RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 239 - Testo
della trasmissione di domenica 27 agosto
2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Da ieri a Kyoto,
in Giappone, l’ottava
Conferenza mondiale sulla pace e la religione
L’Iran ribadisce di non
voler sospendere il proprio programma nucleare e chiede ai Paesi europei di
tornare al tavolo dei negoziati
27 agosto 2006
IL
PAPA ALL’ANGELUS INVITA I GENITORI ANGUSTIATI PER I FIGLI CHE SI PERDONO
SU
STRADE SBAGLIATE A TROVARE CONFORTO NELL’ESEMPIO DI SANTA MONICA
E DI
SUO FIGLIO SANT’AGOSTINO
Santa Monica
e suo figlio Sant’Agostino “possono essere di grande
conforto ed aiuto per tante famiglie anche del nostro tempo”. Così il Papa prima della recita dell’Angelus, nel cortile del
Palazzo apostolico di Castel Gandolfo,
ricordando la testimonianza di queste due figure esemplari, di cui
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Una mamma e un figlio, che hanno segnato la storia della
Chiesa. Benedetto XVI ne ha ripercorso le vite: Monica, nata da famiglia
cristiana a Tagaste nell’attuale Algeria, sposa e
madre “esemplare”, seppe aiutare il marito a scoprire la fede in Cristo, e
rimasta precocemente vedova dedicarsi “con coraggio alla cura dei tre figli,
tra i quali Agostino che inizialmente la fece soffrire con il suo temperamento
piuttosto ribelle”. Come dirà poi lo stesso Agostino, - ha ricordato il Papa -
sua madre lo generò due volte; la seconda richiese un lungo travaglio
spirituale, fatto di preghiera e di lacrime, ma
coronato alla fine dalla gioia di vederlo non solo abbracciare la fede” ma
anche porsi “interamente al servizio di Cristo”.
“Quante difficoltà
anche oggi nei rapporti familiari e quante mamme sono angustiate perché i figli s’avviano su strade sbagliate!
“Monica, donna saggia e solida nella fede”, invita - ha esortato il
Papa - queste
mamme “a non scoraggiarsi, ma a perseverare nella missione di spose e di madri,
mantenendo ferma la fiducia in Dio e aggrappandosi con perseveranza alla
preghiera”.
“Quanto a Sant’Agostino
– ha aggiunto Benedetto XVI - la sua esistenza fu un’appassionata ricerca della
verità. Alla fine, non senza un lungo tormento interiore, scoprì in Cristo il
senso ultimo e pieno della propria vita e dell’intera storia umana”.
“Ottenga sant’Agostino il dono di un sincero e profondo incontro con
Cristo a tutti quei giovani che, assetati di felicità, la cercano percorrendo
sentieri sbagliati e si perdono in vicoli ciechi”.
Monica e Agostino invitano a rivolgerci “con fiducia a
Maria, sede della Sapienza”, alla quale il Santo Padre ha affidato quest’oggi i
genitori cristiani e la gioventù.
Dopo la preghiera mariana Benedetto XVI ha anticipato i
temi della prossima Giornata - che
“In dialogo con i
cristiani delle diverse confessioni occorre impegnarsi ad avere cura del
creato, senza dilapidarne le risorse e condividendole in maniera solidale”.
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27 agosto 2006
RICORRE
OGGI LA MEMORIA DI SANTA MONICA:
MAMMA
DI SANT’AGOSTINO, HA VISSUTO PROFONDAMENTE
I
VALORI CRISTIANI NEL SUO RUOLO DI MOGLIE E MADRE
-
Intervista con don Salvatore Tanzillo -
La Chiesa ricorda oggi Santa Monica, madre di Sant’Agostino. Vissuta nel IV secolo, lasciò l’Africa, dove
era nata, per raggiungere il figlio a Milano. Qui Agostino, che voleva far carriera,
cadde in una profonda crisi. Ma le preghiere della madre lo sostennero fino a quando scelse di consacrare la sua vita a Dio e chiese al
vescovo Ambrogio di essere battezzato. Volendo tornare nella sua terra si fermò
ad Ostia in attesa che la nave salpasse. E proprio ad
Ostia Monica visse gli ultimi giorni della sua vita. Nell’antico porto della
costa laziale la memoria della madre di Agostino è ancora viva, tanto che
esiste una chiesa a lei dedicata, mentre il vescovo di Ippona
da due anni è patrono della città. Tiziana Campisi ha
chiesto al viceparroco della chiesa di Santa Monica, don Salvatore Tanzillo, come è ricordata ad Ostia la figura di Monica.
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R. – Monica è la madre di Sant’Agostino;
Sant’Agostino è il risultato degli
sforzi di una madre molto tenace, molto cristiana, molto credente, che
ha saputo indirizzare il figlio verso la conversione. Essendo stata una sposa
ed una madre alquanto originale ma anche molto ‘grande’ nella sua vita cristiana,
è prima di tutto una figura di moglie che oggi forse
non se ne vedono tante, una figura di moglie fedele nonostante avesse un marito
con un temperamento impulsivo, irascibile, che spesso andava anche con altre
donne, si ubriacava … quindi, è stata una figura veramente grandissima di
fedeltà al matrimonio, perché sapeva di fare una grande esperienza di santità,
soprattutto di santificazione nel matrimonio. Sappiamo che il matrimonio di
oggi è in crisi e quindi, forse, avere una figura così di riferimento è molto
importante nell’ambito dei valori cristiani. E’ stata una madre che ha saputo
ascoltare il figlio, profondamente, ed ha saputo indirizzarlo verso i valori
della fede. E infatti, lei è riuscita a portare
Agostino verso la conversione ed è grazie a lei che è diventato quella persona
che noi conosciamo attraverso le sue opere.
D. – Quanto è antico ad Ostia il culto a Santa Monica?
R. – Risale, appunto, al IV secolo. Monica morì nel 387 a
Ostia e quindi probabilmente fu sepolta nell’antico cimitero di Ostia antica o
nei sobborghi di Ostia antica. La conosciamo attraverso una presenza molto
antica degli Agostiniani e poi, Santa Monica fu proprio subito dichiarata
santa, appunto perché legata alla figura di Sant’Agostino.
D. – E che tipo di devozione oggi possiamo dire esistere
ad Ostia, verso Santa Monica?
R. – La devozione certamente non è così legata alla figura
di Santa Monica; piuttosto, alla figura di Sant’Agostino.
Però, Sant’Agostino noi lo conosciamo attraverso le
“Confessioni”. Attraverso le “Confessioni”, però, noi riconosciamo tutti i
tratti della personalità di Santa Monica. Perché quando morì la madre, Sant’Agostino capì – solamente in quel momento – quanto sua
madre fosse stata importante e profonda
nell’educazione che aveva ricevuto. E Monica, attraverso le Confessioni di Sant’Agostino, la conosciamo come una donna di fede, di
preghiera, anche filosofa, perché partecipava a dei momenti di condivisione, a
dei seminari – cosiddetti – oppure incontri con gli amici, partecipava in
qualche modo alle discussioni che volentieri Sant’Agostino
faceva con delle persone. Gli ambiti di queste discussioni erano ambiti
certamente difficili ma Santa Monica riusciva a
penetrare lo stesso, con il suo pensiero semplice, le grandi verità della
teologia e della filosofia.
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“LA
VERITÀ È IL DESTINO PER IL QUALE SIAMO STATI FATTI”: ANNUNCIATO IL TEMA
DEL
PROSSIMO MEETING PER L’AMICIZIA FRA I POPOLI, CHIUSO IERI A RIMINI
- Con
noi il prof, Joseph Weiler
e il ministro Pierluigi Bersani -
“Dall’utopia alla presenza” è
il titolo del libro di don Luigi Giussani al centro
dell’incontro che ha chiuso ieri pomeriggio il Meeting 2006, un’edizione
focalizzata sul rapporto fra ragione ed infinito. “Il meeting ha mostrato,
seguendo il carisma di don Giussani, che la ragione
dell’uomo è una finestra spalancata sulla realtà”, si legge nel comunicato
stampa conclusivo. Il servizio della nostra inviata a Rimini, Debora Donnini.
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La sfida più grave al futuro
dell’Europa è il calo della fertilità. A parlarne nell’incontro conclusivo di
comunione e liberazione è stato Joseph Weiler, ebreo, professore di Diritto internazionale, alla
New York University. Presenza invece di utopia in questo caso, per Weiler vuol dire “creare vita”. Bisognerebbe vivere la
fede, dice Weiler citando Giussani.
La famiglia numerosa non è una risposta utilitaria ad un’esigenza sociale, ma
una risposta di fede.
“Il calo demografico non è la
causa della crisi che minaccia la civiltà, ma la conseguenza di una crisi
spirituale, che dimostra che la civiltà è ormai minacciata”.
Questo libro è un viaggio verso
il Cristianesimo, ha detto il ministro per lo Sviluppo economico, Pierluigi Bersani. Per me la
politica non è tutto, ha spiegato sostenendo che avere un’idea alta della
politica significa vederne i limiti, con la speranza di rendere migliore quello
che non può essere perfetto. E di fronte ai problemi del Paese, l’auspicio che
il dialogo continui.
“Penso che dovremmo andare un po’ più a fondo, capirci un po’ di
più, perché questo Paese non ha solo il problema del bi-polarismo aggressivo,
c’è qualche cosa di più profondo, bisogna andare più a fondo. Bisogna –
fatemelo dire così – farsi popolo un po’ di più, volersi bene un po’ di più,
cercare di capirsi nei punti di vista un po’ di più”.
L’origine del nostro movimento
ha detto Giancarlo Cesana, professore di Medicina e
tra i responsabili nazionali di Comunione e Lliberazione,
è stata l’impatto con una realtà umana diversa: l’umanità di don Giussani, quelli che lui indicava e quelli con i quali lui
stesso si immedesimava”. Annunciato infine qui da Rimini il titolo del Meeting
del prossimo anno: “La verità è il destino per il quale siamo stati fatti”.
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LA
PRESENZA DEL DIAVOLO NELLA STORIA: QUANDO CALA LA FEDE SI APRONO LE VIE
ALLE
INFLUENZE MALEFICHE. LA MISSIONE DELLA CHIESA NEL CACCIARE I DEMONI
-
Intervista con padre Gabriele Amorth -
Gli spiriti malefici esistono, è però
solo attraverso la Bibbia, che abbiamo saputo chi sono. Ne ha parlato padre
Gabriele Amorth al Meeting per l’Amicizia tra i Popoli
concluso ieri a Rimini, raccontando la sua esperienza di sacerdote esorcista.
Luca Collodi lo ha incontrato e gli ha chiesto che rapporto c’è tra l’uomo che cerca Dio e la possessione demoniaca di una
persona:
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R. – Bisogna tenere conto che l’esorcismo è qualcosa in
cui si crede perché avvengono fatti che la ragione non può spiegare e che
invece la Bibbia ci espone. Aggancio immediatamente la presenza dell’esorcismo
con gli insegnamenti della Bibbia, perché la ragione da sola non arriverebbe
mai a comprendere certi fenomeni che la ragione non arriva a capire e che solo
attraverso la conoscenza rivelata che ci viene dalla Bibbia riusciamo ad approfondire.
Teniamo conto che tutti i popoli di tutte le razze, anche i popoli più antichi,
hanno sempre avuto la sensibilità all’esistenza di spiriti malefici che ci
sono; é solo, però, attraverso la Bibbia che noi abbiamo saputo con certezza
chi sono questi spiriti, ossia che sono angeli creati buoni da Dio che si sono
ribellati e che per odio a Dio tentano l’uomo al male.
D. – Padre Amorth, molti si
chiedono – spesso con una curiosità razionale – che cosa è un esorcismo, come
si manifesta il male e come viene allontanato
dall’uomo …
R. – L’esorcismo è una preghiera fatta in nome della
Chiesa, per cui con una forza maggiore che non la
semplice preghiera o le semplici invocazioni private, per liberare le persone
colpite dal demonio dalla presenza o dalle influenze malefiche. Tenga presente
questa differenza, perché la presenza malefica è molto rara, ossia che ci sia una persona realmente posseduta dal demonio, mentre è
più frequente la influenza malefica, ossia una persona che ha dei tormenti
causati dal demonio.
D. – Padre Amorth, come si
presenta il demonio in una persona?
R. – Il demonio naturalmente è un puro spirito, non è che lo si veda: se ne vedono gli effetti. Quindi, la sofferenza
che una persona ha e che i medici non riescono né ad individuare né tantomeno a guarire …
D. – Come si manifesta, all’inizio del terzo millennio, il
demonio?
R. – Si manifesta con grande forza, perché non
dimentichiamo che quando cala la fede, aumenta la superstizione, per cui le persone, dedicandosi all’occultismo che è in
crescita, aprono le vie alle influenze demoniache.
D. – Padre Amorth, la Chiesa che
rapporto ha con l’esorcismo e con i sacerdoti esorcisti?
R. – Direi che la Chiesa ha ufficializzato il mandato di
Gesù: “Andate, predicate, cacciate i demoni, guarite i malati”.
D. – Possiamo riconoscere la presenza del diavolo anche
nella storia, ad esempio nella storia contemporanea?
R. – Sì, perché il diavolo può possedere non solo le
singole persone, ma anche i gruppi, anche popolazioni intere. Per esempio, io
sono convinto che i nazisti fossero tutti posseduti
dal demonio. Se si pensa a quello che hanno compiuto tipi come Stalin, Hitler … certamente erano posseduti dal demonio. Lo si vede dalle loro azioni, dal loro comportamento, dagli
orrori che hanno commesso o che hanno fatto commettere, per cui bisogna difendere
dal demonio anche la società!
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AL
VIA, DOMANI A SUBIACO, UN CORSO DI TEOLOGIA PROMOSSO DALLA CEI
SU “SAN BENEDETTO, IL MONACHESIMO E LE RADICI
CRISTIANE DELL’EUROPA”
- Con
noi, padre Innocenzo Gargano -
Si apre domani a Subiaco un
corso per studenti di Teologia organizzato dall’Ufficio nazionale della
Conferenza Episcopale Italiana per i problemi sociali e il lavoro sul tema: “San Benedetto, il monachesimo e le radici
cristiane dell’Europa”. L’evento, che si svolge nella suggestiva cornice
del monastero di Santa Scolastica, durerà tre giorni e prevede numerosi
interventi sui molteplici aspetti dell’opera benedettina. Tra i relatori, anche
padre Innocenzo Gargano, priore di San Gregorio al Celio che - intervistato da
Alessandro Gisotti - si sofferma sul ruolo determinante di San Benedetto
nell’evangelizzazione ed unificazione del Vecchio Continente:
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R. – San Benedetto vedeva crollare sicurezze che
appartenevano alla civiltà stabilita nel mondo mediterraneo ed ha tentato di
dare dei messaggi che potessero anche diventare una specie di punti solidi di
riferimento per il futuro della Chiesa e per il futuro anche dell’umanità. Il
primo messaggio è certamente questa rocciosa fede in Dio, quindi c’è un
richiamo fortissimo al trascendente. San Benedetto insegna poi che per potere accogliere
l’altro, bisogna creargli un ambiente in cui l’altro si ritrovi come a casa
sua, anche se viene da lontano, anche se appartiene a classi non necessariamente
di livello superiore, semplicemente perché è uomo. Il monastero è la casa dove
ogni uomo può ricevere la Parola del Signore e da ciò che ha appreso
all’interno della comunità, espandere il suo influsso intorno alla comunità
come un irraggiamento.
D. – Si può dire che San Benedetto ha cambiato anche il
modo di rapportarsi dell’uomo al lavoro e all’uso del tempo? Si può parlare di
una sorta di rivoluzione?
R. – Assolutamente! La prima operazione rivoluzionaria che
ha fatto San Benedetto è stata quella di dare dignità al lavoro e al lavoro
delle mani che fino a lui, e nel suo stesso contesto, era qualcosa che veniva legato alla schiavitù, a ciò che non poteva assolutamente
essere compiuto dall’uomo nobile, dall’uomo cosiddetto “civile”. Benedetto ha
dato dignità al lavoro, e dando dignità al lavoro ha prodotto una elevazione di coloro che del lavoro vivevano. Ha anche
permesso, attraverso il lavoro, di recuperare una dignità della terra in quanto
spazio in cui si poteva incarnare la Parola di Dio.
D. – “Abbiamo bisogno di uomini come Benedetto”, ha
affermato l’allora cardinale Joseph Ratzinger il 1 aprile del 2005, proprio a Subiaco, pochi giorni prima di essere eletto alla Cattedra
di Pietro con il nome di Benedetto …
R. – Direi assolutamente sì! Abbiamo bisogno proprio di
uomini che, con molta forza, indichino il primato di
Dio all’interno del cammino dell’uomo; ma un primato di Dio che abbia
corrispondenza nella espansione dell’amore da parte dell’uomo. Cioè, il primato
di Dio significa sentirsi tutti sotto lo sguardo amorevole di Dio e quindi
riconoscersi tutti fratelli allo stesso modo, perché c’è un unico Padre.
Significa riuscire finalmente a far cadere tutte le barriere che impediscono
agli uomini di sentirsi fratelli. In San Benedetto la verticalità del primato
di Dio si sposa sempre con l’orizzontalità dell’attenzione ai fratelli. Per
questo, il motto benedettino è “Ora et labora”: l’“ora” è la verticalità del rapporto con Dio da
cui si attinge l’energia per potersi però impegnare concretamente in favore
dell’uomo.
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27 agosto 2006
OLTRE
220 ESPONENTI RELIGIOSI E RAPPRESENTANTI DI 150 PAESEI SONO RIUNITI
DA
IERI A KYOTO IN GIAPPONE PER L’OTTAVA
CONFERENZA
MONDIALE SULLA PACE E LA RELIGIONE.
- A
cura di Andrea Cocco -
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KYOTO. = Si è aperta con un monito diretto la Conferenza
di Kyoto un appello a rigettare la violenza, una
condanna secca delle deviazioni della religione ad opera
degli estremismi. A pronunciare le parole di denuncia, il segretario generale
della Conferenza, William Vendley che inaugurando i
lavori ha puntato il dito contro “estremisti, politici senza scrupoli e un
mondo dell’informazione ostaggio del sensazionalismo”,
tutti accusati di strumentalizzare per i propri fini la religione. A
partecipare al dibattito sono venuti da tutto il mondo; oltre 2200 i delegati
cristiani, ebrei, musulmani, buddisti, induisti e sikh
e non mancano rappresentanti da zone particolarmente a rischio come il Sudan,
il Medio Oriente, la Repubblica democratica del Congo.
Quest’anno la conferenza, che per la prima volta è tornata a riunirsi nel luogo
dove nacque nel 1970, si soffermerà in modo particolare sulle capacità di
intervento concreto delle religioni a favore della pace. “Uomini di fede
comunità ed esponenti religiosi devono far sentire la loro voce e passare
all’azione” ha ricordato Vendley, insistendo sulla
priorità assoluta da dare alla soluzione dei grandi conflitti così come di
quelli a bassa intensità. A guidare la folta rappresentanza cattolica è il
cardinale giapponese Stephen Fumio
Hamao insieme al cardinale boliviano Julio Terrazas Sandoval. E’ il rabbino David Rosen,
presidente della Commissione internazionale ebraica, il capofila della
delegazione ebraica, mentre tra i musulmani figurano diverse personalità di
spicco. Tra queste l’ex presidente iraniano Khatami e
il principe di Giordania Hassan Talal.
“Dobbiamo abbattere i nostri confini nazionali e le nostre differenze religiose”,
ha dichiarato il premier giapponese Koizumi, che
sabato ha inaugurato i lavori della Conferenza. “Dobbiamo lavorare come una
sola persona per affrontare le crescenti difficoltà che investono il mondo”.
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L’ONU APPROVA LA CONVENZIONE SUI DIRITTI DEI
DISABILI. IL TESTO, CHE
A
SETTEMBRE DOVRA’ PASSARE AL VAGLIO DELL’ASSEMBLEA GENERALE,
POTREBBE
ENTRARE IN VIGORE NEL 2007
NEW YORK. = E’ il
primo trattato sui diritti umani del 21° secolo, ma soprattutto il primo
tentativo di vincolare tutti gli Stati della comunità internazionale al
rispetto di norme specifiche che riguardano le persone diversamente abili.
“Niente di quanto ci riguarda sia deciso senza di noi”, così recita il motto
della Convenzione Onu sui diritti delle persone
disabili. Decine di articoli che sottopongono gli Stati membri a un duplice
impegno: quello di adottare nuove leggi per rendere effettivi i diritti
previsti e quello di eliminare pratiche e norme discriminatorie nei confronti
della disabilità. Il principio che sta alla base del
Trattato è che assistenza e carità dovranno essere rimpiazzati da nuovi diritti
e libertà. Si inizia dal diritto alla vita, per poi passare all’accesso
all’istruzione, all’informazione, al diritto al lavoro, con l’obbligo per le
istituzioni di combattere stereotipi, favorire l’inserimento nella società e
riconoscere le abilità specifiche di ogni persona. E non vengono
naturalmente dimenticate le misure concrete per eliminare le cosiddette
barriere architettoniche. Il testo approvato ieri in prima battuta dall’Onu, prevede anche la creazione di una Commissione
incaricata di verificare il rispetto del trattato con visite ad
hoc nei vari Paesi. Ma ci vorrà molto tempo perché gli Stati si adeguino agli
standard minimi fissati. Oggi solo 45 Nazioni prevedono normative specifiche,
mentre sono almeno 650 milioni le persone diversamente abili nel mondo. In attesa dell’approvazione definitiva del testo da parte
dell’Assemblea generale non sono poi mancate le polemiche, come quelle scaturite
dalla notizia che molto probabilmente gli Stati Uniti non firmeranno. “Abbiamo
già leggi nazionali a tutela dei disabili”, ha fatto sapere Washington. Ma a
prevalere è comunque la grande soddisfazione della diplomazia internazionale e
delle organizzazioni non governative. Una fra tutte, la
dichiarazione del presidente dell’Assemblea generale dell’Onu, Jan Eliasson,
che ha parlato di un “messaggio meraviglioso inviato al mondo”. (A.C.)
PARTE
OGGI PER LOURDES IL PELLEGRINAGGIO ANNUALE
DELLA
DIOCESI DI ROMA GUIDATO DAL CARDINALE CAMILLO RUINI
- A
cura di Giovanni Peduto -
ROMA. = Si rinnova da oggi fino al 2 settembre la
tradizionale iniziativa, promossa dall'Opera Romana, del pellegrinaggio a
Lourdes della diocesi di Roma, guidato dal cardinale vicario Camillo Ruini. A rispondere alla chiamata sono i pellegrini, a chiamare è
MENO
SPRECHI DELLE RISORSE IDRICHE NEL MONDO, SOPRATTUTTO NEL SETTORE
AGRICOLO
E NELL’ALLEVAMENTO. QUESTO IL MESSAGGIO DEI 100 PAESI
CHE
PARTECIPANO ALLA CONFERENZA SULLE RISORSE IDRICHE,
A
CONCLUSIONE DELLA SETTIMANA MONDIALE DELL’ACQUA
STOCCOLMA. = “Il mondo non sta affrontando una
crisi idrica: abbiamo abbastanza acqua per soddisfare
i nostri bisogni, ma la amministriamo tremendamente male”. Sono queste le
dichiarazioni dello scienziato indo-canadese Asit Biswas, vincitore dello ‘Stockholm Water Prize’ per il
2006, che hanno aperto ieri la XVI Conferenza internazionale sulla gestione
dell’acqua. Organizzata dall’istituto internazionale per l’acqua di Stoccolma,
(SIWI), la Conferenza ha concluso ieri la ‘Settimana mondiale dell’acqua’.
Tutti gli interventi dei partecipanti provenienti da 100 Paesi del mondo hanno
confermato il punto di vista di Biswas. Un rapporto
condotto da 10 esperti negli ultimi cinque anni ha dimostrato che basterebbe
dimezzare il consumo dell’acqua dolce, pari al 78%, e destinato al settore
agricolo, per garantire risorse idriche a oltre 2 miliardi di persone nel
mondo. Allevamento e agricoltura sarebbero infatti
responsabili dell’80% degli sprechi di acqua nel mondo: a sostenerlo, è stato
il Fondo mondiale per la natura (WWF). Importante anche l’allarme
desertificazione: secondo il Programma ambientale dell’ ONU
(UNEP), in Africa sono state più di 10 milioni le persone costrette ad abbandonare
le proprie case negli ultimi 20 anni. Legambiente ha
invece avvertito che circa 135 milioni di persone rischiano di diventare
‘profughi ambientali’ a causa del problema
desertificazione. (A.Gr.)
UN
GRATTACIELO CHE GIRA SFRUTTANDO L’ENERGIA EOLICA E SOLARE. IDEATO
DA
DAVID FISHER E PROGETTATO IN ITALIA, L’EDIFICIO SARÀ COSTRUITO
A
DUBAI, NEGLI EMIRATI ARABI UNITI, ENTRO IL 2009
DUBAI.
= Un grattacielo alto
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27 agosto 2006
- A cura di Amedeo Lomonaco -
In primo piano, la questione nucleare iraniana: il governo
della Repubblica islamica ribadisce che l’Iran non intende sospendere i
processi di arricchimento dell’uranio ma chiede anche
ai Paesi europei di tornare al tavolo dei negoziati. Per sabato prossimo a Teheran, è stata fissata inoltre la visita del segretario
generale dell’ONU, Kofi Annan.
Il nostro servizio:
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Il capo dei negoziatori iraniano, Ali Larijani, ha dichiarato che l’Iran è determinata a produrre
combustibile nucleare nonostante la richiesta del Consiglio di sicurezza
dell’ONU di sospendere, entro il 31 agosto, l’arricchimento dell’uranio. Il
negoziatore iraniano ha anche precisato che “la produzione
del combustibile nucleare è l’obiettivo strategico” della Repubblica islamica.
Ma all’intenzione di proseguire il proprio programma nucleare, il governo di Teheran aggiunge anche messaggi di rassicurazione per la
comunità internazionale. Il ministro degli Esteri, Hamid
Reza Asefi, ha dichiarato
che la tecnologia nucleare non ha fini militari e sarà impiegata solo per usi
civili. Il ministro ha chiesto, poi, ai Paesi europei di “tornare al tavolo dei
negoziati” sul nucleare con “un atteggiamento positivo”. In Iran, intanto, procedono le
attività di ricerca. Ieri, il presidente Mahmud Ahmadinejad ha inaugurato
un impianto per la produzione di acqua pesante destinata al funzionamento di un
nuovo reattore atomico. “L’Iran – ha detto Ahmadinejad - difenderà con forza il suo diritto alla tecnologia
nucleare, perché nessuno può privare una nazione delle prospettive basate sulle
sue capacità”. Il
portavoce del ministro degli Esteri della Repubblica islamica ha annunciato,
infine, che il segretario generale delle Nazioni
Unite, Kofi Annan, si
recherà sabato prossimo a Teheran per discutere “di
diverse questioni con le più alte autorità” dello Stato. Secondo
fonti locali, tra i temi principali della visita figurano il programma
nucleare iraniano e la situazione in Libano.
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La missione in
Medio Oriente del segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, inizierà domani a Beirut, dove incontrerà
i responsabili della forza internazionale di interposizione delle Nazioni Unite
(UNIFIL), il premier libanese, Fuad Siniora, ed
il comandante dell’Esercito libanese. Intanto, dopo la decisione
dell’Unione Europea di inviare quasi 7.000 militari per rinforzare l’UNIFIL, la
diplomazia continua a muoversi per sciogliere alcuni nodi tra Israele ed Hezbollah. Secondo il quotidiano egiziano “Al-Ahram”, una mediazione tedesca avrebbe portato a un’intesa
per uno scambio di prigionieri entro due o tre settimane. Il partito politico
militare degli Hezbollah, precisa il quotidiano,
rilascerà i due soldati israeliani rapiti lo scorso 12 luglio dopo aver
ricevuto “garanzie solide dal mediatore tedesco per la liberazione di
prigionieri libanesi”. Osservatori internazionali auspicano, inoltre, la
presenza di caschi blu anche nella striscia di Gaza. Massimiliano Menichetti ne ha parlato con Ugo Draetta,
docente di Diritto internazionale all’Università Cattolica di Milano.
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R. - Molti
ritengono che tutte le questioni del Medio Oriente siano tra
di loro collegate. La questione palestinese è un po’ alla radice di
molti dei problemi; quindi, non sorprende che si pensi ad un eventuale dispiegamento
di una forza militare anche nella striscia di Gaza.
D. – Secondo lei
c’è il rischio che i militari ONU si trovino a
fronteggiare situazioni limite come quella afghana o,
peggio, quella irachena, anche se ovviamente gli scenari sono diversi…
R. – Penso che sia possibile. Gli Hezbollah
hanno dichiarato espressamente che non intendono farsi disarmare.
D. – Israele ha accettato anche la presenza di soldati
turchi e musulmani. E’ un’apertura significativa?
R. – Mi pare che questa sia una mossa molto saggia da
parte di Israele, perché una forza che non comprenda anche componenti musulmane
avrebbe minore credibilità.
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Almeno 15 persone sono morte, in Iraq, per una nuova
catena di attentati: un ordigno, esploso a Baghdad a bordo di un minibus, ha
provocato almeno 9 morti. Sempre nella capitale, due civili sono rimasti uccisi
per la deflagrazione di un’autobomba davanti alla sede del quotidiano
governativo“Al-Sabah”. Violenze si registrano anche
nel nord del Paese: a Kirkuk, 4 poliziotti sono morti
in seguito ad un attacco kamikaze compiuto davanti alla sede del Partito curdo del presidente Talabani.
Nuovo raid israeliano nella
Striscia di Gaza: un presunto militante di Hamas è morto per un attacco aereo
compiuto nella notte. In un’altra incursione condotta dall’esercito israeliano
a Nablus, in Cisgiordania,
è rimasto ucciso un ragazzo palestinese. Oltre a questi drammatici episodi di
violenza, si deve comunque registrare anche una buona notizia: fonti della
sicurezza palestinese hanno reso noto che sono stati liberati il giornalista americano
ed il cameraman neozelandese dell’emittente televisiva americana “Fox News”, rapiti lo scorso 14 agosto a Gaza. I due
reporter, che in un video diffuso poco prima del rilascio avevano annunciato di
essersi convertiti all’Islam, hanno poi raccontato di esservi stati costretti
sotto la minaccia delle armi.
Sembra vicina ad una svolta
anche la vicenda dei due turisti italiani, sequestrati in Niger lunedì scorso
da un gruppo di ribelli del sedicente “Fronte Far Sahara”. I sequestratori
hanno chiesto di divulgare - in cambio della liberazione dei due ostaggi - una
dichiarazione in cui accusano il governo del
Niger di non essere democratico e di non garantire i diritti dell'’uomo,
chiedendo poi di essere rappresentanti e ammonendo
tutti gli stranieri dal recarsi nel Paese “fino a nuovo ordine”.
Almeno 22 immigrati sono morti ed altri 179 sono stati
salvati al largo della Mauritania dalla Gendarmeria locale. I clandestini,
partiti dal Senegal, erano diretti all’arcipelago spagnolo delle Canarie. La rotta Senegal – Mauritania - Canarie è diventata sempre
più frequente dopo l’inasprimento dei controlli nelle enclave spagnole in
Marocco di Ceuta e Melilla
ed il rafforzamento della collaborazione tra Madrid e Rabat.
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