RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 225 - Testo della trasmissione di domenica 13 agosto 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Lanciato
dall’Acnur un allarme per il Libano: urge un piano di
rientro per gli sfollati
Epidemia
di encefalite nel Nord della Cina
In Etiopia divieto di rientro per i 10 mila sfollati per
l’alluvione che ha colpito Dire Dawa
La
Spagna si prepara a combattere gli incendi scoppiati in Galizia con 400 paracadutisti
Scoperto
vicino Parma un prezioso affresco raffigurante una
“Madonna con bambino”
Fonti stampa britanniche annunciano l’arresto del
capo di Al Qaeda nel Regno
Unito
In Sri Lanka, le Tigri tamil smentiscono l’offerta di proposte di pace al governo
di Colombo
Fidel Castro festeggia in
ospedale gli 80 anni. La degenza, annuncia, non sarà breve
13 agosto 2006
“LA
PACE PREVALGA SULLA FORZA DELLE ARMI”: ALL’ANGELUS DA CASTEL GANDOLFO,
L’APPREZZAMENTO
DI BENEDETTO XVI PER I SEGNALI DI SPERANZA IN ARRIVO
DAL
FRONTE LIBANESE. IL PAPA INVITA A COGLIERE NELLE FERIE ESTIVE
OCCASIONI
DI RIPOSO FISICO E SPIRITUALE
La speranza
per un conflitto, quello israelo-libanese, che sembra
in grado di uscire dal tunnel della guerra. E ancora, l’invito, specialmente ai
cristiani, ad utilizzare le ferie per coltivare la crescita dello spirito oltre
il riposo puramente fisico. Sono i due temi che hanno caratterizzato la
riflessione di Benedetto XVI all’Angelus di questa mattina, presieduto da Castel Gandolfo. Presenti nel
cortile del Palazzo apostolico, fedeli di molte nazioni. Il servizio di
Alessandro De Carolis.
**********
La
preoccupazione dominante e gli appelli insistiti alle coscienze cedono per una
volta il passo alla speranza. Tra i colori incerti di questo scorcio d’estate
romana, risplende nel cuore di Benedetto XVI la percezione del passo in avanti
compiuto dalla diplomazia per la soluzione della crisi mediorientale:
“Gli ultimi sviluppi fanno sperare che cessino gli
scontri e che sia prontamente ed efficacemente assicurata l’assistenza
umanitaria alle popolazioni. L’augurio di tutti è che finalmente prevalga la pace
sulla violenza e la forza delle armi”
La preghiera del Papa per il Libano - affidata
all’intercessione della Madonna, nell’antivigilia dell’Assunta - conclude una
distesa riflessione sul tema delle vacanze. Quello di Benedetto XVI è quasi un
elogio della pausa estiva, considerata però in una prospettiva più ampia del
“mero divertimento”. L’“attesa sosta di riposo – è l’augurio del Papa - serva a
rinfrancare la mente e il corpo, sottoposti ogni giorno a un continuo affaticamento
e logorio, dato il corso frenetico dell’esistenza moderna”. Ma aggiunge:
“Le ferie
costituiscono anche una preziosa opportunità per stare più a lungo con i familiari,
per ritrovare parenti e amici, in una parola per dare più spazio a quei
contatti umani che il ritmo degli impegni di ogni giorno impedisce di coltivare
come si desidererebbe”.
Tuttavia, non dimentica il Papa, c’è una schiera di meno
fortunati che dovrà rinunciare, per vari motivi, a un “tempo di vacanza”. A
loro va la sua solidarietà:
“Penso in modo
particolare a chi è solo, agli anziani e agli ammalati che spesso, in questo
periodo, soffrono ancor più la solitudine. A questi nostri
fratelli e sorelle vorrei manifestare la mia vicinanza spirituale
auspicando di cuore che a nessuno di loro manchi il sostegno e il conforto di
persone amiche”.
Ai ritmi frenetici della modernità si contrappongano,
suggerisce Benedetto XVI, spazi di quiete per la mente e lo spirito, tra
“incontri culturali”, “contatto con la natura” e “momenti prolungati di
preghiera e contemplazione”:
“Disponendo di più
tempo libero ci si può dedicare con maggiore agio al colloquio con Dio, alla
meditazione della Sacra Scrittura e alla lettura di qualche utile libro
formativo. Chi fa l’esperienza di questo riposo dello spirito, sa quanto esso sia utile per non ridurre le vacanze a mero svago e divertimento”.
Il Papa ha concluso questa riflessione caldeggiando la
fedeltà all’eucaristia domenicale anche durante le ferie, quindi – dopo
l’appello per il Medio Oriente - ha salutato i gruppi di pellegrini radunati
sotto la finestra del cortile interno. Tra questi, un affettuoso pensiero unito
alla propria vicinanza spirituale Benedetto XVI lo ha indirizzato alle famiglie
polacche presenti oggi a Castel Gandolfo,
che lo scorso 28 gennaio subirono il lutto di alcuni loro cari, rimasti vittime
del crollo di un capannone a Katowice: i morti furono
66. “Affido alla misericordia di Dio le anime dei defunti – ha detto il Papa
alle famiglie - e invio ai superstiti la mia benedizione”.
**********
QUESTA SERA, DALLE 19.15, DISPONIBILE SUL SITO WEB
DELLA NOSTRA EMITTENTE
L’INTERVISTA RILASCIATA DA BENEDETTO XVI ALLA RADIO VATICANA
E AD ALCUNE TESTATE TELEVISIVE TEDESCHE
A partire dalle 19.15 di questa sera, nelle varie edizioni della nostra
emittente, sarà trasmessa parte dell’intervista rilasciata lo scorso 5 agosto
da Benedetto XVI alla Radio Vaticana e ad alcune testate televisive tedesche.
Dalla stessa ora, l’intervista, dedicata a svariati temi, sarà disponibile in
versione integrale – scritta e audio - in lingua originale (tedesco) e in
alcune traduzioni, sul sito Web della nostra emittente (radiovaticana.org),
anche in versione pod-cast. Un’ampia parte
dell’intervista sarà pubblicata dal Radiogiornale
nell’edizione di domani.
========ooo========
13 agosto 2006
SI’ DI
ISRAELE ALLA RISOLUZIONE ONU PER LA FINE DELLE OSTILITÀ
IN MEDIO ORIENTE.
LE NAZIONI UNITE HANNO ANNUNCIATO PER DOMANI L’INIZIO DELLA TREGUA,
MA INTANTO IN LIBANO SI COMBATTE ANCORA
- Intervista con Janiki Cingoli -
Sembra
più vicina la pace in Medio Oriente: il governo israeliano ha approvato la
risoluzione delle Nazioni Unite, già accolta dall’esecutivo libanese. Israele e
Libano cesseranno le ostilità domani, in base a quanto disposto dalla risoluzione 1701 approvata dal Consiglio di sicurezza
dell’ONU. Sulla situazione in Libano, dove in queste ore si continua a
combattere, ascoltiamo il servizio di Amedeo Lomonaco:
***********
La
speranza, rinfrancata da importanti conferme politiche, è che con oggi, 33.giorno
di guerra, si chiuda l’ultima pagina del conflitto, scoppiato in Libano lo
scorso 12 luglio. Il segretario generale dell’ONU, Kofi
Annan, ha annunciato che il cessate-il-fuoco tra Israele e guerriglieri Hezbollah inizierà domani, a partire dalle ore 8, le 7 in
Italia. E in Medio Oriente non mancano segnali che fanno sperare: il governo
israeliano ha approvato poco fa il testo delle Nazioni Unite. Durante la
seduta, il premier israeliano, Ehud Olmert, ha anche dichiarato che il partito libanese degli “Hezbollah non potrà più essere uno Stato all’interno di uno
Stato”. “Il governo libanese - ha aggiunto - diventa l’interlocutore per
l’esecutivo israeliano”. E in Libano il governo di Beirut ha già approvato
ieri, all’unanimità, la risoluzione delle Nazioni Unite. Il leader degli Hezbollah, Nasrallah, ha
assicurato, inoltre, che il partito politico militare sciita rispetterà la
risoluzione dell’ONU. Il nostro partito, ha precisato Nasrallah,
“è pronto al cessate-il-fuoco,
ma continueremo la resistenza finché non terminerà l’offensiva israeliana sul
Libano”.
Negli
Stati Uniti, poi, il presidente americano George Bush è tornato ad accusare Iran e Siria ed Hezbollah, ritenuti responsabili di una “guerra non voluta”
nella regione mediorientale. L’Iran, intanto, ha espresso soddisfazione per
l’approvazione della risoluzione, anche se ritiene il testo “non bilanciato”
perché manca una chiara condanna delle azioni di Israele. Soddisfazione,
speranza e grande attesa per l’inizio della tregua, fissata per domani,
dominano dunque queste ore. Ma sul terreno si continua a combattere: almeno tre
civili libanesi sono morti per un nuovo raid israeliano. La televisione Al Arabya ha riferito,
poi, che 7 soldati israeliani sono morti nel sud del Libano. Pesanti
bombardamenti sono in corso a Tiro e a Beirut – particolarmente violento quello
via mare contro la capitale - mentre oltre 100 razzi sono stati lanciati,
inoltre, verso lo Stato ebraico. Dal fronte israelo–libanese
arrivano, comunque, anche notizie che sembrano anticipare nuovi possibili
scenari di riconciliazione e la tregua, fissata per domani: un
combattente Hezbollah, ferito durante i
combattimenti, è stato ricoverato, a breve distanza da civili israeliani, in un
ospedale della Galilea, duramente bombardato nei giorni scorsi da guerriglieri
sciiti. Speriamo sia questa l’immagine di un Libano, di un Medio Oriente ferito
ma comunque in via di guarigione.
***********
Il conflitto in Libano sembra
dunque aver imboccato una via di pace. Una strada resa accessibile grazie alla
risoluzione delle Nazioni Unite, messa a punto dai governi di Parigi e
Washington, che sembra sancire un nuovo asse preferenziale
tra Stati Uniti e Francia. Ascoltiamo, al microfono di Luca Collodi, la
riflessione del direttore del Centro internazionale per la pace in Medio
Oriente, Janiki Cingoli:
**********
R. – La Francia ha giocato molto
bene le sue carte. Dopo un’iniziale posizione di critica frontale verso
l’attacco israeliano, si è fatta carico delle ragioni di sicurezza israeliana.
Contestualmente ha giocato, a favore della convergenza tra Chirac
e Stati Uniti, il comune giudizio estremamente critico sul regime siriano di Assad. Quindi, di fatto, la convergenza è una convergenza
in positivo, che tiene conto delle ragioni libanesi, ma con questo ruolo di
fondo di assicurare una stabilità nell’area.
D. - Altro punto riguarda l’Unione Europea. La sensazione,
che almeno appare, è quella di essere stata un po’ emarginata
da questo asse Stati Uniti-Francia…
R. – Certo, l’Unione Europea non ha parlato con una voce
unica o comunque non ha svolto un ruolo politico, al di là delle missioni di
Xavier Solana, certamente significative. Hanno avuto
un ruolo più importante la Gran Bretagna, la Francia,
e per certi versi anche l’Italia, a cui va riconosciuto un attivismo sull’area.
D. - E veniamo a parlare di questa forza di pace dell’ONU
che dovrà essere schierata al confine con Israele in Libano. C’è il rischio di
attentati Hezbollah a questo contingente militare?
Questo contingente avrà poi anche un mandato per condurre, se occorre, azioni
militari offensive…
R. – Nella risoluzione si riconosce una capacità di
iniziativa armata non solo per difendersi, ma anche per attuare le finalità
della missione. Finalità che sono anche quelle del disarmo degli Hezbollah. Quindi, questa missione avrà molte delle caratteristiche
di quelle riscontrate nella missione in Kosovo. E
ritengo che ciò sia assolutamente necessario, se si vuole implementare la
risoluzione 1559 dell’ONU. Ritengo, poi, che complessivamente questa presa di
posizione del Consiglio di sicurezza marca una svolta da parte degli Stati
Uniti che passano da un approccio unilaterale ad un
approccio multilaterale. C’è anche un coinvolgimento delle grandi potenze
internazionali. Da parte di Israele c’è inoltre un superamento della visione di
una soluzione della questione solamente sul piano bilaterale; il premier
israeliano, Ehud Olmert, in
questa crisi si è reso conto che Israele da solo non riesce a gestire la questione.
**********
DAL
MEETING INTERNAZIONALE DI ASSISI, MESSAGGIO DEI GIOVANI PARTECIPANTI
AI
CAPI DI STATO PER CHIEDERE LA PACE NEL MONDO
-
Intervista con il vescovo Domenico Sigalini -
Fra le atroci
notizie di guerra che giungono ogni giorno dal Libano, da Assisi si leva una
voce di speranza: “Francesco, uomo di pace”. Questo il titolo del quarto
meeting internazionale di pace “I giovani verso Assisi”, oggi alla conclusione,
organizzato dal Centro unitario di pastorale giovanile e vocazionale dei Frati
Minori Conventuali di Assisi. Oltre 600 giovani, provenienti da 28 Paesi, sono
giunti nella cittadina umbra per riflettere sul messaggio di pace di San
Francesco. Ma quale valore dare oggi alla conversione del Santo di Assisi?
Eugenio Bonanata lo ha chiesto al vescovo di Palestrina,
Domenico Sigalini, tra i partecipanti al meeting:
**********
R. – Uno dei messaggi fondamentali della vita di San
Francesco è proprio quello della pace mondiale di fronte a tutte le guerre. I
ragazzi sentono il dovere e avvertono la necessità di rivolgersi a Dio nel
supplicare questo dono della pace. Tanto più, che parecchi dei loro amici, che
gli altri anni frequentavano il Forum internazionale, oggi non ci sono: i ragazzi
del Libano, ad esempio. Sono stato testimone di una richiesta fatta da tutti i
ragazzi per stabilire contatti con tutti questi giovani. Durante la Messa,
abbiamo letto questo fax per i ragazzi del Libano, proprio per dire loro di non
disperare ma di sentirsi uniti agli altri giovani di tutto il mondo
nell’invocazione al Dio della pace.
D. – Qual è oggi il valore dell’itinerario di conversione
di San Francesco?
R. – Francesco era un uomo continuamente in ricerca. Si è
sempre fatto domande, a partire dalle posizioni molto mondane che aveva da
giovanotto gaudente, fino ad arrivare alla posizione di un servo fedele di Dio.
Abbiamo tentato di fare un tragitto di questo genere, per far vedere come ci sia una ricerca da fare, la ricerca di Dio, continuamente. Dio
si fa trovare soltanto se abbiamo il coraggio di stare davanti al Crocifisso,
come ha fatto Francesco di fronte al crocifisso di San Damiano.
D. – Lei cosa si sente di consigliare ai ragazzi che ci
ascoltano, in un momento storico in cui, forse, la pace rischia anche di
diventare uno slogan vuoto?
R. – Io consiglio continuamente di farla maturare nel
cuore. Sono convinto, come diceva Paolo VI, che la pace non ci sarà se qualche
uomo la penserà ancora necessaria per risolvere i conflitti. E Paolo VI diceva:
“Come siamo riusciti a debellare tanti mali nel mondo, che sembravano
assolutamente inevitabili, dobbiamo riuscire a rendere anche la guerra
impossibile”. In Europa, tra Francia, Germania, Italia - nazioni che si sono
continuamente fatte guerra fino a 50, 60 anni fa - nessuno oggi immaginerebbe
di risolvere i conflitti attraverso una guerra. Perché? Perché nella mentalità
di tutti è diventata assurda un’ipotesi del genere. Questo dovrebbe diventare
per tutto il mondo.
D. – Attraverso i diplomatici, accreditati presso la Santa
Sede, i giovani invieranno una lettera ai diversi capi di Stato. Si può
anticipare quale sarà il contenuto di questo messaggio?
R. – Il contenuto sarà sostanzialmente legato proprio alla
figura di Francesco, perchè è la sua persona che ha una forte attrazione sia
nel mondo giovanile, sia presso tanti capi di Stato, grazie anche a Giovanni
Paolo II che aveva fatto diventare Assisi il luogo del massimo incontro fra
tutte le persone: un luogo nel quale viene debellata
qualsiasi motivazione religiosa per giustificare questioni di guerra. Credo che
partirà sostanzialmente dalla figura radiosa di pace di Francesco.
**********
PIU’ FONDI CONTRO L’AIDS NEI PAESI POVERI, RESTA IL
DEFICIT DI PERSONALE
SANITARIO:
A TORONTO, LA 16.MA CONFERENZA SUL VIRUS DELL’HIV,
PER
FARE IL PUNTO SU UNA PANDEMIA SEMPRE MOLTO GRAVE
-
Intervista con Paola Germano -
Al via oggi a Toronto, in Canada, la 16.ma
Conferenza internazionale sull’AIDS, con lo slogan “Passiamo all’azione”. Il
Congresso prevede oltre 400 incontri e laboratori, con dibattiti sui progressi
raggiunti attraverso le ultime ricerche in campo clinico, epidemiologico e
sociale, e sulle politiche attuate dall’83 - quando il virus HIV fu scoperto -
fino ad oggi. Attesi medici, ricercatori ed esperti internazionali. Tra questi,
anche i rappresentanti di Dream, il Programma di lotta all’Aids in Africa
portato avanti dalla Comunità di Sant’Egidio. Ma a
che punto è la lotta al virus nel mondo? Giada Aquilino lo ha chiesto alla
dottoressa Paola Germano, responsabile di Dream:
**********
R. – Da un certo punto di vista, a buon punto, nel senso
che nei Paesi occidentali la malattia si è cronicizzata. Certo, bisognerà prima
o poi arrivare al vaccino per potere in qualche modo dare una risposta che sia definitiva a questa malattia. Dall’altra, esiste il
problema dei Paesi, non soltanto africani, ma anche asiatici, in cui invece il
numero cresce sempre di più e non c’è accesso alle cure. Su 40 milioni di
persone infettate nel mondo, 30 milioni circa, 28.5, sono in Africa. C’è,
quindi, una disparità enorme. Non c’è assolutamente accesso alle cure e le
persone malate non potendo curarsi, muoiono nel giro di pochi mesi.
D. – Quanto incide allora il fattore economico nella lotta
all’AIDS?
R. – Il fattore economico è importante, ma non è soltanto
un problema economico. Nei Paesi poveri esiste un problema di capacity building, nel senso che in questi Paesi
arrivano sempre di più risorse economiche per poter curare i malati, ma quello
che manca, molto spesso, è personale formato, personale sanitario: mancano
medici, mancano infermieri. La grande sfida, quindi, nei Paesi africani, nei
Paesi asiatici, adesso colpiti dall’AIDS, è quella di puntare assolutamente
alla formazione.
D. – Quanto manca al vaccino?
R. – Le notizie che ci sono non sono rassicuranti per ora.
Ci sono vari tipi di studi, ma penso che prima di dieci, quindici anni non
avremo il vaccino, comunque.
D. – Qual è il messaggio di Sant’Egidio,
con l’esperienza di Dream, alla Conferenza internazionale sull’AIDS di Toronto?
R. – Che è possibile curare l’AIDS anche nei Paesi poveri,
ma che bisogna applicare dei modelli di programmi di alta qualità, con degli
standard di alta qualità, con un approccio globale che non sia soltanto quello
di dare le medicine. Faremo un simposio sull’AIDS e l’apporto nutrizionale,
perchè non è sufficiente dare medicine a popolazioni con scarsezza di cibo, con
un approccio che sia anche sociale al problema e non
soltanto sanitario. Secondo noi è la via per poter lavorare. Abbiamo avuto dei
risultati ottimi in questi sei anni di programma in Africa, a cominciare dal
Mozambico e negli altri sette Paesi in cui siamo presenti. In effetti, è un
approccio vincente, perché è globale e non soltanto sanitario.
**********
“LA RAGIONE
ESIGENZA DI INFINITO PER L’UOMO” E’ IL TITOLO DELLA 27.MA
EDIZIONE
DEL
MEETING DI RIMINI PROMOSSO DA COMUNIONE E LIBERAZIONE,
IN
PROGRAMMA DAL 20 AL 26 AGOSTO
-
Intervista con Riccardo Piol -
“La ragione è esigenza di infinito e culmina nel sospiro e
nel presentimento che questo infinito si manifesti”. E’ il titolo della XXVII
edizione del “Meeting per l’amicizia fra i popoli” in programma alla Fiera di
Rimini dal 20 al 26 agosto prossimi. Tratto da una
conversazione di don Giussani con gli universitari di
Comunione e Liberazione nel 1992, il tema del Meeting di quest’anno sottolinea
il rapporto tra ragione umana e infinito. Il ruolo centrale della persona, la
bioetica, il rapporto con l’islam, la scienza, l’arte, l’economia sono alcuni
dei grandi temi della kermesse estiva, completata da mostre, concerti e spettacoli.
Al microfono di Luca Collodi, uno dei promotori del Meeting di Rimini, Riccardo
Piol, riflette con noi sul significato della
manifestazione.
**********
R. – La mia riflessione è che il Meeting di Rimini sia un
momento d’incontro e approfondimento squisitamente umano. Si parla di
problematiche di grande attualità: il rapporto con il mondo islamico.
Sicuramente, l’agenda dell’anno pone il Meeting in un periodo fortunato per il
mondo politico, perchè dopo le vacanze si ricomincia a parlare di politica e diversi sono i politici che vengono al
Meeting: non però per ridurre il Meeting ad una tribuna, ma per utilizzare le
occasioni del Meeting, o meglio per essere invitati a parlare e per confrontarsi
su tematiche ben precise, delle quali hanno la responsabilità, con uno sguardo
sempre rivolto all’estero, al Medio Oriente, all’Europa e alle problematiche
dell’Europa, ma anche del commercio internazionale. Quindi, è riduttivo parlare
del Meeting come occasione di incontro politico, perché in realtà vuol dire
parlare solo di una parte del programma, tralasciando ben altre presenze.
D. – Piol, si potrebbe dire che
a Rimini si parla dell’uomo, impegnato nelle sue varie dimensioni umane?
R. – Assolutamente. Il titolo stesso di questa edizione -
tratto da un dialogo che Giussani negli anni ’90 ebbe
con degli studenti universitari - punta sul fattore principale che caratterizza
l’uomo: la ragione. Ma la ragione non come misura, ma come esigenza di infinito.
Il titolo dice: “La ragione è esigenza di infinito e culmina nel sospiro, nel
presentimento che questo infinito si manifesti”. Potrebbe sembrare un titolo
adatto solo per un certo tipo di incontro: religioso, filosofico. In realtà, è
un tipo di incontro che pone una statura, una grandezza dell’uomo che lo rende
quindi capace, proprio per questo desiderio di infinito, per questa apertura
alla realtà, tanto di guardare al mistero, quanto di costruire.
D. – Tra l’altro, al Meeting per l’amicizia dei popoli non
partecipano soltanto cristiani. Un dato da sottolineare…
R. – E’ da sottolineare, perché la possibilità di dialogo
e di incontro di quest’anno con diverse personalità, rappresentanti del mondo
islamico, non è un indistinto conoscersi o un indistinto parlare, senza
confrontarsi, senza veramente venirsi incontro. Si parla sempre dell’islam
moderato. La possibilità di far conoscere, di far parlare e presentarsi, far sì
che la propria posizione sia resa nota soprattutto al mondo occidentale, di
alcune personalità del mondo islamico, è fondamentale. Il Meeting ha voluto
sempre facilitare questa presenza, proprio perché queste persone che, comunque,
sono aperte, certe della loro identità culturale e religiosa, sono aperte anche
al dialogo e usano un giudizio ben preciso. Dare lo spazio e la possibilità
quest’anno, come negli anni passati, è un dovere ed anche un gusto per la
verità, che è il gusto per la verità che il cristianesimo insegna e che ci lascia
sempre curiosi e desiderosi di conoscere ed imparare.
**********
=======ooo=======
13 agosto 2006
IN
LIBANO, ALLARME DELL’ACNUR: URGE UN PIANO DI RIENTRO
PER
GLI SFOLLATI. BLOCCATI DA DIVERSI GIORNI I CONVOGLI CON
GLI
AIUTI UMANITARI PER 100 MILA PERSONE
BEIRUT. = Le Nazioni Unite si
preparano a far rientrare gli sfollati dalla guerra in Libano. Dopo
l’approvazione della risoluzione ONU per un “cessate il fuoco” - approvata oggi
anche dal governo israeliano - secondo l’Alto commissario aggiunto
per i rifugiati, Judy Cheng
Hopkins, si fa più concreta “la prospettiva di un
ritorno”. L’operazione, ha aggiunto, dovrà cominciare già il giorno dopo la
dichiarazione di fine delle ostilità. Secondo le ultime stime, sono più di un
milione i civili libanesi che hanno abbandonato il sud del Paese dei Cedri dal
12 luglio scorso, giorno in cui Israele ha lanciato l’offensiva militare contro
gli Hezbollah. Molti degli sfollati hanno trovato rifugio
in scuole, parcheggi o abitazioni private. Intanto, a causa dei continui
combattimenti, i convogli carichi di aiuti umanitari non riescono a raggiungere
le 100 mila persone bloccate nel sud del Paese: da tre giorni numerosi camion
dell’ACNUR sono bloccati al confine con
EPIDEMIA DI ENCEFALITE B NEL NORD DELLA CINA
PROVOCA 19 MORTI. ALTRE 38
PERSONE
SONO STATE CONTAGIATE. IL GOVERNO LOCALE PREPARA UN PIANO
DI
EMERGENZA PER BLOCCARE IL DIFFONDERSI DEL VIRUS
PECHINO. = Dopo l’influenza
aviaria, un’altra pericolosa epidemia si sta diffondendo in Cina: si tratta
dell’encefalite B. Scoppiata nel nord del Paese, la patologia, che viene trasmessa dalle zanzare, ha già provocato 19 vittime.
Inoltre, secondo quanto riferito dalle autorità di Yungcheng,
nella provincia dello Shanxi, dal
13 luglio altre 38 persone sono state contagiate. Il governo locale sta
mettendo a punto misure urgenti per tentare di bloccare il diffondersi del
virus. (I.P.)
IN
ETIOPIA, DIVIETO DI RIENTRO PER I 10 MILA SFOLLATI DELL’ALLUVIONE
CHE
HA COLPITO DIRE DAWA. CON L’AIUTO DELL’ONU, IL GOVERNO
CONTA
DI ASSEGNARE TERRENI GRATUITI AI SENZA TETTO
PER
RICOSTRUIRE LE ABITAZIONI IN ZONE PIÙ SICURE
DIRE DAWA (ETIOPIA). = Vietato il rientro nelle proprie
zone di origine ai 10 mila senza tetto, vittime delle inondazioni che hanno
colpito, nei giorni scorsi, la città di Dire Dawa, in
Etiopia. A comunicarlo
è stata la stampa di Addis Abeba, citando fonti delle forze dell’ordine
impegnate nei soccorsi agli sfollati. Grazie al sostegno del governo federale e
delle Nazioni Unite, le autorità di Dire Dawa contano
di assegnare gratuitamente dei terreni agli abitanti in difficoltà, permettendo
loro la ricostruzione delle proprie case in zone più sicure e lontane dal
fiume. Attualmente, secondo l’agenzia Misna, i
profughi sono ospitati nelle scuole di sei città limitrofe, ma dovranno essere
trasferiti entro due settimane per permettere l’avvio del nuovo anno
scolastico. Le alluvioni, che hanno colpito la zona intorno ad
Addis Abeba, hanno provocato 250 morti e 300 dispersi. Tra questi, secondo la
polizia, anche un numero elevato di bambini sorpresi dall’inondazione mentre dormivano
nelle strade. (A.Gr.)
CON
UNA TASK FORCE DI 400 PARACADUTISTI,
VIGO. = Quattrocento
paracadutisti e quattro elicotteri: così
A
ROMA, PARTE DOMANI A MEZZANOTTE IL TRADIZIONALE PELLEGRINAGGIO
AL SANTUARIO
DELLA MADONNA DEL DIVINO AMORE. PER
ROMA. = Un pellegrinaggio
notturno come cammino simbolico dalle tenebre alla luce, dal male alla
speranza. Come ogni anno, parte domani a mezzanotte la processione verso il
Santuario romano di Castel di Leva, intitolato alla
Madonna del Divino Amore. Alla vigilia della solennità dell’Assunzione della
Beata Vergine Maria al Cielo, centinaia di fedeli si radunano a Roma, in Piazza
di Porta Capena, per incamminarsi, con canti e
preghiere, lungo la via Ardeatina.
Per l’occasione, la sacra immagine miracolosa della Madonna del Divino Amore viene collocata su un carro addobbato di luci e fiori e
trasportata lungo tutti i
SCOPERTO
IN PROVINCIA DI PARMA UN PREZIOSO AFFRESCO
DEL ‘600 RAFFIGURANTE UNA “MADONNA CON BAMBINO”.
L’OPERA RESTAURATA VERRÀ PRESENTATA IL 20 AGOSTO
FONTEVIVO (PR). = È riemerso
da un muro della Chiesa dei Frati Cappuccini di Fontevivo,
in provincia di Parma, un prezioso affresco del ‘600
raffigurante una “Madonna con Bambino”. L’opera restaurata verrà
presentata domenica prossima, 20 agosto. Sull’attribuzione dell’opera, ha
spiegato la restauratrice Anna Maria Morestori, si è aperto un dibattito. La storia di Fontevivo è legata all’Abbazia Cistercense, fondata nel
1142 da dodici monaci su un terreno donato dal vescovo di Parma, Lanfranco, e
dal Delfino Pallavicinis, appartenente alla famiglia
degli Uberti. Solo successivamente, dal 1600 al 1800,
subentrarono i Frati Cappuccini. Quattro artisti di fama nazionale abbellirono
le pareti della Chiesa: Frate Semplice da Verona, Bartolomeo Schedoni, il Malosso e l’Amidano. (I.P.)
=======ooo=======
13 agosto 2006
- A cura di Amedeo Lomonaco e Isabella Piro -
Il capo della rete terroristica di Al
Qaeda in Gran Bretagna sarebbe uno dei sospetti fermati
in relazione allo sventato piano terroristico da compiere su diversi aerei diretti
negli Stati Uniti. E quanto trapela da indiscrezioni di diversi quotidiani
inglesi. Intanto, il ministro degli Interni britannico
invita a tenere alta l’allerta perché resta “elevata la probabilità” di altri
tentativi di attacchi terroristici. Il servizio di Sagida Syed:
***********
E’ ancora caos nei principali aeroporti inglesi,
soprattutto Heathrow, che ha cancellato il 30 per
cento dei 600 voli in partenza oggi, a causa delle nuove misure di sicurezza
imposte dalle compagnie aeree americane e resta critica anche la situazione nel
resto del Paese. Il ministro degli Interni, John Reid, ha comunicato alla BBC che è quasi impossibile evitare
altri attacchi terroristici al Paese e che dal luglio 2005 ne sono stati
sventati almeno 4.
Intanto, emergono evidenti contatti tra gli attentatori
del 10 agosto e quelli del 7 luglio 2005, l’uomo chiave al centro
dell’inchiesta dei servizi del controspionaggio, Rashid
Rauf, il 25.enne britannico di origine pakistana, arrestato a Karachi 10 giorni
fa, avrebbe avuto frequenti contatti con almeno due del kamikaze che si fecero
esplodere nella metropolitana londinese. Intanto, la stampa domenicale rivela
che uno degli arrestati nella notte tra mercoledì e giovedì scorso sarebbe il
capo di Al Qaida nel Regno
Unito. Ma il governo ha bacchettato severamente la stampa e con un comunicato,
stamattina, chiedendo la massima riservatezza, dato che almeno altri due
terroristi sono ancora ricercati da Scotland Yard.
Da Londra per la Radio Vaticana Sagida Syed
**********
Nello Sri Lanka, il
governo di Colombo ha annunciato di aver ricevuto e accettato una offerta di colloqui di pace da parte dei ribelli delle
Tigri tamil. I ribelli hanno invece smentito questa
notizia precisando che i colloqui sono “impossibili” a causa delle recenti
offensive condotte dalle forze governative. Nello Sri
Lanka, è ufficialmente in vigore il cessate-il-fuoco ma, ultimamente,
soldati e ribelli sono tornati a combattere. Ieri, sono morti – secondo diverse
fonti – almeno 200 insorti e 27 militari. Il sito della BBC riferisce, inoltre,
che migliaia e migliaia di profughi sono in fuga da Muttur,
nel nord est del Paese.
In Iraq, 16 persone sono state arrestate con l’accusa di
aver ordito un complotto contro la famiglia del premier Nuri
Al-Maliki. Secondo quanto riferito dalle autorità,
gli arrestati sono stati effettuati nella regione di Hindiya,
a sud di Baghdad. Intanto, ha suscitato proteste un’incursione effettuata la
notte scorsa da truppe statunitensi e forze governative locali all’interno del
ministero della Sanità. Durante l’operazione, non confermata dal comando
americano, sono stati perquisiti gli uffici, confiscati fondi per 50 milioni di
dinari, equivalenti a circa 30 mila euro. Sono anche state arrestate 7 guardie
del corpo del ministro Ali Al-Shamari,
seguace di Moqtada Sadr,
leader sciita ostile agli americani. I funzionari del dicastero hanno indetto
uno sciopero e una manifestazione di protesta.
Violenze anche in
Afghanistan, dove oggi un soldato è stato ucciso in scontri con i militanti nel
sudest del Paese. Circa 20 civili, inoltre, sono stati feriti durante un
attacco a colpi di mortaio nella regione orientale.
Oltre
420 milioni di elettori di diversi Paesi dell’America Latina sono già stati
chiamati o saranno chiamati, nei prossimi mesi, a partecipare ad importanti
appuntamenti elettorali: dal dicembre del 2005 fino ad oggi, si sono già svolte
elezioni presidenziali in 6 Stati: Cile, Bolivia, Costa Rica, Perù, Colombia e
Messico. Ad Haiti, le consultazioni legislative
hanno portato alla nomina di un primo ministro, dopo una lunga crisi
politico-istituzionale. Prima della fine dell’anno ci saranno, inoltre,
elezioni presidenziali in altri 4 Paesi: Brasile, Ecuador, Nicaragua e
Venezuela. Su queste tornate elettorali e sugli assetti politici di diversi
Stati dell’America Latina, ascoltiamo il servizio di Luis
Badilla:
************
Il primo ottobre si elegge il presidente dell’Ecuador e
due settimane dopo il capo di Stato del Brasile. Poi sarà il turno del
Nicaragua, il 5 novembre, e infine il 3 dicembre le presidenziali in Venezuela
chiuderanno un anno elettorale da record. In 12 mesi, si è così ridisegnato il
volto politico latinoamericano. Oggi, con sistemi democratici ovunque, la regione
appare irriconoscibile rispetto agli anni dei governi militari, o prima ancora,
agli anni della proliferazione dei movimenti guerriglieri. Oggi, popoli e
governanti, in America Latina, sembrano molto concentrati nella creazione di
meccanismi, nazionali o regionali, per agganciare la maggior quantità di
benefici della globalizzazione, mitigando al massimo
i contraccolpi e gli svantaggi del liberalismo selvaggio. Questa nuova
impostazione, poco ideologica e molto pragmatica, ha portato ad un riordino
delle alleanze e delle vicinanze.
Da un lato, assistiamo ad un’asse con intese variabili tra
Cuba, Bolivia, Venezuela, Brasile, Uruguay e Argentina. E’ un
asse proteso verso il consolidamento dell’integrazione regionale capace
di frenare le esigenze del Fondo Monetario, ma diviso tra coloro che parlano di
socialismo (fidelista, chavista
o indigeno) e coloro che - come Buenos Aires, Brasilia e Montevideo
- non vogliono sommarsi a nessuno slancio antiamericano. Anzi, Argentina,
Brasile e Uruguay preferiscono coltivare il dialogo con Washington, anche se a
volte è difficile. In questo panorama si colloca, poi, anche la solitudine del
Cile (che guarda soprattutto verso l’Asia) e l’asse dei Paesi (Perù, Ecuador,
Colombia, Messico e America Centrale) che si riconoscono negli Accordi bilaterali
di libero commercio con gli Stati Uniti. Questi Paesi privilegiano, quindi,
l’inserimento diretto nei mercati statunitensi senza la mediazione di
meccanismi di integrazione regionali. Ma ci sono alcune incognite non ancora risolte:
sono situazioni che possono cambiare ancora una volta questo panorama. Tali
situazioni sono: il futuro democratico di Cuba, il vero vincitore delle presidenziali
messicane e, infine, la conferma o meno del presidente Lula
in Brasile e di Chavez in Venezuela.
************
“Sto bene ma dire
che il periodo di degenza sarà corto e che non ci sono più rischi sarebbe del
tutto inesatto”. E’ quanto scrive in un messaggio, pubblicato da diversi quotidiani,
il presidente cubano Fidel Castro, che oggi festeggia
80 anni. I festeggiamenti per il suo compleanno sono stati rinviati al 2
dicembre. In questa data, Cuba celebra il cinquantesimo anniversario dello
sbarco del peschereccio ‘Granma’, l’imbarcazione che,
nel 1956, riportò Castro clandestinamente sull’isola insieme con altri 81 esuli
rivoluzionari, tra cui Che Guevara. Dopo il suo
ritorno a Cuba, ebbe inizio la guerriglia contro il governo di Fulgencio Batista, rovesciato il primo giorno dell'anno
1959.
L’esercito ugandese ha annunciato di aver ucciso uno dei leader dei
ribelli del sedicente Esercito di resistenza del signore (LRA), ricercato dalla
Corte penale internazionale per crimini contro l’umanità. Il ricercato, insieme
con un gruppo di otto guerriglieri, aveva ucciso ieri mattina
un soldato, scatenando la reazione dell’esercito. Gli scontri in Uganda sono ripresi da
mercoledì scorso, quando si sono interrotti i negoziati per una tregua.
L’Esercito di resistenza del signore ha rifiutato, infatti, di continuare a
trattare senza la garanzia di un cessate-il-fuoco da
parte di Kamp
=======ooo=======