, Benedetto XVI ha creato la diocesi di Banmaw
con territorio dismembrato dalla Diocesi di Myitkyina, rendendola suffraganea
dell’arcidiocesi di Mandalay. Come primo
vescovo di Banmaw, il Papa ha nominato il sacerdote Raymond Sumlut Gam, del clero
di Myitkyina, presidente del Consiglio presbiterale e direttore della Caritas
diocesana. La nuova diocesi, che comprenderà i distretti civili di Banmaw,
Mansi, Momauk e Shwegu, si estende su una superficie di oltre 10 mila Kmq e
conta 453 mila abitanti, dei quali 26 mila cattolici, distribuiti in 10
parrocchie, con 13 sacerdoti, 40 suore e 6 fratelli religiosi. La chiesa
parrocchiale di San Patrizio a Banmaw, diventerà la chiesa cattedrale dell'erigenda
diocesi.
Il neo presule di Banmaw,
mons. Raymond Sumlut Gam, 53 anni, è originario della zona di Banmaw ed ha
studiato filosofia e teologia al Seminario maggiore di Yangon. Ordinato
sacerdote nel 1981, ha ricoperto, tra gli altri, gli incarichi di rettore del
Seminario minore di Myitkyina, di economo della diocesi e di parroco di
Panghkat-Banmaw.
IL
CREATO UN DONO DI DIO DA TUTELARE.
LO HA
SOTTOLINEATO IERI IL PAPA ALL’ANGELUS, IN VISTA DELLA PRIMA GIORNATA
PER
IL
SANTO PADRE HA INVITATO I CRISTIANI A RIFLETTERE SUGLI STILI DI VITA
CHE
DEGRADANO L’AMBIENTE
-
Intervista con padre Enzo Fortunato -
Il Creato è un grande dono di Dio, ma oggi è esposto a
seri rischi da scelte e stili di vita che possono degradarlo. Lo ha detto ieri
all’Angelus Benedetto XVI. Per sensibilizzare i fedeli ai problemi che toccano
l’ambiente, il Papa ha voluto ricordare la celebrazione - prevista l’1
settembre - della I Giornata per la salvaguardia del Creato, voluta dalla Conferenza
episcopale italiana. Tiziana Campisi ha chiesto a padre Enzo Fortunato, responsabile
della Commissione giustizia, pace e salvaguardia del Creato del Sacro Convento
di Assisi, come combattere il degrado ambientale:
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R. – Intanto, il Santo Padre ha posto un problema molto
serio che era già a cuore, a suo tempo, a Francesco d’Assisi, tanto da fargli
dire: “Fratello Sole, Sorella Luna”. Un rapporto famigliare, quindi, non solo
con le persone ma anche con l’ambiente. Ecco perché Francesco viene
riconosciuto come persona, Santo indiscusso, che ha avuto a cuore l’ambiente.
Quali sono le intenzioni del Papa, denunciate da questa affermazione molto
forte? Ci si sta accorgendo che l’ambiente è deturpato, ed è deturpato da stili
di vita che non lo rispettano. Possiamo fare degli esempi molto semplici: basta
una cicca di sigarette per provocare incendi molto gravi. E sono sotto gli
occhi di tutti: i grandi incendi, a volte dolosi altre volte no, che mettono
comunque a serio rischio l’ambiente. Parliamo, quindi, di stili di vita che non
sono rispettosi. Penso anche ad un foglio di carta, a qualcosa che viene
gettato sulle strade… Questi, credo, sono gli stili di vita che non rispettano
l’ambiente. E poi, non si tratta solo di stili di vita: il Papa ha parlato
anche di ambiente deturpato. Pensiamo a quanti attacchi vengono fatti alla
Madre Terra, come la chiamava San Francesco, dalle guerre: le guerre non solo
distruggono l’uomo, ma distruggono anche l’ambiente. E’ tutta una serie di
elementi che fanno preoccupare. Credo che il Papa si faccia portavoce di
un’umanità che è scossa e sconvolta da tutto quello che sta succedendo.
D. – Benedetto XVI invita anche i cristiani delle diverse
confessioni al dialogo, affinché ci si impegni ad avere cura del Creato. In che
modo, allora, far crescere questo dialogo?
R. – Io credo che il dialogo sia la prima forma di pacificazione
della persona. La persona che riesce a dialogare è una persona pacificata con
se stessa e con gli altri. In questo senso, è capace di creare armonia,
un’armonia che trova il suo sbocco naturale non solo nelle relazioni ma anche
nel rapporto con l’ambiente, con il Creato. E’ in quest’ottica che le religioni
rappresentano il punto di partenza e il punto di arrivo di una realtà che permette
di sanare tutto quello che è dettato non solo dal peccato, per redimere l’uomo,
ma di sanare tutto ciò che è deturpato anche – appunto – da stili di vita
errati. Ecco perché il dialogo può aiutare.
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AL VIA, OGGI POMERIGGIO A SUBIACO, UN
SEMINARIO PROMOSSO
DALLA CEI SU SAN BENEDETTO, FIGURA CENTRALE NELL’INSEGNAMENTO
DEL PAPA, CHE AL PATRONO D’EUROPA HA DEDICATO PROFONDE
RIFLESSIONI, FIN DA QUANDO ERA CARDINALE
Si apre oggi pomeriggio a Subiaco, nel
monastero di Santa Scolastica, un seminario su San Benedetto, promosso dalla
Conferenza episcopale italiana. La tre giorni di studio, dedicata in particolare
agli studenti di teologia, è organizzata dall’Ufficio per i problemi sociali e
il lavoro della CEI. L’evento di Subiaco ci offre l’occasione per tornare sulle
riflessioni che Benedetto XVI ha dedicato al grande Santo Patrono d’Europa, a
lui tanto caro. Il servizio di Alessandro Gisotti:
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(canto)
“Abbiamo bisogno di uomini come Benedetto da Norcia il
quale, in un tempo di dissipazione e di decadenza, si sprofondò nella
solitudine più estrema, riuscendo, dopo tutte le purificazioni che dovette
subire, a risalire alla luce”, mettendo “insieme le forze dalle quali si formò
un mondo nuovo”. E’ il primo aprile del 2005 quando il cardinale Joseph
Ratzinger pronuncia queste parole. Il prefetto della Congregazione per la
dottrina della Fede è a Subiaco, al Monastero di Santa Scolastica, per ricevere
il Premio San Benedetto.
Sono parole che suonano profetiche. Passano, infatti, 18
giorni da quella prolusione e il cardinale Ratzinger, “l’amico fidato” di Karol
Wojtyla, viene eletto Papa. Un Pontificato che fin dal nome si annuncia nel
segno del grande Santo Patrono d’Europa. E’ lo stesso Benedetto XVI a spiegare
le ragioni di questa scelta, nella sua prima udienza generale, il 27 aprile
2005:
“La progressiva espansione dell’Ordine benedettino
da lui fondato ha esercitato un influsso enorme nella diffusione del
cristianesimo in tutto il continente. San Benedetto è perciò molto venerato in
Germania e, in particolare, nella Baviera, la mia terra d’origine; costituisce
un fondamentale punto di riferimento per l’unità dell’Europa e un forte
richiamo alle irrinunciabili radici cristiane della sua cultura e della sua
civiltà”.
A San Benedetto, il Papa dedica l’Angelus del 10
luglio 2005, alla vigilia della Festa dedicata al Padre del monachesimo
occidentale. Il Papa ricorda che, assieme ai suoi primi discepoli, Benedetto
diede “vita ad una comunità fraterna fondata sul primato dell’amore di Cristo,
nella quale la preghiera e il lavoro si alternavano armonicamente a lode di
Dio”. Da Subiaco, Benedetto illuminò con la sua opera l’Europa. Una rivoluzione
ancora viva oggi, a 15 secoli di distanza:
“Tra le ceneri dell’Impero Romano,
Benedetto, cercando prima di tutto il Regno di Dio, gettò, forse senza neppure
rendersene conto, il seme di una nuova civiltà che si sarebbe sviluppata,
integrando i valori cristiani con l’eredità classica, da una parte, e le
culture germanica e slava, dall’altra”.
L’eredità di Benedetto, “padre di tanti popoli”, va
rinvigorita giorno dopo giorno. Ai cristiani, è l’avvertimento di Benedetto
XVI, spetta il compito di riscoprire le radici dell’Europa per costruire una
vera casa comune. Un vibrante appello che il Papa, significativamente, rivolge
alla Commissione preparatoria della III Assemblea ecumenica europea,
nell’udienza del 26 gennaio scorso:
“In effetti, perché sia fruttuoso il processo di
unificazione che ha avviato, l’Europa ha bisogno di riscoprire le sue radici
cristiane, dando spazio ai valori etici che fanno parte del suo vasto e
consolidato patrimonio spirituale. Tocca a noi discepoli di Cristo il compito
di aiutare l’Europa a prendere coscienza di questa sua peculiare responsabilità
nel consesso dei popoli. Tuttavia la presenza di noi cristiani sarà incisiva e
illuminante solo se avremo il coraggio di percorrere con decisione la via della
riconciliazione e dell’unità”.
(canto)
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima pagina – “Agostino: un’appassionata ricerca
della verità con il sostegno silente e solido della mamma”; all’Angelus
Benedetto XVI ripropone alle famiglie del nostro tempo la testimonianza del
santo vescovo di Ippona alla luce della fede saggia e perseverante della madre
Monica.
Servizio vaticano - Un articolo di Giampaolo Mattei
dal titolo “Il Viaggio della memoria, della gratitudine, della riscoperta di
Dio oggi”: verso il pellegrinaggio del Papa a München, Altötting e Regensburg
(9-14 settembre).
Servizio estero - Medio Oriente: il leader di
Hezbollah esclude il disarmo della milizia; Annan nella regione in vista del
dispiegamento dei “caschi blu”.
Servizio culturale - Un articolo di Luigi
Martellini dal titolo “Il ritratto di un’Italia dei ‘buoni incontri’”;
riediti gli scritti di Antonio Baldini.
Servizio italiano - Da domani la missione del
contingente di militari italiani in Libano.
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28 agosto 2006
LA
SODDISFAZIONE DEGLI ORGANIZZATORI DEL 27° MEETING DI RIMINI:
“UN’ESPERIENZA
CHE HA COLPITO MOLTISSIME PERSONE”
-
Intervista con Emilia Guarnieri -
“Dall’utopia alla presenza” è il titolo del
libro di don Luigi Giussani sul quale è stata incentrata l’ultima giornata di
dibattito al 27° Meeting di Rimini, conclusosi sabato scorso. Promosso da
Comunione e Liberazione sul rapporto fra ragione ed infinito, “Il Meeting - si
legge nel comunicato stampa conclusivo - ha mostrato, seguendo il carisma di
don Giussani, che la ragione dell’uomo è una finestra spalancata sulla realtà”.
Ma qual è stato il bilancio di questa edizione? Debora Donnini lo ha chiesto a
Emilia Guarnieri, presidente del Meeting:
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R. – Bene, nel senso che, da una parte, ha evidenziato
proprio il desiderio e il bisogno che esiste di occasioni di confronto, di
dialogo, cioè di luoghi in cui sia possibile approfondire le ragioni gli uni
degli altri. Dall’altra, come ci sia un grande desiderio, una grande voglia di
incontrarsi con proposte positive e la proposta del Meeting sicuramente è in
questa direzione. Mi pare che il fatto che tanta gente sia venuta confermi il
desiderio che c’è di questo. Bilancio positivo, dunque, perché il tema che
quest’anno abbiamo posto, quello della ragione come apertura, si è rivelato –
perdonate il gioco di parole – “ragionevole”, nel senso che veramente il
Meeting ha documentato che la ragione è un’apertura alla realtà, un’apertura
alla positività della realtà.
D. – Può farci qualche esempio, di questo?
R. – Certamente. Questo clamorosissimo incontro che c’è
stato con gli amici egiziani - che sono poi quelli che hanno collaborato alla
traduzione del “Senso religioso” di don Giussani in arabo - è un
approfondimento comune proprio sul concetto di ragione, sul concetto di realtà.
E l’individuazione di quali siano i limiti e le obliterazioni che, tanto nella
cultura islamica quanto nella cultura occidentale, esistono rispetto a questi
due termini è stata una cosa impressionante. Queste persone hanno detto:
“Questo incontro ci ha cambiato la vita”, e questo è veramente un esempio di
incontro. L’altro dato positivo del bilancio di quest’anno è l’esperienza delle
persone presenti qui, dei 3 mila che hanno lavorato, ma non solo: la gente è
andata via contenta – stanco, chi ha lavorato, sicuramente – ma veramente
contenta per l’esperienza umana fatta. E io ne ho incontrati veramente
tantissimi, anche tante persone non appartenenti al movimento di Comunione e
Liberazione, che hanno vissuto quest’esperienza con letizia e con entusiasmo.
Questo, secondo me, è una delle conferme della ragionevolezza di quello che
stiamo facendo.
D. – “Sorpreso dalla gioia” è uno dei libri fondamentali
di Lewis, lo scrittore inglese autore
anche delle “Cronache di Narnia”. Potremmo dire che, come appunto diceva lei,
questa gioia di un incontro è uno dei sentimenti cristiani fondamentali…
R. – Assolutamente sì. Tra l’altro, lei cita un testo che
è stato oggetto di un incontro clamoroso, perché l’incontro di presentazione
dell’opera di Lewis era stracolmo. Questo dice che il pubblico del Meeting è
veramente grande, che non viene qui a fare il tifo per qualcuno ma che viene
qui per ascoltare una proposta.
D. – In questo Meeting, uno dei temi centrali è stato il
confronto con il mondo islamico, che è tornato varie volte. E’ possibile un
incontro, quindi, con il mondo musulmano?
R. – Deve essere
possibile, perché ormai conviviamo gomito a gomito e allora bisogna che, con
ragionevolezza, capiamo dove sono i punti di una posizione umana ragionevole da
una parte e dall’altra E, soprattutto, che cerchiamo in tutte le occasioni in
cui è possibile di diventare amici, perché il livello di amicizia è quel
livello di apertura e di cordialità che rende possibile capirsi.
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LA CHIESA RICORDA OGGI SANT’AGOSTINO.
IL SUO
PENSIERO È ANCORA VIVO NELLA DOTTRINA DELLA CHIESA
ED È
ALLA BASE DI DIVERSI PRINCIPI TEOLOGICI
-
Intervista con padre Pietro Bellini -
Il 28 agosto del 430 moriva in Africa Sant’Agostino, del
quale fa oggi memoria la Chiesa. Vescovo di Ippona, dottore della Grazia,
grande pensatore e teologo, Agostino ha lasciato un’enorme eredità alla Chiesa
con i suoi scritti. Attraverso di essi, ha saputo spiegarne meglio la dottrina
ed è proprio sul pensiero agostiniano che oggi si basano diversi principi
teologici. Ma questi tempi così difficili, soprattutto in Medio Oriente, quali
parole di Agostino richiamano alla memoria? Tiziana Campisi lo ha chiesto a
padre Pietro Bellini, priore della Provincia Agostiniana d’Italia:
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R. – Sant’Agostino visse momenti storici non meno
drammatici di quelli che stiamo vivendo noi oggi. Si era ai tempi in cui
l’Impero romano si stava disgregando e in mezzo a tanta confusione molti
dicevano “viviamo tempi cattivi, dove andiamo, cosa si può fare”. Sant’Agostino
di fronte a questa domanda replicava: “I tempi non sono cattivi né buoni: i
tempi li facciamo noi. Se gli uomini sono buoni o cercano di essere buoni i
tempi saranno migliori, se gli uomini sono cattivi i tempi saranno cattivi”.
Agostino, soprattutto nella “Città di Dio”, in cui cerca di dare una lettura teologica
alla Scrittura teologica, alla storia passata e presente del suo tempo, mette
in evidenza anzitutto che l’uomo e il mondo intero sono sotto la mano della
Provvidenza. D’altra parte, per Agostino “siamo noi, sono gli uomini, è
l’umanità che deve cercare di migliorare di mettere in atto tutto ciò che può
fare perché gli uomini possano vivere in pace, perché si possano comprendere e
perché possano collaborare tra di loro”.
D. – Secondo Agostino, per raggiungere la pace bisogna
partire da sé stessi: per è stato chiamato “Padre dell’interiorità”…
R. – Si, la pace non è una questione esterna all’uomo è la
situazione dell’uomo, la situazione interiore. Gli uomini saranno in pace tra
di loro quando ciascuno riuscirà ad essere in pace con sé stesso. La pace non è
cosa esterna agli uomini, fa parte della relazione che c’è tra due persone o
tra due popoli. Quindi, Agostino sostiene che dobbiamo cominciare dal cuore
dell’uomo, perché è lì che può nascere la pace o può covare quello che è il più
grande nemico della pace, l’odio. Cerchiamo di estirpare l’odio dal nostro
cuore e allora nascerà la pace nel
nostro cuore e potremmo portarla anche fuori.
D. – Il vescovo di Ippona che cosa direbbe all’uomo di
oggi?
R. – Anzitutto di non avere paura di andare avanti con
fiducia, cercando senza mai fermarsi, senza mai pretendere di aver raggiunto la
meta perchè la meta è sempre più in là delle possibilità concrete dell’uomo.
Nello stesso tempo però, di riconoscere pure i limiti e le fragilità dell’uomo.
L’uomo se si mette al posto di Dio fallisce inesorabilmente: se l’uomo, nella
sua infinita sete di ricerca, si pone come limite la sua fragilità e quindi
cerca di avere un riferimento preciso verso di Dio allora le vie dell’uomo
saranno vie molto positive, che potranno avere anche uno sviluppo molto grande.
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DA STASERA ALL’AQUILA LA FESTA DELLA PERDONANZA,
RICORRENZA ISTITUITA 712 ANNI FA DA PAPA CELESTINO
V
Si
celebra da stasera a L’Aquila, in Abruzzo, la festa della Perdonanza, una
ricorrenza collegata all’elezione al soglio pontificio di Papa Celestino V, che
la istituì nel 1294, e all’indulgenza plenaria concessa a tutti i pellegrini
che visiteranno, fino domani sera, la Basilica di Santa Maria di Collemaggio,
si confesseranno e si comunicheranno. Alle ore 19, il rito di apertura della
Porta Santa, presieduto, in qualità di delegato del Santo Padre, dal cardinale
Attilio Nicora. Il servizio di Giancarlo La Vella.
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Era il settembre del 1294 quando Papa Celestino V, al
secolo Pietro da Morrone, eremita, emanò la bolla del Perdono. Una grande
eredità spirituale lasciata alla Chiesa dal protagonista di un Pontificato
brevissimo e contrastato, iniziato il 5 luglio dello stesso anno quando un
corteo, guidato da due re, Carlo d’Angiò e Carlo Martello, si recò dall’umile
monaco nell’eremo del Monte Morrone, vicino Sulmona, a portare la notizia della
sua elezione al soglio pontificio. Sui motivi delle successive dimissioni
avvenute nel dicembre 1294 - il dantesco “gran rifiuto” – e quindi dell’esilio
e della morte di colui che fu fautore quasi solitario all’epoca dell’Ecclesia
spiritualis, discutono, ancora oggi, storici e studiosi della Chiesa. A noi
rimane la celebrazione della “Perdonanza” con la quale 712 anni fa Papa
Celestino, che venne poi canonizzato nel 1313, introdusse i concetti di pace,
solidarietà e riconciliazione, ponendo come condizioni per l’ottenimento
dell’indulgenza plenaria l’ingresso nella Basilica aquilana di Santa Maria di
Collemaggio, nelle 24 ore comprese tra le sere del 28 e del 29 agosto,
ricorrenza del martirio di San Giovanni Battista, e l’essere sinceramente
pentiti e confessati. In occasione dell’edizione di quest’anno, il capoluogo
abruzzese ospita una serie di iniziative culturali - tra le quali il
caratteristico corteo storico della bolla - che fanno da corollario al rito di
apertura della Porta Santa della Basilica, la sera del 28, presieduto dal
cardinale Attilio Nicora, in qualità di delegato del Santo Padre. La Porta
verrà chiusa la sera successiva e la preziosa bolla celestiniana viene esposta
al pubblico dei fedeli. Ma qual è l’attualità oggi di una ricorrenza come la
Perdonanza? Lo abbiamo chiesto a mons. Giuseppe Molinari, arcivescovo
dell’Aquila:
R. – La Perdonanza è attualissima proprio per il suo
messaggio, il suo significato. E’ un dono di Papa Celestino V alla città
dell’Aquila ma anche a tutta la Chiesa. Un piccolo giubileo, perché il Papa
allora volle non solo aprire a tutti i fedeli i tesori della misericordia di
Dio, quindi il perdono del Signore per tutti, ma volle spingere tutti a
chiedersi perdono reciprocamente, una vera riconciliazione. Quindi la
Perdonanza doveva servire anche, sul piano sociale, a ricreare dei rapporti
nuovi in tutta la città, tra tutti i cittadini, fra i vari gruppi. Questo è un
aspetto, secondo me, attualissimo perché purtroppo vediamo come nel mondo di
oggi c’è tanto bisogno di pace e riconciliazione.
D. – Qual è il messaggio che nella ricorrenza della
Perdonanza, in questo 2006, dall’Aquila va al mondo intero?
R. – E’ un messaggio di pace e riconciliazione soprattutto
per i gravi problemi del Medio Oriente. Siamo una piccola città, ma il
messaggio di Celestino è grande e può essere significativo per il mondo intero.
E come sette secoli fa, saranno migliaia i pellegrini che
otterranno l’indulgenza, la perdonanza appunto, accostandosi ai Sacramenti
della riconciliazione, dell’Eucaristia, visitando la Basilica di Santa Maria di
Collemaggio, recitando il Credo e pregando secondo le intenzioni del Sommo
Pontefice.
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ALLA
MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA,
LE
PROPOSTE DEGLI ESPERTI PER LA SETTIMANA DELLA CRITICA:
UNA
CARRELLATA DI FILM SUL TEMA COMUNE DELLA “SCOMPARSA”
Promuovere
tendenze e linguaggi, far conoscere giovanissimi autori, dare visibilità al cinema
di piccole dimensioni, indipendente e propositivo: è il ruolo della critica che
alla Mostra del Cinema di Venezia, in programma dal prossimo 30 agosto, si
concretizza in un ventaglio di originali proposte cinematografiche, che formano
la Settimana internazionale della
critica. Anche quest’anno, sette nuovi film in concorso che faranno
discutere. Il servizio di Luca Pellegrini.
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La
critica non è presente alla Mostra veneziana soltanto come mediazione ed
informazione. Da ventuno anni, infatti, i critici cinematografici italiani
presentano, con scelte spesso originali e coraggiose, opere prime appositamente
selezionate e che formano la Settimana internazionale della critica, una
vetrina insostituibile che un’apposita commissione selezionatrice allestisce in
modo appassionato, cercando titoli tra il miglior cinema internazionale: una
missione culturale tesa a portare sugli schermi nomi e titoli che altrimenti rimarrebbero
sconosciuti ai più. Scelte che Francesco Di Pace, delegato generale e responsabile
di questa interessante sezione, motiva così ai nostri microfoni:
R. – “In realtà è curioso, quando cercavamo di trovare una
traccia, un filo comune che unisse i film, che man mano cominciavano a
delinearsi come i film che ci piacevano di più, nel corso della nostra
selezione trovavamo - in maniera anche un po’ divertita tra di noi - che questa
tema della “scomparsa” diventava via via
il tema dominante e lo abbiamo più o meno riscontrato in tutti i film che poi
abbiamo selezionato. Insomma, il tema attraversa un po’ tutti i film e ci
sembrava anche un tema simbolicamente attinente con quella che è la nostra
preoccupazione di tutti gli anni, che è quella, ad essere sinceri, sul cinema
italiano.
D. – Lei ha messo in evidenza come la selezione della
Settimana sia, quest’anno, curiosamente attraversata dal tema della scomparsa.
R. – La Settimana internazionale della critica è una sezione
autonoma ma ospitata all’interno della Mostra internazionale del cinema di
Venezia. Autonoma perché è formata da un comitato di selezione a parte,
rispetto a quello della selezione ufficiale. Autonoma nelle dinamiche, nelle
scelte che orgogliosamente rivendichiamo come assolutamente indipendenti e
legate al nostro gusto e alla nostra voglia di segnalare il cinema degli esordi
migliore che riusciamo a trovare in giro per il mondo. Quest’anno - oltre ai
tre centenari più importanti del cinema italiano, quelli di Rossellini,
Visconti e Soldati - era anche il centenario della nascita di Otto
Preminger. Ci sembrava giusto omaggiare
un grandissimo del cinema mondiale e lo omaggiamo con un film abbastanza raro,
girato nel 1965 da Preminger a Londra: si tratta di “Bunny Lake is missing”, “Bunny Lake è scomparsa”.
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28 agosto 2006
IL
SUPERAMENTO DEI CONFLITTI E
SULLA
PACE E
- A
cura di Chiaretta Zucconi -
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TOKYO. = Come superare i conflitti e ridurre la povertà.
Si è parlato di questo alla Conferenza mondiale delle religioni per la pace,
che si conclude domani a Kyoto. Ma si è anche sottolineato come fede e
religione siano spesso erroneamente utilizzate per giustificare atti di
violenza. I partecipanti ai lavori hanno analizzato, poi, il conflitto tra
Israele e gli Hezbollah in Libano e gli episodi di terrorismo in Iraq. E’
dunque compito urgente dei religiosi dialogare e cooperare alla pace ha detto Eishin Watanabe, patriarca della scuola Tendai di
buddismo, soprattutto in un momento in cui si tende ad attribuire alle
religioni la responsabilità dei conflitti. Ospite illustre della Conferenza, è
il premier giapponese Koizumi, il quale si è detto convinto che, attraverso
dialogo e fiducia reciproca, sia possibile superare differenze religiose e
culturali. Ma ha suscitato un certo scalpore l’assenza di delegazioni nord
coreane, compreso il presidente del Consiglio religioso della Corea del Nord.
Al Consiglio, il governo di Tokyo ha negato l’ingresso attribuendo la decisione
al severo regolamento sull’immigrazione adottato dopo il lancio di missili
nel Mar del Giappone, il mese scorso, da
parte di Pyongyang.
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CREATA NEGLI STATI UNITI UNA NUOVA ORGANIZZAZIONE NON GOVERNATIVA,
PRESIEDUTA
DA PADRE DAVID JAEGER,
PER
SOSTENERE I RAPPORTI TRA CHIESA E ISRAELE
WASHINGTON.
= E’ nata l’organizzazione non governativa “The Church and Israel Public
Education Iniziative”, che si propone di informare e sostenere le relazioni fra
ALLARME
PER L’URAGANO “ERNESTO” IN AMERICA CENTRALE:
PREVISTE
TRA OGGI E GIOVEDI’ FORTISSIME RAFFICHE DI VENTO E PIOGGE BATTENTI.
GIAMAICA,
CUBA, FLORIDA LE ZONE PIÙ A RISCHIO
MIAMI. = La tempesta tropicale Ernesto si
è trasformata nel primo uragano della stagione 2006, quando in Giamaica, i suoi
venti, hanno superato nelle ultime ore i
(A.Gr.)
INIZIATO A ROMA L’83.MO CAPITOLO GENERALE DEI FRATI
MINORI CAPPUCCINI
CON UNA SOLENNE CONCELEBRAZIONE PRESIEDUTA
DALL’ARCIVESCOVO DI BOSTON, IL CARDINALE SEAN
O’MALLEY
- A cura di padre Egidio Picucci –
ROMA. = Questa mattina è cominciato a Roma, presso il
Collegio internazionale San Lorenzo da Brindisi, l’83.mo Capitolo generale
dell’Ordine Cappuccino. Il Capitolo è stato aperto con una solenne
concelebrazione presieduta dall’arcivescovo di Boston, il cardinale Sean
O’Malley. Vi prendono parte 175 religiosi provenienti dalle varie
circoscrizioni dell’Ordine, in rappresentanza dei circa 11 mila confratelli
sparsi in tutti i continenti. L’agenda
prevede la trattazione dei seguenti temi: Costituzioni e Statuti
generali, solidarietà tra i Cappuccini, accesso di tutti i fratelli ad ogni
grado di servizio nell’Ordine ed altre questioni di particolare interesse per
la vita delle comunità cappuccine. Degni di nota, per la seconda volta nella storia
dell’Ordine e dei Capitoli generali, sono poi i 10 fratelli nominati
direttamente dal ministro generale con il suo Definitorio, in conformità alle disposizioni
emanate nel precedente Capitolo generale. Alla fine della seconda settimana, i
partecipanti si recheranno in pellegrinaggio ad Assisi, dove il nuovo ministro
generale celebrerà una Santa Messa nella Basilica di San Francesco. Il Capitolo
si concluderà il 17 settembre, nella festa delle Stimmate del Santo fondatore.
“SENZA FIGLI SENZA”. E’ IL TITOLO DEL CONVEGNO INTERNAZIONALE PROMOSSO
DALLA ONG “AMICI DEI BAMBINI” CHE PROPONE UNA SERIE DI TESTIMONIANZE DI RAGAZZI
E RAGAZZE, CHE HANNO SUPERATO L’ABBANDONO DIVENTANDO FIGLI ADOTTIVI,
E DI FAMIGLIE CHE HANNO SPERIMENTATO IL CALORE
DELL’ACCOGLIENZA
RIMINI.
= “Figli senza genitori e genitori senza figli”: è il tema sul quale si snoda
il convegno internazionale promosso dall’organizzazione non governativa “Amici
dei bambini”, in programma da oggi a mercoledì prossimo a Bellaria Igea Marina,
in provincia di Rimini. L’incontro propone una serie di testimonianze dei
protagonisti delle esperienze dell’abbandono e dell’accoglienza: i giovani
allontanati dalle loro famiglie e le famiglie adottive e affidatarie,
desiderose di dare speranza e futuro ai minori privati dell’amore genitoriale.
Al centro del convegno, ci sono le testimonianze di quanti hanno vissuto in istituto
per vincoli familiari inesistenti o insufficienti, di coloro che hanno
sperimentato il calore dell’accoglienza, di chi è stato riaccolto nella
famiglia di origine. Saranno poi prese in esame anche diverse esperienze nel
cammino dell’affido o dell’adozione, il servizio offerto ad altri nuclei
familiari disponibili all’accoglienza e la presenza del volontariato in questo
specifico ambito. Obiettivo delle giornate di lavoro è quello di arrivare alla
creazione di un network
internazionale per individuare problemi e strumenti innovativi in grado di
contrastare la traumatica esperienza dell’abbandono. Sono previsti interventi
di gruppi e associazioni al servizio dell’infanzia di Europa
(Bosnia-Erzegovina, Russia, Albania, Moldova, Romania, Irlanda e Italia),
America Latina (Brasile, Bolivia, Perù) e Africa (Marocco). In 20 anni di
attività, l’organizzazione “Amici dei bambini” ha promosso una serie di
incontri e iniziative alle quali hanno partecipato esperti, professionisti e
studiosi che hanno approfondito le relazioni e le dinamiche familiari. (A.L.)
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28 agosto 2006
- A cura di Roberta Moretti -
Continua l’impegno della comunità internazionale per
sciogliere la tensione tra Israele ed Hezbollah. Questa mattina, il presidente
francese, Jacques Chirac, ha chiesto una conferenza internazionale sul Libano,
mentre è arrivato a Beirut il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi
Annan, per la prima tappa della sua missione in Medio Oriente, che lo porterà
anche in Israele, Siria e Iran. Il nostro servizio:
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Il dispiegamento della forza UNIFIL nel Sud del Libano, il
blocco aereo e navale imposto da Israele, un possibile scambio di prigionieri
con Israele: sono questi i punti centrali della missione in Libano di Annan,
che incontrerà il premier libanese, Siniora, e il presidente del Parlamento,
Berri. Non è escluso, inoltre, che il segretario generale dell’ONU possa
incontrare anche il leader di Hezbollah, Nasrallah, che ieri si era detto
pronto a un colloquio. In un’intervista alla tv libanese, il capo Hezbollah
aveva dichiarato che se avesse saputo che la cattura, il 12 luglio scorso, di
due soldati israeliani avrebbe causato una guerra, avrebbe sicuramente evitato
il sequestro. Nasrallah aveva anche parlato di negoziati con Israele per uno
scambio di prigionieri e dell’interesse di Italia e Nazioni Unite ad assumere
un ruolo nei colloqui. Notizie poi smentite dallo Stato ebraico e dalla
Farnesina. Intanto, stamani il presidente francese, Chirac ha auspicato una soluzione
complessiva al problema mediorientale, proponendo di convocare “al più presto”
una nuova riunione del “quartetto di Madrid” dei mediatori internazionali,
ovvero, Unione Europea, Nazioni Unite, Russia e Stati Uniti. Da parte sua, il
Patriarca di Antiochia dei maroniti, il cardinale Nasrallah Sfeir, ha
ringraziato le forze militari internazionali e, in particolare la Francia e
l’Italia, alla guida della missione, per il loro impegno a “garantire la
sicurezza e la pace nel sud del Libano”. E proprio in Italia è in programma
questo pomeriggio il Consiglio dei Ministri che varerà il decreto con cui il
governo autorizza l’invio del contingente militare in Libano. Il presidente,
Giorgio Napolitano, si è detto convinto che, una volta approvato, il decreto
“avrà una convergenza molto ampia in Parlamento”. Sono già salpate, intanto, da
Marghera e Taranto le prime due navi che domani partiranno alla volta del
Libano, mentre restano le obiezioni dell’opposizione di centrodestra sulla natura
della missione. Ce ne parla Giampiero Guadagni:
“La missione in Libano è sentita e condivisa in tutto il
Paese”: il premier Romano Prodi sottolinea la rinnovata importanza dell’Italia
nella diplomazia internazionale, “in un contesto – aggiunge – in cui l’ONU ha
ripreso il suo ruolo di autorevole garante della pace”, con soddisfazione anche
dei movimenti pacifisti che hanno sfilato sabato scorso ad Assisi. Per il
centrodestra, le parole di Prodi esprimono un trionfalismo fuori luogo: “La
missione – osserva la CDL – è rischiosa e servono regole d’ingaggio che
prevedano anche il disarmo delle milizie di Hezbollah”. “Polemiche assurde”,
replica il centrosinistra, ma è comunque prevedibile che la CDL voti a favore
della missione quando approderà in Parlamento il decreto che sarà approvato
oggi pomeriggio dal Consiglio dei ministri. “Non partiamo per la guerra, ma per
difendere e consolidare la pace”, ha spiegato il ministro degli Esteri,
D’Alema.
Per la Radio
Vaticana, Giampiero Guadagni.
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Strage in Iraq. E’ di almeno 25 soldati iracheni morti e
di una settantina di feriti il bilancio di violenti scontri avvenuti questa
mattina a Diwaniya, a sud di Baghdad, tra le milizie sciite di Moqtada al Sadr
e le forze di coalizione. Sempre nella capitale, altre 16 persone hanno perso
la vita e oltre 40 sono rimaste ferite in un attentato suicida davanti al Ministero
dell’interno iracheno. Il kamikaze, a bordo di un’autobomba, si è fatto saltare
in aria mentre il ministro, Jawad Bolani, si accingeva a tenere una riunione
con i capi della polizia delle diciotto province del Paese, all’indomani di una
serie di attacchi costati la vita a oltre 60 iracheni. Questa mattina, inoltre,
l’esercito statunitense ha riferito della morte, ieri a Baghdad, di
cinque soldati americani per lo scoppio di due diversi ordigni collocati sul
ciglio della strada. Intanto, sul piano politico, il primo ministro iracheno Al
Maliki starebbe preparando un rimpasto di governo per ricomporre le lacerazioni
tra fazioni in un piano di pacificazione. Lo ha riferito ieri, in un’intervista
alla Reuters, il suo vice Barham Salih.
Grande spargimento di sangue anche in Afghanistan. Almeno
17 persone sono morte e un’altra cinquantina – tra cui 17 bambini – sono
rimaste ferite in un attentato suicida avvenuto stamani a Lashkar Gah, capitale
della provincia meridionale di Helmand. Secondo alcuni testimoni, un uomo si è
fatto saltare in aria scagliandosi contro un ex capo della polizia che si
trovava in un bazar, gremito di gente.
“Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU dimostri di non essere
sotto il dominio USA”: è quanto ha auspicato stamani il portavoce del governo
iraniano, Gholam Hossein Elham, in merito a un’eventuale decisione di
Washington di imporre sanzioni a Teheran, senza l’avallo del Consiglio di
sicurezza, se la Repubblica islamica non sospenderà l’arricchimento dell’uranio.
Intanto, il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, sarà a Teheran sabato, due
giorni dopo la scadenza del 31 agosto, fissata dalla comunità internazionale
per l’accettazione dell'offerta di incentivi in cambio della sospensione del
programma nucleare iraniano. Intanto, le autorità di Teheran continuano a
proporre da una parte il dialogo, dall’altra, però, ribadiscono che
proseguiranno nel loro cammino verso il nucleare. Perché questa doppia
posizione? Salvatore Sabatino lo ha chiesto al giornalista iraniano Caren Davidkanian,
del quotidiano “Il Riformista”:
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R. – Io credo che la transizione diplomatica, fra l’altro,
abbia fruttato moltissimo all’Iran perché intanto sono anni che va avanti in
questa situazione nella quale da una parte dicono di no e dall’altra parte
dicono forse sì. Di fatto continuano a fare quello che hanno fatto negli ultimi
20 anni.
D. – Da una parte, gli Stati Uniti che chiedono sanzioni
severe. Dall’altra, la Russia che le ritiene troppo premature. Quali sono le
reazioni all’interno della Repubblica islamica a questa divisione della
comunità internazionale?
R. – Bisogna dire che c’è una parte dell’opinione pubblica
che ovviamente ne ha fatto una questione di orgoglio, però non è una parte così
importante come vorrebbero farci credere soprattutto gli ufficiali del governo
iraniano. Poi, c’è una parte della popolazione che pensa che questi fondi,
questi miliardi, che vengono investiti nel progetto nucleare e in altre cose,
soprattutto al di fuori dei confini dell’Iran, potrebbero essere spesi in
maniera molto più utile per la popolazione.
D. – Fin qui l’opinione pubblica. Invece, dal punto di
vista della classe politica, quali sono le reazioni?
R. – Anche lì, le reazioni sono abbastanza diversificate
perché c’è una parte della classe politica del regime che vorrebbe avere il
nucleare come una difesa contro qualsiasi aggressione dell’Islam sunnita. In
questo ambito, molti di loro, soprattutto i riformisti, non credono che il modo
in cui l’attuale governo sta portando avanti il discorso nucleare sia il modo
più utile perché vorrebbero farlo in un modo che non porti ad un costo eccessivo
sul piano internazionale.
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E di nucleare si è
parlato ieri anche in Alaska, dove il segretario della Difesa americano, Donald
Rumsfeld, ha incontrato il suo omologo russo Sergei Ivanov. Nel corso del colloquio,
Rumsfeld ha definito
E’ di almeno 27 feriti, di cui 10 turisti britannici, il
bilancio di quattro attentati dinamitardi compiuti nella notte in Turchia. Tre
bombe sono esplose quasi simultaneamente a Marmaris, località balnerare sul
Mediterraneo, punto di imbarco per escursioni sull’isola di Rodi. Un quarto
ordigno è esploso nella zona europea di Istanbul. Al momento, non vi sono
rivendicazioni. Gli inquirenti ritengono che dietro gli attentati possa esservi
il PKK, il Partito dei lavoratori del Kurdistan che rivendica la creazione di
un proprio Stato sovrano.
Almeno due soldati sono morti e 41 sono rimasti feriti in
Sri Lanka in un’offensiva di terra lanciata dall’esercito nel tentativo di respingere
un attacco contro il porto strategico nord-orientale di Trincomalee da parte
dei ribelli delle Tigri per la liberazione della patria Tamil (LTTE). Gli
scontri sono avvenuti nella città di Sanpur, sul lembo meridionale della baia
di Koddiyar, usata dai ribelli per attaccare il porto navale di Trincomalee e
il vicino aeroporto militare.
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R. – Le condizioni di questo accordo sono finalmente il
raggruppamento in alcune aree specifiche dei combattenti del LRA. Dopo 20 anni
di diffidenza, di guerra nella foresta, è un fatto decisivo. Questo accordo di
cessazione delle ostilità, accordo bilaterale, veramente ci fa ben sperare
perché è la prima volta che esiste un accordo con una terza parte mediatrice di
cui Sant’Egidio fa parte, che ha la fiducia di entrambe le parti combattenti.
D. – Come si è svolto il negoziato?
R. – E’ stato difficile convincere l’alto comando del LRA
a negoziare. Probabilmente in questa decisione, che ha voluto dire per noi
andare ad incontrare Kony e il suo alto comando nella foresta, a nord-est del
Congo. Conta anche la debolezza di quest’ultimo periodo, dopo la pace tra nord
e sud Sudan che ha lasciato il LRA molto isolata.
D. – Quali sono le prospettive future dopo questo accordo?
R. – Sono ottimista, nel senso che questo accordo fa
vedere concretamente che è possibile un accordo finale. Certamente però ci
vuole pazienza, tanti altri accordi di pace come lo stesso accordo tra nord e
sud Sudan hanno necessitato almeno due anni di lavoro. Forse non ci sarà
bisogno di due anni di lavoro però bisogna andare molto lenti, molto
progressivi, per essere efficaci ed ottenere una pace definitiva.
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Grave incidente aereo, ieri, all’aeroporto americano di
Lexington, nel Kentucky, durante il decollo di un volo per Atlanta.
Quarantanove persone sono morte e un membro dell’equipaggio è rimasto
gravemente ferito. Ne ha dato notizia la Federal Aviation Authority. Ignote,
per ora, le cause della sciagura, che è avvenuta in condizioni meteorologiche
normali.
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