RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 225  - Testo della trasmissione di domenica 13 agosto 2006

 

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

“La pace prevalga sulla forza delle armi”: all’Angelus da Castel Gandolfo, l’apprezzamento di Benedetto XVI per i segnali di speranza in arrivo dal fronte libanese. Il Papa invita a cogliere nelle ferie estive occasioni di riposo fisico e spirituale

 

Dalle 19.15, disponibile su radiovaticana.org l’intervista di Benedetto XVI alla nostra emittente e ad alcune tv tedesche

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Sì di Israele alla risoluzione ONU per la fine delle ostilità in Medio Oriente. le Nazioni Unite hanno annunciato per domani l’inizio della tregua, ma intanto in Libano si combatte ancora. Intervista con Janiki Cingoli

 

Dal Meeting internazionale di Assisi, messaggio dei giovani partecipanti ai capi di Stato per chiedere la pace nel mondo. Ai nostri microfoni, il vescovo Domenico Sigalini

 

Più fondi contro l’AIDS nei Paesi poveri, ma resta il deficit di personale sanitario: a Toronto, la 16.ma Conferenza internazionale sul virus dell’hiv. Ne parliamo con Paola Germano

 

 “La ragione esigenza di infinito per l’uomo” è il titolo della 27.ma edizione del Meeting di Rimini promosso da Comunione e liberazione, in programma dal 20 al 26 agosto. Con noi, Riccardo Piol

 

CHIESA E SOCIETA’:

Lanciato dall’Acnur un allarme per il Libano: urge un piano di rientro per gli sfollati

 

Epidemia di encefalite nel Nord della Cina

In Etiopia divieto di rientro per i 10 mila sfollati per l’alluvione che ha colpito Dire Dawa

 

La Spagna si prepara a combattere gli incendi scoppiati in Galizia con 400 paracadutisti

 

Domani notte, il tradizionale pellegrinaggio alla Madonna del Divino Amore per la solennità dell’Assunta

 

Scoperto vicino Parma un prezioso affresco raffigurante una “Madonna con bambino”  

 

24 ORE NEL MONDO:

Fonti stampa britanniche annunciano l’arresto del capo di Al Qaeda nel Regno Unito

 

In Sri Lanka, le Tigri tamil smentiscono l’offerta di proposte di pace al governo di Colombo

 

Fidel Castro festeggia in ospedale gli 80 anni. La degenza, annuncia, non sarà breve

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

13 agosto 2006

 

“LA PACE PREVALGA SULLA FORZA DELLE ARMI”: ALL’ANGELUS DA CASTEL GANDOLFO,

L’APPREZZAMENTO DI BENEDETTO XVI PER I SEGNALI DI SPERANZA IN ARRIVO

DAL FRONTE LIBANESE. IL PAPA INVITA A COGLIERE NELLE FERIE ESTIVE

OCCASIONI DI RIPOSO FISICO E SPIRITUALE

 

         La speranza per un conflitto, quello israelo-libanese, che sembra in grado di uscire dal tunnel della guerra. E ancora, l’invito, specialmente ai cristiani, ad utilizzare le ferie per coltivare la crescita dello spirito oltre il riposo puramente fisico. Sono i due temi che hanno caratterizzato la riflessione di Benedetto XVI all’Angelus di questa mattina, presieduto da Castel Gandolfo. Presenti nel cortile del Palazzo apostolico, fedeli di molte nazioni. Il servizio di Alessandro De Carolis. 

        

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         La preoccupazione dominante e gli appelli insistiti alle coscienze cedono per una volta il passo alla speranza. Tra i colori incerti di questo scorcio d’estate romana, risplende nel cuore di Benedetto XVI la percezione del passo in avanti compiuto dalla diplomazia per la soluzione della crisi mediorientale:

 

“Gli ultimi sviluppi fanno sperare che cessino gli scontri e che sia prontamente ed efficacemente assicurata l’assistenza umanitaria alle popolazioni. L’augurio di tutti è che finalmente prevalga la pace sulla violenza e la forza delle armi”

 

La preghiera del Papa per il Libano - affidata all’intercessione della Madonna, nell’antivigilia dell’Assunta - conclude una distesa riflessione sul tema delle vacanze. Quello di Benedetto XVI è quasi un elogio della pausa estiva, considerata però in una prospettiva più ampia del “mero divertimento”. L’“attesa sosta di riposo – è l’augurio del Papa - serva a rinfrancare la mente e il corpo, sottoposti ogni giorno a un continuo affaticamento e logorio, dato il corso frenetico dell’esistenza moderna”. Ma aggiunge:

 

“Le ferie costituiscono anche una preziosa opportunità per stare più a lungo con i familiari, per ritrovare parenti e amici, in una parola per dare più spazio a quei contatti umani che il ritmo degli impegni di ogni giorno impedisce di coltivare come si desidererebbe”.

 

Tuttavia, non dimentica il Papa, c’è una schiera di meno fortunati che dovrà rinunciare, per vari motivi, a un “tempo di vacanza”. A loro va la sua solidarietà:

 

“Penso in modo particolare a chi è solo, agli anziani e agli ammalati che spesso, in questo periodo, soffrono ancor più la solitudine. A questi nostri fratelli e sorelle vorrei manifestare la mia vicinanza spirituale auspicando di cuore che a nessuno di loro manchi il sostegno e il conforto di persone amiche”.

 

Ai ritmi frenetici della modernità si contrappongano, suggerisce Benedetto XVI, spazi di quiete per la mente e lo spirito, tra “incontri culturali”, “contatto con la natura” e “momenti prolungati di preghiera e contemplazione”:

 

“Disponendo di più tempo libero ci si può dedicare con maggiore agio al colloquio con Dio, alla meditazione della Sacra Scrittura e alla lettura di qualche utile libro formativo. Chi fa l’esperienza di questo riposo dello spirito, sa quanto esso sia utile per non ridurre le vacanze a mero svago e divertimento”.

 

Il Papa ha concluso questa riflessione caldeggiando la fedeltà all’eucaristia domenicale anche durante le ferie, quindi – dopo l’appello per il Medio Oriente - ha salutato i gruppi di pellegrini radunati sotto la finestra del cortile interno. Tra questi, un affettuoso pensiero unito alla propria vicinanza spirituale Benedetto XVI lo ha indirizzato alle famiglie polacche presenti oggi a Castel Gandolfo, che lo scorso 28 gennaio subirono il lutto di alcuni loro cari, rimasti vittime del crollo di un capannone a Katowice: i morti furono 66. “Affido alla misericordia di Dio le anime dei defunti – ha detto il Papa alle famiglie - e invio ai superstiti la mia benedizione”.

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QUESTA SERA, DALLE 19.15, DISPONIBILE SUL SITO WEB DELLA NOSTRA EMITTENTE

L’INTERVISTA RILASCIATA DA BENEDETTO XVI ALLA RADIO VATICANA

E AD ALCUNE TESTATE TELEVISIVE TEDESCHE

 

A partire dalle 19.15 di questa sera, nelle varie edizioni della nostra emittente, sarà trasmessa parte dell’intervista rilasciata lo scorso 5 agosto da Benedetto XVI alla Radio Vaticana e ad alcune testate televisive tedesche. Dalla stessa ora, l’intervista, dedicata a svariati temi, sarà disponibile in versione integrale – scritta e audio - in lingua originale (tedesco) e in alcune traduzioni, sul sito Web della nostra emittente (radiovaticana.org), anche in versione pod-cast. Un’ampia parte dell’intervista sarà pubblicata dal Radiogiornale nell’edizione di domani.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

13 agosto 2006

 

SI’ DI ISRAELE ALLA RISOLUZIONE ONU PER LA FINE DELLE OSTILITÀ

 IN MEDIO ORIENTE.

LE NAZIONI UNITE HANNO ANNUNCIATO PER DOMANI L’INIZIO DELLA TREGUA,

MA INTANTO IN LIBANO SI COMBATTE ANCORA

- Intervista con Janiki Cingoli -

 

Sembra più vicina la pace in Medio Oriente: il governo israeliano ha approvato la risoluzione delle Nazioni Unite, già accolta dall’esecutivo libanese. Israele e Libano cesseranno le ostilità domani, in base a quanto disposto dalla risoluzione 1701 approvata dal Consiglio di sicurezza dell’ONU. Sulla situazione in Libano, dove in queste ore si continua a combattere, ascoltiamo il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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La speranza, rinfrancata da importanti conferme politiche, è che con oggi, 33.giorno di guerra, si chiuda l’ultima pagina del conflitto, scoppiato in Libano lo scorso 12 luglio. Il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, ha annunciato che il cessate-il-fuoco tra Israele e guerriglieri Hezbollah inizierà domani, a partire dalle ore 8, le 7 in Italia. E in Medio Oriente non mancano segnali che fanno sperare: il governo israeliano ha approvato poco fa il testo delle Nazioni Unite. Durante la seduta, il premier israeliano, Ehud Olmert, ha anche dichiarato che il partito libanese degli “Hezbollah non potrà più essere uno Stato all’interno di uno Stato”. “Il governo libanese - ha aggiunto - diventa l’interlocutore per l’esecutivo israeliano”. E in Libano il governo di Beirut ha già approvato ieri, all’unanimità, la risoluzione delle Nazioni Unite. Il leader degli Hezbollah, Nasrallah, ha assicurato, inoltre, che il partito politico militare sciita rispetterà la risoluzione dell’ONU. Il nostro partito, ha precisato Nasrallah, “è pronto al cessate-il-fuoco, ma continueremo la resistenza finché non terminerà l’offensiva israeliana sul Libano”.

 

Negli Stati Uniti, poi, il presidente americano George Bush è tornato ad accusare Iran e Siria ed Hezbollah, ritenuti responsabili di una “guerra non voluta” nella regione mediorientale. L’Iran, intanto, ha espresso soddisfazione per l’approvazione della risoluzione, anche se ritiene il testo “non bilanciato” perché manca una chiara condanna delle azioni di Israele. Soddisfazione, speranza e grande attesa per l’inizio della tregua, fissata per domani, dominano dunque queste ore. Ma sul terreno si continua a combattere: almeno tre civili libanesi sono morti per un nuovo raid israeliano. La televisione Al Arabya ha riferito, poi, che 7 soldati israeliani sono morti nel sud del Libano. Pesanti bombardamenti sono in corso a Tiro e a Beirut – particolarmente violento quello via mare contro la capitale - mentre oltre 100 razzi sono stati lanciati, inoltre, verso lo Stato ebraico. Dal fronte israelo–libanese arrivano, comunque, anche notizie che sembrano anticipare nuovi possibili scenari di riconciliazione e la tregua, fissata per domani: un combattente Hezbollah, ferito durante i combattimenti, è stato ricoverato, a breve distanza da civili israeliani, in un ospedale della Galilea, duramente bombardato nei giorni scorsi da guerriglieri sciiti. Speriamo sia questa l’immagine di un Libano, di un Medio Oriente ferito ma comunque in via di guarigione.

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Il conflitto in Libano sembra dunque aver imboccato una via di pace. Una strada resa accessibile grazie alla risoluzione delle Nazioni Unite, messa a punto dai governi di Parigi e Washington, che sembra sancire un nuovo asse preferenziale tra Stati Uniti e Francia. Ascoltiamo, al microfono di Luca Collodi, la riflessione del direttore del Centro internazionale per la pace in Medio Oriente, Janiki Cingoli:

 

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R. – La Francia ha giocato molto bene le sue carte. Dopo un’iniziale posizione di critica frontale verso l’attacco israeliano, si è fatta carico delle ragioni di sicurezza israeliana. Contestualmente ha giocato, a favore della convergenza tra Chirac e Stati Uniti, il comune giudizio estremamente critico sul regime siriano di Assad. Quindi, di fatto, la convergenza è una convergenza in positivo, che tiene conto delle ragioni libanesi, ma con questo ruolo di fondo di assicurare una stabilità nell’area.

 

D. - Altro punto riguarda l’Unione Europea. La sensazione, che almeno appare, è quella di essere stata un po’ emarginata da questo asse Stati Uniti-Francia

 

R. – Certo, l’Unione Europea non ha parlato con una voce unica o comunque non ha svolto un ruolo politico, al di là delle missioni di Xavier Solana, certamente significative. Hanno avuto un ruolo più importante la Gran Bretagna, la Francia, e per certi versi anche l’Italia, a cui va riconosciuto un attivismo sull’area.

 

D. - E veniamo a parlare di questa forza di pace dell’ONU che dovrà essere schierata al confine con Israele in Libano. C’è il rischio di attentati Hezbollah a questo contingente militare? Questo contingente avrà poi anche un mandato per condurre, se occorre, azioni militari offensive…

 

R. – Nella risoluzione si riconosce una capacità di iniziativa armata non solo per difendersi, ma anche per attuare le finalità della missione. Finalità che sono anche quelle del disarmo degli Hezbollah. Quindi, questa missione avrà molte delle caratteristiche di quelle riscontrate nella missione in Kosovo. E ritengo che ciò sia assolutamente necessario, se si vuole implementare la risoluzione 1559 dell’ONU. Ritengo, poi, che complessivamente questa presa di posizione del Consiglio di sicurezza marca una svolta da parte degli Stati

 

 

Uniti che passano da un approccio unilaterale ad un approccio multilaterale. C’è anche un coinvolgimento delle grandi potenze internazionali. Da parte di Israele c’è inoltre un superamento della visione di una soluzione della questione solamente sul piano bilaterale; il premier israeliano, Ehud Olmert, in questa crisi si è reso conto che Israele da solo non riesce a gestire la questione.

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DAL MEETING INTERNAZIONALE DI ASSISI, MESSAGGIO DEI GIOVANI PARTECIPANTI

AI CAPI DI STATO PER CHIEDERE LA PACE NEL MONDO

- Intervista con il vescovo Domenico Sigalini -

 

         Fra le atroci notizie di guerra che giungono ogni giorno dal Libano, da Assisi si leva una voce di speranza: “Francesco, uomo di pace”. Questo il titolo del quarto meeting internazionale di pace “I giovani verso Assisi”, oggi alla conclusione, organizzato dal Centro unitario di pastorale giovanile e vocazionale dei Frati Minori Conventuali di Assisi. Oltre 600 giovani, provenienti da 28 Paesi, sono giunti nella cittadina umbra per riflettere sul messaggio di pace di San Francesco. Ma quale valore dare oggi alla conversione del Santo di Assisi? Eugenio Bonanata lo ha chiesto al vescovo di Palestrina, Domenico Sigalini, tra i partecipanti al meeting:

 

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R. – Uno dei messaggi fondamentali della vita di San Francesco è proprio quello della pace mondiale di fronte a tutte le guerre. I ragazzi sentono il dovere e avvertono la necessità di rivolgersi a Dio nel supplicare questo dono della pace. Tanto più, che parecchi dei loro amici, che gli altri anni frequentavano il Forum internazionale, oggi non ci sono: i ragazzi del Libano, ad esempio. Sono stato testimone di una richiesta fatta da tutti i ragazzi per stabilire contatti con tutti questi giovani. Durante la Messa, abbiamo letto questo fax per i ragazzi del Libano, proprio per dire loro di non disperare ma di sentirsi uniti agli altri giovani di tutto il mondo nell’invocazione al Dio della pace.

 

D. – Qual è oggi il valore dell’itinerario di conversione di San Francesco?

 

R. – Francesco era un uomo continuamente in ricerca. Si è sempre fatto domande, a partire dalle posizioni molto mondane che aveva da giovanotto gaudente, fino ad arrivare alla posizione di un servo fedele di Dio. Abbiamo tentato di fare un tragitto di questo genere, per far vedere come ci sia una ricerca da fare, la ricerca di Dio, continuamente. Dio si fa trovare soltanto se abbiamo il coraggio di stare davanti al Crocifisso, come ha fatto Francesco di fronte al crocifisso di San Damiano.

 

D. – Lei cosa si sente di consigliare ai ragazzi che ci ascoltano, in un momento storico in cui, forse, la pace rischia anche di diventare uno slogan vuoto?

 

R. – Io consiglio continuamente di farla maturare nel cuore. Sono convinto, come diceva Paolo VI, che la pace non ci sarà se qualche uomo la penserà ancora necessaria per risolvere i conflitti. E Paolo VI diceva: “Come siamo riusciti a debellare tanti mali nel mondo, che sembravano assolutamente inevitabili, dobbiamo riuscire a rendere anche la guerra impossibile”. In Europa, tra Francia, Germania, Italia - nazioni che si sono continuamente fatte guerra fino a 50, 60 anni fa - nessuno oggi immaginerebbe di risolvere i conflitti attraverso una guerra. Perché? Perché nella mentalità di tutti è diventata assurda un’ipotesi del genere. Questo dovrebbe diventare per tutto il mondo.

 

D. – Attraverso i diplomatici, accreditati presso la Santa Sede, i giovani invieranno una lettera ai diversi capi di Stato. Si può anticipare quale sarà il contenuto di questo messaggio?

 

R. – Il contenuto sarà sostanzialmente legato proprio alla figura di Francesco, perchè è la sua persona che ha una forte attrazione sia nel mondo giovanile, sia presso tanti capi di Stato, grazie anche a Giovanni Paolo II che aveva fatto diventare Assisi il luogo del massimo incontro fra tutte le persone: un luogo nel quale viene debellata qualsiasi motivazione religiosa per giustificare questioni di guerra. Credo che partirà sostanzialmente dalla figura radiosa di pace di Francesco.

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PIU’ FONDI CONTRO L’AIDS NEI PAESI POVERI, RESTA IL DEFICIT DI PERSONALE

SANITARIO: A TORONTO, LA 16.MA CONFERENZA SUL VIRUS DELL’HIV,

PER FARE IL PUNTO SU UNA PANDEMIA SEMPRE MOLTO GRAVE

- Intervista con Paola Germano -

 

         Al via oggi a Toronto, in Canada, la 16.ma Conferenza internazionale sull’AIDS, con lo slogan “Passiamo all’azione”. Il Congresso prevede oltre 400 incontri e laboratori, con dibattiti sui progressi raggiunti attraverso le ultime ricerche in campo clinico, epidemiologico e sociale, e sulle politiche attuate dall’83 - quando il virus HIV fu scoperto - fino ad oggi. Attesi medici, ricercatori ed esperti internazionali. Tra questi, anche i rappresentanti di Dream, il Programma di lotta all’Aids in Africa portato avanti dalla Comunità di Sant’Egidio. Ma a che punto è la lotta al virus nel mondo? Giada Aquilino lo ha chiesto alla dottoressa Paola Germano, responsabile di Dream:

 

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R. – Da un certo punto di vista, a buon punto, nel senso che nei Paesi occidentali la malattia si è cronicizzata. Certo, bisognerà prima o poi arrivare al vaccino per potere in qualche modo dare una risposta che sia definitiva a questa malattia. Dall’altra, esiste il problema dei Paesi, non soltanto africani, ma anche asiatici, in cui invece il numero cresce sempre di più e non c’è accesso alle cure. Su 40 milioni di persone infettate nel mondo, 30 milioni circa, 28.5, sono in Africa. C’è, quindi, una disparità enorme. Non c’è assolutamente accesso alle cure e le persone malate non potendo curarsi, muoiono nel giro di pochi mesi.

 

D. – Quanto incide allora il fattore economico nella lotta all’AIDS?

 

R. – Il fattore economico è importante, ma non è soltanto un problema economico. Nei Paesi poveri esiste un problema di capacity building, nel senso che in questi Paesi arrivano sempre di più risorse economiche per poter curare i malati, ma quello che manca, molto spesso, è personale formato, personale sanitario: mancano medici, mancano infermieri. La grande sfida, quindi, nei Paesi africani, nei Paesi asiatici, adesso colpiti dall’AIDS, è quella di puntare assolutamente alla formazione.

 

D. – Quanto manca al vaccino?

 

R. – Le notizie che ci sono non sono rassicuranti per ora. Ci sono vari tipi di studi, ma penso che prima di dieci, quindici anni non avremo il vaccino, comunque.

 

D. – Qual è il messaggio di Sant’Egidio, con l’esperienza di Dream, alla Conferenza internazionale sull’AIDS di Toronto?

 

R. – Che è possibile curare l’AIDS anche nei Paesi poveri, ma che bisogna applicare dei modelli di programmi di alta qualità, con degli standard di alta qualità, con un approccio globale che non sia soltanto quello di dare le medicine. Faremo un simposio sull’AIDS e l’apporto nutrizionale, perchè non è sufficiente dare medicine a popolazioni con scarsezza di cibo, con un approccio che sia anche sociale al problema e non soltanto sanitario. Secondo noi è la via per poter lavorare. Abbiamo avuto dei risultati ottimi in questi sei anni di programma in Africa, a cominciare dal Mozambico e negli altri sette Paesi in cui siamo presenti. In effetti, è un approccio vincente, perché è globale e non soltanto sanitario.

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“LA RAGIONE ESIGENZA DI INFINITO PER L’UOMO” E’ IL TITOLO DELLA 27.MA EDIZIONE

DEL MEETING DI RIMINI PROMOSSO DA COMUNIONE E LIBERAZIONE,

IN PROGRAMMA DAL 20 AL 26 AGOSTO

- Intervista con Riccardo Piol -

 

“La ragione è esigenza di infinito e culmina nel sospiro e nel presentimento che questo infinito si manifesti”. E’ il titolo della XXVII edizione del “Meeting per l’amicizia fra i popoli” in programma alla Fiera di Rimini dal 20 al 26 agosto prossimi. Tratto da una conversazione di don Giussani con gli universitari di Comunione e Liberazione nel 1992, il tema del Meeting di quest’anno sottolinea il rapporto tra ragione umana e infinito. Il ruolo centrale della persona, la bioetica, il rapporto con l’islam, la scienza, l’arte, l’economia sono alcuni dei grandi temi della kermesse estiva, completata da mostre, concerti e spettacoli. Al microfono di Luca Collodi, uno dei promotori del Meeting di Rimini, Riccardo Piol, riflette con noi sul significato della manifestazione.

 

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R. – La mia riflessione è che il Meeting di Rimini sia un momento d’incontro e approfondimento squisitamente umano. Si parla di problematiche di grande attualità: il rapporto con il mondo islamico. Sicuramente, l’agenda dell’anno pone il Meeting in un periodo fortunato per il mondo politico, perchè dopo le vacanze si ricomincia a parlare di politica e diversi sono i politici che vengono al Meeting: non però per ridurre il Meeting ad una tribuna, ma per utilizzare le occasioni del Meeting, o meglio per essere invitati a parlare e per confrontarsi su tematiche ben precise, delle quali hanno la responsabilità, con uno sguardo sempre rivolto all’estero, al Medio Oriente, all’Europa e alle problematiche dell’Europa, ma anche del commercio internazionale. Quindi, è riduttivo parlare del Meeting come occasione di incontro politico, perché in realtà vuol dire parlare solo di una parte del programma, tralasciando ben altre presenze.

 

D. – Piol, si potrebbe dire che a Rimini si parla dell’uomo, impegnato nelle sue varie dimensioni umane?

 

R. – Assolutamente. Il titolo stesso di questa edizione - tratto da un dialogo che Giussani negli anni ’90 ebbe con degli studenti universitari - punta sul fattore principale che caratterizza l’uomo: la ragione. Ma la ragione non come misura, ma come esigenza di infinito. Il titolo dice: “La ragione è esigenza di infinito e culmina nel sospiro, nel presentimento che questo infinito si manifesti”. Potrebbe sembrare un titolo adatto solo per un certo tipo di incontro: religioso, filosofico. In realtà, è un tipo di incontro che pone una statura, una grandezza dell’uomo che lo rende quindi capace, proprio per questo desiderio di infinito, per questa apertura alla realtà, tanto di guardare al mistero, quanto di costruire.

 

D. – Tra l’altro, al Meeting per l’amicizia dei popoli non partecipano soltanto cristiani. Un dato da sottolineare…

 

R. – E’ da sottolineare, perché la possibilità di dialogo e di incontro di quest’anno con diverse personalità, rappresentanti del mondo islamico, non è un indistinto conoscersi o un indistinto parlare, senza confrontarsi, senza veramente venirsi incontro. Si parla sempre dell’islam moderato. La possibilità di far conoscere, di far parlare e presentarsi, far sì che la propria posizione sia resa nota soprattutto al mondo occidentale, di alcune personalità del mondo islamico, è fondamentale. Il Meeting ha voluto sempre facilitare questa presenza, proprio perché queste persone che, comunque, sono aperte, certe della loro identità culturale e religiosa, sono aperte anche al dialogo e usano un giudizio ben preciso. Dare lo spazio e la possibilità quest’anno, come negli anni passati, è un dovere ed anche un gusto per la verità, che è il gusto per la verità che il cristianesimo insegna e che ci lascia sempre curiosi e desiderosi di conoscere ed imparare.

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CHIESA E SOCIETA’

13 agosto 2006

 

 

IN LIBANO, ALLARME DELL’ACNUR: URGE UN PIANO DI RIENTRO

PER GLI SFOLLATI. BLOCCATI DA DIVERSI GIORNI I CONVOGLI CON

GLI AIUTI UMANITARI PER 100 MILA PERSONE

 

BEIRUT. = Le Nazioni Unite si preparano a far rientrare gli sfollati dalla guerra in Libano. Dopo l’approvazione della risoluzione ONU per un “cessate il fuoco” - approvata oggi anche dal governo israeliano -  secondo l’Alto commissario aggiunto per i rifugiati, Judy Cheng Hopkins, si fa più concreta “la prospettiva di un ritorno”. L’operazione, ha aggiunto, dovrà cominciare già il giorno dopo la dichiarazione di fine delle ostilità. Secondo le ultime stime, sono più di un milione i civili libanesi che hanno abbandonato il sud del Paese dei Cedri dal 12 luglio scorso, giorno in cui Israele ha lanciato l’offensiva militare contro gli Hezbollah. Molti degli sfollati hanno trovato rifugio in scuole, parcheggi o abitazioni private. Intanto, a causa dei continui combattimenti, i convogli carichi di aiuti umanitari non riescono a raggiungere le 100 mila persone bloccate nel sud del Paese: da tre giorni numerosi camion dell’ACNUR sono bloccati al confine con la Siria e una nave partita da Cipro non ha ancora ricevuto l’autorizzazione per attraccare sulle coste libanesi. Un’imbarcazione noleggiata dalla Croce Rossa Internazionale, con un carico di 200 mila razioni alimentari, 50 tonnellate di farina, medicinali, combustibile e carburante, è riuscita ad attraccare al porto di Tiro solo dopo nove giorni di attesa al largo delle coste libanesi. (I.P.)

 

 

EPIDEMIA DI ENCEFALITE B NEL NORD DELLA CINA PROVOCA 19 MORTI. ALTRE 38

PERSONE SONO STATE CONTAGIATE. IL GOVERNO LOCALE PREPARA UN PIANO

DI EMERGENZA PER BLOCCARE IL DIFFONDERSI DEL VIRUS

 

PECHINO. = Dopo l’influenza aviaria, un’altra pericolosa epidemia si sta diffondendo in Cina: si tratta dell’encefalite B. Scoppiata nel nord del Paese, la patologia, che viene trasmessa dalle zanzare, ha già provocato 19 vittime. Inoltre, secondo quanto riferito dalle autorità di Yungcheng, nella provincia dello Shanxi, dal 13 luglio altre 38 persone sono state contagiate. Il governo locale sta mettendo a punto misure urgenti per tentare di bloccare il diffondersi del virus. (I.P.)

 

IN ETIOPIA, DIVIETO DI RIENTRO PER I 10 MILA SFOLLATI DELL’ALLUVIONE

CHE HA COLPITO DIRE DAWA. CON L’AIUTO DELL’ONU, IL GOVERNO

CONTA DI ASSEGNARE TERRENI GRATUITI AI SENZA TETTO

PER RICOSTRUIRE LE ABITAZIONI IN ZONE PIÙ SICURE

 

DIRE DAWA (ETIOPIA). = Vietato il rientro nelle proprie zone di origine ai 10 mila senza tetto, vittime delle inondazioni che hanno colpito, nei giorni scorsi, la città di Dire Dawa, in Etiopia. A  comunicarlo è stata la stampa di Addis Abeba, citando fonti delle forze dell’ordine impegnate nei soccorsi agli sfollati. Grazie al sostegno del governo federale e delle Nazioni Unite, le autorità di Dire Dawa contano di assegnare gratuitamente dei terreni agli abitanti in difficoltà, permettendo loro la ricostruzione delle proprie case in zone più sicure e lontane dal fiume. Attualmente, secondo l’agenzia Misna, i profughi sono ospitati nelle scuole di sei città limitrofe, ma dovranno essere trasferiti entro due settimane per permettere l’avvio del nuovo anno scolastico. Le alluvioni, che hanno colpito la zona intorno ad Addis Abeba, hanno provocato 250 morti e 300 dispersi. Tra questi, secondo la polizia, anche un numero elevato di bambini sorpresi dall’inondazione mentre dormivano nelle strade. (A.Gr.)

 

 

CON UNA TASK FORCE DI 400 PARACADUTISTI, LA SPAGNA SI PREPARA A COMBATTERE GLI INCENDI CHE DA UNA SETTIMANA COLPISCONO LA REGIONE DELLA GALIZIA

 

VIGO. = Quattrocento paracadutisti e quattro elicotteri: così la Spagna si prepara a rafforzare le misure di sicurezza contro gli incendi che, da una settimana, devastano la regione nord-occidentale della Galizia. L’annuncio dell’invio di questa nuova task-force è arrivato dal ministro della Difesa spagnolo, Josè Antonio Alonso, dopo che ieri mattina il fuoco aveva minacciato le città di Orense e di Santiago de Compostela. I paracadutisti si aggiungono ai 1.600 militari già impegnati nella zona e ai 60 aerei dell’esercito che, finora, hanno lanciato sugli incendi quattro milioni di litri d’acqua. Nel corso di una conferenza stampa, il ministro ha precisato che i paracadutisti avranno compiti di sorveglianza e di protezione delle infrastrutture, tra cui aeroporti e centrali elettriche. Gli inquirenti ritengono che le fiamme, divampate dal 4 agosto, siano di origine dolosa: già arrestate 22 persone. Il quotidiano El Pais, inoltre, riferisce che la guardia civile spagnola ha aperto un’inchiesta su alcune imprese private specializzate nell’estinzione degli incendi. (I.P.)

 

 

A ROMA, PARTE DOMANI A MEZZANOTTE IL TRADIZIONALE PELLEGRINAGGIO

AL SANTUARIO DELLA MADONNA DEL DIVINO AMORE. PER LA SOLENNITÀ DELL’ASSUNZIONE, CONCESSA L’INDULGENZA PLENARIA. CENTINAIA I FEDELI ATTESI. 

 

ROMA. = Un pellegrinaggio notturno come cammino simbolico dalle tenebre alla luce, dal male alla speranza. Come ogni anno, parte domani a mezzanotte la processione verso il Santuario romano di Castel di Leva, intitolato alla Madonna del Divino Amore. Alla vigilia della solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria al Cielo, centinaia di fedeli si radunano a Roma, in Piazza di Porta Capena, per incamminarsi, con canti e preghiere, lungo la via Ardeatina. Per l’occasione, la sacra immagine miracolosa della Madonna del Divino Amore viene collocata su un carro addobbato di luci e fiori e trasportata lungo tutti i 14 km di percorso. Il pellegrinaggio notturno attraversa molti luoghi particolarmente cari alla memoria cristiana, come la Chiesa del “Quo Vadis”, dove passò l’apostolo Pietro, e le catacombe di San Callisto, che ricordano i primi martiri di Roma. Alle 5 del mattino del 15 agosto, il lungo corteo giunge al Santuario, dove viene celebrata la Santa Messa. “Il pellegrinaggio – scrive in una nota Don Pasquale Silla, parroco del Santuario – è un segno forte della realtà della vita dell’uomo e aiuta a comprendere che si deve sempre andare avanti insieme, superare il buio della notte con tutti i suoi simbolismi del male, e raggiungere la luce del giorno per dare concretezza alla speranza”. Nella solennità dell’Assunzione, si può ricevere l’indulgenza plenaria alle consuete condizioni: confessione sacramentale, Eucaristia e preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre. (I.P.)

 

 

SCOPERTO IN PROVINCIA DI PARMA UN PREZIOSO AFFRESCO

DEL600 RAFFIGURANTE UNA “MADONNA CON BAMBINO”.

 L’OPERA RESTAURATA VERRÀ PRESENTATA IL 20 AGOSTO

 

FONTEVIVO (PR). = È riemerso da un muro della Chiesa dei Frati Cappuccini di Fontevivo, in provincia di Parma, un prezioso affresco del600 raffigurante una “Madonna con Bambino”. L’opera restaurata verrà presentata domenica prossima, 20 agosto. Sull’attribuzione dell’opera, ha spiegato la restauratrice Anna Maria Morestori, si è aperto un dibattito. La storia di Fontevivo è legata all’Abbazia Cistercense, fondata nel 1142 da dodici monaci su un terreno donato dal vescovo di Parma, Lanfranco, e dal Delfino Pallavicinis, appartenente alla famiglia degli Uberti. Solo successivamente, dal 1600 al 1800, subentrarono i Frati Cappuccini. Quattro artisti di fama nazionale abbellirono le pareti della Chiesa: Frate Semplice da Verona, Bartolomeo Schedoni, il Malosso e l’Amidano. (I.P.)

 

 

 

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

13 agosto 2006

 

- A cura di Amedeo Lomonaco e Isabella Piro -

 

Il capo della rete terroristica di Al Qaeda in Gran Bretagna sarebbe uno dei sospetti fermati in relazione allo sventato piano terroristico da compiere su diversi aerei diretti negli Stati Uniti. E quanto trapela da indiscrezioni di diversi quotidiani inglesi. Intanto, il ministro degli Interni britannico invita a tenere alta l’allerta perché resta “elevata la probabilità” di altri tentativi di attacchi terroristici. Il servizio di Sagida Syed:

 

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E’ ancora caos nei principali aeroporti inglesi, soprattutto Heathrow, che ha cancellato il 30 per cento dei 600 voli in partenza oggi, a causa delle nuove misure di sicurezza imposte dalle compagnie aeree americane e resta critica anche la situazione nel resto del Paese. Il ministro degli Interni, John Reid, ha comunicato alla BBC che è quasi impossibile evitare altri attacchi terroristici al Paese e che dal luglio 2005 ne sono stati sventati almeno 4.

 

Intanto, emergono evidenti contatti tra gli attentatori del 10 agosto e quelli del 7 luglio 2005, l’uomo chiave al centro dell’inchiesta dei servizi del controspionaggio, Rashid Rauf, il 25.enne britannico di origine pakistana, arrestato a Karachi 10 giorni fa, avrebbe avuto frequenti contatti con almeno due del kamikaze che si fecero esplodere nella metropolitana londinese. Intanto, la stampa domenicale rivela che uno degli arrestati nella notte tra mercoledì e giovedì scorso sarebbe il capo di Al Qaida nel Regno Unito. Ma il governo ha bacchettato severamente la stampa e con un comunicato, stamattina, chiedendo la massima riservatezza, dato che almeno altri due terroristi sono ancora ricercati da Scotland Yard.

 

Da Londra per la Radio Vaticana Sagida Syed

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 Nello Sri Lanka, il governo di Colombo ha annunciato di aver ricevuto e accettato una offerta di colloqui di pace da parte dei ribelli delle Tigri tamil. I ribelli hanno invece smentito questa notizia precisando che i colloqui sono “impossibili” a causa delle recenti offensive condotte dalle forze governative. Nello Sri Lanka, è ufficialmente in vigore il cessate-il-fuoco ma, ultimamente, soldati e ribelli sono tornati a combattere. Ieri, sono morti – secondo diverse fonti – almeno 200 insorti e 27 militari. Il sito della BBC riferisce, inoltre, che migliaia e migliaia di profughi sono in fuga da Muttur, nel nord est del Paese.

 

 In Iraq, 16 persone sono state arrestate con l’accusa di aver ordito un complotto contro la famiglia del premier Nuri Al-Maliki. Secondo quanto riferito dalle autorità, gli arrestati sono stati effettuati nella regione di Hindiya, a sud di Baghdad. Intanto, ha suscitato proteste un’incursione effettuata la notte scorsa da truppe statunitensi e forze governative locali all’interno del ministero della Sanità. Durante l’operazione, non confermata dal comando americano, sono stati perquisiti gli uffici, confiscati fondi per 50 milioni di dinari, equivalenti a circa 30 mila euro. Sono anche state arrestate 7 guardie del corpo del ministro Ali Al-Shamari, seguace di Moqtada Sadr, leader sciita ostile agli americani. I funzionari del dicastero hanno indetto uno sciopero e una manifestazione di protesta.

 

 Violenze anche in Afghanistan, dove oggi un soldato è stato ucciso in scontri con i militanti nel sudest del Paese. Circa 20 civili, inoltre, sono stati feriti durante un attacco a colpi di mortaio nella regione orientale. 

 

 Oltre 420 milioni di elettori di diversi Paesi dell’America Latina sono già stati chiamati o saranno chiamati, nei prossimi mesi, a partecipare ad importanti appuntamenti elettorali: dal dicembre del 2005 fino ad oggi, si sono già svolte elezioni presidenziali in 6 Stati: Cile, Bolivia, Costa Rica, Perù, Colombia e Messico. Ad Haiti, le consultazioni legislative hanno portato alla nomina di un primo ministro, dopo una lunga crisi politico-istituzionale. Prima della fine dell’anno ci saranno, inoltre, elezioni presidenziali in altri 4 Paesi: Brasile, Ecuador, Nicaragua e Venezuela. Su queste tornate elettorali e sugli assetti politici di diversi Stati dell’America Latina, ascoltiamo il servizio di Luis Badilla:

 

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Il primo ottobre si elegge il presidente dell’Ecuador e due settimane dopo il capo di Stato del Brasile. Poi sarà il turno del Nicaragua, il 5 novembre, e infine il 3 dicembre le presidenziali in Venezuela chiuderanno un anno elettorale da record. In 12 mesi, si è così ridisegnato il volto politico latinoamericano. Oggi, con sistemi democratici ovunque, la regione appare irriconoscibile rispetto agli anni dei governi militari, o prima ancora, agli anni della proliferazione dei movimenti guerriglieri. Oggi, popoli e governanti, in America Latina, sembrano molto concentrati nella creazione di meccanismi, nazionali o regionali, per agganciare la maggior quantità di benefici della globalizzazione, mitigando al massimo i contraccolpi e gli svantaggi del liberalismo selvaggio. Questa nuova impostazione, poco ideologica e molto pragmatica, ha portato ad un riordino delle alleanze e delle vicinanze.

 

Da un lato, assistiamo ad un’asse con intese variabili tra Cuba, Bolivia, Venezuela, Brasile, Uruguay e Argentina. E’ un asse proteso verso il consolidamento dell’integrazione regionale capace di frenare le esigenze del Fondo Monetario, ma diviso tra coloro che parlano di socialismo (fidelista, chavista o indigeno) e coloro che - come Buenos Aires, Brasilia e Montevideo - non vogliono sommarsi a nessuno slancio antiamericano. Anzi, Argentina, Brasile e Uruguay preferiscono coltivare il dialogo con Washington, anche se a volte è difficile. In questo panorama si colloca, poi, anche la solitudine del Cile (che guarda soprattutto verso l’Asia) e l’asse dei Paesi (Perù, Ecuador, Colombia, Messico e America Centrale) che si riconoscono negli Accordi bilaterali di libero commercio con gli Stati Uniti. Questi Paesi privilegiano, quindi, l’inserimento diretto nei mercati statunitensi senza la mediazione di meccanismi di integrazione regionali. Ma ci sono alcune incognite non ancora risolte: sono situazioni che possono cambiare ancora una volta questo panorama. Tali situazioni sono: il futuro democratico di Cuba, il vero vincitore delle presidenziali messicane e, infine, la conferma o meno del presidente Lula in Brasile e di Chavez in Venezuela.

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 “Sto bene ma dire che il periodo di degenza sarà corto e che non ci sono più rischi sarebbe del tutto inesatto”. E’ quanto scrive in un messaggio, pubblicato da diversi quotidiani, il presidente cubano Fidel Castro, che oggi festeggia 80 anni. I festeggiamenti per il suo compleanno sono stati rinviati al 2 dicembre. In questa data, Cuba celebra il cinquantesimo anniversario dello sbarco del peschereccio ‘Granma’, l’imbarcazione che, nel 1956, riportò Castro clandestinamente sull’isola insieme con altri 81 esuli rivoluzionari, tra cui Che Guevara. Dopo il suo ritorno a Cuba, ebbe inizio la guerriglia contro il governo di Fulgencio Batista, rovesciato il primo giorno dell'anno 1959.

 

 L’esercito ugandese ha annunciato di aver ucciso uno dei leader dei ribelli del sedicente Esercito di resistenza del signore (LRA), ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini contro l’umanità. Il ricercato, insieme con un gruppo di otto guerriglieri, aveva ucciso ieri mattina un soldato, scatenando la reazione dell’esercito.  Gli scontri in Uganda sono ripresi da mercoledì scorso, quando si sono interrotti i negoziati per una tregua. L’Esercito di resistenza del signore ha rifiutato, infatti, di continuare a trattare senza la garanzia di un cessate-il-fuoco da parte di Kamp

 

 

 

 

 

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