RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
89 - Testo della trasmissione di mercoledì 30 marzo 2005
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
Il Papa continua la sua lenta e progressiva convalescenza. Per favorire il recupero delle forze è stata iniziata la nutrizione enterale mediante un sondino nasogastrico. Ma Giovanni Paolo II non ha rinunciato a salutare e benedire oggi dalla finestra del suo studio, senza tuttavia parlare, i numerosi pellegrini giunti in Piazza San Pietro nel giorno usualmente dedicato all’udienza generale. Ai nostri microfoni il dott. Navarro-Valls e le testimonianze dei pellegrini
IN PRIMO PIANO:
Per il
terremoto di lunedì scorso nella regione indonesiana di Sumatra potrebbero
essere duemila le persone che hanno perso la vita. Intervista con Vichi De Marchi
CHIESA E SOCIETA’:
Nuovo appello dei leader cristiani per la completa
abolizione della legge sulla blasfemia
L'ambasciatore israeliano in Etiopia trovato gravemente ferito a Addis
Abeba: sembra esclusa la matrice terroristica.
La
Siria promette di ritirarsi dal Libano prima delle prossime elezioni.
30 marzo 2005
IL PAPA PROSEGUE LA SUA
CONVALESCENZA.
PER FAVORIRE IL RECUPERO DELLE FORZE E’ STATA
INIZIATA LA NUTRIZIONE ENTERALE
MEDIANTE UN SONDINO NASOGASTRICO. MA GIOVANNI
PAOLO II NON HA RINUNCIATO A SALUTARE OGGI DALLA FINESTRA DEL SUO STUDIO
I NUMEROSI PELLEGRINI RADUNATISI IN PIAZZA SAN
PIETRO NEL GIORNO USUALMENTE DEDICATO ALL’UDIENZA GENERALE
- Intervista con il dott. Joaquin Navarro-Valls -
Il Papa prosegue la sua convalescenza in Vaticano dopo l’operazione di
tracheotomia del 24 febbraio scorso. Ma anche oggi non ha rinunciato a salutare
i numerosi pellegrini giunti questo mercoledì in Piazza San Pietro nel giorno
usualmente dedicato all’udienza generale.
Ma sulle condizioni di salute del Papa ascoltiamo il
direttore della Sala Stampa vaticana Joaquin Navarro-Valls al microfono di
Sergio Centofanti:
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R. - Il Santo Padre continua la sua lenta e progressiva
convalescenza. Il Papa trascorre molte ore della giornata in poltrona, celebra
la Santa Messa nella sua Cappella privata ed è in contatto di lavoro con i suoi
collaboratori, seguendo direttamente le attività della Santa Sede e la vita
della Chiesa.
D. – Ci sono novità nelle cure mediche?
R. - Per migliorare l’apporto calorico e favorire
un valido recupero delle forze, è stata iniziata la nutrizione enterale
mediante il posizionamento di un sondino nasogastrico.
D. – Le previsioni per i prossimi appuntamenti del
Papa?
R. - Le udienze pubbliche restano ancora sospese.
Tengo a dire che l’assistenza sanitaria è garantita dal personale della
Direzione di Sanità ed Igiene dello S.C.V., sotto la direzione del dott. Renato
Buzzonetti, medico personale del Santo Padre.
D. – Tutti hanno notato che il Papa anche oggi ha
provato a parlare durante il saluto ai pellegrini in Piazza San Pietro…
R. – Sì, si è affacciato
inaspettatamente, perché non lo si sperava, alla finestra quando ha saputo che
c’erano alcune migliaia di ragazzi dell’arcidiocesi di Milano che venivano qui
a Roma. Il Papa ha fatto lo sforzo di affacciarsi alla finestra poi li ha benedetti,
anche se non ha parlato.
**********
Giovanni Paolo II, dunque, non
ha voluto mancare all’appuntamento tradizionale del mercoledì con i fedeli.
Stamani, il Papa si è affacciato per alcuni minuti dalla finestra del suo
studio nel Palazzo Apostolico per benedire i pellegrini, che a migliaia si sono
radunati in Piazza San Pietro. Un’emozione grandissima soprattutto per i
giovani, accorsi numerosi. Il Papa ha provato a pronunciare un breve saluto al
microfono. Un collaboratore del Pontefice ha letto un suo messaggio, rivolto in
particolare a 4000 mila giovani dell’arcidiocesi di Milano, giunti a Roma per
rinnovare la professione di fede. Il servizio di Alessandro Gisotti:
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(Cori)
Non c’è stato bisogno di parole per riscaldare i cuori dei fedeli che
hanno gremito Piazza San Pietro, quasi come nelle grandi occasioni. I
pellegrini - numerosissimi i giovani provenienti dall’arcidiocesi di Milano -
ma anche da altre parti d’Italia, dalla Polonia, dalla Spagna, dalla Svizzera e
dalla Germania hanno intonato cori festosi mentre tenevano puntati gli occhi
sul Palazzo Apostolico. In un crescendo di emozioni, quando si sono aperte le
tende dell’appartamento papale ed è comparsa la figura del Santo Padre,
l’entusiasmo è diventato irrefrenabile.
(Grida)
Un collaboratore del Papa ha letto un messaggio di saluto di Giovanni
Paolo II rivolto in particolare ai giovani dell’arcidiocesi di Milano.
“L’amicizia con Gesù nostro Redentore – è stata l’esortazione del Santo Padre -
illumini sempre la vostra vita! Rimanete uniti a Lui mediante l’ascolto della
sua Parola e l’attiva partecipazione alla Mensa eucaristica. Siate suoi fedeli
testimoni, specialmente in mezzo ai vostri coetanei”. Un ringraziamento particolare
il Pontefice lo ha rivolto ai fedeli polacchi “per la presenza, per le
espressioni di benevolenza e per l’accompagnamento nella preghiera”. Quindi, il
Papa ha benedetto i pellegrini: un semplice gesto capace di suscitare una viva
e sincera emozione. Ecco alcune testimonianze raccolte tra i giovani in Piazza
San Pietro:
R. – Soltanto il fatto che, pur
essendo malato, si affacci per salutare le persone che sono venute a vederlo, è
un segno che lui è un grand’uomo: tutti lo capiscono!
R. – Lo ringrazio di cuore per
essersi affacciato, è venuto per salutarci. E’ un’emozione fortissima vedere il
Papa ...
R. – E’ stato emozionante
comunque perché pur essendo malato ha avuto il coraggio di uscire ...
R. – E’ bellissimo perché è
emozionante la sua voglia di vivere ...
R. – Il suo esempio: vuole che
noi seguiamo il suo esempio cristiano: è importante per noi.
Ancora una volta, dunque, i
giovani hanno manifestato la propria vicinanza all’anziano Papa. Un legame
particolare su cui si sofferma don Stefano Buttinoni, parroco milanese che ha
accompagnato i giovani in pellegrinaggio alla Tomba di San Pietro per rinnovare
la professione di fede:
R. – Io credo che innanzitutto i
ragazzi abbiano perfettamente capito che questo Papa valuta i giovani come
luogo privilegiato del messaggio evangelico e come portatori della buona
notizia, con l’entusiasmo che è tipico. Poi, credo che abbiano intuito, anche
se magari non saprebbero spiegarlo a parole, il fatto che questo messaggio può
farli vivere bene, può farli vivere felici ... Se un giovane vive il Vangelo
non si perde, un giovani che vive il Vangelo vive felice!
Questa mattina i giovani
milanesi hanno partecipato ad una celebrazione nella Basilica di San Pietro,
guidati da mons. Vincenzo Di Mauro, delegato dell’APSA e già parroco di Milano.
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IL VILLAGGIO
DI EMMAUS, SIMBOLO DI OGNI COMUNITA’ CRISTIANA RACCOLTA ATTORNO ALL’EUCARISTIA.
IL COMMENTO AL MESSAGGIO PASQUALE URBI ET ORBI DI MONS. RAVASI, CHE DICE:
IL PAPA E’ UN’ICONA DELLA SOFFERENZA APERTA ALLA
SPERANZA
- Intervista con il biblista -
Un’“attiva partecipazione alla
Mensa eucaristica”: anche nel messaggio di questa mattina, Giovanni Paolo II ha
voluto ripetere ai credenti l’importanza del Sacramento centrale della vita
della Chiesa. Più diffusamente, il Papa ne aveva scritto nel Messaggio Urbi et Orbi di Pasqua, entrando nel
vivo del brano evangelico di Emmaus. Un episodio altamente simbolico dal punto
di vista spirituale, come sottolinea il biblista e teologo mons. Gianfranco
Ravasi, intervistato da Alessandro De Carolis:
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R. - L’episodio di Emmaus ha un elemento iniziale che
forse potrebbe essere significativo per l’attualizzazione di questo racconto,
peraltro di grande fascino, di grande intensità anche letteraria: Emmaus non è
stata ancora identificata con certezza dagli studiosi. Emmaus dunque, in un
certo senso, potrebbe essere qualsiasi villaggio del nostro pianeta, che ospiti
al suo interno una sala nella quale vi sia la celebrazione dell’Eucaristia,
compiuta nell’interno di quello spazio che è la Chiesa, che è la comunità
cristiana, presenti in ogni città, in ogni comunità.
D. – Colpisce del brano
evangelico l’incapacità dei due discepoli di riconoscere Gesù che spiega loro
le scritture, ma piuttosto Colui che spezza il pane. Come va intesa questa, solo
apparente, contraddizione?
R. – Questo è indubbiamente un
grande monito che i Vangeli ci lasciano. Il riconoscimento del mistero della
Risurrezione, della sua forza dirompente, trasformatrice della storia e della
persona umana, avviene su un canale di conoscenza che è superiore: quello della
fede. Non basta essere stato insieme a Gesù, aver sentito le inflessioni della
sua voce, aver visto il suo volto. E’ per questo che allora la storia di
Emmaus, come prima dicevo, è una storia che si verifica nell’interno di tutte
le nostre comunità, tutte le volte che i nostri occhi, gli occhi della fede, si
aprono. E ciò avviene in maniera suprema, altissima, costantemente,
nell’Eucaristia.
D. – Dopo essere stato
riconosciuto, Gesù scompare ma resta il pane spezzato. Un segno forte anche per
noi cristiani di oggi, in particolare nell’Anno dell’Eucaristia…
R. – Questo è forse, alla fine,
il grande punto terminale di tutto il racconto. Cristo risorto non sarà più
sperimentabile in maniera continua e costante, com’era avvenuto alle prime
comunità. E’ sperimentabile ora in una forma nuova, e lo è in maniera particolare
in quel momento in cui si spezza il pane. E’ una presenza diversa ma identica
che continua ad operare, a rivelarsi, a parlare e a far ardere il cuore nel
petto a tutti coloro che di quel pane si cibano e a quel calice bevono.
D. – Nella lettera per il Giovedì Santo, il Papa ha
invitato i sacerdoti “a farsi mangiare” come l’ostia che consacrano, un po’
come fa da qualche tempo il Pontefice stesso lottando contro i suoi impedimenti
fisici. Che impressione le suscita questa lunga parentesi di sofferenza di
Giovanni Paolo II?
R. – Per molti versi, direi che
questa figura sofferente è la manifestazione del corpo di Cristo paziente sulla
croce, però proteso sempre alla gloria della risurrezione, alla speranza.
Potremmo dire che la figura di Giovanni Paolo II è, in un certo senso, un
modello, una sorta di icona, nella quale tutti devono in qualche modo entrare e
in qualche modo attuare questa stessa funzione e questa stessa missione.
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NOMINE
In Ghana il Santo Padre ha
accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Accra presentata
da mons. Dominic Kodwo Andoh per raggiunti limiti di età. Gli succede mons.
Gabriel Charles Palmer-Buckle, finora vescovo di Koforidua.
In Canada il Papa ha accettato
la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Regina presentata da mons.
Peter Joseph Mallon per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Daniel J.
Bohan, finora vescovo titolare di Migirpa ed ausiliare di Toronto.
In Brasile
il Pontefice ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di
Duque de Caxias presentata da mons. Mauro Morelli, in conformità al can. 401 §2
del Codice di Diritto Canonico. Gli succede mons. José Francisco Rezende
Dias, finora vescovo titolare di Torri di Ammenia e ausiliare di Pouso Alegre.
Infine Giovanni Paolo II ha
nominato il cardinale Jean-Louis Tauran, Archivista e Bibliotecario di Santa
Romana Chiesa, Suo Inviato Speciale alle celebrazioni centrali dell’Anno
Giubilare Straordinario della diocesi di Le Puy-en-Velay, in Francia, che
avranno luogo il 29 maggio di quest’anno nella Basilica Cattedrale di
Notre-Dame du Pouy.
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OGGI
SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la
prima pagina il titolo "Sempre più profonda la storia di Piazza San Pietro
e sempre più sorprendente il dialogo tra il Papa e i fedeli": Giovanni
Paolo II benedice migliaia di pellegrini dalla finestra del Palazzo Apostolico.
Nelle
vaticane, due pagine dedicate alla celebrazione della Pasqua nelle Diocesi
italiane.
Nelle
estere, Indonesia: estrema difficoltà nei soccorsi ai terremotati; si temono
duemila morti per il nuovo sisma nelle zone già devastate dallo tsunami di dicembre.
Nella
pagina culturale, un articolo di Franco Patruno dal titolo "Una metafora
dell'esistenza protesa verso un futuro di speranza": due recenti interpretazioni
teatrali del "Cantico dei Cantici".
Per
l'"Osservatore libri" un articolo di Marco Testi dal titolo "Il
fascino del ritorno alle origini fra distruzioni e grandezza":
ripubblicato il volume di Idelfonso Schuster sull'Abbazia benedettina di Farfa.
Nelle
pagine italiane, in primo piano il tema degli aumenti contrattuali: sindacati
mobilitati; il ministro Baccini studia una nuova proposta.
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30
marzo 2005
PER IL TERREMOTO
DI LUNEDI’ SCORSO NELLA REGIONE INDONESIANA DI SUMATRA
POTREBBERO
ESSERE DUEMILA LE PERSONE CHE HANNO PERSO LA VITA.
SONO CIRCA 1000 I MORTI ACCERTATI
- Intervista con Vichi De Marchi -
Quasi mille morti accertati, ma
potrebbero essere oltre 2 mila le vittime del terremoto che l’altro ieri ha
devastato alcune isole nella regione indonesiana di Sumatra. Intanto continuano
le scosse di assestamento. Il servizio di Fausta Speranza:
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La situazione più grave appare quella dell’isola di Nias dove i
morti accertati sono oltre 300 ma c’è il fondato timore che arrivino a un
migliaio. E questa mattina ci sono stati momenti di forte tensione a
Gunungsitoli, la principale città dell'isola: decine di senzatetto hanno dato
l'assalto a un deposito governativo di riso, portandosi via quello che hanno
potuto. La polizia all'inizio ha cercato di impedire il saccheggio, agitando le
armi, ma la folla ha ignorato gli agenti che alla fine hanno desistito.
E nelle ultime ore emergono dati
drammatici relativi anche ad altre zone: sulle isole di Banyak, che si trovano
a ovest della costa di Sumatra e che sono le più vicine all’epicentro, si parla
di almeno 200 morti mentre ancora non si riescono a contare i senzatetto. Il
piccolo arcipelago è abitato da 5 mila persone.
C’è poi l’isola di Simelue, che
si trova al nord: ci sono notizie solo del capoluogo Sinabang dove avrebbero
perso la vita 100 persone. Non si sa cosa sia successo esattamente nei villaggi
ma secondo le autorità la maggioranza dei 78 mila abitanti dell'isola sono
rimasti senza casa. E’ certo che le comunicazioni sono molto difficili, visto
che le linee telefoniche sono fuori uso. Anche su quest'isola mancano mezzi
meccanici per rimuovere le macerie e c’è anche penuria di viveri, sangue e
medicine.
Lasciando l’Indonesia e
guardando allo Sri Lanka, almeno cinque persone sono morte, per infarto o per
incidente, in seguito all'allarme tsunami quando nella notte di lunedì migliaia
di cingalesi sono fuggiti dalle zone costiere.
Intanto, l’agenzia Misna
rassicura sulle condizioni del missionario cappuccino italiano Barnabas
Winkler, ferito due giorni fa nel crollo di un palazzo provocato dal sisma: sta
bene ed è stato trasferito in elicottero a Medan.
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Tra i vari soccorsi già arrivati sul
posto, quelli del Programma alimentare mondiale dell’ONU. Andrea Sarubbi ha
sentito la portavoce per l’Italia, Vichi De Marchi:
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R. – Noi eravamo già presenti in
loco da dicembre, immediatamente dopo il disastro dello tsunami. Quindi questo
ha chiaramente facilitato anche le operazioni di soccorso e di rifornimento
alimentare. Per prima cosa, sono stati evacuati i malati più gravi
dall’ospedale di Nias, che aveva avuto notevoli danni, e sono stati portati
sulla terraferma; è partita immediatamente dopo una nave da Banda Aceh per Nias
con 300 tonnellate di generi alimentari, quindi riso, pesce affumicato, olio
per cucinare, biscotti, insomma tutto ciò che può servire alle popolazioni
colpite, soprattutto – appunto – nell’isola di Nias e nell’isola di Simelue.
Già lì noi assistevamo una popolazione – a Nias, 2 mila persone, a Simelue 22
mila – a cui distribuivamo generi alimentari. Ora, questo numero è grandemente
aumentato. Stimiamo che a Nias ci siano 200 mila persone che avranno bisogno di
aiuti alimentari da qui ai prossimi due mesi.
D. – Ecco, lei ha citato la zona
colpita dallo tsunami di tre mesi fa. Lì c’è ancora bisogno di aiuto alimentare
o l’emergenza è passata?
R. – Chiaramente, c’è ancora
bisogno di aiuto alimentare, però adesso si tende anche a finalizzare l’aiuto
alimentare a facilitare la ricostruzione, quindi consentire alle persone che
devono ricostruirsi una casa, riattivare un’attività produttiva come la pesca,
eccetera, di non avere poi l’esigenza impellente di spendere quei pochi soldi
per il cibo. Quindi, in parte c’è una riconversione del nostro aiuto verso la
ricostruzione. In questo caso torniamo in una fase di emergenza, almeno per
queste popolazioni.
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STALLO IN LIBANO, DOPO LA
RINUNCIA DEL PREMIER
INCARICATO KARAME A FORMARE IL NUOVO GOVERNO
- Con noi Roger Bouchahine -
Libano ancora senza governo,
dopo la rinuncia del premier incaricato Karame a formare un nuovo esecutivo.
L’opposizione, con uno dei suoi leader, il druso Jumblatt, chiede un governo
neutrale e tecnico, almeno per portare il Paese alle elezioni di maggio. Ce ne
parla Roger Bouchahine, direttore dell’Osservatorio geopolitico mediorientale e
portavoce dei libanesi in Italia, intervistato da Giada Aquilino:
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R. – L’opposizione ci tiene
molto ad un coinvolgimento totale di tutti i suoi uomini, per formare un
governo libero dalle influenze del regime siriano. Chiede l’applicazione della
risoluzione Onu 1559, la liberazione degli uomini politici e il disarmo di
Hezbollah, anche se non se ne parla direttamente.
D. – Una figura di riferimento
potrebbe essere quella di Adnan Kassar, ministro dell’Economia…
R. – Sì, diverse persone stanno
chiedendo il suo intervento. Il fatto importante, comunque, è che il capo dei
servizi segreti militari, Raymond Azar, ha ufficialmente preso le ferie:
secondo noi c’è un cambiamento a livello di presidenza della Repubblica. Il
capo di Stato Lahoud, dopo aver incontrato domenica il Patriarca Sfeir, ha
cambiato linea. Prima nessuno aveva mai parlato di un eventuale sconvolgimento
nei servizi segreti libanesi. Invece il presidente ha detto: “Se qualcuno ha la
responsabilità, verrà punito”. Poi, con il congedo volontario di Raymond Azar e
l’allontanamento dalla sua posizione, c’è stato un piccolo cambiamento a
livello di leadership.
D. – Che prospettive ci sono,
quindi, per le prossime elezioni?
R. – Probabilmente i siriani
continueranno a ritirarsi. Stanno lavorando tutti su questa operazione. Non
vedo una prospettiva diversa dal ritiro della Siria dal Libano entro la fine di
aprile.
D. – L’onda emozionale nata con
l’assassinio di Hariri - il 14 febbraio scorso - ed il ritiro siriano che
influenza hanno, a questo punto, sul prossimo governo?
R. – Sicuramente avremo un
governo più libero. Esiste al momento un coinvolgimento tra le diverse parti
politiche e religiose: ragionano insieme per la prima volta contro un regime
che, in 30 anni, ha demolito un Paese democratico, le sue forze, la sua
economia.
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AL VIA OGGI
IN GALILEA L’INCONTRO INTERNAZIONALE PER L’INAUGURAZIONE
DELLA BIBLIOTECA DEL CENTRO DOMUS GALILEAE, COSTRUITO
DAL
CAMMINO NEOCATECUMENALE
- Con noi il cardinale Jozef Glemp -
Si è
aperto questa mattina in Galilea, sul Lago di Tiberiade, l’incontro internazionale
che culminerà domani pomeriggio con l’inaugurazione della Biblioteca del centro
Domus Galileae, una struttura costruita dal Cammino Neocatecumenale che
sta diventando sempre più luogo di dialogo ebraico-cristiano. Da Tiberiade, il
nostro inviato Roberto Piermarini:
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I
partecipanti all’incontro, che vede la presenza di 12 cardinali, 45 vescovi, i
rettori dei 54 seminari “Redemptoris Mater” di tutto il mondo, ed i catechisti
itineranti del Cammino Neocatecumenale, dalla sommità dello splendido Centro
internazionale Domus Galileae, questa mattina, si sono spostati sulle
rive del Lago di Tiberiade dove nella chiesa del Primato di Pietro è stata
celebrata una Messa presieduta dall’arcivescovo di Santo Domingo, il cardinale
Nicolás de Jesús López Rodríguez.
(canti)
Su
questo luogo che conserva la pietra dove Gesù affidò il mandato a Pietro di
guidare la sua Chiesa, si è pregato per la salute del Papa. “Tutta la Chiesa si
stringe intorno a Giovanni Paolo II – ha detto nell’omelia il cardinale
Rodríguez – ma qui, su questo luogo, vogliamo farlo con maggiore intensità. I
suoi gesti di dolore sono il segno che il Papa sta offrendo le sue sofferenze a
Cristo per la salvezza del mondo”. Anche l’arcivescovo di Varsavia, il
cardinale Jozef Glemp, si è unito alla preghiera per la salute di Giovanni
Paolo II:
“Preghiamo sempre per il Santo Padre perché sappiamo quanto lui sia vicino
a tutto quello che tocca il Cristo vivente nel mondo. Lui spesso soffre e
allora si unisce con la sofferenza a Cristo, e pare che questi giorni siano
molto vissuti da lui. Noi viviamo con lui questa verità di mistero della
sofferenza”.
Sempre a Tabqa, il gruppo di
partecipanti all’incontro si è spostato alla vicina chiesa benedettina che
conserva il luogo dove Gesù operò la moltiplicazione dei pani. Domani pomeriggio,
alla Domus Galileae, sarà inaugurata la biblioteca di questo Centro
internazionale del Cammino Neocatecumenale, inaugurato il 25 marzo del 2000 da
Giovanni Paolo II, quando celebrò l’Eucaristia sul Monte delle Beatitudini con
100 mila giovani, nel corso del suo storico pellegrinaggio in Terra Santa. In
pratica, in questa cerimonia di domani, si completa la Domus Galileae
che, nella splendida struttura progettata dall’iniziatore del Cammino Neocatecumenale,
Kiko Argüello, si rifà
alla tradizione ebraica, per rispettare il luogo dove è stata costruita. Centro
di Convegni, di studi biblici e di spiritualità per vescovi, sacerdoti e fedeli
di tutto il mondo, in questi ultimi anni il Centro sta diventando sempre più
luogo di dialogo ebraico-cristiano. Al centro della biblioteca sarà posto, in una
teca, il rotolo della Torah del ‘700, proveniente da una sinagoga sefardita del
Nord-Africa. Per questo, alla cerimonia di domani sarà presente una delegazione
di rabbini ed alcuni esponenti del governo israeliano.
Il clima qui, in Terra Santa,
dopo gli ultimi sviluppi politici, è decisamente più disteso e si avverte dal
folto gruppo di pellegrini che affolla, in questi giorni, i Luoghi Santi.
Da Tiberiade, Roberto
Piermarini, Radio Vaticana.
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30 marzo 2005
I
GENITORI DI TERRI SCHIAVO NON SI ARRENDONO.
PRESENTATO UN NUOVO RICORSO ALLA
CORTE D’APPELLO FEDERALE
PINELLAS PARK. = Due giorni dopo
aver annunciato la propria resa, i genitori di Terri Schiavo sono tornati
all’attacco, presentando un nuovo ricorso alla Corte d’appello federale. David
Gibbs, legale di Bob e Mary Schindler, ha chiesto che i 12 giudici
dell’11.esima sezione di Atlanta, in Georgia, si riuniscano tutti insieme per
esaminare il caso e ripristinare l’alimentazione alla donna. La settimana scorsa
una sessione ristretta della stessa Corte ha respinto per due volte i ricorsi degli
Schindler e la richiesta di un esame in seduta plenaria. Nella notte, intanto,
Mary Schindler ha lanciato un drammatico appello a Michael Schiavo, marito di
Terri e suo tutore legale, e a Jodi Centonze, sua nuova compagna. “Voi avete i
vostri figli – ha detto alla coppia – date a me mia figlia”. Sempre ieri
Michael Schiavo, accusato di volere la cremazione della moglie per nascondere
la verità sulle reali condizioni di Terri Schiavo, ha richiesto che venga
compiuta l’autopsia alla morte della donna. La decisione, su cui si sono detti
d'accordo anche i genitori di Terri, è stata presa per dimostrare la gravità e
l’estensione del danno cerebrale di Terri, dopo un arresto cardiaco 15 anni fa.
Dallo scorso 18 marzo, inoltre, la donna non viene più alimentata, per
disposizione della magistratura su richiesta del marito, secondo il quale sua
moglie non avrebbe voluto sopravvivere in queste condizioni. Secondo i medici,
la morte di Terri potrebbe intervenire in qualsiasi momento da qui alla fine
della settimana. (B.C.)
- A cura di Lisa Zengarini -
ISLAMABAD. = I leader cristiani
e indù pakistani hanno reiterato il loro appello alle autorità del Paese per la
completa abolizione della controversa legge sulla blasfemia, che punisce anche
con la morte “quanti insultano il sacro nome del Profeta Maometto” e con
l’ergastolo le offese al Corano. L’occasione è stata un incontro organizzato ad
Islamabad dal ministero per le Minoranze, in cui esponenti governativi hanno
parlato ad una platea di rappresentanti delle minoranze religiose dei possibili
correttivi alle procedure e all’applicazione di queste norme per ridurne gli
abusi. La legge, introdotta negli anni ‘80 dal regime del generale Zia-Ul-Haq,
continua, infatti, ad essere utilizzata per vendette e regolamenti di conti
privati, di cui non di rado sono vittime cristiani ed altre minoranze. Abusi
puntualmente denunciati in questi anni dalla Chiesa pakistana e dalle
organizzazioni per i diritti umani, che da
tempo ne chiedono la completa abrogazione. Proprio su questo punto, tuttavia,
si incontrano le maggiori difficoltà: pur riconoscendo e deprecando gli abusi,
gli esponenti governativi presenti all’incontro di Islamabad hanno confermato
che, allo stato attuale, la legge non può essere abrogata, a causa delle
resistenze dei partiti islamici. L’ultimo episodio di intolleranza religiosa si
è verificato la mattina di Pasqua. Quattro uomini
armati hanno ucciso un fedele e ferito altri sei in una chiesa protestante
vicino Lahore. Secondo alcune fonti, gli assalitori appartengono ad una
famiglia musulmana, che da tempo minacciava la comunità per ottenere il terreno
dove è edificata la chiesa ed il cimitero da oltre 100 anni. Negli ultimi anni
il terreno era stato molto rivalutato. La comunità, composta da 150 persone,
aveva già ricevuto minacce ed intimidazioni, tanto che era stata costretta a
cancellare la funzione del Venerdì Santo e la Veglia pasquale di sabato notte.
VENTIMILA BAMBINI
SOTTO I CINQUE ANNI MUOIONO OGNI ANNO IN COLOMBIA.
LO RIVELA L’ORGANIZZAZIONE PANAMERICANA DELLA
SANITÀ NEL SUO ULTIMO RAPPORTO
BOGOTA’.
= Per patologie del tutto prevedibili e curabili, ogni anno in Colombia muoiono
circa 20 mila bambini di età inferiore ai cinque anni, di questi 15 mila nel
primo mese di vita. E’ quanto emerge dall’ultimo rapporto dell’Organizzazione
panamericana della sanità (OPS). “È un numero incredibilmente alto se comparato
con la mortalità infantile nei Paesi vicini – si legge nel documento – come
l’Ecuador (65 all’anno), Venezuela (67) e Costa Rica (11)”. Lo scenario è
ancora più preoccupante, se si aggiunge che, “nonostante gli sforzi del
governo”, 100 mila bambini di età inferiore a un anno non vengono vaccinati
contro i virus comuni. In occasione della Giornata mondiale della salute, che
ricorre il prossimo 7 aprile - riferisce l’agenzia Misna - l’Organizzazione
mondiale della sanità (OMS) esorta i 191 Paesi membri delle Nazioni Unite a
promuovere un “momento di riflessione” sulla mortalità infantile, con il tema
“Ogni madre e ogni bambino contano”. “Non possiamo permetterci di dimenticare
che ogni madre che muore lascia un vuoto emotivo, sociale ed economico che
mette a rischio la sopravvivenza dei suoi figli – ha sottolineato Piere Paolo
Balladelli, rappresentante dell’OPS in Colombia – è necessario costruire una
vera cultura della prevenzione della mortalità materna e infantile, soprattutto
nel primo anno di età dei bambini”. (B.C.)
“L’APPLICAZIONE
DELLA SHARIA E’ STRUMENTALIZZATA OGGI DA POTERI REPRESSIVI,
CHE SE LA PRENDONO CON LE DONNE,
CON I POVERI E CON I LORO OPPOSITORI POLITICI”.
LO SCRIVONO I MUSULMANI MODERATI
IN UN APPELLO PER UNA MORATORIA CONTRO LA SHARIA VIOLENTA
ROMA. = Gli esponenti dell’Islam
moderato hanno lanciato stamani un “appello per una moratoria immediata nel
mondo musulmano” sulla pena di morte e sulle punizioni corporali inflitte in
base alla “sharia”. L’appello è stato redatto dall’islamista Tariq Ramadan,
docente universitario svizzero e presidente dell’European muslim network.
Ramadan si rivolge direttamente agli ulema, i dottori in teologia e diritto, ai
musulmani occidentali e a quelli dei Paesi islamici affinché si apra una
riflessione “a partire dai propri riferimenti e dalle dinamiche endogene alle
società stesse”, sull’uso violento della “sharia” contro i più deboli. Questa
applicazione violenta della legge islamica - si legge nel documento - è fonte
di condanne totali da parte dell’Occidente, ma divide anche il mondo musulmano,
gli stessi ulema, che della “sharia” sono i depositari e gli interpreti.
“L’applicazione della sharia – scrive Ramadan – è strumentalizzata oggi da
poteri repressivi, che se la prendono con le donne, con i poveri e con i loro
oppositori politici, in un vuoto giuridico quasi totale, in cui si moltiplicano
le esecuzioni sommarie di accusati senza avvocati e di cui non si rispetta la dignità
umana”. La coscienza musulmana contemporanea - aggiunge il presidente
dell’European muslim network - non può accettare “questa denegata giustizia”.
Ramadan invita, quindi, ad uscire da questa “perversione” e chiede
all’Occidente di comprendere “l’altro, la logica del suo sistema di pensiero e
i cammini che lo conducono all’universale comune”. Per attivare un dialogo tra
i due mondi – conclude - è necessario “che ciascuno si interroghi sulle proprie
incoerenze sia religiose che politiche”. (B.C.)
SITUAZIONE SEMPRE PIU’ DELICATA
NELL’OSPEDALE DI UIGE,
NELLA PROVINCIA NORD-ORIENTALE DELL’ANGOLA, A
CAUSA DELLA TERRIBILE FEBBRE EMORRAGICA CHE STA DECIMANDO LA POPOLAZIONE
LUANDA. = Situazione critica in Angola per la
febbre emorragica di Marburg che si è abbattuta sul Paese africano. Gli
esponenti dell’organizzazione “Medici con l’Africa-Cuamm” sottolineano in un
comunicato: “nell’ospedale di Uige si sono registrati altri due decessi tra il
personale infermieristico, che il clima si fa di giorno in giorno più pesante e
risulta difficile garantire il normale svolgimento delle attività. Anche la
situazione del reparto isolamento risulta alquanto precaria”. Malgrado
l’epidemia del virus, simile al più tristemente noto Ebola, i missionari italiani
restano comunque nella provincia dell’Angola, dove il contagio ha già provocato
oltre 120 vittime. La situazione è tale che nella vicina Repubblica Democratica
del Congo è stato proclamato “lo stato di allerta generale”. (M.V.S.)
PRESENTATO
A ROMA IL MILLENNIUM ECOSYSTEM ASSESSMENT,
IL PIU’ APPROFONDITO COMPENDIO SULLO STATO DEGLI
ECOSISTEMI DEL PIANETA
- A cura di Amedeo Lomonaco -
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ROMA. = Negli ultimi 50 anni gli
esseri umani hanno modificato gli ecosistemi più rapidamente e profondamente che
in qualsiasi altro periodo della storia umana. Questo ha prodotto la più ampia
e sostanziale perdita irreversibile di diversità della vita sulla terra. E’ una
delle conclusioni del ‘Millenium Ecosystem Assessment’, il più approfondito
compendio sullo stato attuale degli ecosistemi presentato stamani a Roma in una
conferenza stampa congiunta FAO – WWF. Il Millenium Ecosystem Assessment è
stato realizzato tra il 2001 ed il 2005 con l’obiettivo di comprendere la
situazione del pianeta e le conseguenze dei cambiamenti climatici.
L’elaborazione del rapporto ha coinvolto oltre 1360 esperti provenienti da 95 Paesi
per stabilire le basi scientifiche delle azioni necessarie a rafforzare la
conservazione e l’utilizzo sostenibile degli ecosistemi. Il Millennium Ecosystem
Assessment concentra l’attenzione sulla complessità delle interazioni tra i
sistemi naturali ed i sistemi sociali ed in particolare sullo straordinario
valore dei servizi che gli ecosistemi forniscono alle società umane. Alla
conferenza stampa per presentare il rapporto hanno partecipato il professor
Riccardo Valentini dell’Università della Tuscia, e Gianfranco Bologna,
direttore scientifico e culturale del WWF Italia. Entrambi hanno sottolineato
come il degrado dei servizi degli ecosistemi rappresenti una vera e propria
perdita del capitale naturale di cui l’uomo può disporre. Non è mai troppo
tardi per invertire l’attuale tendenza al degrado dovuto a diverse cause quali
la deforestazione, la desertificazione, e gli effetti del gas serra. Il
problema del degrado degli ecosistemi – ha fatto notare Valentini – è ben
chiaro alla comunità scientifica. Ma la valutazione del suo impatto – ha
concluso – è una responsabilità politica e dipende dalla capacità o meno di
affrontare l’emergenza ambientale.
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VESTE RINNOVATA
PER IL MONASTERO DELLE PASSIONISTE DI NAPOLI.
L’INAUGURAZIONE, ALLA PRESENZA DI DIVERSE
AUTORITA’ RELIGIOSE, SI SVOLGERA’ DOMENICA PROSSIMA
- A cura di Daniela Di Domenico -
NAPOLI. = Domenica prossima
verrà riaperto il monastero delle Passioniste di Napoli, dopo lunghi e accurati
lavori di ristrutturazione. Alla cerimonia parteciperanno il segretario della
Congregazione degli istituti di vita consacrata e delle società di vita
apostolica, mons. Piergiorgio Silvano Nesti; il vescovo ausiliare, Filippo
Iannone; il superiore provinciale dei Passionisti di Napoli, padre Antonio
Rungi, il responsabile della curia arcivescovile di Napoli per le monache
passioniste, padre Filippo Grillo, e altri sacerdoti religiosi e diocesani. Il
Monastero verrà inaugurato dopo numerosi interventi di ristrutturazione, in
seguito al terremoto dell’Irpinia nel novembre del 1980. I lavori di restauro
hanno determinato il consolidamento del monastero, l’ampliamento e il
miglioramento di alcuni locali e il rifacimento di tutti gli impianti a norma
di legge. Per i Passionisti i numerosi interventi di ristrutturazione vogliono
essere un’ulteriore occasione per accogliere nuove vocazioni nel monastero,
fondato nel 1928. La comunità delle passioniste, attualmente composta da 11
suore anziane, rappresenta una realtà religiosa stimata ed apprezzata dalla
città partenopea. La vita monastica delle Passioniste si basa sulla preghiera e
sulla ferma osservanza della regola di San Paolo della Croce e, cioè, sui
cinque voti di povertà, castità e obbedienza, Memoria della Passione di Cristo
e Clausura. Il monastero di Napoli, rappresenta l’unico monastero di claustrali
della famiglia passionista in tutta la Campania e nel Meridione.
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30 marzo 2005
- A cura
di Fausta Speranza -
L’ambasciatore israeliano in
Etiopia, Doron Grossman, è stato trovato gravemente ferito nella sua stanza
d’albergo a Addis Abeba. Secondo la radio israeliana è in
condizioni disperate. Fonti del ministero degli esteri a Gerusalemme affermano
che il ferimento non sembra abbia una matrice terroristica. Altre fonti parlano
di un tentativo di suicidio. Una delegazione di esperti del ministero è partita
per Addis Abeba per indagare sull’accaduto e per organizzare il trasporto e il
ricovero in Israele del diplomatico. Grossman era ambasciatore in Etiopia da
tre anni e doveva concludere la sua missione nei prossimi giorni per assumere
il nuovo incarico di ambasciatore in Sud Africa.
Centinaia di studenti
dell’università di Mossul hanno organizzato ieri una manifestazione per
protestare contro l’arresto di cinque loro compagni accusati di collusione con
gli insorti. Secondo alcuni quotidiani di Baghdad, la forza multinazionale è
stata accusata di oltre 40 irruzioni ingiustificate nel campus dell’ateneo e
dell’arresto, negli ultimi mesi, di oltre 130 persone, tra studenti e docenti.
Gli organizzatori della protesta sostengono inoltre che dalla caduta del regime
di Saddam Hussein, due anni fa, almeno 30 studenti dell’università di Mossul
sono stati assassinati. Intanto, il ministero della sanità iracheno ha fatto
sapere che migliaia e migliaia di ammalati cronici, molti dei quali affetti da
patologie gravi, non possono più essere curati dopo il ritiro dal Paese di gran
parte delle ONG internazionali che si occupano di assistenza sanitaria. Molte
ONG se ne sono andate a causa del pericolo dei sequestri e per l’assenza
pressoché totale di sicurezza.
Dopo il sì del Parlamento al piano di ritiro da Gaza e la bocciatura
della proposta della destra nazionalista di tenere un referendum sul ritiro, il
premier israeliano Sharon ha superato ieri sera un altro ostacolo importante:
la Knesset ha dato il via libera alla nuova legge finanziaria. Superato,
dunque, l’ultimo ostacolo parlamentare alla realizzazione dello storico ritiro
da Gaza. Se la finanziaria non fosse stata adottata entro il 31 marzo, per
legge il governo sarebbe decaduto automaticamente. Fino a sabato Sharon non
aveva una maggioranza in parlamento perché 13 dei 40 parlamentari del suo
partito avevano annunciato voto contrario. Sabato scorso il premier era
riuscito ad ottenere l’appoggio del leader del principale partito
d’opposizione, lo Shinui, che ha ottenuto uno stanziamento supplementare di 140
milioni di dollari per l’insegnamento superiore.
Non ci sono prove che il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, abbia
violato le regole nella gestione del programma “Petrolio per cibo”, che durante
l’embargo consentiva all’Iraq di vendere greggio in cambio di generi alimentari
e medicine. Lo afferma il rapporto pubblicato ieri dalla Commissione
d’inchiesta indipendente, guidata dall’ex capo della Federal Reserve, Paul
Walker. Da New York, Paolo Mastrolilli:
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Questa vicenda assedia da diversi mesi il Palazzo di
Vetro, accusato di aver permesso a Saddam Hussein di aggirare le sanzioni e
fare profitti illeciti. Annan era finito personalmente nel mirino, perché suo
figlio Kojo lavorava per la compagnia svizzera, Cotecna, che aveva ottenuto un
contratto dall’ONU per controllare i beni importati dall’Iraq. C’era il
sospetto che il segretario generale fosse intervenuto a favore di questa
azienda e alcuni politici conservatori americani, già irritati per
l’opposizione di Annan alla guerra in Iraq, avevano chiesto le sue dimissioni.
Il rapporto di Walker ha criticato il segretario per non aver indagato bene sul
conflitto di interessi del figlio, ma ha aggiunto che non aveva avuto un ruolo
nella selezione della Cotecna. Annan ha commentato dicendo che l’inchiesta lo
scagiona dalle false accuse dei mesi scorsi e ha dichiarato che non si
dimetterà, perché vuole completare la riforma del Palazzo di Vetro, che ha
appena lanciato. Il portavoce della Casa Bianca e quello del Dipartimento di
Stato hanno ribadito il loro appoggio al segretario generale, proprio affinché
realizzi questo progetto.
Da New York, per la Radio
Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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Cresce
la tensione nello Yemen, dove da lunedì scontri tra forze di sicurezza e
ribelli hanno causato la morte di 33 persone. Ieri, infatti, altri otto
poliziotti sono rimasti uccisi in un’imboscata tesa dai seguaci del predicatore
anti-americano Hussein al Houthi, nella provincia di Amrah, 100 chilometri a
nord della capitale Sana’a. Nell’operazione successiva della polizia sono morti
tre miliziani.
Si
riaccende la violenza in Afghanistan. Un’autobomba è esplosa questa mattina a
Jalalabad, nei pressi dell’ufficio del governatore provinciale, danneggiando
una stazione di polizia e l’edificio che ospita la tv di Stato. Nella
deflagrazione ha perso la vita l’attentatore. La moglie del presidente
americano George W. Bush, Laura, è giunta oggi a Kabul per una visita di
qualche ora che mira ad accertare i cambiamenti avvenuti nelle condizioni di
vita delle donne. Giunta poco dopo le 11 locali (le 8.30 in Italia) alla base
militare aerea di Bagram, a nord della capitale afghana, Laura Bush incontrerà
dei gruppi di donne ed il presidente Hamid Karzai, prima di pranzare con i
soldati americani. Secondo quanto ha comunicato la Casa Bianca, durante il
soggiorno di cinque ore, la first lady annuncerà un aiuto di 17,7
milioni di dollari all’università americana di Kabul e di 3,5 milioni di
dollari alla scuola elementare internazionale afghana.
Da
Europa e Stati Uniti una mano tesa al Kirghizistan, reduce dalla cosiddetta
“rivoluzione dei tulipani”. Bruxelles e Washington si sono detti “soddisfatti”
per l’evoluzione democratica ed hanno espresso sostegno al nuovo governo. Anche
il capo di Stato uscente, Akayev, sembra avere accettato il cambiamento.
Intanto il capo della sicurezza Felix Kulov, ha assicurato che se Akaiev
tornerà in Kirghizistan gli sarà fornita tutta la protezione necessaria.
Giuseppe D’Amato:
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“Ho fatto molti errori. Tornerò in Kirghizistan quando ci
saranno le garanzie di sicurezza per me e la mia famiglia”: così, Askar Akayev, ieri
sera in due interviste ad emittenti russe dal suo rifugio nei pressi di Mosca.
Il presidente kirghizo è disposto a negoziare le sue dimissioni davanti al
Parlamento, ma come unico interlocutore riconosce solo il nuovo speaker
dell’Assemblea legislativa, Tekebayev, suo avversario alle ultime
presidenziali. Il mandato di Akayev scade alla fine di ottobre. Il vecchio
parlamento prima di sciogliersi ha indetto per il 26 giugno le nuove elezioni.
Secondo il presidente, l’opposizione ha organizzato la manifestazione fin dal
principio, con lo scopo di dare l’assalto al palazzo del governo. Prima
dell’attacco dei manifestanti, Akayev è riuscito soltanto ad impartire l’ordine
di non usare le armi. Scettiche sono state le reazioni della nuova dirigenza
kirghiza. Il presidente vuole dimostrare che è legittimo e che controlla la
situazione, ma non è così.
Da Mosca, per la Radio Vaticana,
Giuseppe D’Amato.
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Sanzioni
mirate contro i crimini commessi in Darfur, la martoriata regione del Sudan
attraversata da un sanguinoso conflitto interetnico. Ad approvare il
provvedimento è stato il Consiglio di Sicurezza dell'Onu, con una risoluzione
passata stanotte grazie a 12 sì e tre astensioni. Ce ne parla Giulio Albanese:
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La risoluzione presentata dagli Stati Uniti non ha
indicato però chi siano gli individui colpiti dal congelamento dei beni e dalla
limitazione dei movimenti: dovranno essere designati da una commissione ad hoc
dell’ONU. Nonostante la decisione del Consiglio di Sicurezza sia stata frutto
di febbrili trattative diplomatiche e compromessi – Russia, Cina e Algeria va
ricordato, si sono astenuti – la risoluzione rappresenta un timido passo avanti,
non fosse altro perché l’immobilismo della comunità internazionale finora è
stato a dir poco sconcertante. Intanto, un rapporto della Commissione della
Camera dei Comuni britannica sullo sviluppo internazionale ha denunciato che
sarebbero 300 mila i morti nella regione del Darfur, provocati dalla guerra
civile e fomentata dal governo di Karthoum. Accusando la comunità
internazionale di una risposta scandalosamente inefficace, il rapporto dei
deputati britannici stima i delitti commessi dalle milizie filo-arabe, i
famigerati Janjaweed, equiparabili ad un genocidio.
Per la Radio Vaticana, Giulio
Albanese.
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