RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 234 - Testo
della trasmissione di martedì 22 agosto 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
La FAO mantiene alto l’allarme
sull’influenza aviaria
Si è aperto ieri in Bulgaria
il Festival internazionale giovanile della musica cristiana
Il 22 e 23 ottobre a Milano il
convegno dei giovani accompagnatori di Lourdes
Attesa per oggi la decisione dell’Iran sul
programma nucleare: ma le trattative potrebbero continuare fino al 31 agosto
22 agosto 2006
FERVONO
I PREPARATIVI NELLA COMUNITA’ ABRUZZESSE DI
MANOPPELLO,
PER LA
VISITA CHE BENEDETTO XVI COMPIRA’ IL PRIMO SETTEMBRE
AL
SANTUARIO CHE CUSTODISCE LA CELEBRE RELIQUIA DEL “VOLTO SANTO”
-
Intervista con fra’ Emiliano -
Tra dieci
giorni esatti, il primo settembre, Benedetto XVI volerà in elicottero in Abruzzo
per sostare in preghiera davanti ad una antichissima e
straordinaria reliquia cristiana, il “Volto Santo” di Manoppello,
custodita dai Francescani nel Santuario dell’omonima cittadina abruzzese, non
lontana da Chieti. Ad accogliere ed accompagnare il
Papa nelle due ore della visita sarà, insieme con le autorità civili locali,
l’arcivescovo di Chieti-Vasto, Bruno Forte, e di Pescara-Penne, Tommaso Valentinetti.
Ma qual è la storia di questa reliquia? Ce la descrive, in questo servizio, Alessandro
De Carolis.
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(musica)
Un volto di tela che guarda pacatamente l’interlocutore,
senza nascondere i segni di una evidente sofferenza
fisica ma come se quella sofferenza non potesse più nulla su chi l’ha patita.
Il volto di un uomo con la barba - gli occhi aperti, una guancia tumefatta, le
labbra esangui – ritratto su un piccolo panno di tela marrone di 17 cm. per 24.
Chi posa lo sguardo sul “Volto Santo” custodito nel Santuario di Manoppello non può non pensare alla straordinaria immagine
della Sindone. E di una piccola Sindone, in fondo, la tradizione parla anche
del telo di Manoppello, giacché le fattezze del volto
che reca impresse, non prodotte da mano umana, sono perfettamente
sovrapponibili alla celebre reliquia di Torino, come se il piccolo panno
custodito nel Santuario abruzzese fosse stato poggiato sul più grande sudario,
che ricorda in modo impressionante la Passione di Cristo.
La storia del “Volto Santo” è antichissima e gli studi del
padre gesuita Heinrich Pfeiffer
hanno permesso di formulare delle ipotesi, un filo rosso che, dalle ore immediatamente
successive al supplizio del Calvario, arrivano al 1506, grazie alla “Relazione Historica” di un religioso dell’epoca, padre Donato da Bomba.
E’ in un giorno qualsiasi di quell’anno – scrive
padre da Bomba – che uno stimato dottore di Manoppello,
già allora un centro rinomato dell’Abruzzo, viene
avvicinato in piazza da uno sconosciuto e invitato ad entrare nella chiesa del
paese. Il dottore, tale Giacom’Antonio Leonelli, riceve dallo sconosciuto un involto: all’interno
vi è custodito il piccolo telo con il Volto Santo. La storia prosegue fra
alterne vicende. Il panno passa di mano in mano, viene
venduto e riscattato, rischia di rovinarsi. Finché a conferirgli protezione e
decoro è padre Clemente da Castelvecchio, del
Convento dei Cappuccini di Manoppello, che coglie nel
rettangolo di tela il segno della straordinarietà, rendendo il piccolo centro
abruzzese una meta di pellegrinaggi e di fede.
Il Santuario aveva ancora un debito con la storia: la
visita e la venerazione di un Pontefice, finora mai avvenute. Un “debito” che
ora salderà Benedetto XVI, il prossimo primo settembre.
(musica)
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Il Santuario
e la diocesi abruzzese di Chieti-Vasto stanno
preparandosi da giorni alla visita, inedita e molto attesa,
di un Papa al Santuario di Manoppello. Sentimenti che
conferma uno dei religiosi francescani del Santuario, fra’ Emiliano, al microfono
di Alessandro De Carolis:
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R. – Benedetto XVI sarà il primo Papa della storia a
venire da noi. Quindi, questa visita sarà in veste di pellegrino, come per
coloro che vengono non tanto a guardare il Volto, ma a lasciarsi guardare da
questo Volto che ricorda il Risorto. Nella recente intervista rilasciata alla
Radio Vaticana e alle televisioni tedesche, a Castel Gandolfo, il Papa diceva
proprio questo: bisogna riscoprire il Dio dal volto umano. Tutti noi vorremmo
un Dio potente che ci risolvesse i problemi nella vita. Invece, nel Volto di Manoppello abbiamo il viso di un Dio che è stato fragile,
ha sofferto, ha versato lacrime e sangue e ha gioito come ciascuno di noi.
D. – In che modo la vostra
comunità si sta preparando ad accogliere il Papa?
R. – Soprattutto a livello spirituale: nella preghiera,
nell’accoglienza francescana, perché siamo Frati Cappuccini e quindi come
Francesco amava e rispettava e onorava il Santo Padre, anche noi, come Frati
Minori Cappuccini, dobbiamo seguire le orme di San Francesco. Poi, sono
coinvolte tutte le forze civili e, in particolare, quelle dei
media: stanno venendo testate giornalistiche un po’ da tutto il mondo.
E’ arrivata la prima televisione tedesca, la prima televisione polacca ed altre
tre televisioni. Il nome di questo paese, Manoppello,
sconosciuto per tanti, adesso sta facendo il giro del mondo.
D. – C’è un gesto particolare, un segno, che state
preparando per la visita di Benedetto XVI?
R. – Sì, ci saranno vari doni, tra cui un rosario
realizzato da Chiara Vigo, esperta di bisso e tele. Poi, avremo un’icona di
suor Blandina Paschalis Schlömer,
la monaca trappista che ha scoperto la sovrapposizione del Volto Santo con la
Sindone. Ma anche la comunità locale donerà un quadro al Santo Padre.
D. – Qual è il messaggio del Santuario di Manoppello, il Santuario del Volto Santo, per i cristiani
di oggi?
R. – Quello di riscoprire un Dio dal volto umano. Sembra strano,
ma nell’era delle immagini, nell’era della comunicazione, il Signore si
manifesta tramite un volto, tramite un’immagine che non tanto ci dà delle
risposte, ma ci accende tante domande, che interpellano la nostra fede e la
nostra vita.
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L’UDIENZA
GENERALE DI DOMANI SARA’ PRESIEDUTA
DA
BENEDETTO XVI IN AULA PAOLO VI
Benedetto
XVI sarà domattina a Roma per tenere l’udienza generale. L’incontro con i
fedeli per la catechesi del mercoledì si svolgerà in Aula Paolo VI, con inizio
alle ore 10. La radiocronaca dell’avvenimento curata dalla nostra emittente
inizierà alle 9.50, con commento in lingua italiana.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina il Medio Oriente: fragile
tregua in Libano, tre miliziani Hez-bollah uccisi dai soldati israeliani.
Permane incertezza sui tempi e sui modi del rafforzamento dell’UNIFIL.
Servizio vaticano - Una pagina dedicata alle
ordinazioni sacerdotali.
Servizio estero - Repubblica Democratica del Congo: reiterate violenze a Kinshasa dopo l’annuncio dei
risultati elettorali; tre giorni di scontri tra sostenitori di Kabila e di Bemba.
Servizio culturale - Un articolo di Mario Spinelli
dal titolo “Il viaggio in treno di Pio IX a Frascati nel vagone personale oggi
custodito a Palazzo Braschi”: una pubblicazione ricorda
i 150 anni della ferrovia che collega Roma con la cittadina dei Castelli.
Servizio italiano - In primo piano l’emergenza
immigrazione.
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22 agosto 2006
ANCORA VIOLATA
E SEMBRA SEMPRE PIU’ PLAUSIBILE
- Con noi Stefano Silvestri e
Alessandro Colombo -
Ancora
una violazione del cessate-il-fuoco in Libano, dove
ieri sera nuovi scontri tra israeliani ed Hezbollah hanno causato la morte di
tre miliziani sciiti. Intanto, ieri il presidente americano, Bush, ha chiesto nuova risoluzione ONU che delinei il
mandato della forza Unifil, evidenziando l’urgenza
del dispiegamento delle forze di pace per garantire la fragile tregua. E ieri
l’Italia si è detta disponibile a guidare la missione. Roberta
Moretti:
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Il ministro degli Esteri italiano, D'Alema,
ha chiesto stamani un vertice urgente dei capi della diplomazia dell’Unione
Europea sulla missione ONU in Libano. La presidenza di turno finlandese sta
valutando la proposta. Da parte sua, la Commissione europea ha fatto sapere di
sostenere tutti gli sforzi per un maggiore contributo alla forza Unifil in Libano, allo scopo di perseguire una pace
duratura nella regione. Per domani, intanto, è in programma un summit tecnico,
che comincerà a fissare modalità, numeri e mandato di ciascun Paese nella forza
di pace ONU. Per quanto riguarda l’Italia, ieri, il premier Prodi in una telefonata
con il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, aveva confermato la “disponibilità italiana al
comando della missione ONU” in Libano. Una notizia accolta favorevolmente anche
dal premier libanese, Siniora, che ha telefonato a Romano Prodi, informandolo
che il governo di Beirut ha chiesto all’unanimità all'Italia di assumere un
ruolo primario nella missione. Da parte sua, il presidente libanese Lahoud, ha dichiarato di preferire l’Italia alla Francia che ora, “a causa dell'attuale amministrazione,
si è schierata con gli Stati Uniti con due progetti di risoluzione contrari
agli interessi del Libano”. I Paesi
coinvolti nella missione, secondo D’Alema, saranno
anche Belgio, Olanda, Spagna, Germania e Paesi nordici. Ma sull’ipotesi che
l’Italia assuma il comando dei “caschi blu” in Libano,
Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di
Stefano Silvestri, presidente dell’Istituto Affari Internazionali:
R. – E’ una cosa positiva per l’Italia dal punto di vista
politico-diplomatico. I rischi sono che ci si trovi di fronte a situazioni in
cui, non avendo mandato chiarissimo, non avendo regole d’ingaggio abbastanza
decise, si finisca per dover assistere impotenti. Per esempio, se le forze
intervengono sul terreno e vedono degli hezbollah armati, devono disarmarli o meno? Che cosa devono fare delle armi? Devono solo difendersi
o devono poter agire? Queste cose vanno chiarite!
D. – Il presidente americano Bush
ha rimarcato che ci sarà una nuova risoluzione per chiarire appunto le regole
d’ingaggio …
R. – Certamente! L’urgenza c’è, perché la tregua sta
reggendo a stento. Bisogna assolutamente consolidarla. Probabilmente, una
seconda risoluzione dell’ONU che chiarisca meglio questi punti e con più
decisione è la via migliore per risolvere queste ambiguità.
D. – Questo in tempi brevi?
R. – Io credo in tempi brevi, sì. Qui parliamo di una
settimana al massimo. Si può cominciare a mandare degli uomini per rinforzare
l’UNIFIL, ma mandare il grosso delle forze va deciso nel giro di pochi giorni e
va attuato nel giro delle prossime poche settimane.
Ma
perché è difficile organizzare questa missione in tempi brevi? Massimiliano Menichetti lo ha chiesto ad Alessandro Colombo dell’ISPI,
Istituto per gli Studi di Politica Internazionale:
R. – Io credo che la ragione fondamentale sia il fatto che
tutti gli attori, sia in Europa sia nella regione, non credono alla stabilità
della tregua. L’impressione è che Israele consideri, insoddisfacente il
“risultato” della “Prima guerra”, come già viene
definita in Israele e quindi ci sia nell’esecutivo israeliano, da parte almeno
di alcuni membri, la tentazione di riprendere l’iniziativa. E dall’altro lato,
la situazione negoziale è paradossale perché il partner ufficiale è il governo
libanese, mentre il partner concreto, che dovrebbero essere gli Hezbollah, non
sono tuttavia riconoscibili come partner legittimo
nella trattativa.
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1.300 ESPERTI DI 100 PAESI RIUNITI
DA IERI, A STOCCOLMA, NELLA SETTIMANA
MONDIALE DELL'ACQUA: L’ALLARME NON E’ SOLO PER
I PAESI POVERI
IN CUI SCARSEGGIA, MA ANCHE PER I
PAESI RICCHI
IN CUI VIENE
SPRECATA O INQUINATA
- Intervista con Alice Aureli -
1.300 esperti provenienti da 100 Paesi partecipano da
ieri, a Stoccolma, ad una serie di incontri nell’ambito della Settimana
mondiale dell'acqua. Oltre agli esperti
del settore, ci sono rappresentanti di governi e di organizzazioni
internazionali. La scarsità d’acqua è sempre più un problema globale, aggravato
dagli sprechi, dal riscaldamento globale e dalle fallimentari politiche di
gestione di questa risorsa. Per 1 miliardo e 100 mila persone l’accesso
all’acqua potabile è ancora un diritto negato. Ma quali sono gli obiettivi di
questa Settimana dell’acqua? Al
microfono di Elisabetta Rovis, lo spiega Alice Aureli, responsabile del programma risorse idriche sotterranee
dell’UNESCO:
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R. - Per quest’anno una delle domande chiave che le
Nazioni Unite pongono ai governi è la possibilità di uscir fuori
dalla crisi idrica, che sta già investendo molte regioni e molti Paesi
del mondo. E soprattutto ci si chiede come poter dividere tra
di noi i benefici dell’utilizzo di queste risorse idriche. Infatti, uno
dei seminari più importanti, che si svolgono questa settimana, si riferisce
agli acquiferi internazionali, cioè a tutte quelle acque sotterranee che sono
distribuite nel nostro globo, che sono condivise, che sono transfrontaliere tra
più Paesi sovrani.
D. – Nei giorni scorsi, un rapporto del WWF ha lanciato un
allarme sul progressivo estendersi della crisi idrica anche ai Paesi ricchi…
R. – Stiamo vivendo una schizofrenia. Nei Paesi ricchi
continuiamo a sporcare la nostra acqua. Si fa molto poco
per non sprecare questa risorsa e quindi andiamo inevitabilmente verso un
depauperamento di questa risorsa e verso uno spreco eccessivo. Purtroppo, invece,
nei Paesi poveri, dove questa risorsa è poco conosciuta, l’utilizzo è ancora
abbastanza primitivo e vi è una mancanza dovuta anche alla poca capacità di
gestione.
D. – Quali sono, secondo lei, le responsabilità dei
governi?
R. – Il budget che i governi destinano alla gestione,
all’utilizzo, alla conoscenza, alla formazione relativa alle risorse idriche è
assolutamente ridicolo. C’è una mancanza di volontà, perchè la presa di
coscienza c’è stata. Non credo che un politico possa dire di non sapere. Non lo
può più dire. Ma ancora una volta gli stanziamenti e i fondi sono assolutamente
insufficienti.
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LA FAMIGLIA AL CENTRO DEI LAVORI
DELLA 27.MA EDIZIONE DEL MEETING DI RIMINI
- Con noi Paola Soave, Luca Volonté
e Paola Binetti -
“I Pacs non sono compresi nel
programma del governo dell’Ulivo e non si faranno”. Al contrario, “il governo
sosterrà una politica a sostegno della famiglia tradizionale”. La senatrice
Paola Binetti, della Margherita, e l’onorevole Luca
Volonté, dell’UDC, affrontano al Meeting di Comunione e liberazione, il tema
della famiglia, “elemento irrinunciabile della natura stessa dell’uomo”. Da
Rimini, Luca Collodi:
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Il Meeting di Rimini chiede con forza la tutela della
famiglia fondata sul matrimonio. In Italia, afferma Paola Soave del Forum delle
Associazioni familiari, ci sono 22 milioni di coppie sposate e 500 mila coppie
di fatto, di cui solo una minoranza sono coppie omosessuali.
“Non è possibile che nessuno si chieda, dalle unioni
civili ai Pacs, nel dibattito italiano e
internazionale, che non è possibile affidare allo Stato la valutazione del legame
affettivo tra due persone”.
L’onorevole Volontè e la
senatrice Binetti chiedono più attenzione al governo
in particolare sulle politiche per le famiglie giovani e per quelle con anziani
a carico. Entrambi dicono no ai Pacs. Volontè, dell’UDC.
“In realtà oggi chi è penalizzato è chi è sposato, chi è
penalizzato è chi fa famiglia”.
Non si può modificare quello che è un modello verso cui è
andata la cultura occidentale che ha fondato la società sulla famiglia per
restaurare un modello che potrebbe essere considerato l’inizio di un processo
di involuzione della società. Binetti, della Margherita:
“Noi ci troviamo di fronte in modo particolare, nel caso
delle coppie omosessuali, a coppie che sono strutturalmente sterili, per ovvie
ragioni, e nella sterilità di questa coppia in qualche modo noi leggiamo anche
l’interruzione di quel processo familiare che attraversa le generazioni, che
attraversa il tempo, che attraversa i secoli”.
Da Rimini, Luca Collodi, Radio Vaticana.
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DA DOMENICA SCORSA FINO A DOMENICA
PROSSIMA A RIMINI
LE RELIQUIE DI SANTA TERESA DI
LISIEUX
- Intervista con don Giuseppe
Scarpellini -
La parrocchia di Santa Giustina a Rimini accoglie in
questi giorni, da domenica scorsa fino a domenica prossima, le reliquie di
Santa Teresa di Lisieux. Insigni oratori si alternano a sviluppare la
spiritualità del Carmelo e delle più illustri figure di santità fiorite
all’ombra del Carmelo, tra le quali quella di Teresa di Lisieux. Ogni giornata
si conclude con la celebrazione eucaristica. Tra i celebranti
i cardinali Adrianus Johannes
Simonis e Christoph Schönborn; il nunzio apostolico in USA, arcivescovo Pietro Sambi; il vescovo di Rimini, Mariano De Nicolò e il vescovo
Claudio Celli, segretario dell’Amministrazione del
Patrimonio della sede Apostolica. Al promotore dell’iniziativa, il
parroco di Santa Giustina di Rimini, don Giuseppe Scarpellini, Giovanni Peduto
ha chiesto qual è la motivazione di questo evento e quali obiettivi si vogliono
raggiungere:
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R. – Il motivo è che amiamo Santa Teresa e a lei ci siamo
affidati come parrocchia e come comunità. Ci proponiamo l’obiettivo di portare
Gesù, di amarlo e di farlo amare come lei ci ricorda nei suoi scritti. Era
innamorata, infervorata di Gesù, e cerchiamo di trasmettere questo a tutti gli
angoli del mondo, nelle cinque parti del mondo.
D. – Non è la prima volta che le spoglie della Santa
vengono a Rimini …
R. – E’ la quarta volta. Il mio sogno sarebbe fare di
questa comunità, di questa parrocchia un santuario …
D. – Cosa dice agli uomini d’oggi e soprattutto ai giovani
la piccola Teresa?
R. – Intanto, lei ha vissuto, come tutti i giovani di
oggi, le prove, le difficoltà di ogni giorno, in più con un carattere
ipersensibile, ma ha trovato la forza in Gesù, nella spiritualità del Natale. E
soprattutto poi, essendo stata maestra delle novizie, rimane novizia, vive tra
le giovani, gioisce con loro e sente le loro sofferenze, le loro difficoltà, le
loro prove. Tutta la sua vita, praticamente, è stata una prova che ha superato
solo fissando il suo sguardo su Gesù.
D. – La Santa di Lisieux è conosciuta come Teresa del Bambin
Gesù, ma si dimentica il resto dell’appellativo e cioè del Volto Santo …
R. – Certamente. Abbiamo approfondito questo aspetto con
una mostra dove evidenziamo la grande scoperta che lei fa del Volto Santo di
Gesù. Lei è innamorata, è ‘cristificata’, lei vive
interamente illuminata dal mistero pasquale della passione, morte e
risurrezione di Gesù Cristo. E’ un aspetto che rende a Teresa la sua dimensione
vera, la dimensione che la pone tra i più grandi mistici. Potremmo anche
definirla la mistica del Volto Santo di Gesù. E’ colei che contempla con
profonda gioia, una gioia che diventa sofferenza, che assume le sofferenze di
Cristo Signore.
D. – A questo proposito è stato anche preparato un DVD di
Alberto di Giglio sul rapporto fra Teresa e il volto sindonico
del Cristo: ce ne vuole parlare?
R. – Il DVD si integra nella mostra e vuole illustrare un
rapporto con la Sindone, nel senso che Teresa morirà nel ’97, e la Sindone verrà scoperta l’anno dopo nelle foto di Secondo Pia. Direi
che vi è una profonda relazione perché il volto che lei contempla nella sua
vita è il Volto Santo di Tours che poi era una copia
del volto della Veronica che era già venerato in San Pietro. Raccomanderei di
conoscere questo aspetto della Santa, cioè Teresa del Volto Santo, Teresa
mistica della sofferenza, della passione, della risurrezione di Cristo. E’ un
messaggio poderoso che illumina non solo i giovani ma anche ogni realtà e ogni
categoria delle persone che si definiscono cristiane. Il suo messaggio è un messaggio
universale, essendo Dottore della Chiesa, e in questo senso ha una potenza persuasiva
che rimanda al Vangelo.
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22 agosto 2006
NON SI PLACA L’ONDATA DI ARRIVI DI
CLANDESTINI SULLE COSTE ITALIANE.
ALTRI 188 EXTRACOMUNITARI SONO
GIUNTI IERI SERA NEL PORTO DI LAMPEDUSA.
INTANTO, PER CONTRASTARE IL
FENOMENO, LA SPAGNA HA SIGLATO UN ACCORDO
CON IL SENEGAL PER IL MONITORAGGIO
DELLE COSTE
- A cura di Eugenio Bonanata -
ROMA. = Sono arrivati in serata i
circa 200 clandestini, che, soccorsi dalla Guardia Costiera, hanno affermano di
essere partiti dalla Libia e di aver navigato per 5 giorni. E mentre si profila
una nuova emergenza per il Centro di prima accoglienza di Lampedusa, le
autorità hanno sospeso le ricerche dei 69 dispersi dei due naufragi dei giorni
scorsi. Intanto in mattinata un’altra trentina di
immigrati sono stati tratti a largo delle coste ragusane.
In questo quadro, stamane un vertice tecnico delle
forze di polizia ha discusso sulle strategie per contrastare le organizzazioni
che gestiscono il traffico di esseri umani. Ma è tutta la politica italiana ad
interrogarsi sulle misure da adottare. Il presidente del consiglio, Romano Prodi,
che è in continuo contatto con
MALAYSIA: CONTINUANO LE
INTIMIDAZIONI CONTRO LINA JOY, MUSULMANA
CONVERTITASI AL CRISTIANESIMO E
PROMOTRICE DI UNA CAMPAGNA
PER L’ELIMINAZIONE DELLA VOCE “ISLAM”
DALLA CARTA D’IDENTITA’
KUALA LUMPUR. = Continua a creare tensioni in Malaysia il
caso di Lina Joy, una donna malesiana
convertitasi al cristianesimo nel 1998 e promotrice di una strenua battaglia legale
per eliminare dalla propria carta di identità la parola Islam. Da alcuni giorni
nel Paese circolano volantini che chiedono la morte di un noto avvocato
impegnato nel caso. Oggetto delle minacce è Maik Sarwar, vice presidente della National Human Rights
Society, che ha seguito da vicino il caso Joy e
che ha recentemente chiesto la creazione di una commissione nazionale interreligiosa.
Ieri a condannare duramente la stesura dei volantini è stato lo stesso presidente
del Consiglio degli avvocati, Yeo Yang
Poh, che ha ribadito come, nel sistema giudiziario
nazionale, “ogni imputato ha il diritto a una difesa”. “Denunciamo come
vergognosa la circolazione dei volantini minatori”, ha detto Yeo, che definisce l’iniziativa un attacco alle fondamenta
del sistema giudiziario nazionale. Sono diversi mesi che il caso della donna
convertitasi al cristianesimo cattura l’attenzione dell’opinione pubblica
nazionale. La richiesta di eliminare riferimenti religiosi dai documenti di
riconoscimento, fatta dalla Joy, è stata già respinta
da due gradi di giudizio ed è oggi al vaglio della Corte Federale, di cui si
attende il verdetto. Di fatto in Malaysia esistono due ordinamenti, quello
islamico e quello costituzionale, che entrano spesso in conflitto. Il caso
della Joy è un esempio lampante dell’attrito che si
genera tra i due sistemi normativi. (A.C.)
LA FAO MANTIENE ALTO L’ALLARME
SULL’INFLUENZA AVIARIA.
A RISCHIO LE REGIONI DEL CAUCASO E
DEI BALCANI. IN ASIA REGISTRATO
UN NUOVO CASO IN UN ALLEVAMENTO DEL
LAOS
ROMA: = Il virus dell’influenza aviaria continua a rappresentare
un pericolo per la popolazione, gli animali e l’economia di diversi paesi, e
nonostante il successo degli interventi condotti per contenere la sua
diffusione, si propaga ancora. E’ quanto rivela la Fao,
l’organizzazione delle nazioni unite che si occupa di alimentazione e
agricoltura. Il Caucaso e i Balcani sarebbero in
particolare alcune delle zone più a rischio di nuovi contagi. “Si tratta - ha
affermato Juan Lubroth,
capo del Sistema
Preventivo di Emergenza contro le Malattie Animali Transfrontaliere della FAO – non solo di
importanti zone di sosta per gli uccelli migratori, ma di regioni in cui la
produzione avicola è di tipo rurale e
familiare e le ispezioni rigorose trovano scarsa applicazione”. Fino ad ora la malattia è
stata rilevata in 55 Paesi del mondo, ma continuano a giungere notizie di nuovi
focolai epidemici. L’ultimo caso in Laos, dove la presenza del virus è stata
confermata in un allevamento. (A.C.)
AFGHANISTAN: CON IL CONFLITTO IN
CORSO AUMENTANO I CASI DI POLIOMIELITE.
IL GOVERNO DI KABUL LANCIA UNA
CAMPAGNA DI VACCINAZIONI CON L’INTENTO
DI COPRIRE TUTTI I BAMBINI AL DI
SOTTO DEI 5 ANNI DI ETA’
KABUL. = E’ stata avviata in Afghanistan una nuova
massiccia campagna di vaccinazioni contro la poliomielite, malattia che
nell’ultimo anno, secondo i dati raccolti dalle autorità locali, si sarebbe
diffusa con ben maggiore intensità rispetto allo scorso anno. A riferirlo
l’agenzia MISNA che parla di un’autentica impennata di casi con 26 bambini che
dall’inizio del 2006 hanno cominciato a presentare i sintomi della grave
malattia. La diffusione sarebbe strettamente legata alla condizione di
insicurezza del Paese e, non a caso, è stata registrata soprattutto nelle
regioni meridionali, teatro in questi ultimi mesi di un intensificarsi degli
scontri. Il programma lanciato dalle autorità di Kabul prevede la vaccinazione
di tutti i bambini al di sotto dei 5 anni. Per far fronte all’impegno, che si
calcola coinvolgerà 7 milioni di bambini, sono stati richiamati 45 mila tra
operatori sanitari e volontari provenienti da tutte le province. Secondo le
stime dell’Organizzazione mondiale della sanità, nel 2005 i malati di
poliomielite nel mondo sono stati 1.880. (A.C.)
AL VIA IERI IN BULGARIA IL FESTIVAL
INTERNAZIONALE GIOVANILE DELLA MUSICA
CRISTIANA. “MIO DIO E TUTTO” E’ IL
MOTTO DELLA VII EDIZIONE DELL’EVENTO, CHE
VEDRA’ LA PARTECIPAZIONE DI GRUPPI
MUSICALI PROVENIENTI DA TUTTO IL MONDO
- A cura di Dimitri Gantchev
-
BELOZEM. = San Francesco, poeta e cantante dell’amore
divino nel medioevo condurrà i giovani alla scoperta del Vangelo nella vita
quotidiana. Questo è il tema del Festival internazionale giovanile della musica
cristiana, BELOZEMFEST 2006, che si svolge dal 21 al 26 agosto a Belozem in Bulgaria. Il titolo di questa VII edizione è il
motto della vita del santo più famoso del mondo: “Deus Meus et Omnia - Mio Dio e
tutto”, scelto dai padri Cappuccini che sono gli organizzatori di questo primo
e unico meeting dei giovani cattolici in Bulgaria. “Oggi i giovani si
pongono domande sul senso della vita, sull’attualità del Vangelo e come
seguire Gesù, ma trovano difficoltà a dare una risposta adeguata, afferma
padre Cristoforo Kujok, ideatore e direttore del
Festival. Per questo abbiamo scelto l’esempio di San Francesco, non solo nella
sua spiritualità, ma anche come esempio nella vita attuale. Perché nella
sua epoca c’erano anche diverse guerre e violenze, come oggi, ma lui aveva la
risposta giusta”. Ospiti del festival quest’anno sono Rafal
Sciemkoviak, Christian Pop, Trombi Ieriha
e Christian Pop dalla Polonia, Aurelio Pitino e Roberto Bignoli dall’Italia
e la “star” statunitense Monika Orsino con Christian
Tecno. Secondo padre Cristoforo, la novità di questa
settima edizione del Festival consiste nel presentare il “work shop” e non solo
musica. Sono previsti infatti corsi di balletto, di
fotografia, di stampa su magliette e tante nuove attrazioni e nuovi amici. Il
grande premio del Festival è la registrazione di una canzone nello studio
professionale dei padri Cappuccini a Sofia, che sarà incluso nella speciale
edizione CD Compilation Belozem 2006. Durante il
festival saranno presentati gli album dei premiati dell’anno scorso: Svetlana, Ani e i giovani del Belozem.
PROSSIMO INCONTRO A MILANO DEI
GIOVANI ACCOMPAGNATORI DI LOURDES:
APPUNTAMENTO IL 21 E 22 OTTOBRE PER
IL CONVEGNO DELL'OFTAL,
L’ASSOCIAZIONE CHE CURA IL TRASPORTO
DEGLI AMMALATI NEL SANTUARIO MARIANO
MILANO. = Si incontreranno a Milano, il 21 e 22 ottobre, i
giovani che accompagnano i malati a Lourdes. Nel capoluogo lombardo si terrà infatti il XVII Convegno nazionale dell’OFTAL (Opera
federativa trasporto ammalati Lourdes), patrocinato dalla Provincia di Milano.
Al Centro congressi Ripamonti di Pieve Emanuele, nei
pressi della città, arriveranno più di 600 ragazzi, 100 dei quali malati o disabili,
provenienti dalle diverse sezioni nazionali dell’associazione per confrontarsi
sul tema “Maestro, il tuo amico è malato”. Dopo l’ultimo appuntamento, che si
tenne a Genova nel 2004, il Convegno OFTAL torna nella città che l’ospitò per
la prima volta. Per sabato 21 ottobre è previsto un confronto tra mons.
Giovanni Giudici, vescovo di Pavia, e Marco Melazzini,
presidente dell'Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica,
e a seguire una riflessione sul tema dell’amicizia condotta da padre Saverio
Zampa, responsabile dell’accoglienza dei giovani presso il Santuario di
Lourdes. Il giorno seguente, invece, gli psicologi Gilberto Gillini
e Maria Teresa Zattoni parleranno di malati e di
nuove malattie. L’Incontro si concluderà con un intervento del cardinale
Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, e con la
celebrazione eucaristica presso la basilica di San Ambrogio a Milano. (R.G.)
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22 agosto 2006
- A cura di Roberta
Moretti -
● Ancora sangue in Iraq. Questa mattina, un ragazzo
di 14 anni è morto e tre persone sono rimaste ferite nel corso di violenti
scontri tra insorti e forze britanniche nella città di Amara, nel Sud del
Paese. Sempre nella mattinata, i cadaveri sgozzati di otto commercianti di
frutta sono stati ritrovati su una strada a sud di Baghdad. Intanto, continua
dopo l’apertura di ieri nella capitale il secondo processo a Saddam Hussein e a
sei alti esponenti del suo regime, tra cui il cugino Ali Hassan
al Majid, soprannominato ‘Ali il chimico’,
tutti accusati di genocidio nella tristemente nota Campagna di Anfal, nel nord dell’Iraq. Oggi il primo testimone dell’accusa.
Il Servizio di Roberta Gisotti:
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Aveva ancora tra le mani una palla colorata uno dei bimbi curdi massacrati nel Kurdistan iracheno, rinvenuti in una
fossa comune: il pubblico ministero Taklif ne ha
mostrato le foto in aula. “I crimini barbari commessi dagli imputati – ha
detto - sono di una dimensione tale che la mente umana fa fatica a comprenderne
la vastità”. Genocidio, crimini di guerra e contro l’umanità: le accuse a
carico dei sette coimputati per la campagna di Anfal,
lanciata dal governo iracheno contro i Curdi nel nord
del Paese, con l’utilizzo di armi chimiche, distruggendo nell’arco di due anni,
tra il 1987 e il 1989 3 mila villaggi e provocando la morte di almeno 100 mila
persone, tra cui donne, bambini anziani, oltre a decine di migliaia di
deportati in tre campi di concentramento.
A presiedere la Corte, Al Ameri, un giudice
sciita con 25 anni di esperienza. Un processo che si annuncia carico di
emozioni per la mole di documenti e di testimoni, sarebbero oltre mille. A
deporre per primo, stamane, Ali Mostafa
Hama: ha raccontato di aver visto aerei lanciare
bombe sul suo villaggio, che dagli ordigni usciva un gas verdino e che poco
dopo le esplosioni gli abitanti hanno cominciato a sentirsi male e a perdere la
vista. Saddam Hussein, che disconosce l’autorità del Tribunale, a suo dire
“nato dall’occupazione”, è in attesa della sentenza -
prevista a metà di ottobre - del primo processo per la strage di 148 sciiti nel
villaggio di Dujail. Ma se anche fosse
condannato a morte, l’esecuzione dell’ex rais che ha 69 anni, dovrà attendere a
lungo per gli eventuali appelli e la chiusura di questo secondo procedimento a
suo carico.
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E’ di almeno tre palestinesi uccisi e di altri cinque feriti il bilancio
complessivo, ma ancora provvisorio, di due distinte incursioni delle forze
israeliane nella Striscia di Gaza. Una prima colonna di carri
armati, autoblindo e ruspe, spalleggiati da elicotteri, è penetrata
nella tarda notte tra i valichi del confine orientale di Nahal
Oz e di Karni, incontrando
un’accanita resistenza da parte di militanti locali. Successivamente, mezzi
corazzati sono entrati nella Striscia anche dalla parte meridionale,
spingendosi fino al villaggio di Qarara, a nord di
Khan Younis. Non è chiaro quali fossero
gli obiettivi delle operazioni. Karni è il principale
terminal merci attraverso il quale passano i
rifornimenti e le esportazioni della Striscia. Intanto, il governo egiziano ha
deciso di schierare nella notte 1.300 nuovi poliziotti lungo la frontiera con
la Striscia di Gaza, dove già erano operativi 750 agenti. Il Cairo teme
infiltrazioni di palestinesi lungo la frontiera e per questo ha deciso di
rafforzarne gli argini.
● Le
forze britanniche di stanza nella provincia meridionale afghana di Helmand hanno ucciso nella notte nove sospetti guerriglieri
talebani che preparavano un attacco alla Forza internazionale di assistenza
alla sicurezza (ISAF). In un altro scontro, due soldati canadesi dell’Isaf sono rimasti feriti durante un attacco sferrato da
alcuni ribelli taleban nel sud dell’Afghanistan. I
due stavano viaggiando assieme al loro convoglio nel distretto di Panjwayi, nella provincia di Kandahar,
quando sono stati attaccati. I soldati hanno risposto al fuoco e sono riusciti
a “sottrarsi” all’imboscata.
● E’ attesa per oggi alle 14 e 30 ore italiane la
decisione dell’Iran riguardo la sospensione o meno del
programma di arricchimento dell’uranio. Stando alle ultime dichiarazioni ufficiali,
il governo di Teheran sembra pronto a respingere il
pacchetto di offerte avanzate dalle grandi potenze in cambio della rinuncia al
proprio programma nucleare. Intanto si avvicina la data
limite del 31 agosto, fissata dal Consiglio di sicurezza dell’ONU per
decidere se applicare sanzioni nei confronti della Repubblica islamica. Il
servizio di Andrea Cocco:
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I segnali che giungono da Teheran
sono poco confortanti. In queste ultime ore si sono infatti
moltiplicati i discorsi ufficiali delle autorità iraniane a favore del
proseguimento del programma nucleare riavviato nell’agosto del 2005. Il più importante
quello fatto ieri dall’ayatollah Khomeini, il leader
supremo della rivoluzione islamica, che ha ribadito l’intenzione dell’Iran a
non sospendere il proprio piano nucleare e a contrapporsi a chi vuole impedire
il progresso tecnologico del Paese. Un ‘no’ che sarà
probabilmente ripetuto, nero su bianco, nella lettera ufficiale che sarà
consegnata oggi agli ambasciatori europei e che chiude quindi la porta al
pacchetto di incentivi economici offerti dalla grandi potenze in cambio della
rinuncia dell’Iran all’arricchimento dell’uranio. Ma è comunque ancora presto
per vedere scattare le sanzioni previste dalla risoluzione approvata lo scorso
giugno dal consiglio di sicurezza dell’Onu. Secondo
diversi osservatori, una nuova serie di frenetiche trattative sarebbe infatti alle porte nel tentativo di trovare un accordo
prima del 31 agosto. Ad aprire ulteriori spiragli, le stesse autorità di Teheran con il ministro degli Esteri Mottaki
e il negoziatore iraniano Ali Lariani, che hanno parlato di “tempi non ancora esauriti per le
trattative e di diverse proposte iraniane per superare la crisi”. Intanto si
temono ulteriori divisioni all’interno del Consiglio di sicurezza. Alla linea dura
propugnata dagli Stati Uniti, che ieri hanno chiesto sanzioni rapide contro Teheran in caso di un rifiuto, continua
infatti ad opporsi la via propugnata da Russia e Cina con quest’ultima
che proprio oggi ha dichiarato di non volere sanzioni contro l’Iran. Intanto a
mostrarsi preoccupata per l’evoluzione della crisi iraniana è anche Israele che
oggi per voce del suo ministro dell’Agricoltura ha detto di temere un attacco
missilistico da parte di Teheran nel caso le tensioni
sul nucleare non dovessero ricomporsi.
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● Terzo giorno di pesanti combattimenti a
Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo, in
seguito ai risultati relativi alle elezioni presidenziali, che hanno decretato
il ballottaggio, il prossimo 29 ottobre, tra il capo di Stato uscente, Joseph Kabila, e il suo vice, Jean-Pierre
Bemba. La forza europea Eufor,
nata per sovrintendere al voto, ha aggiunto 400 uomini ai 1.100 già presenti.
Ieri i caschi blu dell’ONU, presente nel Paese con 17 mila soldati, hanno
tratto in salvo 14 ambasciatori nella residenza di Bemba,
assediata dalle forze regolari fedeli a Kabila. Da domenica, sono almeno 25 le
vittime degli scontri nel Paese.
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Sono stati ritrovati
i 21 turisti italiani di cui si erano perse le tracce ieri pomeriggio nel Niger
sudorientale. Lo ha reso noto la Farnesina.
I turisti facevano parte di un gruppo di escursionisti assalito da una banda di
fuorilegge nella zona desertica vicina al confine con il Ciad. A dare l’allarme
era stato un tedesco che faceva parte della comitiva e che era riuscito a
scappare. Le autorità di Berlino hanno poi informato quelle italiane, che non
avevano escluso l’ipotesi di un sequestro.
● E’ stato rimosso dal suo incarico, in
Egitto, il capo dell’Autorità Ferroviaria nazionale, in seguito al tragico
incidente ferroviario che ieri ha coinvolto due treni a Qalyoub,
una ventina di chilometri a nord de Il Cairo, provocando la morte di almeno 58
passeggeri e oltre 150 feriti, secondo l’ultima versione ufficiale. La tragedia
sembra essere stata provocata da un errore umano: il macchinista di uno dei due
convogli avrebbe ignorato un segnale di stop, entrando in collisione con
l’altro treno, che ha deragliato, ribaltandosi. C’è da dire che in molti
sottolineano che in Egitto il sistema ferroviario è pesantemente inadeguato e i
dispositivi di sicurezza presentano da anni gravissime lacune. Soltanto da
febbraio, gli incidenti di vasta portata sono già stati tre.
● La missione dell’Unione Africana (UA) nella
martoriata regione sudanese del Darfur sarà
finanziata dalla Lega Araba: lo riferiscono oggi fonti giornalistiche sudanesi,
precisando che i ministri degli Esteri dell’organismo pan-arabo avrebbero preso
la decisione ieri durante un incontro al Cairo in cui è stato stabilito il
finanziamento della missione africana dal 1 ottobre e per i sei mesi
successivi. Il Consiglio della Lega Araba, che insieme al governo del Sudan è
ostile all’eventualità che la missione passi sotto l’egida delle Nazioni Unite,
ha poi rinnovato l’appello ai Paesi membri, affinché forniscano supporto
finanziario e materiale alla missione dell’UA.
● Prima udienza, davanti ai magistrati di Londra, per
gli undici incriminati dopo l’operazione dello scorso 9 agosto che ha sventato
diversi attacchi ad aerei in volo tra Regno Unito e USA. Delle persone fermate,
8 sono state incriminate per cospirazione all’omicidio e preparazione di atti
terroristici; altri 2 per non aver fornito informazioni sul complotto e c’è poi
un minore fermato per possesso di materiale utile alla costruzione di ordigni.
Una donna è stata rilasciata e 10 restano in custodia. Scotland
Yard ha reso noto che nelle perquisizioni sono stati trovati video-testamenti
degli aspiranti kamikaze.
● Un cittadino tedesco ha perso la vita a causa di un
incendio scoppiato all’alba nella Grecia occidentale, dove le fiamme stanno
divampando lungo un fronte di 35 chilometri in una zona boscosa sul promontorio
di Cassandra, nella Penisola Calcidica. La vittima è affogata mentre tentava di salire a bordo di una delle
imbarcazioni di soccorso che hanno messo in salvo centinaia di persone. Il
prefetto della provincia ellenica di Halkidiki, Argiris Lafazanis, ha proclamato
lo stato di emergenza. Decine le abitazioni
rimaste lesionate, altrettanti i veicoli danneggiati. Le autorità greche hanno
disposto l’interruzione della fornitura di corrente elettrica all’area, allo
scopo di evitare cortocircuiti.
● L’aviazione dello Sri Lanka ha effettuato oggi nuovi bombardamenti contro i ribelli
tamil per cercare di distruggere un loro deposito di
munizioni nella penisola di Jaffna, nel nord del
Paese. I jet Kfir, di
fabbricazione israeliana, hanno colpito le
posizioni delle Tigri di liberazione dell’Eelam
tamil (LTTE) a Pallai, a
circa 10 chilometri a sud di Muhamalai, sulla linea
del fronte. La penisola di Jaffna continua ad essere
isolata dal resto del Paese e le strade rimangono chiuse a causa dei
combattimenti. Secondo l’ONU, le riserve di viveri nella zona sono ad un
“livello allarmante”.
● Almeno otto persone sono morte e altre 37
sono rimaste ferite ieri in un incidente ferroviario nel Nord della Spagna. I
soccorritori hanno detto che all’interno del treno deragliato sono rimasti
intrappolati numerosi passeggeri. Ancora sconosciute le cause dell’incidente,
accaduto a Villada. Il treno era partito da Madrid ed
era diretto a Irun, nei Paesi Baschi.
● Falso allarme-bomba su un aereo della
compagnia ‘China Southern Airlines’,
in volo da Canton a Sydney. Il velivolo ha invertito
la rotta ed è tornato al punto di partenza dopo la scoperta a bordo di un
messaggio minatorio, nel quale si segnalava la presenza di un ordigno in
procinto di esplodere. La vicenda è stata riferita dall’emittente televisiva
australiana ‘Channel Nine’,
secondo cui l’allarme si è poi rivelato infondato. Il comandante ha comunque
preferito chiedere l’autorizzazione a rientrare in aeroporto, dopo aver
scaricato in mare tutto il carburante per alleggerire il velivolo e agevolare
la manovra. Rientrati a Canton, tutti i passeggeri e
i membri dell’equipaggio sono stati interrogati per un paio d’ore, prima di
ricevere il via libera per riprendere il viaggio.
● Lech Walesa, capo storico di Solidarnosc, primo sindacato libero
del mondo comunista, ha lasciato
l'organizzazione che aveva contribuito a fondare nel 1980. Lo ha annunciato ufficialmente oggi un
responsabile del sindacato. “Lech Walesa non è più membro di Solidarnosc dall’1 gennaio 2006”, ha
dichiarato Jerzy Borowczak,
una delle figure di primo piano del
sindacato a Danzica, la città dell’ex elettricista
divenuto poi presidente della Polonia. L’abbandono di Walesa, premio Nobel per
la Pace nel 1983 ed eletto
presidente della Polonia nel 1990, non è una sorpresa. L'anno scorso, durante
la cerimonia per il 25.mo
anniversario della nascita del
sindacato, aveva dichiarato: “Non è più il
mio sindacato. Un’altra epoca, altra gente, altri problemi”. E aveva
anche detto: “Non sono più un rivoluzionario”.
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