RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 333 - Testo della trasmissione di martedì 29 novembre 2005

 

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Approvata dal Papa e pubblicata oggi l’Istruzione sul discernimento vocazionale riguardo alle persone con tendenze omosessuali: ce ne parla il cardinale Zenon Grocholewski

 

Il prossimo 8 dicembre, Solennità dell’Immacolata e 40.mo dalla fine del Vaticano II, sarà possibile ottenere l’indulgenza plenaria

 

Il cardinale Crescenzio Sepe, in visita in Vietnam, ha ordinato 57 nuovi sacerdoti nella Cattedrale di Hanoi

 

Messaggio del cardinale Javier Lozano Barragan  per la Giornata mondiale contro l’Aids

 

A Mosca, l’incontro tra il cardinale Renato Martino e il metropolita ortodosso Kirill. Rinviato, per motivi di salute, il colloquio con il Patriarca Alessio II: ai nostri microfoni Fulvio Scaglione

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Situazione drammatica nei campi profughi del Nord Uganda: intervista con Giulio Albanese

 

Da questa sera la nostra emittente trasmetterà in diretta dalla Palazzina Leone XIII in Vaticano i concerti dei giovani studenti dei conservatori italiani

 

CHIESA E SOCIETA’:

La vita umana viene prima di tutto. Così la CEI nel messaggio per la Giornata della vita

 

Una nota della Conferenza episcopale italiana sconsiglia i matrimoni tra cattolici e musulmani

 

Nell’odierna Giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese, Kofi Annan chiede a israeliani e palestinesi il rispetto della Road Map

 

L’UE deve astenersi da decisioni su programmi di ricerca che includano la distruzione di embrioni umani. E’ quanto dichiarano Austria, Germania, Italia, Malta, Polonia e Slovacchia

 

In corso a Montreal la Conferenza sui cambiamenti climatici

 

In Ghana i vescovi denunciano la corruzione, freno per lo sviluppo del Paese

 

Rinnovata alla Compagnia di Gesù, per altri 60 anni, la concessione del Santuario di Loyola

 

24 ORE NEL MONDO:

Scontro a fuoco a Betlemme tra israeliani e palestinesi

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

29 novembre 2005

 

 

 

APPROVATA DAL PAPA E PUBBLICATA OGGI L’ISTRUZIONE SUL DISCERNIMENTO

 VOCAZIONALE RIGUARDO ALLE PERSONE CON TENDENZE OMOSESSUALI

- Intervista con il cardinale Zenon Grocholewski -

 

E’ stata pubblicata oggi l’Istruzione della Congregazione per l’Educazione cattolica “circa i criteri di discernimento vocazionale riguardo alle persone con tendenze omosessuali in vista della loro ammissione al seminario e agli ordini sacri”. Il Papa ha approvato il documento il 31 agosto scorso  e ne ha ordinato la pubblicazione. Ce ne parla Sergio Centofanti.

 

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La Chiesa ritiene necessario non ammettere “al Seminario e agli Ordini sacri coloro che praticano l’omosessualità, presentano tendenze omosessuali profondamente radicate o sostengono la cosiddetta cultura gay”. Così afferma il documento approvato dal Papa. “Il sacerdote - sottolinea il documento – rappresenta sacramentalmente Cristo, Capo, Pastore e Sposo della Chiesa. A causa di questa configurazione a Cristo, tutta la vita del ministro sacro deve essere animata dal dono di tutta la sua persona alla Chiesa e da un’autentica carità pastorale. Il candidato al ministero ordinato pertanto deve raggiungere la maturità affettiva” che lo porterà a sviluppare “un vero senso della paternità spirituale nei confronti della comunità ecclesiale che gli sarà affidata”. Ora – afferma il documento – la Chiesa, “pur rispettando profondamente” queste persone, ritiene che si trovino in una situazione che “ostacola gravemente un corretto relazionarsi con uomini e donne. Non sono da trascurare le conseguenze negative che possono derivare dall’Ordinazione di persone con tendenze omosessuali profondamente radicate. Qualora, invece, si trattasse di tendenze omosessuali che fossero solo l'espressione di un problema transitorio, come, ad esempio, quello di un'adolescenza non ancora compiuta, esse devono comun­que essere chiaramente superate almeno tre anni prima dell'Ordina­zione diaconale”.

 

“Il solo desiderio di diventare sa­cerdote – leggiamo ancora nell’Istruzione - non è sufficiente e non esiste un diritto a ricevere la sacra Ordinazione. Compete alla, Chiesa … ­discernere l'idoneità di colui che desidera entrare nel Seminario … e chiamarlo agli Ordini sacri, se sia giudicato in possesso delle qualità richieste”.

 

“Rimane inteso – aggiunge il documento – che il candidato stesso è il primo responsabile della propria formazione”. Sarebbe perciò “gravemente disonesto che un candidato oc­cultasse la propria omosessualità per accedere, nonostante tutto, all'Or­dinazione. Un atteggiamento così inautentico non corrisponde allo spi­rito di verità, di lealtà e di disponibilità che deve caratterizzare la personalità di colui che ritiene di essere chiamato a servire Cristo e la sua Chiesa nel ministero sacerdotale”.

 

“Nel discernimento dell'idoneità all'Ordinazione, spetta al direttore spirituale un compito importante. Pur essendo vincolato dal segreto, egli rappresenta la Chiesa nel foro interno “e” ha l'obbligo di valutare tutte le qualità della personalità ed accertarsi che il candidato non presenti disturbi sessuali incompatibili col sacerdozio”.

 

L’Istruzione ribadisce quindi la distinzione “fra gli atti omosessuali e le tendenze omosessuali”. Gli atti omosessuali sono “peccati gravi … intrinsecamente immorali e contrari alla legge naturale e di conseguenza non possono essere approvati in nessun caso”. “Le tendenze omosessuali profondamente radicate che si riscontrano in un certo numero di uomini e donne” invece non sono peccati ma tuttavia sono inclinazioni “oggettivamente disordinate e sovente costituiscono, anche per loro, una prova. Tali persone devono essere accolte con rispetto e delicatezza; a loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Esse sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita e a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare”.

 

L’Istruzione si conclude con un’esortazione ai vescovi e ai responsabili interessati perché  compiano “un attento discernimento” per “garantire sempre alla Chiesa dei sacerdoti idonei, veri pastori secondo il cuore di Cristo”.

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Ma da quali necessità è scaturito questo documento? Giovanni Peduto lo ha chiesto al cardinale Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica, il dicastero  che ne ha curato la pubblicazione:

 

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R. – I giornali hanno parlato di questo documento come se fosse qualcosa di straordinario. Ma questo documento non rappresenta niente di straordinario, perché su questo problema dell’omosessualità la Congregazione per la Dottrina della Fede si è già pronunciata molte volte. E questo perché in tale settore, nel mondo di oggi c’è un certo disorientamento. Molti difendono la posizione secondo cui la condizione omosessuale sarebbe una condizione normale della persona umana, come se fosse quasi un terzo genere; invece, questo contraddice assolutamente l’antropologia umana; contraddice, secondo il pensiero della Chiesa, la legge naturale, e ciò che Dio stesso ha impresso nella natura umana: la bisessualità. Quindi, la nostra Congregazione è partita da quello che insegna il Magistero della Chiesa!

 

D. – Eminenza, quali reazioni vi aspettate alla pubblicazione di questo Documento?

 

R. – Sì, forse le reazioni ci saranno, ma non penso diverse da quelle che ci sono verso tutti i documenti della Santa Sede riguardo all’omosessualità. Perché il problema, fondamentalmente, è antropologico, profondamente radicato nella Dottrina della Chiesa. Contrariamente a quanto qualche volta si afferma, questo non implica alcuna discriminazione verso le persone omosessuali, anzi, come ho detto, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha pubblicato un bel documento circa la pastorale verso queste persone. Ogni discriminazione deve essere assolutamente condannata. Però, la Chiesa ha il diritto, il sacrosanto diritto, di determinare quali siano i requisiti per diventare sacerdote, perché uno viene chiamato da Dio, però viene chiamato tramite la Chiesa e per questo la Chiesa è competente, anzi, obbligata a stabilire i requisiti necessari. Questo è un sacrosanto diritto della Chiesa! Non è una discriminazione se non si ammette, per esempio, ad una scuola di astronauti una persona che soffra di vertigini. Non è una discriminazione delle persone, ma semplicemente la determinazione dei requisiti che riteniamo opportuni.

 

D. – E per quanto riguarda i sacerdoti con tendenze omosessuali?

 

R. – Evidentemente, queste ordinazioni sono valide, perché noi non affermiamo la loro invalidità. Il nostro Documento riguarda l’opportunità: riteniamo per motivi pratici, di esperienza e fondati sulla Dottrina della Chiesa che non sia opportuno chiamare queste persone al sacerdozio per difficoltà che possano nascere, e l’esperienza ci ha insegnato che nascono! Però, una persona che scopra la propria omosessualità dopo l’ordinazione sacerdotale, deve ovviamente realizzare il proprio sacerdozio, deve cercare di vivere in castità. Forse avrà bisogno di maggiore aiuto spirituale di altri.

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IL PROSSIMO 8 DICEMBRE, SOLENNITA’ DELL’IMMACOLATA E 40.MO DALLA FINE

DEL VATICANO II, SARA’ POSSIBILE OTTENERE L’INDULGENZA PLENARIA. LA DECISIONE DI BENEDETTO XVI RESA NOTA IN UN

DECRETO DELLA PENITENZIERIA APOSTOLICA

 

L’8 dicembre 1965, Paolo VI chiudeva solennemente la stagione del Concilio Vaticano II. Quarant’anni dopo, Benedetto XVI ha deciso di dare grande risalto a questo anniversario, che cade nella Festa dell’Immacolata, concedendo ai fedeli il dono dell’Indulgenza plenaria. La decisione del Papa è contenuta nel Decreto della Penitenzieria Apostolica reso noto oggi e firmato dal suo massimo responsabile, il cardinale James Francis Stafford. Sentiamo Alessandro De Carolis:

 

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L’Indulgenza plenaria come mezzo per essere “più rafforzati nella fede”, uniti con “maggiore dedizione a Cristo”, capaci di amore ai fratelli “con più fervente carità”. Sono gli auspici di Benedetto XVI che accompagnano la concessione dell’Indulgenza plenaria per la prossima Festa dell’Immacolata. E la conclusione del Vaticano II è una ricorrenza che dona un maggiore significato alla Solennità dell’8 dicembre, giorno in cui il Papa si recherà in Piazza di Spagna per il tradizionale omaggio alla statua della Vergine.  A dichiarare concluso il Concilio, 40 anni fa – si legge nel Decreto della Penitenzieria Apostolica – fu un Pontefice che aveva dedicato “grandi lodi” alla Madonna: fu infatti Papa Montini a proclamare la Vergine Maria “Madre della Chiesa” e quindi, in quanto Madre di Cristo”, “Madre spirituale di tutti noi”.

 

Proprio per far progredire “l’amore e la fiducia dei fedeli” verso la Madonna, per renderli conformi agli insegnamenti del Vaticano II e in comunione con la gerarchia ecclesiale, Benedetto XVI - prosegue il Decreto – ha concesso loro il dono dell'Indulgenza plenaria, ottenibile alle solite condizioni (Confessione sacramentale, Comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni dello stesso Sommo Pontefice), purché – aggiunge il documento pontificio – gli stessi fedeli partecipino “con l'animo totalmente distaccato dall'affetto verso qualunque peccato”, ad un sacro rito in onore dell’Immacolata, o almeno offrano “un'aperta testimonianza di devozione mariana davanti ad una immagine della Madonna Immacolata esposta alla pubblica venerazione”, aggiungendo la recita del Padre Nostro e del Credo e una qualche invocazione all'Immacolata.

 

Per coloro che non potessero assolvere a queste condizioni per via di qualche infermità, sarà ugualmente possibile - precisa ancora il Decreto – ottenere l’Indulgenza plenaria “in casa propria” o altrove, “purché, con l'animo distaccato da ogni peccato e con il proposito di compiere le suddette condizioni, appena sarà loro possibile, si uniscano nello spirito e nel desiderio alle intenzioni del Sommo Pontefice in preghiere alla Madonna Immacolata e recitino il Padre nostro e il Credo”. La concessione dell’Indulgenza plenaria, conclude il Decreto, avrà valore solo per il giorno 8 dicembre.

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IL CARDINALE SEPE, IN VISITA IN VIETNAM, HA ORDINATO 57 NUOVI SACERDOTI

NELLA CATTEDRALE DI HANOI. GRANDE FESTA PER LA COMUNITA’ LOCALE,

ALLA QUALE IL POROPRATO HA PORTATO IL SALUTO DEL PAPA

 

         Sacerdoti “come altri Gesù”, che annunciano il Vangelo per condividerne la grande novità con i molti che ancora non lo conoscono in Vietnam. E’ una delle esortazioni rivolte dal cardinale Crescenzio Sepe – da ieri in visita pastorale nel Paese asiatico – ai 57 nuovi sacerdoti del clero locale da lui ordinati oggi nella Cattedrale di Hanoi. Tra gli altri impegni che scandiranno il soggiorno in Vietnam del prefetto della Congregazione per l’Evangelizzaizone dei Popoli, spicca la celebrazione del prossimo 5 dicembre, che segna la nascita della nuova diocesi di Bà Ria, e la presa di possesso del primo vescovo, Thomas Nguyên Vãn Trâm. Il servizio di Alessandro De Carolis:

 

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Ottanta milioni di abitanti, sei milioni di cattolici. E’ una Chiesa ancora piccola quella che vive in Vietnam, ma viva e in crescita. Un dinamismo apprezzato dal cardinale Sepe, che nell’omelia della Messa di ordinazione dei 57 nuovi sacerdoti ha sottolineato il valore della missionarietà. “Noi abbiamo il dovere di annunciare la Buona Novella di Gesù”, ha affermato il porporato, che ha portato anche il saluto di Benedetto XVI alle migliaia di pellegrini che affollavano la Cattedrale di Hanoi. “Annunciare il Vangelo – ha proseguito – non vuol dire fare del proselitismo, nel senso peggiore che spesso si attribuisce all’evangelizzazione, ma significa condividere il bene e la verità che noi cristiani portiamo ai non cristiani”.

 

Il cardinale Sepe ha concluso l’omelia invitando la comunità cristiana vietnamita a “incoraggiare le vocazioni alla vita sacerdotale e religiosa”, creando “un clima di fede e di preghiera” che ne favorisca la nascita. Ed ha esortato anche alla santificazione della famiglia, sulla base della “buona tradizione” locale. Da buone famiglie, ha affermato il porporato, “nascono buoni cittadini per la società umana”.

 

         Intanto, nel clima di rinnovamento della Chiesa vietnamita, Benedetto XVI ha nominato ausiliare della Diocesi di Bui Chu il 59.enne sacerdote salesiano Pierre Nguyen Van De, originario della diocesi di Hué. Dopo l’ordinazione sacerdotale, nel 1973, il neo presule è stato, tra l’altro, maestro dei novizi per il suo Istituto religioso e quindi superiore provinciale, oltre ad aver svolto il ministero di parroco. Dal 200 è professore nel Seminario maggiore di Hanoi.

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ALTRE NOMINE

 

In Germania il Santo Padre ha nominato vescovo di Hildesheim mons. Norbert Trelle, finora vescovo tit. di Egnazia ed ausiliare di Colonia. Mons. Norbert Trelle è nato il 5 settembre 1942 a Kassel, nella diocesi di Fulda. E’ stato ordinato sacerdote il 2 febbraio 1968. E’ stato consacrato Vescovo il 1° maggio 1992 e da quest’anno è stato responsabile del Distretto pastorale del sud dell’arcidiocesi di Colonia e vicario episcopale per la pastorale dei cattolici all’estero e dei "Sinti e Rom". A livello nazionale è membro della Commissione episcopale per l’emigrazione e presidente del gruppo di lavoro "Pastorale missionaria in ambienti secolari".

 

 

INTENSIFICARE LA SOLIDITA’ DEL MATRIMONIO E DELLA FAMIGLIA PER PREVENIRE

LA DIFFUSIONE DELL’AIDS: E’ L’ESORTAZIONE DEL CARDINALE LOZANO BARRAGAN,

PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA PASTORALE DELLA SALUTE,

NEL MESSAGGIO PER LA GIORNATA MONDIALE CONTRO L’AIDS IL PROSSIMO 1 DICEMBRE

 

Per prevenire la pandemia dell’AIDS in modo radicale è necessario “intensificare la solidità della famiglia” e promuovere una “retta concezione e pratica sessuale”: è il richiamo del cardinale Javier Lozano Barragán, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, contenuto in un messaggio per la Giornata Mondiale contro l’AIDS, che si celebra il prossimo 1 dicembre, promossa dall’Agenzia dell’ONU per la lotta al terribile virus, intitolata quest’anno “Fermiamo l’AIDS. Manteniamo la promessa”. Oggi, sono oltre 40 milioni le persone nel mondo affette da HIV, mentre solo nel 2005 hanno contratto il virus 4,9 milioni di persone di cui 700 mila minori di 15 anni. Sul messaggio del cardinale Barragán, il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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La trasmissione sessuale, rileva il cardinale Lozano Barragán, è ancora oggi la causa principale della diffusione dell’AIDS. Un fenomeno favorito, si legge nel documento, “da una specie di cultura pansessuale che svaluta la sessualità, riducendola ad un mero piacere senza ulteriore significato”. Per questo, scrive il porporato, la prevenzione radicale può venire da “una retta concezione e pratica sessuale”, dove si capisca l’attività sessuale come “espressione totale e assoluta di donazione feconda d’amore”. Questa totalità, prosegue il messaggio, “ci conduce all’esclusività del suo esercizio nel matrimonio unico ed indissolubile”. Per tale ragione, è il richiamo del cardinale Barragán, la prevenzione sicura sta “nell’intensificare la solidità della famiglia”. Il capo dicastero vaticano esorta dunque le “comunità cristiane affinché continuino a promuovere la stabilità della famiglia e l’educazione dei figli alla retta comprensione dell’attività sessuale, quale dono di Dio per la donazione amorevolmente piena e feconda”.

 

D’altro canto, viene messo l’accento sull’urgenza della promozione della salute quale “segno dell’amore incondizionato a tutti, specialmente per i più poveri e deboli”. Il porporato ribadisce che “si deve assicurare la salute a tutti gli abitanti della terra e si deve studiare affinché le risorse siano utilizzate per ottenere la salute per tutti assicurando le cure” ancora “negate a gran parte della popolazione mondiale”. Quindi, il cardinale Barragán chiede alle industrie farmaceutiche di facilitare l’accesso economico ai medicinali antiretrovirali per la cura dell’HIV. Ricorda così il contributo che la Chiesa cattolica dà “sia nel prevenire che nell’assistere i malati di AIDS e le loro famiglie”. Oggi, il 26,7 per cento dei centri per la cura dell’HIV nel mondo sono cattolici. In prima linea su questo fronte è la Fondazione Il Buon Samaritano, istituita da Giovanni Paolo II nel settembre del 2004, che porta aiuto economico ai malati più bisognosi e in particolare alle vittime dell’AIDS.

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A MOSCA, L’INCONTRO TRA IL CARDINALE RENATO RAFFAELE MARTINO E

IL METROPOLITA ORTODOSSO KIRILL. RINVIATO, PER MOTIVI DI SALUTE,

IL COLLOQUIO CON IL PATRIARCA ALESSIO II

- Con noi, Fulvio Scaglione -

 

Prosegue il viaggio in Russia del cardinale Renato Raffaele Martino presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, che ieri ha presentato il Compendio della dottrina sociale della Chiesa a San Pietroburgo. Stamani il porporato ha incontrato a Mosca il metropolita ortodosso Kirill. Un colloquio dal profondo significato ecumenico. Non ci sarà, invece, l’incontro inizialmente previsto con il Patriarca Alessio II come ci spiega Fulvio Scaglione, vice direttore ed inviato di Famiglia Cristiana, raggiunto telefonicamente a Mosca da Alessandro Gisotti:

 

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R. – L’annullamento dell’incontro con il Patriarca è dovuto esclusivamente a ragioni di salute, cioè alla salute precaria del Patriarca. Questo è quanto garantiscono allo stesso Patriarcato di Mosca. Si è invece da poco concluso l’incontro del cardinale Martino con il metropolita Kyrill, braccio destro del Patriarca, il numero due della Chiesa ortodossa russa.

 

D. – Poche settimane fa, la visita dell’arcivescovo Lajolo a Mosca, ora questa importante occasione con il cardinale Martino. Si può dire che si respira un clima nuovo nei rapporti tra la Santa Sede, tra la Chiesa cattolica, e il Patriarcato di Mosca?

 

R. – Penso che questo lo si possa dire con relativa tranquillità e fiducia. Gli incontri che si sono succeduti sono di alto livello, naturalmente, anche se ci sono tutte le precauzioni e le forme della diplomazia di alto livello. Insomma, si capisce che è in corso un certo disgelo. Io personalmente ho intervistato recentemente Alessio II; la mia sensazione, che non è quella di un esegeta ufficiale del Patriarca, evidentemente, ma quella di un giornalista che nel tempo un minimo di esperienza di questo Paese, della Chiesa ortodossa russa l’ha messa insieme: la mia sensazione è che nella Chiesa ortodossa, mentre difende i tradizionali paletti che ha posto alla presenza cattolica e che sono sostanzialmente quelli che lei chiama “l’intento missionario ed espansionistico” in Russia, e gli Uniati in Ucraina, al di là di questi paletti che sono chiaramente una postazione diplomatica, mi sembra che da parte degli ortodossi ci sia una consistente aspettativa nei confronti di Papa Benedetto XVI. C’è una voglia, anche se in qualche modo timida e nascosta, di voltar pagina.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Prima pagina - Decreto: E' concessa ai fedeli l'indulgenza plenaria l'8 dicembre del corrente anno, solennità dell'Immacolata Concezione della B. Vergine Maria, quarantesimo anniversario da quando il Servo di Dio Paolo VI, Sommo Pontefice, concluse il Concilio Vaticano II.

 

Servizio vaticano - Istruzione della Congregazione per l'Educazione Cattolica circa i criteri di discernimento vocazionale riguardo alle persone con tendenze omosessuali in vista della loro ammissione al Seminario e agli Ordini sacri.

Asia: la visita pastorale del cardinale Crescenzio Sepe; cinquantasette nuovi sacerdoti per il Viet Nam segno di speranza, di amore e di gioia.  

 

Servizio estero - Iraq: il Pentagono conferma la possibilità di un ritiro graduale delle truppe.

 

Servizio culturale - Un articolo di Angelo Marchesi da titolo "Il fondamento di una identità": l'indagine della filosofia sul rapporto uomo-donna.

Per l'"Osservatore libri" un articolo di Danilo Veneruso dal titolo "Chiesa e guerra. Dalla benedizione delle armi alla 'Pacem in terris' ": per il quarantesimo dell'Enciclica di Giovanni XXIII pubblicati gli atti del Convegno promosso dal Centro ecumenico europeo per la pace e dall'Istituto nazionale per la storia dei movimenti di liberazione in Italia.  

 

Servizio italiano . In primo piano il tema della giustizia.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

29 novembre 2005

 

 

SITUAZIONE DRAMMATICA NEI CAMPI PROFUGHI DEL NORD UGANDA.

A RISCHIO MIGLIAIA DI PERSONE CHE NON RICEVONO GLI AIUTI DA PARTE DELLE ONG, PERCHE’ NON ISCRITTI NELLE LISTE UMANITARIE

- Intervista con Giulio Albanese -

 

         Dopo 18 anni di guerra civile, nel Nord Uganda resta drammatica la situazione, soprattutto nei campi profughi, dove – per paura di attacchi da parte del cosiddetto Esercito di liberazione del signore – continuano a vivere in condizioni disumane oltre 1 milione e 400 mila persone. Al microfono di Salvatore Sabatino, la testimonianza del missionario comboniano Giulio Albanese, che ha visitato il campo di Awac, nei pressi di Gulu.

 

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R. – La situazione è drammatica perché la popolazione locale è costretta a vivere in questi campi profughi disseminati nelle regioni settentrionali del Nord Uganda, soprattutto in territorio Acholi. Diciamo che manca tutto:manca l’acqua, mancano le medicine, ci sono problemi soprattutto per quanto riguarda la distribuzione del cibo, perché purtroppo, nonostante la macchina degli aiuti messa a punto dalle agenzie internazionali, la verità è che sono ancora poche le persone che possono essere alimentate. E poi, ancora, c’è un’altra questione che è molto grave, che è quella dell’insicurezza. La gente ha paura di tornare nei villaggi perché, purtroppo, ci sono ancora razzie perpetrate da questi famigerati ribelli dell’Esercito di liberazione del signore che creano una situazione di paura. Ed ecco che la gente non se la sente assolutamente di tornare nei villaggi, nelle zone rurali, e ogni attività lavorativa, soprattutto attività agricole, è praticamente paralizzata.

 

D. – Ma qual è attualmente la situazione dal punto di vista sociale, in Nord Uganda?

 

R. – Non dimentichiamo che la guerra nel Nord Uganda è esplosa alla fine degli anni Ottanta, e dal ’94 ad oggi, vale a dire da quanto l’esercito di Khartoum decise di appoggiare i ribelli di Koni, sono stati sequestrati oltre 25 mila bambini. Ora, il dato positivo è che molti di questi bambini della guerriglia si stanno consegnando. In sostanza, godono di questa legge di amnistia che è stata promulgata dal governo di Kampala. Però, purtroppo - e questo è un altro aspetto inquietante - questi bambini una volta che tornano a casa, rischiano di fare la fame, perché naturalmente sono pochissimi quelli che hanno la disponibilità economica per potere andare a scuola e questi bambini si trasformano poi, alla fine, in “street children”, in bambini di strada …

 

D. – Ritornando alla situazione nei campi profughi, le organizzazioni non governative che cosa stanno facendo?

 

R. – Stanno cercando di affrontare la situazione. Certamente, nella zona di Gulu ce ne sono tante, di ONG: si parla di circa 200 organizzazioni non governative. Purtroppo, come succede molte volte in queste situazioni, ci sono problemi di coordinamento, purtroppo – ahimé! – c’è tanta gente nei campi che non mangia. Questa denuncia l’ho registrata parlando con l’arcivescovo di Gulu, mons. Odama, il quale diceva: “Bisogna fare qualcosa perché non è giusto lasciare questa gente in questo inferno!”.

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DA QUESTA SERA LA NOSTRA EMITTENTE TRASMETTERÀ IN DIRETTA

DALLA PALAZZINA LEONE XIII IN VATICANO I CONCERTI

DEI GIOVANI STUDENTI DEI CONSERVATORI ITALIANI

 

Stasera, alle ore 19.30 prenderanno il via i concerti trasmessi in diretta, dalla Sala Assunta della Palazzina Leone XIII in Vaticano, modulazione di frequenza di 105 MHz della nostra emittente. I concerti, patrocinati dal Ministero della Pubblica Istruzione, mirano a valorizzare il talento di giovani concertisti prossimi alla conclusione degli studi. Ce ne parla Marco Guadagnini, responsabile dei Programmi musicali della Radio Vaticana.

 

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Che dire? Non è la prima volta e certo non sarà l’ultima che un concerto viene trasmesso da questa gloriosa sala di registrazione, posta alla sommità del Colle Vaticano nella Palazzina Leone XIII, un luogo meravigliosamente circondato da splendidi giardini con un’incantevole vista sulla Capitale. La gloriosa Sala Assunta, ha compiuto il 1° aprile scorso ben 54 anni. In questo mezzo secolo le voci di cantanti, di solisti e di coristi, il suono dell’organo, del cembalo, dei pianoforti, il suono delle piccole e grandi orchestre si è alternato alle voci di attori che lasciavano magari il teatro per venire a recitare gratis nei primi sceneggiati radiofonici della Radio Vaticana. 

 

Con il suo curriculum, la Sala Assunta porterebbe via troppo tempo a citare tutti i grandi artisti che vi hanno messo piede. Ricordo organisti come Fernando Germani, violoncellisti come Massimo Amphiteatroff, violisti come Dino Asciolla, direttori come Franco Ferrara, il pianista Giorgio Favaretto, soprani come la Toti Dal Monte o la Magda Olivero, bassi come Sesto Bruscantini, e  c’è addirittura un giovanissimo suonatore di tromba che incide, negli anni ’60, delle colonne sonore: Ennio Morricone! Chissà che la Sala Assunta non sia stata favorevole alla sua gloriosa carriera. Ma la Sala Assunta non vive solo di glorie del passato: mi preme ricordare la recente maratona concertistica della crema del jazz italiano, organizzata tra il 1992 e il 1995, con la preziosa collaborazione del compianto Roberto Franchina, che ha visto alternarsi ben 200 musicisti in una serie di 70 concerti dal vivo, concerti ritrasmessi, grazie all’Unione Europea di Radiodif-fusione,  in oltre 40 Paesi di tutto il mondo.

 

Con il Giubileo, la Sala Assunta ha avuto uno “stop” perché la Palazzina Leone XIII ha avuto bisogno di lavori di consolidamento, però la Direzione Tecnica ha approfittato della cosa per donare alla Sala Assunta un nuovo volto e soprattutto per modernizzare, aggiornare e rendere al passo con i tempi le apparecchiature tecniche, soprattutto per quanto riguarda la tecnologia di recording e di editing.

 

Ed è proprio in questa volontà di rinnovamento e di rilancio che nasce un accordo di collaborazione tra Radio Vaticana e il Dipartimento per l’Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR), per valorizzare giovani diplomandi nei Conservatori e Scuole di Musica in Italia, tramite la radiodiffusione – appunto – in diretta di esibizioni di elementi scelti dalle Direzioni dei Conservatori e degli Istituti Musicali, che aderiscono all’iniziativa. Quindi ci saranno sette concerti periodici fra la fine di questo 2005 e il 2006, verranno trasmessi a cadenza mensile; la prima diretta avrà luogo oggi, 29 novembre, alle 19.30, sarà trasmessa dalla nostra emittente, sulla frequenza di 105 MHz e on line. 

 

Parteciperanno giovani e brillanti diplomandi presso il Conservatorio “Nino Rota” di Monopoli (BA) con un programma comprendente musiche di Britten, Dowland, Liszt, Piazzola, Salzedo, Schumann e Stout.

 

La prima artista ad esibirsi merita un cenno perché è una giovanissima pianista pugliese, Beatrice Rana, di soli 12 anni, già vincitrice di numerosi premi, che fa un po’ da mascotte ad un’iniziativa così importante per i giovani che si impegnando nel difficile cammino della musica colta. Posso anche anticiparvi che tra pochi giorni, il 6 dicembre prossimo, avremo il secondo concerto in diretta con giovani e brillanti diplomandi del conservatorio “Guido Cantelli” di Novara, e lì avremo addirittura, come ‘primo piatto’, un ottetto di chitarre.

 

Quindi Sud e Nord aprono idealmente questo percorso che ci auguriamo proficuo per un settore cronicamente depresso come quello dei giovani concertisti in Italia.

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CHIESA E SOCIETA’

29 novembre 2005

 

 

LA VITA UMANA VIENE PRIMA DI TUTTO. E’ QUANTO RIBADISCE

 LA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

NEL MESSAGGIO PER LA GIORNATA DELLA VITA

 

ROMA. = “La vita umana viene  prima di tutte le istituzioni: lo Stato, le maggioranze, le strutture sociali e politiche; precede anche la scienza con le sue acquisizioni”. E’ quanto afferma il messaggio della CEI per la Giornata della Vita, che si celebrerà il prossimo 5 febbraio 2006. La persona - si legge nel documento - realizza se stessa quando riconosce la dignità della vita e le resta fedele, come valore primario rispetto a tutti i beni dell’esistenza. Nel messaggio si sottolinea poi come in Italia, oltre alla mancanza di politiche organiche a sostegno della natalità, resti grave il problema della soppressione diretta di vite  innocenti tramite l’aborto a cui, a volte, si ricorre con leggerezza. L’uomo – ricorda la CEI – riceve il bene della vita, non lo inventa e lo accoglie come un dono da custodire e da far crescere. I vescovi lanciano quindi un accorato appello per “una cultura della vita e non della morte” rivolgendosi, in particolare, ai giovani. L’uso pervasivo delle droghe, le ubriacature, le sfide in auto ed altri comportamenti contrari alla vita – concludono i presuli - non sono semplicemente gesti di sprezzo della morte, ma sono un segno dello scarso amore per se stessi e per gli altri. (A.L.)

 

 

UNA NOTA DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA SCONSIGLIA

I MATRIMONI TRA CATTOLICI E MUSULMANI

 

ROMA. = Un invito alla “prudenza” nel trattare casi di matrimoni misti tra cattolici e musulmani arriva oggi dal presidente dei vescovi italiani, il cardinale Camillo Ruini. Lo rende noto l’agenzia Sir. “Le implicanze esistenziali ed ecclesiali di questa problematica suggeriscono prudenza e fermezza e richiedono una riaffermata consapevolezza dell’identità cristiana e della visione cattolica sul matrimonio e la famiglia, anche in ragione delle conseguenze che ne derivano sul piano religioso, sociale e del dialogo interreligioso”. E’ quanto si legge nella introduzione curata dal porporato della nota “I matrimoni tra cattolici e musulmani in Italia. Indicazioni della presidenza della Conferenza episcopale italiana”, presentata oggi a Roma. “Le coppie miste di cattolici e musulmani che intendono oggi formare una famiglia – afferma la nota -  alle difficoltà che incontra una qualsiasi altra coppia devono aggiungere quelle connesse con le profonde diversità culturali e religiose”. “L’esperienza maturata negli anni recenti – prosegue la nota – induce in linea generale a sconsigliare o comunque a non incoraggiare questi matrimoni”. La nota elenca tutta una serie di difficoltà: la “fragilità intrinseca di tali unioni, i delicati problemi concernenti l’esercizio adulto e responsabile della propria fede cattolica da parte del coniuge battezzato e l’educazione religiosa dei figli, nonché la diversa concezione dell’istituto matrimoniale, dei diritti e doveri reciproci dei coniugi, della patria potestà e degli aspetti patrimoniali ed ereditari, la differente visione del ruolo della donna, le interferenze dell’ambiente familiare d’origine”. Sono tutti elementi – conclude la nota – che costituiscono elementi che non possono essere sottovalutati né tanto meno ignorati e che non potrebbero suscitare gravi crisi di coppia, sino a condurla a fratture irreparabili”.

 

 

NELL’ODIERNA GIORNATA INTERNAZIONALE DI SOLIDARIETÀ CON IL POPOLO

PALESTINESE, KOFI ANNAN CHIEDE A ISRAELIANI E PALESTINESI

IL RISPETTO DELLA ROAD MAP

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

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NEW YORK. = In occasione dell’odierna Giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese, il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, sottolinea come l’adempimento degli obblighi prescritti dalla Road Map, il piano promosso da ONU, Russia, Stati Uniti e Unione Europea, rappresenti la via da percorrere in vista dell’obiettivo di una Palestina sovrana che viva al fianco di Israele. L’auspicata prospettiva di una stabile ed effettiva pace in Medio Oriente - sostiene Annan - accomuna palestinesi ed israeliani. I palestinesi – osserva infatti il segretario generale dell’ONU - devono ancora assistere alla creazione del loro Stato e gli israeliani non sono ancora sicuri all’interno del loro Paese. Il cammino verso l’autonomia e la sicurezza può comunque procedere, grazie alla realizzazione di piani cruciali per il processo di pace. Dopo l’accordo di due settimane fa sull’apertura del valico di Rafah – spiega Annan – si è presentata una nuova effettiva opportunità di cooperazione in grado di portare benefici tangibili alla gente comune, in particolare ai palestinesi. Ma il progetto di uno Stato palestinese – aggiunge – non deve essere minato da piani espansionistici e dalla costruzione di barriere. La via da seguire – avverte Annan – è quella democratica. “Sia i palestinesi, sia gli israeliani - si legge infatti nel suo messaggio - si recheranno presto alle urne e queste elezioni avranno un peso sul futuro del processo di pace”.

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L’UNIONE EUROPEA DEVE ASTENERSI DA DECISIONI SU PROGRAMMI DI RICERCA

CHE INCLUDANO LA DISTRUZIONE DI EMBRIONI UMANI. E’ QUANTO DICHIARANO

AUSTRIA, GERMANIA, ITALIA, MALTA, POLONIA E SLOVACCHIA RIBADENDO

 IL LORO “NO” AD EVENTUALI FINANZIAMENTI DELL’UNIONE DI RICERCHE CON EMBRIONI

 

BRUXELLES. = Non possiamo essere d’accordo con eventuali finanziamenti dell’Unione Europea a progetti di ricerca che prevedano la distruzione di embrioni umani. E’ quanto dichiarano, in un comunicato congiunto, i governi di Austria, Germania, Italia, Malta, Polonia e Slovacchia. Le delegazioni dei sei Paesi invitano la Commissione Europea a non assegnare fondi a questo genere di ricerche perché sono lesive della vita umana e contrarie ai principi etici fondamentali. Nella dichiarazione si sottolinea, inoltre, che l’approccio previsto nel programma quadro 2007-2013 di ricerca scientifica e tecnologica dell’UE “non prende in sufficiente considerazione il potenziale terapeutico delle cellule staminali adulte”. “L’Italia – ha affermato il ministro italiano all’Istruzione e alla Ricerca, Letizia Moratti – è favorevole alla ricerca sulle cellule staminali embrionali, purché non ci sia una ulteriore distruzione di embrioni”. Le decisioni di appoggiare o meno la ricerca con embrioni – ha aggiunto - devono essere lasciate ai singoli Stati membri. La possibilità di condurre ricerche con embrioni umani sarebbe comunque esclusa nei Paesi in cui sono vietate dalla legge. Una decisione definitiva per stanziare, in sette anni, 68 miliardi di euro potrà essere presa solo quando sarà stato definito, in accordo con l’Europarlamento, il tetto della spesa comunitaria 2007-2013. (A.L.)

 

 

PRIMO BANCO DI PROVA PER IL PROTOCOLLO DI KYOTO SULLA DIMINUZIONE

DELLE EMISSIONI DEI GAS SERRA, APPROVATO IN VIA DEFINITIVA LO SCORSO

16 FEBBRAIO. SI TRATTA DELL'UNDICESIMA CONFERENZA DELLE PARTI

CHE ADERISCONO ALLA CONVENZIONE QUADRO SUI CAMBIAMENTI CLIMATICI,

IN CORSO A MONTREAL

- A cura di Elena Molinari -

 

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MONTREAL. = L’obiettivo del vertice di Montreal è ambizioso: approvare un nuovo accordo sulla riduzione dei gas che stanno trasformando il clima del pianeta e convincere i maggiori inquinatori della Terra che respinsero Kyoto a ratificarlo. Gli scienziati confluiti a Montreal per 12 giorni di dibattiti sui cambiamenti climatici in atto hanno stabilito che un accordo post Kyoto, che non include gli Stati Uniti e le due potenze economiche emergenti di Cina e India, non sarebbe in grado di invertire il trend dell’effetto serra. Ma sin d’ora la posizione di Washington appare intransigente, tesa a chiedere riduzioni volontarie invece di un accordo vincolante come Kyoto, dal quale gli USA si ritirarono nel 2001. Eppure, i dati sul clima che emergono dalla conferenza sono inquietanti. Secondo la Royal Society britannica, i cambiamenti climatici provocati dall’effetto serra sono un pericolo di dimensioni apocalittiche e l’Agenzia europea per l’ambiente ha fatto sapere che nel solo 2003 i ghiacciai europei hanno perso il 10 per cento del loro volume. Si tratta del cambiamento più drastico degli ultimi 5 mila anni.

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IN GHANA, ASSEMBLEA PLENARIA DEI VESCOVI INCENTRATA SU CORRUZIONE,

FRENO PER LO SVILUPPO E ISTRUZIONE, SPERANZA PER IL FUTURO

 

ACCRA. = In un comunicato diffuso al termine della loro assemblea plenaria, svoltasi nei giorni scorsi ad Agona, nella diocesi di Konongo-Mampong, i vescovi del Ghana denunciano con forza la corruzione dilagante e il clima di crescente violenza nel Paese. “Nessun ghanese che deve rendere un servizio per il quale è già pagato sembra soddisfatto oggi se non chiede un ulteriore compenso illegale. Questa ingordigia, egoismo e arroganza ci spaventano”, affermano i presuli, rilevando come tale malcostume denoti quella stessa anarchia diffusa all’origine della crescente violenza nel Paese. Altra grande preoccupazione dell’episcopato è il futuro dell’educazione in Ghana e la libertà di scelta delle famiglie. I presuli rivendicano “il diritto dei cristiani di ricevere un’educazione cristiana, così come i musulmani hanno diritto a un’educazione islamica e altri all’educazione che vogliono”. Ad inquietarli è, in particolare, il nuovo sistema informatizzazione delle iscrizioni alle scuole secondarie (SSS) progettato dal governo. Per i vescovi si tratta di un sistema “disumanizzante” e “non etico”, perché consentirebbe un controllo governativo sulle ammissioni in tutte le scuole anche confessionali. Una limitazione inaccettabile alla libertà delle famiglie di scegliere l’educazione che preferiscono per i loro figli. (L.Z.)

 

 

 

 

RINNOVATA ALLA COMPAGNIA DI GESÙ, PER ALTRI 60 ANNI, LA CONCESSIONE

DEL SANTUARIO DI LOYOLA. INTANTO, CON L’ILLUSTRAZIONE DEI PRINCIPI IGNAZIANI E DELLE ATTIVITÀ DELLA COMPAGNIA, SI È APERTA DOMENICA SCORSA A LOYOLA

 LA CONFERENZA DEI PROVINCIALI D’EUROPA

 

LOJOLA. = In Spagna, il padre generale della Compagnia di Gesù, Hans Peter Kolvenbach, ha incontrato a San Sebastian il parlamentare Jorge Joan Gonzalez de Txabarri per ringraziarlo per la concessione alla Compagnia di Gesù, per altri 60 anni, del Santuario di Loyola. Intanto, è iniziata, domenica scorsa a Loyola la Conferenza dei provinciali d’Europa della Compagnia di Gesù, che si concluderà il prossimo 3 dicembre. La sessione inaugurale è stata caratterizzata dal discorso del preposito generale, Hans Peter Kolvenbach. Due le parti illustrate. La prima per ribadire i principi ignaziani che devono regolare l’attività apostolica della Compagnia mentre, nella seconda parte, padre Kolvenbach ha offerto un excursus su alcune delle attuali attività nelle quali sono impegnati i Gesuiti. Il principio di base dell’attività apostolica della Compagnia, ha rilevato il preposito generale, “si fonda sul desiderio di aiutare uomini e donne ad ottenere da Dio il compimento del loro fine ultimo. Ma per far sì che ciò avvenga, Ignazio ci ricorda che lo strumento umano deve essere unito a Dio”. Il preposito generale ha concluso riconoscendo che la “nostra rete apostolica continua ad essere impressionante e produttiva. Tuttavia, non si possono chiudere gli occhi davanti alla fragilità che accompagna questa ricchezza: una fragilità che può aumentare nel futuro”. (A.M.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

29 novembre 2005

 

- A cura di Fausta Speranza -

 

Sono state rilasciate tre donne del gruppo di sei iraniani e due iracheni che sono stati rapiti ieri da sconosciuti armati a nord di Baghdad. A sud della capitale, invece, sarebbe stato ucciso uno dei leader dell'Esercito del Mahdi, la milizia del movimento del leader sciita radicale Moqtada Sadr. Lo dichiara un portavoce del movimento sadrista ma da parte dei comandi militari americani non c’è conferma.

 

Intanto, la Casa Bianca è impegnata a studiare una ‘strategia d’uscita’. Ieri, Lawrence DiRita, portavoce del Pentagono, ha confermato che il contingente americano sarà ridimensionato, come già previsto, dopo le elezioni politiche del 15 dicembre. Il contingente era stato portato da 138mila a quasi 160 mila uomini per tutto il periodo dal referendum sulla Costituzione, avvenuto il 15 ottobre, fino al voto fissato al 15 dicembre.

 

Forze israeliane hanno scambiato colpi d’arma da fuoco con uomini della polizia palestinese durante un raid a Betlemme. Un poliziotto palestinese è rimasto ferito. Scontri di questo tipo in passato sono accaduti spesso ma non ce n’erano stati di recente.

 

Restando in Medio Oriente, sul fronte palestinese, il presidente Abu Mazen, dopo aver rinviato ieri le primarie del partito Fatah nella Striscia di Gaza in seguito all’irruzione di militanti armati in alcuni seggi e a denunce di brogli, ha disposto la sospensione integrale della votazione. La consultazione era stata indetta per scegliere i candidati delle legislative del prossimo 25 gennaio.

 

Guardando invece alle questioni politiche interne a Israele, il leader laburista Amir Peretz è impegnato ad impedire nuove defezioni dal suo partito dopo  che due ex ministri (Haim Ramon e Dalia Yitzik) sono passati  nella nuova lista di Ariel Sharon, che si chiama Kadima, mentre non si è ancora pronunciato ufficialmente Shimon Peres ma sembra ormai scontato il suo appoggio. Ascoltiamo, al microfono di Giancarlo La Vella il commento di Antonio Ferrari, inviato speciale del Corriere della Sera ed esperto di questioni mediorientali:

 

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R. – E’ una decisione in una qualche misura sorprendente, anche perché questo è un personaggio che dalla posizione di leader laburista ha fatto la storia di Israele negli ultimi decenni. Ora, Peres può portare a Sharon un contributo importante ed anche può contenerne certe pulsioni bilanciandolo a sinistra.

 

D. – Quale potrà essere il ruolo di Peres, soprattutto per quanto riguarda la politica internazionale ed il tema di sempre, cioè i rapporti con i palestinesi?

 

R. – Si può dire che con un Sharon meno condizionato, il ruolo di Peres potrebbe essere quello o di ministro degli Esteri, o comunque di rappresentante di questo partito per rilanciare in tutte le sedi possibili la road-map, cioè il piano che dovrebbe portare, alla fine, a due Stati, due popoli, due democrazie che vivano l’una accanto all’altra in pace e in sicurezza.

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In un campo profughi palestinese nel nord del Libano una faida familiare è stata all’origine della sparatoria che ha provocato l’uccisione di tre persone e un numero imprecisato di feriti. Lo riferisce la Tv libanese “Future”. Si tratta del campo profughi di Beddawi, vicino al centro portuale di Tripoli, 70 km a nord di Beirut, che costituisce uno dei 12 centri in Libano, ospitanti circa 360.000 rifugiati. 

 

Iniziative di protesta di studenti negli ultimi giorni in alcuni atenei iraniani, in particolare nell'Università di Teheran, dove giovani che manifestavano contro la nomina di un ayatollah a nuovo rettore si sono scontrati con le forze di sicurezza. Centinaia di studenti hanno protestato contro la nomina del religioso, decisa direttamente dal ministro dell'Istruzione superiore, Mohammd Mehdi Zehdi, e non da una votazione del consiglio dei docenti. Gli studenti hanno scandito gli slogan “dimissioni, dimissioni” e “uno studente muore, ma non accetta umiliazioni”. Iniziative di protesta anche nel politecnico Amir Kabir e nella facoltà di  Economia dell'Università Allameh Tabatabai di Teheran, dopo la cancellazione di un seminario sui ‘Diritti dei lavoratori’. Infine, nell'Università di Babol, nel nord dell'Iran, studenti delle facoltà tecniche hanno protestato affermando di “non accettare la tendenza alla sospensione delle attività” delle loro associazioni.

 

Notizie positive su una possibile ripresa dell’economia mondiale che interesserà anche l’Europa. Il nostro servizio:

 

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A pronunciarsi è l’OCSE nel suo Economic Outlook, in cui fa il punto sulla situazione e le prospettive dei Paesi industrializzati. L’aggettivo che apre alla speranza è “plausibile”: così infatti viene definita la possibilità di una ''prolungata  fase di espansione'' dell'economia mondiale. Altro attributo fondamentale è quel “prolungata” e poi c’è la definizione di ''convalescente'' per l’Europa che aiuta a dire che finalmente la ripresa interesserà anche il Vecchio Continente. Al tempo stesso, l’OCSE mette in guardia da potenziali  rischi che potrebbero condizionare lo scenario positivo. Fra questi, il rialzo del prezzo del petrolio, il peggioramento degli squilibri delle bilance correnti, riallineamenti bruschi nei tassi di  cambio ed una crescita dei tassi d'interesse a lungo periodo. Ma guardiamo ai numeri che dovrebbero fotografare la ripresa: l’incremento del prodotto lordo dovrebbe attestarsi rispettivamente su +2,7% e +2,9%, cioè lo  0,1% in più rispetto alle previsioni precedenti. C’è poi un capitolo che riguarda l’Italia, e che si apre con un avvertimento: “la rapida crescita del debito e il rischio di deterioramento dei conti pubblici superiore al previsto potrebbero provocare una reazione dei mercati con l’innalzamento degli oneri del servizio del debito”. I rischi, in sostanza, sono nell’aumento degli interessi collegato all’aumento di debito pubblico e deficit. Che fanno la particolarità italiana. 

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Nuove misure del governo in fatto di immigrazione sono state annunciate dal primo ministro Dominique de Villepin. Raddoppia a quattro anni il termine dal quale uno straniero che ha sposato un francese può chiedere la cittadinanza; raddoppia e passa a due anni il tempo minimo perché uno straniero residente in Francia possa chiedere la ricongiunzione della famiglia. Il primo ministro ha anche sottolineato la necessità di rispettare la legge che proibisce la poligamia mentre cambieranno anche i criteri di ammissione degli stranieri che chiedono di poter studiare nel Paese favorendo l’ingresso di giovani da ‘alto potenziale’ intellettuale. Intanto, una decina di presunti integralisti islamici estremisti è stata fermata nel quadro di un'inchiesta preliminare che riguarda in particolare movimenti di fondi sospetti.

 

Nella città di Sirba, nel Darfur occidentale, gruppi ribelli del Movimento nazionale per le riforme e lo sviluppo (NMRD) hanno attaccato una stazione di polizia. L’incursione è stata confermata dalle forze dell’ordine sudanesi, senza ulteriori dettagli. All’origine dell’attacco, che secondo i ribelli avrebbe causato la morte di 37 uomini, vi è l’esclusione dei rappresentanti dell’organizzazione ai colloqui di pace per il disastrato Stato sudanese, che si tengono oggi ad Abuja, la capitale della Nigeria, sotto l’egida dell’Unione Africana.

 

Il Canada è precipitato, in  serata, in una crisi di governo innescata da un voto di sfiducia  nei confronti dell'esecutivo, un monocolore liberale, guidato  dal primo ministro Paul Martin. Si prospettano elezioni anticipate il 23 gennaio prossimo. La mozione di sfiducia contro il governo di minoranza è stata approvata dalla Camera dei Comuni di Ottawa con 171 sì e 133 no. I tre partiti d'opposizione sono stati compatti nel voto, sostenendo che il Partito liberale non ha più l'autorità morale per governare il Paese, dopo lo scandalo di corruzione che investe il precedente esecutivo presieduto da Jean Chretien. Il 23 gennaio, data insolita per il Canada, Paese dagli inverni freddissimi, si rinnoveranno tutti i 308 seggi della Camera canadese. Fino ad allora, il premier Martin resterà in carica.

  

I presunti attacchi suicidi avvenuti oggi in due città del Bangladesh hanno causato la morte di 8 persone e il ferimento di altre 65. Una prima esplosione si è avuta presso il palazzo del tribunale di Chittagong, la grande città portuale del sud del Paese. La seconda ha invece avuto luogo nel complesso giudiziario di Gazipur, a 30 km dalla capitale Dacca. Attentati di questo genere, contro edifici dell’amministrazione e della giustizia, hanno colpito il Paese già in agosto e in ottobre, provocando 7 morti, tra i quali 2 giudici, e un centinaio di feriti. Gruppi estremisti islamici, intenzionati ad imporre la legge coranica nello Stato bengalese, ne sarebbero gli autori.

 

La tempesta tropicale che ha colpito nella notte l’arcipelago delle Canarie, nell’Oceano Atlantico, ha causato almeno 7 morti e ingenti danni materiali. Fra le persone rimaste uccise, figurano 6 immigrati africani clandestini, annegati la notte di lunedì a circa 400 km a sud delle isole. Una dozzina di uomini che si trovavano sulla stessa imbarcazione risultano al momento dispersi. Il vento ha soffiato a più di 100 Km orari, accompagnato da forti precipitazioni. Secondo le autorità locali, si tratta di un fenomeno climatico assolutamente inconsueto per le Canarie.

 

In Arkansas è stata eseguita nella notte la condanna a morte di un uomo, Eric Nance, che nel 1993 uccise una ragazza di 18 anni. Il giudice associato della Corte Suprema statunitense, Clarence Thomas, ha disposto l’esecuzione con iniezione letale, dopo che era stata rinviata per tre volte consecutive su richiesta della difesa, che sosteneva l’infermità psichica dell’uomo. Con la morte di Nance, gli Stati Uniti si apprestano a raggiungere il traguardo della millesima esecuzione, da quando nel 1976 venne reintrodotta la pena capitale.

 

 

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