RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 236 - Testo
della trasmissione di giovedì 24 agosto 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Nuova
presa di posizione dei vescovi argentini contro l’aborto
Nonostante la tregua nuovi scontri in Congo
Ripresi gli sbarchi di clandestini a Lampedusa: il
governo italiano propone pene più severe per gli scafisti
24 agosto 2006
BENEDETTO
XVI IN VISITA PRIVATA CON IL FRATELLO GEORG
AL
SANTUARIO DI NEMI. AI NOSTRI MICROFONI, IL RACCONTO
DI
PADRE GIACINTO MASALA, RESPONSABILE DEL CONVENTO
DEI
MERCEDARI DI NEMI
Condividere un
momento di preghiera con gli affetti più cari: con questo spirito, Benedetto
XVI si è recato martedì pomeriggio - assieme al fratello Georg
- al Santuario del Santo Crocifisso di Nemi, nel
cuore dei Castelli Romani. Nello stesso Santuario, il 10 settembre del 1969 vi
aveva celebrato la Santa Messa Paolo VI. Oltre al Santuario, il Papa ha
visitato il convento di Nemi retto dai padri Mercedari. Pur trattandosi di una visita privata, appena si
è diffusa la notizia, molti fedeli sono accorsi a salutare il Santo Padre. Per
una testimonianza su questa visita fuori programma di Benedetto XVI, Alessandro
Gisotti ha intervistato padre Giacinto Masala,
responsabile del convento dei Mercedari di Nemi:
**********
R. - E’ stata una visita a sorpresa. Ci hanno avvertito
poche ore prima. Io in effetti posso dire che in un
primo momento non ci credevo… anzi ho trattato male le guardie che sono venute
ad avvertirmi. Mi sono davvero trovato un po’ preso alla sprovvista.
R. - Come si è svolta la visita?
R. - Il Papa è arrivato alle 16 e 30. La visita era in
forma strettamente privata e quindi non hanno voluto che si avvertisse nessuno.
Il Papa voleva venire a conoscere questo Santuario. Pur essendo stato altre
volte a Nemi, non lo conosceva. Per questo, veniva a
pregare nel Santuario insieme al fratello.
D. – Ecco, il Papa era accompagnato dal fratello Georg, quindi un momento anche di condivisione famigliare.
Quali sono state le sue impressioni?
R. - Il Papa entrando nella Chiesa faceva molta attenzione
al fratello che veniva accompagnato da una signora. Si
preoccupava per il fratello che aveva un po’ di difficoltà a camminare. Devo
dire che il Papa prestava attenzione al fratello più che a tutto il resto! E’
molto bello questo atteggiamento del Papa verso il fratello. All’altare hanno
ammirato soprattutto questa bellissima immagine del crocifisso, che è un’opera
di frate Vincenzo da Bassiano del XVII secolo.
D. - C’è qualcosa che le ha detto il Papa che l’ha colpita
in particolare?
R. - Si, il Papa ha chiesto se i padri Mercedari
- perché noi siamo Mercedari - erano stati mai in
Germania. Poi si è mostrato molto colpito da questo bellissimo crocifisso che è
qui nel santuario, diceva: “E’ bellissimo, è bellissimo”. Dopo i vespri della
Beata Vergine Maria è andato in convento insieme a
noi. Ho voluto fargli vedere una camera che è stata occupata dai Papi nel
passato e c’è una iscrizione su cui si è soffermato in
particolare. Questa lapide dice: “Cubiculum hoc Clemens XI, Benedictus XIV…” Il Papa l’ha fatto leggere al fratello
soffermandosi, in particolare, su Papa Benedetto
XIV che era stato lì prima di lui. Poi, ha ammirato dal convento il
bellissimo panorama del Lago di Nemi. Quindi, prima
di tornare a Castel Gandolfo, ha benedetto i fedeli che si erano radunati per
salutare il Papa.
**********
SI È
CHIUSO AD ERICE IL SEMINARIO SCIENTIFICO INTERNAZIONALE SULLE EMERGENZE
PLANETARIE, APERTOSI CON IL MESSAGGIO AUGURALE DEL PAPA.
CON
NOI, IL PRESIDENTE DELLA FEDERAZIONE MONDIALE DEGLI SCIENZIATI,
ANTONIO
ZICHICHI
Si è chiuso ieri ad Erice, in
Sicilia, il Seminario scientifico internazionale sulle emergenze planetarie.
All’incontro hanno partecipato 100 scienziati di 26 Paesi ai quali il Papa ha
inviato un messaggio augurale auspicando “ogni successo per l’importante
iniziativa” e assicurando “un orante ricordo” agli
organizzatori e ai partecipanti. Sui temi affrontati durante il convegno
scientifico, ascoltiamo il servizio di Amedeo Lomonaco:
**********
Il seminario ha preso in esame diverse emergenze
planetarie che possono rendere l’uomo più vulnerabile e la terra meno ospitale.
E stata presa in esame, in particolare, la minaccia del terrorismo. “Quella che
stiamo combattendo contro i terroristi – ha detto l’alto rappresentante
pakistano dell’ONU, Ahmad Kamal
– è la terza guerra mondiale”. Sull’emergenza culturale e sulla minaccia del
terrorismo ascoltiamo il prof. Antonio Zichichi,
presidente della federazione mondiale degli scienziati:
“Gli scienziati di Erice
vogliono far capire al grande pubblico che siamo tutti imbarcati nella stessa
navicella spaziale. Difenderla è un nostro dovere. L’emergenza culturale è una
delle conseguenze più devastanti. La più drammatica è quella del terrorismo,
che ci fa fare salti indietro di secoli nel tempo”.
Un ulteriore elemento di criticità è quello della crisi
energetica mondiale che non viene affrontata
attraverso un migliore sfruttamento delle risorse.
“Centinaia di milioni di persone entrano ogni anno nel
mercato energetico, perchè tutti vogliono vivere al meglio. Noi siamo
divoratori di energia. Non possiamo evitare questa richiesta. Un accordo deve
essere stabilito affinché l’atmosfera non diventi una camera a gas”.
Oltre alle emergenze energetiche e alla presentazione di
un progetto per lo sviluppo di centrali nucleari di quarta generazione, è stato
anche analizzato il fenomeno del surriscaldamento planetario. Sentiamo:
“Noi continuiamo ad introdurre gas ad effetto serra
nell’atmosfera, bruciando carbone e petrolio. E’ civile bruciare un milione di
chili di una sostanza per ottenere la stessa quantità di energia che si può
ottenere bruciando un solo chilo? Ecco cosa bisogna far capire alla gente”.
Ma non sempre l’uomo è consapevole dei rischi. Alcune
minacce, infatti, vengono ignorate. Tra queste,
figurano possibili collisioni con oggetti cosmici. Ascoltiamo ancora il prof. Zichichi:
“I veri pericoli che corre l’umanità sono ignorati. Lo
spazio cosmico, che i nostri antenati immaginavano vuoto, pullula di asteroidi
e comete. Noi siamo una navicella spaziale che gira intorno al sole. Se
un’altra cometa venisse fuori, con una potenza pericolosa per il pianeta, noi
sapremmo difenderci”.
Durante il convegno è stato denunciato, inoltre, come la
plastica attraverso un sempre più massiccio inquinamento idrico, sia entrata
definitivamente nella catena alimentare dell’uomo producendo una serie di
squilibri ed effetti nocivi per il sistema ormonale. Ascoltiamo:
“Secondo alcuni studiosi avrebbe effetto addirittura su
caratteristiche fondamentali della nostra specie, come la riproducibilità di
certi fenomeni. Queste variazioni toccherebbero il codice genetico,
trasmetterebbero attraverso generazioni”.
L’analisi delle emergenze planetarie di questa 37.ma edizione ha anche affrontato rischi determinati da
sviluppi recenti, quali Internet. Attraverso la rete – denunciano gli
scienziati – si possono sabotare centrali elettriche ed acquedotti. Per questo
occorre trasferire nei Paesi in via di sviluppo le tecnologie per la sicurezza
informatica. E’ stata poi espressa preoccupazione per un’eventuale ’epidemia
virale attraverso mutazioni di virus già esistenti, come quello dell’aviaria. Quindi
– sottolineano gli scienziati – la comprensione e la prevenzione delle
emergenze non possono prescindere da un impegno immediato e responsabile in difesa
della terra.
**********
=======ooo=======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio vaticano - Una pagina
dedicata ai temi sacerdotali.
Servizio estero - Medio
Oriente: urge che la comunità internazionale si assuma
le proprie responsabilità per applicare la 1701.
Kofi Annan avvierà una missione nelle capitali dell’area dopo la
riunione con l’UE.
Servizio culturale - Un
articolo di Anna Bujatti dal titolo “La traduzione
delle opere letterarie cinesi in Italia”: una mostra e un convegno alla
Biblioteca nazionale centrale di Roma.
Servizio italiano - In primo
piano sempre la questione degli incidenti sul lavoro.
=======ooo=======
24 agosto 2006
IL
RAPPORTO TRA FEDE, RAGIONE UMANA E SCIENZA È STATO AL CENTRO
DELLA
RELAZIONE DEL CARDINALE CHRISTOPH SCHÖNBORN AL MEETING DI RIMINI,
IERI POMERIGGIO. SEMPRE IERI SI E’ PARLATO DI
LAICITA’ E LAICISMO
- Con
noi lo stesso arcivescovo di Vienna, Sergio Belardinelli,
Juan Caramuel y Lobkovitz e mons. Luigi Negri -
Il rapporto tra fede, ragione umana e scienza è stato al
centro della relazione del cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna, al Meeting di Rimini, promosso
da Comunione e Liberazione. Per secoli,
ha sottolineato il cardinale Schönborn, “la creazione
è stata raccontata come genesi, come storia biblica”. Poi con l’avvento della
tesi scientifica sull’evoluzione biologica della vita si evidenziò una netta
“situazione concorrenziale”: l’evoluzionismo di Darwin divenne alternativo alla
creazione. Ma per il cardinale arcivescovo di Vienna, “la scala di Darwin e
quella di Giacobbe non si escludono”, “anzi
**********
R. – La prima ragione tocca la questione più fondamentale
della vita umana. Da dove veniamo? La nostra vita ha un senso, una finalità,
una ragione o meno? Se tutto è casuale la vita non ha senso. E’ una questione,
dunque, molto vitale. Secondo, la sfida alle scienze naturali, che si trovano
da due o tre secoli su una strada vittoriosa. Molti oggi
si rendono conto che una scienza senza riflessione, senza metafisica, senza
radici profonde, senza una questione etica, diventa pericolosa. Dopo il XX secolo, la questione della bomba atomica, la bioetica…
tutte queste questioni non vanno risolte solo dalla scienza, ma da uno sguardo
complementare, che indichi anche i limiti e gli obblighi alla scienza o,
piuttosto, agli scienziati.
D. – Cardinale Schönborn, perchè
il mondo scientifico sembra invece privilegiare l’elemento dell’evoluzione
biologia per spiegare l’inizio della vita sulla terra?
R. – Penso sia normale che le scienze naturali cerchino le
ragioni meccaniche, materiali, la catena delle cause naturali, per spiegare i
fenomeni dello sviluppo della vita e dell’origine dell’universo. Questo è
proprio il metodo della scienza, quello di ammettere solo criteri di quantità,
criteri di misura, di cifre. Ma il pericolo sta nel pensare che questo sia
tutto. Questo è solo una parte della realtà, ma non il tutto della realtà.
D. – Per la Chiesa, creazione ed evoluzione possono
coesistere?
R. – Io direi, più generalmente, che ogni verità è a casa
nella Chiesa, nella fede, perché la fede e la verità, la realtà, non possono
essere in opposizione. Invece, non tutte le spiegazioni dell’evoluzione, del
divenire del mondo, della vita, dell’uomo sono compatibili con la fede.
L’esplicazione puramente materialistica non è compatibile con la fede, ma ci si
può anche domandare se sia compatibile con la scienza, perchè dal punto di
vista della scienza stessa si rimane al livello delle cause materiali. Se uno
scienziato dice che questo è il tutto della realtà, dobbiamo dire che non è
vero, perchè la realtà è più ampia delle cause materiali e se uno dice che le
cause materiali sono il tutto, non fa della scienza esatta, ma fa della
filosofia, della religione o della negazione della religione. Dobbiamo distinguere,
dunque, tra teoria scientifica dell’evoluzione e ideologia dell’evoluzionismo,
che vuole spiegare tutto solo con delle cause materiali.
D. – Ai primi di settembre lei, in forma privata,
incontrerà il Papa, insieme ad altri ex allievi di
teologia a Castelgandolfo proprio su questi temi. Ci
dobbiamo aspettare una riflessione scritta, in futuro, di Benedetto XVI su questo
tema?
R. – Questo non posso dirlo, perché è sua la
responsabilità, ma è certo che invitandoci a riflettere su questa tematica ha
saputo ed ha anche voluto che questo non fosse tenuto segreto. E’ importante
che si sappia che il Santo Padre riflette su questa questione così importante.
Se si farà una pubblicazione delle relazioni, delle conferenze, in questa circostanza,
questo lo deciderà il Santo Padre.
**********
Al Meeting di Rimini, si è parlato tra l’altro di “Laicità
e laicismo”. Per il vescovo di San Marino, mons. Luigi Negri, il futuro della
politica deve ripartire da una forte identità culturale. I cristiani hanno il
compito di contribuire ad una nuova figura del laico. Dalla città romagnola
Luca Collodi:
**********
Parlare di laicità significa parlare di laici e cattolici,
di una società pluralista e del disagio morale della società in cui siamo. C’è
bisogno di ricominciare a pensare in una prospettiva che non rimuova le
esigenze di infinito. Per il sociologo bolognese Sergio Belardinelli
non c’è più infatti un criterio naturale di giudizio
sulle cose ed è proprio di questi pregiudizi che si nutre l’odierno dibattito
sulla laicità della politica:
“Le grandi sfide che abbiamo di fronte, da quelle
bioetiche a quelle del confronto con culture differenti dalle nostre, sono sfide
che non possono essere fronteggiate con pensieri ipotetici, con discorsi che
sono in un modo ma potrebbero essere indifferentemente
in un altro”.
Ma per il filosofo Juan Lobkovitz le autorità ecclesiali devono fare attenzione ad evitare
il rischio di clericalismo sui laici:
“Pochi di noi si addentrano in aree politicamente
importanti o fanno politica. Noi critichiamo continuamente i politici ma se i
laici radicali dovessero affermarsi, ciò sarà dovuto
al fatto che in politica il loro numero è maggiore del nostro”.
Per mons. Luigi Negri, vescovo di
San Marino e Montefeltre, il presente e il futuro
dipendono dall’incontro di laici non laicisti e cattolici non clericali:
“Laici non laicisti e cattolici non clericali, questo è il
presente e il futuro. Di fronte a questo dialogo tutte
le schermaglie culturali ideologiche e politiche appartengono inesorabilmente
al passato. Non c’è neanche bisogno di combatterle perché la storia quando ha
giudicato una posizione presto o tardi la porta alle estreme conseguenze”.
Da Rimini,
Luca Collodi, Radio Vaticana.
**********
ULTIME
MANOVRE PER LA FORZA DI PACE ONU IN LIBANO: A ROMA L’INCONTRO TRA I MINISTRI DEGLI ESTERI ITALIANO
E ISRAELIANO.
DOMANI
IL VERTICE UE A BRUXELLES
- Ai
nostri microfoni Oded Ben-Hur
e mons. Fouad Twal -
Prosegue il tour diplomatico in Europa del ministro degli
Esteri israeliano, Tzipi Livni,
che oggi alla Farnesina ha parlato della crisi in
Medio Oriente con il suo omologo, Massimo D’Alema. In
questo momento è in corso la conferenza stampa, mentre sul piano internazionale
si aspetta il vertice UE di domani a Bruxelles. Il servizio di Eugenio Bonanata:
**********
A canalizzare l’attenzione è il vertice di Bruxelles, dove
i capi delle diplomazie europee, alla presenza del segretario generale
dell’ONU, Kofi Annan,
daranno indicazioni definitive circa il comando e la consistenza della forza
ONU in Libano. E’ necessario inviare il contingente al più presto, aveva detto
ieri da Parigi il ministro degli Esteri israeliano, Tzipi
Livni: la situazione è esplosiva, - ha precisato -
dunque occorre lottare contro il tempo per applicare la risoluzione 1701 delle
Nazioni Unite. I primi militari arriveranno forse “entro una settimana”,
ma - precisano fonti di Bruxelles - il dislocamento non sarà completato
prima di “due mesi o più”. Secondo indiscrezioni,
l’Italia ha confermato, in sede UE, la
disponibilità massima di tremila uomini. Ma Roma, candidata sempre più
probabile alla guida della forza ONU, ha anche rinnovato l’appello ai Paesi dell'Unione
affinché partecipino significativamente alla missione.
Il premier italiano, Romano Prodi, in un’intervista alla CNN si è detto certo
che l’Italia non resterà da sola e che con Israele c’è un patto di ferro:
appena arriveranno i Caschi Blu, l’esercito dello Stato ebraico si ritirerà dal
sud del Libano. Dal canto suo, la Francia potrebbe annunciare
oggi stesso l’invio di più soldati rispetto alle 200 unità già annunciate.
Intanto, mentre il premier libanese Siniora ha precisato che il disarmo di
Hezbollah sarà un compito esclusivo dell’esercito libanese, fonti ufficiali
affermano che le Nazioni Unite utilizzeranno Cipro come base logistica della
forza internazionale. Resta preoccupante, inoltre, la posizione della Siria che
ha minacciato la chiusura della frontiera con il Libano, nel caso in cui la
forza ONU si collochi da quelle parti. Anche Hebzollah,
attraverso uno dei suoi 14 deputati, ha respinto ogni ipotesi di dispiegamento
di forze ONU al confine con la Siria, sostenendo che equivarrebbe a “porre il
Libano sotto mandato internazionale”. C’è da ricordare infine la missione in
Medio Oriente del numero uno del Palazzo di Vetro, Kofi
Annan, che nel fine settimana si recherà in Libano, Israele
e probabilmente anche in Siria ed Iran.
**********
Ma come vive la popolazione israeliana, soprattutto quella
del nord, sotto il tiro dei razzi di Hezbollah, l’arrivo della forza di pace
dell’ONU? Luca Collodi lo abbiamo chiesto a Oded Ben-Hur, ambasciatore dello Stato di Israele presso
**********
R. – Parlando sempre della popolazione civile in Galilea,
direi che la minaccia sotto la quale vivevano non è ancora scomparsa. Finché
Hezbollah non accetta, non è d’accordo, di spogliarsi delle armi, di
smantellare questa capacità militare, anzitutto missilistica, non abbiamo fatto
nulla. Anzi, rischiamo che il Libano scivoli in una guerra civile. Se ciò accadesse,
la guerra non sarebbe finita, sarebbe solo rinviata fino al prossimo scontro.
Parliamo di questo uso cinico che hanno fatto della popolazione civile, come
scudo umano, e tutto quello che abbiamo letto. Ci sono delle voci anche nel
mondo arabo, oggi come oggi, che fanno queste domande molto realistiche, sul
perché Hezbollah, che ha provocato questa guerra, è risultato come l’eroe di
questa vicenda, invece che come colpevole.
**********
C’è da dire che resta tesa la situazione nella Striscia di
Gaza. Forze israeliane questa mattina hanno catturato un esponente di Hamas uccidendo in un conflitto a fuoco il fratello.
Intanto un gruppo finora sconosciuto, “Brigate della Santa Jiad”,
ha rivendicato con un video il sequestro dei due giornalisti della rete televisiva
statunitense, Fox News, compiuto il 14 agosto a Gaza.
I sequestratori hanno dato 72 ore di tempo agli statunitensi per rilasciare i “musulmani
detenuti nelle carceri americane”. Il Dipartimento di stato USA ha fatto sapere
che i due giornalisti devono essere rilasciati “senza condizioni”.
Ricordiamo che il Papa in questi giorni ha invocato più
volte una pace giusta e duratura per tutta l’area mediorientale. Luca Collodi
ha chiesto una riflessione a mons. Fouad Twal, coadiutore del patriarca di Gerusalemme dei latini:
**********
R. – Per quanto riguarda la voce del Santo Padre, siamo
orgogliosi di vedere che la Santa Sede ha il coraggio di dire le cose come
stanno. Il Papa ha sempre ricordato le tre condizioni indispensabili per questa
pace giusta e duratura: la sovranità totale del governo libanese sul
territorio, la sicurezza d’Israele che andrebbe da sé e una patria indipendente
per i palestinesi. Invece, i palestinesi non hanno quella piccola carta che si
chiama passaporto, la carta d’identità. Finché i palestinesi, i cristiani e i
musulmani non avranno una stoffa di un metro e mezzo che si chiama bandiera,
con uno Stato indipendente, tutti i nostri discorsi non serviranno a niente. Dobbiamo
accettare il fatto di uno Stato palestinese indipendente, la sicurezza per lo
Stato d’Israele al cento per cento e la sovranità di tutto il popolo libanese e
del governo su tutto il territorio, che significa togliere l’indipendenza, la
libertà di movimento agli hezbollah. Il Santo Padre fa bene a fare appello ai
politici, ai governanti, ma dall’esperienza lui sa, e noi sappiamo, che i governanti
e i politici da soli o non possono o non vogliono questa pace. Da 50 anni
stiamo discutendo sulla questione palestinese e non siamo arrivati ad una
soluzione. Lui ha un mezzo forte, efficace, al quale il mondo ancora non crede
troppo, che si chiama preghiera. Da una parte, richiama i governanti, i politici
perché facciano tutto il possibile per realizzare questa pace. E dall’altra
parte, conoscendo i limiti del loro potere, del loro volere, forse, fa un altro
appello a tutti i credenti cristiani, musulmani, ebrei per invocare dal Signore
questa forza, questo dono della pace. Spero che la seconda parte sia più efficace
della prima.
**********
SEDICI GIORNI DI MUSICA, DANZA, TEATRO E ARTI
FIGURATIVE
DELLA
REPUBBLICA CECA: SI TRATTA DELLA XXXIX EDIZIONE
DEL FESTIVAL
DELLE NAZIONI DI CITTÀ DI CASTELLO, IN UMBRIA
-
Intervista con Aldo Sisillo -
Sedici giorni dedicati alla
musica, danza, teatro e arti figurative della Repubblica Ceca: si tratta del Festival
delle Nazioni di Città di Castello, in Umbria, che si apre questa sera. Giunto
alla sua XXXIX edizione, offre anche quest’anno alla nazione ospite la
possibilità di raccontarsi con le sue espressioni artistiche e le sue
tradizioni teatrali e popolari. Il servizio
di Luca Pellegrini:
**********
Nel cuore dell’Europa ritrovata
e riunificata palpitano la cultura e l’arte di una nazione che da secoli offre
capolavori, artisti, percorsi, tendenze. E’
“La cosa più importante del
percorso ottocentesco a cavallo con il ‘900 è
senz’altro il rapporto continuo con le culture di lingua tedesca. Il rapporto è
stato molto forte. Praga è stata una delle capitali culturali dell’Impero asburgico e, alcune volte, alla fine del
‘700 è stata considerata anche più aperta della stessa Vienna. Quindi, un
rapporto che ha creato delle grandissime personalità. Mahler; Freud
stesso che era boemo; Kafka,
Heinrich e Thomas Mann; Rainer Maria Rilke. Sono tutti personaggi nati in questa zona
dell’Impero asburgico, che sicuramente per tanti anni
ha rappresentato il vero cuore dell’Europa”.
Praga, come tutte le più
importanti città dell’Europa centrale, è stata anche il centro dinamico di
importanti testimonianze legate alla cultura ebraica. Il Festival delle Nazioni
esplora anche questa dimensione culturale praghese?
“Avremo ospite Moni Ovadia, con
**********
=======ooo=======
24 agosto 2006
NUOVA
PRESA DI POSIZIONE DEI VESCOVI ARGENTINI CONTRO L’ABORTO,
A
SEGUITO DEL DIBATTITO APERTOSI NEL PAESE LATINOAMERICANO
SULL’INTERRUZIONE
DI GRAVIDANZA DI UNA GIOVANE DISABILE, AUTORIZZATA
DALLA
MAGISTRATURA LOCALE. DI FRONTE ALLA PROSPETTIVA DI UN OMICIDIO,
I
PRESULI INVOCANO IL RISPETTO DELLA VITA, SEMPRE DA TUTELARE
- A cura di Luis
Badilla Morales -
BUENOS AIRES. = A conclusione della 144.ma
riunione del Comitato permanente della Conferenza episcopale argentina, sotto
il titolo “Una questione di vita o morte”, i vescovi cattolici hanno preso ieri
ancora una volta posizione contro l’applicazione della legge che permette
l’aborto, seppure in determinate circostanze. Sulla questione, in questi giorni
si registra un ampio dibattito sulla stampa locale anche perché, da tempo, si
parla del caso di una giovane disabile mentale della città di Mendoza, rimasta incinta dopo uno stupro.
ANCORA
DIFFICOLTA’ PER
DI UNA
CONVENZIONE INTERNAZIONALE SUI DIRITTI DEI DISABILI:
FORSE
DOMANI
NEW YORK. = Segna il passo
NUOVE
MISURE A TUTELA DEI CONSUMATORI PER I PRODOTTI OGM:
STOP
DELLA COMMISSIONE EUROPEA AL RISO AMERICANO SE CONTAMINATO
DA
PROTEINE TRANSGENICHE NON AUTORIZZATE. PER L’IMPORTAZIONE
OCCORRERA’
UNO SPECIALE CERTIFICATO
BRUXELLES. = Stop dell’Unione Europea al riso americano a
grani lunghi se contaminato dalla proteina transgenica
“LLRICE
INIZIA
DA DOMANI A SIDNEY
CORMAC
MURPHY-O’CONNOR, ARCIVESCOVO DI WESTMINSTER
E
PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE D’INGHILTERRA E GALLES.
ALTRE
TAPPE DEL VIAGGIO, LE DIOCESI DI MELBOURNE E DI BRISBANE
SYDNEY. = Sydney, Melbourne, Brisbane sono le mete della
visita in Australia che il cardinale Cormac Murphy-O’Connor, arcivescovo di Westminster,
compirà nell’arco di due settimane. Si tratta delle prima
missione in terra australiana in qualità di cardinale e presidente della
Conferenza episcopale d’Inghilterra e Galles. A Sydney già domani il porporato
incontrerà i rappresentanti della Chiesa locale. Sempre a Sydney il 27 agosto
terrà una conferenza nell’auditorium della Chiesa scozzese sul tema della fede
in un mondo secolarizzato”; a seguire il cardinale si recherà nell’Università
cattolica di Melbourne dove parlerà su “Il posto dei giovani nella nostra
Chiesa e nel mondo” e per finire terrà una relazione nella diocesi di Brisbane,
intitolata “comunione e missione: priorità per rinnovare una diocesi. (R.G.)
TRIBALI
INDIANI, SOSTENUTI DA VOLONTARI CATTOLICI,
PROTESTANO
CONTRO
DI
ASSEGNARE ALL’ESERCITO ALCUNE ZONE
DI
FORESTE ABITATE DA POPOLAZIONI INDIGENE
DALTENGANJ. = “Impedire il trasferimento o
morire”. È questo il messaggio di protesta lanciato nei giorni scorsi dalle
popolazioni tribali dell’India contro la decisione dell’Esercito di Jharkhand di occupare un’ampia zona di foresta da loro
abitata per svolgere delle esercitazioni militari. Padre Cyprian
Kullu, direttore per le comunicazioni della diocesi
di Gumla – dove si trova il terreno assegnato
all’Esercito – afferma che oltre un milione di tribali residenti nella foresta
hanno iniziato il 22 agosto una manifestazione senza limiti di tempo per
opporsi ad ogni costo alla spoliazione della loro terra ancestrale. I
manifestanti hanno sostato per un intero giorno davanti agli uffici del governo
ed hanno bloccato tutte le principali strade della zona per impedirvi l’entrata
dei veicoli militari.
=======ooo=======
24 agosto 2006
- A cura di Eugenio Bonanata -
Nella Repubblica Democratica del Congo
il clima rimane teso e si temono nuovi scontri a Kinshasa, nonostante la tregua
siglata nei giorni scorsi tra le milizie fedeli al presidente, Joseph Kabila, e le fazioni del vicepresidente, Jean-Pierre Bemba. I due si
confronteranno il 29 ottobre prossimo in un incerto ballottaggio per la più
alta carica dello Stato. Nel frattempo anche l’Unione Europea sta discutendo
l’emergenza e l’eventuale rafforzamento del proprio contingente di stanza in ex
Zaire impegnato a garantire il corretto svolgimento del
processo elettorale. Le violenze hanno coinvolto anche la Chiesa locale.
Giancarlo La Vella ha raccolto il commento di un
missionario a Kinshasa, al quale, per motivi di sicurezza, garantiamo
l’anonimato:
**********
R. – Non si capisce bene i motivi per i quali si siano confrontati con le armi in città, in questi due
giorni! Hanno attaccato anche due parrocchie perché, secondo loro, la Chiesa
appoggerebbe Kabila affinché sia presidente. Qui a Kinshasa una buona parte
della popolazione non lo vuole come presidente mentre
altri lo vorrebbero …
D. – Che idea si è fatta su questi scontri tra fazioni?
Che cosa si stanno contendendo?
R. – Le due fazioni sono praticamente due milizie, che si
sono scontrate per il potere, per avere la presidenza del Paese. Ci sono quelli
che vorrebbero Bemba presidente e che non vogliono
assolutamente Kabila, perché dicono che non è originario del
Congo.
D. – Ma perché non si riesce ad aspettare il 29 ottobre,
quando ci sarà democraticamente la scelta tra Kabila o Bemba?
R. – Io pensavo che la gente fosse convinta che Kabila
passasse alla prima elezione, quindi si era già creato questo clima di
avversione. Poi, quando ci sono disordini, ci si approfitta per fare i
saccheggi, come è sempre successo a Kinshasa.
**********
Da Mogadiscio il più potente leader delle Corti islamiche
ha minacciato oggi l’Etiopia di “una guerra totale” se le truppe di Addis Abeba
non si ritireranno dal territorio della Somalia. Il
presidente del Consiglio supremo islamico della Somalia,
Sheikh Hassan Dahir Aweys, ha parlato in
occasione della cerimonia di riapertura del porto internazionale di Mogadiscio. Il mese scorso,
l’Etiopia è stata accusata dalle Corti islamiche di aver inviato soldati oltre
confine con l’obiettivo
di proteggere il governo somalo di transizione, con sede a Baidoa. Questo governo aveva abbandonato nel giugno scorso
la capitale provvisoria, Jowhar, conquistata insieme
con altre regioni meridionali del Paese dalle milizie islamiche.
Gli Stati Uniti non sono soddisfatti della risposta
dell'Iran alle proposte avanzate dalle grandi potenze. Lo indica una
dichiarazione del Dipartimento di Stato USA, che, annunciando nuove mosse in
consultazioni con altri governi, giudica ''seria'' l'offerta dell’Iran di
negoziare il suo programma nucleare. Teheran comunque
ha fatto sapere che non abbandonerà le sue ambizioni nucleari. Anche il
cancelliere tedesco Angela Merckel giudica
insoddisfacente la risposta dell'Iran.
In Iraq, due persone sono morte questa mattina a Baghdad
in seguito all’esplosione di una autobomba lanciata
contro una stazione di polizia. Sempre nella capitale due soldati americani
sono morti nel corso delle ultime 24 ore. Intanto e’ stato aggiornato all11 settembre
il processo a carico di Saddam Hussein, imputato per la strage di oltre 180
mila curdi avvenuta sul fine degli anni novanta. Ieri
la deposizione di quattro testimoni dell’accusa che hanno raccontato le
violenze subite.
Le forze USA in Afghanistan hanno riferito di aver ucciso
sette militanti di Al Qaeda nel corso di un’incursione
nella provincia orientale di Kunar, poco distante dal
capoluogo Asadabad. La scorsa settimana il Pakistan
aveva informato le forze della coalizione in Afghanistan che nella provincia di
Kunar, a ridosso della frontiera pakistana, si trova
un capo di Al Qaeda coinvolto nel piano di attentati
sugli aerei di linea sventato a Londra.
Arrestato il secondo uomo sospettato di avere preparato i
falliti attentati ai treni dello scorso 31 luglio in Germania. Secondo fonti della procura federale tedesca, il presunto
terrorista identificato solo come Jahad Hamad si è consegnato spontaneamente alle autorità
libanesi. L’altro complice era stato fermato il fine settimana scorso in
Germania.
Non sono stati ancora localizzati i due turisti italiani
sequestrati in questi giorni in Niger, forse da una banda di predoni. Il
ministero degli Esteri italiano ha fatto sapere che le
ricerche, benché complesse perché concentrate su un vasto territorio desertico,
proseguono in collaborazione con le autorità del Paese.
Sono ripresi gli sbarchi di clandestini sull’isola di
Lampedusa. Un’imbarcazione con 28 clandestini a bordo è stata ricondotta nel
porto in mattinata. Ieri sera, dopo 24 ore di ricerche,
sono giunti altri 20 extracomunitari. Intanto, il ministro italiano della Giustizia,
Clemente Mastella ha ribadito la necessità di pene
più dure per gli scafisti e per chi favorisce l’immigrazione clandestina. Per Mastella, che è intervenuto al Meeting di Comunione e
Liberazione a Rimini, questi sono i punti fermi per modificare la legislazione
esistente.
Sventato in Thailandia un attentato contro il premier, Thaksin Sinawatra. La polizia locale
ha affermato di aver trovato esplosivi in un'auto abbandonata vicino
all’abitazione del primo ministro. Gli ordigni – precisano fonti della polizia
– “erano tutti pronti per essere attivati”.
=======ooo=======