RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 87 - Testo della trasmissione di lunedì 28 marzo 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:                                                                             

Oggi, Lunedì dell’Angelo: la gioia di questa festa pasquale offuscata dalle preoccupazioni per la salute del Papa, che non è apparso in Piazza San Pietro per la recita il Regina Coeli. Migliaia i fedeli raccolti sotto la sua finestra. Nota di padre Federico Lombardi

 

Si apre oggi con la Settimana in albis il tempo liturgico di preparazione alla Pentecoste: una riflessione con padre Raniero Cantalamessa

 

La crisi del Darfur tra i temi scottanti all’esame della Commissione ONU per i diritti umani a Ginevra: intervista con l’arcivescovo Silvano Maria Tomasi.

 

IN PRIMO PIANO:

Da domani riuniti in assemblea ad Ariccia i Missionari di San Carlo Borromeo, nel ventennale di fondazione della loro fraternità sacerdotale: ai nostri microfoni, mons. Massimo Camisasca

 

Assegnato il primo premio “I sagrati d’Italia” a dieci architetti italiani che si sono distinti per progetti in equilibrio tra sacralità e vivibilità: ce ne parla mons. Mauro Piacenza.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Ieri, domenica di Pasqua, celebrazioni in tutto il mondo con numerosi appelli alla pace

 

E’ stata impartita l’estrema unzione a Terri Schiavo, ormai da dieci giorni senza alimentazione

 

Si consegna alla polizia brasiliana il presunto mandante che lo scorso 12 febbraio fece uccidere suor Dorothy Stang, la religiosa da anni impegnata nella lotta per i diritti del senza-terra

 

Nel duomo di Torino, 33 catecumeni hanno ricevuto il battesimo nella notte di Pasqua

 

Allo stadio di Tel Aviv, un “goal” ha scatenato un unico coro di gioia tra arabi e israeliani.

 

24 ORE NEL MONDO:

Il nuovo Parlamento unicamerale del Kirghizistan ha confermato Kurmanbek Bakiyev come primo ministro

 

Non si arresta la violenza in Iraq. Un attentato contro un gruppo di pellegrini sciiti a sud di Baghdad ha causato almeno 7 morti

 

Israele ha “congelato” momentaneamente il passaggio di Kalkilya all’ANP. La Knesset, intanto, ha respinto due mozioni di sfiducia presentate contro il governo di Ariel Sharon.

IL PAPA E LA SANTA SEDE

28 marzo 2005

 

OGGI, LUNEDI’ DELL’ANGELO: MIGLIAIA DI FEDELI RACCOLTI IN PIAZZA SAN PIETRO HANNO MANIFESTATO IL LORO AFFETTO AL PAPA AMMALATO,

CHE NON HA POTUTO RECITARE PUBBLICAMENTE IL REGINA COELI

- Servizio di Roberta Gisotti -

 

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Un Lunedì dell’Angelo, giorno di festa pasquale, oggi offuscato dai sentimenti di preoccupazione per la salute di Giovanni Paolo II, che stamane non ha recitato in piazza San Pietro il Regina Coeli, la preghiera mariana che sostituisce l’Angelus nel tempo pasquale. Nella Piazza hanno – comunque – sostato lungamente migliaia di fedeli, applaudendo sotto la finestra del Papa in segno di affettuosa vicinanza e di commossa partecipazione alle sue sofferenze. Sofferenze che tutti hanno potuto constatare visivamente anche ieri, quando il Santo Padre ha assistito dalla sua finestra alla lettura del suo Messaggio pasquale, di cui si è fatto portavoce il cardinale Angelo Sodano, prima di impartire con il solo gesto la tradizionale benedizione “Urbi et Orbi”. Una benedizione che il Papa ammalato non ha voluto mancare di impartire personalmente a chi, in Piazza San Pietro e in tutto il mondo collegato via televisione, l’aspettava. Una benedizione che difficilmente potremo mai dimenticare e che resterà nella storia della Chiesa e dell’umanità, nella speranza che il Cristo risorto accolga la supplica che Giovanni Paolo II ha rivolto in questa Pasqua 2005: “Gesù, crocifisso e risorto, rimani con noi! … Anche noi, uomini e donne del Terzo millennio abbiamo bisogno di Te”.

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Su questi giorni carichi di eventi significativi ascoltiamo un commento di padre Federico Lombardi, direttore dei programmi della nostra emittente:

 

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Negli anni scorsi, nel Lunedì dell’Angelo eravamo abituati a recitare il Regina Coeli insieme con il Papa. Tempo fa, era il primo appuntamento delle breve permanenza di riposo a Castel Gandolfo dopo le impegnative celebrazioni della Settimana Santa e della Pasqua. Più recentemente, il luogo dell’appuntamento era diventato quello ordinario, in Vaticano. Oggi la Piazza era gremita dei fedeli e dei pellegrini del tempo pasquale, ma la finestra è rimasta chiusa.

 

Nonostante un inevitabile rimpianto, ne siamo contenti: è bene che il Papa continui la sua convalescenza senza strapazzi. Del resto, dietro quella finestra noi percepiamo ugualmente la sua presenza in preghiera, e ripensiamo all’emozione vivissima provata ieri, quando quella finestra si è aperta e la sua figura è rimasta a lungo al centro dei nostri sguardi.

Mentre veniva letto il suo Messaggio pasquale, l’orizzonte intorno a noi si allargava verso i confini del mondo e diventavamo partecipi ancora una volta insieme a lui delle gioie e delle speranze, delle tristezze e delle angosce di tutti gli uomini, di cui egli si è fatto interprete sempre più intenso nel corso del suo lungo pontificato, fino a questi giorni straordinari in cui la sua testimonianza di sofferenza e di fede ci ha accompagnato ed aiutato così efficacemente a entrare nel mistero della passione e della risurrezione di Cristo.

 

Emozione dei fedeli, emozione certamente anche del Papa, che sentiva salire non tanto l’applauso quanto l’affetto intensissimo di innumerevoli cuori ed occhi rivolti verso di lui dalla grande Piazza e da ogni punto del pianeta. Quando, dopo l’annuncio dell’indulgenza e della benedizione, la folla attende e spera di sentire la voce del Papa, la commozione raggiunge il culmine e i volti si rigano di lacrime. Ma il silenzio perdura, e la benedizione rimane alla fine espressa dal solo gesto della mano.

 

A noi basta. Abbiamo capito quanto il Papa ci voleva dire, quanto ci voleva benedire. Paradossalmente, in quegli attimi di silenzio insieme brevi e lunghissimi, veramente drammatici, lo abbiamo capito ancor più intensamente che nel-l’abituale festosa serie di auguri in sessanta lingue diverse. Quel silenzio carico di emozione e di desiderio di comunicare ben aldilà delle possibilità fisiche di comunicare, ci ha parlato ancora una volta, forse come non mai finora, il linguaggio universale dell’amore, della partecipazione fino in fondo alla vicenda umana, e della presentazione umile e fiduciosa di questa vicenda meravigliosa e drammatica al Redentore dell’uomo e alla misericordia del Padre.

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SI APRE OGGI, LUNEDI’ DELL’ANGELO,

IL TEMPO DI PREPARAZIONE ALLA PENTECOSTE

- Intervista con padre Raniero Cantalamessa -

 

         La celebrazione della Pasqua liturgicamente si prolunga per tutta un’intera settimana, quella che un tempo veniva chiamata “In Albis”. E molto sentito dai fedeli è il lunedì subito dopo la Pasqua, un prolungamento di gioia pasquale, detto anche Lunedì dell’Angelo. Ma cosa si celebra in questo giorno? Ascoltiamo padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, al microfono di Giovanni Peduto:

 

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R. – Oggigiorno, il Lunedì dell’Angelo è diventato più una festa profana, è la gita fuori porta, che per chi ha fatto una vera Pasqua è bello, è una continuazione della gioia pasquale. Per chi non avesse fatto nessuna Pasqua, nessuna festa religiosa, è certamente qualcosa di vuoto e di senza senso, perché significa fare festa in un giorno di cui non si sa bene cosa commemora. Per i cristiani anche questa gioia umana fa parte della gioia della Risurrezione. Concretamente, liturgicamente continua l’annuncio della Risurrezione che questa volta viene fatto da un angelo che appare alle donne, per questo il nome del Lunedì dell’Angelo. La settimana che segue la Pasqua si chiama in Albis perché i neobattezzati durante questa settimana portavano delle vesti bianche – in albis vuol dire in bianco – fino alla domenica successiva.

 

D. – Da oggi noi abbiamo dinanzi il tempo di Pasqua fino a Pentecoste. Come ci dobbiamo preparare a quest’altra grande solennità, come dobbiamo prepararci ad accogliere lo Spirito Santo?

 

R. – Tutti questi 50 giorni non sono che un prolungamento della Pasqua e di fatti tutto il tempo dalla Pasqua fino a Pentecoste in antico veniva chiamato Pentecostes, cioè la Pentecoste era la festa dei 50 giorni, non del 50.mo giorno. Sono sette per sette più l’unità. Tutto questo tempo è un tempo di preparazione alla Pentecoste e come ci si deve preparare? La Chiesa ci dà l’esempio mettendoci sulle labbra questa preghiera costante: ‘Vieni, Veni Sancte Spiritus! Veni Creator Spiritus! Vieni! Solo che noi spesso diciamo vieni, vieni però non intendiamo veramente. Oppure diciamo vieni Spirito Santo, però non toccare niente nella mia vita, non cambiare nulla. Per prepararsi alla Pentecoste bisogna dare la libertà allo Spirito Santo di intervenire nella nostra vita e se necessario anche di portare dei cambiamenti.

 

D. – Ma cos’è lo Spirito Santo o meglio chi è lo Spirito Santo?

 

R. – Lo Spirito Santo è la Tersa Persona della Trinità, una relazione trinitaria al pari del Padre e del Figlio. Prima di Cristo era concepito più o meno come una forza, una emanazione di Dio, un modo di rendersi presente di Dio. Con Cristo, invece, abbiamo avuto la piena rivelazione della Trinità e dunque lo Spirito Santo è uno che è inviato, che testimonia, è uno che conduce alla piena verità. Sono tratti personali. Certo non abbiamo delle immagini. La Bibbia ci parla dello Spirito Santo con le immagini del vento, dell’acqua, del fuoco, del profumo, o anche della colomba, perché non possiamo immaginarlo. E’ una realtà puramente spirituale. Teologicamente Agostino dice che è l’amore personificato tra il Padre e il Figlio. Se Dio è amore, lo Spirito Santo è proprio il vincolo tra il Padre e il Figlio, il vincolo dell’amore. Dovunque arriva lo Spirito Santo arriva l’amore. Noi ne abbiamo un estremo bisogno. Se la gente sapesse il bisogno che ha dello Spirito Santo anche per vivere umanamente! Il matrimonio, per esempio, che è un sacramento dell’amore non può essere vissuto se non in qualche modo per dono dello Spirito Santo che è il dono di Dio e dà la capacità di farsi dono anche nel matrimonio e in tutti gli altri ambiti della vita. Oh, se noi conoscessimo di più lo Spirito Santo, forse la vita sarebbe meno grigia di quello che è attualmente soprattutto per i cristiani.

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LA CRISI DEL DARFUR E I DIRITTI UMANI VIOLATI NEL MONDO

AL CENTRO DELLA 61.MA SESSIONE DELLA COMMISSIONE ONU A GIVEVRA

- Intervista con l’arcivescovo Silvano Tomasi -

 

Le violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali in Paesi o zone come il Darfur, l’Iraq, Cuba e la Corea del Nord, ma anche la situazione dei diritti socioeconomici, culturali e politici nei Paesi in via di sviluppo e il fenomeno della tratta delle donne e dei bambini: sono alcuni dei temi affrontati o sul punto di esserlo alla 61.ma sessione della Commissione delle Nazioni Unite per i diritti umani in corso a Ginevra. Ai lavori è presente l’osservatore permanente della Santa Sede, l’arcivescovo Silvano Maria Tomasi. Alessandro De Carolis lo ha intervistato:

 

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R. – Si è trattato di alcune questioni particolari, come il razzismo, la discriminazione, la xenofobia, la violazione dei diritti in alcuni Paesi specifici. Interessante ho trovato il primo momento, quando i ministri dei vari Paesi sono venuti a parlare del fenomeno in un certo senso nuovo, che si sta sperimentando in Europa, su come l’integrazione di emigrati di religione diversa da quella tradizionale, cattolica o protestante, possano essere elemento di costruzione di un pluralismo accettabile oppure possono diventare causa di conflittualità. Ci sono stati poi riferimenti continui all’esigenza di introdurre i diritti umani in tutte le attività delle branche organizzative delle Nazioni Unite, di utilizzare il linguaggio e la pratica del rispetto dei diritti umani nelle varie situazioni di crisi. Tra i Paesi su cui si è dibattuto parecchio, finora sono stati il Nepal, con la sua crisi recente, il Sudan, dove la questione dei rifugiati e degli sfollati del Darfur rimane viva: si parla di due milioni di persone sradicate dal loro ambiente, e addirittura sono state citate cifre fino a 300 mila morti negli ultimi due anni; l’incapacità della comunità internazionale di mettersi d’accordo per arrivare ad una metodologia per risolvere questo conflitto. Note molto polemiche sono state espresse sulla questione dei prigionieri a Guantanamo.

 

D. – Sulla questione del diritto allo sviluppo, che cosa è emerso in relazione alla situazione dei diritti economici, sociali, culturali eccetera?

 

R. – Il diritto allo sviluppo è uno dei temi su cui si insiste parecchio non soltanto da parte dei Paesi più poveri, ma anche da parte di molti Paesi sviluppati. La difficoltà grossa è di come trovare dei criteri, dei meccanismi che rendano il diritto allo sviluppo reale. Allora anch’io sono intervenuto su questa questione che sta a cuore a Giovanni Paolo II.

 

D. – Qual è stata la posizione della Santa Sede finora?

 

R. – Una dimensione molto importante è appunto quella di far avanzare i diritti sociali in modo che la qualità della vita e l’accesso ai benefici della ricchezza che non è mai stata così alta al mondo come oggi, possa essere partecipato anche ai Paesi poveri. Noi partiamo da un principio fondamentale, sempre sottolineato nella dottrina sociale della Chiesa, che siamo una sola famiglia umana, dove ogni persona ha un valore in se stessa, per cui ogni persona ha dei diritti inalienabili, a cui la comunità nazionale o internazionale deve cercare di rispondere. E’ su questa strada che diritto allo sviluppo e la partecipazione nei meccanismi politici possono dare dei risultati concreti.

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OGGI IN PRIMO PIANO

28 marzo 2005

 

NEL VENTENNALE DI FONDAZIONE DELLA LORO FRATERNITA’ SACERDOTALE,

RIUNITI DA DOMANI IN ASSEMBLEA AD ARICCIA I MISSIONARI

DI SAN CARLO BORROMEO, CHE OPERANO IN TUTTO IL MONDO

CON PARTICOLARE ATTENZIONE AI GIOVANI

- Intervista con mons. Massimo Camisasca -

 

Da domani fino al 3 aprile, ad Ariccia, nei pressi di Roma, si terrà la 10 ma Assemblea generale della Fraternità Sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo, in concomitanza con il ventennale della fondazione della Fraternità. L’appuntamento, che si svolge a poca distanza dalla scomparsa di don Luigi Giussani, è anche un modo per sottolineare la continuità con la missione della Chiesa secondo il carisma del movimento ecclesiale di Comunione e Liberazione. Ma quali sono i progetti più importanti sostenuti dai Missionari di San Carlo? Eugenio Bonanata lo ha chiesto a mons. Massimo Camisasca, fondatore e superiore generale della Fraternità:  

 

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R. – Soprattutto noi desideriamo parlare ai giovani, non perché non ci interessi il mondo adulto o il mondo degli anziani, ma perché ovviamente parlare ai giovani vuol dire parlare al futuro della vita e vuol dire anche mettere alla prova la verità e l’intensità di quello che si trasmette. E questo desideriamo farlo làddove possibile, insegnando nelle scuole.

 

D. – Attenzione ai giovani, dunque; ma la Fraternità è presente in diversi Paesi del mondo, dalla Russia al Portogallo, in America Latina, in Kenya ... Cosa vuol dire, oggi, diffondere il messaggio del Vangelo nel mondo?

 

R. – Vuol dire innanzitutto incontrare l’uomo; poi, vuol dire accompagnarsi alla sua vita per aiutarlo a far sorgere le domande più vere, talvolta nascoste, contraffatte, sopite; e poi, accompagnarsi a Lui per cercare le risposte a tali domande, anzi la risposta, che è Dio che viene a noi attraverso Suo Figlio.

 

D. – Quali sono le difficoltà maggiori che avete incontrato nel vostro percorso, in questi venti anni?

 

R. – Le difficoltà maggiori stanno, il più delle volte, in noi, quando non viviamo con freschezza e con verità ciò che ci è stato insegnato e ciò che ci è stato regalato. Devo dire che abbiamo trovato, con tutta sincerità, un’accoglienza buona nella gran parte delle diocesi. Certo, oggi non si può più pensare in termini di grandi numeri, come poteva essere un tempo. Forse, l’America Latina è ancora il luogo dei grandi numeri, ma nelle società occidentali le persone vanno incontrate una per una. Però, direi che la difficoltà nell’uomo nasce sempre dal suo cuore ed è da lì che si può trovare la strada per superarla, per attraversarla: se Dio ci chiama a qualcosa, ci da anche la forza per viverla.

 

D. – Quali prospettive per il futuro?

 

R. – Le prospettive direi sono il consolidamento delle Case che abbiamo già aperto; ultimamente, abbiamo aperto una Casa a Taiwan che ci permette un primo incontro con il mondo dell’Oriente, soprattutto il mondo della Cina, così vasto, dove un miliardo e 200 milioni di uomini vivono e attendono Cristo. Abbiamo aperto una Casa, poi, nel cuore dell’Europa, a Praga e a Budapest: anche questo è un mondo che a noi interessa particolarmente. Il mondo che è stato devastato dal comunismo e che ora attende di essere ri-evangelizzato. Questi sono gli obiettivi primari. Altri obiettivi: continuare la nostra missione a Nairobi, in Kenya, dove abbiamo aperto un centro sociale per i malati di AIDS, per le madri sole, per i giovani che cercano lavoro; e l’America Latina dove contiamo di aprire una Casa prossimamente a Santiago del Cile. Una è già aperta in Paraguay, una in Argentina ...

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PRIMO PREMIO NAZIONALE “I SAGRATI D’ITALIA”, ASSEGNATO A 10 ARCHITETTI

ITALIANI CHE SI SONO DISTINTI PER PROGETTI IN EQUILIBRIO

TRA SACRALITA’ E VIVIBILITA’.

CONSEGNATO NEL PALAZZO DELLA CANCELLERIA, DUE GIORNI FA

- Intervista con mons. Mauro Piacenza -

 

“Proporre una nuova interpretazione del sagrato per ridare dignità e qualità all’architettura urbana del nostro Paese”. Con questo obiettivo si è svolta venerdì scorso a Roma, presso il Palazzo della Cancelleria, la cerimonia del Primo Premio Nazionale “I sagrati d’Italia”. Ad ottenere il riconoscimento sono stati 10 progetti di architetti italiani, chiamati ad interpretare il sagrato in chiave contemporanea, privilegiando l’armonia fra sacralità, estetica e vivibilità. L’iniziativa è del Consiglio nazionale degli architetti, con la rivista “Chiesa Oggi architettura e comunicazione”. Ma qual è il significato del sagrato nella liturgia cristiana? Eugenio Bonanata lo ha chiesto a mons. Mauro Piacenza, presidente della Pontificia Commissione per i beni culturali:

 

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R. – E’ un significato innanzitutto para-liturgico, di preparare gli animi ad incontrarsi con il soprannaturale. La persona sul sagrato incomincia a riflettere, soprattutto se ci sono elementi iconografici oppure elementi anche di natura: alberi, fiori, mare in prospettiva, insomma, qualche cosa che incomincia a far sentire la presenza di Dio. E c’è un significato anche per quando esce: prima di rientrare decisamente nel mondo, c’è un minimo di riflessione ancora sulla forza del sacramento. In senso propriamente liturgico, invece, qualche volta la liturgia presuppone come ideale di iniziare l’azione liturgica fuori per entrare poi processionalmente. Per esempio, ricordiamo la grande veglia del Sabato Santo, la benedizione del fuoco e degli elementi essenziali e poi l’ingresso con il “Lumen Christi”.

 

D. – C’è anche una connotazione sociale, civile?

 

R. – Direi di sì, perché è un modo di aggregarsi. Recentemente, sono andato ad ordinare un diacono e, per esempio, uscendo sul sagrato c’è stato l’applauso degli abitanti del Paese, è stata offerta focaccia con il prosciutto e un po’ di bibite ed è stato in qualche modo un momento ancora sacro, cioè la comunione della Chiesa è diventata anche poi una comunione d’intenti, di amicizia, eccetera. Quindi, in fondo, c’è anche questo aspetto.

 

D. – Oggi si vive nella fretta: tutti i luoghi, dall’ufficio alle piazze, al supermercato, sembrano essere deputati al ‘passaggio’, non ci si ferma ad una fruizione pacata. In questo quadro, quale potrebbe essere la funzione del sagrato nella città del futuro?

 

R. – Forse, proprio anche visivamente, per chi passa in macchina o in moto, è una piccola oasi dove non ci sono convulsioni ma c’è un pochino di pace. E allora può suscitare la nostalgia di riflettere e di portare un po’ di calore umano agli altri.

 

D. – Lei sottolinea che il sagrato è importante per le vecchie chiese come per le nuove ...

 

R. – Per le vecchie chiese perché qualche volta, nei centri storici, il sagrato è diventato semplicemente l’accoglienza dei motorini e quindi è importante  cercare di trovare il modo di dare almeno uno spazio anche un pochino più piccolo, però riservato alla chiesa. Per le nuove, direi che soprattutto nei nuovi quartieri, può essere importante tenere presente uno spazio verde, per esempio, dove le mamme possano portare i bambini a giocare per poi avere la possibilità di fare una visitina al Santissimo in chiesa ... bè, ecco, tutto questo dà calore alla parrocchia!

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CHIESA E SOCIETA’

28 marzo 2005

 

PER LA DOMENICA PASQUALE CELEBRAZIONI IN TUTTO IL MONDO

CON NUMEROSI APPELLI ALL’INSEGNA DELLA PACE. AFFLUENZA DI FEDELI ANCHE

NEI LUOGHI PERCORSI DALLA VIOLENZA E DOVE LA TENSIONE PER GLI ATTENTATI  E’ ALTA. DAL SENEGAL ALL’INDIA A CUBA, PREGHIERE PER IL SANTO PADRE

 

ROMA. = La Pasqua cristiana è stata celebrata ovunque nel segno della gioia, ma ricordando sempre le sofferenze che affliggono il mondo. Con lo stesso trasporto religioso, infatti, i cristiani del Libano hanno festeggiato questa santa ricorrenza in un clima di paura accentuato dall'attentato perpetrato due giorni fa in un quartiere orientale di Beirut. Il patriarca maronita Nasrallah Butrous Sfeir, durante la Messa pasquale si è rivolto ai fedeli dicendo che per loro “è giunto il momento di scelte cruciali. Da una parte c’è la libertà, dall'altra ci sono il caos e le violenze”. Un bisogno di pace fortemente sentito anche in Uganda, di cui si fa portavoce nel messaggio pasquale mons. John Baptiste Odama, arcivescovo di Gulu. “Imploro nel nome di Dio – ha detto il presule - di fermare la violenza e le uccisioni di questa povera gente da 18 anni vittima degli attacchi dei ribelli dell’ Esercito di resistenza del signore”. Parole di speranza, invece, echeggiano a Banda Aceh, capoluogo dell’omonima provincia indonesiana travolta dal maremoto lo scorso 26 dicembre. “I fedeli rimasti in città sono appena una cinquantina – ha detto padre Ferdinando Severi, missionario francescano dei frati minori conventuali - ma la chiesa della piccola parrocchia del Sacro Cuore di Gesù è stata comunque riempita dai numerosi volontari venuti da altre province”. E durante le celebrazioni della Santa Pasqua tutto il mondo, dal Senegal all’India, si è unito nelle preghiere rivolte al Santo Padre. Centinaia di fedeli in processione guidati dal cardinale Jaime Ortega, arcivescovo dell’Avana, capitale cubana, hanno attraversato il centro storico innalzando le immagini della Vergine Maria affinchè protegga e custodisca il Pontefice. (R.A.)

 

 

E’ STATA IMPARTITA L’ ESTREMA UNZIONE A TERRI SCHIAVO, ORMAI DA DIECI GIORNI SENZA ALIMENTAZIONE. DECINE DI PERSONE HANNO PRESO PARTE ALLA MESSA

CELEBRATA IERI DAVANTI AL NOSOCOMIO MENTRE RESTA ALTO IL TIMORE

DI AZIONI VIOLENTE DEI MOVIMENTI “PRO VITA”

 

NEW YORK. = Esaurite tutte le possibilità legali per salvare Terri Schiavo, la famiglia si è rassegnata alla morte della donna da dieci giorni privata dell'alimentazione artificiale e alla quale oggi è stata impartita l'estrema unzione. Nonostante Bob e Mary Schindler, i genitori della donna cerebrolesa, avessero rivolto un appello alle persone che si erano radunate per vegliare di fronte alla clinica perchè tornassero alle proprie case, a decine ieri hanno partecipato alla Messa celebrata sul prato del nosocomio. Per lo stato di disidratazione della donna, padre Thadeusz Malanowski, il sacerdote che le ha dato l'ultima comunione, non ha potuto poggiarle sulle labbra neppure un pezzetto di Ostia, ma si è limitato a versarle una goccia di vino. La morte di Terri non è ritenuta imminente, anche se i medici pensano possa avvenire prima della fine della seconda settimana senza alimentazione. Nel frattempo, la sicurezza, intorno alla casa di cura di Pinellas Park resta rafforzata nel timore di qualche azione violenta dei manifestanti “pro vita”, molti dei quali avevano  cartelli che paragonavano Jeb Bush, il governatore della Florida, a Ponzio Pilato. Uno dei leader della protesta, il reverendo Pat Mahoney, che guida la Christian Defense Coalition, si ripromette di essere a Washington nelle prossime ore, per chiedere a deputati e senatori di intervenire subito. (R.A.)

 

 

SI CONSEGNA ALLA POLIZIA BRASILIANA IL PRESUNTO MANDANTE

CHE LO SCORSO 12 FEBBRAIO FECE UCCIDERE CON SEI COLPI DI PISTOLA LA RELIGIOSA IMPEGNATA DA TRENT’ ANNI NEL PAESE

NELLA LOTTA PER I DIRITTI DEI SENZA TERRA

- A cura di Rita Anaclerio -

 

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RIO DE JANEIRO. = Dopo settimane di trattative, si è consegnato alla polizia di Belem, in Brasile, il latifondista Vitalmiro Bastos de Moura, detto “Bida”, ritenuto il mandante dell’assassinio della religiosa americana Dorothy Stang, uccisa il 12 febbraio scorso con sei colpi di pistola, nel Parà occidentale. Il latifondista comparirà davanti al giudice domani. Era l’ultima delle cinque persone coinvolte nell’inchiesta per l’uccisione della suora, un delitto compiuto da due sicari per 15.000 euro. Dorothy Stang, 76 anni, risiedeva a Anapur, ad ovest di Parà, da 30 anni era impegnata in Brasile nella difesa dei contadini. Pochi giorni prima del suo assassinio si era incontrata con il sottosegretario per i Diritti umani brasiliano, Nimario Miranda per segnalargli le minacce di morte ricevute da quattro consorelle. Per anni, suor Stang aveva ricevuto intimidazioni per la sua instancabile lotta contro imprenditori senza scrupoli del legname, a difesa della conservazione dell’Amazzonia e per l'affermazione dei diritti dei senza-terra. La sera prima di essere uccisa si era recata dai suoi killer per pregare con loro e farli rinunciare all’impresa.

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NELLA NOTTE DI PASQUA TRENTATRE’ CATECUMENI HANNO RICEVUTO NEL DUOMO

DI TORINO IL BATTESIMO DAL CARDINALE SEVERINO POLETTO,

ARCIVESCOVO DEL CAPOLUOGO PIEMONTESE. “QUESTA SACRA RICORRENZA –

HA SOTTOLINEATO IL PORPORATO – NON SOLO CELEBRA LA RISURREZIONE DI CRISTO

MA SIGNIFICA PER TUTTI NOI LA GRAZIA DELLA VITA ETERNA”

 

TORINO. = Sono cinquantadue i catecumeni adulti che nella diocesi di Torino hanno ricevuto, nella notte di Pasqua, i sacramenti dell'iniziazione cristiana, battesimo e Cresima e si sono accostati all'Eucarestia. Di questi, trentatrè hanno ricevuto i sacramenti dall’arcivescovo di Torino, il cardinale Severino Poletto, durante la Veglia Pasquale in Duomo. Da dieci anni nella diocesi torinese esiste un apposito Servizio che prepara le persone adulte a seguire un itinerario cristiano. Inizialmente si trattava soprattutto di extracomunitari, ma ultimamente molti catecumeni sono italiani che hanno scelto la vita della Chiesa. Il cardinale Poletto, celebrando la Messa di Pasqua, ha ricordato il senso profondo della festa, simbolo della “Risurrezione di Cristo ma che per tutti noi significa la grazia della vita eterna”. Il porporato ha quindi sottolineato come sia necessario “sentire la responsabilità di anticipare già in questa vita i cieli nuovi e la terra nuova. Nella società – ha proseguito il cardinale Poletto - abbiamo il dovere di migliorare non aspettando le soluzioni altrui ma cominciando da noi stessi. I poveri, i bisognosi, i sofferenti, i lacerati dall'odio sono per noi altrettante immagini di Cristo, che ci si presentano e ci sfidano a testimoniare la gioia e l'amore ricevuto”. (R.A.)

 

 

BASTA UN GOAL E ARABI E ISRAELIANI DIVENTANO UN UNICO CORO DI GIOIA.

E’ SUCCESSO ALLO STADIO DI TEL AVIV, QUANDO UN CALCIATORE ARABO

DELLA NAZIONALE ISRAELIANA HA PORTATO

LA SQUADRA ALLE QUALIFICAZIONI MONDIALI

 

GERUSALEMME. = C’era una volta un arabo osannato da centinaia di israeliani. Potrebbe sembrare una favola e invece è realtà grazie al potere unificante dello sport, in particolare del calcio. I tifosi israeliani hanno infatti da oggi un nuovo eroe: è il calciatore arabo Abbas Suan che al novantesimo minuto allo stadio di Ramat Gan, a Tel Aviv, ha permesso alla Nazionale di calcio israeliana di concludere con un onorevole 1-1 l'incontro con la Nazionale irlandese valido per le qualificazioni mondiali. Suan domina su tutte le prime pagine degli inserti sportivi dei quotidiani del Paese. Il giornale “Maariv” non esita a definire il calciatore, di religione musulmana, “Eroe di Israele”. Suan, che gioca nel Sakhnin, la sola squadra di calcio araba presente nella serie A, era stato oggetto appena poche settimane fa di una serie di epiteti razzisti che tifosi del Betar-Jerusalem gli avevano rivolto nel corso di una partita tra le due squadre e poi anche durante un'amichevole tra Israele e Croazia. “Voglio aprire una nuova pagina perché nella Nazionale io gioco per tutti gli israeliani, arabi ed ebrei” ha detto il calciatore. (R.A.)

 

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

28 marzo 2005

- A cura di Barbara Castelli -

 

Kurmanbek Bakiyev è stato confermato oggi primo ministro ad interim. Il nuovo parlamento ha così ribadito la scelta fatta dall’assemblea uscente. Secondo l’agenzia Itar-Tass, Bakiyev ha già prestato giuramento. Il nostro servizio:

 

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Il Kirghizistan all’opera per trovare una soluzione al caos istituzionale. Questa mattina, la Camera bassa del vecchio Parlamento bicamerale ha sospeso le sue attività e ha lasciato il posto al nuovo Parlamento unicamerale, uscito dalle controverse Legislative di febbraio-marzo. “E’ una decisione più giuridica che politica, presa per difendere la stabilità e l’interesse della nazione”: ha detto ai giornalisti Ishenbai Kadyrbekov, presidente del Parlamento uscente. La nuova Assemblea ha subito confermato la designazione a premier ad interim di Kurmanbek Bakiev, uno dei leader dell’opposizione che ha guidato la rivolta in questo Paese ex sovietico. In assenza del capo di Stato Bakiev svolgerà anche le funzioni di presidente. Il nuovo parlamento, tuttavia, non ha confermato la data del 26 giugno per le nuove elezioni presidenziali. Il neo-eletto speaker della Camera, Ormurbek Tekebaiev, ha, infatti, sottolineato che occorre quanto prima avviare negoziati con Akaiev, fuggito nei giorni scorsi in Russia, per ottenerne le dimissioni. L’ascesa del nuovo Parlamento, la cui elezione è stata contestata da osservatori internazionali dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) e dall’opposizione, è stata decisa dopo un paio di giorni di caos istituzionale e di contrasti tra i due maggiori leader della stessa opposizione: Bakiev, sostenuto inizialmente dalla vecchia Assemblea, e il neocapo della sicurezza nazionale Feliks Kulov, schierato, invece, per il riconoscimento della nuova. Gli stessi osservatori dell’OSCE si sono visti costretti ad accettare il nuovo parlamento e a suggerire agli oppositori saliti al potere di non precipitare la convocazione di un nuovo voto presidenziale. 

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In Iraq la violenza continua a tenere banco. Un attentatore suicida, a bordo di un’auto, si è fatto esplodere questa mattina vicino ad un gruppo di pellegrini sciiti, a sud di Baghdad, uccidendo almeno sette persone e ferendone altre nove. L’attentato è stato perpetrato sulla strada che porta da Hilla a Kerbala, città santa sciita dove questa settimana i pellegrini celebrano l’Arbain, la fine dell’annuale cerimonia del lutto. La lista delle vittime odierne si allunga poi con la morte di almeno altre dieci persone, tra cui cinque poliziotti e un soldato, uccise in diversi episodi.

 

Israele ha deciso di sospendere il graduale passaggio all’Autorità Nazionale Palestinese delle città cisgiordane, concordato lo scorso febbraio nel vertice di Sharm el-Sheikh, in Egitto. Lo ha riferito ieri radio Gerusalemme secondo cui, dopo aver ceduto al controllo dell’Anp nelle ultime due settimane Gerico e Tulkarem, Israele ha congelato il passaggio di Kalkilya. Come stabilito, invece, l’esercito israeliano ha riaperto i valichi di transito tra Israele e i territori palestinesi, chiusi mercoledì scorso nel timore che per la festa del Purim (il carnevale ebraico) si verificassero attentati nelle strade affollate da persone festanti. Sul fronte politico questa mattina la Knesset ha respinto due mozioni di sfiducia presentate contro il governo di Ariel Sharon da due formazioni dell'opposizione di destra, in seguito alla sostituzione del capo di stato maggiore, generale Moshe Yaalon. Il Parlamento oggi si accinge a votare anche in prima lettura la bozza di una legge fondamentale sull’introduzione del referendum in Israele. Nei Territori, comunque, si respira la speranza per un futuro diverso, fatto di pace e di dialogo, come conferma, al microfono di Marco Cardinali, mons. Michel Sabbah, patriarca di Gerusalemme dei Latini:

 

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R. – La situazione odierna è una situazione di calma, grazie alla decisione presa dal nuovo presidente palestinese, una decisione definitiva, molto chiara e ragionevole: basta con la violenza. Egli sta trattando con tutti i partiti che credono che con la violenza si possono avere risultati. Abu Mazen, invece, sostiene che con la violenza non si arriva a niente. Sono migliorate le trattative diplomatiche. Israele ha accettato questa posizione palestinese, ma gli israeliani non hanno ancora cambiato la loro azione militare. Del resto, un recente attacco a Tel Aviv ha causato diverse vittime israeliane. Da una parte e dall’altra, dunque, per mantenere questa posizione di non violenza bisogna avere molta pazienza e non bisogna arrendersi al primo atto violento che si manifesta da una parte o dall’altra. I palestinesi devono avere molta pazienza perché si trovano in una situazione di oppressione, di occupazione e di violenze continue. Dunque, per evitare ogni reazione di violenza nei confronti di questa situazione bisogna esercitare una pazienza continua, che duri uno o anche due anni. Anche gli israeliani devono avere pazienza. Bisogna continuare a camminare in questa direzione. Se ci sono serie e sincere volontà di pace, la pace arriverà. Se non sarà così, vuol dire che non c’è una volontà seria.

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L’esercito siriano ha smantellato ieri sera, per il quinto giorno consecutivo, postazioni di difesa antiaerea nell’est del Libano, che controlla da 29 anni. L’emittente televisiva araba Al Arabiya, intanto, ha trasmesso ieri la video-registrazione degli attimi precedenti l’esplosione che il 14 febbraio scorso ha ucciso l’ex primo ministro libanese, Rafik al-Hariri. Il filmato dura 90 secondi ed è stato ripreso dalla telecamera esterna di una banca a poche decine di metri dal luogo dell’attentato.

 

La polizia egiziana ha arrestato ieri 50 persone che cercavano di manifestare, malgrado il divieto, rispondendo ad un appello dell’organizzazione integralista fuorilegge dei Fratelli Musulmani. Questi ultimi chiedono più riforme politiche in senso democratico e protestano contro le “ingerenze degli Stati Uniti negli affari interni egiziani”. Sempre ieri al Cairo, la corte per la sicurezza dello stato egiziano ha condannato a 35 anni di prigione un proprio cittadino, riconosciuto colpevole di spionaggio a favore dell’Iran.

 

Si sono chiusi ieri sera alle 19, con poche eccezioni, i seggi in Macedonia, dove si è votato per il secondo turno delle elezioni municipali. Solo cinque seggi di Skopje, due di Lipkovo e uno di Prilep hanno chiuso con circa mezz’ora di ritardo, dopo che era stata registrata qualche irregolarità. Le Amministrative hanno riguardato in totale 87 comuni. Al primo turno sono stati eletti 18 sindaci, mentre ieri, si è votato per eleggere i primi cittadini di altri 57. Queste elezioni municipali fanno seguito alla legge sulla decentralizzazione, adottata lo scorso anno per rafforzare il potere locale della minoranza albanese, che rappresenta il 25 per cento della popolazione macedone.

 

Una ragazza di 19 anni è morta e cinque persone, tra le quali un portoghese, sono state ricoverate ieri in Angola a causa del virus di Marburg. Salgono così a 121 i morti per questa febbre emorragica, su 132 casi dichiarati. Secondo quanto ha dichiarato il portavoce del ministero della sanità, Carlos Alberto, intanto, tre esperti cinesi in epidemiologia hanno raggiunto Uige, la regione più colpita, per unirsi all’equipe medica nazionale che sta lottando contro il virus di Marburg.

 

Tutti i protagonisti della crisi ivoriana, che ha preso il via nel settembre 2002 con un tentativo di colpo di Stato da parte di militari ribelli, noti come “Forze Nuove”, dovrebbero ritrovarsi domenica 3 aprile in Sudafrica, a Pretoria, per riprendere il negoziato di pace. Il 4 aprile, infatti, scade il mandato della missione Onu in Costa d’Avorio (ONUCI) e dei suoi 6.000 uomini, dispiegati insieme con oltre 4.000 francesi dell’operazione Licorne. Questi ultimi sono molto contestati dalla Società Civile ivoriana, soprattutto dopo il pesante intervento del novembre scorso, quando uccisero alcuni dimostranti sparando sulla folla.

 

Si è aperta oggi in Kenya la Conferenza nazionale di riconcilizione del Sud-Sudan, sotto gli auspici dell’ex presidente keniano, Daniel Arap Moi. All’incontro prendono parte rappresentanti dell’ex esercito ribelle del Sud Sudan, il suo ramo politico e membri delle milizie filogovernative.

 

Non si arresta la violenza in Kashmir, la regione contesa tra India e Pakistan. In diversi episodi ieri sono morte undici persone e altre 17 sono rimaste ferite. Oltre 45 mila persone, secondo fonti ufficiali, hanno perso la vita dal 1989, quando i separatisti del Kashmir hanno lanciato un’offensiva per l’indipendenza.

 

Una delegazione del principale partito di opposizione taiwanese, il Kuomintang (KMT) è partita stamani per Pechino, nel tentativo di ridurre le tensioni suscitate nell’isola dalla legge anti-secessione approvata recentemente dal parlamento cinese. Si tratta della prima visita ufficiale compiuta da esponenti del Kuomintang dal 1949, l’anno in cui i comunisti di Mao Zedong hanno sconfitto i nazionalisti, che si sono poi rifugiati su Taiwan, diventata così “isola ribelle”.

 

La Corea del Sud scende in campo per aiutare la Corea del Nord ad arginare l’epidemia di influenza aviaria, scoppiata di recente nel Paese e confermata ieri dalle autorità di Pyongyang. “Interpretiamo la conferma ufficiale della presenza del virus dei polli in due o tre allevamenti nei pressi di Pyongyang – ha detto un portavoce del ministero dell’unificazione nazionale sudcoreano – come espressione di richiesta di forme di assistenza internazionale”.

 

Il presidente Jacques Chirac, da Tokyo, dove si trova in visita ufficiale, ha invitato oggi i francesi a votare “sì” al referendum del 29 maggio prossimo, sulla Costituzione dell’Unione Europea. “Avrò modo di dire ai francesi – ha detto – perché dal mio punto di vista è importante votare ‘sì’ per l’interesse della Francia, dell’Europa, ma anche della pace, dello sviluppo e della salvaguardia del nostro modello sociale”. Secondo gli ultimi sondaggi, tuttavia, circa il 55 per cento dei francesi è orientato a votare ‘no’ alla tornata referendaria.

 

Segni di speranza a Monaco, dove le condizioni di salute del principe Ranieri sembrano essere leggermente migliorate. Secondo l’ultimo bollettino medico, diramato ieri mattina, il suo stato è “sempre preoccupante”, ma “le funzioni cardiaca, polmonare e renale, che non cessavano di deteriorarsi, si sono stabilizzate”. Il bollettino aggiunge che “il sovrano è cosciente”. I sedativi permettono a Ranieri di sopportare la respirazione assistita assolutamente indispensabile. La prognosi vitale resta, comunque, “molto riservata”.

 

 

 

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