RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 223  - Testo della trasmissione di venerdì 11  agosto 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Benedetto XVI chiede al presidente indonesiano un atto di clemenza in favore dei tre cattolici condannati a morte per domani. Proteste nel Paese per un processo definito “ingiusto”: intervista con Bernardo Cervellera

 

Benedetto XVI nomina il cardinale Roger Etchegaray suo Inviato speciale in Libano

 

Di fronte al male che sconvolge il mondo, il Papa invita i credenti a essere testimoni di speranza

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

All’indomani dei falliti attentati sugli aerei britannici diretti verso gli Stati Uniti, è massima allerta nel Regno Unito e negli USA: con noi, Magdi Allam e Stefano Dambruoso

 

Almeno 11 civili morti in Libano per nuovi bombardamenti israeliani. Uccisi, anche 20 guerriglieri sciiti. La diplomazia non riesce a fermare le violenze: ai nostri microfoni, don Tonio Dall’Olio

 

Ricorre oggi la memoria di Santa Chiara d’Assisi: ce ne parla suor Cristiana dello Spirito

 

CHIESA E SOCIETA’:

Ucciso a coltellate a Gerusalemme un volontario italiano, giunto in Israele per portare aiuto ai bambini palestinesi

 

In Cina, il tifone più violento degli ultimi 50 anni ha provocato ieri la morte di 104 persone

 

Aiuti per 14 milioni di dollari disposti dal governo di Seoul in favore della Corea del Nord, colpita da gravissime alluvioni, con oltre 150 morti

 

Oltre duemila giovani tra i partecipanti al 133° pellegrinaggio nazionale francese a Lourdes

 

I bambini siberiani uccisi con l’aborto verranno ricordati in una nuova chiesa ortodossa

 

Sgominato in Brasile un gigantesco traffico di legname dell’Amazzonia: arrestate 55 persone, tra cui 15 funzionari governativi

 

24 ORE NEL MONDO:

16 immigrati africani sono morti di fame e di sete, in seguito al tentativo di raggiungere l’arcipelago spagnolo delle Canarie

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

11 agosto 2006

 

BENEDETTO XVI CHIEDE AL PRESIDENTE INDONESIANO UN ATTO DI CLEMENZA

IN FAVORE DEI TRE CATTOLICI CONDANNATI A MORTE PER DOMANI.

PROTESTE NEL PAESE PER UN PROCESSO DEFINITO “INGIUSTO”

- Intervista con padre Bernardo Cervellera -

 

Un appello alla clemenza da parte di Benedetto XVI in favore dei tre cattolici condannati a morte in Indonesia, la cui esecuzione è fissata per domani. In un telegramma al presidente della Repubblica indonesiana, Susilo Yudhoyono, il cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, invoca a nome del Papa “per motivi umanitari ed alla luce della particolarità del caso” un “atto di clemenza” per i tre uomini di fede cattolica. “Unendo la mia voce alle altre – si legge inoltre nel telegramma - vorrei sottolineare la posizione della Chiesa cattolica che in numerose occasioni si è espressa contro la pena di morte”. E un appello accorato per salvare le vite dei tre cristiani era stato lanciato, attraverso la Comunità di Sant’Egidio, anche dal vescovo di Manado, Joseph Theodorus Suwatan, dal leader degli Ulema musulmani e dal presidente dell’Associazione delle Chiese protestanti. Il motivo della condanna - contro la quale hanno manifestato migliaia di persone, chiedendo la riapertura del processo definito “ingiusto” – riguarda le presunte responsabilità dei tre cattolici negli scontri interetnici, avvenuti sull’arcipelago di Sulawesi, tra il 1998 ed il 2001. Sulla vicenda, Amedeo Lomonaco ha sentito il direttore dell’Agenzia AsiaNews, padre Bernardo Cervellera:

 

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R. - L’unica speranza è che il presidente Yudhoyono possa dare la grazia o bloccare l’esecuzione e quindi rivedere il processo. L’ultimo desiderio, infatti, di Fabianus Tibo, uno dei tre condannati a morte, è proprio un appello personale al presidente. Il cristiano in questo appello dice: “Il mio ultimo desiderio è che lei riveda il processo, perché noi siamo condannati ingiustamente”.

 

D. - A proposito di appelli, si sono mobilitati non solo la comunità cristiana, ma anche molti rappresentanti musulmani. Questo è un segno di unità che va sottolineato…

 

R. – In Indonesia c’è una grande organizzazione, composta da musulmani moderati, che è impegnata continuamente per una convivenza con i cristiani. Questa organizzazione è capeggiata dall’ex presidente indonesiano, Abdul Rahman Wahid, che lavora da tempo affinché venga effettuata la revisione del processo. Purtroppo, sembra che il presidente Yudhoyono sia sordo anche a queste pressioni.

 

D. – Come vivono i cristiani in Indonesia? Si sentono perseguitati?

 

R. – Da un punto di vista teorico, c’è una parità di dignità e di libertà per tutte le confessioni, le cinque religioni riconosciute ufficialmente anche dalla Costituzione indonesiana. Ma in Indonesia sta crescendo adesso anche il fondamentalismo e l’integralismo; spesso i cristiani si trovano di fronte a violenze. Per quanto riguarda il fondamentalismo, in passato ci sono stati degli attacchi a delle chiese; c’è disprezzo – a volte - verso i cristiani, i missionari, i preti. In alcune zone, soprattutto nelle grandi città e nelle grandi isole, c’è una certa convivenza tra cristiani e musulmani. Ci sono, comunque, molte difficoltà: per l’espressione della propria fede, per costruire una propria chiesa, per avere dei momenti di preghiera pubblici ci sono grandi difficoltà.

 

D. – Padre, come procede la convivenza fra cristiani e musulmani sull’arcipelago indonesiano di Sulawesi dopo i durissimi scontri scoppiati tra il 1998 e il 2001 costati la vita a centinaia di persone?

 

R. – Questi scontri sono avvenuti perché, da una parte, si sono infiltrati integralisti islamici che cercavano di aizzare la popolazione musulmana contro la popolazione cristiana di queste isole. Sono aree, di cui sono originari i cristiani; i musulmani sono venuti dopo. I musulmani sono dunque immigrati ed hanno anche problemi economici. C’è stata, però, anche un’influenza da parte dell’esercito, che ha soffiato sul fuoco, spesso distribuendo armi a questi gruppi musulmani. Adesso, dopo la pace di Malino, siamo in una situazione un po’ più tranquilla. Ma, ogni tanto, si verificano degli incidenti; ci sono chiese distrutte e degli scontri.

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BENEDETTO XVI NOMINA IL CARDINALE ROGER ETCHEGARAY

SUO INVIATO SPECIALE IN LIBANO. IL PORPORATO PORTERA’ LA VICINANZA

SPIRITUALE DEL PAPA ALLE POPOLAZIONI MARTORIATE DALLA GUERRA

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

Benedetto XVI, “che non cessa di seguire i tragici eventi del Medio Oriente”, ha chiesto al cardinale Roger Etchegaray, presidente emerito del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, di recarsi in Libano come suo Inviato Speciale “per portare a quella martoriata popolazione e a tutti coloro che soffrono nella regione l’espressione della Sua spirituale vicinanza e della Sua concreta solidarietà e per pregare per la grande intenzione della pace”. E’ quanto annuncia oggi un comunicato della Sala Stampa della Santa Sede.

 

 La visita, si legge nella nota, “ha carattere essenzialmente religioso e prevede anche, se sarà possibile, la celebrazione della Santa Messa”, presieduta dal cardinale Etchegaray nel “Santuario di Nostra Signora del Libano ad Harissa”, il 15 agosto prossimo solennità dell’Assunzione di Maria in cielo, con la partecipazione del cardinale Pierre Nasrallah Sfeir, patriarca di Antiochia dei Maroniti.

 

Per le medesime intenzioni – conclude la nota della Sala Stampa vaticana – si pregherà in quel giorno nella Basilica dell’Annunciazione a Nazareth, durante l’Eucaristia concelebrata dal Rappresentante Pontificio in Israele e Palestina, mons. Antonio Franco, da mons. Michel Sabbah, Patriarca di Gerusalemme dei Latini e dagli Ordinari cattolici di Terra Santa.

 

 

DI FRONTE AL MALE CHE SCONVOLGE IL MONDO,

IL PAPA INVITA I CREDENTI A ESSERE TESTIMONI DI SPERANZA:

 L’AMORE DI DIO E’ PIU’ FORTE

 

Guardare quanto accade nel mondo alla luce della fede. In un momento difficile per l’umanità, “di fronte al permanere di situazioni di ingiustizia e di violenza che continuano ad opprimere diverse zone della terra”, il Papa, nel suo Magistero quotidiano, continua ad invitare i cristiani ad annunciare il Vangelo della Croce che salva, a essere testimoni dell’amore che vince il male con il bene. Il servizio di Sergio Centofanti:

 

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Noi non siamo in balía di forze oscure … Dio non è indifferente riguardo alla storia umana, anzi ha nei suoi confronti il desiderio di attuare con noi e per noi un disegno di armonia e di pace. A compiere questo piano è convocata anche l'intera umanità, perché aderisca alla volontà salvifica divina”. (Udienza generale dell’1/2/2006)

 

Di fronte al male che imperversa nel mondo il Papa invita i credenti ad essere testimoni di speranza nel mistero di Dio che è divenuto agnello, mettendosi “dalla parte degli agnelli, di coloro che sono calpestati e uccisi”. Ecco le parole di Benedetto XVI  durante la Messa d’inizio Pontificato il 24 aprile 2005:

 

“Quante volte noi desidereremmo che Dio si mostrasse più forte. Che Egli colpisse duramente, sconfiggesse il male e creasse un mondo migliore. Tutte le ideologie del potere si giustificano così, giustificano la distruzione di ciò che si opporrebbe al progresso e alla liberazione dell’umanità. Noi soffriamo per la pazienza di Dio. E nondimeno abbiamo tutti bisogno della sua pazienza. Il Dio, che è divenuto agnello, ci dice che il mondo viene salvato dal Crocifisso e non dai crocifissori. Il mondo è redento dalla pazienza di Dio e distrutto dall’impazienza degli uomini”.

 

Nella Via Crucis dell’umanità – ha affermato il Papa il Venerdì Santo del 14 aprile scorso – nessuno può rimanere neutrale:

 

La Croce del Signore abbraccia il mondo; la sua ‘Via Crucis’ attraversa i continenti ed i tempi. Nella ‘Via Crucis’ non possiamo essere solo spettatori. Siamo coinvolti pure noi, perciò dobbiamo cercare il nostro posto: dove siamo noi?”.

 

Dio sembra tacere dinanzi al male. Ma è l’uomo – dice il Papa – che è chiamato ad “un sussulto di coraggio e di fiducia” per uscire “dal fango dell’egoismo, della paura …, dell’indifferenza e dell’opportunismo”. Senza “farci giudici di Dio” – ha affermato Benedetto XVI ad Auschwitz il 28 maggio scorso – “dobbiamo rimanere con l'umile ma insistente grido verso Dio: Svégliati! Non dimenticare la tua creatura”:

 

“Emettiamo questo grido davanti a Dio, rivolgiamolo allo stesso nostro cuore, proprio in questa nostra ora presente, nella quale incombono nuove sventure, nella quale sembrano emergere nuovamente dai cuori degli uomini tutte le forze oscure: da una parte, l'abuso del nome di Dio per la giustificazione di una violenza cieca contro persone innocenti; dall'altra, il cinismo che non conosce Dio e che schernisce la fede in Lui. Noi gridiamo verso Dio, affinché spinga gli uomini a ravvedersi, così che  riconoscano che la violenza non crea la pace, ma solo suscita altra violenza – una spirale di distruzioni, in cui tutti in fin dei conti possono essere soltanto perdenti”.

 

Resta la certezza che Dio non ci abbandona mai:

 

“Dio è sempre con noi. Anche nelle notti più scure della nostra vita non ci abbandona, anche nei punti più difficili della vita rimane presente. E anche nell’ultima notte, nell’ultima solitudine, nella quale nessuno può accompagnarci, nella notte della morte, il Signore non ci abbandona, ci accompagna. E perciò noi cristiani possiamo essere fiduciosi: non siamo mai lasciati soli. La bontà di Dio non ci abbandona”. (Udienza generale del 14/12/2005)

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Prima pagina - Titolo di apertura “Febbrile ricerca di un accordo all'ONU” - Beirut respinge i progetti di Risoluzione elaborati da Francia e Stati Uniti. Appello della Caritas: “Sollecitate i governi, scrivete, fate qualsiasi azione, ma pregate. Chiediamo aiuto a Dio”. Terrorismo: l'attacco sventato contro gli aerei era imminente. Allerta massima negli Stati Uniti. La notizia della visita del cardinale Roger Etchegaray in Libano il 15 agosto. In un telegramma al presidente dell'Indonesia il cardinale Angelo Sodano, Segretario di Stato, chiede la grazia per tre condannati a morte.

 

Servizio vaticano - I coniugi Beltrame Quattrocchi immersi in Dio in un unico anelito. Maria della Passione, una vita interamente vissuta nell'amore. Il santuario di San Severo, meta costante di pellegrinaggi.   

 

Servizio estero - Iraq: prorogata la missione dell’ONU. Afghanistan: uccisi tre membri di Al Qaeda. Volontario italiano ucciso a Gerusalemme.

 

Servizio culturale - Una rilettura de "Il quinto evangelio di Mario Pomilio".

 

Servizio italiano -  temi del terrorismo, dell'economia e degli incidenti sul lavoro.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

11 agosto 2006

 

ALL’INDOMANI DEI FALLITI ATTENTATI SUGLI AEREI

DIRETTI DA LONDRA  VERSO GLI STATI UNITI,

 E’ MASSIMA ALLERTA NEL REGNO UNITO E NEGLI USA.

 LA COMUNITA’ INTERNAZIONALE RIFLETTE SULLA STRATEGIA

PER AFFRONTARE LA MINACCIA TERRORISTICA.

- Ai nostri microfoni, Magdi Allam e Stefano Dambruoso -

 

Il livello di allerta terrorismo resta “critico” nel Regno Unito per “precauzione” e per continuare a proteggere la cittadinanza. E’ quanto affermato, stamani, dal ministro dell'Interno britannico, John Reid, all’indomani dell’operazione che ha sventato una serie di attentati su aerei di linea diretti verso gli Stati Uniti. Secondo la CNN, l’attacco sarebbe stato sventato da un agente infiltrato nella cellula terroristica. Sulle ultime notizie, l’aggiornamento da Londra di Sagida Syed:

 

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A 19 dei 24 arrestati ieri – tutti musulmani di età compresa tra i 17 e i 30 anni, tra cui una giovane madre arrestata con il suo bambino – la Banca d’Inghilterra ha congelato i conti correnti e ne ha pubblicato i nomi, che confermano la loro origine pakistana. Contemporaneamente, in Pakistan sono stati fermati cinque uomini che avrebbero rivelato importanti dettagli sull’attacco terroristico che sarebbe potuto avvenire proprio oggi, ad un mese dal quinto anniversario dell’abbattimento delle Torri Gemelle a New York, firmato da al Qaeda. La stampa inglese antigovernativa traccia l’identikit dei terroristi e punta il dito contro la politica estera di Blair, accusandolo di essere troppo filo-americano e di esporre il Paese a pericoli immani contro la popolazione civile. E infatti il livello d’allarme rimane ‘critico’, secondo le indicazioni dei servizi segreti che prevedono un possibile attacco. La stampa mette in rilievo il disagio delle comunità musulmane che si trovano ancora una volta nel mirino della polizia e dell’opinione pubblica che le addita come principali responsabili per la formazione dei nuovi terroristi, nati e cresciuti in Gran Bretagna. Ma nonostante la situazione d’emergenza, la popolazione ha dimostrato una grande pazienza, quasi una rassegnazione a vivere uno stato di continuo pericolo, soprattutto dopo gli attacchi del 7 luglio 2005. Oltre agli enormi disagi negli scali internazionali, le maggiori città da ieri vivono quasi sotto l’assedio della polizia, sia sulle strade che nei cieli, con gli elicotteri. Tuttavia, come l’anno scorso, gli inglesi dimostrano la capacità di reagire al pericolo continuando a lavorare e a programmare le proprie vacanze all’estero.

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E il rischio di un nuovo attacco a cinque anni dall'11 settembre ha fatto scattare in America, per la prima volta, l’allarme rosso contro la minaccia terroristica. Gli arresti in Gran Bretagna hanno spinto l’amministrazione statunitense a blindare gli aeroporti, e in alcuni casi ad inviare i militari della Guardia Nazionale a presidiare gli scali. Come già nel caso degli attentati alla metro di Londra del 7 luglio 2005, anche in questa occasione a pianificare l’attacco terroristico sono stati cittadini britannici di fede musulmana. Un dato che, non solo nel Regno Unito, riaccende il dibattito sull’integrazione degli immigrati e sul diritto di cittadinanza. Alessandro Gisotti ha raccolto l’opinione di Magdi Allam, vicedirettore del Corriere della Sera, profondo conoscitore del mondo islamico: 

 

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R. – La prima riflessione è che la cittadinanza, se non supportata dalla condivisione di un sistema di valori che sostanziano l’identità nazionale, si riduce ad essere un pezzo di carta e in un rifiuto di fatto della convivenza civile. Inoltre, si accreditano quei ghetti etnico-confessionale-identitari, che prima o poi, determinano una conflittualità e sono facilmente terreno di cultura anche per il terrorismo.

 

D. – Sembra che il jihadismo, il terrorismo islamista, abbia ancora grande capacità di colpire. Quindi, evidentemente, ha anche risorse e capacità logistiche?

 

R. – La forza del jihadismo non è tanto nella sua capacità finanziaria, ma è nella sua capacità di operare un lavaggio del cervello che di fatto trasforma delle persone in “robot della morte”. E’ un processo che avviene all’interno di talune moschee, che sono ben diffuse e radicate in Gran Bretagna, ma presenti anche in Italia. Questa è la realtà dell’iceberg che finisce per produrre il terrorismo suicida. I terroristi sono, appunto, la punta dell’iceberg. Questa predicazione violenta, questa esaltazione della “guerra santa”, l’apologia del terrorismo islamico è la linfa vitale, è il primo passaggio che sfocia poi nell’attuazione di attentati terroristici veri e propri.

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Commentando l’esito dell’operazione che ha sventato l’attacco terroristico, il presidente americano George W. Bush ha affermato che tale circostanza ricorda come gli Stati Uniti siano “in guerra con gli islamo-fascisti”. Prendendo la parola all’aeroporto di Green Bay, nel Wisconsin, Bush ha riconosciuto che pur essendo più sicura di quanto non lo fosse prima dell’11 settembre, l’America è ancora seriamente minacciata dal terrorismo. Dunque, gli attentati sventati ieri sottolineano che al Qaeda ha ancora la capacità di operare su larga scala. E’ perciò necessario un rafforzamento delle misure di sicurezza e della cooperazione internazionale tra servizi di intelligence, ma senza allarmismi. Ne è convinto Stefano Dambruoso, esperto giuridico e di terrorismo internazionale presso la Rappresentanza permanente italiana all’ONU di Vienna, intervistato da Luca Collodi:

 

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R. – Uno dei primi obiettivi è quello di evitare gli allarmismi infondati, gli allarmismi che magari sono strumentali a determinate politiche della sicurezza e che mirano in un medio-lungo periodo ad ottenere altre finalità che stanno a cuore ai governanti del momento. Il terrorismo è internazionale, oggi. Devo dire che da un lato ci sono critiche giustificate – è inutile nasconderlo – soprattutto agli Stati Uniti per quanto riguarda la politica estera con l’utilizzo della cosiddetta teoria dell’antiterrorismo. Una politica di portare avanti la lotta al terrorismo facendo utilizzo anche della guerra. Ma questo non può far sottovalutare l’esistenza di un’organizzazione, al Qaeda, che dopo l’11 settembre ha generato “figli” ancora più cattivi e ancora più difficili da seguire perché sparpagliati in modo disorganico su tutto il globo: ebbene, al Qaeda è esistita, gli epigoni di al Qaeda, i figliastri di al Qaeda, i jihadisti, esistono, e quindi è un problema che riguarderà e preoccuperà l’intelligence europea ancora per diversi anni. Critici sì, finché si vuole, con alcune iniziative di politica estera, soprattutto – ripeto – per gli Stati Uniti, ma non confondiamo questo tipo di valutazione con l’altro piano, che è quello di valutare attentamente l’esistenza ancora oggi di pericolose attività terroristiche in senso puro.

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ALMENO 11 CIVILI MORTI IN LIBANO PER NUOVI BOMBARDAMENTI ISRAELIANI.

UCCISI, NELLE ULTIME 24 ORE, ANCHE 20 GUERRIGLIERI SCIITI.

LA DIPLOMAZIA INTERNAZIONALE CONTINUA A LAVORARE

PER UNA RISOLUZIONE CHE FERMI LE VIOLENZE

- Intervista con don Tonio Dall’Olio –

 

Proseguono i raid israeliani in Libano: almeno 11 persone sono morte in seguito a nuovi attacchi condotti dall’aviazione dello Stato ebraico nel Nord del Paese dei cedri. Un portavoce militare ha rivelato che nelle ultime 24 ore sono stati uccisi 20 guerriglieri Hezbollah. In Israele, poi, continuano ad arrivare razzi lanciati da combattenti sciiti verso Haifa e la Galilea. Sul versante politico, manca ancora l’accordo alle Nazioni Unite sulla risoluzione che dovrebbe fermare il conflitto. Israele ha bocciato, inoltre, la richiesta di una tregua di 72 ore. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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Il governo israeliano ha rifiutato la proposta russa di una tregua umanitaria di 72 ore in Libano. Un provvedimento di questo tipo – ha detto l’ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite – “avrebbe il solo scopo di dare il tempo ai guerriglieri Hezbollah di riorganizzarsi e riprendersi”. La Russia aveva chiesto un temporaneo cessate-il-fuoco per alleviare la “catastrofica” crisi umanitaria. Un nuovo appello per l’immediata fine delle violenze è stato lanciato inoltre dal presidente della Commissione europea, Josè Manuel Durao Barroso, che ha anche ricordato il drammatico e ancora provvisorio bilancio di oltre mille morti libanesi e di 116 vittime israeliane. Intanto, l’inviato americano per il Medio Oriente, David Welch, è tornato a sorpresa a Beirut per discutere con il premier libanese, Fuad Siniora, sulla bozza di risoluzione in discussione al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Secondo fonti diplomatiche, Stati Uniti e Francia sarebbero vicini ad un accordo su una risoluzione dell’ONU che fermi le ostilità. Ma le obiezioni poste da Libano e Israele potrebbero ancora ritardare il voto al Consiglio di Sicurezza. Il governo di Beirut si dice, in particolare, contrario allo spiegamento di truppe dell’ONU in base al capitolo 7 della Carta delle Nazioni Unite, che autorizza l’uso della forza non solo per auto-difesa. Il premier libanese, Siniora, ha comunque parlato di piccoli progressi. Sull’altro versante, anche Israele ha fatto sapere di considerare “un serio progresso sul piano politico” la bozza di cessate-il-fuoco in fase di elaborazione. Intanto, a Beirut, il ministro dell’ambiente libanese ha detto che l’inquinamento del Mediterraneo provocato dal versamento in mare di almeno 15 mila tonnellate di combustibili usciti dai serbatoi di una centrale elettrica bombardata da caccia israeliani nel mese di luglio, è grave quanto quello provocato nel Golfo Persico nel ‘91. In Libano, infine, è in visita anche il cardinale Theodore McCarrick, arcivescovo emerito di Washinghton. Il porporato, che ha espresso solidarietà alla popolazione libanese e condannato tutte le violenze, ha visitato un quartiere sciita di Beirut distrutto dai bombardamenti israeliani e la sede della Caritas libanese.

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Il Libano è, dunque, un Paese devastato dalla guerra: alcuni membri di ONG e associazioni pacifiste italiane, in missione a Beirut dal 5 al 9 agosto scorsi, hanno riferito di aver visto macerie fumanti, cadaveri di civili per le strade ed ambulanze colpite dalle bombe. Sono state cinque giornate fitte di incontri con la società civile e con le più alte cariche politiche libanesi. Il resoconto della missione e le richieste avanzate al governo italiano sono stati presentati ieri, a Roma, alla stampa. Tra i membri della delegazione, anche il responsabile internazionale dell’associazione ‘Libera’, don Tonio Dall’Olio, intervistato da Paolo Ondarza.

 

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R. – Nei quartieri a Sud di Beirut, la distruzione è pressoché totale. Quando chiediamo loro se hanno bisogno di aiuto, dicono:Il primo aiuto è quello della pace’. C’è stata una donna anziana, che mi ha detto:Continuare a dare aiuti in questo momento è come mettere delle cose in un cesto che non ha più il fondo; creare il fondo significa il cessate-il-fuoco’.

 

D. – Avete avuto modo di riscontrare anche una forte solidarietà tra la gente …

 

R. – Intanto, abbiamo avuto la fortissima impressione da parte della Caritas, ad esempio, che sta riuscendo, in un momento di grande difficoltà di comunicazione e di trasporto, ad organizzare in maniera quasi scientifica gli aiuti alimentari, medici ed igienici, con pacchi che abbiamo visto preparare. La cosa drammatica è che ci sono a Beirut magazzini pieni di questi aiuti che però non possono partire per il Sud perché Israele continua a non garantire il libero movimento dei soccorsi, degli aiuti umanitari verso il Sud. Questo è drammatico anche perché contravviene alla Convenzione di Ginevra e al Diritto internazionale.

 

D. - A questo punto, quali richieste presenterete in particolare al ministro D’A-lema e al governo italiano?

 

R. – Noi pensiamo che la comunità internazionale debba fare tutti gli sforzi perché questa guerra finisca. Non mi pare che questo sia avvenuto. Chiederemo con forza l’interruzione di ogni forma di cooperazione militare dell’Italia con Israele.

 

D. – Facevate riferimento in particolare alla questione ‘armi’ …

 

R. – L’Italia – ahimé! – soprattutto per quanto riguarda le armi leggere, continua ad essere un partner privilegiato per la vendita di armi per lo Stato di Israele. Con ogni probabilità – non ne ho la certezza – nella guerra di terra, Israele sta utilizzando anche armi italiane. Allora, che l’Italia si faccia promotrice sul piano internazionale di un embargo di armi, può essere un primo passo importante. Secondo: il Libano ha già promosso una commissione d’inchiesta per verificare l’utilizzo di armi chimiche che sono state utilizzate in questa guerra. Ora, che anche l’Italia possa giocare un ruolo in questo e denunciarne l’uso, a me sembrerebbe un altro passo importante in questa strada …

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RICORRE OGGI LA MEMORIA DI SANTA CHIARA D’ASSISI.

VOLLE IMITARE SAN FRANCESCO FACENDO ANCHE LEI DEL VANGELO

 LA SUA REGOLA DI VITA

- Ai nostri microfoni suor Cristiana dello Spirito -

 

La Chiesa ricorda oggi Santa Chiara d’Assisi. Vissuta nel XIII secolo, volle seguire le orme di San Francesco imitando anche lei Cristo in assoluta povertà e umiltà. La sua spiritualità è vissuta oggi particolarmente dalle clarisse, monache di clausura che applicano la regola di Chiara. Tiziana Campisi ha chiesto a suor Cristiana dello Spirito, del monastero di Santa Coletta di Assisi, quali caratteristiche della personalità di Santa Chiara ne hanno fatto una mistica che ancora oggi ha tanto da insegnare:

 

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R. – Chiara ha ritrovato una risposta alla sua sete di una nuova spiritualità in Francesco, che ha avuto questa ispirazione che il Vangelo era per tutti e che ognuno di noi può seguire e vivere la vita di Gesù povero e tutti i misteri della sua vita sono per noi e sono possibili da vivere per noi. Chiara è donna fino in fondo e non ha lasciato la sua femminilità alle porte del ministero, ma l’ha consacrata tutta intera, pian piano, gradualmente a Gesù, alle sue sorelle, ai suoi fratelli e alla Chiesa. Ha sposato il Signore Gesù nei sui misteri di umiltà, di povertà  e di abbassamento. Questa è l’intuizione di Francesco: la povertà, i poveri, Gesù povero e crocifisso sono il nostro tesoro. La ricchezza della Chiesa è la nostra liberazione dal nostro narcisismo, dal possesso, da tutte queste passioni e queste immagini che ci rendono schiavi. Invece il Signore povero, i poveri e la povertà vissuta ed accolta, ci liberano e ci permettono di vivere il Vangelo.

 

D. – Come riscoprire oggi la spiritualità di Chiara e come viverla?

 

R. – Secondo me, abbiamo tutti sete di libertà, di un grande amore che prenda tutta la vita, di spiritualità vera vissuta ogni giorno e non esoterica, solo per dei tempi forti. Chiara è una maestra umile e quotidiana di tutto questo. Si è disarmata, si è lasciata disarmare e ha vissuto tutto con il Signore in Gesù, disarmato nel Pane eucaristico di fronte alle situazioni di conflitto. Lo trovo tanto attuale, perché l’amore che scende, che si abbassa, che si lascia disarmare, che va verso l’alto con le mani vuote ed aperte è forse l’atteggiamento di cui abbiamo bisogno in un tempo in cui spesso il possesso, l’abitudine di vivere i rapporti in termini di potere, di erotismo oppure di competizione, spesso ci fanno perdere il gusto della vita, delle relazioni, dell’amore di Dio attraverso i fratelli, giorno per giorno.

 

D. – Voi, monache clarisse, come vivete gli insegnamenti che ha lasciato Chiara e in che modo li trasmettete agli altri?

 

R. – Il Vangelo è eterno e moderno in ogni tempo e quindi l’intuizione geniale di Chiara è quella di darci il Vangelo come forma di vita. Si tratta di vivere il Vangelo oggi, ascoltare oggi dove sono i poveri, dov’è Gesù povero, dove ci invita, quali sono i luoghi, spesso al margine, dove è possibile fare spazio a Dio nella preghiera, quindi spesso nell’impotenza anche , nella povertà, ma nella fiducia. Come a San Damiano, accogliamo tante persone che hanno situazioni difficili da vivere e che non vengono a chiederci ricette, aiuti materiali o grandi soluzioni, ma vengono a chiederci di aiutarli a far spazio a Dio e a Gesù dentro queste situazioni, a non viverle più da soli, ma in due: questa è la preghiera.

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CHIESA E SOCIETA’

11 agosto 2006

 

 

UCCISO A COLTELLATE A GERUSALEMME UN VOLONTARIO ITALIANO,

GIUNTO IN ISRAELE PER PORTARE AIUTO AI BAMBINI PALESTINESI.

LA POLIZIA ISRAELIANA CERCA L’ASSASSINO DEL GIOVANE,

DA SEMPRE IMPEGNATO NEL CAMPO DELLA SOLIDARIETA’

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

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GERUSALEMME. = Indagini “a pieno ritmo”. La polizia israeliana è in caccia dell’assassino che ieri sera ha accoltellato e ucciso a Gerusalemme, tra le stradine della città vecchia, Angelo Frammartino, un volontario italiano di 25 anni, residente a Monterotondo, località alle porte di Roma. Il giovane era giunto da pochi giorni nella Città Santa per partecipare a un campo estivo con i bambini palestinesi, organizzato dall’associazione italiana ARCI e dal sindacato CGIL. “Le indagini sono molto intese: abbiamo fermato nella notte cinque giovani palestinesi, sospettati di coinvolgimento. Ma sono stati rilasciati dopo che e' stata dimostrata la loro estraneità”, ha spiegato il portavoce della polizia israeliana, Ben Rubi. Con ogni probabilità, ha aggiunto Rubi, si è trattato “di un atto di ‘terrorismo’, di un’aggressione con motivazioni politiche”. Al momento dell’aggressione mortale, Angelo Frammartino si trovava con tre amiche, che hanno dichiarato di aver scorto solo per pochi attimi l’aggressore. Una di loro stamattina si è recata negli uffici della polizia per tentare comunque la ricostruzione dell’identikit. Mentre si attende l’arrivo dei genitori del giovane per autorizzare l’autopsia, gli altri undici ragazzi che facevano parte del gruppo di Angelo saranno di ritorno oggi in Italia. “Sono scioccati”, ha riferito il loro responsabile, Sergio Bassoli. Da molte parti, intanto, sono giunti alla famiglia Frammartino messaggi di solidarietà e di cordoglio. Studente di Giurisprudenza, Angelo aveva preparato da un anno la sua missione di volontario in Israele. “Una cosa bella finita tragicamente”, ha commentato il sindaco di Monterotondo, Antonino Lupi. “Domani – ha aggiunto - decideremo le iniziative per ricordarlo”. “Oggi nelle nostre parrocchie – si legge in un comunicato del Movimento dei Laici di Don Orione (MLO) - pregheremo per l'ennesimo martire della pace, vittima di una violenza senza senso, che colpisce chi porta speranza e solidarietà a chi soffre in Medio Oriente”.

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IN CINA, IL TIFONE PIÙ VIOLENTO DEGLI ULTIMI 50 ANNI

HA PROVOCATO IERI LA MORTE DI 104 PERSONE.

ALMENO 190 I CIVILI DISPERSI E UN MILIONE E MEZZO GLI SFOLLATI

 

PECHINO. = Il tifone Saomai si è abbattuto ieri sulla Cina sud-orientale, nella provincia  dello Zheijang,  causando la morte di un centinaio di persone e quasi 200 dispersi. Nella sola citta’ di Fuding sono state circa 10 mila le case distrutte.  La velocità del vento ha raggiunto i 224 chilometri orari, dando origine al tifone più forte sulla terra ferma cinese degli ultimi cinquant’anni.  Quasi un milione e mezzo, invece, sono stati i civili costretti a lasciare le loro abitazioni per rifugiarsi in zone più sicure, verso l’interno del Paese. Il vicepremier cinese, Hui Liangyu, ha ordinato alle zone colpite dal tifone di avviare il piano d’emergenza, applicando con impegno le misure per affrontare l’alluvione. Saomai, “Venere” in lingua vietnamita, è l'ottavo ciclone a essersi abbattuto quest’anno nella regione che comprende le Filippine, Taiwan, la Cina meridionale e la penisola dell’Indocina. (A.Gr.)

 

 

AIUTI PER 14 MILIONI DI DOLLARI DISPOSTI DAL GOVERNO DI SEOUL IN FAVORE

DELLA COREA DEL NORD, COLPITA DA GRAVISSIME ALLUVIONI, CON OLTRE 150 MORTI

 

SEOUL. = Il maltempo che imperversa in molte zone dell’Estremo Oriente ha tra le sue vittime anche la Corea del Nord, nei confronti della quale, riferisce l’agenzia Asianews, il governo sudcoreano si appresta ad inviare aiuti per almeno 14 milioni di dollari per far fronte alle conseguenze delle devastanti alluvioni che hanno colpito il Paese a nord del 38.mo parallelo, con oltre 150 morti. La Corea del Sud, maggior fornitore di aiuti ai conterranei del nord, aveva tagliato i regolari rifornimenti alimentari dopo i test missilistici condotti il mese scorso da Pyongyang, nonostante le proteste internazionali. Un tifone si è abbattuto sulla Corea del nord il 10 luglio scorso e secondo le stime dell’ONU, le successive inondazioni avrebbero ucciso 154 persone. Tuttavia, secondo i media ufficiali, il disastro avrebbe causato invece “centinaia” di vittime e distrutto strade, ponti, ferrovie e mezzi di comunicazione. Secondo il gruppo sudcoreano per i diritti umani “Buoni Amici”, quasi tremila persone risulterebbero morte o scomparse: il gruppo è noto per aver fornito in passato informazioni accurate sulla reale situazione nordcoreana. Un funzionario del Ministero per l’unificazione riferisce che “gli aiuti dal sud consisteranno in cibo e medicinali per 10 miliardi di won (14 milioni di dollari) e si aggiungeranno all’assistenza fornita da gruppi privati”. E la stessa fonte spiega che i pesanti danni subiti dai raccolti potrebbero portare il Paese alla carestia. Sempre secondo il funzionario del governo nordcoreano, anche dalla Croce Rossa “arriveranno ulteriori aiuti”, come materiale e attrezzature per l’edilizia. Da notare che Pyongyang aveva rifiutato una precedente offerta di aiuto da parte della Croce Rossa sudcoreana: in seguito, fonti governative avevano specificato che l’assistenza sarebbe stata accettata ma senza restrizioni legate al negoziato sul nucleare. (A.D.C.)

 

 

OLTRE DUEMILA GIOVANI TRA I PARTECIPANTI AL 133° PELLEGRINAGGIO NAZIONALE

FRANCESE A LOURDES. IL SANTUARIO MARIANO SI PREPARA A CELEBRARE

IL 150° ANNIVERSARIO DELLE APPARIZIONI MARIANE CON UN ANNO GIUBILARE

TRA L’8 DICEMBRE 2007 E L’8 DICEMBRE 2008

 

LOURDES. = In preghiera davanti alla Grotta di Massabielle, uniti dall’esortazione evangelica “Tenete accese le vostre lampade”. Ispirato da questo messaggio, parte domani il 133° pellegrinaggio nazionale francese al Santuario di Lourdes.  Sotto la guida dell’arcivescovo di Parigi, André Vingt-Trois, e grazie all’organizzazione delle famiglie religiose dell’Assunzione, i partecipanti al pellegrinaggio parteciperanno al consueto complesso di iniziative spirituali che fanno parte della tradizione di Lourdes: catechesi quotidiane centrate sulla ricca simbologia spirituale del Santuario - la roccia, la luce, la sorgente, i piccoli e i malati – liturgie sacramentali, processioni, preghiera e silenzio. I primi protagonisti del pellegrinaggio 2006 saranno in particolare i giovani. Gli oltre duemila attesi all’appuntamento –per una tradizione che in Francia è viva e sentita dal 1873 - saranno accompagnati dal vescovo Renato Boccardo, segretario del Governatorato della Città del Vaticano e in passato organizzatore dei viaggi pontifici, in particolare delle Giornate mondiali della Gioventù. Come ogni anno, la Solennità dell’Assunzione sarà al centro del pellegrinaggio, che avviene in un momento in cui la Diocesi di Lourdes si prepara a celebrare il 150.mo delle apparizioni mariane a Bernadette con un anno giubilare che inizierà l’8 dicembre 2007 per concludersi nello stesso giorno del 2008. (A.D.C.)

 

 

I BAMBINI SIBERIANI UCCISI CON L’ABORTO VERRANNO RICORDATI IN UNA NUOVA CHIESA ORTODOSSA. L’EDIFICIO SACRO SARÀ ULTIMATO NEL 2007

 

MOSCA. = Al via la costruzione di una chiesa ortodossa a Jurga, in Siberia, per celebrare le Messe in suffragio dei bambini non nati a causa dell’aborto. L’iniziativa, promossa da un parroco, padre Kostantin, nasce in memoria dei bambini martiri della “strage degli innocenti”, compiuta da Erode a Betlemme. Proprio in loro ricordo verrà consacrata la nuova chiesa, che sarà ultimata entro l’estate del prossimo anno. La Chiesa ortodossa considera l’aborto un’inammissibile forma di infanticidio e un grave peccato. Anche il governo russo ha espresso la volontà di ridurre al massimo le interruzioni volontarie di gravidanza, “portatrici di un allarmante calo demografico”. ( A.Gr.)

 

 

SGOMINATO IN BRASILE UN GIGANTESCO TRAFFICO DI LEGNAME DELL’AMAZZONIA:

ARRESTATE 55 PERSONE, TRA CUI 15 FUNZIONARI GOVERNATIVI.

LA RETE CRIMINALE HA PRODOTTO 905 MILA METRI CUBI DI LEGNAME ILLEGALE,

PER UN GIRO D’AFFARI DI 19 MILIONI DI EURO

 

AMAPA’ (BRASILE). = Le autorità brasiliane hanno smantellato una rete criminale che commercializzava illegalmente legname dell’Amazzonia attraverso l’emissione di autorizzazioni false per trasportare e lavorare i carichi venduti a industrie localizzate in quattro Stati, Amapá e Pará (nord), Santa Catarina (sud) e São Paulo (sudest). In totale, riferisce la MISNA, sono state arrestate 55 persone, tra cui 15 funzionari dell’Istituto brasiliano dell’Ambiente e delle risorse rinnovabili (IBAMA), che dovranno rispondere di peculato, corruzione, contrabbando e associazione per delinquere: si calcola che il traffico abbia fruttato un giro di affari stimato in 53 milioni di reais (circa 19 milioni di euro). L’inchiesta era partita nell’ottobre 2005 proprio su denuncia dell’IBAMA che stima siano stati prodotti illegalmente 905 mila metri cubi di legname, pari alla capienza di 60 mila camion. “Quando i profitti sono alti le bande si organizzano capillarmente. Nel caso dei reati ambientali è facile avere introiti notevoli a basso costo”, ha detto il responsabile delle indagini Jorge Pontes. Non a caso l’operazione è stata denominata ‘Isaiasin riferimento al passaggio biblico del Libro del Profeta: “Resteranno così pochi alberi nella foresta. Persino un bambino potrà contarli” (A.D.C.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

11 agosto 2006

 

- A cura di Eugenio Bonanata -

        

La situazione resta sempre tesa anche in Iraq. Nel nord del Paese, un attentato ha provocato oggi la morte di due agenti, mentre l’esercito statunitense ha recuperato i corpi senza vita di due suoi uomini, nel relitto di un elicottero precipitato martedì nella provincia di al-Anbar. Intanto, un gruppo terrorista sunnita ha rivendicato il sanguinoso attentato che ieri ha scosso la città santa sciita di Najaf, provocando 35 morti nell’affollato mercato della città.

 

In Afghanistan, stamani tre membri della rete terroristica di Al-Qaeda sono stati uccisi nel corso di un’operazione condotta dalle forze afghane e dalla coalizione militare guidata dagli Stati Uniti. Il raid, nella provincia sud-orientale di Khost, ha portato anche all’arresto di altre tre persone.

 

Ancora scontri in Sri Lanka, dove l’aviazione di Colombo ha bombardato un’importante base dei ribelli Tamil, nel nord est del Paese. Secondo le prime informazioni, rilasciate da un portavoce dei separatisti, ci sarebbe un gran numero di morti. Solo ieri, sempre nella stessa zona, 50 civili hanno perso la vita e altri duecento sono rimasti feriti per l’attacco sferrato dalle truppe governative. 

 

E’ stata rilasciata ieri sera dai suoi sequestratori Gigliola Martino Vitiello, la commerciante italiana rapita lunedì scorso nella sua casa di Port Au Prince, capitale di Haiti. Per ora non è chiara la dinamica della liberazione e se sia stato pagato un riscatto. Durante il rapimento, è stato ucciso il marito della donna.

 

Sedici immigrati sono morti di fame e di sete, inseguito al tentativo di raggiungere l’arcipelago spagnolo delle Canarie. Lo ha reso noto la polizia mauritana, citando testimoni. Nella sola giornata di ieri, sono arrivati nell’arcipelago circa 500 nuovi clandestini, portando ad oltre 15 mila il numero di sfollati sbarcati nella zona.

 

Al via oggi il dispositivo ideato dall’Agenzia europea per le frontiere (FRONTEX) per controllare il flusso di migranti irregolari verso le coste europee e, in particolare, verso l’arcipelago spagnolo delle Isole Canarie. La struttura, composta soprattutto da mezzi spagnoli, comprende anche aerei e navi portoghesi, italiani e finlandesi. Il personale sarà composto per metà da agenti europei e per l’atra metà da uomini africani. Il centro di coordinamento è alle Canarie, sull’isola di Tenerife. Il progetto costa complessivamente alla UE circa 4 milioni di euro. La novità delle ultime ore – aggiunge l’agenzia MISNA - è anche l’accordo raggiunto in nottata tra Unione Europea e Senegal per il pattugliamento delle acque costiere di Dakar.

 

La tomba dell’ex presidente bosniaco e leader musulmano, Alija Izetbegovic, morto nel 2003, situata nel cimitero di Kovaci, a Sarajevo, è stata gravemente danneggiata oggi da una forte esplosione. Lo hanno riferito fonti di polizia, secondo cui la causa dell'esplosione non e' stata ancora accertata. Mentre era in corso il sopralluogo, al cimitero si sono recati alcuni politici e il direttore dell'Agenzia statale per la sicurezza e le investigazioni (SIPA), che ha definito l’accaduto “un atto disumano e terroristico”. A rendere omaggio all'ex presidente, anche l’Alto rappresentante della comunità internazionale e dell'UE, Christian Schwarz-Schilling.

Presto alcune opere di Hitler andranno all’asta. Il 26 settembre, infatti, in Cornovaglia un anonimo proprietario belga vende ventuno dipinti e due disegni del Fuhrer. Si tratta di paesaggi che “l’imbianchino” - così era chiamato da molti - dipinse tra il 1907 e il 1919. Sembra che i quadri siano stati trovati in una mansarda in Belgio, vicino ad un alloggio dove il caporale Hitler si fermò durante la grande guerra.

 

 

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