RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 232 - Testo
della trasmissione di domenica 20 agosto
2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
A
Roma la Domus Aurea sarà aperta ai turisti a restauro
in corso
In Cina
cresce il bilancio del tifone ‘sagomai’ che ha colpito la zona orientale del
Paese
In Afghanistan oltre 70 militanti talebani uccisi
negli scontri tra governativi appoggiati da truppe NATO
e ribelli
20 agosto 2006
IL
RISCHIO, PER TUTTI E ANCHE PER GLI UOMINI DI CHIESA,
DI
“UN’ATTIVITÀ ECCESSIVA” CHE INDURISCE IL CUORE:
A
SOTTOLINEARLO E’ IL PAPA ALL’ANGELUS, RICHIAMANDOSI ALLA FIGURA
DI SAN
BERNARDO DI CHIARAVALLE. UNA PREGHIERA A MARIA
PER
“IL DONO DELLA PACE VERA E DURATURA PER IL MONDO INTERO”
Un richiamo al primato della preghiera e della
contemplazione per tenere lontano i pericoli, per tutti e anche per gli uomini
di Chiesa, di “un’attività eccessiva” che indurisce il cuore. E’ quanto ha
sottolineato Benedetto XVI dedicando la sua riflessione all’Angelus domenicale,
recitato nel cortile del Palazzo Apostolico di Castelgandolfo,
alla figura di San Bernardo di Chiaravalle,
vissuto tra l’XI e del XII secolo. Al centro della
preghiera, l’invocazione a Maria “perché ottenga il dono della pace vera e
duratura per il mondo intero”. Il servizio di Fausta Speranza:
**********
Le molte occupazioni conducono spesso alla “durezza del
cuore”, “non sono altro che sofferenza dello spirito, smarrimento
dell’intelligenza, dispersione della grazia”: con queste provocatorie parole di
un grande dottore della Chiesa, Benedetto XVI sottolinea l’importanza del
raccoglimento interiore, che definisce “elemento essenziale della pietà”. Lo fa
con forza ricordando che San Bernardo di Chiaravalle parlava a un Papa, Papa Eugenio III ma anche
sottolineando a braccio che “parlava a tutti i Papi e a tutti noi”, quando
scriveva, nel De consideratione,
che “occorre guardarsi dai pericoli di una attività
eccessiva, qualunque sia la condizione e l’ufficio che si ricopre”. E Benedetto
XVI aggiunge:
“L’ammonimento vale per ogni genere di
occupazioni, fossero pure quelle inerenti al governo della Chiesa”.
Del Santo vissuto dal 1091 al 1153, il Papa dice che
“seppe armonizzare l’aspirazione del monaco alla solitudine e alla quiete del
chiostro con l’urgenza di missioni importanti e complesse che ha realizzato al
servizio della Chiesa.” Afferma che “la ricchezza e il
pregio della sua teologia non stanno tanto nell’aver percorso vie nuove, quanto
piuttosto nell’essere riuscito a proporre le verità della fede con uno stile
così chiaro ed incisivo da affascinare l’ascoltatore e da disporne l’animo al
raccoglimento e alla preghiera.” Per poi ricordare
anche l’impegno con cui lottò per dominare il suo temperamento impetuoso, come
pure l’umiltà con cui seppe riconoscere i propri limiti e manchevolezze.
E il Papa sembra poi focalizzare il fulcro di tutti gli
insegnamenti del Santo quando afferma che “per lui la
forza più grande della vita spirituale è l’amore”. E il Papa sottolinea:
“Nel suo amore Dio risana la nostra volontà
e la nostra intelligenza malata innalzandole al più alto grado di unione con
Lui, cioè alla santità e all’unione mistica”.
Dio, che è Amore, - spiega Benedetto XVI - crea l’uomo per
amore e per amore lo riscatta; la salvezza di tutti gli esseri umani,
mortalmente feriti dalla colpa originale e gravati dai
peccati personali, consiste nell’aderire fermamente alla divina carità,
rivelataci pienamente in Cristo crocifisso e risorto. Di
questo San Bernardo tratta, - ricorda il Papa
- nel “breve ma sostanzioso” Liber de diligendo Deo.
Il Papa ricorda poi la devozione di San Bernardo a Maria per cui meritò il
titolo di “Dottore mariano” e ricorda il
suo celebre discorso in cui paragona Maria alla stella alla quale i naviganti
guardano per non smarrire la rotta. Benedetto XVI Invita dunque alla preghiera
alla Madre di Gesù:
“Invochiamola perchè ottenga il
dono della pace vera e duratura per il mondo intero”.
Tra i saluti nelle varie lingue, in polacco un riferimento
al Vangelo dell’odierna domenica, in cui Cristo dice: “Io sono il pane vivo,
disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno”, con
l’auspicio che “sia sempre in noi la fame di questo cibo, affinché, ristorati
da esso, possiamo camminare verso la vita eterna e
che Maria, la “Donna eucaristica”, ottenga
per noi questa grazia”.
In lingua italiana, il saluto in particolare alle
religiose Figlie della Divina Carità e ai gruppi di fedeli provenienti da Lumezzane, Spilamberto, Annicco e Giarre, come pure
“A tutti l’augurio di una buona
domenica”.
**********
CON UN
MESSAGGIO DEL PAPA, CHE INVITA A PREGARE PER IL MEDIO ORIENTE,
SI E’
APERTA A RIMINI LA 27.MA EDIZIONE DEL MEETING PER L’AMICIZIA FRA I POPOLI PROMOSSO DA COMUNIONE E LIBERAZIONE
-
Intervista con Giorgio Vittadini -
Con un messaggio del Papa, si è aperta a Rimini la 27.ma edizione del Meeting di Comunione e Liberazione sul
tema “La ragione è esigenza di infinito e culmina nel sospiro e nel presentimento
che questo infinito si manifesti”. Fino a sabato prossimo si susseguiranno 120
incontri con 400 relatori su temi religiosi, culturali, politici, di scienza e
arte, 18 spettacoli, 12 mostre, 10 manifestazioni sportive. Nel messaggio di
saluto al Meeting, inviato al vescovo di Rimini mons. De Nicolò, tramite il
cardinale Segretario di Stato Angelo Sodano, Benedetto XVI lancia un nuovo
appello alla pace in Medio Oriente esortando “tutti a pregare il Dio della
pace”, perché “i popoli residenti in quelle terre si riconoscano fratelli e
collaborino alla costruzione di una pace giusta e duratura”. Nel messaggio, il
Papa invita gli uomini “a riscoprire la perenne verità del cristianesimo”. Da
Rimini, ci riferisce Luca Collodi.
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“L’uomo avverte un’ansia di ricerca continua”. Una ricerca
dell’Infinito, dettata spesso da “inquietudine, insoddisfazione, desiderio,
impossibilità di acquietarsi nelle mete raggiunte”. Ma questa ricerca rimane
“condannata a svolgersi nel limite di ciò che è finito”, perché condizionato
“dalla sua temporalità e dalla sua spazialità”, oltre che dai limiti umani. Ma
allora come incontrare Dio? Si chiede il Papa. “Il Meeting 2006 tiene ben
presente tale sfida dell’essere umano, si legge nel messaggio
inviato a Rimini, riproponendo con vigore la perenne verità del cristianesimo”.
“Dio, l’Infinito, si è calato nella nostra finitudine
per essere percepito dai nostri sensi”. “Sta qui la rivoluzione cristiana”. Dio
raggiunge la ricerca razionale dell’uomo che a Lui tende”. Benedetto XVI coglie l’occasione del Meeting
per l’Amicizia tra i Popoli promosso da Comunione e
Liberazione, per lanciare un nuovo appello di pace per il Medio Oriente, “Regioni
che sono state testimoni della storia della Salvezza”. Nella messa inaugurale
del Meeting, seguita da almeno 5mila persone tra volontari e organizzatori, il
vescovo di Rimini, mons. Mariano De Nicolò ha sottolineato come i cristiani
possono essere “autentico fermento della società degli uomini”.
“Nei prossimi giorni voi parlerete di politica,
educazione, arte, cultura. Siate sorretti sempre dalla convinzione che in tutte
queste cose i cristiani possono essere autentico fermento della società, se
profondamente innestati in Cristo e guidati dal suo spirito”.
Il Meeting ha aperto i lavori occupando i 168 mila metri
quadrati della Fiera di Rimini, con 3.041 volontari, giovani e anziani, che
hanno regalato una settimana di ferie alla manifestazione di Cl, provenienti
dall’Italia ma anche da Spagna, Portogallo, Ungheria, Romania, Russia, Stati
Uniti, Messico e Argentina, Nigeria e Kenia. Ma cosa
dobbiamo aspettarci dall’edizione di quest’anno? Lo abbiamo chiesto a Giorgio Vittadini, figura storica di Comunione e Liberazione, presidente
della Fondazione per la Sussidiarietà:
R. – Che sia dipanato il titolo: “la
ragione è apertura all’infinito e non misura di tutte le cose”, contro molto
del razionalismo moderno, che poi diventa difesa dell’ideologia. Secondo, mostrare
come la fede sia una posizione ragionevole rispetto alla realtà, in quanto
corrisponde alle esigenze ultime del cuore e della ragione stessa. Questo non
evidentemente con discorsi teorici, ma attraverso la testimonianza di tutte le
persone che vengono al Meeting: cardinali, uomini religiosi, ebrei, musulmani,
cattolici, politici, economisti, artisti, scienziati e quanti altri.
D. - Una domanda che di questi tempi ai rappresentanti di
Comunione e Liberazione si fa sempre: al Meeting di Rimini si parla più di
Chiesa o di politica?
R. - Al meeting di Rimini si parla della vita che è fatta
dell’annuncio cristiano, che è fatta della risposta ai bisogni degli uomini
attraverso gesti di carità, che è fatta attraverso opere che rispondono ai
bisogni, che è fatta di arte, che è fatta di scienza e anche di politica.
Limitarsi ad un aspetto della vita vuol dire umiliare la fede.
D. - Qual è il progetto culturale di fede che propone
Comunione e liberazione?
R. - Il cuore umano è esigenza di verità, di giustizia, di
bellezza in modo oggettivo e questo accomuna tutti gli uomini. Se non si
dicesse innanzitutto questo, non si saprebbe qual è il punto di partenza da cui
cercare una risposta. Secondo, la fede nasce dall’avvenimento cristiano, da un
incontro con un Dio fatto uomo, che è risposta a queste esigenze. Tutto questo
si riassume nel termine “esperienza cristiana”, un’esperienza che è fatta di
una domanda e di una risposta. Questo incontro corrisponde - storicamente e
oggi - a questo. Ed è possibile verificarlo in termini personali. Quindi più
che un progetto è una proposta di vita.
D. – Torno su questo tema: che cos’è la fede? Che tipo di
fede può incontrare una persona che arriva a Rimini, al Meeting?
R. – La fede è riconoscimento di una presenza che
corrisponde al proprio destino, una presenza eccezionale e come per i primi
Apostoli, il modo in cui si vede la fede è vedere un’umanità diversa. Quello
che si può vedere a Rimini – anche da gente che non crede, anche da gente di
altre religioni – è quest’umanità positiva, costruttiva, aperta, capace di
dialogo, cioè qualcosa di strano. Strano, pensando ai nostri limiti, ai nostri
peccati, a tutto quello che noi non siamo. Eppure da tutto questo “non essere”
nasce qualcosa di costruttivo per tutto il mondo. Questo può incontrare una
persona che viene a Rimini.
Da Rimini, Luca Collodi, Radio Vaticana
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IL
MESSAGGIO DEL PAPA AL CARDINALE MARIAN JAWORSKI, ARCIVESCOVO DI LVIV
DEI
LATINI, IN OCCASIONE DEGLI 80 ANNI DEL PORPORATO
- A
cura di Fausta Speranza -
Il Papa ha inviato un messaggio al cardinale Marian Jaworski, arcivescovo di Lviv dei Latini, in occasione del compimento di 80 anni da
parte del porporato, esprimendo i suoi auguri vivi e cordiali. “Rendo grazie a
Dio – scrive il Papa – per il vostro generoso servizio alla Chiesa in
particolare per il vostro contributo in Ucraina”.
Il Cardinale Marian Jaworski è nato il 21 agosto
LA
PREGHIERA DI BENEDETTO XVI PER LA COMPLESSA SITUAZIONE IN MEDIO ORIENTE
E PER
LE ALTRE SITUAZIONI DI GUERRA NEL MONDO, ESPRESSA IERI
SERA
IN
OCCASIONE DELLA PIECE TEATRALE SU GIOVANNA D’ARCO
RAPPRESENTATA
A CASTELGANDOLFO
Il pensiero di Benedetto XVI, anche ieri sera, si è
rivolto alla complessa situazione in Medio Oriente e alle altre situazioni di
guerra nel mondo. L’occasione è stata la rappresentazione della piece teatrale “Il mistero della carità di Giovanna
D’Arco”, dello
scrittore francese, Charles Peguy,
eseguita ieri sera in suo onore, in lingua originale, nel cortile del Palazzo Apostolico
di Castelgandolfo. L’iniziativa è stata promossa dall’arcidiocesi del Principato di
Monaco in collaborazione con l’ambasciata monegasca presso la Santa Sede. Il
servizio di Eugenio Bonanata:
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Il Santo Padre si è soffermato sull’attualità del
messaggio dell’opera,
richiamando l’attenzione sulla sofferenza derivante dai confitti che
sconvolgono l’area mediorientale così come altre aree del mondo.
“…DANS LE CONTEXTE INTERNATIONAL QUE NOUS CONNAISSONS …”
“Nel contesto internazionale che noi conosciamo oggi –
dice Benedetto XVI - di fronte ai drammatici avvenimenti del Medio Oriente,
davanti alle situazioni di sofferenza provocate dalla violenza in numerose
regioni del mondo, il messaggio trasmesso da Charles Peguy nel ‘Mistero della carità di
Giovanna d'Arco’ rimane una fonte di riflessione molto feconda”. Per Benedetto
XVI, “in questo testo di grande ricchezza, Peguy ha
saputo rendere con forza il grido che Giovanna fa salire con passione verso
Dio, supplicandogli di far cessare la miseria e la sofferenza che lei ha visto
attorno a sé, esprimendo inoltre l’inquietudine dell’uomo e la sua ricerca di
felicità”. L’opera, “rappresentata da tre attrici di grande talento – ha
affermato il Papa –”, stimola una profonda riflessione su temi sempre presenti
nel pensiero dei nostri contemporanei, e ci introduce “al cuore del Mistero
cristiano”. La pièce - ha aggiunto il Santo Padre – “ci ha anche mostrato che
l’accorato grido di Giovanna, che traduce il suo dolore e il suo sgomento,
manifesta soprattutto la sua fede ardente e lucida, contraddistinta dalla
speranza e dal coraggio. Trascinandoci ancora più lontano nella meditazione -
prosegue il Papa - Peguy ci fa intravedere nel 'Mistero' la Passione di Cristo, colui, che, in definitiva,
offre un senso alla preghiera della giovane donna, la cui forza d’animo non può
che commuoverci”. Da qui l’auspicio di Benedetto XVI: “Possa Dio ascoltare la preghiera
della santa di Domremy e la nostra e donare al nostro
mondo la pace alla quale esso aspira”. Oltre che l’arcivescovo di Monaco, mons.
Bernard Barsi,
l’ambasciatore monegasco e le altre personalità presenti, il Pontefice ha voluto
infine ringraziare le attrici e il regista, Jean-Paul
Lucet, “che – ha affermato il Papa - ha saputo
valorizzare con una grande sobrietà gli elementi essenziali di questo
capolavoro di Charles Peguy”.
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BENEDETTO XVI COMPIRÀ UN PELLEGRINAGGIO AL SANTUARIO DEL VOLTO SANTO
A MANOPPELLO, IN
ABRUZZO, IL PROSSIMO 1° SETTEMBRE: LO HA COMUNICATO IERI
- A cura di Fausta
Speranza -
Il 1° settembre
prossimo Benedetto XVI compirà un pellegrinaggio al Santuario del Volto Santo a
Manoppello, in provincia di Pescara, in Abruzzo. Lo
ha comunicato ieri
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20 agosto 2006
DOPO LA VIOLAZIONE ISRAELIANA DEL CESSATE IL FUOCO,
IL GOVERNO LIBANESE CRITICA
DURAMENTE L’AZIONE DI ISRAELE,
LANCIANDO PERÒ ANCHE UN
MONITO AI CITTADINI DEL LIBANO
- Intervista con Dimyanos Kattar -
Dopo la violazione israeliana del cessate il
fuoco previsto dalla risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni
Unite, il governo libanese critica duramente l’azione di Israele, lanciando
però anche un monito ai cittadini del Libano. Da parte sua, Kofi
Annan esprime la preoccupazione della comunità
internazionale. Roberta Moretti:
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“Chiunque violerà il cessate il fuoco,
lanciando missili e razzi contro Israele, sarà portato davanti ai tribunali
militari con l’accusa di tradimento, perché ognuno di questi lanci sarà a vantaggio
di Israele”: è quanto ha affermato stamani, in una conferenza stampa a Beirut,
il ministro della Difesa libanese, Elias Murr,
ribadendo la posizione del premier Sinora, che ha definito un “crimine contro
l’umanità” l’offensiva militare israeliana. Nella notte di ieri – lo ricordiamo
– Israele aveva compiuto un’incursione aerea nella valle libanese della Bekaa,
provocando la morte di tre presunti Hezbollah.
Nell’azione aveva perso la vita anche un soldato israeliano. Israele ha giustificato il blitz con la necessità di
bloccare forniture di armi dalla Siria e dall’Iran a Hezbollah
e ha minacciato di compiere nuove incursioni se il traffico non sarà
interrotto. In proposito, il quotidiano Haaretz
riferisce che il ministro degli esteri israeliano, Tzipi Livni, avrebbe appena
nominato un inviato per avviare un negoziato con la Siria. Dal canto suo, il
ministro della Difesa libanese ha sottolineato che l’esercito di Beirut, che secondo notizie diffuse due giorni fa sarebbe schierato
lungo i confini del nord del Libano con la Siria, “non avrà alcuna flessibilità
sul traffico d’armi”. Intanto, mentre la comunità internazionale e il
segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, esprimono “profonda preoccupazione” per la rottura
della tregua, si è riunita oggi per la prima volta a Gerusalemme la commissione
di indagine, voluta dal ministro della Difesa israeliano, per indagare sul modo
in cui è stata condotta la guerra contro gli Hezbollah.
Da segnalare, infine che in settimana, probabilmente mercoledì, si terrà a Bruxelles
una riunione tra gli Stati membri dell’Unione Europea (UE) per discutere del
loro contributo alla missione UNIFIL in Libano. Lo ha annunciato la Presidenza
di turno finlandese. Un vertice urgente dei Paesi contibutori
era stato sollecitato poco prima dalla Francia, alla
guida della missione.
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E come abbiamo ascoltato, dopo oltre un mese di guerra, la
situazione in Libano appare sempre più critica. Sono necessarie, infatti, non
solo la ricostruzione delle infrastrutture distrutte dall’offensiva israeliana,
ma anche la ricomposizione del tessuto politico e sociale del Paese. Al
microfono di Bernard Decottignies,
della nostra redazione francese, ascoltiamo Dimyanos Kattar, già ministro dell’Economia e delle Finanze nel
governo di Rafik Hariri:
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R. – Le résultat au niveau humain, au niveau de confiance, est
catastrophique. …
Il risultato a livello umano, a livello della fiducia,
direi che è catastrofico. Da un punto di vista più pragmatico, è necessario
sapere che prima del 12 luglio il Libano stava attraversando un periodo di
tensione politica. La tavola rotonda di dialogo non aveva portato i risultati
sperati, l’economia era sprofondata in una forte disoccupazione e il governo
cercava di far fronte ad un forte indebitamento. Quindi, questo mese ha svolto
un ruolo di amplificatore per quanto riguarda la situazione della fiducia e
della riconciliazione nazionale, per quanto riguarda la perdita del lavoro:
l’11 luglio la disoccupazione era stimata al 10 per cento, oggi si pensa che la
disoccupazione raggiungerà a Natale il 25 per cento. Per quanto riguarda le
finanze pubbliche, è necessario sottolineare il problema dell’indebitamento, il
problema degli sfollati, il problema della ricostruzione e quello che riguarda
la perdita di risorse stabili.
D. – Da dove potrà venire il risanamento economico del
Libano e quello finanziario? Pensa che arriverà, alla fine, un “Piano Marshall”?
R. – Moi je crois
que c’est
Credo che si sia mossa la comunità araba internazionale;
per quanto ne so ora più di tre miliardi di dollari arriveranno da tutti questi
Paesi, e per questo penso che la questione della disponibilità di denaro per
far fronte a queste emergenze non è il punto principale. Le due difficoltà
maggiori potranno venire dalle armi e dalla distribuzione sul terreno.
D. – La situazione economica può essere paragonata, oggi,
a quella che dominava al tempo della guerra civile, se così la
si può definire?
R. – No. C’est totalement
different. Après
No. E’ totalmente diverso. Dopo la guerra civile, le
strade erano praticamente paralizzate, c’era una politica di comuni e di
regioni. Oggi è il contrario: le strade sono attive, il governo è attivo …
D. – Alcuni già sono preoccupati: temono che, una volta
svanita l’emozione, le difficoltà tra le comunità potrebbero risorgere …
R. – Moi je crois qu’au niveau populaire
Credo che, a livello popolare, la solidarietà abbia
funzionato; a livello delle classi politiche ci sono alcuni esponenti vecchi, o
corrotti, e ci saranno grandi problemi. Il Libano ha bisogno di un progetto di
riconciliazione basato sui fondamenti della Nazione, che sono i fondamenti
dello Stato. In Libano esiste una scissione totale tra il concetto di Nazione,
che è progetto di confessione religiosa, e lo Stato, progetto istituzionale.
D. – Gli Hezbollah hanno in
qualche modo una marcia in più, rispetto al governo libanese? Considerando il
fatto che il movimento ha colto di sorpresa il governo proponendo un aiuto finanziario
agli sfollati che tutto hanno perduto nei bombardamenti israeliani…
R. – Le problème surgit en l’an 2000, après
Il problema era nato nel 2000:
dopo che il Sud del Paese era stato liberato dall’invasione israeliana, lo
Stato aveva promesso molte cose alla gente del Sud: progetti, fondi, investimenti. In realtà, poi, non è accaduto
nulla e questo vuoto nelle promesse fatte è stato colmato dall’azione
umanitaria e socio-economica di Hezbollah. Oggi, Hezbollah non è rimasto ad aspettare che le promesse non
fossero mantenute, ha agito. Se lo Stato fa discorsi di verità, Hezbollah ha la volontà della verità. Ed è proprio in
questo contesto che, se lo Stato non sarà sostenuto dalla comunità
internazionale e araba in maniera seria sulla missione del Libano e non
soltanto sul “concetto” di Libano, sarà estremamente difficile che lo Stato
libanese possa creare una sorta di vera “concorrenza” a Hezbollah.
**********
AL
VIA, OGGI A ERICE, IN SICILIA, LA 36.MA SESSIONE DEI
SEMINARI NTERNAZIONALI SULLE EMERGENZE PLANETARIE. PER IL PRESIDENTE ITALIANO,
GIORGIO NAPOLITANO, “E’ UN MOMENTO DI PROFICUO SCAMBIO DI IDEE E DI LEALE
CONFRONTO”
- Con
noi, il prof. Antonino Zichichi -
“Un
momento di proficuo scambio di idee e di leale confronto”: con queste parole il
presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano,
ha definito, in un messaggio, i lavori dei Seminari internazionali sulle
emergenze planetarie, al via oggi a Erice, in
Sicilia, per la 36.ma sessione. Circa
100 scienziati di 26 Paesi si confronteranno, fino al 23 agosto, su otto delle
63 emergenze che minacciano il pianeta: dal terrorismo alle variazioni
climatiche; dall’inquinamento delle sorgenti d’acqua alla difesa dai proiettili
cosmici; dal conflitto cibernetico all’influenza aviaria; dalla proliferazione
di armi nucleari alla crisi energetica. E proprio dell’allarmante
diminuzione delle risorse di energia, ci parla, al microfono
di Roberta Moretti, il prof. Antonino Zichichi,
presidente della Federazione mondiale degli scienziati:
**********
R. –
Con l’emergenza dei Paesi recentemente industrializzati come
D. –
All’esigenza di potenziare appunto gli impianti di energia nucleare si affianca
però l’emergenza della proliferazione di armi nucleari…
R. –
L’energia nucleare ha due componenti: la candela e le bombe. La candela sono le
centrali nucleari, 10.000 tonnellate di petrolio producono la stessa quantità
di energia che noi possiamo produrre con pochi kg di materiale nucleare. Questo è il significato di
energia nucleare di pace e viene confusa con quella di guerra. La proliferazione
è un altro problema, che va affrontato con gli accordi internazionali, con le
leggi, però il famoso trattato di non proliferazione in realtà non ha
funzionato. Ci sono almeno 10 Paesi con armi nucleari, di tipo fissione, come
quelle esplose a Hiroshima e Nagasaki.
D. –
Ultimamente è calata la tensione dei media sulla
diffusione dell’influenza aviaria. Non va più di moda parlarne o effettivamente
è rientrata l’emergenza perché si sta trovando una soluzione?
R.- Il
famoso virus dell’influenza aviaria non ha subito mutazioni quindi non ha
ucciso delle persone. E’ rimasto bloccato negli animali. Questo però non
significa che il pericolo del virus sia passato, il
virus può cambiare. La ricerca scientifica è impegnata per vedere come
combattere questa futura piaga.
D.- Al centro del dibattito anche l’emergenza
culturale, con i risvolti del terrorismo.
Che hanno da dire in proposito gli scienziati?
R. –
Penso che se vivessimo l’era della cultura scientifica non ci sarebbero le
emergenze planetarie e non ci sarebbe terrorismo. La cultura scientifica nasce
non come pretendono gli atei da un atto di ragione e di sfida alla Chiesa, ma
piuttosto la scienza è nata come atto di fede in Colui che ha fatto il mondo,
questo diceva Galilei. Se non fosse per la scienza,
noi non potremmo dire ad un ateo guarda che tu stai commettendo un atto di fede
nel nulla. Se vivessimo nell’era della scienza, intesa in questo modo, il
terrorismo non ci sarebbe perchè il terrorismo ci fa tornare indietro di
tremila anni. Il kamikaze che cosa è? E’ la risposta alle bombe di altissima precisione però è una risposta primitiva.
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A 1650
ANNI DALLA MORTE, LE SACRE SPOGLIE DI SANT’ANTONIO
ABATE
SARANNO
ESPOSTE DA OGGI ALLA VENERAZIONE DEI FEDELI
NELLA
PARROCCHIA DEDICATA ALL’EREMITA EGIZIANO VICINO CATANIA, IN SICILIA
-
Intervista con don Vittorio Rocca -
“Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi e
dallo ai poveri”: questo insegnamento di Gesù
raccontato nel Vangelo di Matteo, è stato la spinta alla Santità per Sant’Antonio Abate, di cui quest’anno ricorre l’Anno
Giubilare. Il 2006, infatti, è il 1650° anno dalla sua morte. Per l’occasione,
le sacre spoglie dell’eremita egiziano sono giunte dalla Francia
alla Sicilia e dal 20 al 27 agosto saranno esposte alla venerazione dei fedeli
nella parrocchia di Sant’Antonio Abate in Aci Sant’Antonio, vicino Catania.
Isabella Piro ha chiesto al parroco, don Vittorio
Rocca, quale significato abbia oggi la scelta di vita
del Santo:
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R. - E’ innanzitutto la scelta di radicare la vita sulla
parola di Dio, una parola di Dio che poi deve diventare anche vita di carità,
deve diventare una scelta a favore dei più bisognosi. Anche il Santo Padre
nella sua enciclica “Deus
Caritas Est”, cita Sant’Antonio Abate
tra i primi santi che hanno fatto della carità una scelta di vita.
D. - Sant’Antonio lottò contro
le tentazioni del maligno nel deserto: in questo rivela un lato molto umano,
tanto che, nella preghiera per l’Anno Giubilare, gli si chiede di “asciugare le
nostre lacrime, o Amico e Protettore!”…
R. - Sì, è vero, è un santo che da questo punto di vista
sentiamo molto vicino proprio perché è un uomo che ha dovuto fare i conti con
la fragilità, tipica dell’esistenza umana, e ha dovuto superare tante
avversità. Già il fatto stesso che viveva in un luogo aspro nel deserto, questo
è significativo per noi. Anche oggi le nostre città possono sembrare dei
deserti, possono sembrare cioè dei luoghi impervi, dei luoghi dove bisogna
lottare. Allora Antonio ‘asciuga’ le nostre lacrime e ci dà il coraggio di
ricominciare.
D. - Ma, in realtà, questo deserto di Sant’Antonio
è anche un deserto metaforico, che ha un forte valore di silenzio?
R. - Sì, è vero. In un mondo dove si ricerca l’apparenza,
il frastuono, Antonio sceglie il deserto, quindi sceglie una vita radicale,
l’essenzialità, l’interiorità. Andare nel deserto significa ritrovare se stessi e ritrovarsi alla luce di Dio.
D. - Come insegnare, ai giovani, la forza di Sant’Antonio Abate?
R. - I giovani sono a volte sorprendenti perché a pelle
riescono a cogliere il messaggio di Sant’Antonio
meglio di tanti adulti che si portano tante “incrostazioni” della vita. Uno dei
miei giovani mi diceva: “Sant’Antonio è stato
coraggioso perché ha lasciato tutto e l’ha fatto perché ha incontrato tutto. Allora,
è questo “tutto” che affascina.
D. -
R. - La parrocchia si sta preparando ormai da quando il Santo Padre Giovanni Paolo II, di venerata
memoria, ha concesso la possibilità dell’Anno giubilare, ormai due anni fa. In
Sicilia la devozione nei confronti di Sant’Antonio
Abate, è una devozione molto radicata perché il Santo è legato al mondo
dell’agricoltura, degli animali e poi anche perché è il Santo che protegge dal
fuoco. Qui c’è la lava dell’Etna e quindi avere la possibilità di accogliere le
spoglie mortali di questo santo, ci riempie di profonda commozione e di profonda
gioia.
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20 agosto 2006
Un nuovo naufragio si è verificato
a largo di LampeDusa.
in mattinata sbarcati altri 54
clandestini,
mentre proseguono le ricerche dei
40 dispersi nell’incidente di ieri
ROMA. = Un altro naufragio si è verificato a largo di
Lampedusa. Secondo le prime informazioni due persone che viaggiavano a bordo di
un barcone sono state recuperate da un peschereccio, in
attesa dell’arrivo dei mezzi della Guardia costiera. Al momento non si conosce
il numero dei clandestini che si trovavano sul natante. Intanto non hanno prodotto
alcun risultato le ricerche dei 40 dispersi della ‘carretta del mare’ affondata ieri. Sul barcone viaggiavano circa 120
clandestini: dieci i corpi recuperati fino ad ora. Sulla base delle
testimonianze fornite dei 70 supersiti, sono stati arrestati i 5 presunti
scafisti. L’autorità giudiziaria ha anche aperto un’inchiesta per accertare se
la nave della marina militare abbia provocato la sciagura durante i primi
soccorsi. Intanto, sull’isola è di nuovo emergenza.
Stamani sono sbarcati infatti altri 54 clandestini che
viaggiavano a bordo di due barconi: tra loro anche una donna incinta di otto
mesi e due neonati. Gli immigrati, partiti dalla Libia, provengono da Eritrea,
Niger, Egitto e Sudan. Ieri le autorità avevano bloccato sulla
terraferma altri 37 clandestini, sbarcati da un gommone che aveva eluso
i controlli. Qualche minuto prima una motovedetta
della finanza aveva condotto in porto 30 immigrati, intercettati nel pomeriggio
al largo dell’isola. Agghiaccianti le loro testimonianze: hanno viaggiato per 5
giorni, rimanendo senza benzina, acqua e cibo. Alcuni hanno raccontato di un
compagno di viaggio caduto in mare e mangiato da un pescecane. Le loro
condizioni di salute sono state giudicate buone. Alcuni uomini però avevano difficoltà a camminare e presentavano evidenti segni
di ustioni. Le bruciature – ha spiegato un volontario della Croce Rossa – sono
provocate dalla combinazione fra la nafta, fuoriuscita dai bidoni, e l’acqua di
mare. Sul piano istituzionale, esponenti della magistratura italiana hanno
fatto sapere di avere “le mani legate” per debellare il traffico di clandestini
nel Mediterraneo, come chiesto ieri dal ministro dell’Interno, Giuliano Amato.
Per prevenire e controllare gli sbarchi – precisano - serve una maggiore
cooperazione politica con gli altri Paesi. Intanto, l’ondata migratoria non accenna
a diminuire neanche verso le isole Canarie, dove, gli ultimi sbarchi hanno
portato ad oltre 16 mila il numero di clandestini giunti sulle isole
dall’inizio dell’anno. “E’ una situazione insostenibile”, ha affermato in
questi giorni il presidente delle Canarie, Anton Martin, che al governo e all’Unione Europea ha chiesto
maggiore impegno per fronteggiare il fenomeno. (E. B).
RAFFORZARE
LA POLITICA EUROPEA COMUNE: COSI’ L’EX PRESIDENTE ITALIANO
CIAMPI,
DURANTE L’ASSEGNAZIONE DEL PREMIO INTERNAZIONALE ‘ALCIDE DE GASPERI’.
A CONSEGNARGLI IL RICONOSCIMENTO, IL SUO SUCCESSORE,
IL
PRESIDENTE GIORGIO NAPOLITANO
TRENTO.=
“Un governo comune dell’economia e una politica estera, di sicurezza e di
difesa per l’Europa unita”. È questa la proposta che l’ex presidente della Repubblica,
Carlo Azeglio Ciampi, ha lanciato ieri da Trento, durante la cerimonia del
prestigioso premio internazionale ‘Alcide De Gasperi’,
assegnatogli dalla Provincia autonoma di Trento, “per aver raccolto il testimone”
dello statista trentino, scomparso 52 anni fa.
A consegnargli il premio, il suo successore, il presidente, Giorgio Napolitano. Alla cerimonia erano presenti anche il
presidente del consiglio, Romano Prodi, e l’ex sottosegretario di De Gasperi, Giulio Andreotti. Ciampi ha dichiarato di
essere sempre stato un ammiratore della grande dignità con cui De Gasperi ha rappresentato il Paese, nonché del suo
europeismo lungimirante. Napolitano, dal canto suo,
ha detto che il suo sincero omaggio a De Gasperi è
frutto di una lunga, convinta e non semplice maturazione. Parlando di politica
europea, Ciampi ha poi dichiarato: “I Paesi che più hanno a cuore i destini
dell’Europa dovrebbero istituire un comitato di studio che produca proposte specifiche
per completare il mercato unico, a cominciare dal settore finanziario, per
rafforzare l’Eurogruppo e avvicinarsi al traguardo
del governo comune dell’economia”. L’ex presidente ha poi elogiato gli sforzi
dell’Europa per evitare l’aggravarsi della crisi israelo
- libanese, dichiarando la sua volontà di una politica estera, di sicurezza e
di difesa comuni per l’Europa, al fine di ottenere risultati più incisivi. Il
presidente Napolitano, infine, si è pronunciato
contro “il rischio di una frantumazione disordinata del sistema delle
autonomie” e, insieme a Ciampi, ha elogiato il modello ‘Trentino Alto Adige’, promettendo di tornare a Trento e a Bolzano per
parlarne. (A.Gr.)
A ROMA LA DOMUS AUREA SARÀ
APERTA AI TURISTI A RESTAURO IN CORSO.
PREVISTI LAVORI DI IMPERMEABILIZZAZIONE DELL’EDIFICIO E UNA
REVISIONE
COMPLESSIVA DEL PARCO DI COLLE OPPIO
ROMA. = La Domus Aurea, residenza
dell’Imperatore Adriano, sarà aperta al pubblico a restauro in corso.
L’iniziativa, comunicata ieri dal sovrintendente archeologico di Roma, Angelo
Bottoni, prevede lavori di impermeabilizzazione dell’edificio, al fine di
eliminare le infiltrazioni d’acqua e permettere l’accesso ai turisti attraverso
la costruzione di un ponteggio. I lavori inizieranno nella prossima primavera
per ragioni climatiche. “A causa dei problemi di natura statica - spiega Bottei - sarà realizzata anche una revisione degli
interni”. Il progetto, una volta restaurata la Domus
Aurea, potrebbe riguardare anche la revisione complessiva del parco del Colle Oppio.
“Quest’area - ha spiegato il sovrintendente - ha una sistemazione non idonea perché
non tiene in considerazione le terme di Traiano, che
invece rappresentano, con il Colle, un tutt’uno. Chi
visita il Colle Oppio non si rende conto di questo unicum”. (A.Gr.)
In cina cresce il bilancio del
tifone sagomai che ha colpito
la zona orientale del paese
PECHINO. = E’ salito a 441 il numero delle vittime di Saomai, il “supertifone” che il 10 agosto scorso ha colpito
la costa orientale della Cina. Il nuovo bilancio è stato
reso noto dall'agenzia Nuova Cina, dopo la scoperta di nuovi cadaveri. I corpi
sono stati rinvenuti nella provincia costiera di Fujian,
nel sud est del Paese, colpito dalle burrasche e dalle piogge torrenziali del tifone,
il più violento degli ultimi 50 anni. Secondo le autorità cinesi, i disastri
naturali registrati nel Paese nel 2006 sono i più gravi degli ultimi sei anni.
Forti nevicate, alluvioni, tifoni e siccità hanno causato la morte di almeno 2
mila persone e colpito complessivamente 316 milioni di abitanti. Le perdite
economiche stimate si aggirano intorno al miliardo di euro. Proprio in questi
giorni, intanto, mentre prosegue l’opera distruttiva del tifone Sagomai, in
altre tre province meridionali - Chongqing, Sichuan e Liaoning - 18 milioni
di persone stanno invece soffrendo le conseguenze di una devastante siccità. (E. B.)
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20 agosto 2006
- A cura di
Roberta Moretti -
Strage di guerriglieri Taleban
in Afghanistan. Oltre 70 ribelli sono stati uccisi in una
battaglia con le forze Nato e l’esercito afghano
nella provincia meridionale di Kandahar. Lo scontro è avvenuto nella notte in un mercato del
distretto di Panjwayi, a una trentina di chilometri
da Kandahar, dove anche quattro poliziotti hanno
perso la vita. Ieri, quattro soldati americani delle forze di coalizione e uno afghano sono morti in due diversi
combattimenti nell’est e nel sud dell’Afghanistan. Intanto, è atteso per
oggi nel Paese l’arrivo del ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeie,
che incontrerà il presidente, Hamid Karzai, e altri membri del governo afghano.
Sono 2700 i soldati tedeschi che partecipano alla missione
NATO nel Paese.
Andiamo in Iraq. Almeno 14 pellegrini sciiti
sono stati uccisi stamani da uomini armati a Baghdad, mentre partecipavano alle
imponenti manifestazioni in omaggio all’imam, Moussa Khadim, nell’anniversario
della sua morte, risalente a dodici secoli fa. Sarebbero almeno 200 i
feriti. Quattro presunti cecchini sono
stati uccisi dalla polizia e altri tre sono stati arrestati. L’anno scorso,
nella stessa occasione, presunti estremisti sunniti attaccarono a colpi di
mortaio i fedeli sciiti in pellegrinaggio: dal fuggi-fuggi generale scaturì una
calca spaventosa, che provocò la morte di quasi un migliaio di civili. E’
morto, infine, il soldato americano ferito nei giorni scorsi nella provincia di al Anbar. Lo hanno reso noto
oggi, con un comunicato, le forze armate USA.
In Cisgiordania, un
palestinese è stato ucciso questa mattina da militari israeliani, mentre era a
bordo di un taxi che non si è fermato al posto di blocco di Hawara,
presso Nablus, cercando di violare la vigilanza. Nella sparatoria sono rimasti feriti anche
gli altri tre passeggeri del mezzo.
L’Iran non sospenderà la sua attività di
arricchimento dell’uranio, come chiestogli dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU
più la Germania: lo ha detto oggi il portavoce del
ministero degli Esteri di Teheran, Hamid Reza Asefi,
quando mancano due giorni alla promessa risposta, da parte della Repubblica
Islamica, ad un pacchetto di incentivi offerto dalle grandi potenze in cambio
della sospensione di questa attività. Il Consiglio di Sicurezza ha dato tempo
all’Iran fino al 31 agosto per accettare la sospensione, pena l’adozione di
sanzioni non specificate.
Un violento incendio è scoppiato ieri sera
lungo un gasdotto nella Turchia orientale, dopo quello
che, secondo alcune fonti, è stato un attentato alla linea che trasporta gas
dall’Iran. Le fiamme sono divampate nella provincia di Agri, dove è attiva la
guerriglia del Partito del lavoratori curdi (PKK). La fornitura di gas iraniano alla Turchia è
iniziata nel dicembre scorso e pochi giorni fa Teheran
aveva annunciato l’intenzione di utilizzare il gasdotto, che parte dai
giacimenti di Tabriz, per esportare il combustibile
in Europa.
Due persone sono rimaste leggermente ferite ieri sera in Ucraina, a causa di esplosioni a catena
in un deposito militare contenente circa 35 mila tonnellate di munizioni,
situato nella regione sudorientale di Zaporijia. Secondo un comunicato del ministero della
Difesa, le esplosioni sono state provocate dal calore, ma il vice primo
ministro ucraino, Andri Kliouev,
ha osservato che è troppo presto per parlare delle cause dell'episodio. Lo
stesso deposito era già stato teatro di un incidente simile nel maggio 2004,
quando esplosioni in catena di munizioni erano durate circa una settimana,
uccidendo cinque persone e costringendo all’evacuazione 7 mila abitanti dei
villaggi vicini.
In Inguscezia, un
gruppo di guerriglieri ha assassinato un giudice istruttorio della polizia e un
agente in pensione mentre erano insieme in una casa nel villaggio di Aljasty. Dopo aver appiccato il fuoco all’edificio, i
ribelli sono fuggiti verso una foresta alla frontiera con la Cecenia. La polizia sta perlustrando la zona. In un’altra
località della repubblica nordcaucasica russa, Ali-Yurt, nella notte è morto un
presunto guerrigliero per l’esplosione accidentale di una bomba che trasportava
nella sua macchina. L’ordigno aveva una potenza equivalente a cinque chili di
tritolo.
Nuove truppe etiopi hanno valicato oggi il
confine con la Somalia, raggiungendo gli altri soldati
inviati da Addis Abeba a Baidoa, sede delle
istituzioni di transizione somale. Lo riferiscono fonti militari. Questa azione
potrebbe ulteriormente alimentare le tensioni con le Corti Islamiche, che da
giugno controllano Mogadiscio e gran parte del sud del Paese.
Nella Repubblica Democratica del Congo, il capo di Stato uscente, Joseph
Kabila, è sempre in testa nella corsa alle
presidenziali, ma non ha ancora raggiunto il termine minimo del 50 per cento
dei suffragi. Il nuovo dato, diffuso oggi dalla Commissione elettorale
indipendente (CEI), si riferisce all’85 per cento delle schede. Kabila, con il 48 per cento dei voti, è davanti al vice
presidente, Jean Pierre Bemba che ha ottenuto finora il 17 per cento. Secondo molti
analisti, sarà inevitabile una seconda tornata elettorale.
L'Alto Rappresentante europeo per la Politica
Estera, Javier Solana, ha
annunciato ieri di avere incaricato il rappresentante speciale per il Sudan, Pekka Haavisto, di recarsi la
prossima settimana nel Paese africano nel tentativo “di evitare una
recrudescenza della violenza” nella regione occidentale del Darfur,
teatro dal febbraio 2003 di un conflitto interno ancora irrisolto. Solana ha chiesto a tutte le parti coinvolte “di rispettare
l’accordo per il cessate il fuoco” siglato il 5 maggio scorso ad Abuja, in Nigeria e di “consentire che il meccanismo di
monitoraggio prosegua”. Solana ha sottolineato che
“il governo del Sudan dovrebbe aprire i negoziati ai non firmatari dell'accordo
di pace del Darfur e questi ultimi dovrebbero
aderirvi”. Giovedì i rappresentanti di Stati Uniti e Gran Bretagna hanno presentato
al Consiglio di sicurezza dell’Onu una nuova bozza di
risoluzione in cui si chiede l’autorizzazione al dispiegamento in Darfur di una missione di pace composta da
almeno 17 mila caschi blu. Il provvedimento è stato finora osteggiato dal presidente
sudanese, Omar Hassan el-Beshir.
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