RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 317 - Testo della trasmissione di domenica 13  novembre 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Sforziamoci di imitare gli esempi di santità: così, Benedetto XVI al termine del rito di beatificazione dei Servi di Dio Charles de Foucauld, Maria Crocifissa Curcio e Maria Pia Masténa, celebrato stamani in San Pietro

 

All’Angelus, il Papa ribadisce l’importanza del ruolo dei laici nella vita della Chiesa

 

Messaggio del Pontefice al Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale (MEIC)

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Nell’odierna Giornata nazionale del Ringraziamento, la Chiesa italiana riflette sul mondo rurale che cambia. Con noi, mons. Paolo Tarchi

 

Nuove sinergie fra Santa Sede e Stato italiano per combattere la povertà nei Paesi in via di sviluppo: ai nostri microfoni, mons. Karel Kasteel, Giuseppe Deodato e Sergio Marelli

 

Occorre rinnovare il mondo dello sport. Questo l’appello lanciato al termine di un Seminario internazionale, promosso dal Pontificio Consiglio per i Laici: intervista con mons. Josef Clemens

 

Creare una rete tra tutti i comunicatori cattolici: con questo obiettivo, si è tenuto a Lione il congresso annuale del Signis: La riflessione di Marc Aellen

 

Il dramma di Sacco e Vanzetti, i due emigrati italiani condannati a morte ingiustamente negli Stati Uniti degli anni ’20, rivive in un film per la tv: ce ne parla  Riccardo Noury

 

CHIESA E SOCIETA’:

Messaggio dei vescovi del Paraguay al termine della loro assemblea plenaria ordinaria

 

Con solenni celebrazioni, ricordato il 400.mo anniversario di fondazione del Sacro Monte di Varese

 

Si apre oggi a Roma la IV edizione della rassegna “40 concerti nel giorno del Signore”

 

In corso a Piacenza un convegno sul Beato Giovanni Battista Scalabrini

 

Dal 16 al 18 novembre, si terrà a Tunisi un forum sul ruolo dei media elettronici

 

24 ORE NEL MONDO:

In Francia, la violenza non si ferma. Scontri nella notte a Lione e nella provincia di Sant-Etienne

 

A Madrid, una grande folla in piazza contro il progetto di riforma scolastica del governo

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

13 novembre 2005

 

SFORZIAMOCI DI IMITARE GLI ESEMPI DI SANTITA’:

COSI’ BENEDETTO XVI AL TERMINE DEL RITO DI BEATIFICAZIONE DEI SERVI DI DIO CHARLES DE FOUCAULD, MARIA CROCIFISSA CURCIO E MARIA PIA MASTÉNA,

CELEBRATO STAMANI IN SAN PIETRO

 

“Sforziamoci di imitare gli esempi di santità”: è la viva esortazione di Benedetto XVI a tutti i fedeli nel giorno in cui sono stati proclamati tre nuovi Beati. Il sacerdote francese Charles de Foucauld, missionario in Africa tra i nomadi Tuareg, Maria Pia Masténa, fondatrice delle Suore del Santo Volto e Maria Crocifissa Curcio, fondatrice delle Carmelitane Missionarie di Santa Teresa del Bambin Gesù: questi i tre Servi di Dio proclamati Beati stamani in una solenne celebrazione in San Pietro, presieduta dal cardinale José Saraiva Martins, prefetto della congregazione delle Cause dei Santi. Al termine della cerimonia, Benedetto XVI si è recato nella Basilica Vaticana per venerare le reliquie dei nuovi Beati ed ha poi rivolto un saluto ai pellegrini che hanno preso parte al rito. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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(canti)

 

“Tre persone che, in forme diverse, hanno consacrato l’esistenza a Cristo e ripropongono ad ogni cristiano l’ideale sublime della santità”. Così, Benedetto XVI ha sintetizzato il profondo legame tra i nuovi Beati nel saluto ai pellegrini venuti in San Pietro per la solenne celebrazione. Parole corredate da una viva esortazione:

 

“Rendiamo grazie al Signore per il dono di questi nuovi Beati e sforziamoci di imitarne gli esempi di santità”.

 

Il Papa si è così soffermato sulle figure dei tre Beati di cui ha incensato le reliquie:

 

PAR SA VIE CONTEMPLATIVE …

“Attraverso la sua vita contemplativa e nascosta a Nazareth – ha sottolineato il Pontefice – Charles de Foucauld ha incontrato la verità dell’umanità di Gesù, invitandoci a contemplare il mistero dell’Incarnazione”. Proprio un pellegrinaggio in Terra Santa, infatti, rivela a de Foucauld la sua vocazione: seguire il Signore “nell’umiltà e nella povertà”.  A Nazareth, ha aggiunto il Papa, scopre dunque che Gesù, venuto a condividere la nostra umanità, “ci invita alla fraternità universale”. Un impegno, questo, che nell’esempio di Cristo, Charles de Foucauld ha vissuto sino alla morte, nel deserto algerino del Sahara.

 

Ha così rivolto il pensiero alla Beata Maria Pia Mastena, che durante la Prima Guerra Mondiale aveva sempre una parola di conforto per le mamme e le spose dei giovani che partivano per il fronte:

 

Quanto mai attuale è il carisma della Beata Maria Pia che, conquistata dal Volto di Cristo, ha assimilato i sentimenti di dolce premura del Figlio di Dio verso l’umanità sfigurata dal peccato, ne ha concretizzato i gesti di compassione ed ha poi progettato un Istituto con la finalità di “propagare, riparare, restituire l’immagine del dolce Gesù nelle anime”.

 

Quindi, ha salutato i pellegrini venuti per onorare la Beata Maria Crocifissa Curcio, che dedicò tutta la sua esistenza al servizio degli ultimi:

 

“La sua esistenza fu un continuo pregare anche quando si recava a servire la gente, specialmente le ragazze povere e bisognose”.

 

Il solenne rito della Beatificazione dei tre Servi di Dio è stato presieduto dal cardinale José Saraiva Martins, che ha dato lettura della Lettera Apostolica con la quale il Papa iscrive nell’albo dei Beati il sacerdote francese e le due religiose italiane. Nell’omelia, il porporato ha messo l’accento sulla preziosa eredità lasciata da questi testimoni del Cristo Risorto:

 

“Impariamo dai nuovi Beati a vivere una fede contagiosa, comunicativa, perché una fede innocua, che non dice niente a nessuno, che non si traduce in testimonianza, rimane un dono inutilizzato”.

 

Soffermandosi sulla figura di Charles de Foucauld, il cardinale Saraiva Martins ha rilevato come il missionario francese abbia avuto una “influenza importante sulla spiritualità del XX secolo e resta, all'inizio del Terzo Millennio, un riferimento fecondo, un invito ad uno stile di vita radicalmente evangelico”. E il patrimonio lasciato dal nuovo Beato è stato richiamato anche al momento della preghiera dei fedeli. “L’anelito di Charles de Foucauld dia slancio alla missionarietà di tutti i credenti – è stata l’invocazione – in particolare di quanti seguono il nuovo Beato nella via dei piccoli e dei lontani”. Tra le preghiere, anche un incoraggiamento ai battezzati a non nascondere “mai la loro identità cristiana” e ad entrare “in dialogo con quanti professano altre religioni”.

 

La cerimonia di beatificazione è stata seguita da migliaia di pellegrini sia nella Basilica che in piazza San Pietro, dove tanti fedeli hanno seguito il rito attraverso i maxi schermi. Tra i concelebranti il cardinale vicario, Camillo Ruini, e il cardinale Polycarp Pengo, arcivescovo di Dar-es-Salaam. Al termine della celebrazione, il Papa ha voluto salutare alcuni Tuareg, sgargianti nelle loro vesti azzurre, che hanno partecipato al rito di beatificazione di Charles de Foucauld, per molti anni vissuto in mezzo a loro nel deserto del Sahara.

 

(canti)

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ALL’ANGELUS, IL PAPA SOTTOLINEA L’IMPORTANZA DEL RUOLO DEI LAICI

NELLA VITA DELLA CHIESA

 

All’Angelus, il Papa ha sottolineato che i tre Servi di Dio, proclamati oggi Beati nella Basilica di San Pietro, vanno ad aggiungersi alla folta schiera di Beati che, durante il Pontificato di Giovanni Paolo II, sono stati proposti alla venerazione delle Comunità ecclesiali in cui sono vissuti, nella consapevolezza di quanto fortemente espresso dal Concilio Vaticano II. Il Pontefice si è poi soffermato, in particolare, sul ruolo dei laici nella vita della Chiesa. Il servizio di Dorotea Gambardella:

 

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“Il Concilio Ecumenico Vaticano II ha fortemente sottolineato che tutti i battezzati sono chiamati alla perfezione della vita cristiana: sacerdoti, religiosi e laici, ognuno secondo il proprio carisma e la propria specifica vocazione”.

 

In una Piazza San Pietro gremita ed illuminata dal sole, il Papa ha osservato come “il Concilio abbia posto grande attenzione al ruolo dei fedeli laici, dedicando loro un intero capitolo – il quarto – della Costituzione “Lumen gentium” sulla Chiesa, al fine di definirne la vocazione e la missione”. “Vocazione e missione – ha evidenziato - radicate nel Battesimo e nella Cresima e orientate a cercare il Regno di Dio trattando le cose temporali e orientandole secondo Dio”. A tal proposito, Benedetto XVI ha citato il Decreto sull’apostolato dei laici – l’Apostolicam actuositatem – approvato dai Padri conciliari il 18 novembre 1965.

 

“Esso sottolinea innanzitutto che “la fecondità dell’apostolato dei laici dipende dalla loro unione vitale con Cristo”, cioè da una robusta spiritualità, alimentata dalla partecipazione attiva alla Liturgia ed espressa nello stile delle beatitudini evangeliche”.

 

“Per i laici, inoltre – ha posto in evidenza il Santo Padre – sono di grande importanza la competenza professionale, il senso della famiglia, il senso civico e le virtù sociali”. E anche se “essi sono chiamati individualmente a rendere la loro testimonianza personale, tuttavia il Concilio – ha proseguito - insiste sull’impor-tanza dell’apostolato organizzato, necessario per incidere sulla mentalità generale, sulle condizioni sociali e sulle istituzioni”. Infine ha rammentato che proprio al tema della vocazione e missione dei laici, Giovanni Paolo II ha dedicato l’assemblea sinodale del 1987, dopo la quale è stata pubblicata l’Esortazione    Apostolica Christifideles laici.

 

Dopo la preghiera dell’Angelus, il Papa ha ricordato che oggi in Italia si celebra la “Giornata del Ringraziamento per i frutti della terra e del lavoro” e ha auspicato che “la recente Nota pastorale dei vescovi italiani dedicata al mondo rurale aiuti questa parte così importante della società a conservare il suo ricco patrimonio religioso e culturale, per il bene di tutto il Paese”.

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IMPARARE A CONIUGARE LIBERTÀ E RESPONSABILITÀ: QUESTA LA SFIDA

INDICATA DA BENEDETTO XVI NEL MESSAGGIO INVIATO ALLA IX ASSEMBLEA NAZIONALE DEL MEIC, IL MOVIMENTO ECCLESIALE DI IMPEGNO CULTURALE

 

“Occorre tener fermo il principio secondo cui l’uomo come uomo, è soggetto di diritto e porta in valori e norme che è compito della riflessione culturale rinvenire, insieme ai limiti e ai doveri che quella stessa condizione pone”. È la riflessione offerta da Benedetto XVI nel messaggio inviato alla IX assemblea nazionale del MEIC, Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale, che si conclude oggi a Roma. Il servizio di Donika Lafratta:

 

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Il Santo Padre ha indicato alcune urgenze culturali alle quali il Movimento può dare un valido contributo di intelligente attenzione e di sicura competenza. In modo particolare, Benedetto XVI sottolinea la necessità di imparare a coniugare libertà e responsabilità. “La vera libertà – avverte – è, nell’uomo, un segno privilegiato dell’immagine divina”. Il Pontefice esorta così gli aderenti al MEIC ad escogitare nuove iniziative di promozione umana e di perseguimento del bene comune.

 

Nel messaggio, Benedetto XVI ribadisce, inoltre, l’urgenza di riflettere sulle nuove frontiere della biotecnologia e sui valori portati in sé da ogni uomo. Auspica, inoltre, che i lavori dell’assemblea contribuiscano a creare strutture di solidarietà e di partecipazione nella comunità civile nella ferma convinzione che “chiunque promuova la comunità umana nell’ordine della famiglia, della cultura, della vita economica e sociale e della politica porta aiuto alla comunità della Chiesa”.

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OGGI IN PRIMO PIANO

13 novembre 2005

 

NELL’ODIERNA GIORNATA NAZIONALE DEL RINGRAZIAMENTO,

 LA CHIESA ITALIANA RIFLETTE SUL MONDO RURALE CHE CAMBIA

- Con noi, mons. Paolo Tarchi -

 

In Italia ricorre oggi la Giornata nazionale del Ringraziamento. Quest’anno è Siena ad ospitare la celebrazione. Nella città toscana si è svolta una giornata di studio sulla nota pastorale “Frutto della terra e del lavoro dell’uomo. Mondo rurale che cambia e Chiesa in Italia”. Oggi la celebrazione eucaristica in Duomo, presieduta dall’arcivescovo Antonio Buoncristiani, con la benedizione delle macchine e degli attrezzi agricoli. Il servizio di Massimiliano Menichetti:

 

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Il mondo rurale che cambia, le nuove sfide dell’agricoltura ma soprattutto il rendimento di grazie a Dio per i frutti della terra. Sono i cardini che sorreggono la giornata nazionale del Ringraziamento. La riflessione di mons. Paolo Tarchi, direttore dell’ufficio nazionale della Conferenza episcopale italiana per i problemi sociali e il lavoro.

 

“Questa giornata ha le sue origini nel Dopoguerra. Si inserisce in quel rapporto fra lavoro, creazione e redenzione che è una delle esperienze più forti che la vita cristiana ci offre. Quei doni ricevuti attraverso la collaborazione fattiva dell’opera e del lavoro dell’uomo vengono riconsegnati in una nuova unità, in un nuovo ordine nelle mani del Padre. I prodotti della terra sono poi l’elemento materiale della realtà dei Sacramenti e dei sacramentali. Pensiamo al pane, al vino, all’olio e così via. Quindi, c’è un rapporto strettissimo fra quelli che sono i doni della terra, i frutti del lavoro dell’uomo e la vita anche spirituale e liturgica delle nostre comunità”.

 

Siena è stata scelta per il legame con il monachesimo camaldolese che per nove secoli ha custodito il territorio. A confermare questo patrimonio è il primo codice forestale rintracciato proprio all’interno di una comunità monastica nel 1200. Ma quali sono le sfide di oggi? Ancora mons. Tarchi:

 

“La nuova dimensione della globalizzazione, ma anche le nuove tecnologie, fare discernimento in ordine ad una biotecnologia che non sia fine a se stessa ma che abbia sempre nei parametri etici i suoi riferimenti, attraverso quello che si chiama il principio della precauzione. Spero che questa festa del Ringraziamento dia al mondo dell’economia, al mondo della produzione quel respiro spirituale di cui oggi c’è sempre più bisogno per evitare di essere chiusi in una dinamica che dai consumi passa alla produzione e dalla produzione passa ai consumi, ma che perde il senso del tempo e delle cose che stiamo facendo”.

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nuove sinergie fra Santa Sede e Stato italiano

per combattere la povertà nei Paesi in via di sviluppo

- Con noi, mons. Karel Kasteel, Giuseppe Deodato e Sergio Marelli -

 

Consolidare la collaborazione fra Santa Sede e Stato italiano nel campo degli aiuti umanitari. Ne hanno parlato in questi giorni i partecipanti al convegno dal titolo “Azione umanitaria e sinergie tra la Santa Sede e l’Italia nell’aiuto allo sviluppo”, che si è svolto presso la pontificia università “Urbaniana” di Roma. L’incontro è stato promosso dalla direzione generale per la Cooperazione allo sviluppo del ministero degli Esteri in collaborazione con il pontificio consiglio “Cor Unum”. Il servizio di Eugenio Bonanata:

 

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Santa Sede e Stato italiano insieme per combattere la povertà nei Paesi in via di sviluppo. E’ l’impegno annunciato nell’incontro che ha definito, in linea di massima, gli intenti di questa cooperazione. Ecco il commento di mons. Karel Kasteel, segretario del pontificio consiglio “Cor Unum”:

 

“Penso che sia molto importante che l’Italia capisca l'enorme importanza di unire i propri sforzi con quelli di molti fedeli, di molte organizzazioni cattoliche, consapevoli che un buon cristiano non può camminare allegramente in questo mondo quando c’è tanta  miseria, tanto bisogno. Appunto abbiamo scelto la parola ‘sinergia’ perché vuol dire ‘mettersi insieme’ per ottenere un risultato maggiore che non ciascuno per conto proprio”.

 

Un’occasione importante, dunque, per avviare – sempre in nome della solidarietà – nuove forme di sinergia, rinsaldando i legami già esistenti. Lo sottolinea Giuseppe Deodato, direttore generale per la Cooperazione allo Sviluppo:

 

“Si tratta soprattutto di approfittare di grandi capacità che ci sono nel campo dell’aiuto allo sviluppo e che certamente la Chiesa cattolica possiede per ragioni di ordine storico e di ordine strutturale. Siamo sicuri che una collaborazione in questo campo possa produrre grandissimi risultati”.

 

E’ difficile riassumere in poche parole l’impegno della Chiesa al fianco dei popoli che soffrono. Una missione che, attraverso diverse esperienze di cooperazione, si radica in tutto il mondo. Lotta alla povertà, difesa dei diritti umani, promozione dello sviluppo: sono i paletti che definiscono questo percorso. Uno strumento, questo, efficace per promuovere la pace in aree calde del mondo. Ancora mons. Kasteel:

 

“Se ci si aiuta a  vicenda  ci sono molti meno pericoli di guerra, di tensioni e si può costruire la pace. Ne parla già il Beato Giovanni XXIII nell’Enciclica “Pacem in Terris”. Anche gli altri Papi lo hanno sempre detto: se volete la pace, lavorate per la giustizia e fatelo nella carità”.

 

Mons. Kasteel ha tuttavia messo in guardia da alcuni rischi:

 

“Come in ogni caso di collaborazione, anche qui bisogna mantenere la propria identità. La Chiesa cattolica è spinta dalla carità di Cristo. E occorre che questa cultura evangelica venga capita e, speriamo, accettata da quanti vogliono aiutare il prossimo che è nel bisogno”.

 

Parlando di cooperazione, però, bisogna fare i conti con i tagli che il governo italiano ha annunciato per il 2006. Ecco l’amara riflessione di Sergio Marelli, presidente delle ONG italiane e direttore generale della FOCSIV:

 

“Sono tagli drastici che raggiungono il 40 per cento e che riducono le già scarsissime risorse da 552 milioni di euro nel 2005 a 350 per il 2006. Sono ridotti oramai ad un lumicino di candela con il quale poco si può fare in favore dei poveri della Terra”.

 

Al convegno, che si è svolto nell’ambito delle Giornate per la cooperazione italiana 2005, hanno partecipato diversi rappresentanti del mondo della cooperazione come, tra gli altri, la Caritas, la Comunità di Sant’Egidio e l’AVSI.

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OCCORRE RINNOVARE IL MONDO DELLO SPORT.

QUESTO L’APPELLO LANCIATO AL TERMINE DEL SEMINARIO INTERNAZIONALE

SULLE REALTA’ SPORTIVE, PROMOSSO DAL PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICI

- Intervista con mons. Josef Clemens -

 

Con l’intervento finale del segretario del pontificio consiglio per i Laici, mons. Josef Clemens, si è chiuso, ieri, il seminario internazionale “Il mondo dello sport oggi: campo di impegno cristiano”. Per un bilancio su questa iniziativa il commento di mons. Clemens, intervistato da Amedeo Lomonaco:

 

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R. – La prima cosa che abbiamo imparato in questi due giorni è la vastità del problema. La Chiesa si impegna di più, anche in forma istituzionale. Io ho capito che era proprio l’ora di istituire questa nostra nuova sezione “Chiesa e sport” nel pontificio consiglio per i Laici, punto di riferimento per questo grande mondo dello sport. Mi ha molto impressionato che la Chiesa sia già presente nell’ambito sportivo in molti Paesi: con cappellani, ma anche a livello accademico e a livello universitario. Sono contento che finalmente anche con la Santa Sede siamo presenti in questo grande mondo.

 

D. – Di questo grande mondo sono stati indicati limiti e potenzialità. E’ un mondo che ha bisogno di essere però educato attraverso una sorta di “scuola dell’umanità”, che poi possa promuovere effettivamente la crescita della persona. Come ottenere questo risultato, partendo dalla visione cristiana?

 

R. – Il primo passo, secondo me, è la riflessione e già ci siamo impegnati in molti campi. Ma è l’ora di riflettere ancora di più, perché abbiamo visto i mille problemi: lo sport  e la commercializzazione, il problema del doping, il problema della violenza e anche il ruolo dei media. Qui, la voce della Chiesa, e la voce dei cattolici impegnati in questo campo, è molto importante. Penso allora che siamo nella fase di riflessione e che vogliamo costruire, per così dire, una rete di responsabilità a diversi livelli.   

 

D. – Come rendere un campo sportivo un campo di impegno cristiano?

 

R. – La testimonianza dello sportivo, che è impegnato e si dedica a questo hobby, deve riflettersi sulla sua possibilità di essere un buon cristiano, un buon testimone della fede.

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CREARE UNA RETE TRA TUTTI I COMUNICATORI CATTOLICI: CON QUESTO OBIETTIVO,

SI È TENUTO A LIONE IL CONGRESSO ANNUALE DEL SIGNIS,

L’ASSOCIAZIONE CATTOLICA MONDIALE PER LA COMUNICAZIONE

- Ai nostri microfoni, Marc Aellen -

 

Farsi “ponte” tra tutti i comunicatori cattolici: è questo l’impegno assunto dai membri del Signis, l’associazione cattolica mondiale per la comunicazione, nel corso del loro Congresso annuale, svoltosi questa settimana a Lione. Tra i momenti principali dell’incontro, la conferenza pubblica su “I media al servizio della pace” e l’assemblea per eleggere il nuovo presidente dell’organizzazione, il malaysiano, Augustine Loorthusamy. Al microfono di Roberta Moretti, ascoltiamo il segretario generale del Signis, Marc Aellen:

 

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R. – Il concetto principale è quello della collaborazione tra tutti i comunicatori cattolici. Una delle linee di azione è incrementare la rete di radio nel mondo nel senso di scambiarsi i programmi. Un altro esempio concreto è la televisione. C’è questo progetto di fare un magazine che si chiamerà “Sign”, una coproduzione per far vedere a tutti gli spettatori delle televisioni interessate le realtà della Chiesa nelle varie parti del mondo. Anche a livello di cinema siamo presenti in tanti festival per dare la voce della Chiesa e premiamo dei film con dei valori. Poi abbiamo iniziato una rete di “educomunicatori” in tutti i continenti, che scambieranno le loro esperienze perché nella nostra società è fondamentale imparare ad usare i media per poter diventare cittadini completi.

 

D. – Oggi, come possono i mass media cattolici annunciare con più incisività il messaggio cristiano nella costante attenzione ai segni dei tempi?

 

R. – Questi sono i due pilastri, secondo me, dell’atteggiamento che cerchiamo di avere tutti noi presenti a Lione, cioè il dialogo con al società di oggi, che comprende anche il dialogo ecumenico, interreligioso. Nello stesso momento non aver paura di dare i nostri valori al mondo, perché tante persone aspettano questo.

 

D. – Quali sono le prospettive del “Signis” per i prossimi mesi?

 

R. – Una cosa molto bella, che è emersa alla fine di questo incontro, è di non guardare tanto i produttori della televisione per sé, quelli della radio solo tra di loro, quelli del cinema, ma studiare la trasversalità, i punti in comune. Uno dei grandi lavori che avremo da fare sarà di trovare dei ponti tra tutti questi mondi. Vogliamo anche mettere in rilievo il ruolo delle donne che sono comunicatrici. Noi cercheremo con vari progetti di promuovere il ruolo delle donne che fanno comunicazione.

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IL DRAMMA DI SACCO E VANZETTI, I DUE EMIGRATI ITALIANI

CONDADANNATI A MORTE INGIUSTAMENTE NEGLI STATI UNITI DEGLI ANNI ’20

RIVIVE IN UN FILM PER LA TV, STASERA E DOMANI SU CANALE 5

- Ai nostri microfoni Fabrizio de Blasio e Riccardo Noury -

 

Oggi e domani su Canale 5 andrà in onda “Sacco e Vanzetti”, la storia dei due emigranti italiani condannati a morte negli Stati Uniti nel 1927, con l’accusa di duplice omicidio durante una rapina. La mano del boia non si fermò, nonostante le evidenti prove della loro innocenza. Il film è accompagnato da un’iniziativa di Amnesty Italia per la raccolta di fondi contro la pena di morte, purtroppo applicata tuttora in numerosi Stati. Il servizio di Francesca Sabatinelli:

 

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Non bastarono né la mobilitazione mondiale, né le prove testimoniali a favore, né la confessione del vero assassino a ridare la libertà a Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, uccisi sulla sedia elettrica dopo anni di processi. Su di loro pesavano accuse non dichiarate e ben più pesanti di quella del duplice omicidio: quelle di appartenere al movimento anarchico e di essere italiani. Era il 1927. 50 anni dopo, i due italiani vittime dell’ingiustizia furono riabilitati dal governatore del Massachussetts, Dukakis, e gli Stati Uniti chiesero scusa al mondo intero. Nella storia di questi due uomini entra l’orrore dell’intolleranza razziale e il dolore dell’emigrazione. La loro vicenda è sullo schermo in una miniserie, di impegno civile e non politico, interpretata da Sergio Rubini, Ennio Fantastichini e Anita Caprioli:

 

“Io mi rendo conto che raccontiamo una storia che, per assurdo, può sembrare anacronistica, e anche la pena di morte, per assurdo, può sembrarlo, l’emigrazione, lo sfruttamento degli immigrati, della gente più povera … ma è quello che viviamo oggi! E’ il nostro contesto sociale!”.

 

46 foto di scena, che documentano la realizzazione della fiction, sono esposte a Roma in una mostra a favore di Amnesty International, organizzazione da sempre in prima linea contro la pena di morte, alla quale andrà il ricavato della vendita degli scatti. Il fotografo è Fabrizio de Blasio.

 
“Probabilmente, l’immagine a cui sono più legato è quella del ‘ciak’ del film, appoggiato al banco della giuria vuoto: dà proprio il senso, secondo me, di quello che è successo, un processo in cui la giuria è come se non ci fosse stata!”.
 
Quasi 80 anni dopo, la pena di morte continua ad essere applicata in decine di Stati, dalla Cina all’Arabia Saudita. A fine novembre negli Stati Uniti verrà eseguita la condanna numero mille dal 1976, anno della reintroduzione della pena capitale. La riflessione di Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia:

 

“La storia recente della pena di morte negli Stati Uniti è piena di esecuzioni nei confronti di appartenenti a minoranze, di persone rivelatesi innocenti, come nel caso di Sacco e Vanzetti. Quello delle violazioni dei diritti umani, basate sull’origine etnica, delle difficoltà che ancora oggi hanno i migranti in tantissimi Paesi, è un tema attualissimo”.

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CHIESA E SOCIETA’

13 novembre 2005

 

 

CHE I SACERDOTI, I DIACONI E LE RELIGIOSE NON SI STANCHINO MAI DI ADOPERARSI PER FAVORIRE LA COMUNIONE E LA PARTECIPAZIONE

NELLE LORO COMUNITÀ”.

È L’ESORTAZIONE DEI VESCOVI DEL PARAGUAY NEL LORO MESSAGGIO

A CONCLUSIONE DELLA 174.MA ASSEMBLEA PLENARIA ORDINARIA

 

ASUNCION. = “La nostra Chiesa presenta luci ed ombre: ci sono persone molto devote, che si sforzano di imitare Gesù, ma ve ne sono anche molte altre che non si impegnano a fondo per vivere come veri cristiani”. È quanto si legge nel messaggio dei vescovi paraguayani a conclusione della 174.ma assemblea plenaria ordinaria. “Siamo coscienti – è scritto ancora nel documento – che la Chiesa, trovandosi in un particolare ambito socioculturale, è esposta agli stessi peccati che inquinano la società e che, spesso, coinvolgono gli stessi membri ed istituzioni ecclesiali”. Le condizioni sociopolitiche ed economiche non sono migliorate, denunciano i vescovi. “Il livello di fame e di miseria è in aumento, ad esso si aggiunge una corruzione diffusa sia in ambito pubblico che privato, dovuta anche all’impegno insufficiente degli organi di governo”. “Questi mali tuttavia – continuano i presuli del Paraguay – sono anche la conseguenza di una fede debole. L’inefficacia della nostra evangelizzazione è dimostrata anche dall’incremento di conversioni ad altre religioni”. “In questo contesto - conclude il messaggio – diviene un’urgenza per noi vescovi e per tutti i membri della nostra Chiesa proclamare la Buona Novella al fine di rendere la nostra società più giusta, più onesta, più solidale e più pacifica”. (D.G.)

 

 

RIFLETTERE SUL PELLEGRINAGGIO E SUL SUO SIGNIFICATO STORICO.

RICORDARE I SANTUARI CHE, NEL NOSTRO CONTINENTE, HANNO CONTRIBUTO

A FORMARE I POPOLI D’EUROPA E LA LORO INDENTITÁ COMUNE. QUESTA L’ANALISI

DEGLI STUDIOSI CHE VENERDĺ SCORSO HANNO APRTECIPATO ALLA CELEBRAZIONE

PER RICORDARE IL QUATTROCENTISIMO ANNIVERSARIO

DELLA FONDAZIONE DEL SACRO MONTE DI VARESE

- A cura di Fabio Brenna -

 

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VARESE. = Il pellegrinaggio è stato un contributo determinante per la formazione di un’identità europea ed i luoghi del pellegrinaggio sono le coordinate entro cui per secoli è avvenuto un fecondo incontro tra i popoli. Nell’ultimo appuntamento del 2005, venerdì scorso, per ricordare il quattrocentesimo anniversario della fondazione del Sacro Monte di Varese, avvenuta nell’aprile del 1605, studiosi come don Nicola Bux, Andrè Vauchez, Davide Gandini, Danilo Zardin e Luigi Zanzi hanno ricostruito quella “geografia del sacro” costituita dalla rete di santuari del nostro continente che hanno contribuito a formare i popoli d’Europa e la loro identità comune, inscindibilmente legata all’evangelizzazione e alla diffusione del Vangelo. Il pellegrinaggio nasce dapprima verso Gerusalemme, Roma e Santiago de Compostela. Giovanni Paolo II definì nel 1982, il cammino verso il santuario spagnolo come un elemento che favorì “la comprensione reciproca di popoli europei tanto diversi, quali erano i latini, i germani, i celti, gli anglosassoni e gli slavi”. Diventato impossibile raggiungere Gerusalemme e continuare nell’incontro fra Oriente ed Occidente, il distacco dalla quotidianità è diretto verso il sepolcro di Pietro a Roma. In epoca controriformistica emergono poi i sacri monti, che anche simbolicamente si ergono come baluardo della fede, riproduzioni e riproposizioni di luoghi santi che rimettono in viaggio i popoli per pellegrinaggi più brevi ma ancora occasione di un’incontro che ha nel Cristianesimo la sua lingua, come sosteneva Goethe. In questo contesto, il Sacro Monte di Varese emerge come il più processionale fra i sacri monti, dove si propone di contemplare accadimenti e non idealizzarli, riportando alla fondazione della nuova Gerusalemme a cui cooperarono non poco i francescani in Oriente come in Italia attraverso appunto presepi e sacri monti. Altre iniziative programmate nel corso del 2006 si soffermeranno sul contributo dato dai sacri monti come quello varesino alla diffusione della fede.

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AL VIA LA IV EDIZIONE DELLA RASSEGNA “40 CONCERTI NEL GIORNO DEL SIGNORE”.

LA RASSEGNA DI MUSICA SACRA E CLASSICA PROMOSSA DAL SERVIZIO DIOCESANO

PER LA PASTORALE GIOVANILE DEL VICARIATO DI ROMA, SI APRE OGGI

CON L’ESECUZIONE DELL’ORATORIO PER SOLI, CORO E ORCHESTRA DI MARCO FRISINA

 

ROMA. = Saranno le basiliche del centro storico di Roma, l’Aula della Conciliazione del Palazzo Lateranense, la Sala Riaria del Palazzo della Cancelleria, Il Teatro Valle e il Chiostro del Bramante, i principali palcoscenici della IV rassegna di musica sacra e classica “40 Concerti nel giorno del Signore” al via da oggi, domenica 13 novembre. In programma, fino al 18 giugno del 2006, I concerti-lezione di Schumann, nel 150.mo anniversario della sua morte, e l’integrale delle opere per violoncello e pianoforte di Beethoven; le Nozze di Figaro di Mozart, nel 250.mo anniversario della nascita dell’autore e la Tosca di Puccini. Da segnalare anche le due serate dedicate a “Le grandi voci dell’Opera: il Soprano e il Mezzosoprano” con Mirella Freni e Fiorenza Cossotto e lo spettacolo “Ninne nanne italiane – L’incantesimo del mondo” in scena al Teatro Valle. In programma inoltre, il concerto per violoncello e pianoforte con Luca Pincini e Gilda Butta, con l’esecuzione in prima assoluta di quattro pezzi sacri sulle tre grandi religioni monoteiste e sul buddismo e il concerto commemorativo del maestro Gianandrea Gavezzani eseguito dall’Ensemble della Filarmonica del Teatro alla Scala di Milano. Primo appuntamento di questa ricca rassegna promossa dal servizio diocesano per la pastorale giovanile del Vicariato di Roma con il patrocinio del ministero per i Beni e le Attività Culturali e della Regione Lazio, è il concerto dell’oratorio per soli, coro e orchestra “Confido in te” composto dal maestro Marco Frisina. L’Opera ispirata agli scritti di Santa Faustina Kowalska, verrà eseguita questa sera nella Basilica di San Giovanni in Laterano dal coro della Diocesi di Roma e dall’orchestra sinfonica Laus. (D.L.)

 

 

UN CONVEGNO STORICO SU “L’ECCLESIOLOGIA DI SCALABRINI”

CONCLUDE LE CELEBRAZIONI PER IL CENTENARIO DELLA MORTE

DEL BEATO GIOVANNI BATTISTA SCALABRINI

 

PIACENZA.= E’ in corso nella Casa Madre dei Missionari Scalabriniani, a Piacenza il convegno storico su “L’ecclesiologia di Scalabrini”. L’evento, che ha visto la partecipazione del Vicario Generale della Congregazione Scalabriniana, padre Gaetano Parolin, dell’assessore alle politiche sociali del comune piacentino, Leonardo Mazzoli, e del vescovo di Piacenza, mons. Luciano Monari, conclude le celebrazioni per il centenario della morte del Beato Scalabrini, conosciuto come il “padre dei migranti”. Nel convegno, alla presenza di numerosi storici e ricercatori è stato affrontato il tema “L’ecclesiologia e la spiritualità di Scalabrini nel contesto storico teologico di fine ‘800”. Analizzati, dai relatori, i contesti ecclesiali di tre aree geografiche molto distanti: Europa, Brasile e Stati Uniti, segno che l’attenzione pastorale del Beato Scalabrini per gli emigranti lo portò inevitabilmente ad aprire il suo orizzonte a continenti diversi. Nel Brasile della seconda metà dell’800, trasformato sotto il profilo sociale, politico culturale e religioso, i primi missionari inviati da padre G.B. Scalabrini avviarono la cura pastorale per gli immigrati italiani nelle colonie del Brasile meridionale, nelle fazendas del caffè e nei rioni operai delle città. Negli Stati Uniti, i missionari di Scalabrini contribuirono alla costruzione di scuole, parrocchie e centri sociali per venire incontro alle necessità materiali e spirituali degli italiani. (D.L.)

 

 

DAL 16 AL 18 NOVEMBRE A TUNISI IL FORUM DEL “WORLD BROADCASTING UNIONS”

SUL RUOLO DEI MEDIA ELETTRONICI NELLA NOSTRA SOCIETA’

 

TUNISI. = Il ruolo dei media elettronici nella società dell’informazione. Questo il tema al centro del Forum del “World Broadcasting Unions”, che si terrà a Tunisi dal 16 al 18 novembre, con il patrocinio delle Nazioni Unite e dell’UNESCO. Numerosi gli argomenti su cui dibatteranno i 250 partecipanti al summit, articolato in sette sessioni. In primo luogo, il contributo dei mezzi di comunicazione al raggiungimento di un mondo più giusto e con meno disuguaglianze, anche in vista degli obiettivi di sviluppo fissati dall’ONU per il nuovo millennio. Quindi, la necessità di spingere i governi a mobilitare risorse necessarie per recuperare il patrimonio artistico di tanti Paesi. Ancora, l’utilizzo dei media per difendere le diversità culturali nell’ottica del dialogo tra le civiltà e l’adozione di misure a livello internazionale per garantire la sicurezza dei giornalisti nelle aree di guerra. Al Forum sarà presente anche la Santa Sede con una propria delegazione guidata dall’arcivescovo John Foley, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali. Della delegazione fa parte anche il padre Pasquale Borgomeo, già direttore generale della Radio Vaticana. (D.G.)  

 

 

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24 ORE NEL MONDO

13 novembre 2005

 

- A cura di Eugenio Bonanata -

 

Grande mobilitazione ieri a Madrid contro la riforma dell’istruzione proposta dal governo Zapatero, accusata degli organizzatori della protesta di limitare la libertà di istruzione. Non c’è accordo sul numero dei partecipanti al corteo, che ha sfilato per il centro della capitale con lo slogan “Per un’educazione libera”. Un milione e mezzo di persone secondo il governo regionale di Madrid; 2 milioni per gli organizzatori; 400 mila per la polizia. La manifestazione è stata promossa da varie organizzazioni: genitori cattolici, forum della famiglia, alcune scuole private e gruppi di studenti. Il nostro servizio:

 

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Al di là del consueto balletto di cifre, è stata massiccia la risposta all’appello lanciato da decine di associazioni familiari. Genitori, alunni ed educatori hanno marciato nel cuore di Madrid chiedendo al governo il ritiro del progetto di legge. C’erano anche sei vescovi. Il raduno, che non è stato convocato dalla Chiesa, è stato tuttavia definito dalla Conferenza episcopale spagnola uno “strumento legittimo” per esprimere il dissenso degli educatori. Al lungo corteo, che secondo gli organizzatori voleva essere apartitico, hanno partecipato anche diversi esponenti dei partiti del centro destra. Ma i protagonisti sono stati proprio i genitori per i quali il progetto di riforma non risolverà i problemi della scuola spagnola, limitando, peraltro, “il diritto di scegliere l’educazione per i propri figli”. Diversi i punti della proposta di legge messi sotto accusa. Il nodo più  doloroso il rischio per la religione di diventare una materia facoltativa che non influisce più sulla media dei voti, né sull’accesso per l’anno successivo o all’università né tanto meno per ottenere borse di studio. Al termine del corteo, che si è svolto sotto lo slogan “Per un'educazione  libera”, è stato letto un “Manifesto per un educazione di qualità”. Lamentando la mancanza di dialogo con il governo, gli organizzatori hanno chiesto urgentemente un incontro con il premier Zapatero invitandolo a tener conto della volontà del popolo. Secca, però, la risposta dell’esecutivo: i motivi della protesta, afferma il ministero dell’Educazione, sono infondati.

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374 auto incendiate, 212 fermi e due agenti feriti. Questo il bilancio della 17esima notte di incidenti in Francia. Migliaia di agenti hanno pattugliato le zone centrali della capitale, dove la situazione è stata relativamente tranquilla anche grazie al divieto di raduni imposto ieri. Tumulti si sono registrati ancora nella provincia, anche se le auto date alle fiamme sono diminuite rispetto alla notte precedente. Violenti tafferugli fra la polizia e gruppi di giovani si sono avuti anche nel centro di Lione, poche ore prima che iniziasse il coprifuoco. Da registrare, infine, violenze anche Tolosa, Strasburgo e nella città meridionale di Carpentras, dove è stato appiccato il fuoco ad una scuola elementare.

 

Le violenze urbane si sono estese dalle banlieue francesi ad altri Paesi europei con auto incendiate e fermi di polizia in Belgio, Olanda e Grecia. Tre auto incendiate e una ventina di persone fermate a Bruxelles dove, proprio per evitare disordini, la vigilanza era stata rafforzata. Due auto sono state bruciate a Rotterdam, in Olanda, da un gruppo di giovani; una ventina di auto, infine, sono state distrutte in due concessionarie di Atene dalle fiamme appiccate con bottiglie molotov.

 

E’ stata catturata in Giordania una donna che fallì nel tentativo di farsi esplodere, in concomitanza con i tre attentati suicidi in altrettanti hotel di Amman. Lo ha annunciato re Abdallah II in persona, intervenendo a un convegno nella capitale. La presenza di una donna era stata sostenuta anche nel messaggio di rivendicazione della cellula di Al Qaeda in Iraq, guidata dal terrorista giordano Al Zarqawi.

 

Urne aperte da stamani nei circa 12mila seggi del Burkina Faso, dove quasi 4 milioni di elettori dovranno scegliere il nuovo presidente del Paese. Favorito, secondo i pronostici il capo dello Stato uscente, Blaise Compaorè, al potere da 18 anni in lizza per un terzo mandato. E’ la prima volta, da quando nel 1991 è stato ristabilito il  multipartitismo, che l’opposizione partecipa ad uno scrutinio presidenziale, ed è la prima volta che il presidente uscente affronta ben 11 avversari. La commissione elettorale centrale ha annunciato che non sarà dato alcun risultato prima del 17 novembre prossimo.

 

Ieri una messa e oggi una solenne cerimonia militare alla presenza del ministro della Difesa, Antonio Martino. Così, il contingente italiano di Nassiriya in Iraq celebra il secondo anniversario della strage alla base “Maestrale”, in cui morirono 17 militari e due civili. Durante la cerimonia odierna verrà deposta una corona ai piedi del monumento che ricorda la strage.

 

Il presidente iracheno Jalal Talabani ritiene che un ritiro immediato dall’Iraq delle forze della coalizione sarebbe “catastrofico” e condurrebbe ad una guerra civile con gravi conseguenze per tutto il Medio Oriente. In un’intervista, il presidente si è espresso in favore di un ritiro graduale che permetta alle autorità irachene di prendere il posto delle forze della coalizione in varie tappe. Sul piano interno il presidente di etnia curda, che ieri ha concluso  la sua visita in Italia, ha detto di temere un aumento della violenza in Iraq prima delle elezioni legislative del 15 dicembre sostenendo, tuttavia, che gli insorti non  arriveranno ad influenzarne il risultato.

 

Il Partito Islamico, principale formazione politica sunnita irachena, chiede la fine delle offensive militari lanciate contro la guerriglia da forze americane e irachene nelle province del Nord e dell’Ovest dell’Iraq. “Queste operazioni – si legge in un comunicato diffuso ieri -  hanno trasformato la vita delle popolazioni in un inferno, con conseguenze disastrose che hanno portato a morte di civili e distruzioni”. Dal canto suo l’esercito statunitense ha fatto sapere che l’operazione di rastrellamento è giunta alla fase finale.

 

In Israele è durata meno di dieci minuti l’odierna seduta del governo di Ariel Sharon, che ha deciso di mettere subito fine all’incontro. Il premier ha constatato che “i ministri del Likud e quelli laburisti non hanno più niente da dirsi”. Intanto, il deputato Levy ha confermato che mercoledì presenterà in parlamento una mozione per la conclusione anticipata della legislatura, indipendentemente – ha precisato - dagli accordi che potrebbero intervenire fra il premier Sharon e il nuovo capo del partito laburista, Peretz. Non è chiaro per ora se Sharon e Peretz si incontreranno prima di mercoledì. Ieri Peretz aveva, tuttavia, precisato che se un accordo con Sharon per la convocazione di elezioni anticipate non sarà possibile in tempi brevi, i laburisti  potrebbero fare cadere il governo in parlamento.

 

A Teheran, dopo un incontro con il capo del Consiglio di sicurezza russo, Ivanov, il capo dell’Agenzia iraniana per l’energia atomica, Aqazadeh, ha respinto ieri l’ipotesi di un compromesso che comporti un trasferimento delle attività di arricchimento al di fuori del Paese. Nei giorni scorsi fonti giornalistiche e diplomatiche occidentali avevano parlato della presentazione a Teheran di una proposta, concordata tra Europa e Stati Uniti, per risolvere il braccio di ferro sul nucleare iraniano. In base a tale progetto, l’Iran avrebbe potuto continuare nella conversione dell'uranio, ma non nella fase finale dell'arricchimento, che avrebbe dovuto essere trasferito in Russia per le necessarie garanzie che questa tecnologia non potesse essere usata a fini militari. 

 

Negli Stati Uniti almeno una persona è morta nello Iowa, battuto sabato sera da violenti tornado. Le trombe d'aria, almeno tre in rapida successione, hanno provocato danni in diverse località e costretto i tifosi che assistevano a una partita di football americano ad Ames a cercare rifugio in una palestra.

 

 

 

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