RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 216  - Testo della trasmissione di venerdì 4  agosto 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La Chiesa celebra oggi la memoria di San Giovanni Maria Vianney, il Santo Curato d’Ars, emblema della santità del sacerdozio, da sempre al centro del magistero di Benedetto XVI

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Infuriano i combattimenti nello Sri Lanka tra guerriglieri Tamil ed esercito regolare: migliaia di civili in fuga. La testimonianza del nunzio apostolico, mons. Mario Zenari

 

In Italia, le associazioni e il volontariato cattolico aiutano gli ex detenuti che hanno beneficiato dell’indulto: ce ne parla don Oreste Benzi

 

Inizia oggi, a Pamplona e Javier, l’Incontro nazionale dei giovani spagnoli per celebrare il quinto centenario della nascita di San Francesco Saverio: ai nostri microfoni l’arcivescovo di Pamplona, Fernando Sebastián Aguilar

 

CHIESA E SOCIETA’:

“L’umorismo di Dio nella storia della salvezza”: è il tema della prima delle due settimane teologiche della FUCI, in corso a Camaldoli, in Toscana

 

In un documento del Consiglio coreano dei leader religiosi l’invito al dialogo fra Seoul e Pyongyang

 

India: dal 10 ottobre in vigore la legge che proibisce ai minori di 14 anni di lavorare in sale da the, ristoranti, alberghi e centri ricreativi

 

Restituiti alla Nigeria 700 milioni di dollari sottratti alle casse dello Stato dal defunto dittatore Abacha e depositati in Svizzera

 

Ritrovata, in un bidone della spazzatura a San Pietroburgo, una delle oltre 200 opere scomparse misteriosamente dal museo russo dell’Ermitage

 

24 ORE NEL MONDO:

Duri combattimenti nel Sud del Libano tra truppe israeliane e guerriglieri hezbollah che hanno lanciato altri razzi in Galilea. Nella notte nuovi bombardamenti su Beirut

 

Italia: il governo abbassa da 10 a 5 anni i tempi necessari agli stranieri per ottenere la cittadinanza. Intanto altri 200 immigrati sbarcano a Lampedusa

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

4 agosto 2006

 

 

LA CHIESA CELEBRA OGGI LA MEMORIA DI SAN GIOVANNI MARIA VIANNEY,

IL SANTO CURATO D’ARS, EMBLEMA DELLA SANTITA’ DEL SACERDOZIO

DA SEMPRE AL CENTRO DEL MAGISTERO DI BENEDETTO XVI

 

Tra la fine del 17° secolo e la metà del 18°, la Chiesa si arricchisce di una straordinaria figura di sacerdote e di parroco: Giovanni Maria Vianney, passato alla storia come il Santo Curato d’Ars, dal nome del semisconosciuto villaggio francese nel quale visse gran parte della sua vita. La Chiesa ne ricorda oggi la figura, divenuta un simbolo di quali segni di santità possa lasciare nelle anime una vocazione al sacerdozio vissuta con fedeltà ai propri doveri e profondità spirituale. Sin dall’inizio del suo magistero, Benedetto XVI ha colto ogni circostanza per riflettere su questo Sacramento che rende un uomo, consacrato da Dio, capace di parlare e agire in persona Christi. Ripercorriamo allora alcune tappe di questi insegnamenti, nel servizio di Alessandro De Carolis.

 

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“Scelti tra il popolo, costituiti nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati”. Una frase-sintesi, un’icona verbale per qualsiasi sacerdote. A pronunciarla, poco più di due mesi fa a Varsavia, è stato Benedetto XVI, durante l’incontro con il clero polacco. In circa 15 mesi di Pontificato, in diverse occasioni il Papa ha avuto modo di esprimersi sullo spessore spirituale del ministero ordinato e sul ruolo pastorale del sacerdote all’interno della Chiesa. Una catechesi che può essere letta come un “unicum” magisteriale.

 

“Abbiamo ormai lasciato alle nostre spalle il tempo di quella crisi di identità che ha travagliato tanti sacerdoti”, osserva Benedetto XVI il 13 maggio 2005, a nemmeno un mese dalla propria elezione, nel tradizionale incontro del Vescovo di Roma con il clero della diocesi. “Rimangono però ben presenti – prosegue - quelle cause di ‘deserto spirituale’ che affliggono l’umanità del nostro tempo e conseguentemente minano anche la Chiesa che vive in questa umanità. Come non temere che esse possano insidiare anche la vita dei sacerdoti? È indispensabile, dunque, ritornare sempre di nuovo alla radice del nostro sacerdozio. Questa radice, come ben sappiamo, è una sola: Gesù Cristo Signore”:

 

Questa, cari amici, è anche la vera natura del nostro sacerdozio. In realtà, tutto ciò che è costitutivo del nostro ministero non può essere il prodotto delle nostre capacità personali. Questo vale per l’amministrazione dei Sacramenti, ma vale anche per il servizio della Parola: siamo mandati non ad annunciare noi stessi o nostre opinioni personali, ma il mistero di Cristo e, in Lui, la misura del vero umanesimo. Siamo incaricati non di dire molte parole, ma di farci eco e portatori di una sola ‘Parola’, che è il Verbo di Dio fatto carne per la nostra salvezza”.

 

Il sacerdote, ripete in più occasioni il Papa, fa parte di quella schiera prediletta che Cristo un giorno ha stretto attorno a sé. Una schiera di amici. “Per questa amicizia dobbiamo impegnarci ogni giorno di nuovo”, dice nella Messa crismale del Giovedì Santo di quest’anno. Naturalmente, riconosce in un’altra occasione, una tale “dedizione ha per ciascuno di voi, di noi, un costo personale, significa tempo, preoccupazioni, dispendio di energie. Conosco questa vostra fatica quotidiana e voglio ringraziarvi, da parte del Signore. Ma vorrei anche aiutarvi, in quanto posso, a non cedere sotto questa fatica”. Per vivere in pienezza la propria vocazione, ogni sacerdote sa bene quali siano anzitutto le fonti da cui trarre vigore spirituale e umano: l’Eucaristia quotidiana, l’adorazione:

 

 “Il sacerdote deve essere soprattutto un uomo di preghiera. Il mondo nel suo attivismo frenetico perde spesso l'orientamento. Il suo agire e le sue capacità diventano distruttive, se vengono meno le forze della preghiera, dalle quali scaturiscono le acque della vita capaci di fecondare la terra arida”.  

 

Sacerdoti come uomini che irrigano terre riarse, in altre parole: che donano la vita. Il 5 febbraio di quest’anno, la cronaca ne offre un drammatico esempio. A Trabson, in Turchia, un sedicenne uccide don Andrea Santoro, sacerdote “fidei donum” della diocesi di Roma. Il 2 marzo, davanti alla comunità del clero capitolino, Benedetto XVI afferma: “Abbiamo il luminoso esempio di Don Andrea, che ci mostra l'"essere" sacerdote sino in fondo: morire per Cristo nel momento della preghiera e così testimoniare, da una parte, l'interiorità della propria vita con Cristo e, dall'altra, la propria testimonianza per gli uomini (…) È una testimonianza che ispira tutti a seguire Cristo, a dare la vita per gli altri e a trovare proprio così la Vita”.

 

E’ questa la “pasta” autentica del sacerdote come alter Christus. Il Papa, quasi come un vademecum, ne coglie le singole parti di eccellenza che compongono o dovrebbero la fibra sacerdotale ideale. Lo fa al cospetto dei sacerdoti polacchi, nella cattedrale di Varsavia, lo scorso 25 maggio 2006, con una serie di suggerimenti pastorali: “Siate accessibili nelle parrocchie e nei confessionali, accompagnate i nuovi movimenti e le associazioni, sostenete le famiglie, non trascurate il legame con i giovani, ricordatevi dei poveri e degli abbandonati”:

 

“Siate autentici nella vostra vita e nel vostro ministero. Fissando Cristo, vivete una vita modesta, solidale con i fedeli a cui siete mandati. Servite tutti; Se vivrete di fede, lo Spirito Santo vi suggerirà cosa dovrete dire e come dovrete servire”.

 

Del resto, pochi istanti prima, Benedetto XVI aveva osservato:

 

“Dai sacerdoti i fedeli attendono soltanto una cosa:  che siano degli specialisti nel promuovere l'incontro dell'uomo con Dio. Al sacerdote non si chiede di essere esperto in economia, in edilizia o in politica. Da lui ci si attende che sia esperto nella vita spirituale”.

 

Nella filigrana della vocazione al sacerdozio si coglie dunque il senso della missionarietà della Chiesa. Nel suo primo dialogo con il clero romano del maggio 2005, Benedetto XVI risponde ad un’obiezione sull’argomento mettendo in risalto una contraddizione. “Da molti – asserisce - ci viene indicata la tentazione di pensare così riguardo agli altri: ‘Ma perché non li lasciamo in pace? Hanno la loro autenticità, la loro verità. Noi abbiamo la nostra. Dunque, conviviamo pacificamente, lasciando ciascuno com'è, affinché cerchi nel miglior modo la sua autenticità’”:

 

“Ma se siamo convinti e abbiamo l'esperienza del fatto che senza Cristo la vita è incompleta, manca una realtà, la realtà fondamentale, dobbiamo anche essere convinti che non facciamo torto a nessuno se gli mostriamo Cristo e gli offriamo la possibilità di trovare così anche la sua vera autenticità, la gioia di aver trovato la vita”.

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Oggi, dunque, la Chiesa celebra la Memoria di San Giovanni Maria Vianney. Ma chi era il Curato d’Ars? Ce ne traccia un profilo Sergio Centofanti:

 

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Giovanni Maria Vianney nasce presso Lione, in Francia, nel 1786 da una famiglia di contadini. Vive nel periodo della Rivoluzione francese: è nel tempo della persecuzione che decide di seguire Cristo e farsi sacerdote. E’ pieno di buona volontà, ma la sua formazione culturale è scarsa e non riesce proprio a imparare il latino. Viene sospeso dal seminario: non può diventare prete. Un parroco lungimirante lo aiuta a studiare: finalmente a 29 anni viene ordinato sacerdote. Ma i superiori non credono molto nelle sue capacità … come lui stesso in fondo: sarà sempre tormentato da un sentimento di inadeguatezza a svolgere il ministero sacerdotale. Lo mandano ad Ars, un piccolo villaggio vicino Lione: ha appena 300 abitanti e poco inclini alla pratica religiosa.  Il nuovo Curato non corre a far proseliti: si inginocchia nella Chiesa davanti al Tabernacolo  e prega. Gli abitanti sanno che c’è, ma non lo vedono: spinta forse più dalla curiosità, una donna anziana si decide a fargli visita. E’ sempre in adorazione del Santissimo. Un’altra entra in Canonica: la dispensa è vuota. “Come fa a vivere?” domanda. “Vedete – rispose lui – vivo!”.

 

Due anni dopo accorrono da tutta la Francia  ad Ars, dove c’è un piccolo Curato che in modo semplice spende la vita per il Vangelo.  I mezzi sono molto poveri: ma al centro di tutto c’è la Parola di Dio, i Sacramenti e la sua grande compassione per le sofferenze e le miserie dell’umanità. Resta nel confessionale fino a 14 ore al giorno. In molti ad Ars ritrovano la luce della fede. Consumato dalla fatica il Curato d’Ars muore a 73 anni, il 4 agosto del 1859. Pio XI lo canonizza nel 1925 e quattro anni più tardi lo proclama Patrono dei parroci. Così scriveva San Giovanni Maria Vianney:

 

“Questo è il bel compito dell'uomo: pregare ed amare. Se voi pregate ed amate, ecco, questa è la felicità dell'uomo sulla terra. La preghiera nient'altro è che l'unione con Dio. Quando qualcuno ha il cuore puro e unito a Dio, è preso da una certa soavità e dolcezza che inebria, è purificato da una luce che si diffonde attorno a lui misteriosamente. In questa unione intima, Dio e l'anima sono come due pezzi di cera fusi insieme, che nessuno può più separare…E’ una felicità questa che non si può comprendere”.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Prima pagina - Titolo di apertura: "Cresce il tributo di vite pagato dalle popolazioni”: i razzi degli Hezbollah sull'Alta Galilea provocano otto morti e decine di feriti. A seguire, Medio Oriente: Stati Uniti e Gran Bretagna puntano su una risoluzione dell'ONU a breve. La Francia pretende garanzie prima dell'invio di una forza d'interposizione. Afghanistan: strage in un mercato vicino Kandahar.

 

Servizio vaticano - Pensieri eucaristici di Raissa e Jacques Maritain nel centenario della conversione. Convegno in memoria di Ettore Vernazza di cui è in corso il processo di beatificazione.

 

Servizio estero - Sri Lanka: migliaia di civili in fuga dalla zona dei combattimenti. Repubblica Democratica del Congo: le elezioni sollecitano un rafforzato sostegno della comunità internazionale. Nucleare: Mosca esorta Teheran ad attenersi alle richieste ONU.

 

Servizio culturale - Una raccolta di saggi sulla “visività della letteratura”. La morte del soprano Elizabeth Schwartzkopf.

 

Servizio italiano - I temi dell'economia e dell'immigrazione.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

4 agosto 2006

 

INFURIANO I COMBATTIMENTI NELLO SRI LANKA TRA GUERRIGLIERI TAMIL

 ED ESERCITO REGOLARE: MIGLIAIA DI CIVILI IN FUGA.

 LA TESTIMONIANZA DEL NUNZIO APOSTOLICO MONS. MARIO ZENARI

 

E’ ancora emergenza in Sri Lanka, dove dal 26 luglio scorso si susseguono i combattimenti tra ribelli Tamil ed esercito regolare, a maggioranza cingalese. Le ultime notizie riferiscono di migliaia di civili in fuga dalle zone delle violenze, soprattutto dalla cittadina a maggioranza musulmana di Muttur, nella parte nord orientale del Paese. Negli scontri ancora in corso, altre 5 persone sono rimaste uccise oggi, dopo che ieri le vittime erano state 21. La Croce Rossa Internazionale ha invocato un corridoio umanitario per i soccorsi. Ma qual è la situazione oggi nel Paese asiatico? Ce ne parla il nunzio apostolico in Sri Lanka, l’arcivescovo Mario Zenari, raggiunto telefonicamente a Colombo da Giada Aquilino:

 

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R. – Siamo in un’atmosfera piuttosto tesa. Sono scoppiate nuove violenze, originate dal controllo di una riserva d’acqua, che era stata chiusa; alcune popolazioni, che dipendevano da essa sono rimaste all’asciutto; ambedue le parti, sia il governo sia le Tigri Tamil, reclamano le loro ragioni. È difficile sapere chi ha ragione e chi ha torto. I combattimenti tra l’esercito regolare e i ribelli da una decina di giorni interessano in particolare la zona di Trincomalee. E’ una regione mista di popolazioni, ma la maggioranza è musulmana. Questa povera gente è intrappolata tra i due schieramenti, quindi si parla di morti, di persone che stanno fuggendo. Per questo le agenzie delle Nazioni Unite hanno chiesto dei corridoi umanitari per portare i soccorsi agli sfollati e ai feriti.

 

D. – Dalle notizie che avete dalla diocesi di Trincomalee, quali sono le condizioni di vita della popolazione civile?

 

R. – Sono in contatto costante con alcuni sacerdoti della zona. Ho saputo direttamente dai nostri operatori che sono sul terreno – quindi Caritas locali e ONG - che, purtroppo, non c’è ancora la possibilità di accedere a molte delle zone devastate dalle violenze e quindi di portare soccorsi alla popolazione.

 

D. – Sono stati lanciati degli appelli?

 

R. – La Comunità internazionale e soprattutto la Norvegia – che riveste un ruolo importante ormai da alcuni anni nella mediazione di questo conflitto – hanno lanciato degli appelli, hanno cercato di contattare tutte e due le parti e di spingerle al dialogo, tentando così di risolvere i problemi attraverso il dialogo.

 

D. – Qual è l’auspicio della Chiesa dello Sri Lanka?

 

R. – Viviamo in sintonia con il Santo Padre e con i suoi appelli, per le emergenze che riguardano anche altre popolazioni, oltre a quelle del Medio Oriente.

 

D. – Per lo Sri Lanka ci sono iniziative particolari, anche interreligiose?

 

R. – Ci sono sempre contatti tra i nostri vescovi, le altre nostre istituzioni e le due parti, quindi il governo e i Tamil. Certamente si tratta di contatti molto discreti, perché questo è il nostro modo di lavorare e perché - come più di una volta è stato rilevato da prominenti personalità politiche di questo Paese - la Chiesa cattolica, avendo fedeli di ambedue le principali etnie, sia cingalesi sia tamil, rappresenta un fattore di stabilità per dimostrare che il dialogo va continuato e che il ricorso alla forza non ha senso. Ci sono contatti anche a livello interreligioso, dei buoni contatti. Certo, è giunto il momento, soprattutto da parte della società civile, di fare di più per scongiurare il ritorno alla guerra e, al contempo, per incoraggiare e spingere le parti sulla via del dialogo.

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DIVERSE ASSOCIAZIONI IN ITALIA AL FIANCO DI QUANTI HANNO BENEFICIATO DELL’INDULTO PER OFFRIRE LORO AIUTO. DI FRONTE ALLE PERPLESSITÀ

DESTATE DA ALCUNI REATI COMMESSI DA DETENUTI APPENA SCARCERATI,

L’INVITO DEGLI OPERATORI SOCIALI A NON GUARDARE NEGATIVAMENTE LA REALTÀ

 

Sono tante le associazioni che in Italia si stanno attivando in questi giorni per offrire aiuto a quanti hanno lasciato le carceri in seguito all’entrata in vigore, quattro giorni fa, della legge sull’indulto. Diversi coloro che stanno seguendo programmi di reinserimento sociale. Ma perplessità hanno destato i reati commessi da alcuni detenuti appena scarcerati. Come guardare dunque a queste persone che stanno beneficiando dell’indulto? Luca Collodi ne ha parlato con Luca Massari, responsabile dell’area carcere della Caritas ambrosiana, e con don Oreste Benzi, fondatore dell’associazione “Papa Giovanni XXIII”. Luca Massari:

 

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R. – Molte di queste persone hanno, o almeno sperano, sono convinte di avere un luogo dove andare. In molti casi, questo indulto sta riunendo delle famiglie: ci sono dei padri che tornano a casa o dei figli che tornano a casa. Se le persone sono accompagnate e seguite, l’indulto può essere anche un’occasione perché le persone incomincino ad interrogarsi perché ci sia un’autocritica e quindi cambiare vita.

 

D. – Voi avete la riprova che il volontariato e le istituzioni stiano seguendo queste persone che stanno uscendo dal carcere?

 

R. – Ci sono casi in cui stiamo seguendo delle persone da lungo tempo. Avevamo cominciato con i percorsi di formazione, di inserimento lavorativo nel carcere e siamo arrivati alla fine della pena. Questi percorsi si accelerano ma sono già in una direzione positiva. Queste persone, effettivamente, hanno scelto di non compiere reati. Perché questa loro scelta sia maturata fino in fondo e sia vera, bisogna anche che abbiano delle opportunità di vita e stiamo cercando di offrirgliele. Certamente, ci sono altre persone che non hanno ancora maturato questa scelta fino in fondo; in questo momento è scattata la situazione un po’ più di emergenza: ci sono i centri di accoglienza che si stanno attivando, i nostri centri d’ascolto sono rimasti aperti in forma straordinaria e qui dobbiamo aspettare un po’ di tempo per fare una valutazione seria delle cose. Ci sono persone che vivevano nell’illecito perché erano in una situazione difficile personale o anche perché avevano compiuto scelte sbagliate, per loro responsabilità. Stiamo cercando di fare di tutto perché queste persone si vedano offrire delle alternative. La situazione più difficile che incontriamo è per gli stranieri: noi sappiamo che la grande parte di questi stranieri che stanno uscendo dal carcere sono persone che non sono regolari sul territorio e che ricevono il provvedimento d’espulsione.

 

D. – Don Oreste Benzi, qual è la sua riflessione?

 

R. – L’indulto è un dono grande e ci voleva; però è stato un po’ come aprire un pollaio, quindi lo sbandamento, dove vanno? Tant’è vero che specialmente gli extracomunitari non sanno dove andare. Ci voleva una progettazione per aiutare le persone che, quando uscivano, potessero trovare dei punti di riferimento. Ciò che sta facendo adesso, che tenta di fare, il ministero degli Interni, perché noi siamo stati convocati, assieme ad altre associazioni, per vedere come possiamo venirgli incontro …

 

D. – L’opinione pubblica ha accolto questo indulto con una certa perplessità …

 

R. – Ci sono già stati degli atti di persone che hanno cercato anche di andare ad uccidere. Però, non dobbiamo per questo fatto criticare l’atto che invece ci voleva. Il problema è questo, che condanniamo quelli che non conosciamo ed allora, invece di vederli come persone che hanno commesso un reato le vediamo come avanzi di galera …

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INIZIA OGGI, A PAMPLONA E JAVIER, L’INCONTRO NAZIONALE DEI GIOVANI SPAGNOLI

PER CELEBRARE IL QUINTO CENTENARIO

DELLA NASCITA DI SAN  FRANCESCO SAVERIO.

“ANDARE PER TUTTO IL MONDO E ANNUNCIARE IL VANGELO”: QUESTO IL MESSAGGIO  DELL’ARCIVESCOVO DI PAMPLONA, FERNANDO SEBASTIÁN, AI RAGAZZI DI SPAGNA

 

Al via oggi l’incontro nazionale spagnolo dei giovani nell’ambito del V centenario della nascita di San Francesco Saverio. L’evento, della durata di tre giorni, avrà per cornice Pamplona e Javier. Il tema scelto per l’incontro è: “Andate in tutto il mondo ed annunciate il Vangelo”. L’iniziativa si pone in ideale continuità con la GMG di Colonia 2005. Ma come è nata la decisione di organizzare questo incontro nazionale per i giovani di Spagna? Al microfono di Rafael Alvarez risponde mons. Fernando Sebastián Aguilar, arcivescovo di Pamplona:

 

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R. – Ha nacido un poco a ….

L’incontro è nato all’ombra delle esperienze annuali che abbiamo in Spagna con la famosa “Javieradas”, pellegrinaggi penitenziali di Quaresima dalla Navarra a Javier. Poi c’è stata la splendida esperienza delle Giornate Mondiali della Gioventù di Papa Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI. Nel calendario delle iniziative per commemorare il quinto centenario della nascita di San Francesco Saverio, c’è sembrata una buona idea organizzare una Giornata di giovani cristiani provenienti da tutta la Spagna.

 

D. – Quali saranno le tematiche affrontate in questi giorni con i giovani cristiani e quali invece gli obiettivi che vi proponete?

 

R. – Ir por todo el mundo….”

 “Andare per tutto il mondo e annunciare il Vangelo”, è lo slogan dell’incontro. Quello che noi vogliamo fare è, dunque, ispirarci all’esempio di San Francesco Saverio che realmente rappresenta un’attrazione per i giovani, per molti aspetti della sua vita: il suo carattere, così giovanile e impetuoso; la sua vita avventurosa; e soprattutto la forza della sua conversione nella radicalità del suo affidamento a Gesù Cristo. Poi c’è il valore della sua vocazione e della sua missione fino agli estremi confini del mondo conosciuto. Noi siamo consapevoli del fatto che sia una figura di forte attrazione per tutta la Spagna. Facendo tesoro di quest’attrazione, vogliamo mettere in luce questi aspetti: la scoperta di Gesù Cristo come Salvatore e come Rivelatore della vita. Gesù come Salvatore è proprio l’idea che più vogliamo sottolineare. E Gesù che ci guida nella verità, nell’amore, nella forza della vita personale e comunitaria. Quindi, c’è la necessità di trasferire l’idea di missione al nostro mondo, alla nostra vita, specie al mondo dei giovani. Aiutare i ragazzi a credere in se stessi, e poi la valorizzazione del tesoro del Vangelo che porta con sé la vocazione del missionario. Il missionario è disposto a superare le difficoltà e rompere le barriere perché cosciente del valore del Vangelo, e di quanto sia necessario il Vangelo per tutti i fratelli che non conoscono Gesù. Francesco Saverio era solito affermare: “Io porto alla Cina un tesoro che vale più di tutti i tesori dell’imperatore”. Vogliamo quindi trasmettere questo entusiasmo e questa valorizzazione del Vangelo ai nostri giovani affinché essi lo vivano e lo annuncino al mondo intero.

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CHIESA E SOCIETA’

4 agosto 2006

 

 

“L’UMORISMO DI DIO NELLA STORIA DELLA SALVEZZA”:

È IL TEMA DELLA PRIMA DELLE DUE SETTIMANE TEOLOGICHE DELLA FUCI, LA FEDERAZIONE DEGLI UNIVERSITARI CATTOLICI ITALIANI,

IN CORSO A CAMALDOLI, IN TOSCANA.

L’INIZIATIVA È GIUNTA ALLA SUA 50.MA EDIZIONE

- A cura di Roberta Moretti -

 

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CAMALDOLI. = “L’umorismo di Dio nella storia della salvezza”: è l’originale tema che ha accompagnato oltre 100 universitari italiani, riuniti fino a oggi nel monastero benedettino di Camaldoli, sull’Appennino tosco-emiliano, per la prima delle due Settimane Teologiche della FUCI, la Federazione degli universitari cattolici italiani. Un’iniziativa giunta alla sua 50.ma edizione, con un obiettivo ambizioso: “Diventare aduti nella fede”. “Se non sorridiamo leggendo la Bibbia, vuol dire che non abbiamo una conoscenza fine di Dio”: ad affermarlo, nel suo intervento, è stato don Giovanni Cesare Pagazzi, teologo e assistente ecclesiastico della FUCI di Lodi. Secondo il sacerdote, l’umorismo può costituire una particolare esperienza della Parola, che schiude nuove prospettive alla lettura dei testi biblici. “Quando Dio plasma l’universo dal nulla, fa partorire una donna sterile o fa trionfare la croce – ha spiegato – rivela il suo umorismo, perché ribalta il limite tra possibile e impossibile”. “E il Dio in cui crediamo – ha precisato – è un Dio dell’impossibile”. Ecco perché l’ironia, secondo don Pagazzi, può diventare addirittura una sorta di termometro della fede. Al contrario del sarcasmo, “che – ha concluso il teologo – presume una conoscenza del tutto” ed “era proprio dei pagani”. Una visione pirandelliana dell’umorismo di Dio, è stata proposta, poi, dalla biblista, Rosanna Virgili, che lo ha descritto come un atto di intelligenza acuta che suscita stupore nella mente dell’uomo, mostrando qualcosa di più profondo, riconosciuto come vero. “Se per umorismo si intende una cosa che nasconde il suo opposto – ha affermato la biblista – si arriva alla conclusione che l’intera pedagogia di Dio è umoristica”. Da segnalare, infine, l’intervento dei due presidenti nazionali della FUCI, Federica Di Lascio e Tiziano Torresi, che hanno fatto notare come spesso l’esperienza di fede venga “vista come circondata da un alone di tristezza”, mentre è vero il contrario: “Il cristiano – hanno sottolineato – non può fare a meno di sorridere!”. Prenderà il via, da domani fino all’11 agosto sempre a Camaldoli, la seconda delle due Settimane teologiche della FUCI. Tema dell’incontro, in vista del Convegno ecclesiale nazionale di ottobre a Verona, la Teologia del laicato.

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IN UN DOCUMENTO DEL CONSIGLIO COREANO DEI LEADER RELIGIOSI

L’INVITO AL DIALOGO PACIFICO FRA SEOUL E PYONGYANG. RIPRESO L’INVIO DI AIUTI DAL SUD ALLA POPOLAZIONE NORDCOREANA COLPITA DALLE ALLUVIONI

 

SEOUL. = I leader religiosi coreani chiedono a tutti i fedeli di lavorare affinché possa riprendere il dialogo fra le due Coree, bruscamente interrotto dopo i test missilistici compiuti da Pyongyang lo scorso 4 luglio. L’appello, riferisce l’agenzia Asianews, è stato lanciato in un documento del Consiglio coreano dei leader religiosi, composto dai rappresentanti delle sette religioni maggiori della penisola, dal titolo “Per la pace della penisola e la riunificazione della nazione”. “I problemi della penisola coreana – si legge nel testo – possono essere risolti con un metodo che sia vincente per entrambi i governi: il dialogo pacifico. Questo si deve basare però anche sulla profonda comprensione della situazione internazionale attuale”. I leader scrivono che non bisogna interrompere tutte quelle operazioni che aiutano la nazione, come l’invio di aiuti umanitari alle vittime delle recenti alluvioni e la riunificazione delle famiglie separate dal confine e che la situazione politica, davanti a tutto ciò, deve passare in secondo piano. L’appello sembra essere stato accolto, quanto meno da Seoul, che ha inviato ieri la prima nave di aiuti umanitari alla popolazione della Corea del Nord, colpita a luglio da alluvioni ed inondazioni. Gli aiuti sono i primi che Seoul spedisce al Nord, dopo la sospensione decisa a seguito dei missili lanciati contro il Giappone e caduti in mare dopo pochi secondi di volo. Nella nave vi sono stati caricati 100 tonnellate di farina, 37 mila confezioni di spaghetti liofilizzati e 15 mila coperte. (T.C.)

 

 

INDIA: DAL 10 OTTOBRE IN VIGORE LA LEGGE CHE PROIBISCE AI MINORI DI 14 ANNI

DI LAVORARE IN SALE DA THE, RISTORANTI, ALBERGHI E CENTRI RICREATIVI

 

DELHI. = I minori di 14 anni, in India, non potranno più lavorare come domestici o garzoni di stalla. Lo ha deciso recentemente il governo indiano. Il divieto, riferisce l’agenzia Asianews, entrerà in vigore il prossimo 10 ottobre. Ai minori sarà proibito il lavoro in sale da the, ristoranti, alberghi, centri ricreativi.“La decisione è stata presa considerando i rischi propri di ogni attività”, ha detto un funzionario del ministero del Lavoro. “Si vogliono evitare – ha spiegato ancora – traumi psichici e abusi sessuali ai bambini”. La mancata osservanza della legge comporterà sanzioni che vanno da una multa alla detenzione da 3 mesi a 2 anni. In India è in vigore una normativa che proibisce l’impiego di bambini in attività pericolose o faticose già dal 1986, ma le violazioni sono ampiamente diffuse. Migliaia di minori ancora lavorano per realizzare fuochi d’artificio, tessere tappeti, cucire palloni da football e svolgono mansioni in fabbriche chimiche o di sostanze tossiche. Spesso sono gli stessi genitori a costringere i loro figli, anche di 5 o 6 anni, al lavoro nei ristoranti per molte ore al giorno, in condizioni insalubri, e per paghe minime, anche solo per far loro avere da mangiare. Per questa ragione molti enti di tutela dei minori sono scettici sull’effettiva capacità del governo di far rispettare la nuova legge, quando non ha saputo far osservare i divieti già esistenti. Per tale motivo vi è chi propone la pianificazione di appositi progetti per aiutare i minori costretti a lavorare per sopravvivere. (A.Gr.)

 

 

RESTITUITI ALLA NIGERIA 700 MILIONI DI DOLLARI SOTTRATTI ALLE CASSE

DELLO STATO DAL DEFUNTO DITTATORE ABACHA E DEPOSITATI IN SVIZZERA

 

ABUJA. = Sono stati interamente restituiti alla Nigeria i 700 milioni di dollari che dal 1999 si trovavano in alcune banche svizzere e che costituiscono una parte del tesoro sottratto alle casse dello Stato nigeriano dal defunto dittatore, Sani Abacha. Lo ha fatto sapere l’ambasciatore svizzero in Nigeria, Pierre Helg, che nel corso di una cerimonia ufficiale ha sottolineato come le “altalenanti” relazioni tra Svizzera e Nigeria, legate proprio alla questioni dei fondi, siano ormai “al miglior livello possibile”. Come riporta l’agenzia MISNA, i due Paesi sono stati protagonisti di un acceso braccio di ferro per il destino di questi fondi sin da quando, tre anni fa, il governo nigeriano ha cominciato a pretenderne la restituzione. In passato, Abuja aveva anche minacciato di ricorrere alle vie legali per sbloccare i soldi, ma poi, con la mediazione lo scorso anno della Banca Mondiale, Nigeria e Svizzera hanno sottoscritto un accordo per le restituzione. Si stima che, dal 1993 al 1998, Abacha abbia sottratto complessivamente alle casse dello Stato oltre 2,2 miliardi di dollari per poi depositarli in vari istituti bancari quasi tutti in Europa. Il saccheggio delle risorse pubbliche attuato dal defunto capo di Stato è considerato uno dei più gravi mai realizzati da un uomo di governo in tempi moderni. (R.M)

 

 

RITROVATA, IN UN BIDONE DELLA SPAZZATURA A SAN PIETROBURGO, UNA DELLE OLTRE 200 OPERE SCOMPARSE MISTERIOSAMENTE DAL MUSEO RUSSO DELL’ERMITAGE

 

MOSCA. = E’ stata ritrovata in un bidone della spazzatura a San Pietroburgo, grazie a una telefonata anonima, una delle opere sparite dal celebre museo russo dell’Ermitage. L’icona, una raffigurazione di tutti i Santi delle dimensioni di 40 cm per 32, era considerata uno dei pezzi più preziosi fra i 221 sottratti al prestigioso museo, la cui scomparsa era stata denunciata nei giorni scorsi. Chi l’aveva tenuta fino a quel momento, deve essersi spaventato per il grande rilievo dato al caso dai media internazionali. Per decenni, l’Ermitage non ha proceduto a un rigoroso inventario dei suoi immensi tesori e i pezzi volatilizzati – per lo più gioielli e oggetti smaltati di produzione russa del valore complessivo di oltre cinque milioni di dollari – potrebbero essere stati sottratti ancora in piena epoca sovietica, benché appaia più probabile che il furto sia avvenuto dopo il crollo dell’URSS, nel 1991, su commissione. Inoltre, sembra che la curatrice responsabile della maggior parte dei pezzi scomparsi sia morta all’improvviso sul lavoro per un infarto, subito dopo l’inizio dell’inventario. La direzione dell’Ermitage ha dichiarato di “non avere dubbi” sul fatto che in questo “affare dai risvolti strani”, su cui è stata aperta un’inchiesta penale, siano coinvolti dipendenti del museo. (R.M.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

4 agosto 2006

 

- A cura di Eugenio Bonanata -

        

Infuriano bombardamenti e battaglie in Libano, in questo 24.mo giorno di guerra. In nottata, l’aviazione israeliana è tornata a colpire Beirut: centrati una strada, un ponte e una centrale elettrica che produceva energia per l’intera valle della Bekaa. Il nostro servizio:

 

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Un attacco massiccio, quello di questa notte, avvenuto nonostante l’intervento televisivo del capo di Hezbollah, lo sceicco Nasrallah, che proprio ieri sera aveva minacciato di colpire Tel Aviv se fosse stata attaccata nuovamente la capitale libanese. Ed ora si teme il peggio. Il municipio di Tel Aviv ha avviato preparativi logistici in vista di possibili attacchi di razzi sparati dai miliziani sciiti. Razzi che oggi sono caduti in sulla Galilea, uccidendo una persona nel villaggio di nel villaggio di Maghar. Il premier israeliano Olmert, in un’intervista al quotidiano tedesco Suddeutsche Zeitung ha affermato di essere convinto di poter sconfiggere Hezbollah nel giro di un paio di giorni, mentre alla comunità internazionale è giunta una richiesta concreta: “Vogliamo – ha detto – 15 mila uomini al confine tra Israele e Libano, ma che sia un esercito multinazionale formato da soldati non in pensione”. Pronti, dunque, a garantire la sicurezza allo Stato ebraico. La cronaca delle ultime ore è, invece, concentrata sulle battaglie di terra. I guerriglieri Hezbollah hanno affermato di aver ucciso sette soldati israeliani negli scontri nella parte meridionale del Libano. Nella stessa zona hanno perso la vita cinque miliziani Hezbollah. Almeno 25 civili sono inoltre rimasti uccisi o feriti in un raid israeliano avvenuto nella valle orientale della Bekaa. Intanto, è tornato a parlare il premier libanese, Sinora. “Le chiavi per far cessare subito questo massacro le ha solo Israele – ha riferito in un’intervista al quotidiano italiano La Repubblica - il governo è stato chiaro: abbiamo le nostre responsabilità, ma ora siamo vittime di una brutale aggressione”. Infine, mentre l’UE ha condannato i massicci bombardamenti israeliani, all’ONU si discute ancora circa una forza di pace da inviare nell’area.

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Intanto, resta caldo anche l’altro fronte su cui è impegnato l’esercito israeliano, cioè la Striscia di Gaza, dove nella notte sono proseguiti diversi raid israeliani in cui sono morti sei miliziani palestinesi. Secondo fonti ospedaliere, in un’incursione israeliana a Rafah altri due palestinesi sono stati uccisi e un terzo è stato ferito da una granata sparata da un carro armato israeliano. Il rapimento di un soldato dello Stato ebraico, avvenuto il 25 giugno in questa zona, è all'origine dell’offensiva di Israele.

 

In Iraq la violenza non accenna a diminuire. Dieci persone, tra le quali tre poliziotti, sono rimaste uccise un attentato con autobomba avvenuto oggi ad al-Hadhar, nel nord del Paese. Lo ha riferito una fonte della polizia, precisando che l’attentato è avvenuto nei pressi di campo di calcio dove era in corso una partita. In mattinata, la guerriglia aveva scatenato una violenta offensiva su Mosul, la terza città del Paese, a nord di Baghdad. Negli scontri almeno nove agenti sono morti. Intanto per la prima volta, ieri, i vertici del Pentagono hanno fatto riferimenti espliciti al rischio di una guerra civile nel Paese. Il numero uno del Comando centrale delle forze USA in Iraq ha riconosciuto che la situazione attuale di Baghdad è la peggiore dalla caduta del regime di Saddam Hussein, mentre il presidente Bush ritiene che nel Paese sia in corso un’escalation di “violenza settaria”. Ieri, infine, altri due marines americani sono rimasti uccisi in incidenti avvenuti nella provincia occidentale di Anbar.

 

Ed è sempre alta la tensione anche nel sud dell’Afghanistan, dove la guerriglia ha colpito ancora nella provincia di Kandahar, considerata la roccaforte della milizia talebana. Questa mattina un kamikaze, alla guida di un'autobomba, ha fatto esplodere il suo mezzo contro un convoglio della NATO. Non è chiaro in questo momento se vi siano vittime fra i soldati. Infine, le forze della coalizione hanno comunicato l’uccisione di 25 ribelli, avvenuta sempre nel sud del Paese.

 

In Italia, saranno dimezzati da 10 a cinque anni i tempi necessari per concedere la cittadinanza agli stranieri. Il disegno di legge, promosso dal ministro dell’Interno, Giuliano Amato, è stato approvato dal Consiglio dei ministri, riunitosi stamani prima della pausa estiva. La domanda di cittadinanza verrà accolta se lo straniero dimostrerà una reale integrazione. Previsto un raddoppio, se non una triplicazione delle domande. Intanto, prosegue senza sosta l’arrivo di immigrati lungo le coste Italiane. Un barcone con a bordo 210 persone, tra cui 12 donne, è approdato al porto di Lampedusa, senza essere stato avvistato prima. Gli stranieri sono stati bloccati dalla Guardia di finanza, che questa mattina ha anche arrestato i 5 presunti scafisti di un barcone arrivato ieri nell’isola con 203 persone a bordo.

 

Sempre questa mattina, il Consiglio dei ministri italiano ha approvato il ddl sulle intercettazioni. Intanto, con l’approvazione, ieri, da parte della Camera del provvedimento che contiene la manovra correttiva e il pacchetto di liberalizzazioni, anche l’attività parlamentare si ferma per la pausa estiva. Alla ripresa, sarà la legge finanziaria la prima sfida da affrontare per il governo Prodi, che ha percorso in salita i primi due mesi e mezzo di legislatura. Il servizio è di Giampiero Guadagni:

 

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Ottanta giorni vissuti spesso col fiato in gola. Dal giorno dell’elezione al cardiopalma del presidente del Senato, il governo Prodi ha già dovuto affrontare una lunga serie di insidie, anche attraverso il ricorso a ben sette voti di fiducia. Il motivo principale sta in quella risicatissima maggioranza ottenuta nelle politiche di aprile dall’Unione a Palazzo Madama, ma anche nelle posizioni assai diverse che convivono nel centrosinistra su questioni essenziali: la politica estera, anzitutto, come ha dimostrato il voto sul rifinanziamento della missione in Afghanistan. Ma va anche ricordato l’acceso contrasto tra i ministri Mastella e Di Pietro sul provvedimento di indulto. E così, per l’Unione la pausa estiva è l’occasione per riflettere su come rafforzare l’azione di governo. Prodi guarda soprattutto all’attuazione del programma elettorale, del quale il pacchetto di liberalizzazioni appena approvato è un esempio forte. Il leader della Margherita e vicepremier Rutelli ritiene però necessario accelerare la costruzione del Partito democratico. Una tesi questa respinta dalla sinistra radicale, che vede come fumo agli occhi anche l’ipotesi di un allargamento della maggioranza ad alcuni settori moderati della Casa delle libertà. D’altra parte, nessuno nel centrodestra, almeno per il momento, sembra disposto ad andare in soccorso di un governo la cui durata è ritenuta un’incognita. Si apre semmai al dialogo sulla prossima legge finanziaria. Ma anche all’interno della CDL le acque non sono affatto tranquille. L’UDC vuole smarcarsi dalla leadership di Berlusconi. E l’ex presidente della Camera, Casini, parla apertamente di una fase nuova del modo di fare opposizione. Di fronte a questa situazione incerta, i cattolici presenti in entrambi gli schieramenti fanno sentire la loro voce sui temi concreti. Come ad esempio sulla legge 40 che regola la fecondazione assistita. Dopo il referendum, che aveva chiaramente respinto il tentativo di abrogarla, nei giorni scorsi sembrava che il governo si fosse orientato a creare una commissione, affidata a Maura Cossutta dei Comunisti italiani, per rivedere le linee guida della legge. Ma dopo le proteste e le interpellanze dei cattolici di maggioranza e opposizione, ieri la marcia indietro del ministro della Salute, Livia Turco.

 

Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni. 

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Ci spostiamo a Cuba, dove il segreto di Stato invocato dalle autorità dell'Avana continua a far aleggiare il mistero sulle reali condizioni di Fidel Castro, operato nei giorni scorsi in seguito ad un’emorragia intestinale, la sorella del leader cubano, in esilio a Miami dal 1963, ha assicurato che Fidel sta ancora "molto male", ma tornerà presto alla guida di Cuba. Intanto, il presidente americano Bush, offrendo il suo appoggio, ha esortato i cittadini cubani ad attivarsi per un cambiamento democratico nel loro Paese. Ce ne parla dall’Avana, Paolo Mastrolilli:

 

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Nelle strade di La Habana la vita scorre normalmente, anche se su Cuba pesa l’incognita del futuro dopo la malattia che ha colpito Fidel Castro. I turisti continuano ad affollare il centro della capitale e le spiagge, mentre il governo cerca di dare un’impressione di continuità, sottolineando che il passaggio di poteri a Raul Castro è solo temporaneo. La presenza della Polizia per le strade è diventata più visibile e il Comitato per la difesa della rivoluzione hanno incrementato i pattugliamenti, secondo l’emittente locale Radio Reloj. Le celebrazioni per la Festa del “Carnaval de La Habana, in programma per il fine settimana, sono state sospese. Juanita Castro, la sorella di Fidel che vive a Miami, ha detto che suo fratello sta meglio ed, infatti, è stato trasferito dalla terapia intensiva ad un reparto di degenza. Secondo il giornale Miami Herald, fonti della sezione di interessi americani a Cuba sostengono che la malattia del lider è in fase terminale. Il presidente Bush ha pubblicato ieri un comunicato con quale appoggia i cubani che vogliono la transizione verso la democrazia. Dal governo non sono venute nuove notizie. Il giornale Gramma ha ripubblicato una vecchia dichiarazione di Raul, in cui dice che il comandante in capo della rivoluzione è il Partito comunista e quindi la continuità è garantita da lui e dalla commissione composta di sei persone a cui Castro ha delegato i poteri. Diversa l’opinione dei dissidenti. Parlando con la Radio Vaticana, Osvaldo Paya, presidente del Movimiento Cristiano de Liberación, ha detto che il “fideismo senza Fidel è impossibile e che la marcia verso la democrazia è inarrestabile”.

 

Da La Habana, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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In Somalia, altri quattro ministri si sono dimessi ieri dal governo di transizione, presieduto dal primo ministro Ali Mohamed Gedi, accusato di non voler trovare un accordo con le Corti islamiche che, negli ultimi tempi, hanno assunto il controllo di una parte del Paese. In questo modo, salgono a 38, su un totale di 102, i ministri che hanno abbandonato Gedi, il quale ha rifiutato di rassegnare le sue dimissioni. In questo scenario, gli Stati Uniti hanno fatto sapere che continueranno ad appoggiare il governo di transizione somalo. Ma per un quadro sulla situazione nel Paese ascoltiamo, al microfono di Chris Altieri, la testimonianza di mons. Giorgio Bertin, amministratore apostolico di Mogadiscio:

 

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R. – In queste ultime settimane, penso ci sia senz’altro una certa presenza etiopica. In questo caso, loro la giustificano per sostenere il governo di transizione, che non è in esilio ma si trova a Baidoa, nella parte sud-ovest del Paese. Un governo nato due anni fa, soprattutto con gli sforzi della comunità internazionale, che però è un governo che non governa nulla, un governo estremamente debole ed estremamente frazionato. I cosiddetti tribunali islamici controllano senz’altro Mogadiscio e la parte centrale della Somalia. La situazione rimane piuttosto tesa perché ci sono, appunto, dichiarazioni di guerra santa da parte degli islamici nei confronti dell’Etiopia, che senz’altro è intervenuta per sostenere questo governo molto fragile.

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La Commissione Europea ha stanziato stamani nove milioni di euro per aiuti umanitari a Eritrea ed Etiopia. I fondi verranno impiegati per soddisfare bisogni immediati in termini di cibo, acqua e assistenza medica e per soccorrere i numerosi sfollati all’interno dei due Paesi.

 

Rapiti nel sud della Nigeria un tedesco e tre filippini, impiegati in una compagnia petrolifera nella regione del Delta del Niger. I sequestri sono avvenuti in due azioni separate, presumibilmente ad opera di ribelli separatisti. Solo ieri un altro tedesco è stato rapito a Port Harcourt.

 

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