RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
86 - Testo della trasmissione di domenica 27 marzo 2005
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
PASQUA NEL MONDO:
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Pasqua
nel mondo tra appelli, spettacoli e iniziative di solidarietà
Raccolti
nel 2004 in Australia 8 milioni di dollari per progetti di solidarietà
La preghiera per la pace delle suore carmelitane di Pune, in India
La Chiesa anglicana promuove l’evangelizzazione in discoteca
Mostra fotografica a Roma sulla
Palestina dal 1854 al 1859.
27 marzo 2005
NEL MESSAGGIO PASQUALE
IL PAPA INVOCA PACE PER L’UMANITA’,
GIUSTIZIA PER LE MOLTITUDINI AFFLITTE DALLA
MISERIA, PROGRESSO SPIRITUALE PER I PAESI RICCHI CHE RISCHIANO DI OFFUSCARE I
VALORI PROFONDI DELLE LORO CIVILTA’. GIOVANNI PAOLO II, ANCHE DOPO L’ACCENSIONE
DEL SUO MICROFONO,
BENEDICE SOLO COL GESTO DELLA MANO TRA LA
COMMOZIONE DEI TANTI FEDELI
PRESENTI IN PIAZZA SAN PIETRO PER LA CELEBRAZIONE
PRESIEDUTA DAL CARDINALE SODANO.
IERI SERA LA VEGLIA PASQUALE PRESIEDUTA DAL
CARDINALE RATZINGER
- Intervista con padre Raniero Cantalamessa -
“Gesù, crocifisso e risorto,
rimani con noi!”.
Questo il messaggio pasquale di
Giovanni Paolo II, letto oggi dal cardinale segretario di Stato Angelo Sodano,
che ha presieduto la Messa del giorno di Pasqua sul sagrato della Basilica
Vaticana. Il Papa ha invocato pace per tutta l’umanità, in particolare per il
Medio Oriente e l’Africa, giustizia per le moltitudini afflitte dalla miseria e
dalle malattie, progresso spirituale per quei popoli tentati dallo sviluppo
materiale di offuscare i valori profondi che sono l’anima della loro civiltà.
Giovanni Paolo II a mezzogiorno si è affacciato dalla finestra del suo studio
per impartire con il gesto della mano la Benedizione “Urbi et Orbi”, cioè per
la città di Roma e per tutto il mondo, cui è legata l’indulgenza plenaria.
Davvero suggestivo lo scenario di Piazza San Pietro trasformata in un
meraviglioso giardino dai fioristi olandesi per il 20.mo anno consecutivo.
Migliaia i fiori: tulipani, ginestre, viole, giacinti e molti altri ancora
insieme con alberi di mandorlo e ciliegio. 104 le tv di tutto il mondo
collegate per l’evento. Ma ascoltiamo il servizio di Sergio Centofanti:
**********
“Mane nobiscum, Domine! Resta
con noi, Signore!”
Il Papa nel messaggio pasquale
rievoca la sua Lettera apostolica per l’Anno dell’Eucaristia. C’è grande
commozione tra i 70 mila fedeli presenti in Piazza San Pietro, quando Giovanni
Paolo II si affaccia dalla finestra del suo studio per salutarli e benedirli
con il gesto della mano. Tanti applausi, ma anche pianti e tantissime mani
giunte in preghiera. Il Papa resta alla finestra per circa un quarto d’ora,
durante la lettura del messaggio da parte del cardinale Sodano:
“Fratelli e sorelle nel Signore,
ho l’onore di leggere il messaggio indirizzato alla città di Roma e al mondo,
Urbi et Orbi, dal nostro venerato Santo Padre Giovanni Paolo II. Oggi egli è
più che mai vicino a tutti noi e ci benedice”. (applausi)
Nel messaggio il Pontefice
spiega l’incontro dei discepoli di Emmaus con Cristo risorto: non sanno chi sia
questo “misterioso Viandante”, tuttavia le sue parole riscaldano il loro cuore
tanto da chiedergli: “Resta con noi”. Lo riconoscono a cena allo spezzare del
pane. “La Parola e il Pane dell’Eucaristia – sottolinea il Papa – mistero e
dono della Pasqua, restano nei secoli come memoria perenne della passione,
morte e risurrezione di Cristo!”. E “anche noi oggi, Pasqua di Risurrezione –
aggiunge – con tutti i cristiani del mondo ripetiamo: Gesù, crocifisso e
risorto, rimani con noi!”:
“Resta con noi, amico fedele e sicuro sostegno
dell’umanità in cammino sulle strade del tempo!
Tu, Parola vivente del Padre,
infondi fiducia e speranza in quanti cercano
il senso vero della loro esistenza.
Tu, Pane di vita eterna, nutri l’uomo
affamato di verità, di libertà, di giustizia e di
pace”.
Quindi il cardinale Sodano legge
l’invocazione di pace del Papa:
“Rimani con noi, Parola vivente del Padre,
ed insegnaci parole e gesti di pace:
pace per la terra consacrata dal tuo sangue
e intrisa del sangue di tante vittime innocenti;
pace per i Paesi del Medio Oriente e dell'Africa,
dove pure tanto sangue continua ad essere versato;
pace per tutta l'umanità, su cui sempre incombe
il pericolo di guerre fratricide”.
Il
Papa invoca quindi giustizia e solidarietà generosa “verso le moltitudini che,
ancor oggi, soffrono e muoiono di miseria e di fame, decimate da epidemie
letali o prostrate da immani catastrofi naturali”. Per la forza della
Risurrezione di Cristo, chiede che “siano anch'esse rese partecipi di una vita
nuova”. Poi, l’invocazione finale:
“Anche noi, uomini e donne del terzo millennio,
abbiamo bisogno di Te, Signore risorto!
Rimani con noi ora e fino alla fine dei tempi.
Fa’ che il progresso materiale dei popoli
non offuschi mai i valori spirituali
che sono l’anima della loro civiltà.
Sostienici, Ti preghiamo, nel nostro cammino.
In Te noi crediamo, in Te speriamo,
perché Tu solo hai parole di vita eterna…
Buona Pasqua a tutti! Dal Vaticano Giovanni Paolo
II”.
(applausi)
Al
termine della lettura del messaggio l’accensione del microfono davanti al Papa
ha fatto sperare che potesse pronunciare la formula della benedizione; invece
Giovanni Paolo II si è limitato a benedire con il gesto della mano, tra gli
applausi commossi dei fedeli.
(applausi)
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Ma come hanno vissuto la Pasqua
i fedeli presenti in Piazza San Pietro? Ascoltiamo alcune testimonianze
raccolte da Roberta Moretti:
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R. – Soprattutto in questi
giorni in cui il Papa è così fortemente provato, anche nella sua salute: per me
è molto importante essere qua ed è questo quello che quest’anno in particolare
ha significato la mia Pasqua.
R. – Per me, la Pasqua è un
momento di riconciliazione con me stessa e con gli altri.
R. – La possibilità, nei
quotidiano, di un nuovo inizio, di un ripensare la giornata e le piccole azioni
proprio dall’inizio.
R. – Nella mia vita è una
consolazione, perché purtroppo ho a che fare con la malattia.
R. – Oggi dovrebbe rappresentare
un giorno di purificazione, di rinascita a vita nuova, insieme a tutti gli
altri ...
R. – E’ un ricordo di un
avvenimento che si verifica ogni anno, ma non riesco a comprenderlo
intensamente nella mia persona ...
R. – Per me è un momento
importante di profonda preghiera affinché il Signore sia vicino a noi e aiuti
veramente tutto il mondo, perché ne abbiamo veramente tanto bisogno.
R. – Per me, oggi è tutto! E’
una vita che lo desideravo: vedere il Papa ... è tutto! Tutto quello che mi
hanno insegnato i miei genitori ...
R. – E’ un momento importante
della nostra religione, il più importante dell’anno. Dobbiamo metterci un po’
più in atteggiamento di raccoglimento ...
R. – Rappresenta il senso della
vita, perché come dice l’apostolo Paolo, se Cristo non è risorto, allora la
fede non ha nessun senso! E poi, siccome è risorto, tutta la vita acquista un
senso ...
R. – E’ la rinascita, il ritorno
alla vita, la speranza che tutto continui.
D. – Un pensiero per il Papa?
R. – Siamo qui anche per lui.
Siamo venuti da Bologna per essergli vicino in questo momento ...
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Ieri sera il cardinale Joseph
Ratzinger, decano del Collegio cardinalizio, ha presieduto nella Basilica
Vaticana la Veglia Pasquale, la “Madre di tutte le veglie”, come dice
Sant’Agostino. Il porporato all’inizio della celebrazione ha letto il messaggio
del Papa, che ha seguito il rito in TV nel suo appartamento. “Veramente
straordinaria è questa Notte – ha affermato il Pontefice – nella quale la luce
sfolgorante di Cristo Risorto vince in modo definitivo la potenza delle
tenebre, del male e della morte, e riaccende nei cuori dei credenti la speranza
e la gioia”. Ma ascoltiamo il servizio di Paolo Ondarza:
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(canto)
“Preghiamo il Signore Gesù –
scrive il Papa nel suo messaggio per la Veglia Pasquale – perché il mondo
riconosca che, grazie alla sua passione, morte e risurrezione, ciò che era
distrutto si ricostruisce e tutto ritorna, più bello di prima, alla sua
originaria integrità”. Un vigoroso appello a fare di Cristo Risorto, simboleggiato
dal cero pasquale, la luce della nostra vita è il centro dell’omelia del cardinale
Ratzinger. A svegliarsi da un cristianesimo stanco, privo di slancio e ad
intraprendere la “strada giusta” illuminata da Cristo: “Seguire Cristo – ha
detto il porporato – significa essere attenti alla sua parola”, partecipare “alla
liturgia domenicale” ogni settimana:
“L’uomo non vive solo del pane o del denaro o della carriera, vive
della parola di Dio che ci corregge, ci rinnova,ci mostra i veri valori
portanti del mondo e della società”.
La sequela del Risorto – ha
spiegato il cardinale Ratzinger – vuol dire “avere compassione per i
sofferenti, avere il coraggio di difendere la fede contro le ideologie”, farsi
guidare dal magistero della Chiesa:
“Avere
fiducia nella Chiesa e nella sua interpretazione e concretizzazione della
parola divina per le nostre circostanze attuali. Seguire Cristo implica amare
la sua Chiesa, il suo corpo mistico. Camminando così accendiamo piccole luci
nel mondo, rompiamo le tenebre della storia”.
Nella
misura in cui siamo uniti a Cristo – ha spiegato il prefetto della Congregazione
della Dottrina della Fede – siamo già passati dalla morte alla vita. Passaggio
che con il Battesimo è il nucleo reale della liturgia della Notte santa. Cinque
i catecumeni che hanno ricevuto il sacramento “dono definitivo di una vita
nuova”. Segno visibile ed efficace ben reso dalle parole di San Paolo ai
Galati: “Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo
vive in me”.
(canto)
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Pasqua di Risurrezione, festa di
giubilo grande per tutti i credenti: Cristo è risorto. Ma noi cristiani,
abbiamo capito veramente, fino in fondo, cosa sia la Pasqua? Giovanni Peduto ne
ha parlato con padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia:
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R. – La Pasqua è Cristo, diceva
qualche Padre della Chiesa. Per noi, la Pasqua è il riassunto di tutta la
storia della salvezza, la Pasqua esiste nella preparazione dell’Antico Testamento,
esiste come evento in Cristo, esiste come sacramento oggi nella Chiesa, nella
nostra liturgia di Pasqua. La Pasqua, sostanzialmente, è un passaggio, ma il
passaggio di Dio, prima di tutto. E’ un evento teologico: Dio che passa in
Cristo e salva; che provoca anche il nostro passaggio dal peccato alla grazia.
Sant’Agostino ha un’espressione bellissima: la Pasqua è passare a ciò che non
passa, e cioè passare a Dio che è l’unico che non passa. Passare da questo
mondo per non passare con il mondo.
D. – Come vivere bene il Tempo
pasquale?
R. – Il modo tradizionale della
Chiesa credo che sia il migliore, cioè prepararsi con una buona Confessione,
fare la pulizia pasquale, quella pulizia tradizionale che una volta si faceva
nelle case buttando via tutto quello che era incrinato, sporco, perché tutto
fosse nuovo, a casa ... Quello era un ricordo di ciò che avveniva nella casa
degli ebrei, quando la Veglia di Pasqua si doveva far sparire tutto il pane
fermentato perché non doveva esserci niente di ‘corrotto’, nella casa. Questo
per Paolo è il simbolo della vita nuova, della Pasqua. Credo che la Quaresima
dovrebbe averci preparato a questo, ma certamente, per chi non l’ha fatto, una
buona Confessione è quella pulizia pasquale interiore del cuore e dell’anima
che è la condizione necessaria per poi poter gioire della Risurrezione di Cristo.
D. – La Risurrezione di Cristo
ci fa pensare alla nostra futura risurrezione; ma noi siamo molto attaccati al
presente. Cosa sarà il Paradiso? Come saremo in futuro?
R. –
Sono domande destinate a rimanere senza risposta per un motivo molto semplice,
perché l’altra vita, il futuro, dove è entrato Gesù con la sua Risurrezione, è
fuori del tempo e dello spazio e noi non riusciamo ad immaginare ciò che è
fuori del tempo e dello spazio. E’ come se parlassi di colori ad un cieco nato:
non sa nulla dei colori perché non ha la capacità, ma non è che i colori non
esistano. E’ lui che non ha la capacità di vederli. E così siamo noi. Però,
sappiamo la cosa più certa, più rassicurante, che “l’altra vita sarà un essere
con Cristo”, dice Paolo, andare a stare con Cristo. Gesù ha detto: tornerò, vi
prenderò con me perché dove sono io siate anche voi. Ci deve bastare questo.
Saremo in Dio. Quanto alla curiosità: “cosa faremo? - dicevano già al tempo di
Sant’Agostino - non ci annoieremo a stare tutta l’eternità a guardare a Dio?”
diceva Agostino: “Ci si annoia forse a stare bene, in buona salute? Oppure, ci
si annoia quando due persone sperimentano un attimo di piena gioia, due
innamorati, di stare insieme, non vorrebbero che quel momento diventasse eterno?
Bene, il Paradiso sarà il momento di massima felicità che diventerà eterno, per
nostra gioia.
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27 marzo 2005
L’ANNUNCIO DELLA RISURREZIONE NEI CINQUE
CONTINENTI:
LE RIFLESSIONI DI PADRE PIZZABALLA, MONS. SHLEMON
WARDUNI,
PADRE BERNARDO CERVELLERA, PADRE GIULIO ALBANESE
E IL CARDINALE AGNELO GERALDO MAJELLA
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Gesù è risorto. L’annuncio,
pieno di gioia, si diffonde in ogni angolo della Terra. La sconfitta della
morte riporta la speranza nel cuore di ogni uomo. Con un percorso segnato dalla
gioia pasquale, scopriamo come si vive questa Festa nel mondo. Prima tappa il
Medio Oriente, la Terra Santa teatro della passione, della morte e della risurrezione
di Gesù Cristo. Celebrando la Messa nella Basilica del Santo Sepolocro, il
patriarca latino di Gerusalemme, Michel Sabbah, ha lanciato un appello per la
pace in tutta la regione. La Pasqua di quest’anno sembra assumere, infatti, uno
spirito nuovo dopo il riavviato dialogo tra israeliani e palestinesi. In questo
clima di rinnovata speranza, moltissimi cristiani hanno ottenuto, inoltre, il
visto per entrare a Gerusalemme dove hanno partecipato ai riti pasquali.
Ascoltiamo al microfono di Benedetta Capelli padre Pierbattista Pizzaballa,
custode di Terra Santa:
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R. – La Pasqua qui a Gerusalemme
è una Pasqua particolare, unica, per i riti e le celebrazioni che sono legate
sicuramente al mistero, ma anche al luogo. Qui a Gerusalemme ci sono dei riti
unici. Si vedono riti diversi, tantissimi riti contemporaneamente: il rito
cattolico, il rito ortodosso e quello armeno. Tutte le Chiese sono presenti con
le loro tradizioni. Io ricordo sempre della Pasqua di Gerusalemme i profumi
particolari che ci sono nella Basilica del Santo Sepolcro. Il profumo deve
essere il simbolo della risurrezione di Cristo, della bellezza di Cristo.
D. – La risurrezione di Gesù
cosa porterà in questa terra, dopo gli spiragli di pace aperti grazie al
dialogo tra palestinesi e israeliani nel vertice di Sharm-el- Sheik?
R. – La risurrezione di Gesù è il fondamento della
nostra speranza, della speranza di ogni cristiano. Con la Sua risurrezione,
Gesù ha abbattuto il muro di inimicizia - come dice San Paolo - che divideva i
popoli. In modo particolare qui in Terra Santa, dove i popoli sono ancora
lacerati e le ferite sono ancora aperte, la risurrezione di Gesù diventa la
festa della riconciliazione. La Pasqua diventa il desiderio della
riconciliazione e dell’abbattimento di tutto ciò che divide. Ci sono segni
concreti di speranza. La pacificazione richiederà molto tempo, come è giusto
che sia, perché le ferite – come dicevo – sono ancora molto aperte. Ci vorrà
una generazione. Bisogna preparare, formare una generazione che creda nella
pace e che voglia costruire una società rappacificata e riconciliata e questo
richiederà sicuramente tempo. Ma sicuramente i segni posti da Abu Mazen, da
Sharon, i segni anche di dialogo politico, che è ricominciato, sono la premessa
fondamentale perché questo si attui.
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R. – Chiediamo al Signore
risorto che ci dia veramente quella pace e quella sicurezza che ha dato ai
discepoli che non sapevano cosa fare. Tante volte anche noi non sappiamo cosa
fare, però ci rivolgiamo a lui sulla croce e ci incoraggiamo. Siamo sicuri che
noi risorgeremo con lui, e ci darà la forza, la fede, per fare queste feste in
unità con tutti voi, con tutti i cristiani di tutto il mondo. Qualche volta
pensiamo che ci sono alcuni posti forse peggiori dei nostri. Auspichiamo questa
risurrezione, che sia un valore reale per tutti i cristiani del mondo, per
tutti i cristiani del Medio Oriente, specialmente nella terra di Cristo, la
Palestina, e in Iraq. Questa è la nostra speranza.
D. – Mons. Warduni, lei invita a
guardare al valore della speranza nella risurrezione di Gesù. Oggi, a due anni
di distanza dall’inizio del conflitto in Iraq, qual è la speranza per questo
Paese?
R. – Veramente, senza questa
speranza noi saremmo già finiti. La nostra speranza, però, è grande nel
Signore, perché abbiamo avuto tempi molto molto difficili e voi lo sapete.
L’animo degli iracheni, però, è abbastanza forte e cerca di andare avanti
malgrado tutte le difficoltà. Abbiamo avuto tante sofferenze, ma speriamo
sempre nel futuro.
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Spostiamoci in Libano. La sera della vigilia di
Pasqua è stata sconvolta da un nuovo attentato che ha preso di mira, per la
terza volta nell’arco di una settimana, un quartiere di Beirut a maggioranza
cristiana. Due cittadini indiani e quattro libanesi sono morti per l’esplosione
di un ordigno.
Auguri di Pasqua. Dalla Russia,
il Patriarca ortodosso di Mosca e di tutte le Russie, Alessio II, ha inviato un
messaggio di auguri al Papa e a tutti i cristiani. “Dal profondo del mio cuore
– scrive il Patriarca, rivolgendosi a Giovanni Paolo II – le auguro la gioia
del Nostro Signore e Salvatore Risorto e prego affinché Dio le dia buona salute
e l’assista nel suo alto magistero”. Gli ortodossi osservano il calendario
giuliano e festeggeranno la Pasqua il prossimo primo maggio. Auguri per una
Pasqua di “prosperità e serenità nella speranza che regni la pace” sono stati
poi rivolti al Papa dall’Unione delle Comunità e organizzazioni islamiche in
Italia.
La Pasqua in Asia: nel
grande Continente la Chiesa è una piccola minoranza, ma la comunità cristiana è
giovane e viva e costituisce un esempio per tutti. Il servizio di Bernardo
Cervellera, direttore dell’Agenzia ‘AsiaNews’:
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Nella notte di Pasqua, migliaia di
asiatici sono divenuti cristiani. Dal Giappone alla Corea, dalla Cina
all’India, ogni comunità ha accolto nuovi battezzati. Il fascino per il
cristianesimo dipende dall’amore che i fedeli testimoniano senza guardare alla
razza o alla casta. In Pakistan, durante le feste, i cattolici distribuiscono
farina alle vedove povere e fanno regali ai loro figli; in Corea, si
organizzano incontri con le persone anziane e sole;in Vietnam, Paese non ricco,
i fedeli hanno raccolto fondi per aiutare le vittime dello tsunami. Molte
comunità vivono sotto la persecuzione: in Cina, diverse comunità non hanno
potuto celebrare la Pasqua. I loro vescovi e sacerdoti sono in prigione o
tenuti in isolamento forzato. In India, le scosse di fondamentalismo indù in
alcune zone del Paese fanno temere per l’incolumità dei fedeli. Ma la
persecuzione, l’essere minoranza rafforza l’identità e l’ecumenismo. In Bangladesh,
cattolici e protestanti di Dacca hanno atteso insieme il sorgere del sole,
cantando inni a Cristo risorto. Nel Paese, a maggioranza musulmana, il giorno
di Pasqua è un giorno di lavoro: da tempo il governo ha preferito il venerdì,
come giorno di festa. In Thailandia, i fedeli si sono preparati alla veglia
digiunando sull’uso di cellulari e televisione. In questa ricerca del silenzio,
anche nelle grandi metropoli, i cristiani sono divenuti d’esempio anche a molti
buddisti.
Per la Radio Vaticana, Bernardo
Cervellera.
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L’annuncio della Risurrezione di
Gesù è il messaggio di speranza per tutta la Terra ma in particolare per il
Continente africano, afflitto da guerre dimenticate, carestie ed indicibili
sofferenze per le popolazioni locali. Ma come viene accolto l’annuncio pasquale
in Africa? Benedetta Capelli lo ha chiesto a Padre Giulio Albanese, fondatore
dell’Agenzia missionaria ‘MISNA’:
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R. – Vi sono situazioni molto diverse: le condizioni di
vita nelle città, nei centri urbani, nelle campagne e in periferia - dove si
combattono le guerre dimenticate – presentano aspetti peculiari. Ma in tutti
questi contesti emerge sempre la speranza. La speranza è presente nelle piccole
comunità cristiane, ma anche nella società civile. E si coglie leggendo i
documenti, le lettere pastorali dei vescovi. Io credo che la Pasqua, per
l’Africa in generale, rappresenti l’occasione per procedere in una direzione
nuova che assicuri pace e giustizia.
D. – Il Darfur, il nord Uganda, l’Ituri sono solo alcune
delle zone martoriate dalla guerra. In che modo il messaggio di speranza della
risurrezione di Gesù potrà far cambiare le cose?
R. – Molto dipenderà proprio da quelle energie che
verranno profuse per far crescere queste libere coscienze. Tutto questo da un
punto di vista spirituale si traduce in un’azione di preghiera. Ma si esprime
soprattutto attraverso l’impegno. Questo Significa passare dalle parole ai
fatti. L’Africa proprio per questa sua situazione, per certi versi anche di
persecuzione, vive una beatitudine, quella della vigilanza, che è determinata
da situazioni estreme. In questo senso l’Africa può dare molto al nord del
mondo. Le Chiese africane possono dare molto proprio perché vivono una
situazione particolare di grande sollecitazione umana, che noi in questo mondo
infarcito di benessere, rischiamo tante volte di perdere.
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Una Festa solitaria, ma in armonia con la Passione
di Cristo. E’ la Pasqua di padre Ferdinando Severi, missionario francescano dei
frati minori conventuali, da decenni a Banda Aceh, capoluogo dell’omonima
provincia indonesiana travolta dal maremoto dello scorso 26 dicembre.
“Quest’anno sentiremo la solitudine – dice alla Misna il missionario - perché
molti parrocchiani dopo la catastrofe si sono rifugiati a Medan”. “Il ricordo del disastro – aggiunge il
francescano - rende triste l’atmosfera di questa Pasqua, ma è anche un modo per
essere in armonia con la Passione di Cristo”.
Trasferiamoci
in America Latina: ogni anno, nella Settimana Santa, l’effige della Vergine
Maria di Acteal è portata in pellegrinaggio per centinaia di chilometri in
tutti i villaggi della regione di Chenalhó, in Chiapas, per recare un messaggio
di speranza ad ogni comunità. Nel suo viaggio, l’immagine della Madonna è
accolta ovunque con canti e cerimonie, ma anche con momenti di raccoglimento in
memoria dei 45 indigeni uccisi dai paramilitari il 22 dicembre del 1997, mentre
erano riuniti in preghiera nell’eremo di Acteal. Per capire come viene vissuta
la Pasqua in America Latina, ascoltiamo al microfono di Cristiane Murray, l’arcivescovo
di San Salvador da Bahia, il cardinale
Agnelo Geraldo Majella:
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R. – L’America Latina diventa
sempre più consapevole della sua situazione. Ancora la situazione economica non
è favorevole in tutti i Paesi, e per questo molti soffrono. La globalizzazione
dell’economia non è una comunione di benessere per tutti. Noi tutti siamo
condizionati dalle leggi dell’economia mondiale: quelli che hanno di più stanno
sempre meglio. Quelli che invece hanno poco, stanno come possono. L’America
Latina diventa sempre più consapevole e cerca di trovare la sua posizione, il
suo benessere. Allo stesso tempo, la nostra felicità non è nel benessere: Dio
ha creato il mondo per l’uomo e l’uomo è stato creato per Dio. Noi dobbiamo
vincere l’egoismo e vivere all’insegna della carità e dell’amore che vengono
dal cuore di Cristo Gesù. Se l’uomo non vede il disegno di Dio, diventerà un
uomo povero, un uomo solo.
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Concludiamo questo itinerario pasquale con un
segnale di speranza che giunge dalla regione montuosa di San Lucas, in
Colombia: una strada che collega quattro villaggi abitati in prevalenza da
minatori è stata ripulita dagli ordigni collocati negli anni scorsi dalla
guerriglia dell’Esercito di Liberazione Nazionale. La nostra speranza è che una
autentica strada della pace possa essere percorsa da tutto il mondo, da un
mondo nuovo e finalmente unito.
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27 marzo 2005
L’UOVO, L’AGNELLO, LA COLOMBA:
VIAGGIO TRA I SIMBOLI
TRADIZIONALI DELLA PASQUA
- Intervista con Marisa
Iori -
L’uovo, l’agnello, la colomba sono per antonomasia i simboli della
Pasqua. Festeggiata all’inizio della primavera è stata arricchita dalla
tradizione popolare con svariate usanze ed una ricca gastronomia. Il loro
significato affonda le sue radici in alcuni concetti teologici. Ce ne parla
Tiziana Campisi:
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(musica)
Per gli ebrei è la “Pesah”, la
festività che ricorda la liberazione dalla schiavitù dell’Egitto. Per noi
cristiani è il memoriale della Passione, Morte e Risurrezione di Gesù Cristo.
Ma è come uno scrigno, la Pasqua, racchiude tantissimi significati. Ed è pure
la festa della primavera e della vita, che ha trasferito nelle usanze pasquali
risonanze agresti. In queste ritualità popolari, la tradizione cristiana ha
arricchito di nuovi simboli alcune scelte gastronomiche legate all’equinozio di
primavera.
Dipinto di cioccolata,
intagliato, in terracotta o cartapesta, l’uovo che greci, cinesi e persiani
usavano scambiarsi come dono per le feste primaverili, perché simbolo di
fertilità, per il cristianesimo rappresenta la rinascita dell’uomo in Cristo.
Marisa Iori, etno-antropologa del Museo Nazionale Arti e Tradizioni Popolari di
Roma:
R. – L’uovo è simbolo universale
di origine delle cose. E’ un simbolo di nascosta germinazione, di generazione
e, particolarmente, di risurrezione poiché il pulcino, che è sepolto nel suo
guscio, ne viene fuori. La sua forma, senza inizio né fine, richiama il
concetto di continuità e di eternità.
D. – Quali sono le forme più
singolari che ha assunto la tradizione dell’uovo?
R. – Nei Paesi dell’Europa
dell’Est, l’uovo ha sempre avuto un ruolo molto importante nelle celebrazioni
della Pasqua, sviluppando una notevole arte decorativa. Le donne tengono ancora
oggi viva questa tradizione, dedicando il Giovedì o il Venerdì Santo alla
tintura e alla decorazione delle uova che costituiscono spesso doni di
fidanzamento. I russi regalano le uova pasquali decorate proprio quale simbolo
di fedele amicizia, perché rappresentano la risurrezione e tutto ciò che vi è
di immutabile e di eterno nei sentimenti umani.
Altro
simbolo della Pasqua, l’agnello, sin dall’antichità vittima sacrificale da
offrire alla divinità per propiziarsene i favori e figura per i cristiani del
sacrificio di Gesù, l’Agnello di Dio. La storia della colomba affonda, invece,
le sue radici in una leggenda del VI secolo. Si racconta che il re dei
Longobardi, Alboino, durante l’assedio di Pavia abbia ricevuto in dono un
curioso pane lievitato nella forma di colomba, interpretato come segno del desiderio
di pace.
(canto)
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27 marzo 2005
LA
PASQUA NEL MONDO TRA APPELLI, MESSAGGI, SPETTACOLI
ED
INIZIATIVE DI SOLIDARIETA’
GULU-BRASILIA-NEW DELHI-ROMA. = Un
accorato appello ai ribelli del sedicente Esercito di resistenza del signore
“affinché tornino a negoziare una fine pacifica della guerra in Uganda” è stato
lanciato da mons. John Baptiste Odama, arcivescovo di Gulu. Dedicato, quindi,
alla situazione nel nord del Paese africano, insanguinato da diciotto anni di
guerra civile, il messaggio pasquale del presule. Dall’Uganda alla Repubblica
Democratica del Congo, dove i pigmei dell’area settentrionale chiedono dignità
e pace. Non solo, nel loro messaggio inviato al governo in occasione della
Pasqua, rivendicano anche il diritto all’istruzione nel rispetto, però, dei
loro usi e ad abitare nei villaggi insieme con il resto della popolazione.
Restiamo in Africa: è una Pasqua al fianco dei detenuti quella di don Gabriele
Pipinato, da anni missionario a Nyahururu, in Kenya, dove gestisce un centro –
il Saint Martin - per disabili, indigenti, ragazzi di strada e vittime di
abusi. Negli ultimi mesi, la struttura ha deciso di occuparsi anche dei
carcerati. In particolare, grazie al Saint Martin, nei penitenziari locali sono
stati avviati corsi di formazione per le guardie carcerarie al fine di
modificare il loro atteggiamento nei confronti dei reclusi. Trasferiamoci in
Sudamerica: Pasqua difficile per gli oltre diecimila brasiliani rimasti
disoccupati a causa dei nuovi controlli doganali imposti dalle autorità
paraguayane. A denunciarlo è una fonte missionaria dell’agenzia Misna,
sottolineando che nella cosiddetta “triple frontera” tra Brasile, Argentina e
Paraguay migliaia di persone versano nella miseria e che, negli ultimi mesi, la
tensione sociale si è inasprita proprio a causa di questo giro di vite volto ad
impedire l’accesso ai lavoratori brasiliani sprovvisti di regolare permesso.
Tutti in strada a New Delhi, capitale dell’India, per uno spettacolo teatrale
dal titolo “Ancora una crocifissione”. Si tratta di una pièce incentrata sul
tema delle persecuzioni contro le minoranze religiose, allestita da una
compagnia itinerante dell’arcidiocesi indiana. Infine, in Italia è da
registrare una bella iniziativa promossa dall’Associazione Internazionale
Regina Elena. Come ogni anno, sono state consegnate oltre cinquemila uova di
cioccolata nei centri anziani, orfanotrofi, parrocchie, case famiglia e mense
di 37 comuni sparsi in tutta la penisola. (D.G.)
PASQUA TRISTE PER I GENITORI DI TERRI SCHIAVO, LA
DONNA CEREBROLESA
DA 15
ANNI, CHE DA NOVE GIORNI NON VIENE PIU’ ALIMENTATA. LA MAGISTRATURA DELLA
FLORIDA HA RESPINTO, IERI, ANCHE IL LORO ULTIMO RICORSO
PERCHE’
VENGA RIPRISTINATA LA NUTRIZIONE ARTIFICIALE
PINELLAS
PARK. = Non si arrendono i genitori di Terri Schiavo, la donna 41enne cerebrolesa
dal 1990, che da nove giorni non viene più alimentata. Nonostante, ieri, la
magistratura locale abbia respinto il loro ultimo ricorso per ripristinarle la
nutrizione artificiale, Robert e Mary Schindler hanno lanciato un nuovo appello
al governatore della Florida, Jeb Bush, affinché intervenga per salvare la
figlia. Secondo i signori Schindler, infatti, la donna avrebbe tentato di affermare
la propria volontà di continuare a vivere. Adesso, invece, sarà lasciata
morire, come suo marito sostiene avrebbe voluto. George Greer, il giudice che
si è occupato del caso sin dall’inizio, sette anni fa, ha bollato come non
valide le argomentazioni fornite dalla coppia per contrastare la sua decisione
di sospendere la nutrizione assistita. Dal canto loro, i coniugi Schindler hanno presentato un
ulteriore ricorso alla Corte Suprema della Florida, convinti – come hanno
dichiarato, ieri, ai microfoni dei giornalisti, dopo avere visitato Terry nella
clinica a Pinellas Park – che la figlia stia “combattendo una battaglia
tremenda per vivere” e che “per salvarla non sia troppo tardi”. (D.G.)
RACCOLTI
NEL 2004 IN AUSTRALIA OLTRE 8 MILIONI DI DOLLARI PER PROGETTI
DI SOLIDARIETA’. GRANDE
LA SODDISFAZIONE DELLE PONTIFICIE OPERE
MISSIONARIE PER LA
SENSIBILITA’ DIMOSTRATA VERSO CHI E’ NEL BISOGNO
SYDNEY. = Nell’anno appena trascorso, l’Australia
ha dimostrato di avere grande attenzione per le iniziative di solidarietà.
Secondo quanto riferiscono le Pontificie Opere Missionarie australiane, nel
2004 si è registrato un incremento di circa il 20 per cento delle donazioni
rispetto all’anno precedente. Si è raggiunta così la somma complessiva di 8 milioni
di dollari, che verranno utilizzati per progetti di istruzione, sviluppo, lotta
all’Aids e alla povertà in diversi Paesi del mondo. “Le persone che sono nel
bisogno non mancano mai – ha detto padre Terry Bell, direttore delle Pontificie
Opere Missionarie in Australia – i fondi e i progetti che possiamo realizzare
aiuteranno a sanare alcune necessità, ma il campo della missione e della
cooperazione missionaria è sempre sterminato”. I progetti finanziati dalle POM
australiane sono attualmente in Papua Nuova Guinea, Kazakhstan, Rwanda, Uganda
e Isole Salomone. Le POM sono presenti in tutte e 28 le diocesi australiane e
hanno condotto nel 2004 una campagna di sensibilizzazione in parrocchie e
scuole dal titolo “Vita per tutti”. Per ulteriori informazioni sulle attività delle
POM australiane, si può visitare il sito Internet catholicmission.org.au.
(B.C.)
“DALLA
CLAUSURA DI UN CONVENTO OFFRIAMO IL NOSTRO CONTRIBUTO
PER LA PACE IN INDIA E
IN TUTTO IL MONDO”: L’ESPERIENZA DELLE SUORE
CARMELITANE DI PUNE,
NELLO STATO INDIANO DEL MAHARASHTRA
PUNE.
= Una vita spesa nella preghiera per contribuire alla promozione della pace e
dell’armonia in India. E’ l’impegno delle suore Carmelitane del convento di
Pune, nello stato del Maharashtra. “Il nostro scopo è vivere costantemente alla
presenza di Gesù – ha spiegato la superiora suor Agnes Mary – Gesù Cristo è con
noi in qualunque attività ci adoperiamo”. Oltre alla preghiera le suore si
dedicano anche alla preparazione dei paramenti sacri per l’altare e per i
sacerdoti. “L’intima unione con Dio, secondo il carisma di Santa Teresa
d’Avila, è la nostra strada – ha aggiunto la superiora, in un’intervista
all’agenzia indiana SarNews – ma nella preghiera teniamo un occhio aperto sul
mondo”. “La nostra cappella è aperta a quanti vogliono celebrare con noi la
Santa Messa domenicale. Vengono a trovarci anche persone di altre religioni”.
“Mettiamo tutti i problemi e le questioni aperte dell’India nelle nostre
preghiere – ha concluso suor Agnes Mary – preghiamo per tutti, specialmente per
i poveri e i sofferenti, preghiamo ogni giorno anche per il Santo Padre.
Speriamo che l’amore di Dio raggiunga ogni angolo della terra”. (B.C.)
EVANGELIZZARE IN DISCOTECA. È LA NUOVA INIZIATIVA
LANCIATA
DALLA CHIESA ANGLICANA PER CONTRASTARE LA FUGA DI
FEDELI
VERSO LE NUOVE FORME DI SPIRITUALITA’
LONDRA. = Inaugurata dalla
Chiesa anglicana una nuova forma di evangelizzazione praticato nelle
discoteche. L’obiettivo: arginare la fuga dei fedeli, soprattutto i più
giovani, verso le “nuove” forme di spiritualità come la New Age. Stando a
quanto riportato in questi giorni dal quotidiano britannico “The Independent”,
diversi gruppi di missionari evangelici hanno già cominciato a frequentare
alcune comunità in Cornovaglia, nel sud-ovest dell’Inghilterra, e presto estenderanno
la loro azione in numerosi locali notturni anche all’estero. Del resto, un
nuovo studio della Chiesa d’Inghilterra, intitolato “L’Evangelismo in un’epoca
spirituale”, incoraggia proprio le tradizionali parrocchie ad avvicinarsi a
quei gruppi sociali che credono in valori diversi da quelli cristiani, ma che
pur condividono il medesimo anelito di spiritualità. Tra questi, la ricerca
indica gli appartenenti al movimento ambientalista, coloro i quali utilizzano
la medicina olistica e quanti aderiscono alla cultura New Age. “La spiritualità
nelle sue diverse forme è chiaramente un elemento cruciale per l’evangelismo
contemporaneo - ha considerato un esponente della chiesa anglicana -
soprattutto con quelli che hanno scarsi o nulli rapporti con la Chiesa”. (D.G.)
UNA MOSTRA PER CELEBRARE LA POSSIBILE PACIFICA
CONVIVENZA TRA LE RELIGIONI. INAUGURATA A ROMA LA MOSTRA FOTOGRAFICA
“GERUSALEMME RIVELATA (1854-1859)”
ROMA. = Inaugurata nei giorni
scorsi a Roma, nella suggestiva cornice dei Mercati di Traiano, la mostra
fotografica “Gerusalemme rivelata (1854-1859)”. Promossa dal comune di Roma,
dall’assessorato alle Politiche Culturali e da AHD, Archives for Historical Documentation,
la rassegna sarà aperta al pubblico fino al 22 maggio prossimo. La mostra, per
la prima volta presentata in Europa, apre eccezionalmente una finestra sul
passato e offre un panorama della Palestina tra il 1854 e il 1859. Una
testimonianza importante della collaborazione straordinaria tra il fotografo ebreo Diness, il governatore di Gerusalemme Mustapha
Surraya Pasha, che ordinò attorno al 1850 la produzione del materiale
fotografico, e l’ingegnere italiano
Ermete Pierotti che, incaricato di redigere le mappe catastali della
città, chiese a Diness la sua collaborazione. Diness, Pasha e Pienotti diventano così il simbolo della
cooperazione tra tre diverse culture e religioni e gettano un seme di speranza
per il futuro, in un mondo ancora oggi tanto tormentato dall’odio e dalle incomprensioni.
(B.C.)
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