RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 86 - Testo della trasmissione di domenica 27 marzo 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:                                                                             

Pasqua 2005: nel messaggio pasquale, il Papa invoca pace per l’umanità, giustizia per le moltitudini afflitte dalla miseria, progresso spirituale per i Paesi ricchi che rischiano di offuscare i valori profondi delle loro civiltà. Giovanni Paolo II, anche dopo l’accensione del suo microfono, benedice solo col gesto della mano tra la commozione dei tanti fedeli presenti in Piazza San Pietro alla celebrazione presieduta dal cardinale Angelo Sodano per il giorno di Pasqua. Ieri sera, la Veglia Pasquale presieduta dal cardinale Joseph Ratzinger. Sul significato della Pasqua, una meditazione di padre Raniero Cantalamessa.

 

PASQUA NEL MONDO:

L’annuncio della Risurrezione nei cinque continenti: le testimonianze di padre Pierbattista Pizzaballa, custode di Terra Santa, del vescovo iracheno Shlemon Warduni, di padre Bernardo Cervellera, direttore di AsiaNews, di padre Giulio Albanese, fondatore della MISNA, e del cardinale brasiliano Agnelo Geraldo Majella.

 

IN PRIMO PIANO:

L’uovo, l’agnello, la colomba: viaggio tra i simboli tradizionali della Pasqua. Intervista con Marisa Iori.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Pasqua nel mondo tra appelli, spettacoli e iniziative di solidarietà

 

I genitori di Terri Schiavo chiedono al governatore della Florida Jeb Bush, di salvare la figlia  cerebrolesa, da nove giorni privata dai giudici dell’alimentazione assistita

 

Raccolti nel 2004 in Australia 8 milioni di dollari per progetti di solidarietà

 

La preghiera per la pace delle suore carmelitane di Pune, in India

 

La Chiesa anglicana promuove l’evangelizzazione in discoteca

 

Mostra fotografica a Roma sulla Palestina dal 1854 al 1859.

 

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

27 marzo 2005

 

NEL MESSAGGIO PASQUALE IL PAPA INVOCA PACE PER L’UMANITA’,

GIUSTIZIA PER LE MOLTITUDINI AFFLITTE DALLA MISERIA, PROGRESSO SPIRITUALE PER I PAESI RICCHI CHE RISCHIANO DI OFFUSCARE I VALORI PROFONDI DELLE LORO CIVILTA’. GIOVANNI PAOLO II, ANCHE DOPO L’ACCENSIONE DEL SUO MICROFONO,

BENEDICE SOLO COL GESTO DELLA MANO TRA LA COMMOZIONE DEI TANTI FEDELI

PRESENTI IN PIAZZA SAN PIETRO PER LA CELEBRAZIONE

PRESIEDUTA DAL CARDINALE SODANO.

IERI SERA LA VEGLIA PASQUALE PRESIEDUTA DAL CARDINALE RATZINGER

- Intervista con padre Raniero Cantalamessa -

 

 

“Gesù, crocifisso e risorto, rimani con noi!”.

 

Questo il messaggio pasquale di Giovanni Paolo II, letto oggi dal cardinale segretario di Stato Angelo Sodano, che ha presieduto la Messa del giorno di Pasqua sul sagrato della Basilica Vaticana. Il Papa ha invocato pace per tutta l’umanità, in particolare per il Medio Oriente e l’Africa, giustizia per le moltitudini afflitte dalla miseria e dalle malattie, progresso spirituale per quei popoli tentati dallo sviluppo materiale di offuscare i valori profondi che sono l’anima della loro civiltà. Giovanni Paolo II a mezzogiorno si è affacciato dalla finestra del suo studio per impartire con il gesto della mano la Benedizione “Urbi et Orbi”, cioè per la città di Roma e per tutto il mondo, cui è legata l’indulgenza plenaria. Davvero suggestivo lo scenario di Piazza San Pietro trasformata in un meraviglioso giardino dai fioristi olandesi per il 20.mo anno consecutivo. Migliaia i fiori: tulipani, ginestre, viole, giacinti e molti altri ancora insieme con alberi di mandorlo e ciliegio. 104 le tv di tutto il mondo collegate per l’evento. Ma ascoltiamo il servizio di Sergio Centofanti:

 

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“Mane nobiscum, Domine! Resta con noi, Signore!”

 

Il Papa nel messaggio pasquale rievoca la sua Lettera apostolica per l’Anno dell’Eucaristia. C’è grande commozione tra i 70 mila fedeli presenti in Piazza San Pietro, quando Giovanni Paolo II si affaccia dalla finestra del suo studio per salutarli e benedirli con il gesto della mano. Tanti applausi, ma anche pianti e tantissime mani giunte in preghiera. Il Papa resta alla finestra per circa un quarto d’ora, durante la lettura del messaggio da parte del cardinale Sodano:

 

“Fratelli e sorelle nel Signore, ho l’onore di leggere il messaggio indirizzato alla città di Roma e al mondo, Urbi et Orbi, dal nostro venerato Santo Padre Giovanni Paolo II. Oggi egli è più che mai vicino a tutti noi e ci benedice”. (applausi)

 

Nel messaggio il Pontefice spiega l’incontro dei discepoli di Emmaus con Cristo risorto: non sanno chi sia questo “misterioso Viandante”, tuttavia le sue parole riscaldano il loro cuore tanto da chiedergli: “Resta con noi”. Lo riconoscono a cena allo spezzare del pane. “La Parola e il Pane dell’Eucaristia – sottolinea il Papa – mistero e dono della Pasqua, restano nei secoli come memoria perenne della passione, morte e risurrezione di Cristo!”. E “anche noi oggi, Pasqua di Risurrezione – aggiunge – con tutti i cristiani del mondo ripetiamo: Gesù, crocifisso e risorto, rimani con noi!”:

 

“Resta con noi, amico fedele e sicuro sostegno

dell’umanità in cammino sulle strade del tempo!

Tu, Parola vivente del Padre,

infondi fiducia e speranza in quanti cercano

il senso vero della loro esistenza.

Tu, Pane di vita eterna, nutri l’uomo

affamato di verità, di libertà, di giustizia e di pace”.

 

Quindi il cardinale Sodano legge l’invocazione di pace del Papa:

 

“Rimani con noi, Parola vivente del Padre,

ed insegnaci parole e gesti di pace:

pace per la terra consacrata dal tuo sangue

e intrisa del sangue di tante vittime innocenti;

pace per i Paesi del Medio Oriente e dell'Africa,

dove pure tanto sangue continua ad essere versato;

pace per tutta l'umanità, su cui sempre incombe

il pericolo di guerre fratricide”.

 

Il Papa invoca quindi giustizia e solidarietà generosa “verso le moltitudini che, ancor oggi, soffrono e muoiono di miseria e di fame, decimate da epidemie letali o prostrate da immani catastrofi naturali”. Per la forza della Risurrezione di Cristo, chiede che “siano anch'esse rese partecipi di una vita nuova”. Poi, l’invocazione finale:

 

“Anche noi, uomini e donne del terzo millennio,

abbiamo bisogno di Te, Signore risorto!

Rimani con noi ora e fino alla fine dei tempi.

Fa’ che il progresso materiale dei popoli

non offuschi mai i valori spirituali

che sono l’anima della loro civiltà.

Sostienici, Ti preghiamo, nel nostro cammino.

In Te noi crediamo, in Te speriamo,

perché Tu solo hai parole di vita eterna…

Buona Pasqua a tutti! Dal Vaticano Giovanni Paolo II”.

(applausi)

 

Al termine della lettura del messaggio l’accensione del microfono davanti al Papa ha fatto sperare che potesse pronunciare la formula della benedizione; invece Giovanni Paolo II si è limitato a benedire con il gesto della mano, tra gli applausi commossi dei fedeli.

 

(applausi)

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Ma come hanno vissuto la Pasqua i fedeli presenti in Piazza San Pietro? Ascoltiamo alcune testimonianze raccolte da Roberta Moretti:

 

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R. – Soprattutto in questi giorni in cui il Papa è così fortemente provato, anche nella sua salute: per me è molto importante essere qua ed è questo quello che quest’anno in particolare ha significato la mia Pasqua.

 

R. – Per me, la Pasqua è un momento di riconciliazione con me stessa e con gli altri.

 

R. – La possibilità, nei quotidiano, di un nuovo inizio, di un ripensare la giornata e le piccole azioni proprio dall’inizio.

 

R. – Nella mia vita è una consolazione, perché purtroppo ho a che fare con la malattia.

 

R. – Oggi dovrebbe rappresentare un giorno di purificazione, di rinascita a vita nuova, insieme a tutti gli altri ...

 

R. – E’ un ricordo di un avvenimento che si verifica ogni anno, ma non riesco a comprenderlo intensamente nella mia persona ...

 

R. – Per me è un momento importante di profonda preghiera affinché il Signore sia vicino a noi e aiuti veramente tutto il mondo, perché ne abbiamo veramente tanto bisogno.

 

R. – Per me, oggi è tutto! E’ una vita che lo desideravo: vedere il Papa ... è tutto! Tutto quello che mi hanno insegnato i miei genitori ...

 

R. – E’ un momento importante della nostra religione, il più importante dell’anno. Dobbiamo metterci un po’ più in atteggiamento di raccoglimento ...

 

R. – Rappresenta il senso della vita, perché come dice l’apostolo Paolo, se Cristo non è risorto, allora la fede non ha nessun senso! E poi, siccome è risorto, tutta la vita acquista un senso ...

 

R. – E’ la rinascita, il ritorno alla vita, la speranza che tutto continui.

 

D. – Un pensiero per il Papa?

 

R. – Siamo qui anche per lui. Siamo venuti da Bologna per essergli vicino in questo momento ...

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Ieri sera il cardinale Joseph Ratzinger, decano del Collegio cardinalizio, ha presieduto nella Basilica Vaticana la Veglia Pasquale, la “Madre di tutte le veglie”, come dice Sant’Agostino. Il porporato all’inizio della celebrazione ha letto il messaggio del Papa, che ha seguito il rito in TV nel suo appartamento. “Veramente straordinaria è questa Notte – ha affermato il Pontefice – nella quale la luce sfolgorante di Cristo Risorto vince in modo definitivo la potenza delle tenebre, del male e della morte, e riaccende nei cuori dei credenti la speranza e la gioia”. Ma ascoltiamo il servizio di Paolo Ondarza:

 

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(canto)

 

“Preghiamo il Signore Gesù – scrive il Papa nel suo messaggio per la Veglia Pasquale – perché il mondo riconosca che, grazie alla sua passione, morte e risurrezione, ciò che era distrutto si ricostruisce e tutto ritorna, più bello di prima, alla sua originaria integrità”. Un vigoroso appello a fare di Cristo Risorto, simboleggiato dal cero pasquale, la luce della nostra vita è il centro dell’omelia del cardinale Ratzinger. A svegliarsi da un cristianesimo stanco, privo di slancio e ad intraprendere la “strada giusta” illuminata da Cristo: “Seguire Cristo – ha detto il porporato – significa essere attenti alla sua parola”, partecipare “alla liturgia domenicale” ogni settimana:

 

 “L’uomo non vive solo del pane o del denaro o della carriera, vive della parola di Dio che ci corregge, ci rinnova,ci mostra i veri valori portanti del mondo e della società”.

 

La sequela del Risorto – ha spiegato il cardinale Ratzinger – vuol dire “avere compassione per i sofferenti, avere il coraggio di difendere la fede contro le ideologie”, farsi guidare dal magistero della Chiesa:

 

“Avere fiducia nella Chiesa e nella sua interpretazione e concretizzazione della parola divina per le nostre circostanze attuali. Seguire Cristo implica amare la sua Chiesa, il suo corpo mistico. Camminando così accendiamo piccole luci nel mondo, rompiamo le tenebre della storia”.

 

Nella misura in cui siamo uniti a Cristo – ha spiegato il prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede – siamo già passati dalla morte alla vita. Passaggio che con il Battesimo è il nucleo reale della liturgia della Notte santa. Cinque i catecumeni che hanno ricevuto il sacramento “dono definitivo di una vita nuova”. Segno visibile ed efficace ben reso dalle parole di San Paolo ai Galati: “Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”.

 

(canto)

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Pasqua di Risurrezione, festa di giubilo grande per tutti i credenti: Cristo è risorto. Ma noi cristiani, abbiamo capito veramente, fino in fondo, cosa sia la Pasqua? Giovanni Peduto ne ha parlato con padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia:

 

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R. – La Pasqua è Cristo, diceva qualche Padre della Chiesa. Per noi, la Pasqua è il riassunto di tutta la storia della salvezza, la Pasqua esiste nella preparazione dell’Antico Testamento, esiste come evento in Cristo, esiste come sacramento oggi nella Chiesa, nella nostra liturgia di Pasqua. La Pasqua, sostanzialmente, è un passaggio, ma il passaggio di Dio, prima di tutto. E’ un evento teologico: Dio che passa in Cristo e salva; che provoca anche il nostro passaggio dal peccato alla grazia. Sant’Agostino ha un’espressione bellissima: la Pasqua è passare a ciò che non passa, e cioè passare a Dio che è l’unico che non passa. Passare da questo mondo per non passare con il mondo.

 

D. – Come vivere bene il Tempo pasquale?

 

R. – Il modo tradizionale della Chiesa credo che sia il migliore, cioè prepararsi con una buona Confessione, fare la pulizia pasquale, quella pulizia tradizionale che una volta si faceva nelle case buttando via tutto quello che era incrinato, sporco, perché tutto fosse nuovo, a casa ... Quello era un ricordo di ciò che avveniva nella casa degli ebrei, quando la Veglia di Pasqua si doveva far sparire tutto il pane fermentato perché non doveva esserci niente di ‘corrotto’, nella casa. Questo per Paolo è il simbolo della vita nuova, della Pasqua. Credo che la Quaresima dovrebbe averci preparato a questo, ma certamente, per chi non l’ha fatto, una buona Confessione è quella pulizia pasquale interiore del cuore e dell’anima che è la condizione necessaria per poi poter gioire della Risurrezione di Cristo.

 

D. – La Risurrezione di Cristo ci fa pensare alla nostra futura risurrezione; ma noi siamo molto attaccati al presente. Cosa sarà il Paradiso? Come saremo in futuro?

 

R. – Sono domande destinate a rimanere senza risposta per un motivo molto semplice, perché l’altra vita, il futuro, dove è entrato Gesù con la sua Risurrezione, è fuori del tempo e dello spazio e noi non riusciamo ad immaginare ciò che è fuori del tempo e dello spazio. E’ come se parlassi di colori ad un cieco nato: non sa nulla dei colori perché non ha la capacità, ma non è che i colori non esistano. E’ lui che non ha la capacità di vederli. E così siamo noi. Però, sappiamo la cosa più certa, più rassicurante, che “l’altra vita sarà un essere con Cristo”, dice Paolo, andare a stare con Cristo. Gesù ha detto: tornerò, vi prenderò con me perché dove sono io siate anche voi. Ci deve bastare questo. Saremo in Dio. Quanto alla curiosità: “cosa faremo? - dicevano già al tempo di Sant’Agostino - non ci annoieremo a stare tutta l’eternità a guardare a Dio?” diceva Agostino: “Ci si annoia forse a stare bene, in buona salute? Oppure, ci si annoia quando due persone sperimentano un attimo di piena gioia, due innamorati, di stare insieme, non vorrebbero che quel momento diventasse eterno? Bene, il Paradiso sarà il momento di massima felicità che diventerà eterno, per nostra gioia.

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LA PASQUA NEL MONDO

27 marzo 2005

 

PASQUA NEL MONDO.

L’ANNUNCIO DELLA RISURREZIONE NEI CINQUE CONTINENTI:

LE RIFLESSIONI DI PADRE PIZZABALLA, MONS. SHLEMON WARDUNI,

PADRE BERNARDO CERVELLERA, PADRE GIULIO ALBANESE

E IL CARDINALE AGNELO GERALDO MAJELLA

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Gesù è risorto. L’annuncio, pieno di gioia, si diffonde in ogni angolo della Terra. La sconfitta della morte riporta la speranza nel cuore di ogni uomo. Con un percorso segnato dalla gioia pasquale, scopriamo come si vive questa Festa nel mondo. Prima tappa il Medio Oriente, la Terra Santa teatro della passione, della morte e della risurrezione di Gesù Cristo. Celebrando la Messa nella Basilica del Santo Sepolocro, il patriarca latino di Gerusalemme, Michel Sabbah, ha lanciato un appello per la pace in tutta la regione. La Pasqua di quest’anno sembra assumere, infatti, uno spirito nuovo dopo il riavviato dialogo tra israeliani e palestinesi. In questo clima di rinnovata speranza, moltissimi cristiani hanno ottenuto, inoltre, il visto per entrare a Gerusalemme dove hanno partecipato ai riti pasquali. Ascoltiamo al microfono di Benedetta Capelli padre Pierbattista Pizzaballa, custode di Terra Santa:

 

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R. – La Pasqua qui a Gerusalemme è una Pasqua particolare, unica, per i riti e le celebrazioni che sono legate sicuramente al mistero, ma anche al luogo. Qui a Gerusalemme ci sono dei riti unici. Si vedono riti diversi, tantissimi riti contemporaneamente: il rito cattolico, il rito ortodosso e quello armeno. Tutte le Chiese sono presenti con le loro tradizioni. Io ricordo sempre della Pasqua di Gerusalemme i profumi particolari che ci sono nella Basilica del Santo Sepolcro. Il profumo deve essere il simbolo della risurrezione di Cristo, della bellezza di Cristo.

 

D. – La risurrezione di Gesù cosa porterà in questa terra, dopo gli spiragli di pace aperti grazie al dialogo tra palestinesi e israeliani nel vertice di Sharm-el- Sheik?

 

R. – La risurrezione di Gesù è il fondamento della nostra speranza, della speranza di ogni cristiano. Con la Sua risurrezione, Gesù ha abbattuto il muro di inimicizia - come dice San Paolo - che divideva i popoli. In modo particolare qui in Terra Santa, dove i popoli sono ancora lacerati e le ferite sono ancora aperte, la risurrezione di Gesù diventa la festa della riconciliazione. La Pasqua diventa il desiderio della riconciliazione e dell’abbattimento di tutto ciò che divide. Ci sono segni concreti di speranza. La pacificazione richiederà molto tempo, come è giusto che sia, perché le ferite – come dicevo – sono ancora molto aperte. Ci vorrà una generazione. Bisogna preparare, formare una generazione che creda nella pace e che voglia costruire una società rappacificata e riconciliata e questo richiederà sicuramente tempo. Ma sicuramente i segni posti da Abu Mazen, da Sharon, i segni anche di dialogo politico, che è ricominciato, sono la premessa fondamentale perché questo si attui.

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Una Festa vissuta soprattutto nel cuore. E’ la Pasqua dei cristiani in Iraq dove le chiese ieri sera sono rimaste chiuse per motivi di sicurezza. Il Paese arabo è stato scosso, intanto, da nuovi episodi di violenza: due distinte azioni della guerriglia hanno provocato, a Baghdad, la morte di almeno tre persone. Con un drammatico video pubblicato su un sito internet, la rete terroristica ‘Al Qaeda’ ha rivendicato inoltre l’uccisione di un colonnello iracheno rapito lo scorso 9 febbraio. Ma come si vive la Pasqua in una terra sconvolta dalla guerra e dall’insicurezza? Benedetta Capelli lo ha chiesto al vescovo ausiliare caldeo di Baghdad, mons. Shlemon Warduni:

 

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R. – Chiediamo al Signore risorto che ci dia veramente quella pace e quella sicurezza che ha dato ai discepoli che non sapevano cosa fare. Tante volte anche noi non sappiamo cosa fare, però ci rivolgiamo a lui sulla croce e ci incoraggiamo. Siamo sicuri che noi risorgeremo con lui, e ci darà la forza, la fede, per fare queste feste in unità con tutti voi, con tutti i cristiani di tutto il mondo. Qualche volta pensiamo che ci sono alcuni posti forse peggiori dei nostri. Auspichiamo questa risurrezione, che sia un valore reale per tutti i cristiani del mondo, per tutti i cristiani del Medio Oriente, specialmente nella terra di Cristo, la Palestina, e in Iraq. Questa è la nostra speranza.

 

D. – Mons. Warduni, lei invita a guardare al valore della speranza nella risurrezione di Gesù. Oggi, a due anni di distanza dall’inizio del conflitto in Iraq, qual è la speranza per questo Paese?

 

R. – Veramente, senza questa speranza noi saremmo già finiti. La nostra speranza, però, è grande nel Signore, perché abbiamo avuto tempi molto molto difficili e voi lo sapete. L’animo degli iracheni, però, è abbastanza forte e cerca di andare avanti malgrado tutte le difficoltà. Abbiamo avuto tante sofferenze, ma speriamo sempre nel futuro.

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Spostiamoci in Libano. La sera della vigilia di Pasqua è stata sconvolta da un nuovo attentato che ha preso di mira, per la terza volta nell’arco di una settimana, un quartiere di Beirut a maggioranza cristiana. Due cittadini indiani e quattro libanesi sono morti per l’esplosione di un ordigno.

 

Auguri di Pasqua. Dalla Russia, il Patriarca ortodosso di Mosca e di tutte le Russie, Alessio II, ha inviato un messaggio di auguri al Papa e a tutti i cristiani. “Dal profondo del mio cuore – scrive il Patriarca, rivolgendosi a Giovanni Paolo II – le auguro la gioia del Nostro Signore e Salvatore Risorto e prego affinché Dio le dia buona salute e l’assista nel suo alto magistero”. Gli ortodossi osservano il calendario giuliano e festeggeranno la Pasqua il prossimo primo maggio. Auguri per una Pasqua di “prosperità e serenità nella speranza che regni la pace” sono stati poi rivolti al Papa dall’Unione delle Comunità e organizzazioni islamiche in Italia.

 

La Pasqua in Asia: nel grande Continente la Chiesa è una piccola minoranza, ma la comunità cristiana è giovane e viva e costituisce un esempio per tutti. Il servizio di Bernardo Cervellera, direttore dell’Agenzia ‘AsiaNews’:

 

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Nella notte di Pasqua, migliaia di asiatici sono divenuti cristiani. Dal Giappone alla Corea, dalla Cina all’India, ogni comunità ha accolto nuovi battezzati. Il fascino per il cristianesimo dipende dall’amore che i fedeli testimoniano senza guardare alla razza o alla casta. In Pakistan, durante le feste, i cattolici distribuiscono farina alle vedove povere e fanno regali ai loro figli; in Corea, si organizzano incontri con le persone anziane e sole;in Vietnam, Paese non ricco, i fedeli hanno raccolto fondi per aiutare le vittime dello tsunami. Molte comunità vivono sotto la persecuzione: in Cina, diverse comunità non hanno potuto celebrare la Pasqua. I loro vescovi e sacerdoti sono in prigione o tenuti in isolamento forzato. In India, le scosse di fondamentalismo indù in alcune zone del Paese fanno temere per l’incolumità dei fedeli. Ma la persecuzione, l’essere minoranza rafforza l’identità e l’ecumenismo. In Bangladesh, cattolici e protestanti di Dacca hanno atteso insieme il sorgere del sole, cantando inni a Cristo risorto. Nel Paese, a maggioranza musulmana, il giorno di Pasqua è un giorno di lavoro: da tempo il governo ha preferito il venerdì, come giorno di festa. In Thailandia, i fedeli si sono preparati alla veglia digiunando sull’uso di cellulari e televisione. In questa ricerca del silenzio, anche nelle grandi metropoli, i cristiani sono divenuti d’esempio anche a molti buddisti.

 

Per la Radio Vaticana, Bernardo Cervellera.

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L’annuncio della Risurrezione di Gesù è il messaggio di speranza per tutta la Terra ma in particolare per il Continente africano, afflitto da guerre dimenticate, carestie ed indicibili sofferenze per le popolazioni locali. Ma come viene accolto l’annuncio pasquale in Africa? Benedetta Capelli lo ha chiesto a Padre Giulio Albanese, fondatore dell’Agenzia missionaria ‘MISNA’:

 

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R. – Vi sono situazioni molto diverse: le condizioni di vita nelle città, nei centri urbani, nelle campagne e in periferia - dove si combattono le guerre dimenticate – presentano aspetti peculiari. Ma in tutti questi contesti emerge sempre la speranza. La speranza è presente nelle piccole comunità cristiane, ma anche nella società civile. E si coglie leggendo i documenti, le lettere pastorali dei vescovi. Io credo che la Pasqua, per l’Africa in generale, rappresenti l’occasione per procedere in una direzione nuova che assicuri pace e giustizia.

 

D. – Il Darfur, il nord Uganda, l’Ituri sono solo alcune delle zone martoriate dalla guerra. In che modo il messaggio di speranza della risurrezione di Gesù potrà far cambiare le cose?

 

R. – Molto dipenderà proprio da quelle energie che verranno profuse per far crescere queste libere coscienze. Tutto questo da un punto di vista spirituale si traduce in un’azione di preghiera. Ma si esprime soprattutto attraverso l’impegno. Questo Significa passare dalle parole ai fatti. L’Africa proprio per questa sua situazione, per certi versi anche di persecuzione, vive una beatitudine, quella della vigilanza, che è determinata da situazioni estreme. In questo senso l’Africa può dare molto al nord del mondo. Le Chiese africane possono dare molto proprio perché vivono una situazione particolare di grande sollecitazione umana, che noi in questo mondo infarcito di benessere, rischiamo tante volte di perdere.

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Una Festa solitaria, ma in armonia con la Passione di Cristo. E’ la Pasqua di padre Ferdinando Severi, missionario francescano dei frati minori conventuali, da decenni a Banda Aceh, capoluogo dell’omonima provincia indonesiana travolta dal maremoto dello scorso 26 dicembre. “Quest’anno sentiremo la solitudine – dice alla Misna il missionario - perché molti parrocchiani dopo la catastrofe si sono rifugiati a Medan”.  “Il ricordo del disastro – aggiunge il francescano - rende triste l’atmosfera di questa Pasqua, ma è anche un modo per essere in armonia con la Passione di Cristo”.

 

Trasferiamoci in America Latina: ogni anno, nella Settimana Santa, l’effige della Vergine Maria di Acteal è portata in pellegrinaggio per centinaia di chilometri in tutti i villaggi della regione di Chenalhó, in Chiapas, per recare un messaggio di speranza ad ogni comunità. Nel suo viaggio, l’immagine della Madonna è accolta ovunque con canti e cerimonie, ma anche con momenti di raccoglimento in memoria dei 45 indigeni uccisi dai paramilitari il 22 dicembre del 1997, mentre erano riuniti in preghiera nell’eremo di Acteal. Per capire come viene vissuta la Pasqua in America Latina, ascoltiamo al microfono di Cristiane Murray, l’arcivescovo di San Salvador da Bahia, il cardinale Agnelo Geraldo Majella:

 

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R. – L’America Latina diventa sempre più consapevole della sua situazione. Ancora la situazione economica non è favorevole in tutti i Paesi, e per questo molti soffrono. La globalizzazione dell’economia non è una comunione di benessere per tutti. Noi tutti siamo condizionati dalle leggi dell’economia mondiale: quelli che hanno di più stanno sempre meglio. Quelli che invece hanno poco, stanno come possono. L’America Latina diventa sempre più consapevole e cerca di trovare la sua posizione, il suo benessere. Allo stesso tempo, la nostra felicità non è nel benessere: Dio ha creato il mondo per l’uomo e l’uomo è stato creato per Dio. Noi dobbiamo vincere l’egoismo e vivere all’insegna della carità e dell’amore che vengono dal cuore di Cristo Gesù. Se l’uomo non vede il disegno di Dio, diventerà un uomo povero, un uomo solo.

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Concludiamo questo itinerario pasquale con un segnale di speranza che giunge dalla regione montuosa di San Lucas, in Colombia: una strada che collega quattro villaggi abitati in prevalenza da minatori è stata ripulita dagli ordigni collocati negli anni scorsi dalla guerriglia dell’Esercito di Liberazione Nazionale. La nostra speranza è che una autentica strada della pace possa essere percorsa da tutto il mondo, da un mondo nuovo e finalmente unito.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

27 marzo 2005

 

L’UOVO, L’AGNELLO, LA COLOMBA:

VIAGGIO TRA I SIMBOLI TRADIZIONALI DELLA PASQUA

- Intervista con Marisa Iori -

 

L’uovo, l’agnello, la colomba sono per antonomasia i simboli della Pasqua. Festeggiata all’inizio della primavera è stata arricchita dalla tradizione popolare con svariate usanze ed una ricca gastronomia. Il loro significato affonda le sue radici in alcuni concetti teologici. Ce ne parla Tiziana Campisi:

 

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(musica)

 

Per gli ebrei è la “Pesah”, la festività che ricorda la liberazione dalla schiavitù dell’Egitto. Per noi cristiani è il memoriale della Passione, Morte e Risurrezione di Gesù Cristo. Ma è come uno scrigno, la Pasqua, racchiude tantissimi significati. Ed è pure la festa della primavera e della vita, che ha trasferito nelle usanze pasquali risonanze agresti. In queste ritualità popolari, la tradizione cristiana ha arricchito di nuovi simboli alcune scelte gastronomiche legate all’equinozio di primavera.

 

Dipinto di cioccolata, intagliato, in terracotta o cartapesta, l’uovo che greci, cinesi e persiani usavano scambiarsi come dono per le feste primaverili, perché simbolo di fertilità, per il cristianesimo rappresenta la rinascita dell’uomo in Cristo. Marisa Iori, etno-antropologa del Museo Nazionale Arti e Tradizioni Popolari di Roma:

 

R. – L’uovo è simbolo universale di origine delle cose. E’ un simbolo di nascosta germinazione, di generazione e, particolarmente, di risurrezione poiché il pulcino, che è sepolto nel suo guscio, ne viene fuori. La sua forma, senza inizio né fine, richiama il concetto di continuità e di eternità.

 

D. – Quali sono le forme più singolari che ha assunto la tradizione dell’uovo?

 

R. – Nei Paesi dell’Europa dell’Est, l’uovo ha sempre avuto un ruolo molto importante nelle celebrazioni della Pasqua, sviluppando una notevole arte decorativa. Le donne tengono ancora oggi viva questa tradizione, dedicando il Giovedì o il Venerdì Santo alla tintura e alla decorazione delle uova che costituiscono spesso doni di fidanzamento. I russi regalano le uova pasquali decorate proprio quale simbolo di fedele amicizia, perché rappresentano la risurrezione e tutto ciò che vi è di immutabile e di eterno nei sentimenti umani.

 

Altro simbolo della Pasqua, l’agnello, sin dall’antichità vittima sacrificale da offrire alla divinità per propiziarsene i favori e figura per i cristiani del sacrificio di Gesù, l’Agnello di Dio. La storia della colomba affonda, invece, le sue radici in una leggenda del VI secolo. Si racconta che il re dei Longobardi, Alboino, durante l’assedio di Pavia abbia ricevuto in dono un curioso pane lievitato nella forma di colomba, interpretato come segno del desiderio di pace.

 

(canto)

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CHIESA E SOCIETA’

27 marzo 2005

 

LA PASQUA NEL MONDO TRA APPELLI, MESSAGGI, SPETTACOLI

ED INIZIATIVE DI SOLIDARIETA’

 

GULU-BRASILIA-NEW DELHI-ROMA. = Un accorato appello ai ribelli del sedicente Esercito di resistenza del signore “affinché tornino a negoziare una fine pacifica della guerra in Uganda” è stato lanciato da mons. John Baptiste Odama, arcivescovo di Gulu. Dedicato, quindi, alla situazione nel nord del Paese africano, insanguinato da diciotto anni di guerra civile, il messaggio pasquale del presule. Dall’Uganda alla Repubblica Democratica del Congo, dove i pigmei dell’area settentrionale chiedono dignità e pace. Non solo, nel loro messaggio inviato al governo in occasione della Pasqua, rivendicano anche il diritto all’istruzione nel rispetto, però, dei loro usi e ad abitare nei villaggi insieme con il resto della popolazione. Restiamo in Africa: è una Pasqua al fianco dei detenuti quella di don Gabriele Pipinato, da anni missionario a Nyahururu, in Kenya, dove gestisce un centro – il Saint Martin - per disabili, indigenti, ragazzi di strada e vittime di abusi. Negli ultimi mesi, la struttura ha deciso di occuparsi anche dei carcerati. In particolare, grazie al Saint Martin, nei penitenziari locali sono stati avviati corsi di formazione per le guardie carcerarie al fine di modificare il loro atteggiamento nei confronti dei reclusi. Trasferiamoci in Sudamerica: Pasqua difficile per gli oltre diecimila brasiliani rimasti disoccupati a causa dei nuovi controlli doganali imposti dalle autorità paraguayane. A denunciarlo è una fonte missionaria dell’agenzia Misna, sottolineando che nella cosiddetta “triple frontera” tra Brasile, Argentina e Paraguay migliaia di persone versano nella miseria e che, negli ultimi mesi, la tensione sociale si è inasprita proprio a causa di questo giro di vite volto ad impedire l’accesso ai lavoratori brasiliani sprovvisti di regolare permesso. Tutti in strada a New Delhi, capitale dell’India, per uno spettacolo teatrale dal titolo “Ancora una crocifissione”. Si tratta di una pièce incentrata sul tema delle persecuzioni contro le minoranze religiose, allestita da una compagnia itinerante dell’arcidiocesi indiana. Infine, in Italia è da registrare una bella iniziativa promossa dall’Associazione Internazionale Regina Elena. Come ogni anno, sono state consegnate oltre cinquemila uova di cioccolata nei centri anziani, orfanotrofi, parrocchie, case famiglia e mense di 37 comuni sparsi in tutta la penisola. (D.G.)

 

 

PASQUA TRISTE PER I GENITORI DI TERRI SCHIAVO, LA DONNA CEREBROLESA

DA 15 ANNI, CHE DA NOVE GIORNI NON VIENE PIU’ ALIMENTATA. LA MAGISTRATURA DELLA FLORIDA HA RESPINTO, IERI, ANCHE IL LORO ULTIMO RICORSO

PERCHE’ VENGA RIPRISTINATA LA NUTRIZIONE ARTIFICIALE

 

PINELLAS PARK. = Non si arrendono i genitori di Terri Schiavo, la donna 41enne cerebrolesa dal 1990, che da nove giorni non viene più alimentata. Nonostante, ieri, la magistratura locale abbia respinto il loro ultimo ricorso per ripristinarle la nutrizione artificiale, Robert e Mary Schindler hanno lanciato un nuovo appello al governatore della Florida, Jeb Bush, affinché intervenga per salvare la figlia. Secondo i signori Schindler, infatti, la donna avrebbe tentato di affermare la propria volontà di continuare a vivere. Adesso, invece, sarà lasciata morire, come suo marito sostiene avrebbe voluto. George Greer, il giudice che si è occupato del caso sin dall’inizio, sette anni fa, ha bollato come non valide le argomentazioni fornite dalla coppia per contrastare la sua decisione di sospendere la nutrizione assistita. Dal canto loro, i coniugi Schindler hanno presentato un ulteriore ricorso alla Corte Suprema della Florida, convinti – come hanno dichiarato, ieri, ai microfoni dei giornalisti, dopo avere visitato Terry nella clinica a Pinellas Park – che la figlia stia “combattendo una battaglia tremenda per vivere” e che “per salvarla non sia troppo tardi”. (D.G.)

 

 

RACCOLTI NEL 2004 IN AUSTRALIA OLTRE 8 MILIONI DI DOLLARI PER PROGETTI

DI SOLIDARIETA’. GRANDE LA SODDISFAZIONE DELLE PONTIFICIE OPERE

MISSIONARIE PER LA SENSIBILITA’ DIMOSTRATA VERSO CHI E’ NEL BISOGNO

 

SYDNEY. = Nell’anno appena trascorso, l’Australia ha dimostrato di avere grande attenzione per le iniziative di solidarietà. Secondo quanto riferiscono le Pontificie Opere Missionarie australiane, nel 2004 si è registrato un incremento di circa il 20 per cento delle donazioni rispetto all’anno precedente. Si è raggiunta così la somma complessiva di 8 milioni di dollari, che verranno utilizzati per progetti di istruzione, sviluppo, lotta all’Aids e alla povertà in diversi Paesi del mondo. “Le persone che sono nel bisogno non mancano mai – ha detto padre Terry Bell, direttore delle Pontificie Opere Missionarie in Australia – i fondi e i progetti che possiamo realizzare aiuteranno a sanare alcune necessità, ma il campo della missione e della cooperazione missionaria è sempre sterminato”. I progetti finanziati dalle POM australiane sono attualmente in Papua Nuova Guinea, Kazakhstan, Rwanda, Uganda e Isole Salomone. Le POM sono presenti in tutte e 28 le diocesi australiane e hanno condotto nel 2004 una campagna di sensibilizzazione in parrocchie e scuole dal titolo “Vita per tutti”. Per ulteriori informazioni sulle attività delle POM australiane, si può visitare il sito Internet catholicmission.org.au. (B.C.)

 

 

“DALLA CLAUSURA DI UN CONVENTO OFFRIAMO IL NOSTRO CONTRIBUTO

PER LA PACE IN INDIA E IN TUTTO IL MONDO”: L’ESPERIENZA DELLE SUORE

CARMELITANE DI PUNE, NELLO STATO INDIANO DEL MAHARASHTRA

 

PUNE. = Una vita spesa nella preghiera per contribuire alla promozione della pace e dell’armonia in India. E’ l’impegno delle suore Carmelitane del convento di Pune, nello stato del Maharashtra. “Il nostro scopo è vivere costantemente alla presenza di Gesù – ha spiegato la superiora suor Agnes Mary – Gesù Cristo è con noi in qualunque attività ci adoperiamo”. Oltre alla preghiera le suore si dedicano anche alla preparazione dei paramenti sacri per l’altare e per i sacerdoti. “L’intima unione con Dio, secondo il carisma di Santa Teresa d’Avila, è la nostra strada – ha aggiunto la superiora, in un’intervista all’agenzia indiana SarNews – ma nella preghiera teniamo un occhio aperto sul mondo”. “La nostra cappella è aperta a quanti vogliono celebrare con noi la Santa Messa domenicale. Vengono a trovarci anche persone di altre religioni”. “Mettiamo tutti i problemi e le questioni aperte dell’India nelle nostre preghiere – ha concluso suor Agnes Mary – preghiamo per tutti, specialmente per i poveri e i sofferenti, preghiamo ogni giorno anche per il Santo Padre. Speriamo che l’amore di Dio raggiunga ogni angolo della terra”. (B.C.)

 

 

EVANGELIZZARE IN DISCOTECA. È LA NUOVA INIZIATIVA LANCIATA

DALLA CHIESA ANGLICANA PER CONTRASTARE LA FUGA DI FEDELI

VERSO LE NUOVE FORME DI SPIRITUALITA’

 

LONDRA. = Inaugurata dalla Chiesa anglicana una nuova forma di evangelizzazione praticato nelle discoteche. L’obiettivo: arginare la fuga dei fedeli, soprattutto i più giovani, verso le “nuove” forme di spiritualità come la New Age. Stando a quanto riportato in questi giorni dal quotidiano britannico “The Independent”, diversi gruppi di missionari evangelici hanno già cominciato a frequentare alcune comunità in Cornovaglia, nel sud-ovest dell’Inghilterra, e presto estenderanno la loro azione in numerosi locali notturni anche all’estero. Del resto, un nuovo studio della Chiesa d’Inghilterra, intitolato “L’Evangelismo in un’epoca spirituale”, incoraggia proprio le tradizionali parrocchie ad avvicinarsi a quei gruppi sociali che credono in valori diversi da quelli cristiani, ma che pur condividono il medesimo anelito di spiritualità. Tra questi, la ricerca indica gli appartenenti al movimento ambientalista, coloro i quali utilizzano la medicina olistica e quanti aderiscono alla cultura New Age. “La spiritualità nelle sue diverse forme è chiaramente un elemento cruciale per l’evangelismo contemporaneo - ha considerato un esponente della chiesa anglicana - soprattutto con quelli che hanno scarsi o nulli rapporti con la Chiesa”. (D.G.)

 

 

UNA MOSTRA PER CELEBRARE LA POSSIBILE PACIFICA CONVIVENZA TRA LE RELIGIONI. INAUGURATA A ROMA LA MOSTRA FOTOGRAFICA

“GERUSALEMME RIVELATA (1854-1859)”

 

ROMA. = Inaugurata nei giorni scorsi a Roma, nella suggestiva cornice dei Mercati di Traiano, la mostra fotografica “Gerusalemme rivelata (1854-1859)”. Promossa dal comune di Roma, dall’assessorato alle Politiche Culturali e da AHD, Archives for Historical Documentation, la rassegna sarà aperta al pubblico fino al 22 maggio prossimo. La mostra, per la prima volta presentata in Europa, apre eccezionalmente una finestra sul passato e offre un panorama della Palestina tra il 1854 e il 1859. Una testimonianza importante della collaborazione straordinaria tra il fotografo ebreo Diness, il governatore di Gerusalemme Mustapha Surraya Pasha, che ordinò attorno al 1850 la produzione del materiale fotografico, e l’ingegnere italiano Ermete Pierotti che, incaricato di redigere le mappe catastali della città, chiese a Diness la sua collaborazione. Diness, Pasha e Pienotti diventano così il simbolo della cooperazione tra tre diverse culture e religioni e gettano un seme di speranza per il futuro, in un mondo ancora oggi tanto tormentato dall’odio e dalle incomprensioni. (B.C.)

 

 

 

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