RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 223 - Testo della trasmissione di venerdì 11 agosto 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Benedetto XVI nomina
il cardinale Roger Etchegaray
suo Inviato speciale in Libano
Di fronte al male che
sconvolge il mondo, il Papa invita i credenti a essere testimoni di speranza
OGGI IN PRIMO PIANO:
Ricorre oggi la memoria di Santa Chiara d’Assisi: ce ne
parla suor Cristiana dello Spirito
CHIESA E SOCIETA’:
In
Cina, il tifone più violento degli ultimi 50 anni ha provocato ieri la morte di
104 persone
Oltre duemila giovani tra i partecipanti al 133° pellegrinaggio
nazionale francese a Lourdes
I
bambini siberiani uccisi con l’aborto verranno
ricordati in una nuova chiesa ortodossa
16 immigrati africani sono morti di fame e di
sete, in seguito al tentativo di raggiungere l’arcipelago spagnolo delle
Canarie
11 agosto 2006
BENEDETTO XVI CHIEDE AL PRESIDENTE
INDONESIANO UN ATTO DI CLEMENZA
IN
FAVORE DEI TRE CATTOLICI CONDANNATI A MORTE PER DOMANI.
PROTESTE
NEL PAESE PER UN PROCESSO DEFINITO “INGIUSTO”
-
Intervista con padre Bernardo Cervellera -
Un appello alla clemenza da parte di Benedetto XVI in
favore dei tre cattolici condannati a morte in Indonesia, la cui esecuzione è
fissata per domani. In un telegramma al presidente della Repubblica
indonesiana, Susilo Yudhoyono, il cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano,
invoca a nome del Papa “per motivi umanitari ed alla luce della particolarità
del caso” un “atto di clemenza” per i tre uomini di fede cattolica. “Unendo la
mia voce alle altre – si legge inoltre nel telegramma - vorrei sottolineare la
posizione della Chiesa cattolica che in numerose occasioni si è espressa contro
la pena di morte”. E un appello accorato per salvare le vite dei tre cristiani
era stato lanciato, attraverso la Comunità di Sant’Egidio,
anche dal vescovo di Manado, Joseph
Theodorus Suwatan, dal
leader degli Ulema musulmani e dal presidente
dell’Associazione delle Chiese protestanti. Il motivo della condanna - contro
la quale hanno manifestato migliaia di persone, chiedendo la riapertura del
processo definito “ingiusto” – riguarda le presunte responsabilità dei tre cattolici
negli scontri interetnici, avvenuti sull’arcipelago di Sulawesi,
tra il 1998 ed il 2001. Sulla vicenda, Amedeo Lomonaco ha sentito il direttore
dell’Agenzia AsiaNews, padre Bernardo
Cervellera:
**********
R. - L’unica speranza è che il presidente Yudhoyono possa dare la grazia o bloccare l’esecuzione e
quindi rivedere il processo. L’ultimo desiderio, infatti, di Fabianus Tibo, uno dei tre
condannati a morte, è proprio un appello personale al presidente. Il cristiano
in questo appello dice: “Il mio ultimo desiderio è che lei riveda il processo,
perché noi siamo condannati ingiustamente”.
D. - A proposito di appelli, si sono mobilitati non solo
la comunità cristiana, ma anche molti rappresentanti musulmani. Questo è un
segno di unità che va sottolineato…
R. – In Indonesia c’è una grande organizzazione, composta da musulmani moderati, che è impegnata continuamente per una
convivenza con i cristiani. Questa organizzazione è capeggiata dall’ex
presidente indonesiano, Abdul Rahman
Wahid, che lavora da tempo
affinché venga effettuata la revisione del processo.
Purtroppo, sembra che il presidente Yudhoyono sia
sordo anche a queste pressioni.
D. – Come vivono i cristiani in Indonesia? Si sentono
perseguitati?
R. – Da un punto di vista teorico, c’è una parità di
dignità e di libertà per tutte le confessioni, le cinque religioni riconosciute
ufficialmente anche dalla Costituzione indonesiana. Ma in Indonesia sta
crescendo adesso anche il fondamentalismo e l’integralismo; spesso i cristiani
si trovano di fronte a violenze. Per quanto riguarda il fondamentalismo, in
passato ci sono stati degli attacchi a delle chiese; c’è disprezzo – a volte -
verso i cristiani, i missionari, i preti. In alcune zone, soprattutto nelle
grandi città e nelle grandi isole, c’è una certa convivenza tra cristiani e musulmani.
Ci sono, comunque, molte difficoltà: per l’espressione della propria fede, per
costruire una propria chiesa, per avere dei momenti di preghiera pubblici ci sono
grandi difficoltà.
D. – Padre, come procede la convivenza fra cristiani e
musulmani sull’arcipelago indonesiano di Sulawesi
dopo i durissimi scontri scoppiati tra il 1998 e il 2001 costati la vita a
centinaia di persone?
R. – Questi scontri sono avvenuti perché, da una parte, si
sono infiltrati integralisti islamici che cercavano di aizzare la popolazione
musulmana contro la popolazione cristiana di queste isole. Sono aree, di cui
sono originari i cristiani; i musulmani sono venuti dopo. I musulmani sono dunque
immigrati ed hanno anche problemi economici. C’è stata, però, anche
un’influenza da parte dell’esercito, che ha soffiato sul fuoco, spesso
distribuendo armi a questi gruppi musulmani. Adesso, dopo la pace di Malino,
siamo in una situazione un po’ più tranquilla. Ma, ogni tanto, si verificano
degli incidenti; ci sono chiese distrutte e degli scontri.
**********
BENEDETTO XVI NOMINA IL CARDINALE ROGER ETCHEGARAY
SUO
INVIATO SPECIALE IN LIBANO. IL PORPORATO PORTERA’ LA VICINANZA
SPIRITUALE
DEL PAPA ALLE POPOLAZIONI MARTORIATE DALLA GUERRA
- A
cura di Alessandro Gisotti -
Benedetto XVI, “che non cessa di seguire i tragici eventi
del Medio Oriente”, ha chiesto al cardinale Roger Etchegaray, presidente emerito del Pontificio Consiglio
della Giustizia e della Pace, di recarsi in Libano come suo Inviato Speciale
“per portare a quella martoriata popolazione e a tutti coloro che soffrono
nella regione l’espressione della Sua spirituale vicinanza e della Sua concreta
solidarietà e per pregare per la grande intenzione della pace”. E’ quanto
annuncia oggi un comunicato della Sala Stampa della Santa Sede.
La visita, si legge nella nota, “ha carattere
essenzialmente religioso e prevede anche, se sarà
possibile, la celebrazione della Santa Messa”, presieduta dal cardinale Etchegaray nel “Santuario di Nostra Signora del Libano ad Harissa”, il 15 agosto prossimo solennità dell’Assunzione
di Maria in cielo, con la partecipazione del cardinale Pierre
Nasrallah Sfeir, patriarca
di Antiochia dei Maroniti.
Per le medesime intenzioni – conclude la nota della Sala
Stampa vaticana – si pregherà in quel giorno nella Basilica dell’Annunciazione
a Nazareth, durante l’Eucaristia concelebrata dal
Rappresentante Pontificio in Israele e Palestina, mons. Antonio Franco, da
mons. Michel Sabbah,
Patriarca di Gerusalemme dei Latini e dagli Ordinari cattolici di Terra Santa.
DI
FRONTE AL MALE CHE SCONVOLGE IL MONDO,
IL PAPA INVITA I CREDENTI A ESSERE
TESTIMONI DI SPERANZA:
L’AMORE DI DIO E’ PIU’
FORTE
Guardare quanto accade nel mondo alla luce della fede. In
un momento difficile per l’umanità, “di fronte al permanere di situazioni di
ingiustizia e di violenza che continuano ad opprimere diverse zone della
terra”, il Papa, nel suo Magistero quotidiano, continua ad invitare i cristiani
ad annunciare il Vangelo della Croce che salva, a essere testimoni
dell’amore che vince il male con il bene. Il servizio di Sergio Centofanti:
*********
“Noi non siamo in balía di forze oscure … Dio non è indifferente riguardo alla
storia umana, anzi ha nei suoi confronti il desiderio di attuare con noi e per
noi un disegno di armonia e di pace. A compiere questo piano è convocata anche
l'intera umanità, perché aderisca alla volontà salvifica divina”. (Udienza generale dell’1/2/2006)
Di fronte
al male che imperversa nel mondo il Papa invita i credenti ad essere testimoni
di speranza nel mistero di Dio che è divenuto agnello, mettendosi “dalla parte
degli agnelli, di coloro che sono calpestati e uccisi”. Ecco le parole di Benedetto
XVI durante
“Quante volte noi
desidereremmo che Dio si mostrasse più forte. Che Egli colpisse duramente, sconfiggesse il male e creasse un mondo migliore. Tutte le
ideologie del potere si giustificano così, giustificano la distruzione di ciò
che si opporrebbe al progresso e alla liberazione dell’umanità. Noi soffriamo
per la pazienza di Dio. E nondimeno abbiamo tutti bisogno
della sua pazienza. Il Dio, che è divenuto agnello, ci dice che il mondo viene salvato dal Crocifisso e non dai crocifissori.
Il mondo è redento dalla pazienza di Dio e distrutto dall’impazienza degli
uomini”.
Nella Via
Crucis dell’umanità – ha affermato il Papa il Venerdì Santo del 14 aprile
scorso – nessuno può rimanere neutrale:
“
Dio sembra tacere dinanzi al male. Ma è l’uomo – dice il
Papa – che è chiamato ad “un sussulto di coraggio e di fiducia” per uscire “dal
fango dell’egoismo, della paura …, dell’indifferenza e dell’opportunismo”.
Senza “farci giudici di Dio” – ha affermato Benedetto XVI ad Auschwitz il 28 maggio scorso – “dobbiamo rimanere con
l'umile ma insistente grido verso Dio: Svégliati! Non dimenticare la tua creatura”:
“Emettiamo questo
grido davanti a Dio, rivolgiamolo allo stesso nostro cuore, proprio in questa
nostra ora presente, nella quale incombono nuove sventure, nella quale sembrano
emergere nuovamente dai cuori degli uomini tutte le
forze oscure: da una parte, l'abuso del nome di Dio per la giustificazione di
una violenza cieca contro persone innocenti; dall'altra, il cinismo che non
conosce Dio e che schernisce la fede in Lui. Noi gridiamo verso Dio, affinché
spinga gli uomini a ravvedersi, così che riconoscano che la violenza non crea
la pace, ma solo suscita altra violenza – una spirale di distruzioni, in cui
tutti in fin dei conti possono essere soltanto perdenti”.
Resta la
certezza che Dio non ci abbandona mai:
“Dio è sempre con
noi. Anche nelle notti più scure della nostra vita non ci abbandona, anche nei
punti più difficili della vita rimane presente. E anche nell’ultima notte,
nell’ultima solitudine, nella quale nessuno può accompagnarci, nella notte
della morte, il Signore non ci abbandona, ci accompagna. E perciò noi cristiani
possiamo essere fiduciosi: non siamo mai lasciati soli. La bontà di Dio non ci
abbandona”. (Udienza generale del 14/12/2005)
**********
========ooo========
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima pagina - Titolo di apertura “Febbrile ricerca
di un accordo all'ONU” - Beirut respinge i progetti di Risoluzione elaborati da
Francia e Stati Uniti. Appello della Caritas: “Sollecitate i governi, scrivete,
fate qualsiasi azione, ma pregate. Chiediamo aiuto a Dio”. Terrorismo:
l'attacco sventato contro gli aerei era imminente. Allerta massima negli Stati Uniti.
La notizia della visita del cardinale Roger Etchegaray in Libano il 15 agosto. In un telegramma al
presidente dell'Indonesia il cardinale Angelo Sodano, Segretario di Stato, chiede la grazia per tre condannati a morte.
Servizio vaticano - I coniugi Beltrame Quattrocchi
immersi in Dio in un unico anelito. Maria della Passione, una vita
interamente vissuta nell'amore. Il santuario di San Severo, meta costante di
pellegrinaggi.
Servizio estero - Iraq: prorogata la missione
dell’ONU. Afghanistan: uccisi tre membri di Al Qaeda. Volontario italiano ucciso a Gerusalemme.
Servizio culturale - Una rilettura de "Il
quinto evangelio di Mario Pomilio".
Servizio italiano - temi del terrorismo,
dell'economia e degli incidenti sul lavoro.
========ooo========
11 agosto 2006
ALL’INDOMANI DEI FALLITI ATTENTATI SUGLI AEREI
DIRETTI
DA LONDRA VERSO
GLI STATI UNITI,
E’ MASSIMA ALLERTA NEL REGNO UNITO E NEGLI
USA.
LA COMUNITA’ INTERNAZIONALE
RIFLETTE SULLA STRATEGIA
PER
AFFRONTARE LA MINACCIA TERRORISTICA.
- Ai
nostri microfoni, Magdi Allam
e Stefano Dambruoso -
Il
livello di allerta terrorismo resta “critico” nel Regno Unito per “precauzione”
e per continuare a proteggere la cittadinanza. E’ quanto affermato, stamani,
dal ministro dell'Interno britannico, John Reid, all’indomani dell’operazione che ha sventato una
serie di attentati su aerei di linea diretti verso gli Stati Uniti. Secondo la
CNN, l’attacco sarebbe stato sventato da un agente infiltrato nella cellula
terroristica. Sulle ultime notizie, l’aggiornamento da Londra di Sagida Syed:
**********
A 19 dei 24 arrestati ieri – tutti musulmani di età
compresa tra i 17 e i 30 anni, tra cui una giovane madre arrestata con il suo
bambino – la Banca d’Inghilterra ha congelato i conti correnti e ne ha
pubblicato i nomi, che confermano la loro origine pakistana. Contemporaneamente,
in Pakistan sono stati fermati cinque uomini che avrebbero rivelato importanti
dettagli sull’attacco terroristico che sarebbe potuto avvenire proprio oggi, ad
un mese dal quinto anniversario dell’abbattimento delle Torri Gemelle a New
York, firmato da al Qaeda.
La stampa inglese antigovernativa traccia l’identikit dei terroristi e punta il
dito contro la politica estera di Blair, accusandolo
di essere troppo filo-americano e di esporre il Paese a pericoli immani contro
la popolazione civile. E infatti il livello d’allarme
rimane ‘critico’, secondo le indicazioni dei servizi segreti che prevedono un
possibile attacco. La stampa mette in rilievo il disagio delle comunità musulmane
che si trovano ancora una volta nel mirino della polizia e dell’opinione pubblica
che le addita come principali responsabili per la formazione dei nuovi terroristi,
nati e cresciuti in Gran Bretagna. Ma nonostante la situazione d’emergenza, la
popolazione ha dimostrato una grande pazienza, quasi una rassegnazione a vivere
uno stato di continuo pericolo, soprattutto dopo gli attacchi del 7 luglio
2005. Oltre agli enormi disagi negli scali internazionali, le maggiori città da
ieri vivono quasi sotto l’assedio della polizia, sia sulle strade che nei
cieli, con gli elicotteri. Tuttavia, come l’anno scorso, gli inglesi dimostrano
la capacità di reagire al pericolo continuando a lavorare e a programmare le proprie
vacanze all’estero.
**********
E il
rischio di un nuovo attacco a cinque anni dall'11 settembre ha fatto scattare
in America, per la prima volta, l’allarme rosso contro la minaccia terroristica.
Gli arresti in Gran Bretagna hanno spinto l’amministrazione statunitense a
blindare gli aeroporti, e in alcuni casi ad inviare i militari della Guardia
Nazionale a presidiare gli scali. Come già nel caso degli attentati alla metro di Londra del 7 luglio 2005, anche in questa
occasione a pianificare l’attacco terroristico sono stati cittadini britannici
di fede musulmana. Un dato che, non solo nel Regno Unito, riaccende il
dibattito sull’integrazione degli immigrati e sul diritto di cittadinanza. Alessandro
Gisotti ha raccolto l’opinione di Magdi Allam, vicedirettore del Corriere della Sera, profondo
conoscitore del mondo islamico:
**********
R. – La prima riflessione è che la cittadinanza, se non
supportata dalla condivisione di un sistema di valori che sostanziano
l’identità nazionale, si riduce ad essere un pezzo di carta e in un rifiuto di
fatto della convivenza civile. Inoltre, si accreditano quei ghetti etnico-confessionale-identitari,
che prima o poi, determinano una conflittualità e sono facilmente terreno di
cultura anche per il terrorismo.
D. – Sembra che il jihadismo, il terrorismo islamista,
abbia ancora grande capacità di colpire. Quindi, evidentemente, ha anche
risorse e capacità logistiche?
R. – La forza del jihadismo non
è tanto nella sua capacità finanziaria, ma è nella sua capacità di operare un
lavaggio del cervello che di fatto trasforma delle
persone in “robot della morte”. E’ un processo che avviene all’interno di talune
moschee, che sono ben diffuse e radicate in Gran Bretagna, ma presenti anche in
Italia. Questa è la realtà dell’iceberg che finisce per produrre il terrorismo
suicida. I terroristi sono, appunto, la punta dell’iceberg. Questa predicazione
violenta, questa esaltazione della “guerra santa”, l’apologia del terrorismo
islamico è la linfa vitale, è il primo passaggio che sfocia poi nell’attuazione
di attentati terroristici veri e propri.
**********
Commentando l’esito
dell’operazione che ha sventato l’attacco terroristico, il presidente americano
George W. Bush ha affermato che tale circostanza ricorda come gli
Stati Uniti siano “in guerra con gli islamo-fascisti”.
Prendendo la parola all’aeroporto di Green Bay, nel Wisconsin, Bush ha riconosciuto che pur essendo più sicura di quanto
non lo fosse prima dell’11 settembre, l’America è ancora seriamente minacciata
dal terrorismo. Dunque, gli attentati sventati ieri sottolineano che al Qaeda ha ancora la capacità di operare su larga scala. E’
perciò necessario un rafforzamento delle misure di sicurezza e della cooperazione
internazionale tra servizi di intelligence, ma senza allarmismi. Ne è convinto Stefano Dambruoso,
esperto giuridico e di terrorismo internazionale presso la Rappresentanza
permanente italiana all’ONU di Vienna, intervistato da Luca Collodi:
**********
R. – Uno dei primi obiettivi è quello di evitare gli
allarmismi infondati, gli allarmismi che magari sono strumentali a determinate
politiche della sicurezza e che mirano in un medio-lungo
periodo ad ottenere altre finalità che stanno a cuore
ai governanti del momento. Il terrorismo è internazionale, oggi. Devo dire che
da un lato ci sono critiche giustificate – è inutile nasconderlo – soprattutto
agli Stati Uniti per quanto riguarda la politica estera con l’utilizzo della
cosiddetta teoria dell’antiterrorismo. Una politica di portare avanti la lotta
al terrorismo facendo utilizzo anche della guerra. Ma questo non può far sottovalutare
l’esistenza di un’organizzazione, al Qaeda, che dopo
l’11 settembre ha generato “figli” ancora più cattivi e ancora più difficili da
seguire perché sparpagliati in modo disorganico su tutto il globo: ebbene, al Qaeda è esistita, gli epigoni di al
Qaeda, i figliastri di al Qaeda,
i jihadisti, esistono, e quindi è un problema che
riguarderà e preoccuperà l’intelligence
europea ancora per diversi anni. Critici sì, finché si vuole, con alcune iniziative
di politica estera, soprattutto – ripeto – per gli Stati Uniti, ma non confondiamo
questo tipo di valutazione con l’altro piano, che è quello di valutare
attentamente l’esistenza ancora oggi di pericolose attività terroristiche in
senso puro.
**********
ALMENO 11 CIVILI MORTI IN LIBANO PER NUOVI BOMBARDAMENTI ISRAELIANI.
UCCISI,
NELLE ULTIME 24 ORE, ANCHE 20 GUERRIGLIERI SCIITI.
LA
DIPLOMAZIA INTERNAZIONALE CONTINUA A LAVORARE
PER
UNA RISOLUZIONE CHE FERMI LE VIOLENZE
- Intervista
con don Tonio Dall’Olio –
Proseguono i raid israeliani in
Libano: almeno 11 persone sono morte in seguito a nuovi attacchi condotti
dall’aviazione dello Stato ebraico nel Nord del Paese dei cedri. Un portavoce
militare ha rivelato che nelle ultime 24 ore sono stati uccisi 20 guerriglieri Hezbollah. In Israele, poi, continuano ad arrivare razzi
lanciati da combattenti sciiti verso Haifa e la
Galilea. Sul versante politico, manca ancora l’accordo alle Nazioni Unite sulla
risoluzione che dovrebbe fermare il conflitto. Israele ha bocciato, inoltre, la
richiesta di una tregua di 72 ore. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
**********
Il governo israeliano ha rifiutato
la proposta russa di una tregua umanitaria di 72 ore in Libano. Un
provvedimento di questo tipo – ha detto l’ambasciatore israeliano alle Nazioni
Unite – “avrebbe il solo scopo di dare il tempo ai guerriglieri Hezbollah di riorganizzarsi e riprendersi”. La Russia aveva
chiesto un temporaneo cessate-il-fuoco
per alleviare la “catastrofica” crisi umanitaria. Un
nuovo appello per l’immediata fine delle violenze è stato lanciato inoltre dal
presidente della Commissione europea, Josè Manuel Durao Barroso, che ha anche
ricordato il drammatico e ancora provvisorio bilancio di oltre mille morti libanesi
e di 116 vittime israeliane. Intanto, l’inviato americano per il Medio
Oriente, David Welch, è tornato a sorpresa a Beirut
per discutere con il premier libanese, Fuad Siniora, sulla bozza di risoluzione in discussione al
Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Secondo fonti
diplomatiche, Stati Uniti e Francia sarebbero
vicini ad un accordo su una risoluzione dell’ONU che fermi le ostilità. Ma le
obiezioni poste da Libano e Israele potrebbero ancora ritardare il voto al
Consiglio di Sicurezza. Il governo di Beirut si dice, in particolare, contrario
allo spiegamento di truppe dell’ONU in base al capitolo 7
della Carta delle Nazioni Unite, che autorizza l’uso della forza non solo per
auto-difesa. Il premier libanese, Siniora, ha
comunque parlato di piccoli progressi. Sull’altro versante, anche Israele
ha fatto sapere di considerare “un serio progresso sul piano politico” la bozza
di cessate-il-fuoco in fase
di elaborazione. Intanto, a Beirut, il ministro dell’ambiente libanese ha detto
che l’inquinamento del Mediterraneo provocato dal versamento in mare di almeno
15 mila tonnellate di combustibili usciti dai serbatoi di una centrale
elettrica bombardata da caccia israeliani nel mese di luglio, è grave quanto
quello provocato nel Golfo Persico nel ‘91. In Libano, infine, è in visita
anche il cardinale Theodore McCarrick,
arcivescovo emerito di Washinghton. Il porporato, che
ha espresso solidarietà alla
popolazione libanese e condannato tutte le violenze, ha visitato un quartiere
sciita di Beirut distrutto dai bombardamenti israeliani e la sede della Caritas
libanese.
**********
Il Libano è, dunque, un Paese devastato dalla guerra: alcuni
membri di ONG e associazioni pacifiste italiane, in missione a Beirut dal 5 al 9 agosto scorsi, hanno riferito di aver visto macerie
fumanti, cadaveri di civili per le strade ed ambulanze colpite dalle bombe.
Sono state cinque giornate fitte di incontri con la società civile e con le più
alte cariche politiche libanesi. Il resoconto della missione e le richieste
avanzate al governo italiano sono stati presentati ieri, a Roma, alla stampa.
Tra i membri della delegazione, anche il responsabile internazionale
dell’associazione ‘Libera’, don Tonio Dall’Olio, intervistato da Paolo Ondarza.
***********
R. – Nei quartieri a Sud di Beirut, la
distruzione è pressoché totale. Quando chiediamo loro se hanno bisogno di
aiuto, dicono: ‘Il primo aiuto è quello della pace’. C’è stata una donna anziana, che mi ha detto: ‘Continuare a dare aiuti in questo momento è come mettere
delle cose in un cesto che non ha più il fondo; creare il fondo significa il cessate-il-fuoco’.
D. – Avete avuto modo di riscontrare anche una
forte solidarietà tra la gente …
R. – Intanto, abbiamo avuto la fortissima impressione da
parte della Caritas, ad esempio, che sta riuscendo, in un momento di grande
difficoltà di comunicazione e di trasporto, ad organizzare in maniera quasi
scientifica gli aiuti alimentari, medici ed igienici, con pacchi che abbiamo
visto preparare. La cosa drammatica è che ci sono a Beirut magazzini pieni di
questi aiuti che però non possono partire per il Sud
perché Israele continua a non garantire il libero movimento dei soccorsi, degli
aiuti umanitari verso il Sud. Questo è drammatico anche perché contravviene
alla Convenzione di Ginevra e al Diritto internazionale.
D. - A questo punto, quali richieste presenterete in particolare
al ministro D’A-lema e al
governo italiano?
R. – Noi pensiamo che la comunità internazionale debba
fare tutti gli sforzi perché questa guerra finisca. Non mi pare che questo sia
avvenuto. Chiederemo con forza l’interruzione di ogni forma di cooperazione
militare dell’Italia con Israele.
D. – Facevate riferimento in particolare alla questione
‘armi’ …
R. – L’Italia – ahimé! –
soprattutto per quanto riguarda le armi leggere, continua ad essere un partner
privilegiato per la vendita di armi per lo Stato di Israele. Con ogni probabilità
– non ne ho la certezza – nella guerra di terra, Israele sta utilizzando anche
armi italiane. Allora, che l’Italia si faccia promotrice sul piano
internazionale di un embargo di armi, può essere un primo passo importante.
Secondo: il Libano ha già promosso una commissione d’inchiesta per verificare
l’utilizzo di armi chimiche che sono state utilizzate in questa guerra. Ora,
che anche l’Italia possa giocare un ruolo in questo e denunciarne l’uso, a me
sembrerebbe un altro passo importante in questa strada …
**********
RICORRE
OGGI
VOLLE
IMITARE SAN FRANCESCO FACENDO ANCHE LEI DEL VANGELO
- Ai
nostri microfoni suor Cristiana dello Spirito -
La Chiesa ricorda oggi Santa Chiara d’Assisi. Vissuta nel
XIII secolo, volle seguire le orme di San Francesco imitando anche lei Cristo
in assoluta povertà e umiltà. La sua spiritualità è vissuta oggi
particolarmente dalle clarisse, monache di clausura che applicano la regola di
Chiara. Tiziana Campisi ha chiesto a suor Cristiana
dello Spirito, del monastero di Santa Coletta di Assisi, quali caratteristiche
della personalità di Santa Chiara ne hanno fatto una mistica che ancora oggi ha
tanto da insegnare:
**********
R. – Chiara ha ritrovato una risposta alla sua sete di una
nuova spiritualità in Francesco, che ha avuto questa ispirazione che il Vangelo
era per tutti e che ognuno di noi può seguire e vivere la vita di Gesù povero e
tutti i misteri della sua vita sono per noi e sono possibili da vivere per noi.
Chiara è donna fino in fondo e non ha lasciato la sua femminilità alle porte
del ministero, ma l’ha consacrata tutta intera, pian piano, gradualmente a
Gesù, alle sue sorelle, ai suoi fratelli e alla Chiesa. Ha sposato il Signore
Gesù nei sui misteri di umiltà, di povertà e di abbassamento. Questa è l’intuizione di
Francesco: la povertà, i poveri, Gesù povero e
crocifisso sono il nostro tesoro. La ricchezza della Chiesa è la nostra
liberazione dal nostro narcisismo, dal possesso, da tutte queste passioni e queste
immagini che ci rendono schiavi. Invece il Signore povero, i poveri e la
povertà vissuta ed accolta, ci liberano e ci permettono di vivere il Vangelo.
D. – Come riscoprire oggi la spiritualità di Chiara e come
viverla?
R. – Secondo me, abbiamo tutti sete
di libertà, di un grande amore che prenda tutta la vita, di spiritualità vera
vissuta ogni giorno e non esoterica, solo per dei tempi forti. Chiara è una
maestra umile e quotidiana di tutto questo. Si è disarmata, si è lasciata disarmare
e ha vissuto tutto con il Signore in Gesù, disarmato nel Pane eucaristico di
fronte alle situazioni di conflitto. Lo trovo tanto attuale, perché l’amore che
scende, che si abbassa, che si lascia disarmare, che va verso l’alto con le
mani vuote ed aperte è forse l’atteggiamento di cui abbiamo bisogno in un tempo
in cui spesso il possesso, l’abitudine di vivere i rapporti in termini di
potere, di erotismo oppure di competizione, spesso ci fanno perdere il gusto
della vita, delle relazioni, dell’amore di Dio attraverso i fratelli, giorno
per giorno.
D. – Voi, monache clarisse, come vivete gli insegnamenti
che ha lasciato Chiara e in che modo li trasmettete agli altri?
R. – Il Vangelo è eterno e moderno in ogni tempo e quindi
l’intuizione geniale di Chiara è quella di darci il Vangelo come forma di vita.
Si tratta di vivere il Vangelo oggi, ascoltare oggi dove sono i poveri, dov’è
Gesù povero, dove ci invita, quali sono i luoghi, spesso al margine, dove è
possibile fare spazio a Dio nella preghiera, quindi spesso nell’impotenza anche , nella povertà, ma nella fiducia. Come a San Damiano,
accogliamo tante persone che hanno situazioni difficili da vivere e che non vengono
a chiederci ricette, aiuti materiali o grandi soluzioni, ma vengono a chiederci
di aiutarli a far spazio a Dio e a Gesù dentro queste situazioni, a non viverle
più da soli, ma in due: questa è la preghiera.
**********
=======ooo=======
11 agosto 2006
UCCISO A COLTELLATE A GERUSALEMME UN VOLONTARIO
ITALIANO,
GIUNTO
IN ISRAELE PER PORTARE AIUTO AI BAMBINI PALESTINESI.
LA
POLIZIA ISRAELIANA CERCA L’ASSASSINO DEL GIOVANE,
DA
SEMPRE IMPEGNATO NEL CAMPO DELLA SOLIDARIETA’
- A
cura di Alessandro De Carolis -
**********
GERUSALEMME.
= Indagini “a pieno ritmo”. La polizia israeliana è in caccia dell’assassino
che ieri sera ha accoltellato e ucciso a Gerusalemme, tra le stradine della
città vecchia, Angelo Frammartino, un volontario
italiano di 25 anni, residente a Monterotondo,
località alle porte di Roma. Il giovane era giunto da pochi giorni nella Città
Santa per partecipare a un campo estivo con i bambini palestinesi, organizzato
dall’associazione italiana ARCI e dal sindacato CGIL. “Le indagini sono molto
intese: abbiamo fermato nella notte cinque giovani palestinesi, sospettati di
coinvolgimento. Ma sono stati rilasciati dopo che e' stata dimostrata la loro
estraneità”, ha spiegato il portavoce della polizia israeliana, Ben Rubi. Con
ogni probabilità, ha aggiunto Rubi, si è trattato “di un atto di ‘terrorismo’,
di un’aggressione con motivazioni politiche”. Al momento dell’aggressione
mortale, Angelo Frammartino si trovava con tre
amiche, che hanno dichiarato di aver scorto solo per pochi attimi l’aggressore.
Una di loro stamattina si è recata negli uffici della polizia per tentare
comunque la ricostruzione dell’identikit. Mentre si attende l’arrivo dei
genitori del giovane per autorizzare l’autopsia, gli altri undici ragazzi che
facevano parte del gruppo di Angelo saranno di ritorno oggi in Italia. “Sono
scioccati”, ha riferito il loro responsabile, Sergio Bassoli.
Da molte parti, intanto, sono giunti alla famiglia Frammartino
messaggi di solidarietà e di cordoglio. Studente di Giurisprudenza, Angelo
aveva preparato da un anno la sua missione di volontario in Israele. “Una cosa
bella finita tragicamente”, ha commentato il sindaco di Monterotondo,
Antonino Lupi. “Domani – ha aggiunto - decideremo le iniziative per
ricordarlo”. “Oggi nelle nostre parrocchie – si legge in un comunicato del
Movimento dei Laici di Don Orione (MLO) - pregheremo per l'ennesimo martire
della pace, vittima di una violenza senza senso, che colpisce chi porta speranza
e solidarietà a chi soffre in Medio Oriente”.
**********
IN CINA, IL TIFONE PIÙ VIOLENTO DEGLI ULTIMI 50 ANNI
HA
PROVOCATO IERI LA MORTE DI 104 PERSONE.
ALMENO
190 I CIVILI DISPERSI E UN MILIONE E MEZZO GLI SFOLLATI
PECHINO. = Il tifone Saomai
si è abbattuto ieri sulla Cina sud-orientale, nella
provincia dello Zheijang, causando la morte di un centinaio di persone
e quasi 200 dispersi. Nella sola citta’
di Fuding sono state circa 10 mila le case distrutte.
La velocità del
vento ha raggiunto i 224 chilometri orari, dando origine al tifone più forte
sulla terra ferma cinese degli ultimi cinquant’anni. Quasi un milione e mezzo, invece, sono stati
i civili costretti a lasciare le loro abitazioni per rifugiarsi in zone più
sicure, verso l’interno del Paese. Il vicepremier cinese, Hui Liangyu, ha ordinato alle
zone colpite dal tifone di avviare il piano d’emergenza, applicando con impegno
le misure per affrontare l’alluvione. Saomai, “Venere” in lingua vietnamita, è l'ottavo ciclone a
essersi abbattuto quest’anno nella regione che comprende le Filippine, Taiwan, la Cina meridionale e la penisola dell’Indocina.
(A.Gr.)
AIUTI PER 14 MILIONI DI DOLLARI DISPOSTI DAL GOVERNO DI
SEOUL IN FAVORE
DELLA COREA DEL NORD, COLPITA DA GRAVISSIME ALLUVIONI, CON OLTRE
150 MORTI
SEOUL. = Il maltempo che imperversa in molte zone dell’Estremo
Oriente ha tra le sue vittime anche la Corea del Nord, nei confronti della
quale, riferisce l’agenzia Asianews, il governo sudcoreano si appresta ad inviare aiuti per almeno 14
milioni di dollari per far fronte alle conseguenze delle devastanti alluvioni
che hanno colpito il Paese a nord del 38.mo
parallelo, con oltre 150 morti. La Corea del Sud, maggior fornitore di aiuti ai
conterranei del nord, aveva tagliato i regolari rifornimenti alimentari dopo i
test missilistici condotti il mese scorso da Pyongyang,
nonostante le proteste internazionali. Un tifone si è abbattuto sulla Corea del
nord il 10 luglio scorso e secondo le stime dell’ONU, le successive inondazioni
avrebbero ucciso 154 persone. Tuttavia, secondo i media
ufficiali, il disastro avrebbe causato invece “centinaia” di vittime e
distrutto strade, ponti, ferrovie e mezzi di comunicazione. Secondo il gruppo sudcoreano per i diritti umani “Buoni Amici”, quasi tremila
persone risulterebbero morte o scomparse: il gruppo è noto per aver fornito in passato informazioni accurate sulla reale situazione nordcoreana. Un funzionario del Ministero per l’unificazione
riferisce che “gli aiuti dal sud consisteranno in cibo e
medicinali per 10 miliardi di won (14 milioni
di dollari) e si aggiungeranno all’assistenza fornita da gruppi privati”. E la
stessa fonte spiega che i pesanti danni subiti dai raccolti potrebbero portare
il Paese alla carestia. Sempre secondo il funzionario del governo nordcoreano, anche dalla Croce Rossa “arriveranno ulteriori
aiuti”, come materiale e attrezzature per l’edilizia. Da notare che Pyongyang aveva rifiutato una precedente offerta di aiuto
da parte della Croce Rossa sudcoreana: in seguito,
fonti governative avevano specificato che l’assistenza sarebbe stata accettata
ma senza restrizioni legate al negoziato sul nucleare. (A.D.C.)
OLTRE
DUEMILA GIOVANI TRA I PARTECIPANTI AL 133° PELLEGRINAGGIO NAZIONALE
FRANCESE
A LOURDES. IL SANTUARIO MARIANO SI PREPARA A CELEBRARE
IL
150° ANNIVERSARIO DELLE APPARIZIONI MARIANE CON UN ANNO GIUBILARE
TRA
L’8 DICEMBRE 2007 E L’8 DICEMBRE 2008
LOURDES.
= In preghiera davanti alla Grotta di Massabielle, uniti
dall’esortazione evangelica “Tenete accese le vostre lampade”. Ispirato da
questo messaggio, parte domani il 133° pellegrinaggio nazionale francese al
Santuario di Lourdes. Sotto la guida
dell’arcivescovo di Parigi, André Vingt-Trois,
e grazie all’organizzazione delle famiglie religiose dell’Assunzione, i partecipanti
al pellegrinaggio parteciperanno al consueto complesso di iniziative spirituali
che fanno parte della tradizione di Lourdes: catechesi quotidiane centrate
sulla ricca simbologia spirituale del Santuario - la roccia, la luce, la
sorgente, i piccoli e i malati – liturgie sacramentali,
processioni, preghiera e silenzio. I primi protagonisti del pellegrinaggio 2006
saranno in particolare i giovani. Gli oltre duemila attesi all’appuntamento –per
una tradizione che in Francia è viva e sentita dal 1873 - saranno accompagnati
dal vescovo Renato Boccardo, segretario del
Governatorato della Città del Vaticano e in passato organizzatore dei viaggi
pontifici, in particolare delle Giornate mondiali della Gioventù. Come ogni
anno,
I
BAMBINI SIBERIANI UCCISI CON L’ABORTO VERRANNO
RICORDATI IN UNA NUOVA CHIESA ORTODOSSA. L’EDIFICIO SACRO SARÀ ULTIMATO NEL
2007
MOSCA.
= Al via la costruzione di una chiesa ortodossa a Jurga,
in Siberia, per celebrare le Messe in suffragio dei bambini non nati a causa
dell’aborto. L’iniziativa, promossa da un parroco, padre Kostantin,
nasce in memoria dei bambini martiri della “strage degli innocenti”, compiuta
da Erode a Betlemme. Proprio in loro ricordo verrà
consacrata la nuova chiesa, che sarà ultimata entro l’estate del prossimo anno.
La Chiesa ortodossa considera l’aborto un’inammissibile forma di infanticidio e
un grave peccato. Anche il governo russo ha espresso la volontà di ridurre al
massimo le interruzioni volontarie di gravidanza, “portatrici di un allarmante
calo demografico”. ( A.Gr.)
SGOMINATO
IN BRASILE UN GIGANTESCO TRAFFICO DI LEGNAME DELL’AMAZZONIA:
ARRESTATE
55 PERSONE, TRA CUI 15 FUNZIONARI GOVERNATIVI.
LA
RETE CRIMINALE HA PRODOTTO 905 MILA METRI CUBI DI LEGNAME ILLEGALE,
PER UN
GIRO D’AFFARI DI 19 MILIONI DI EURO
AMAPA’ (BRASILE). = Le autorità
brasiliane hanno smantellato una rete criminale che commercializzava
illegalmente legname dell’Amazzonia attraverso l’emissione
di autorizzazioni false per trasportare e lavorare i carichi venduti a
industrie localizzate in quattro Stati, Amapá e Pará (nord), Santa Catarina (sud) e São
Paulo (sudest). In totale, riferisce la MISNA, sono state arrestate 55 persone,
tra cui 15 funzionari dell’Istituto brasiliano dell’Ambiente e delle risorse
rinnovabili (IBAMA), che dovranno rispondere di peculato, corruzione,
contrabbando e associazione per delinquere: si calcola che il traffico abbia
fruttato un giro di affari stimato in 53 milioni di reais
(circa 19 milioni di euro). L’inchiesta era partita nell’ottobre 2005 proprio su denuncia dell’IBAMA che stima siano stati prodotti
illegalmente 905 mila metri cubi di legname, pari alla capienza di 60 mila
camion. “Quando i profitti sono alti le bande si organizzano capillarmente. Nel
caso dei reati ambientali è facile avere introiti notevoli a basso costo”, ha
detto il responsabile delle indagini Jorge Pontes. Non a caso l’operazione è stata denominata ‘Isaias’ in riferimento al passaggio
biblico del Libro del Profeta: “Resteranno così pochi alberi nella foresta.
Persino un bambino potrà contarli” (A.D.C.)
=======ooo=======
11 agosto 2006
- A cura di
Eugenio Bonanata -
La situazione resta sempre tesa
anche in Iraq. Nel nord del Paese, un attentato ha provocato oggi la morte di
due agenti, mentre l’esercito statunitense ha recuperato i corpi senza vita di
due suoi uomini, nel relitto di un elicottero precipitato martedì nella
provincia di al-Anbar. Intanto, un gruppo terrorista sunnita ha rivendicato il sanguinoso attentato che ieri ha
scosso la città santa sciita di Najaf, provocando 35
morti nell’affollato mercato della città.
In Afghanistan, stamani tre membri
della rete terroristica di Al-Qaeda sono stati uccisi
nel corso di un’operazione condotta dalle forze afghane
e dalla coalizione militare guidata dagli Stati Uniti. Il raid, nella provincia
sud-orientale di Khost, ha portato anche all’arresto
di altre tre persone.
Ancora scontri in Sri Lanka, dove l’aviazione di Colombo ha bombardato
un’importante base dei ribelli Tamil, nel nord est
del Paese. Secondo le prime informazioni, rilasciate da un portavoce dei
separatisti, ci sarebbe un gran numero di morti. Solo ieri, sempre nella stessa
zona, 50 civili hanno perso la vita e altri duecento sono rimasti feriti per
l’attacco sferrato dalle truppe governative.
E’ stata rilasciata ieri sera dai suoi sequestratori Gigliola Martino Vitiello,
la commerciante italiana rapita lunedì scorso nella sua casa di Port Au Prince,
capitale di Haiti. Per ora non è chiara la dinamica della liberazione e se sia stato pagato un riscatto. Durante il rapimento, è stato
ucciso il marito della donna.
Sedici immigrati sono morti di
fame e di sete, inseguito al tentativo di raggiungere l’arcipelago spagnolo
delle Canarie. Lo ha reso noto la polizia mauritana,
citando testimoni. Nella sola giornata di ieri, sono arrivati nell’arcipelago circa 500 nuovi clandestini, portando ad
oltre 15 mila il numero di sfollati sbarcati nella zona.
Al via oggi il dispositivo ideato
dall’Agenzia europea per le frontiere (FRONTEX) per controllare il flusso di
migranti irregolari verso le coste europee e, in particolare, verso
l’arcipelago spagnolo delle Isole Canarie. La struttura, composta soprattutto da
mezzi spagnoli, comprende anche aerei e navi portoghesi, italiani e finlandesi.
Il personale sarà composto per metà da agenti europei e per l’atra metà da
uomini africani. Il centro di coordinamento è alle Canarie, sull’isola di
Tenerife. Il progetto costa complessivamente alla UE circa 4 milioni di euro.
La novità delle ultime ore – aggiunge l’agenzia MISNA - è anche l’accordo
raggiunto in nottata tra Unione Europea e Senegal per
il pattugliamento delle acque costiere di Dakar.
La tomba dell’ex presidente
bosniaco e leader musulmano, Alija Izetbegovic, morto nel 2003, situata nel cimitero di Kovaci, a Sarajevo, è stata gravemente danneggiata oggi da
una forte esplosione. Lo hanno riferito fonti di polizia, secondo cui la causa
dell'esplosione non e' stata ancora accertata. Mentre era in corso il
sopralluogo, al cimitero si sono recati alcuni politici e il direttore
dell'Agenzia statale per la sicurezza e le investigazioni (SIPA), che ha
definito l’accaduto “un atto disumano e terroristico”. A rendere omaggio all'ex
presidente, anche l’Alto rappresentante della comunità internazionale e
dell'UE, Christian Schwarz-Schilling.
Presto alcune opere di Hitler andranno all’asta. Il 26 settembre, infatti, in
Cornovaglia un anonimo proprietario belga vende ventuno dipinti e due disegni
del Fuhrer. Si tratta di paesaggi che “l’imbianchino” - così era chiamato da
molti - dipinse tra il 1907 e il 1919. Sembra che i quadri siano stati trovati
in una mansarda in Belgio, vicino ad un alloggio dove il caporale Hitler si fermò durante la grande guerra.
=======ooo=======