RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 219 - Testo della trasmissione di lunedì 7 agosto 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Al via oggi a Pesaro il Rossini Opera Festival: con noi Mario Martone
CHIESA E SOCIETA’:
Per il cardinale cubano Jaime
Ortega la Chiesa non accetterebbe alcun intervento
straniero nel Paese
Secondo la Banca Mondiale, sono aumentate
nell’ultimo decennio le emissioni di anidride carbonica
Oggi, il presidente della Colombia, Alvaro Uribe, s’insedia per il suo secondo mandato
Aperta in Bolivia l’Assemblea che riscriverà
7 agosto 2006
DALLA TERRA SANTA ALL’AFRICA, DAL TERRORISMO ALLA
POVERTA’,
L’ATTENZIONE
COSTANTE DI BENEDETTO XVI ALLE EMERGENZE UMANITARIE
DEL
PIANETA E I SUOI RIPETUTI APPELLI ALLA COMUNITA’ INTERNAZIONALE
PER UN
IMPEGNO BASATO SULLA VERITA’ E LA GIUSTIZIA
La voce di Benedetto XVI continua con insistenza chiedere
la pace per il Libano, nonostante l’amarezza per i precedenti appelli rimasti
inascoltati. Da Castel Gandolfo, ieri all’Angelus, il Papa si è richiamato alla
coscienza degli uomini di tutte le istituzioni per indurre le parti in
conflitto a rinunciare alle armi. In passato, del resto, non solo la crisi libanese
ma anche le emergenze che rendono intollerabile la vita di milioni di persone
in altre aree del globo – dall’Africa all’Asia, dal terrorismo alla povertà -
erano state ricordate con puntualità da Benedetto XVI, soprattutto in
determinate occasioni. Ce le ricorda questo servizio
di Alessandro De Carolis.
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Ogni Pontefice chiamato a guidare la Chiesa ha tra i suoi
massimi impegni quello di possedere uno sguardo e un cuore universali, capaci
di percepire il respiro del mondo. Questo tratto è tanto più evidente, quando
ad essere chiamati in causa sono i grandi valori sui quali l’uomo misura da
sempre il proprio agire. La pace è uno di essi. Nei
suoi 14 mesi di Pontificato, Benedetto XVI – poggiando il suo magistero sulle
grandi linee dottrinali dei suoi predecessori – ha individuato in un altro
valore assoluto, la verità, il fondamento della pace, e nel suo opposto, la
menzogna, l’ostacolo al suo raggiungimento.
Nel giro di una decina di giorni, tra il primo gennaio di
quest’anno e il nove, il Papa ha modo di spiegare bene il suo pensiero. In
particolare, nel discorso al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa
Sede, Benedetto XVI afferma che l’obiettivo della pace non può prescindere da
quattro precisi “impegni” verso la verità. “L’impegno per la verità – afferma anzitutto nel suo lungo intervento - è
l’anima della giustizia”. Inoltre, osserva più avanti, “l’impegno per la verità
dà fondamento e vigore al diritto di libertà”, quindi “apre la via al perdono ed alla riconciliazione”
e, in definitiva, “apre a nuove
speranze”. E’ come una “spina dorsale”, lungo la quale corrono i nervi
che possono muovere il pianeta verso il progresso piuttosto che la distruzione:
“Chi è impegnato per
la verità non può non rifiutare la legge del più forte, che vive di menzogna e
che – a livello nazionale ed internazionale – ha tante volte segnato di tragedie
la storia dell’uomo. La menzogna si ammanta spesso di un’apparenza di verità,
ma in realtà è sempre selettiva e tendenziosa, egoisticamente rivolta a
strumentalizzare l’uomo e, in definitiva a sopraffarlo. Sistemi politici del
passato, ma non solo del passato, ne sono un’amara esemplificazione”.
“Sul versante opposto – prosegue
Benedetto XVI, davanti alla platea degli ambasciatori - si collocano la verità
e la veracità, che portano all’incontro dell’altro, al suo riconoscimento ed
all’intesa: per quello splendore che le è proprio – lo splendor veritatis - la verità non può non diffondersi; e
l’amore del vero è, per suo intrinseco dinamismo, tutto rivolto alla comprensione
imparziale ed equanime ed alla condivisione, nonostante qualsiasi difficoltà”.
Ovviamente, per il Papa la pace è un dono di Dio, del Dio che ancora Bambino
porta una luce nella notte di Betlemme. E qui, Benedetto XVI si rivolge ad ogni
individuo con parole che vanno da cuore a cuore: “Uomo moderno, adulto eppure
talora debole nel pensiero e nella volontà - scrive nel Messaggio Urbi et Orbi dello
scorso Natale - lasciati prender per mano dal Bambino di Betlemme; non temere, fidati di Lui! La forza vivificante della sua luce ti
incoraggia ad impegnarti nell’edificazione di un nuovo ordine mondiale, fondato
su giusti rapporti etici ed economici. Il suo amore guidi i popoli e ne
rischiari la comune coscienza di essere ‘famiglia’ chiamata a costruire
rapporti di fiducia e di vicendevole sostegno”. Senza la sua presenza che
illumina gli uomini, soggiunge, “è a rischio il futuro del
pianeta”. Rischi che Benedetto XVI stigmatizza una settimana più tardi,
all’omelia del primo gennaio, della 39.ma
Giornata mondiale della pace 1° gennaio 2006:
“Di fronte al permanere di situazioni di ingiustizia e di violenza che
continuano ad opprimere diverse zone della terra, davanti a quelle che si
presentano come le nuove e più insidiose minacce alla pace - il terrorismo, il
nichilismo ed il fondamentalismo fanatico - diventa più che mai necessario
operare insieme per la pace! È necessario un ‘sussulto’
di coraggio e di fiducia in Dio e nell'uomo per scegliere di percorrere il
cammino della pace. E questo da parte di tutti: singoli individui e popoli,
Organizzazioni internazionali e potenze mondiali”.
Benedetto XVI si richiama più volte all’ONU e al suo
mandato di organismo garante dei diritti, promotore della giustizia e della
solidarietà. Tuttavia, il suo cuore di pastore si dilata a comprendere tutte le
zone di crisi, ben al di là dei riflettori dei media,
che per loro natura tendono a nutrire per le singole emergenze un interesse a
tempo. Quindi, la Terra Santa, certo, il Libano e l’Iraq: il Papa trova per
ciascuno di questi Paesi e zone un auspicio di miglioramento. Ma il suo
pensiero prosegue:
“Esso va all’Africa, e soprattutto a Paesi della Regione dei Grandi
Laghi, dove ancora si sentono le tragiche conseguenze delle guerre fratricide degli
anni passati; va alle inermi popolazioni del Darfur,
colpite da esecrabile ferocia, con pericolose ripercussioni internazionali; va
a tante altre terre, in diverse parti del mondo, che sono teatro di cruenti contese”.
E nel Messaggio Urbi et Orbi della Pasqua di quest’anno, soffermandosi
sull’America Latina, il Papa invita i governi del continente a lavorare per
consolidare le istituzioni democratiche, migliorando – dice - “le condizioni di
vita di milioni di cittadini” ed estirpando “l’esecranda piaga dei sequestri di
persona”. Al centro dell’attenzione di Benedetto XVI, c’è appunto l’uomo e la
sua vita, come dimostrano ancora le sue parole nell’intervento ai diplomatici
del 9 gennaio:
“Penso qui alle
turbe sterminate di popolazioni che soffrono la fame. Non è pace, la loro, anche
se non sono in guerra: della guerra, anzi, esse sono vittime inermi. Alla mente
si affacciano spontaneamente anche le immagini sconvolgenti dei grandi campi di
profughi o di rifugiati - in diverse parti del mondo - raccolti in condizioni
di fortuna, per scampare a sorte peggiore, ma di tutto bisognosi (…) Il
pensiero va anche a tutti coloro che condizioni di vita non degne spingono ad
emigrare, lontano dal loro Paese e dai loro cari, nella speranza di una vita
più umana. Né possiamo dimenticare la piaga del traffico di persone, che resta
una vergogna del nostro tempo”.
Se, infine, la pace “è aspirazione di ogni persona di
buona volontà”, per i cristiani – sottolinea il Papa nell’omelia
del primo gennaio 2006 – “è mandato permanente che impegna tutti; è
missione esigente che li spinge ad annunciare e testimoniare ‘il Vangelo della Pace’, proclamando che il riconoscimento della piena verità
di Dio è condizione previa e indispensabile per il consolidamento della verità
della pace”. E Benedetto XVI conclude: “Possa questa consapevolezza crescere
sempre più, sì che ogni comunità cristiana diventi ‘fermento’ di un’umanità
rinnovata nell'amore”.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima pagina – “Nessuno si sottragga al dovere
della pace”: il rinnovato e pressante appello di Benedetto XVI di fronte
all’amara considerazione che finora sono rimaste inascoltate le voci che
chiedevano un immediato cessate-il-fuoco in Medio
Oriente. “La Trasfigurazione mariana ci invita ad aprire gli occhi sul mistero
della luce di Dio presente nell'intera storia”: la preghiera mariana del Papa
all’Angelus domenicale a Castel Gandolfo. Il ricordo di Papa Montini, dono alla Chiesa negli anni del Concilio e del
dopo Concilio. Esteri: al voto nelle prossime ore una risoluzione proposta da
Francia e USA per la situazione in Medio Oriente.
Servizio vaticano - Una riflessione sulla
lettura degli “Atti dei martiri”.
Servizio estero - Medio Oriente: Haifa e altri centri dell’Alta Galilea martoriati da una pioggia
di razzi. Nucleare: l’Iran estenderà i piani di centrifughe atomiche. Il
presidente del Parlamento palestinese arrestato in Cisgiordania dagli
israeliani. Iraq: una nuova strage insanguina la città di Tikrit.
Servizio culturale - Un ricordo di Lucio
Fontana e una riflessione sull’inquietudine dello scrittore Giuseppe Bonaviri.
Servizio italiano - I temi dell’economia e dei
servizi segreti.
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7 agosto 2006
1000 MORTI IN LIBANO IN 27 GIORNI DI BOMBARDAMENTI
ISRAELIANI:
OGGI UN’ALTRA STRAGE DI CIVILI NEL SUD-EST DEL PAESE: 40 LE
VITTIME,
TRA CUI 9 BAMBINI, SECONDO FONTI LOCALI. GLI HEZBOLLAH HANNO LANCIATO
UNA VENTINA DI RAZZI IN GALILEA: MORTI IERI 12 RISERVISTI ISRAELIANI
- Interviste con padre Casimiro Gaiowy
e Riccardo Noury -
Ancora una giornata di guerra in Medio Oriente:
l’aviazione israeliana ha bombardato il Sud del Libano, causando decine di
vittime. Gli Hezbollah hanno continuato, poi, a lanciare
razzi contro Israele. A Beirut, si è aperta intanto la riunione straordinaria
della Lega Araba per discutere della situazione nel Paese dei Cedri. Il
servizio di Amedeo Lomonaco:
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La
diplomazia internazionale prova a stringere i tempi per una tregua, ma il 27.mo giorno di guerra è contrassegnato da una nuova strage:
almeno 40 persone sono morte in seguito ad un raid israeliano condotto nel Sud
del Paese. Fonti locali riferiscono che tra le vittime di questo attacco ci
sono anche 9 bambini, rimasti uccisi tra le macerie di una casa. Il numero
complessivo dei morti in Libano, dall’inizio dell’offensiva israeliana scattata
lo scorso 12 luglio, è così salito, secondo fonti vicine
al ministro della Sanità, ad oltre mille. Un altro bilancio diffuso dall’Alto
Comitato per i soccorsi, fa sapere poi che sono stati distrutti, nel Paese dei
cedri, 145 ponti e circa 6.800 case. Sull’altro fronte, un soldato israeliano è
morto, nel Sud del Libano, durante scontri tra forze dello Stato ebraico e
guerriglieri Hezbollah. E’ salito inoltre a 12 il
numero dei soldati israeliani riservisti uccisi ieri in seguito al lancio di
razzi, da parte di combattenti sciiti, contro il Nord di Israele. Complessivamente,
sono quasi 100 i morti israeliani dall’inizio del conflitto. A Beirut, intanto,
è iniziata poco fa l’attesa riunione straordinaria, promossa dalla Lega Araba,
per esaminare il rifiuto libanese alla bozza di risoluzione dell’ONU, messa a
punto da Francia e Stati Uniti. Il premier libanese, Fuad
Siniora, aprendo l’incontro e riferendosi
all’offensiva israeliana di oggi ha parlato di “terrorismo di Stato”. I cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni
Unite si incontreranno poi oggi pomeriggio, a New York, per decidere se portare
una correzione alla bozza in cui si preveda il ritiro immediato dell’esercito
israeliano dal Sud del Libano, come dalla Lega Araba. Il presidente siriano, Bashar al-Assad, ha già avvertito
il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, che se la bozza sarà approvata senza il consenso
degli Stati dell’area mediorientale, l’instabilità nella regione potrebbe
aumentare. Nei Territori non si placano, infine, le polemiche dopo
l’arresto, del presidente del Parlamento palestinese, Abdelaziz
Dweik, esponente di Hamas, dal carcere israeliano
dov’è rinchiuso,Dweik, ha
fatto sapere che non accetterà di essere usato come “'merce di scambio” per la
liberazione del soldato israeliano, rapito il 25 giugno da miliziani palestinesi.
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E in Libano è sempre più difficile la
distribuzione degli aiuti: il patriarca maronita, cardinale Nasrallah
Sfeir, ha ammonito e condannato tutti coloro che
“approfittano dei drammi dei loro concittadini per realizzare guadagni”. Così
facendo – ha detto ieri il patriarca – ottengono “denaro di cui non hanno
diritto, perché è il denaro degli sfollati, dei bisognosi, delle vittime della
catastrofe”. Sulla situazione umanitaria in Libano, Paolo Ondarza
ha sentito padre Casimiro Gaiowy, salesiano della
casa don Bosco di El Houssoun,
nei dintorni di Beirut:
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R. – La situazione ogni giorno peggiora: più dura questo conflitto, più aumenta il numero degli sfollati.
Oggi possiamo dire chiaramente che un quarto della popolazione del Libano è
sfollata: più di un milione di persone. Manca tutto; ultimamente
ho sentito che per una bottiglia di acqua potabile bisogna pagare anche fino a
dieci dollari; ma anche la situazione psicologica, morale è sempre più difficile.
Questa bozza di risoluzione delle Nazioni Unite non ha dato, per adesso, alla
popolazione libanese, specialmente agli sfollati, nessuna speranza.
D. – Ripetuti gli appelli di pace da parte di Benedetto
XVI, l’ultimo ieri all’Angelus. Quale la risonanza delle parole del Santo
Padre?
R. – La risonanza nella nostra zona è proprio che la gente
si da più dà fare, specialmente i cristiani della nostra
area; la gente accetta più i rifugiati perché qui vivono insieme cristiani e i
musulmani sciiti che sono venuti qui. I cristiani si rendono conto di dover
testimoniare che la pace è possibile.
D. – C’è il pericolo di uno spopolamento della comunità
cristiana in Libano?
R. – Per il momento no. I
cristiani sono rimasti al loro posto; ma noi ci preoccupiamo per il futuro,
perché se i cristiani si sentiranno in qualche modo
minacciati, questo potrebbe provocare proprio una migrazione di massa.
Una situazione che potrebbe far partire i cristiani dal Libano è poi la distruzione
del Paese. Dopo le stragi nel Nord di Israele di ieri, come si
“vendicherà” Israele? Abbiamo sentito che ci sono dei progetti di distruggere
le centrali elettriche, dell’acqua potabile… Questo sarebbe un disastro totale
per questo Paese. Allora non so chi penserà di rimanere, chi sarà capace di
continuare a vivere in Libano.
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Una “veglia
globale” per il cessate-il-fuoco
tra Israele ed Hezbollah. È l’iniziativa organizzata
per oggi a livello mondiale da Amnesty International. La mobilitazione coinvolge almeno 22 città
di tutti i Continenti. Dall’Italia - dove i partecipanti si ritroveranno dalle
19 alle 22 in piazza del Colosseo a Roma -
all’Australia, dal Cile al Nepal, dalla Sierra Leone agli Stati Uniti, dalla
Gran Bretagna a Taiwan, migliaia di persone chiederanno la fine delle ostilità
in Medio Oriente. Proprio sull’iniziativa, Giada Aquilino ha intervistato
Riccardo Noury, portavoce della sezione italiana di Amnesty International:
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R. – Attraverso la mobilitazione, chiediamo un immediato cessate-il-fuoco tra Israele e Hezbollah, come condizione imprescindibile per bloccare
questo numero sempre più elevato di perdite tra i civili e consentire ai
profughi e agli sfollati di guadagnare sicurezza in condizioni di tranquillità.
E’ l’unica soluzione possibile per alleviare la sofferenza di una popolazione
complessiva di oltre un milione di persone al confine tra Libano e Israele, interessata
da queste settimane di attacchi che hanno poi colpito essenzialmente i civili.
D. – Amnesty International
è presente sia in Libano, sia in Israele. Quali sono le notizie dal terreno? Si
parla di mille morti, ormai …
R. – Per quanto riguarda il Libano, stiamo verificando
notizie che indicano crimini di guerra. In particolare, venerdì scorso c’è
stato un attacco contro un villaggio al confine siro-libanese,
che avrebbe causato tra le 20 e le 30 vittime civili. Un attacco immotivato perché
quella fattoria era un luogo in cui c’erano dei civili che stavano raccogliendo
della frutta. C’è una missione in corso anche in Israele: stiamo portando
solidarietà alle vittime degli attacchi continui con i razzi lanciati dagli Hezbollah e verificando tutte le informazioni che - pure su
questo fronte - indicano crimini di guerra.
D. – In particolare, sulla strage di Cana,
Amnesty chiede un’inchiesta indipendente …
R. – Quella condotta dall’esercito israeliano si è
rivelata profondamente inadeguata, perché ha sostenuto che, secondo le
informazioni su cui si sono basati i militari per condurre l’attacco, il
palazzo abbattuto a Cana era privo di civili. In
realtà, secondo le testimonianze raccolte da Amnesty
direttamente sul posto, quell’edificio era abitato da
profughi che stavano lì da 10-15 giorni, che uscivano regolarmente per prendere
aria, fare due passi, lavare i panni. Si trattava quindi di persone che
potevano essere state viste dagli aerei-spia israeliani che hanno sorvolato
ripetutamente la zona nei giorni precedenti l’attacco.
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5000
SCOUT EUROPEI, TURCHI, LIBANESI ED ISRAELIANI IN VIAGGIO
ATTRAVERSO
L’ITALIA PER SCOPRIRE L’UNITA’ NELLA DIVERSITA’
-
Intervista con Laura Galimberti -
5000 giovani scout europei, turchi, libanesi ed israeliani
hanno iniziato ieri un viaggio attraverso l’Italia per confrontarsi e gettare
le basi di un futuro di pace e solidarietà. È “Roverway
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R. - Questo progetto “Roverway”
è un grande ritrovo di scout e guide a livello europeo, itinerante perché il
metodo scout prevede la metodologia del cammino, della strada, come possibilità
di misurarsi, di conoscere se stessi e gli altri, i
territori che attraversano. Abbiamo scelto di farlo in tutte le regioni italiane.
D. – Il quadro storico di riferimento che è stato scelto,
è il Rinascimento fiorentino. Come mai?
R. – Il Rinascimento c’è piaciuto perché non solo è un
periodo di grande splendore in Italia, ma in tutta Europa è stato anche un
momento di grande fermento e di grandi crisi. Accanto ad uno sviluppo delle
arti, delle tecniche, si sono avuti anche dei momenti di crisi; le scoperte
geografiche per esempio si sono accompagnate anche a dei grandi eccidi. Quindi
in realtà non vogliamo fare solo la memoria del passato, ma vorremmo che il Rinascimento
diventasse un po’ la metafora del mondo di oggi. Anche oggi pensiamo che i ragazzi
abbiano di fronte a loro grandi possibilità, grandi splendori ma anche
grossissimi problemi, gravi crisi e non si devono lasciare scoraggiare da ciò.
Nonostante questi problemi, devono andare avanti, riuscendo a ritrovare la
speranza anche in queste difficoltà.
D. – Il motto della edizione di quest’anno è “Osa per
condividere”. Cosa devono condividere questi giovani che vengono alla
manifestazione?
R. - Innanzitutto questo cammino che faranno insieme,
quindi imparare attraverso la conoscenza reciproca ad accettarsi nelle loro
differenze di cultura, di religione, di lingua. Poter confrontarsi li aiuterà
ad accettarsi e a scoprirsi nelle reciproche ricchezze oltre che nei problemi
che inevitabilmente si presenteranno. Siamo convinti che questo è anche un po’
un messaggio, che il movimento scout può dare all’esterno, di unità nella
diversità e anche nel rispetto reciproco.
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OGGI A
PESARO SI APRE IL ROSSINI OPERA FESTIVAL
-
Intervista con Mario Martone -
Il Rossini Opera Festival apre questa sera al Teatro Rossini di Pesaro la sua ricca XXVII edizione con la prima
assoluta in edizione critica di Torvaldo e Dorliska, opera semiseria del compositore pesarese. Una partitura dal raro ascolto che contiene
bellissime pagine musicali. Voci rossiniane famose
come quelle di Michele Pertusi e Darina Takova e molta curiosità per la regia di Mario Martone. Sul podio, alla guida dell’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento, lo spagnolo Vìctor
Pablo Pérez. Il servizio di
Luca Pellegrini.
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“Carissima Madre, ieri sera andò in
scena la mia opera intitolata Torvaldo e Dorliska ossia una le paga Tutte.
L’esito di questa fu buono e Galli Donzelli e Rumorini, due dei protagonisti,
fecero un fanatismo, e veramente la fanno bene. Il Pubblico non ride perché
l’opera è sentimentale, ma però applaudisce e questo basta”. Sono le parole che
Gioachino scrisse alla madre all’indomani della prima, dall’esito non troppo
caloroso, dell’opera menzionata, che avvenne a Roma, al Teatro Valle, il 26
dicembre 1815. Una vicenda esecutiva non
felice, quella del Torvaldo, sulla quale gravò
un progressivo disinteresse della critica e del pubblico. Ma questa sera il
titolo, ai più sconosciuto, che si avvale di un
pregevole libretto di Cesare Sterbini, lo stesso che
di lì a pochissimo scrisse quello del ben più celebre Barbiere di Siviglia,
torna finalmente alla luce in un allestimento molto atteso, e per molteplici
ragioni. Non solo per la rarità dell’esecuzione e l’eccellenza degli interpreti
vocali, ma per la regia di Mario Martone, che già due
anni fa si cimentò in una splendida e altrettanto rara Matilde di Shabran offrendo veri e indimenticati
stupori visivi. Abbiamo chiesto al regista, che si confronta ancora
una volta con un titolo dai tipici e ambigui caratteri semi-seri, se questo risulta
un caso fortuito o risponde, invece, ad una scelta sostenuta da una precisa
curiosità drammaturgica e musicale:
R. - La scelta è della direzione, della
sovrintendenza del Festival, che mi ha richiamato dopo gli esiti di Matilde di Shabran
proprio per affrontare un’opera semi-seria che in questo caso viene considerata ancora più difficile da mettere in scena.
Quindi mi auguro che questa seconda volta riesca a tenere il confronto con
l’esito davvero felice di Matilde di Shabran. Lo spero perché è un’opera che mi è sembrata
molto bella.
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7 agosto 2006
IRAQ: NELLA PARROCCHIA CALDEA DEL
SANTO SPIRITO DI MOSUL 80 BAMBINI
HANNO RICEVUTO
IMPERVERSAVANO ESPLOSIONI E SPARI
MOSUL. = Ottanta bambini della parrocchia caldea del Santo Spirito di Mosul,
in Iraq, hanno ricevuto
IL PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE
INDIANA, MONS. OSWALD GRACIAS, CRITICA L’ENTRATA IN
VIGORE NEL CHATTISGARH DELLA LEGGE ANTICONVERSIONE.
PER IL PRESULE, “RIDUCE
MUMBAI. = Il presidente della Conferenza episcopale
dell’India (CBCI), mons. Oswald Gracias,
ha criticato l’approvazione della legge anticonversione nel Chattisgarh,
affermando che essa “riduce la libertà di pensiero e credo di ogni cittadino”.
Il 3 agosto, scrive l’agenzia Asianews, il Chattisgarh - retto dal Partito nazional-fondamentalista
del Bharatiya Janata Party
(BJP) - ha dato il via libera alla normativa che
obbliga chiunque voglia cambiare religione a comunicarlo un mese prima al
magistrato distrettuale, che concederà o meno il permesso. Chi viola questa
regola viene punito con una multa che oscilla fra le
50 e le 100 mila rupie, oltre alla detenzione fino a tre anni. Stessa pena per
coloro che operano “conversioni forzate”. Secondo mons. Gracias,
si tratta di una legge “incostituzionale, che va contro la libertà religiosa
garantita dalla Costituzione”. Essa “viola la libertà personale di ogni
individuo, invadendo lo spazio più intimo e sacro di una persona: la sua
libertà di coscienza”. In India, la libertà di religione è garantita dall’art.
25 della Costituzione, che permette ad ogni cittadino di professare e propagare
in piena libertà il proprio credo. Secondo il governo del Chattisgarh,
la legge entrata di recente in vigore “non si scontra in alcun modo con
L’EPISCOPATO CUBANO CHIEDE DI
PREGARE PER IL PRESIDENTE FIDEL CASTRO
E PERCHÉ DIO ILLUMINI COLORO CHE IN
QUESTO MOMENTO
RICOPRONO RESPONSABILITÀ DI GOVERNO
- A cura di Paolo Mastrolilli -
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L’AVANA. = I vescovi di Cuba chiedono a tutte le comunità
di offrire preghiere affinché Dio accompagni il presidente Fidel
Castro nella sua malattia e illumini coloro che hanno ricevuto provvisoriamente
le responsabilità di governo. Questo è un passaggio del comunicato, letto ieri
dal cardinale Jaime Ortega,
prima della Messa nella Cattedrale di L’Avana. Quindi,
l’arcivescovo della capitale ha proseguito così: “Alla Vergine della Carità del
Cobre, patrona di Cuba, affidiamo tutto quanto ci
preoccupa in questa ora della storia della nostra patria, con un profondo
desiderio di pace e convivenza fraterna tra tutti i cubani, affinché non
possano essere perturbati da alcuna situazione esterna o interna”. Parlando con
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SONO
AUMENTATE NELL’ULTIMO DECENNIO LE EMISSIONI DI ANIDRIDE CARBONICA.
A LANCIARE L’ALLARME UNO STUDIO
DELLA BANCA MONDIALE
ROMA. = Preoccupano i dati sulle emissioni di anidride carbonica
rese note dalla Banca mondiale. In uno studio dell’agenzia specializzata delle
Nazioni Unite, contenuto nel Piccolo Libro Verde 2006 sulla situazione
energetica e ambientale, emerge che dal 1992 al 2002 le emissioni di anidride
carbonica (CO2) sono aumentate del 15 per cento. La leadership negativa di
questo incremento l’hanno assunta Cina e India. Nel decennio preso in
considerazione, risulta che
DA OGGI, IN RETE, UN NUOVO SITO INTERNET CHE MONITORA IN TEMPO REALE
IL LIVELLO DI INQUINAMENTO DA OZONO IN EUROPA
COPENAGHEN.= Da oggi, sul web, è possibile monitorare in
tempo reale il livello di inquinamento da ozono sul suolo europeo. Ad offrire tale
opportunità è il sito internet Ozone Web -
all’indirizzo www.eea.europa.eu/maps/ozone/welcome - promosso dall’Agenzia europea
dell’ambiente (AEA) di Copenaghen. L’agenzia elabora e presenta in rete i dati
raccolti ogni ora da oltre 500 stazioni di monitoraggio della qualità dell’aria.
Consultando Ozone Web, è possibile inoltre trovare
informazioni sulle conseguenze per la salute dell’esposizione ai diversi
livelli di ozono. L’inquinamento da ozono, infatti, che irrita le vie aeree
causando difficoltà di respirazione e danneggiando i polmoni, è responsabile di
20 mila morti in Europa ogni anno. Inoltre, circa il 30 per cento della
popolazione urbana europea è esposta a concentrazioni di ozono che superano le
soglie fissate dall’UE. “Nella sua dimensione di progetto europeo comune, Ozone Web, riflette la natura internazionale del problema
dell’inquinamento atmosferico – ha detto Jacqueline McGlade, direttore esecutivo dell’AEA – l’inquinamento
prodotto in un luogo, infatti, può provocare conseguenze altrove a molte
centinaia di chilometri di distanza. Per il direttore esecutivo dell’AEA, il
sito Internet costituisce un esempio eccellente di come l’UE possa creare forme
di collaborazione tra gli Stati membri al fine e di offrire nuovi strumenti e
servizi ai cittadini. “L’Unione Europea ha fissato l’obbligo per gli
Stati membri di avvertire i propri cittadini quando
l’ozono raggiunge particolari livelli – ha spiegato Jacqueline
McGlade – tuttavia Ozone
Web fa molto di più, permettendo di controllare direttamente i livelli di ozono
in qualsiasi momento ovunque ci si trovi”. Grazie ad Ozone
web, sarà possibile verificare i livelli di ozono nei Paesi vicini o nelle
località di vacanza, controllare le tendenze più recenti e seguire la
propagazione dell’ozono trasportato dal vento attraverso l’Europa. Tra i Paesi che oggi risultano più colpiti
dall’inquinamento vi sono l’Austria,
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7 agosto 2006
- A cura di
Fausta Speranza -
Tre soldati americani sono morti ieri sera per
l’esplosione di una bomba nell'area di Baghdad, mentre per tutta la notte il
quartiere di Sadr City è stato teatro di violenti
scontri. Il servizio di Fausta Speranza:
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I tre militari USA morti sono i primi caduti americani
dopo l'arrivo recente nella capitale irachena di 3.700 soldati di rinforzo con
il compito di cercare di ristabilire la sicurezza. E intanto l'agenzia di
stampa AFP fa sapere che in base al bilancio fatto su cifre del Pentagono,
dall'inizio delle operazioni militari in Iraq nel marzo del 2003, sono 2.590 i
soldati americani morti. La bomba che ha ucciso i militari USA è esplosa
nell’area della città mentre, per tutta la notte nel
quartiere sciita di Sadr City sono stati violenti gli
scontri tra miliziani dell'esercito del Mehdi e soldati
dell'esercito iracheno appoggiati dall'aviazione americana. Secondo il ministero
della Difesa, due miliziani sono morti ed altri tre sono rimasti feriti, come
due soldati dell'esercito. Ci sono poi le fonti ospedaliere che sostengono che
sono state uccise tre persone, tra cui una donna e una bambina, mentre
l’esercito americano parla di un soldato USA ferito. Secondo il portavoce del
ministero iracheno, obiettivo dell'operazione dell'esercito era l'arresto di un
dirigente dell'esercito del Mehdi, la milizia del
capo sciita radicale Moqtada Sadr.
Da parte del movimento stesso, invece, si sostiene che ‘'le forze di
occupazione hanno risposto alle manifestazioni di venerdì contro l'intervento
israeliano in Libano, con attacchi aerei contro le case. Sadr
City, un bastione radicale sciita in cui abitano circa 2,5 milioni di persone,
è considerato uno dei centri nevralgici dei cosiddetti “squadroni della morte”
responsabili di omicidi e violenze, e venerdì è stato teatro di un’imponente
manifestazione di centinaia di migliaia di persone a sostegno del Libano.
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In Afghanistan un soldato
britannico della Forza internazionale d’assistenza alla sicurezza è stato
ucciso ieri durante un combattimento nella provincia di Helmand.
Si tratta del nono soldato ISAF ucciso nel Sud del Paese da
quando lunedì scorso la NATO ha preso il comando delle operazioni
militari nella regione. Nella stessa regione le forze di sicurezza afghane hanno ucciso almeno 17 ribelli in due diversi
scontri.
Almeno 191 persone sono morte per le inondazioni causate
la notte scorsa dalle piogge torrenziali abbattutesi sulla città etiopica di
Dire Daua e dintorni, nell'Etiopia orientale. Lo ha
annunciato ieri sera la polizia locale. Tra le 191 vittime finora accertate,
“39 erano bambini di meno di 7 anni”, ha precisato il commissario. Un altro
responsabile della polizia locale fa sapere che sono stati censiti da 2.000 a
3.000 sfollati, ai quali il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) e
organizzazioni governative etiopiche, stanno cercando di fornire rifugio e
appoggio, pur continuando le ricerche per trovare eventuali superstiti e altri
corpi. Il responsabile locale della
Croce Rossa, Kefelwe Alemu,
ha definito la situazione una ''enorme catastrofe''.
“Pienamente fondate” Così il procuratore nazionale serbo
per le indagini sui criminali di guerra dell'era Milosevic,
Vladimir Vukcevic, ha definito le asserzioni di Carla
Del Ponte, procuratore presso il tribunale internazionale dell’Aja (TPI), secondo cui il super ricercato serbo-bosniaco Ratko Mladic, inseguito vanamente
dalla giustizia internazionale da 11 anni, si troverebbe tuttora in Serbia. Vukcevic - magistrato di nuova scuola ritenuto dal TPI uno
dei non molti partner belgradesi affidabili nella
caccia ai latitanti - ha parlato della questione in un'intervista pubblicata
oggi dal tabloid Blic. E lo ha fatto dopo essere stato
nominato coordinatore operativo di un piano d'azione varato or ora dal governo
serbo del premier Vojislav Kostunica
per dare maggiore credibilità alle indagini su Mladic
e sugli altri cinque ricercati di primo piano rimasti finora alla macchia, il
cui mancato arresto è costato a maggio a Belgrado la sospensione dei negoziati
d'integrazione europea.
Nuovo passo in avanti di Evo Morales
nel percorso studiato per rifondare lo Stato boliviano. Il presidente ha
inaugurato ieri i lavori dell’Assemblea costituente che dovrà approvare una
Carta costituzionale in grado di dare più spazio ai diritti dei contadini e
degli indigeni del Paese andino. Il servizio di
Maurizio Salvi:
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In un discorso davanti ai 255 membri dell’Assemblea, che
ha il compito di riscrivere la Costituzione, il capo dello Stato ha detto con
entusiasmo che è arrivato il grande giorno che cambierà la storia nera scritta
dal periodo coloniale. “Questa Assemblea - ha concluso - ha ottenuto poteri
grandissimi, cui tutto e tutti, compreso il mio stesso incarico, sono
sottoposti”. Da parte sua, il vice presidente Alvaro Garcia
Linera ha sostenuto che quella avvenuta in Bolivia è
stata una rivoluzione pacifica, promossa dai movimenti sociali, e che ora
quello che si cerca è una ridistribuzione legittima
del potere politico e della ricchezza. Infine è intervenuta Silvia Lazarte, dirigente
contadina dei coltivatori della coca, designata come presidente dell’Assemblea,
che ha tra sei e nove mesi di tempo per redigere il nuovo testo costituzionale.
“Per la prima volta nella storia – ha ricordato – siamo qui per decidere il
nostro futuro: anche donne ed indigeni che hanno vissuto sempre emarginati”.
Dall’America Latina, Maurizio Salvi, ANSA, per la Radio
Vaticana.
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Da oggi il presidente della Colombia, Alvaro Uribe, inizia ufficialmente il secondo mandato che scadrà
nel 2010. Dopo oltre 50 anni, è la prima volta che un governante colombiano viene rieletto ed è stato possibile grazie alla riforma costituzionale
dell’ultima ora. Uribe è stato riconfermato con un
sostegno elettorale fortissimo: il 28 maggio scorso, infatti, ha vinto al primo
turno con il 62,2 % dei voti. Eletto per la prima
volta il 7 agosto 2002, Uribe, dunque, ha davanti a
sé altri quattro anni per attuare ciò che lui stesso ha definito “la seconda
fase per raggiungere la pacificazione”. La nota di Luis
Badilla:
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Oltre alle grandi questioni socio-economiche, che
includono un allarmante fenomeno di povertà e d’impoverimento generalizzato dei
ceti medi, Uribe – secondo quanto dichiarato durante
la campagna elettorale – dovrà tentare la carta della pacificazione con i due
gruppi guerriglieri che operano nel Paese da molti anni: le FARC (Forze armate
rivoluzionarie colombiane) e l’Esercito di liberazione nazionale (ELN).
L'economia colombiana, dissestata dalla guerra infinita e dalle scelte
neoliberiste selvagge, è al collasso: fino a venti anni fa, 39 persone su cento
guadagnavano meno di due dollari al giorno, nel 1999
erano 49 e oggi, secondo
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Nuovi scontri in Sri Lanka: le forze di sicurezza di Colombo hanno ripreso ieri
i bombardamenti contro le postazioni delle Tigri Tamil,
subito dopo che i separatisti avevano annunciato il loro ritiro dal distretto
di Trincomalee, nel Nord-Est del Paese. Pesanti le
critiche piovute sull’esercito regolare, accusato dai ribelli di aver ucciso 15
Tamil che lavoravano per un'organizzazione non
governativa. In questo quadro, si svolge a Kilinochchi,
“capitale” politica dei ribelli nel Nord del Paese, la mediazione dell’inviato
norvegese Jon Hanssaen-Bauer.
Un indonesiano di 16 anni è risultato positivo al test per
il virus H5N1, all'origine dell'influenza aviaria. Originario di un sobborgo di
Jakarta, il ragazzo è ricoverato in un centro
specializzato dell'ospedale Sulianti Soroso della capitale indonesiana. Secondo il responsabile
del centro di informazione per l'influenza aviaria presso il ministero della
Salute indonesiano, il giovane è stato a contatto con polli contagiati
dall'H5N1 e ha dunque contratto il virus in uno dei tanti allevamenti di
pollame diffusi in tutte le province. Campioni delle analisi saranno inviati
negli Stati Uniti e sottoposti a controlli ulteriori ad Atlanta, nei Centri per
la prevenzione e il controllo delle malattie. A partire dal 2003, quando in Indonesia
si verificarono i primi casi di influenza aviaria, le persone morte nell'arcipelago
asiatico a causa del virus H5N1 sono state 42, un numero uguale a quello del
Vietnam dove però quest'anno non si sono verificati
casi mortali.
Le autorità delle Filippine hanno messo in guardia oggi da
un’eruzione “imminente” del vulcano Mayon, e dato
così il via all'evacuazione di decine di migliaia di persone in una regione
centrale dell'arcipelago del Sud-Est asiatico. L'Istituto nazionale di
vulcanologia e sismologia ha innalzato a quattro il livello d'allarme, a fronte
di un livello cinque che indica attività eruttive in pieno svolgimento. Gli
studiosi del centro ritengono che un'eruzione del Mayon
potrebbe verificarsi nei prossimi giorni e interessare un'area in cui vivono
60mila persone. Secondo quanto riferito da Avelino Cruz,
segretario alla Difesa filippino, 420 automezzi dell'esercito sono stati
inviati nella regione dove sorge il vulcano per supportare il trasferimento di
oltre 34mila persone in 31 centri di accoglienza temporanei.
In Cina dal 2004 a oggi si sono verificati almeno 72 casi
nei quali le forze di sicurezza hanno impedito, a volte con la forza, ai
giornalisti stranieri di svolgere il loro lavoro. In dieci occasioni i reporter
e le loro fonti hanno subito violenze fisiche, e altrettanti sono stati i casi
di distruzione di materiale visivo. E’ quanto risulta da un'indagine condotta
dal Club dei corrispondenti stranieri in Cina. In un comunicato diffuso oggi a
Pechino, il comitato direttivo del Club ricorda che questi episodi avvengono “due anni prima che 20mila giornalisti di tutto il mondo arrivino
a Pechino per l'apertura delle
Olimpiadi, l'8 agosto del 2008”. “Nella maggior parte dei casi - si legge nel
comunicato - la polizia ha arrestato i giornalisti mentre
coprivano notizie di carattere sociale,
come proteste contro l'inquinamento, dispute
in materia di terreni o il dramma dei malati di Aids”.
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