RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 239 - Testo della trasmissione di domenica 27 agosto 2006

 

 

Sommario

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Papa all’Angelus da Castel Gandolfo, invita i genitori angustiati per i figli che si perdono su strade sbagliate a trarre conforto da Santa Monica e suo figlio Sant’Agostino

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

La Chiesa ricorda oggi la memoria liturgica di Santa Monica, madre di Sant’Agostino, che ha vissuto profondamente i valori cristiani. Con noi don Salvatore Tanzillo

 

Con un incontro sul libro di don Giussani “Dall’utopia alla presenza” chiusa ieri a Rimini la 27.ma edizione del Meeting. Ai nostri microfoni Joseph Weiler e il ministro Pierluigi Bersani

 

Quando cala la fede si aprono le vie alle influenze malefiche: la missione della Chiesa nel cacciare i demoni. Ce ne parla padre Gabriele Amorth

 

Da domani a Subiaco un corso di teologia su “San Benedetto, il monachesimo e le radici cristiane dell’Europa”. Intervista con padre Innocenzo Gargano

 

 

CHIESA E SOCIETA’:

Da ieri a Kyoto, in Giappone,  l’ottava Conferenza mondiale sulla pace e la religione

 

Approvata all’ONU la Convenzione sui diritti dei disabili, se passerà al vaglio dell’Assemblea generale  potrebbe entrare in vigore  nel 2007

 

Parte oggi, guidato dal cardinale Vicario Camillo Ruini, l’annuale pellegrinaggio a Lourdes della diocesi di Roma

 

Entro il 2009 sarà costruito a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, un grattacielo che sfrutterà l’energia eolica e solare

 

Dalla Conferenza di Stoccolma sull’acqua, messaggio perché si facciano meno sprechi delle risorse idriche

 

24 ORE NEL MONDO:

        L’Iran ribadisce di non voler sospendere il proprio programma nucleare e chiede ai Paesi europei di tornare al tavolo dei negoziati

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

27 agosto 2006

 

 

IL PAPA ALL’ANGELUS INVITA I GENITORI ANGUSTIATI PER I FIGLI CHE SI PERDONO

SU STRADE SBAGLIATE A TROVARE CONFORTO NELL’ESEMPIO DI SANTA MONICA

E DI SUO FIGLIO SANT’AGOSTINO

 

         Santa Monica e suo figlio Sant’Agostino “possono essere di grande conforto ed aiuto per tante famiglie anche del nostro tempo”. Così il Papa prima della recita dell’Angelus, nel cortile del Palazzo apostolico di Castel Gandolfo, ricordando la testimonianza di queste due figure esemplari, di cui la Chiesa celebra, oggi e domani, la memoria liturgica. Il servizio di Roberta Gisotti:

 

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Una mamma e un figlio, che hanno segnato la storia della Chiesa. Benedetto XVI ne ha ripercorso le vite: Monica, nata da famiglia cristiana a Tagaste nell’attuale Algeria, sposa e madre “esemplare”, seppe aiutare il marito a scoprire la fede in Cristo, e rimasta precocemente vedova dedicarsi “con coraggio alla cura dei tre figli, tra i quali Agostino che inizialmente la fece soffrire con il suo temperamento piuttosto ribelle”. Come dirà poi lo stesso Agostino, - ha ricordato il Papa - sua madre lo generò due volte; la seconda richiese un lungo travaglio spirituale, fatto di preghiera e di lacrime, ma coronato alla fine dalla gioia di vederlo non solo abbracciare la fede” ma anche porsi “interamente al servizio di Cristo”.

 

“Quante difficoltà anche oggi nei rapporti familiari e quante mamme sono     angustiate perché i figli s’avviano su strade sbagliate!

 

“Monica, donna saggia e     solida nella fede”, invita - ha esortato il Papa -   queste mamme “a non scoraggiarsi, ma a perseverare nella missione di spose e di madri, mantenendo ferma la fiducia in Dio e aggrappandosi con perseveranza alla preghiera”.

 

“Quanto a Sant’Agostino – ha aggiunto Benedetto XVI - la sua esistenza fu un’appassionata ricerca della verità. Alla fine, non senza un lungo tormento interiore, scoprì in Cristo il senso ultimo e pieno della propria vita e dell’intera storia umana”.

 

“Ottenga sant’Agostino il dono di un sincero e profondo incontro con Cristo a tutti quei giovani che, assetati di felicità, la cercano percorrendo sentieri sbagliati e si perdono in vicoli ciechi”.

 

Monica e Agostino invitano a rivolgerci “con fiducia a Maria, sede della Sapienza”, alla quale il Santo Padre ha affidato quest’oggi i genitori cristiani e la gioventù.

 

Dopo la preghiera mariana Benedetto XVI ha anticipato i temi della prossima Giornata - che la Chiesa in Italia celebrerà il primo settembre – dedicata alla salvaguardia del Creato, “grande dono di Dio esposto a seri rischi da scelte e stili di vita che possono degradarlo”, compromettendo soprattutto “l’esistenza dei poveri sulla Terra”

 

“In dialogo con i cristiani delle diverse confessioni occorre impegnarsi ad avere cura del creato, senza dilapidarne le risorse e condividendole in maniera solidale”.

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OGGI IN PRIMO PIANO

27 agosto 2006

 

RICORRE OGGI LA MEMORIA DI SANTA MONICA:

MAMMA DI SANT’AGOSTINO, HA VISSUTO PROFONDAMENTE

I VALORI CRISTIANI NEL SUO RUOLO DI MOGLIE E MADRE

- Intervista con don Salvatore Tanzillo - 

 

 

La Chiesa ricorda oggi Santa Monica, madre di Sant’Agostino. Vissuta nel IV secolo, lasciò l’Africa, dove era nata, per raggiungere il figlio a Milano. Qui Agostino, che voleva far carriera, cadde in una profonda crisi. Ma le preghiere della madre lo sostennero fino a quando scelse di consacrare la sua vita a Dio e chiese al vescovo Ambrogio di essere battezzato. Volendo tornare nella sua terra si fermò ad Ostia in attesa che la nave salpasse. E proprio ad Ostia Monica visse gli ultimi giorni della sua vita. Nell’antico porto della costa laziale la memoria della madre di Agostino è ancora viva, tanto che esiste una chiesa a lei dedicata, mentre il vescovo di Ippona da due anni è patrono della città. Tiziana Campisi ha chiesto al viceparroco della chiesa di Santa Monica, don Salvatore Tanzillo, come è ricordata ad Ostia la figura di Monica.    

 

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R. – Monica è la madre di Sant’Agostino; Sant’Agostino è il risultato degli sforzi di una madre molto tenace, molto cristiana, molto credente, che ha saputo indirizzare il figlio verso la conversione. Essendo stata una sposa ed una madre alquanto originale ma anche molto ‘grande’ nella sua vita cristiana, è prima di tutto una figura di moglie che oggi forse non se ne vedono tante, una figura di moglie fedele nonostante avesse un marito con un temperamento impulsivo, irascibile, che spesso andava anche con altre donne, si ubriacava … quindi, è stata una figura veramente grandissima di fedeltà al matrimonio, perché sapeva di fare una grande esperienza di santità, soprattutto di santificazione nel matrimonio. Sappiamo che il matrimonio di oggi è in crisi e quindi, forse, avere una figura così di riferimento è molto importante nell’ambito dei valori cristiani. E’ stata una madre che ha saputo ascoltare il figlio, profondamente, ed ha saputo indirizzarlo verso i valori della fede. E infatti, lei è riuscita a portare Agostino verso la conversione ed è grazie a lei che è diventato quella persona che noi conosciamo attraverso le sue opere.

 

D. – Quanto è antico ad Ostia il culto a Santa Monica?

 

R. – Risale, appunto, al IV secolo. Monica morì nel 387 a Ostia e quindi probabilmente fu sepolta nell’antico cimitero di Ostia antica o nei sobborghi di Ostia antica. La conosciamo attraverso una presenza molto antica degli Agostiniani e poi, Santa Monica fu proprio subito dichiarata santa, appunto perché legata alla figura di Sant’Agostino.

 

D. – E che tipo di devozione oggi possiamo dire esistere ad Ostia, verso Santa Monica?

 

R. – La devozione certamente non è così legata alla figura di Santa Monica; piuttosto, alla figura di Sant’Agostino. Però, Sant’Agostino noi lo conosciamo attraverso le “Confessioni”. Attraverso le “Confessioni”, però, noi riconosciamo tutti i tratti della personalità di Santa Monica. Perché quando morì la madre, Sant’Agostino capì – solamente in quel momento – quanto sua madre fosse stata importante e profonda nell’educazione che aveva ricevuto. E Monica, attraverso le Confessioni di Sant’Agostino, la conosciamo come una donna di fede, di preghiera, anche filosofa, perché partecipava a dei momenti di condivisione, a dei seminari – cosiddetti – oppure incontri con gli amici, partecipava in qualche modo alle discussioni che volentieri Sant’Agostino faceva con delle persone. Gli ambiti di queste discussioni erano ambiti certamente difficili ma Santa Monica riusciva a penetrare lo stesso, con il suo pensiero semplice, le grandi verità della teologia e della filosofia.

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“LA VERITÀ È IL DESTINO PER IL QUALE SIAMO STATI FATTI”: ANNUNCIATO IL TEMA

DEL PROSSIMO MEETING PER L’AMICIZIA FRA I POPOLI, CHIUSO IERI A RIMINI

- Con noi il prof, Joseph Weiler e il ministro Pierluigi Bersani -

 

“Dall’utopia alla presenza” è il titolo del libro di don Luigi Giussani al centro dell’incontro che ha chiuso ieri pomeriggio il Meeting 2006, un’edizione focalizzata sul rapporto fra ragione ed infinito. “Il meeting ha mostrato, seguendo il carisma di don Giussani, che la ragione dell’uomo è una finestra spalancata sulla realtà”, si legge nel comunicato stampa conclusivo. Il servizio della nostra inviata a Rimini, Debora Donnini.

 

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La sfida più grave al futuro dell’Europa è il calo della fertilità. A parlarne nell’incontro conclusivo di comunione e liberazione è stato Joseph Weiler, ebreo, professore di Diritto internazionale, alla New York University. Presenza invece di utopia in questo caso, per Weiler vuol dire “creare vita”. Bisognerebbe vivere la fede, dice Weiler citando Giussani. La famiglia numerosa non è una risposta utilitaria ad un’esigenza sociale, ma una risposta di fede.

 

“Il calo demografico non è la causa della crisi che minaccia la civiltà, ma la conseguenza di una crisi spirituale, che dimostra che la civiltà è ormai minacciata”. 

 

Questo libro è un viaggio verso il Cristianesimo, ha detto il ministro per lo Sviluppo economico, Pierluigi Bersani.  Per me la politica non è tutto, ha spiegato sostenendo che avere un’idea alta della politica significa vederne i limiti, con la speranza di rendere migliore quello che non può essere perfetto. E di fronte ai problemi del Paese, l’auspicio che il dialogo continui.

 

“Penso che dovremmo  andare un po’ più a fondo, capirci un po’ di più, perché questo Paese non ha solo il problema del bi-polarismo aggressivo, c’è qualche cosa di più profondo, bisogna andare più a fondo. Bisogna – fatemelo dire così – farsi popolo un po’ di più, volersi bene un po’ di più, cercare di capirsi nei punti di vista un po’ di più”.   

 

L’origine del nostro movimento ha detto Giancarlo Cesana, professore di Medicina e tra i responsabili nazionali di Comunione e Lliberazione, è stata l’impatto con una realtà umana diversa: l’umanità di don Giussani, quelli che lui indicava e quelli con i quali lui stesso si immedesimava”. Annunciato infine qui da Rimini il titolo del Meeting del prossimo anno: “La verità è il destino per il quale siamo stati fatti”.

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LA PRESENZA DEL DIAVOLO NELLA STORIA: QUANDO CALA LA FEDE SI APRONO LE VIE

ALLE INFLUENZE MALEFICHE. LA MISSIONE DELLA CHIESA NEL CACCIARE I DEMONI

- Intervista con padre Gabriele Amorth -

 

 

Gli spiriti malefici esistono, è però solo attraverso la Bibbia, che abbiamo saputo chi sono. Ne ha parlato padre Gabriele Amorth al Meeting per l’Amicizia tra i Popoli concluso ieri a Rimini, raccontando la sua esperienza di sacerdote esorcista. Luca Collodi lo ha incontrato e gli ha chiesto che rapporto c’è tra l’uomo che cerca Dio e la possessione demoniaca di una persona:

 

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R. – Bisogna tenere conto che l’esorcismo è qualcosa in cui si crede perché avvengono fatti che la ragione non può spiegare e che invece la Bibbia ci espone. Aggancio immediatamente la presenza dell’esorcismo con gli insegnamenti della Bibbia, perché la ragione da sola non arriverebbe mai a comprendere certi fenomeni che la ragione non arriva a capire e che solo attraverso la conoscenza rivelata che ci viene dalla Bibbia riusciamo ad approfondire. Teniamo conto che tutti i popoli di tutte le razze, anche i popoli più antichi, hanno sempre avuto la sensibilità all’esistenza di spiriti malefici che ci sono; é solo, però, attraverso la Bibbia che noi abbiamo saputo con certezza chi sono questi spiriti, ossia che sono angeli creati buoni da Dio che si sono ribellati e che per odio a Dio tentano l’uomo al male.

 

D. – Padre Amorth, molti si chiedono – spesso con una curiosità razionale – che cosa è un esorcismo, come si manifesta il male e come viene allontanato dall’uomo …

 

R. – L’esorcismo è una preghiera fatta in nome della Chiesa, per cui con una forza maggiore che non la semplice preghiera o le semplici invocazioni private, per liberare le persone colpite dal demonio dalla presenza o dalle influenze malefiche. Tenga presente questa differenza, perché la presenza malefica è molto rara, ossia che ci sia una persona realmente posseduta dal demonio, mentre è più frequente la influenza malefica, ossia una persona che ha dei tormenti causati dal demonio.

 

D. – Padre Amorth, come si presenta il demonio in una persona?

 

R. – Il demonio naturalmente è un puro spirito, non è che lo si veda: se ne vedono gli effetti. Quindi, la sofferenza che una persona ha e che i medici non riescono né ad individuare né tantomeno a guarire …

 

D. – Come si manifesta, all’inizio del terzo millennio, il demonio?

 

R. – Si manifesta con grande forza, perché non dimentichiamo che quando cala la fede, aumenta la superstizione, per cui le persone, dedicandosi all’occultismo che è in crescita, aprono le vie alle influenze demoniache.

 

D. – Padre Amorth, la Chiesa che rapporto ha con l’esorcismo e con i sacerdoti esorcisti?

 

R. – Direi che la Chiesa ha ufficializzato il mandato di Gesù: “Andate, predicate, cacciate i demoni, guarite i malati”.

 

D. – Possiamo riconoscere la presenza del diavolo anche nella storia, ad esempio nella storia contemporanea?

 

R. – Sì, perché il diavolo può possedere non solo le singole persone, ma anche i gruppi, anche popolazioni intere. Per esempio, io sono convinto che i nazisti fossero tutti posseduti dal demonio. Se si pensa a quello che hanno compiuto tipi come Stalin, Hitler … certamente erano posseduti dal demonio. Lo si vede dalle loro azioni, dal loro comportamento, dagli orrori che hanno commesso o che hanno fatto commettere, per cui bisogna difendere dal demonio anche la società!

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AL VIA, DOMANI A SUBIACO, UN CORSO DI TEOLOGIA PROMOSSO DALLA CEI

 SU “SAN BENEDETTO, IL MONACHESIMO E LE RADICI CRISTIANE DELL’EUROPA”

- Con noi, padre Innocenzo Gargano -

 

Si apre domani a Subiaco un corso per studenti di Teologia organizzato dall’Ufficio nazionale della Conferenza Episcopale Italiana per i problemi sociali e il lavoro sul tema: “San Benedetto, il monachesimo e le radici cristiane dell’Europa”. L’evento, che si svolge nella suggestiva cornice del monastero di Santa Scolastica, durerà tre giorni e prevede numerosi interventi sui molteplici aspetti dell’opera benedettina. Tra i relatori, anche padre Innocenzo Gargano, priore di San Gregorio al Celio che - intervistato da Alessandro Gisotti - si sofferma sul ruolo determinante di San Benedetto nell’evangelizzazione ed unificazione del Vecchio Continente: 

 

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R. – San Benedetto vedeva crollare sicurezze che appartenevano alla civiltà stabilita nel mondo mediterraneo ed ha tentato di dare dei messaggi che potessero anche diventare una specie di punti solidi di riferimento per il futuro della Chiesa e per il futuro anche dell’umanità. Il primo messaggio è certamente questa rocciosa fede in Dio, quindi c’è un richiamo fortissimo al trascendente. San Benedetto insegna poi che per potere accogliere l’altro, bisogna creargli un ambiente in cui l’altro si ritrovi come a casa sua, anche se viene da lontano, anche se appartiene a classi non necessariamente di livello superiore, semplicemente perché è uomo. Il monastero è la casa dove ogni uomo può ricevere la Parola del Signore e da ciò che ha appreso all’interno della comunità, espandere il suo influsso intorno alla comunità come un irraggiamento.

 

D. – Si può dire che San Benedetto ha cambiato anche il modo di rapportarsi dell’uomo al lavoro e all’uso del tempo? Si può parlare di una sorta di rivoluzione?

 

R. – Assolutamente! La prima operazione rivoluzionaria che ha fatto San Benedetto è stata quella di dare dignità al lavoro e al lavoro delle mani che fino a lui, e nel suo stesso contesto, era qualcosa che veniva legato alla schiavitù, a ciò che non poteva assolutamente essere compiuto dall’uomo nobile, dall’uomo cosiddetto “civile”. Benedetto ha dato dignità al lavoro, e dando dignità al lavoro ha prodotto una elevazione di coloro che del lavoro vivevano. Ha anche permesso, attraverso il lavoro, di recuperare una dignità della terra in quanto spazio in cui si poteva incarnare la Parola di Dio.

 

D. – “Abbiamo bisogno di uomini come Benedetto”, ha affermato l’allora cardinale Joseph Ratzinger il 1 aprile del 2005, proprio a Subiaco, pochi giorni prima di essere eletto alla Cattedra di Pietro con il nome di Benedetto …

 

R. – Direi assolutamente sì! Abbiamo bisogno proprio di uomini che, con molta forza, indichino il primato di Dio all’interno del cammino dell’uomo; ma un primato di Dio che abbia corrispondenza nella espansione dell’amore da parte dell’uomo. Cioè, il primato di Dio significa sentirsi tutti sotto lo sguardo amorevole di Dio e quindi riconoscersi tutti fratelli allo stesso modo, perché c’è un unico Padre. Significa riuscire finalmente a far cadere tutte le barriere che impediscono agli uomini di sentirsi fratelli. In San Benedetto la verticalità del primato di Dio si sposa sempre con l’orizzontalità dell’attenzione ai fratelli. Per questo, il motto benedettino è “Ora et labora”: l’“ora” è la verticalità del rapporto con Dio da cui si attinge l’energia per potersi però impegnare concretamente in favore dell’uomo.

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CHIESA E SOCIETA’

27 agosto 2006

 

 

OLTRE 220 ESPONENTI RELIGIOSI E RAPPRESENTANTI DI 150 PAESEI SONO RIUNITI

DA IERI A KYOTO IN GIAPPONE PER L’OTTAVA

CONFERENZA MONDIALE SULLA PACE E LA RELIGIONE.

- A cura di Andrea Cocco -

 

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KYOTO. = Si è aperta con un monito diretto la Conferenza di Kyoto un appello a rigettare la violenza, una condanna secca delle deviazioni della religione ad opera degli estremismi. A pronunciare le parole di denuncia, il segretario generale della Conferenza, William Vendley che inaugurando i lavori ha puntato il dito contro “estremisti, politici senza scrupoli e un mondo dell’informazione ostaggio del sensazionalismo”, tutti accusati di strumentalizzare per i propri fini la religione. A partecipare al dibattito sono venuti da tutto il mondo; oltre 2200 i delegati cristiani, ebrei, musulmani, buddisti, induisti e sikh e non mancano rappresentanti da zone particolarmente a rischio come il Sudan, il Medio Oriente, la Repubblica democratica del Congo. Quest’anno la conferenza, che per la prima volta è tornata a riunirsi nel luogo dove nacque nel 1970, si soffermerà in modo particolare sulle capacità di intervento concreto delle religioni a favore della pace. “Uomini di fede comunità ed esponenti religiosi devono far sentire la loro voce e passare all’azione” ha ricordato Vendley, insistendo sulla priorità assoluta da dare alla soluzione dei grandi conflitti così come di quelli a bassa intensità. A guidare la folta rappresentanza cattolica è il cardinale giapponese Stephen Fumio Hamao insieme al cardinale boliviano Julio Terrazas Sandoval. E’ il rabbino David Rosen, presidente della Commissione internazionale ebraica, il capofila della delegazione ebraica, mentre tra i musulmani figurano diverse personalità di spicco. Tra queste l’ex presidente iraniano Khatami e il principe di Giordania Hassan Talal. “Dobbiamo abbattere i nostri confini nazionali e le nostre differenze religiose”, ha dichiarato il premier giapponese Koizumi, che sabato ha inaugurato i lavori della Conferenza. “Dobbiamo lavorare come una sola persona per affrontare le crescenti difficoltà che investono il mondo”.

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L’ONU APPROVA LA CONVENZIONE SUI DIRITTI DEI DISABILI. IL TESTO, CHE

A SETTEMBRE DOVRA’ PASSARE AL VAGLIO DELL’ASSEMBLEA GENERALE, 

POTREBBE ENTRARE IN VIGORE NEL 2007

 

NEW YORK.  = E’ il primo trattato sui diritti umani del 21° secolo, ma soprattutto il primo tentativo di vincolare tutti gli Stati della comunità internazionale al rispetto di norme specifiche che riguardano le persone diversamente abili. “Niente di quanto ci riguarda sia deciso senza di noi”, così recita il motto della Convenzione Onu sui diritti delle persone disabili. Decine di articoli che sottopongono gli Stati membri a un duplice impegno: quello di adottare nuove leggi per rendere effettivi i diritti previsti e quello di eliminare pratiche e norme discriminatorie nei confronti della disabilità. Il principio che sta alla base del Trattato è che assistenza e carità dovranno essere rimpiazzati da nuovi diritti e libertà. Si inizia dal diritto alla vita, per poi passare all’accesso all’istruzione, all’informazione, al diritto al lavoro, con l’obbligo per le istituzioni di combattere stereotipi, favorire l’inserimento nella società e riconoscere le abilità specifiche di ogni persona. E non vengono naturalmente dimenticate le misure concrete per eliminare le cosiddette barriere architettoniche. Il testo approvato ieri in prima battuta dall’Onu, prevede anche la creazione di una Commissione incaricata di verificare il rispetto del trattato con visite ad hoc nei vari Paesi. Ma ci vorrà molto tempo perché gli Stati si adeguino agli standard minimi fissati. Oggi solo 45 Nazioni prevedono normative specifiche, mentre sono almeno 650 milioni le persone diversamente abili nel mondo. In attesa dell’approvazione definitiva del testo da parte dell’Assemblea generale non sono poi mancate le polemiche, come quelle scaturite dalla notizia che molto probabilmente gli Stati Uniti non firmeranno. “Abbiamo già leggi nazionali a tutela dei disabili”, ha fatto sapere Washington. Ma a prevalere è comunque la grande soddisfazione della diplomazia internazionale e delle organizzazioni non governative. Una fra tutte, la dichiarazione del presidente dell’Assemblea generale dell’Onu, Jan Eliasson, che ha parlato di un “messaggio meraviglioso inviato al mondo”. (A.C.)

 

 

PARTE OGGI PER LOURDES IL PELLEGRINAGGIO ANNUALE

DELLA DIOCESI DI ROMA GUIDATO DAL CARDINALE CAMILLO RUINI

- A cura di Giovanni Peduto -

 

ROMA. = Si rinnova da oggi fino al 2 settembre la tradizionale iniziativa, promossa dall'Opera Romana, del pellegrinaggio a Lourdes della diocesi di Roma, guidato dal cardinale vicario Camillo Ruini. A rispondere alla chiamata sono i pellegrini, a chiamare è la Madre di Dio, a guidare i pellegrini è il pastore. Risiede proprio in questa comunità in cammino, guidata dal suo pastore, il cardinale Camillo Ruini, il senso profondo del pellegrinaggio della diocesi di Roma al santuario di Lourdes. Un appuntamento, oramai diventato tradizione, che si svolge quest’anno da oggi, 27 agosto, fino al 2 settembre e che vede una partecipazione di circa 3mila pellegrini e di almeno una quarantina di sacerdoti. A mettere in moto la macchina organizzativa, come sempre, l’Opera Romana Pellegrinaggi (ORP), il cui amministratore delegato e direttore generale, rispettivamente monsignor Liberio Andreatta e padre Cesare Atuire, prendono parte al viaggio mariano. Il pellegrinaggio si serve di 5 voli aerei, 3 treni speciali e vari pullman  e vi partecipano persone che vanno dall’età di 1 anno fino ai 90 anni. C’è addirittura tra di loro chi torna a Lourdes per la quindicesima o la venticinquesima volta. Riscoprire l’essenzialità della fede attraverso una pastorale centrata sui sacramenti della Chiesa è il filo conduttore di questo pellegrinaggio al santuario di Lourdes, che per l’anno in corso propone come tema pastorale "Tenete accese le vostre lampade!" (Luca 12, 35). Il momento centrale di ogni giorno è la celebrazione dell’Eucaristia, poi la liturgia penitenziale che inizia con la Via Crucis e termina con la celebrazione individuale del sacramento della Riconciliazione. I momenti forti di ogni giornata sono la processione eucaristica nel pomeriggio e, in serata, il Santo Rosario durante la processione con le candeline accese.

 

 

MENO SPRECHI DELLE RISORSE IDRICHE NEL MONDO, SOPRATTUTTO NEL SETTORE

AGRICOLO E NELL’ALLEVAMENTO. QUESTO IL MESSAGGIO DEI 100 PAESI

CHE PARTECIPANO ALLA CONFERENZA SULLE RISORSE IDRICHE,

A CONCLUSIONE DELLA SETTIMANA MONDIALE DELL’ACQUA

 

STOCCOLMA. = “Il mondo non sta affrontando una crisi idrica: abbiamo abbastanza acqua per soddisfare i nostri bisogni, ma la amministriamo tremendamente male”. Sono queste le dichiarazioni dello scienziato indo-canadese Asit Biswas, vincitore dello ‘Stockholm Water Prize’ per il 2006, che hanno aperto ieri la XVI Conferenza internazionale sulla gestione dell’acqua. Organizzata dall’istituto internazionale per l’acqua di Stoccolma, (SIWI), la Conferenza ha concluso ieri la ‘Settimana mondiale dell’acqua’. Tutti gli interventi dei partecipanti provenienti da 100 Paesi del mondo hanno confermato il punto di vista di Biswas. Un rapporto condotto da 10 esperti negli ultimi cinque anni ha dimostrato che basterebbe dimezzare il consumo dell’acqua dolce, pari al 78%, e destinato al settore agricolo, per garantire risorse idriche a oltre 2 miliardi di persone nel mondo. Allevamento e agricoltura sarebbero infatti responsabili dell’80% degli sprechi di acqua nel mondo: a sostenerlo, è stato il Fondo mondiale per la natura (WWF). Importante anche l’allarme desertificazione: secondo il Programma ambientale dell’ ONU (UNEP), in Africa sono state più di 10 milioni le persone costrette ad abbandonare le proprie case negli ultimi 20 anni. Legambiente ha invece avvertito che circa 135 milioni di persone rischiano di diventare ‘profughi ambientali’ a causa del problema desertificazione. (A.Gr.)

 

 

UN GRATTACIELO CHE GIRA SFRUTTANDO L’ENERGIA EOLICA E SOLARE. IDEATO 

DA DAVID FISHER E PROGETTATO IN ITALIA, L’EDIFICIO SARÀ COSTRUITO

A DUBAI, NEGLI EMIRATI ARABI UNITI, ENTRO IL 2009

 

DUBAI. = Un grattacielo alto 250 metri, con 59 piani rotanti che si muovono grazie all’energia del vento e del sole. È questo il progetto della prima costruzione interamente girevole al mondo, presentato ieri mattina a Firenze durante il nono congresso mondiale sull’energia rinnovabile, ilWREC 2006’. L’edificio sarà costruito a Dubai, negli Emirati Arabi, ma è stato ideato da David Fisher e progettato in Italia da Fabio Bettazzi e Marco Sala, con la partecipazione di Leslie Robertson, l'ingegnere statunitense ideatore delWorld Trade Center’ di New York. I lavori inizieranno fra 3 mesi, dureranno due anni e mezzo e costeranno complessivamente 500 milioni di dollari. Caratteristica del grattacielo sarà il lento e indipendente movimento dei  piani, ciascuno formato da un unico appartamento, che permetterà agli inquilini di essere sempre orientati verso il sole. “L’energia elettrica - ha dichiarato Fisher - sarà prodotta da una serie di ventole che verranno installate negli spazi liberi tra i piani e sfrutteranno la forza del vento come se fossero mulini.” Anche i singoli piani, girando grazie al vento, produrranno energia. Infine ci sarà l’apporto dei pannelli solari, che verranno posizionati sui tetti di ciascun piano e che durante la giornata, ruotando, rimarranno parzialmente esposti alla luce. “In questo modo - spiega Fisher – l’edificio non solo produrrà l'energia che gli è necessaria, ma sarà anche in grado di venderla all'esterno. Secondo i nostri calcoli, in un anno, la torre fornirà circa 190 milioni di kilowatt di energia, per un valore di oltre 7 milioni di euro”.( A.Gr.)

 

 

 

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

27 agosto 2006

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

 

In primo piano, la questione nucleare iraniana: il governo della Repubblica islamica ribadisce che l’Iran non intende sospendere i processi di arricchimento dell’uranio ma chiede anche ai Paesi europei di tornare al tavolo dei negoziati. Per sabato prossimo a Teheran, è stata fissata inoltre la visita del segretario generale dell’ONU, Kofi Annan. Il nostro servizio:

 

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Il capo dei negoziatori iraniano, Ali Larijani, ha dichiarato che l’Iran è determinata a produrre combustibile nucleare nonostante la richiesta del Consiglio di sicurezza dell’ONU di sospendere, entro il 31 agosto, l’arricchimento dell’uranio. Il negoziatore iraniano ha anche precisato che “la produzione del combustibile nucleare è l’obiettivo strategico” della Repubblica islamica. Ma all’intenzione di proseguire il proprio  programma nucleare, il governo di Teheran aggiunge anche messaggi di rassicurazione per la comunità internazionale. Il ministro degli Esteri, Hamid Reza Asefi, ha dichiarato che la tecnologia nucleare non ha fini militari e sarà impiegata solo per usi civili. Il ministro ha chiesto, poi, ai Paesi europei di “tornare al tavolo dei negoziati” sul nucleare con “un atteggiamento positivo”. In Iran, intanto, procedono le attività di ricerca. Ieri, il presidente Mahmud Ahmadinejad ha inaugurato un impianto per la produzione di acqua pesante destinata al funzionamento di un nuovo reattore atomico. “L’Iran – ha detto Ahmadinejad - difenderà con forza il suo diritto alla tecnologia nucleare, perché nessuno può privare una nazione delle prospettive basate sulle sue capacità”. Il portavoce del ministro degli Esteri della Repubblica islamica ha annunciato, infine, che il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, si recherà sabato prossimo a Teheran per discutere “di diverse questioni con le più alte autorità” dello Stato. Secondo fonti locali, tra i temi principali della visita figurano il programma nucleare iraniano e la situazione in Libano.

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 La missione in Medio Oriente del segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, inizierà domani a Beirut, dove incontrerà i responsabili della forza internazionale di interposizione delle Nazioni Unite (UNIFIL), il premier libanese, Fuad  Siniora, ed il comandante dell’Esercito libanese. Intanto, dopo la decisione dell’Unione Europea di inviare quasi 7.000 militari per rinforzare l’UNIFIL, la diplomazia continua a muoversi per sciogliere alcuni nodi tra Israele ed Hezbollah. Secondo il quotidiano egiziano “Al-Ahram”, una mediazione tedesca avrebbe portato a un’intesa per uno scambio di prigionieri entro due o tre settimane. Il partito politico militare degli Hezbollah, precisa il quotidiano, rilascerà i due soldati israeliani rapiti lo scorso 12 luglio dopo aver ricevuto “garanzie solide dal mediatore tedesco per la liberazione di prigionieri libanesi”. Osservatori internazionali auspicano, inoltre, la presenza di caschi blu anche nella striscia di Gaza. Massimiliano Menichetti ne ha parlato con Ugo Draetta, docente di Diritto internazionale all’Università Cattolica di Milano.

 

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R. -    Molti ritengono che tutte le questioni del Medio Oriente siano tra di loro collegate. La questione palestinese è un po’ alla radice di molti dei problemi; quindi, non sorprende che si pensi ad un eventuale dispiegamento di una forza militare anche nella striscia di Gaza.

 

D. –    Secondo lei c’è il rischio che i militari ONU si trovino a fronteggiare situazioni limite come quella afghana o, peggio, quella irachena, anche se ovviamente gli scenari sono diversi…

 

R. – Penso che sia possibile. Gli Hezbollah hanno dichiarato espressamente che non intendono farsi disarmare. La Siria non vuole militari ai confini con il Libano. Il governo di Damasco ha fatto sapere che, in questo caso, reagirebbe. Ma secondo Israele è necessario presidiare il confine siro-libanese. Quindi, ci sono le premesse perché questa forza sia chiamata a compiti impegnativi di peace enforcing, più che peace keeping.

 

D. – Israele ha accettato anche la presenza di soldati turchi e musulmani. E’ un’apertura significativa?

 

R. – Mi pare che questa sia una mossa molto saggia da parte di Israele, perché una forza che non comprenda anche componenti musulmane avrebbe minore credibilità.

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Almeno 15 persone sono morte, in Iraq, per una nuova catena di attentati: un ordigno, esploso a Baghdad a bordo di un minibus, ha provocato almeno 9 morti. Sempre nella capitale, due civili sono rimasti uccisi per la deflagrazione di un’autobomba davanti alla sede del quotidiano governativo“Al-Sabah”. Violenze si registrano anche nel nord del Paese: a Kirkuk, 4 poliziotti sono morti in seguito ad un attacco kamikaze compiuto davanti alla sede del Partito curdo del presidente Talabani.

 

Nuovo raid israeliano nella Striscia di Gaza: un presunto militante di Hamas è morto per un attacco aereo compiuto nella notte. In un’altra incursione condotta dall’esercito israeliano a Nablus, in Cisgiordania, è rimasto ucciso un ragazzo palestinese. Oltre a questi drammatici episodi di violenza, si deve comunque registrare anche una buona notizia: fonti della sicurezza palestinese hanno reso noto che sono stati liberati il giornalista americano ed il cameraman neozelandese dell’emittente televisiva americana “Fox News”, rapiti lo scorso 14 agosto a Gaza. I due reporter, che in un video diffuso poco prima del rilascio avevano annunciato di essersi convertiti all’Islam, hanno poi raccontato di esservi stati costretti sotto la minaccia delle armi.

 

Sembra vicina ad una svolta anche la vicenda dei due turisti italiani, sequestrati in Niger lunedì scorso da un gruppo di ribelli del sedicente “Fronte Far Sahara”. I sequestratori hanno chiesto di divulgare - in cambio della liberazione dei due ostaggi - una dichiarazione in cui accusano il governo del Niger di non essere democratico e di non garantire i diritti dell'’uomo, chiedendo poi di essere rappresentanti e ammonendo tutti gli stranieri dal recarsi nel Paese “fino a nuovo ordine”.

 

Almeno 22 immigrati sono morti ed altri 179 sono stati salvati al largo della Mauritania dalla Gendarmeria locale. I clandestini, partiti dal Senegal, erano diretti all’arcipelago spagnolo delle Canarie. La rotta Senegal – Mauritania - Canarie è diventata sempre più frequente dopo l’inasprimento dei controlli nelle enclave spagnole in Marocco di Ceuta e Melilla ed il rafforzamento della collaborazione tra Madrid e Rabat.

 

 

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