RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 217  - Testo della trasmissione di sabato 5  agosto 2006

 

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

L’annuncio del Vangelo in ogni ambito e circostanza della vita quotidiana è vocazione propria di ogni cristiano: dall’intenzione missionaria proposta dal Papa per il mese di agosto, una riflessione sugli insegnamenti di Benedetto XVI circa il ruolo apostolico dei laici nella società

 

Celebrate stamani dal cardinale segretario di Stato Angelo Sodano nella Basilica Vaticana, le esequie di mons. Gabriel Montalvo, già nunzio negli USA, spentosi a Roma mercoledì scorso

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Domani il mondo ricorda il 61° anniversario del bombardamento atomico che distrusse la città giapponese di Hiroshima. Intervista con padre Walter Brennan

 

La Chiesa celebra oggi la memoria della dedicazione della Basilica di Santa Maria Maggiore. Questa sera la tradizionale simulazione del miracolo della neve: ce ne parla mons. Diego Coletti

 

Festa della Trasfigurazione del Signore: il commento di padre Marko Ivan Rupnik al Vangelo di domani

 

CHIESA E SOCIETA’:

Appello del presidente della Commissione episcopale indiana per le comunicazioni sociali, mons. Gracias, a far sentire di più la voce della Chiesa nei mass media del Paese

 

Numerose iniziative di preghiera e solidarietà nel Triveneto per quanti soffrono in Medio Oriente

 

Almeno 151 i morti nelle inondazioni che hanno colpito nei giorni scorsi la Corea del Nord

 

Sfruttare il vento per produrre entro il 2020 il 10 per cento del fabbisogno di Città del Capo: è il progetto del sindaco della metropoli sudafricana

 

Adottata in Ghana una Convenzione per ridurre l’effetto serra

 

24 ORE NEL MONDO:

Bombardamenti nel Libano meridionale: oggi è stata la giornata peggiore.  Gli israeliani combat-tono per la prima volta nella città di Tiro.  Coinvolto anche l’esercito libanese

 

Proseguono le violenze anche in Iraq: uccisi due soldati americani. Allarme per la diaspora dei cristiani: in 600 mila hanno lasciato il Paese

 

 

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

5 agosto 2006

 

L’ANNUNCIO DEL VANGELO IN OGNI AMBITO E CIRCOSTANZA DELLA VITA QUOTIDIANA

E’ VOCAZIONE PROPRIA DI OGNI CRISTIANO: DALL’INTENZIONE MISSIONARIA

PER IL MESE DI AGOSTO, UNA RIFLESSIONE SUGLI INSEGNAMENTI DI BENEDETTO XVI

CIRCA IL RUOLO APOSTOLICO DEI LAICI NELLA SOCIETA’

 

 “I fedeli cristiani siano coscienti della propria vocazione in ogni ambiente e circostanza”. Suona così l’intenzione missionaria di preghiera per il mese di agosto 2006. Nella Messa di inizio Pontificato, Benedetto XVI pronunciò, in un passaggio dell’omelia, una frase divenuta più tardi uno slogan e un programma di vita per giovani, adulti, famiglie: essere cristiani è bello e annunciarlo è motivo di gioia. Il Papa ha sollecitato a più riprese i laici cristiani ad essere protagonisti di questa “rivoluzione” di fede nei propri ambienti di vita. Alessandro De Carolis ripropone nel suo servizio una carrellata di alcune significative esortazioni del Pontefice.

 

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“Non vi è niente di più bello che conoscere Lui e comunicare agli altri l’amicizia con lui. Il compito del pastore, del pescatore di uomini può spesso apparire faticoso. Ma è bello e grande, perché in definitiva è un servizio alla gioia, alla gioia di Dio che vuol fare il suo ingresso nel mondo”. 

 

E’ il 24 aprile 2005, giorno della Messa di inizio Pontificato di Benedetto XVI, e queste appena ascoltate sono parole che appartengono già alla storia per l’eco suscitata in tutta la cristianità. Sin dai suoi primi interventi pubblici, a cominciare dalla GMG di Colonia dell’agosto 2005, Benedetto XVI è deciso nell’in-dicare una rotta precisa ai giovani e a tutti i credenti. Poco prima di partire per il grande raduno tedesco, parlando dai microfoni della nostra emittente, il Papa lancia un messaggio che fa il giro del mondo, attraverso giornali e tv: “Vorrei fare capire loro - afferma rivolgendosi ai giovani - che è bello essere cristiani! L’idea genericamente diffusa è che i cristiani debbano osservare un’immensità di comandamenti, divieti, principi e simili e che quindi il cristianesimo sia qualcosa di faticoso e oppressivo da vivere e che si è più liberi senza tutti questi fardelli. Io invece vorrei mettere in chiaro che essere sostenuti da un grande Amore e da una rivelazione non è un fardello ma sono ali e che è bello essere cristiani”.

 

Benedetto XVI sa bene che per essere capace di librarsi in volo, ovvero di essere cristiani solidi e incisivi, l’uomo o la donna di fede hanno continuo bisogno di nutrimento soprannaturale. Quel cibo è l’Eucaristia: da essa nascono i Santi, da essa parte la quotidiana rivoluzione quando il Vangelo è vissuto. Il Papa lo ribadisce il 23 ottobre 2005, nella Messa che, al contempo, conclude il Sinodo dei vescovi sull’Eucaristia, vede la canonizzazione di cinque Beati e celebra la Giornata missionaria mondiale:

 

“L’Eucaristia spinge il cristiano ad essere ‘pane spezzato’ per gli altri, a impegnarsi per un mondo più giusto e fraterno. Ancor oggi, di fronte alle folle, Cristo continua ad esortare i suoi discepoli:Date loro voi stessi da mangiare’. (…) Cari amici, dobbiamo tutti ripartire dall’Eucaristia”.

 

L’Eucaristia – e con essa il soffio dello Spirito Santo - è il punto di partenza per vivere da cristiani nel mondo delle professioni, sui banchi di scuola, nell’agone politico, in famiglia. Benedetto XVI ne parla al raduno mondiale dei Movimenti ecclesiali e delle nuove comunità, davanti alla sterminata platea che affolla la Messa di Pentecoste in Piazza San Pietro, il 4 giugno scorso. “E il giorno dopo, rivolgendosi ai partecipanti al convegno della diocesi di Roma, intitolato “La gioia della fede”, spiega ancora il punto di origine della forza missionaria: “Nella misura in cui ci nutriamo di Cristo e siamo innamorati di Lui, avvertiamo anche dentro di noi lo stimolo a portare altri verso di Lui: la gioia della fede infatti non possiamo tenerla per noi, dobbiamo trasmetterla”:

 

“Questo bisogno diventa ancora più forte e urgente in presenza di quella strana dimenticanza di Dio che esiste oggi in vaste parti del mondo, e in certa misura anche qui a Roma. Da questa dimenticanza nasce molto rumore effimero, molte inutili contese, ma anche una grande insoddisfazione e un senso di vuoto. Perciò, cari fratelli e sorelle, nel nostro umile servizio di testimoni e missionari del Dio vivo dobbiamo essere portatori di quella speranza che nasce dalla certezza della fede: aiuteremo così i nostri fratelli e concittadini a ritrovare il senso e la gioia della propria vita”.

 

Dirsi cristiani senza sentirsi coinvolti dal dovere della testimonianza è, dunque, una contraddizione in termini. E il 13 marzo 2006, per i 40 anni del Decreto conciliare “Ad gentes”, Benedetto XVI è molto chiaro sul punto:

 

“Questo, come dicevo, non costituisce qualcosa di facoltativo, ma la vocazione propria del Popolo di Dio, un dovere che ad esso incombe per mandato dello stesso Signore Gesù Cristo. Anzi, l’annuncio e la testimonianza del Vangelo sono il primo servizio che i cristiani possono rendere a ogni persona e all'intero genere umano, chiamati come sono a comunicare a tutti l'amore di Dio, che si è manifestato in pienezza nell’unico Redentore del mondo, Gesù Cristo”.

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NOMINE

 

In Polonia, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Zamość-Lubaczów, presentata da mons. Jan Śrutwa, in conformità al can. 401 par. 2 del Codice di Diritto Canonico. Il Papa ha quindi nominato nuovo vescovo di Zamość-Lubaczów mons. Wacław Depo, del clero della diocesi di Radom, finora rettore del Seminario della medesima diocesi. Mons. Wacław Depo è nato il 27 settembre 1953 a Szydłowice, allora diocesi di Sandomierz, ed è stato ordinato sacerdote il 3 giugno 1978. Ha studiato presso la Facoltà di Teologia dell’Università Cattolica di Lublino, dove ha conseguito la licenza (1982) e il dottorato (1984) in Teologia dogmatica. Attualmente è anche consultore della Commissione episcopale per il Clero della Conferenza episcopale polacca e presidente della Conferenza dei Rettori di Seminari polacchi. Dal 2004 è Prelato d’Onore di Sua Santità.

 

In Italia, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Isernia-Venafro presentata da mons. Andrea Gemma, della Piccola Opera della Divina Provvidenza, per raggiunti limiti di età.

 

 

CELEBRATE STAMANI DAL CARDINALE SEGRETARIO DI STATO ANGELO SODANO,

NELLA BASILICA VATICANA, LE ESEQUIE DI MONS. GABRIEL MONTALVO,

NUNZIO APOSTOLICO NEGLI USA FINO ALL’ANNO SCORSO

 

 

Sono stati celebrati stamattina, dal cardinale segretario di Stato Angelo Sodano, all’Altare della Cattedra nella Basilica di San Pietro, i funerali dell’arcivescovo Gabriel Montalvo, nunzio apostolico negli Stati Uniti d’America fino al dicembre dell’anno scorso. Il presule si è spento a Roma mercoledì scorso. Era nato a Santafé de Bogotá, in Colombia, nel 1930 ed è stato ordinato sacerdote nel 1953. Il cardinale Sodano lo ha ricordato come uomo di pace, mite, aperto al dialogo in spirito di intesa e di conciliazione. Fine diplomatico al servizio della causa del Vangelo in varie Nazioni, sapeva ascoltare e consigliare con una rara capacità di penetrazione psicologica che si rivelava in giudizi ponderati e precisi. “Cercò sempre di portare il lievito del Vangelo nella vita degli individui e delle nazioni” ha detto nella sua omelia il porporato ripensando ai passi compiuti da mons. Montalvo nei contatti con le Chiese e i Paesi dell’Est. “Aveva una vera passione per la pace dei popoli – ha aggiunto il cardinale Sodano – che scaturiva da una profonda esperienza di Dio e da un profondo amore per la gente di oggi”. Quindi ha concluso con queste parole:

 

“In questo momento per tanti nostri fratelli tragicamente coinvolti nel doloroso conflitto del Medio Oriente, il nostro compianto arcivescovo interceda dal cielo per tutti coloro che lavorano per la pace, perché termini presto questa inutile strage e gli uomini tornino ad essere fratelli fra di loro, figli dello stesso Padre che sta nei cieli”.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

Prima pagina - Titolo di apertura: “L’orrore di una guerra non dichiarata”: la città di Haifa bersagliata dai razzi lanciati dagli Hezbollah che colpiscono sempre più in profondità il territorio israeliano. Decine di civili uccisi nei raid aerei nella valle della Bekaa e in Sud Libano - Violenze anche nei Territori palestinesi. Francia e USA vicini ad un accordo all’ONU: intenso lavoro diplomatico di Annan per favorire l’approvazione di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza all’inizio della prossima settimana.

 

Servizio vaticano - Concelebrazione eucaristica nelle Grotte Vaticane in memoria di Paolo VI. Le esequie dell’arcivescovo Gabriel Montalvo, nunzio apostolico, presiedute nella Basilica Vaticana dal cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato

Servizio estero - Iraq: la maggioranza delle violenze sono rivolte contro i civili. Sri Lanka: i secessionisti Tamil comunicano  la sospensione delle azioni a Mutur

 

Servizio culturale – l’elzeviro di Mario Gabriele Giordano

 

Servizio italiano - Incidenti sul lavoro: ancora due  morti a Roma e a Napoli: a seguire, i temi delle “grandi opere” e dell’immigrazione 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

5 agosto 2006

 

 

MAI PIU’ HIROSHIMA: 61 ANNI FA IL BOMBARDAMENTO

 ATOMICO CHE DISTRUSSE LA CITTA’ GIAPPONESE,

TRAGICO EPILOGO DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE

- Intervista con padre Walter Brennan -

 

Un giorno che ha cambiato drammaticamente il corso della storia: il 6 agosto del 1945, alle ore 8.15, Hiroshima veniva rasa al suolo da un attacco atomico. Tre giorni dopo anche la città di Nagasaki subiva la stessa sorte, tragico epilogo della Seconda Guerra Mondiale. Nel bombardamento americano delle due città giapponesi persero la vita decine di migliaia di persone e un numero imprecisato morì, nei decenni a seguire, a causa delle radiazioni. La Chiesa cattolica giapponese osserva - da oggi sino al 15 agosto - un periodo di preghiera e raccoglimento in ricordo dell’olocausto nucleare. Per una testimonianza su come il popolo giapponese commemori questo evento, 61 anni dopo, Alessandro Gisotti ha raggiunto telefonicamente in Giappone il padre gesuita Walter Brennan, da oltre mezzo secolo nel Paese del Sol Levante:

 

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R. – I’ve been in Japan 51 years now, I have noticed that, when I first came, …

Ormai vivo in Giappone da 51 anni; mi sono accorto che, quando sono arrivato, i giapponesi erano fortemente determinati ad accettare la Costituzione che MacArthur aveva dato loro e che negava ai giapponesi di avere un esercito o qualsiasi tipo di difesa militare. Ora, l’opinione pubblica sta gradualmente cambiando ed i giapponesi stanno pensando di modificare la Costituzione perché proprio accanto a noi abbiamo la Corea del Nord che ha una certa capacità di utilizzo di missili. Poi, i Giapponesi sono sempre preoccupati delle mosse che può fare la Cina

 

D. – Pensa che ci sia oggi una sorta di mancanza di memoria storica, soprattutto da parte delle nuove generazioni?

 

R. – Well, I hesitate to say that, because living in Hiroshima most of my time …

, non potrei sostenere questa affermazione: da quando sono in Giappone, ho vissuto praticamente sempre a Hiroshima e non passa giorno in cui nei quotidiani non si parli della bomba atomica. C’è sempre qualche ragione per ricordare la sofferenza della gente, cosicché penso che i giovani che vivono a Hiroshima hanno una profonda coscienza di quanto è avvenuto in questa città!

 

D. – Cosa ci può dire della comunità cristiana? Come i cristiani ricordano questo evento?

 

R. – Well, you know, immediately after the war a German Gesuit gathered money …

Vede, subito dopo la guerra, un gesuita tedesco raccolse denaro in tutto il mondo e costruì una grande cattedrale, la Cattedrale della Pace. Noi abbiamo qui una comunità cristiana molto piccola, circa un migliaio di persone; ovviamente, abbiamo sempre celebrato Messe commemorative, organizzato concerti commemorativi e molto spesso la gente si reca in processione dal Parco della Pace alla Cattedrale. Ma i cristiani, ovviamente, anche quelli che sanno che io sono americano, mai direbbero una parola sulla bomba atomica in mia presenza, perché i giapponesi non vogliono offendere nessuno.

 

D. – Ci sono ancora ferite aperte …

 

R. – Well, of course, the suffering is pretty much past, because the people – …

Ovviamente, la sofferenza in gran parte è del passato. Tanti di quelli che sono morti, sono morti poco dopo l’esplosione della bomba atomica. Per cui, anche se oggi vedi gente che porta le cicatrici di quell’evento, tuttavia la sofferenza in gran parte è passata. Molta gente si è ammalata di cancro, di leucemia, ma ormai sono una minoranza nella popolazione.

 

D. – Padre, c’è un altro anniversario importante:25 anni fa, Papa Giovanni Paolo II visitò Hiroshima …

 

R. – It was a rather surprising thing, because before he came, the local press, …

Fu una cosa molto strana perché prima che lui arrivasse in Giappone, la stampa locale, praticamente non aveva quasi parlato della sua visita, non era stata preparata praticamente per niente. Ad un certo punto, ci fu un risveglio improvviso quando si accorsero che c’erano centinaia di corrispondenti in arrivo da tutto il mondo. E così, all’improvviso, la stampa cominciò a riservargli molta attenzione, anche la televisione … Fece veramente un’ottima impressione, quando venne, con il suo discorso “No more war”, mai più la guerra: lasciò un segno profondo in Giappone …

 

D. – Ci può raccontare un ricordo, delle sue sensazioni riguardo a quella visita storica a Hiroshima? Lei era a Hiroshima, in quel periodo

 

R. – Yes, I was there and we were trying to keep the press out of the church, …

Sì, c’ero ed eravamo impegnati a tenere la stampa fuori dalla chiesa perché volevamo preparare per il Santo Padre un’atmosfera di preghiera! Volevamo dare il benvenuto al Papa, e non volevamo tutti quei giornalisti attorno! A me era stato detto di tenere tutta la stampa fuori, al di là del cordone di delimitazione, e fu un’impresa memorabile! Ma poi arrivò il Santo Padre, fu molto gentile e tenne il suo discorso nel Parco della Pace: non nella cattedrale, ma nel Parco pubblico della Pace, dove c’erano centinaia e centinaia di persone venute per ascoltarlo! Questo fu di grande impatto; lui aveva una bella voce, anche col giapponese se la cavò molto bene!

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LA CHIESA CELEBRA OGGI LA MEMORIA DELLA DEDICAZIONE

DELLA BASILICA DI SANTA MARIA MAGGIORE.

STAMANI LA MESSA PONTIFICALE DEL CARDINALE BERNARD FRANCIS LAW,

QUESTA SERA LA TRADIZIONALE SIMULAZIONE DEL MIRACOLO DELLA NEVE

- Intervista con mons. Diego Coletti -

 

Ricorre oggi la memoria della Dedicazione della Basilica di Santa Maria Maggiore, considerata il più antico santuario mariano d’Occidente. Stamattina alle 10, l’arciprete della Basilica, il cardinale Bernard Francis Law, ha celebrato la Messa Pontificale. La costruzione di Santa Maria Maggiore è legata alla leggenda del “miracolo della neve”. Si racconta che nella notte fra il 4 e il 5 agosto del 358, una nevicata abbia ricoperto l’Esquilino indicando il luogo in cui la Madonna voleva le si dedicasse una chiesa. E stasera, come da anni vuole la tradizione, ancora una volta sarà simulato il prodigioso evento. Tiziana Campisi ha chiesto a mons. Diego Coletti, vescovo di Livorno e canonico onorario della Basilica che questo pomeriggio alle 18 presiederà una celebrazione eucaristica, in che modo coniugare leggenda e fede:

 

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R. – Anche se questa leggenda non ha grandi prove storico-critiche, è ricchissima di significati per la giusta devozione nei confronti della Madre di Dio.

 

D. – Si ritiene che il miracolo della neve sia più una leggenda. Tuttavia ha avuto un’enorme diffusione la devozione alla Madonna con il titolo della Neve. Come mai?

 

R. – Credo che questa tradizione popolare nasconda un significato bello che è l’intervento straordinario della presenza di intercessione di Maria dentro le vicende concrete della vita. La tradizione popolare indica che c’è stato un intervento soprannaturale di Maria per indicare là dove era importante che si creasse un luogo di culto e di particolare devozione nei confronti della stessa Madre di Dio. Credo che il significato nascosto nel simbolo sia questo, cioè che anche la natura è sottoposta a questa libertà e fantasia da parte di Dio che per i suoi figli, per l’umanità che Egli ama, è disposto a fare cose straordinarie.

 

D. – Nella memoria della dedicazione della Basilica di Santa Maria Maggiore e nel ricordare la Madonna della Neve, che cosa scoprire ancora della figura di Maria?

 

R. – Credo che in connessione, direi quasi in contemporanea, con il fatto che il Concilio di Efeso autorizzi a chiamarla Madre di Dio, e che sembrerebbe quasi allontanarla in una specie di cielo empireo lontano dall’umanità, Maria si china ad andare a cercarsi un luogo, un orto, un campo, in cima ad un colle, perché segnala che lì volentieri si lascerà incontrare dal popolo dei credenti. Non c’è una specie di sovraumana e sovrana indifferenza da parte della Madre di Dio, ma c’è questa sua inclinazione ad entrare in un dialogo, in un rapporto vivo, vero, con la storia degli uomini.

 

D. – Come coniugare l’aspetto folcloristico, se così si può definire, di questo ricordo della Madonna della Neve con una fede vera ed autentica?

 

R. – Io credo che il rapporto corretto è come il rapporto tra il simbolo e il suo significato. Gli aspetti, anche i più folcloristici, sono da considerare soltanto come degli involucri, come dei contenitori che, per chi evidentemente ha una sufficiente preparazione, possono essere visti come una bella tradizione popolare, come un bel vaso che contiene però l’olio buono dello Spirito di Gesù e della fede in Lui.

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani, domenica 6 agosto, Festa della Trasfigurazione del Signore, la liturgia ci propone il Vangelo in cui Gesù si reca con Pietro, Giacomo e Giovanni sopra un monte alto, in un luogo appartato. Qui si trasfigura davanti a loro: le sue vesti diventano splendenti, bianchissime, mentre accanto a Lui appaiono Elia e Mosè. Poi si forma una nube che li avvolge e da cui esce una voce:

 

 “Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!”. 

 

Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita, padre Marko Ivan Rupnik:

 

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(musica)

 

La trasfigurazione era con la Pasqua e l’Epifania una delle più grandi feste nella prima era cristiana. Ai discepoli si dischiudono gli occhi e Cristo appare in quella gloria che loro non avevano mai visto sul suo volto. Ora una luce del tutto unica e autenticamente spirituale lo fa vedere loro nella sua verità di Figlio di Dio. In questa visione, l’umanità di Cristo si rivela totalmente penetrata dalla gloria di Dio. C’erano i tempi delle promesse di Dio e dell’attesa del loro compimento. Elia e Mosè testimoniano che Cristo è il compimento dell’amore di Dio nella storia, ma dopo la sua ascensione al Padre, Lui vive nella Chiesa operando incessantemente la trasfigurazione del mondo e dell’umanità nel suo Corpo glorioso. La liturgia ci fa accedere a questo Corpo glorioso che si continua a rivelare nella storia così come sul Monte Tabor.

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

5 agosto 2006

 

 

“GLI STRUMENTI DI INFORMAZIONE SONO LA NUOVA ARMA DELL’EVANGELIZZAZIONE”: COSI’, IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EPISCOPALE INDIANA PER LE

COMUNICAZIONI SOCIALI, L’ARCIVESCOVO GRACIAS, NEL DISCORSO INAUGURALE DELLA CONFERENZA NAZIONALE PER L’INFORMAZIONE,

SVOLTASI NEI GIORNI SCORSI A DELHI

 

DELHI. = Gli strumenti di informazione “sono un dono speciale che Dio ha fatto all’umanità” e per utilizzarli al meglio “la Chiesa deve riconoscere la loro importanza”, cosicchè “l’interesse che da sempre porta avanti nei confronti della difesa della società e dell’evangelizzazione si arricchisca di una nuova arma”: è questo, in sintesi, il senso dell’intervento pronunciato nei giorni scorsi a Delhi, In India, dal presidente della Commissione episcopale indiana per le Comunicazioni sociali e arcivescovo di Agra, mons. Oswald Gracias, all’apertura della Conferenza nazionale per l’Informazione. “E’ essenziale – ha spiegato il presule ad AsiaNews – che i valori culturali cristiani possano permeare la nostra società: ancora più necessario nel caso dell’India, che vanta una ricca tradizione multiculturale e multireligiosa. E’ arrivato il momento – ha aggiunto – che la Chiesa indiana dia una risposta tempestiva, appropriata e competente a ciò che succede alla società”. Secondo mons. Gracias, “la Chiesa, tramite il suo Ministero delle comunicazioni sociali, dovrebbe contribuire in maniera costruttiva a propagare tutto ciò che di buono e vero viviamo oggi”. “E’ importante – ha concluso – che essa sia la voce, ma anche l’interprete tramite cui ascoltare gli eventi dal punto di vista della fede e dei valori del Vangelo”. L’invito di mons. Gracias a modernizzare la visione dei media riecheggia anche nel documento conclusivo della Conferenza nazionale per l’informazione, in cui vengono proposti anche spunti per la concreta attuazione di questo obiettivo. “Noi crediamo – si legge nel testo – che la Chiesa debba parlare con più forza nel Paese. Essa è parte inalienabile e significativa della società, ma ha bisogno di ascoltare ed essere ascoltata con più attenzione, in modo che possa dare voce e raccogliere il grido degli uomini comuni, con particolare attenzione per i dalit, i tribali ed in generale le classi sociali più basse ed emarginate”. Nel documento, si suggerisce di fondare uffici di comunicazione sociale, collegati con la rete dei media professionali, puntando sulla formazione professionale dei giovani. (R.M.)

 

 

NEL TRIVENETO, IN ITALIA, NUMEROSE INIZIATIVE DI PREGHIERA

E SOLIDARIETÀ PER QUANTI SOFFRONO IN MEDIO ORIENTE

 

PADOVA. = Continua incessante, anche nel Triveneto, in Italia, la preghiera per le popolazioni martoriate dalla guerra in Medio Oriente. Lo rende noto l’Osservatore Romano di oggi, che presenta diverse iniziative di preghiera e solidarietà promosse dalle singole comunità parrocchiali del territorio. Moltissimi fedeli hanno preso parte nei giorni scorsi, nella Cattedrale di Padova, alla concelebrazione eucaristica per la pace in Terra Santa, presieduta dal vescovo della città, Antonio Mattiazzo. “La preghiera – ha spiegato il presule – non è un optional, è una reale necessità. Gli sforzi umani da soli non bastano. Il male, infatti – ha precisato – è talmente radicato nel cuore dell’uomo che non è possibile eliminarlo con le sole forze umane”. Un appello a portare aiuti alle popolazioni in guerra è giunto, poi, dal vescovo di Belluno-Feltre, Giuseppe Andrich, che ha invitato i fedeli a collaborare con la Caritas diocesane, in diretto contatto con la Caritas italiana, già attiva per questa nuova emergenza. Insistente, inoltre, si fa la preghiera dei monasteri di clausura del Triveneto, nei quali viene accolto l’invito alla preghiera che Benedetto XVI ha rivolto domenica scorsa alla comunità cristiana. Dalle Lodi a Compieta, è un susseguirsi di suppliche a Dio, secondo le intenzioni del Papa, nei monasteri delle Benedettine a Trieste, delle Serve di Maria Oblate Sacerdotali a Verona, delle Clarisse a Montagnana, in provincia di Padova. Suppliche in una pluralità di lingue sono rivolte anche dai pellegrini che in questo periodo si recano nella Basilica di Sant’Antonio a Padova. Nella Messe celebrate dai Francescani conventuali, custodi del santuario antoniano, sono state inserite particolari intenzioni per un rapido ritorno alla normalità nelle zone colpite da odio e violenza. Anche in un altro santuario, quello di San Leopoldo Mandic, si prega con la stessa intensità. Da segnalare, infine, l’impegno del Movimento giovanile salesiano Triveneto, unito nella preghiera per la pace in Medio Oriente e in stretto contatto con la casa “Don Bosco” di El Houssoun, a 35 chilometri da Beirut. (R.M.)

 

 

ALMENO 151 MORTI E 29 DISPERSI: È IL DRAMMATICO BILANCIO DELLE INONDAZIONI E DEGLI SMOTTAMENTI CHE HANNO COLPITO NEI GIORNI SCORSI LA COREA DEL NORD

 

PYONGYANG. = Hanno provocato almeno 151 morti e 29 dispersi le inondazioni e gli smottamenti che hanno colpito nei giorni scorsi la Corea del Nord. Lo rendono noto oggi fonti della Croce rossa internazionale, secondo cui il bilancio sembra destinato a salire. Le inondazioni hanno danneggiato circa 23 mila abitazioni, lasciando senza tetto almeno 17 mila famiglie. Danneggiati pesantemente anche i raccolti. Resta comunque complesso, a causa del rigido regime di Pyongyang, venire a conoscenza della reale portata dei danni. Nei giorni scorsi, un gruppo di attvisti sudcoreani aveva parlato addirittura di 10 mila tra morti e dispersi. Questa mattina, il governo ha reso noto alla televisione nordcoreana di avere accettato aiuti internazionali per far fronte all’emergenza.  Alcuni giorni fa, Pyongyang aveva rifiutato aiuti dalla Croce rossa sudcoreana e dal Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (WFP). Il governo ha anche annunciato la riparazione e la riapertura di 45 strade danneggiate dalle inondazioni. (R.M.)

 

 

SFRUTTARE IL VENTO, A CITTÀ DEL CAPO, NEL SUD AFRICA, PER PRODURRE,

ENTRO IL 2020, IL 10 PER CENTO DEL FABBISOGNO ENERGETICO DELLA METROPOLI

 

CITTÀ DEL CAPO. = Sfruttare le forti raffiche di vento di Città del Capo, nella Repubblica Sudafricana, per produrre entro il 2020 almeno il 10 per cento del fabbisogno energetico della città. Il progetto, approvato dal sindaco Helen Zille, costerà 10 milioni di dollari e, in una prima fase, permetterà la vendita dell’energia eolica scontata del 50 per cento. Questa iniziativa, scrive l’agenzia MISNA, consentirà l’incremento dell’acquisto di energia eolica rispetto a quella nucleare. L’energia della centrale nucleare che rifornisce la città si è dimostrata nel 2005 insufficiente con i diversi black-out. Per questo il municipio di Città del Capo, ha deciso l’istallazione di 4 turbine eoliche il prossimo novembre, e di altre 6 nel 2007. Secondo le previsioni, entro la fine del prossimo anno lo 0,2 per cento del fabbisogno energetico della città sarà prodotto dagli impianti eolici. Entro il 2020, invece, l’intero parco eolico dovrebbe essere completo, rendendo la metropoli sudafricana una delle città più ecologiche del mondo. (A.Gr.)

 

 

ADOTTATA IN GHANA UNA CONVENZIONE PER RIDURRE L’EFFETTO SERRA

 

ACCRA. = Il Ghana ha adottato formalmente un piano, denominato “Secondo documento nazionale di comunicazione”, in merito alla Convenzione ONU sui cambiamenti climatici e il Protocollo di Kyoto. Il documento obbliga il Paese a impegnarsi contro l’effetto-serra, adottando misure sostenibili per la produzione di cibo e beni economici. Lo ha annunciato ad Accra il viceministro per il Governo locale, lo Sviluppo rurale e la scienza, Kofi Poku Adusei, spiegando che il Ghana è strettamente dipendente da produzioni agricole a elevato uso d’acqua, come il cacao e il cotone, messe seriamente in pericolo dai cambiamenti ambientali e dalla riduzione delle piogge in alcune regioni del pianeta, a cominciare dall’Africa. Il governo di Accra, ha detto il ministro, ha già formulato con il Programma per lo sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP) un piano triennale per sviluppare accordi e nuove tipologie di produzione agricola a livello nazionale e, contestualmente, per istituire un organismo di controllo sulle emissioni in atmosfera di anidride carbonica e di altri gas cosiddetti “serra” in quanto responsabili del surriscaldamento globale. (R.M.)

 

 

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

5 agosto 2006

 

- A cura di Eugenio Bonanata e Roberta Moretti -

        

Proseguono le operazioni israeliane su Beirut e nel sud del Libano. L’offensiva dei militari dello Stato ebraico si è concentrata anche sulla città di Tiro, mentre razzi Hezbollah sono caduti su Haifa, nel nord di Israele. Il nostro servizio:

 

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Nel 25.mo giorno di guerra, per la prima volta i soldati libanesi hanno combattuto accanto agli  Hezbollah per contrastare l’avanzata l’esercito di Israele. E’ avvenuto a Tiro, la città più importante del Libano meridionale, che questa notte è stata messa a ferro e fuoco dall’offensiva israeliana. Nelle operazioni sarebbero morti tre capi di Hezbollah, un soldato libanese e quattro civili, mentre l’esercito israeliano ha ammesso la perdita di due uomini. I caccia israeliani hanno preso di mira anche i sobborghi meridionali di Beirut, colpiti per una decina di volte fino a stamani. Il bilancio parla di 4 vittime fra i civili libanesi, in quella che è stata definita la peggiore giornata di bombardamenti per tutto il Libano meridionale. Le forze armate israeliane hanno compiuto infatti 250 incursioni aeree e sparato quattromila ordigni, per un totale di 70 obiettivi strategici di Hezbollah centrati. Tutto è avvenuto entro 5 chilometri di terra alla frontiera tra i due Paesi, una zona in cui Israele punta a creare una ‘fascia di sicurezza’, dalla quale eliminare la presenza di Hezbollah. Il movimento sciita oggi ha ripreso il lancio di razzi verso la Galilea, ferendo una decina di persone ad Haifa, mentre ieri tre civili israeliani erano stati uccisi. Ma la cronaca di ieri parla anche del raid israeliano nella valle della Bekaa, verso il confine con la Siria, costato la vita a 34 civili libanesi che lavoravano in un deposito di frutta e verdura. Sul piano diplomatico, c’è da segnalare l’arrivo a Beirut dell’assistente del segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, che oggi ha incontrato, senza rilasciare alcuna dichiarazione, il premier libanese, Fuad Siniora, ed il presidente del parlamento, Nabih Berri, l’unico  esponente libanese, legittimato dal leder degli Hezbollah, Nasrallah, a trattare l’eventuale scambio dei due soldati israeliani con libanesi detenuti in Israele.

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 Intanto l’esercito israeliano prosegue la sua avanzata anche in territorio palestinese. Nelle massicce operazioni, iniziate all’alba di oggi nel sud della Striscia di Gaza, cinque civili palestinesi sono rimasti uccisi. Tra le vittime anche una madre con i suoi due figli. Sale così a circa 170 il numero di palestinesi uccisi durante le operazioni militari israeliane, iniziate nell’area per liberare un soldato israeliano rapito da miliziani palestinesi la fine del mese di giugno.

 

Non si arresta la tensione in Iraq. I corpi di 12 persone sono stati scoperti questa mattina in diverse zone del Paese, dove continua l’escalation di violenze tra sciiti e sunniti. Il nostro servizio:

 

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I rapimenti seguiti da omicidi a carattere interconfessionale si sono moltiplicati in Iraq, in particolare dopo l’attentato del febbraio scorso al mausoleo sciita di Samarra. Questa mattina, nove cadaveri sono stati ritrovati a Baghdad, cinque dei quali con evidenti segni di tortura. I corpi senza vita di altre due persone sono stati recuperati ad Amara, a sud della capitale, mentre il cadavere di un poliziotto, ex membro del partito Baath di Saddam Hussein, è stato rinvenuto nel fiume Tigri con una pallottola in testa. Da segnalare, inoltre, l’uccisione, ieri, di due soldati americani nella provincia di Al Anbar. Questa mattina, intanto, un portavoce del ministero della Difesa iracheno ha annunciato l’arresto, nelle ultime 24 ore, di 64 presunti terroristi, 27 dei quali a Mossul, nel nord, dove ieri, nel corso di un conflitto a fuoco con alcuni membri di al Qaida, nove poliziotti erano stati uccisi. Nel frattempo, prosegue l’esodo dei cristiani dal Paese iracheno: lo ha ribadito il vescovo ausiliare caldeo di Baghdad, mons. Andreos Abouna, il quale, in una recente  intervista, rilasciata all’organizzazione “Aiuto alla Chiesa che soffre”, ha affermato che la popolazione cristiana è passata da un milione e 200 mila fedeli nel 2003, agli appena 600 mila di oggi. “Gli sviluppi politici di questi ultimi 18 mesi - ha detto mons. Abouna - in concreto non hanno aiutato per nulla”.

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Recrudescenza delle violenze anche in Afghanistan. Ieri oltre 25 talebani sono stati uccisi nel Sud del Paese nel corso di un’operazione militare dell’esercito di Kabul. Due distinti attacchi alle forze NATO, invece, sono avvenuti nel giro di 48 ore, lasciando sul campo quattro militari canadesi. Come può essere interpretata questa nuova offensiva talebana? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Stefano Silvestri, presidente dell’Istituto Affari Internazionali:

 

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R. – Naturalmente, c’è la situazione in Afghanistan che non è ottimale, c’è una debolezza sostanziale del governo e quindi i talebani cercano di approfittarne, di inserirsi anche nei contrasti tra i vari potentati, tra i vari “signori della guerra” che ancora sono molto importanti in Afghanistan. Ma io credo ci sia anche di più: a mio avviso c’è anche un tentativo un po’ generalizzato delle forze fondamentaliste di attaccare le forze multinazionali, di creare problemi in Afghanistan come in Iraq, come in Libano, per cercare di dimostrare che bisogna andarsene dal mondo islamico, sostanzialmente …

 

D. – Bisogna dire che le forze ISAF controllano il Sud dell’Afghanistan solo da pochi giorni; prima la sicurezza era affidata agli Stati Uniti. Come può essere percepito questo passaggio di consegne?

 

R. – Probabilmente, i talebani sosterranno che non c’è alcuna differenza. In realtà, la differenza c’è: le forze multinazionali sono molto più direttamente sotto controllo ONU. Direi che questo dovrebbe essere un tentativo di dimostrare l’efficacia di una missione che non è nazionale ma è, appunto, multinazionale: e probabilmente, c’è un tentativo anche di sondare le forze per vedere qual è la loro capacità e prontezza di reazione.

 

D. – E’ comunque, secondo lei, un Paese che può sperare in una pace possibile?

 

R. – Io mi auguro di sì; ma credo che i tempi siano abbastanza lunghi.

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In Sri Lanka, le Tigri Tamil hanno riferito ieri di aver fermato l’offensiva su Mutur, cittadina musulmana nella zona est del Paese, teatro in questi giorni di aspre battaglie. Tuttavia il governo di Colombo è scettico e ha accusato i separatisti di aver ucciso, dopo la dichiarazione, almeno un centinaio di musulmani in fuga dalle zone di battaglia. Dal canto suo, la Norvegia, che si è fatta carico della mediazione, sta tentando di rilanciare il negoziato di pace tra il governo di Colombo e la guerriglia Tamil. Intanto sono oltre 150 i ribelli uccisi negli scontri di questi giorni, e una trentina i civili che hanno perso la vita. In questo quadro vi sono anche migliaia di sfollati, soprattutto dal nord-est del Paese.

 

Da Cuba non ci sono novità circa le condizioni di salute del presidente, Fidel Castro. E mentre mancano notizie anche relativamente alle nuove dinamiche politiche, dopo l’assunzione dei poteri da parte di Raul Castro, la Conferenza episcopale cubana ieri ha diffuso un documento in merito alla situazione nel Paese. Ce ne parla Luis Badilla:

 

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Il comunicato conclude con queste parole: “alla Patrona di Cuba, La Madonna della Caridad del Cobre, affidiamo tutto quanto ci preoccupa in questo momento della storia del nostro Paese e lo facciamo con un profondo desiderio di pace e di fraterna convivenza tra tutti i cubani”. I presuli si augurano inoltre che la convivenza “non sia perturbata da alcuna situazione interna o esterna”. Nel documento i vescovi esprimono poi “preoccupazione” per la salute del presidente, Fidel Castro, e rivolgono un appello ai fedeli ad offrire ''preghiere affinché Dio lo accompagni nella malattia e illumini coloro che hanno ricevuto le responsabilità provvisorie degli affari di governo”. La Conferenza episcopale ritiene che la nazione in questi giorni sia di fronte ad una situazione che “rappresenta un momento particolarmente significativo” per il popolo. La Chiesa cattolica, come parte di questo popolo, condivide dunque “questa preoccupazione e le suppliche di tutti i credenti”. Sempre ieri sulla situazione si è pronunciato anche il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, che ha augurato una pronta guarigione al leader cubano, senza tuttavia fare accenni sul futuro del Paese. Dal canto suo, il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, ha assicurato che, in questo momento di incertezza, gli Stati Uniti non vogliono invadere Cuba ma chiedono che nell'isola si tengano elezioni multipartitiche. Il Ministro della cultura, Abel Prieto, invitando gli USA a rispettare le istituzioni del Paese, ha ribadito invece che le istituzioni a Cuba funzionano “normalmente”.

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In Uganda, i guerriglieri dell’Esercito di resistenza del signore (LRA), hanno dichiarato il cessate-il-fuoco, in vista della ripresa dei colloqui di pace, in programma la  settimana prossima in Sudan. Lo ha annunciato ieri Vincent Otti, alto esponente del gruppo ribelle. Il governo ugandese, che accusa i ribelli di avere in passato sfruttato tali tregue per riarmarsi, ha ripetutamente sostenuto che accetterà un cessate il fuoco solo nell'ambito di un accordo di pace globale.

 

In Somalia, il primo ministro, Ali Mohamed Gedi, ha nominato sette nuovi ministri dopo che un’ondata di dimissioni ha interessato il governo di transizione. I ministri dimissionari, che sono una quarantina, avevano addotto come causa la riluttanza di Gedi a dialogare con le corti  islamiche che controllano ormai parte del Paese.

        

In Argentina, condannato a 25 anni di carcere uno dei più efferati repressori della dittatura argentina. Si tratta di Julio Simon, un’ex agente dei servizi segreti che, nel 1978, aveva sequestrato e torturato una famiglia. E’ la prima condanna inflitta dopo l’annullamento della “legge dell'obbedienza dovuta”, nei confronti di chi, nel periodo 1976-1983, si rese responsabile della sparizione e della morte di migliaia di oppositori politici durante quella che fu definita la “sporca guerra”.

   

In Thailandia un giovane è morto per il virus dell’influenza aviaria. Si tratta del secondo caso nel 2006 e del sedicesimo dal 2003. Lo ha reso noto oggi un funzionario del ministero della Sanità precisando che l’uomo, dopo essere stato in contatto con pollame infetto, è morto giovedì nella provincia di Uthai Thani, a nord di Bangkok.

 

Il tifone Prapiroon, che si è abbattuto sulla Cina meridionale tra giovedì e venerdì scorsi, ha provocato 31 morti e 14 dispersi. Più di tre milioni e mezzo di persone sono state colpite dal tifone nella provincia di Guangdong. I danni economici sono stati valutati intorno a due miliardi e mezzo di yuan (311 milioni di dollari). Prapiroon, che  in questi giorni ha anche causato la morte di sei persone al suo passaggio nelle Filippine, è il sesto tifone che si abbatte sulla Cina dall’inizio dell’anno.

 

Floyd Landis, il ciclista americano che ha indossato la maglia gialla sugli Champs-Elysees di Parigi, è stato privato del titolo di vincitore del Tour de France. L’Unione Ciclistica Internazionale, ha annunciato che il trentenne nato in Pennsylvania è risultato positivo anche alle controanalisi anti-doping. Landis era risultato positivo ad un test medico dopo la diciassettesima tappa del Tour, il 20 luglio. Per lui ora è arrivata la squalifica per due anni, una multa di 450 mila euro e il licenziamento dalla sua squadra, la Phonak. Con ogni probabilità, il successo nel Tour 2006 sarà assegnato a tavolino allo spagnolo Oscar Pereiro Sio della Caisse d'Epargne-Iles Baleares, piazzatosi secondo nella classifica generale conclusiva.

 

 

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